Batteri sulla cometa Churyumov-Gerasimenko?
Lo affermano due astrobiologi britannici. Secondo la loro tesi, la maggior parte delle strutture osservabili su 67P sarebbe prodotta da organismi viventi. Ma la comunità scientifica rimane scettica.
La sonda Rosetta è tornata prepotentemente di attualità nelle ultime ore. In primo luogo perché all'una di notte del 10 luglio il lander Philae ha comunicato per la prima volta in modo continuo, forte e chiaro con la sonda madre Rosetta, inviando numerose informazioni e dati.
In secondo luogo perché le anomalie della cometa e le sue possibili spiegazioni sono oggetto di un acceso dibattito scientifico.
La cometa Churyumov-Gerasimenko, infatti, è senza dubbio un oggetto che possiede caratteristiche superficiali del tutto inaspettate. Ora due astronomi dell'Università di Cardiff e del Buckingham Centre for Astrobiology (Regno Unito) hanno proposto una spiegazione per queste anomalie osservabili: potrebbero essere legate all'attività di microrganismi viventi.
La superficie della cometa presenta caratteristiche del tutto anomale rispetto a quel che si pensava prima di sorvolarla. | ESA
AZZARDO. L'ipotesi - accolta con scetticismo dai maggiori esperti mondiali della cometa - è davvero molto azzardata: per ora «nessuno scienziato attivo in alcuno strumento di Rosetta pensa che vi siano microrganismi viventi sotto alla crosta superficiale della cometa» ha detto al Guardian Uwe Meierhenrich, coresponsabile dello strumento COSAC di Philae, progettato per analizzare la composizione chimica di 67P.
MEGLIO CHE IN ANTARTIDE. Ma Max Wallis, uno dei due scienziati sostenitori della teoria, ne è convinto. Secondo l'astronomo, molte delle strutture della cometa, a partire dalla sua crosta nerastra che ricopre i laghi di ghiaccio, fino ai crateri a fondo piatto e agli enormi massi sparsi qua e là, sarebbero legati all'attività di microbi.
A sinistra e al centro alcune "doline" da cui fuoriescono polveri e gas. La loro formazione, stando a due ricercatori, dovrebbe essere legata anche all'azione di batteri. | ESA
In base alle dichiarazioni rilasciate dalla coppia di ricercatori davanti alla Royal Astronomical Society, durante la corsa della cometa verso il Sole vi sarebbero «condizioni più ospitali per una vita microbica che non quelle esistenti in Antartide o in Artide». L'elemento "prova" dell'esistenza della vita sarebbe il materiale organico complesso, di colore scuro e molto poco riflettente, che ricopre la superficie.
I selfie di Rosetta
LO ZAMPINO DEI BATTERI. Vi è poi un altro elemento a supporto dell’ipotesi. A spiegarlo è stato Chandra Wickramasinghe, l'altro ricercatore (già noto per alcune controverse teorie scientifiche, come quella che vuole il virus della SARS arrivato sulla Terra dallo Spazio). «La cometa - ha scritto - ha iniziato ad espellere gas a distanze troppo elevate dal Sole perché il fenomeno sia semplice opera della sublimazione del ghiaccio superficiale. Al di sotto della sua superficie vi devono essere quindi sacche di gas (prodotto da batteri) ad alta pressione, che ha fratturato il ghiaccio sovrastante espellendo particelle organiche».
MICROBI CON L'ANTIGELO. I microrganismi avrebbero colonizzato la cometa infiltrandosi tra le fratture della sua superficie attraverso acqua liquida. «Gli organismi - continua il ricercatore - contengono sali "antigelo" che permettono loro di adattarsi alle condizioni estreme esistenti sulla superficie e all'interno della cometa. Alcuni possono essere "attivi" a temperature di - 40°C». Già lo scorso settembre, quando la cometa si trovava a 500 milioni di chilometri dal Sole, si potevano avere tali temperature superficiali; e dunque proprio l'attività dei microbi avrebbe attivato i getti di gas.
Philae, il piccolo robot sceso sulla superficie, dovrebbe presto svelare l'arcano. | ESA
PRESTO LA VERITÀ. Hanno ragione i due astronomi? La comunità scientifica rimane molto scettica. Ma i due sostengono che con l'avvicinarsi della cometa al Sole, l'attività dei microbi sarà sempre più evidente, e la loro esistenza diventerà chiara a tutti. Non resta che attendere ancora qualche settimana.
IL CORONAVIRUS VIENE DALLO SPAZIO?
L’ipotesi del Prof. Chandra Wikramasinghe
A novembre dell’anno scorso avevamo avuto l’onore di intervistare il Prof. Chandra #Wikramasinghe e, nel corso della nostra conversazione, era emerso come alcuni dei virus che hanno decimato la nostra specie nella #storia potessero provenire dallo #spazio esterno. Un’ipotesi certamente non facile da digerire ma sostenuta, e in parte comprovata, dallo stesso Wikramasinghe nel corso degli ultimi decenni.
In questi giorni il Prof. ha rilasciato un comunicato, attraverso la prestigiosa rivista medico-scientifica #Lancet, secondo cui il #coronavirus potrebbe possedere questi ’gelidi’ natali. Vedremo cosa ci diranno gli studi in merito ma intanto la possibilità che minacce esterne al nostro pianeta possano presentarsi e nascondersi ‘anche’ sotto forma di #virus si fa sempre più concreta!
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