lunedì 2 dicembre 2019

I segreti dell’oro nazista, banca svizzera e vaticano

LA GERMANIA E L'ORIGINE STORICA DELLA FEBBRE DELL'ORO. SE LA GERMANIA DOVESSE RESTITUIRE TUTTO L'ORO SOTTRATTO DA HITLER, LA DEUTSCHE BANK SI SVUOTEREBBE!! FARSI RESTITUIRE L'ORO SOTTRATTO IN GUERRA SI PUO', L'ALBANIA LO HA FATTO....





Dove è finito tutto l’oro rubato agli internati dei territori conquistati? In realtà si sa benissimo dove esso sia, ma non ci si puo’ fare nulla…



Con il termine oro nazista ci si riferisce ai beni che furono trafugati e trasferiti dalla Reichsbank a banche svizzere e alla Banca d’Oltremare sul finire della seconda guerra mondiale. Il regime hitleriano effettuò una politica di nazionalizzazione delle banche (ma senza Riserve auree) al fine di coniare moneta propria e, in seguito alla soppressione e all’incameramento dei beni delle famiglie ebraiche e non, al fine di attuare il finanziamento della guerra.


Durante le perquisizioni, sia in Germania che nei territori conquistati, venivano sequestrati sistematicamente qualsiasi suppellettile d’oro, ed invece quando si stava per essere internati in un campo di concentramento, venivano sequestrate collane, orecchini, fedi nuziali e qualsiasi altro bene del metallo prezioso (ed anche protesi dentali di oro). Questo, moltiplicato per le cifre drammatiche che tutti conosciamo da un risultato in termine di quantità d’oro rubato definibile in cifre da capogiro.



Una foto scioccante delle migliaia di fedi nuziali sequestrate agli internati


L’oro sequestrato veniva immediatamente fuso per nasconderne le origini insanguinate

Medaglie, monili o altri oggetti d’oro sequestrati dai nazisti, furono fusi in lingotti con il nome della Reichsbank, per confonderne l’origine, e una parte di essi fu depositata in forzieri segreti in Svizzera. Secondo alcune stime, i nazisti confiscarono oro per un valore di 550 milioni di dollari, ma solo una parte di quest’oro, fu restituito alla fine della guerra dai banchieri svizzeri agli Alleati. La Svizzera ha sempre smentito questa ricostruzione.

Una legge, entrata in vigore nel 1934, sembrava presagire gli eventi che stavano per colpire l’Europa. Durante la dittatura di Hitler, in Germania venne promulgata una legge che puniva ogni tedesco con capitali detenuti all’estero, con la pena di morte. La Gestapo, la polizia politica nazista, era continuamente alla caccia di informazioni sui clienti delle banche svizzere. La Svizzera si convinse sempre di più, della necessità e dell’importanza di difendere il segreto bancario.

Dalla Rivoluzione Francese all’oro trafugato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, il segreto bancario svizzero ha sempre garantito la privacy dei clienti degli istituti elvetici.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, molti ebrei europei depositarono i loro risparmi in Svizzera. Ma al termine del conflitto, molti di loro o dei loro eredi, non possedevano la documentazione per il recupero dei beni depositati. Anche i nazisti depositarono presso le banche elvetiche beni saccheggiati nei paesi invasi e beni strappati ai prigionieri. Per questi motivi, le banche svizzere furono accusate di coprire gli ex-gerarchi del regime nazista e di non restituire i risparmi degli ebrei morti durante l’olocausto.

I beni venivano depositati in sedi specializzate. Il trasferimento dell’oro, valutato al cambio in valuta del momento, avvenne grazie alla collusione di molte istituzioni, la cui identità non è stata ben chiarita, così come non è precisato il volume delle transazioni avvenute.

Che il regime nazista abbia effettuato una politica di sequestro di beni per il finanziamento della guerra, come pure l’asportazione di beni depositati nelle banche, col loro successivo trasferimento dalla Reichsbank dove erano stati depositati, costituisce un insieme di argomenti ben documentati fin dagli anni cinquanta. Molte istituzioni e banche sono state oggetto di accuse e polemici interventi, motivati dall’accusa di una loro possibile acquisizione dell’oro nazista. Il caso è tuttavia tuttora aperto.

Sparizione

Dove sia stato trasferito l’oro nazista, tra i vari scambi avvenuti tra le varie istituzioni europee nel 1945 è stato l’argomento di parecchi libri, teorie di cospirazione e vesti pubbliche hanno portato nel gennaio del 2000 le accuse contro la Banca Vaticana, l’Ordine Francescano e altre istituzioni cattoliche.


La Banca Nazionale Svizzera (BNS), era il più grande centro di distribuzione dell’oro nell’Europa continentale prima della guerra, questo fu il principale aggancio utilizzato dalla Germania nazista per cambiare l’oro in valuta. Durante la guerra, la BNS ha ricevuto $440 m di oro, di cui $316 m sono stati rubati.

Il 21 ottobre 1946, il reparto dell’intelligence dell’esercito statunitense ricevette un report dall’agente della DIA Emerson Bigelow. L’agente affermava che con il crollo degli Ustascia nel 1945, le autorità britanniche confiscarono 150 m di franchi svizzeri al confine austro-svizzero e che il denaro è stato depositato in una sede della Banca Vaticana in Svizzera. Ulteriori rapporti affermano che 200 m di Franchi svizzeri vennero trasferiti nella Città del Vaticano e nello IOR con l’appoggio delle autorità cattoliche e dell’Ordine Francescano. Tali accuse sono state apertamente negate dalla Banca Vaticana.

In queste circostanze, il segreto bancario svizzero ha impedito la divulgazione delle informazioni sui clienti depositanti, invece per quanto riguarda il vaticano il segreto ha il triste destino di rimanere tale.



L'ALBANIA SI FECE RESTITUIRE L'ORO SOTTRATTO DAI NAZISTI

L'Albania ha firmato con gli Stati Uniti un accordo per la restituzione del bottino di guerra che i nazisti le avevano sottratto nel 1943, recuperato dagli alleati alla fine della Seconda guerra mondiale. Si tratta di 2.417 chili di oro che custodiva la Banca albanese a Roma ma di cui sono stati ritrovati finora 1.574 chili, per un valore di circa venti miliardi di lire. Le autorità di Tirana, che hanno sottoscritto l'accordo per la restituzione dell'oro con l'ambasciatore americano Joseph Lake, non hanno finora fornito dettagli sui termini dell'intesa. Non si sa che cosa gli albanesi abbiano deciso sulle proprietà britanniche e americane confiscate dai comunisti, né se abbiano versato i due milioni di dollari richiesti da Londra per l'"incidente di Corfù", quando mine albanesi avevano provocato l'affondamento di una fregata inglese e la morte di 44 militari. Per reazione Londra aveva deciso di bloccare il bottino di guerra custodito dagli Alleati nelle sue banche. La trattativa per la restituzione del bottino era iniziata dal 1945, ma non aveva avuto alcun esito fino a quattro anni fa, quando Londra aveva raggiunto un accordo con Tirana, ponendo come condizione la restituzione dei beni sequestrati dai comunisti in Albania e il pagamento di due milioni di dollari per i danni procurati nell'incidente. Gli albanesi l'avevano depositato a Roma nel 1925 ai tempi del protettorato italiano in Albania, poi era finito nelle mani del comandante delle SS in Italia. Trasferito presso i depositi del Terzo Reich, in Germania, era stato ritrovato da un soldato britannico in una miniera di sale, e consegnato ai superiori. Da quel tempo l'oro albanese è rimasto nei forzieri della Banca Centrale di Londra, diventando oggetto di trattative durate 50 anni. Per ottenere il risarcimento dei danni procurati dall'incidente di Corfù, gli inglesi si rivolsero alla Corte internazionale dell'Aja che condannò il governo di Tirana al pagamento di 2 milioni di dollari: poiché Hoxha si rifiutò di versare la somma, Londra continuò a tenere bloccato il bottino di guerra. Nel 1970 il dittatore chiese l'intervento del Consiglio di sicurezza dell'Onu, senza riuscire a ottenere la restituzione dell'oro. Solo nel 1985 gli inglesi diedero la disponibilità al rimpatrio del tesoro, ponendo come condizione - oltre al risarcimento dei danni decretato dall'Aja - la restituzione dei propri beni confiscati dal regime comunista: condizione che Hoxha ancora una volta aveva rifiutato.






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