PUNTARE SU INSEDIAMENTI INDUSTRIALI DI ALTRO TIPO COME LA TRASFORMAZIONE DEI RIFIUTI IN ENERGIA?....
di Maurizio Rossi
Chiarisco ancora prima di iniziare: tutti - e dico tutti - dobbiamo lottare perché sia garantito il lavoro a chi oggi è dipendente di ArcelorMittal in Liguria, E su questo non si discute. Ho forse il difetto di vedere solo quello che accade nella nostra regione, nella nostra città. Non mi sento in grado di dibattere dei massimi sistemi, se e come sia così necessario che si continui a produrre acciaio.
Inizio però a riflettere su come situazioni nazionali abbiano ricadute sul nostro territorio e se da contesti apparentemente negativi possano invece aprirsi opportunità di sviluppo, di maggiore occupazione, investimenti, migliore qualità della vita. Anche di chi lavora e di chi abita intorno allo stabilimento ex Ilva, ora ArcelorMittal, di Cornigliano. Non voglio confondere quindi il tema generale che vede contrapposte forze politiche e la multinazionale indiana (di cui non mi fido né per il presente, né per il nel futuro) con quello che dobbiamo vedere con obiettività.
Quando iniziavo a lavorare a Radio Genova Sound, nel 1977, l’Italsider occupava su quelle aree circa 15mila persone. Poi sappiamo come si arrivò a un accordo tra l’industriale Riva e il presidente della Regione Biasotti. Furono chiuse le lavorazioni a caldo iper inquinanti e in cambio però vennero lasciati all’azienda gli stessi spazi, anche se con un numero di dipendenti ben inferiore. Riva negò sempre la possibilità di pensare a qualsiasi altra operazione su quelle aree.
Un grande progetto lo propose Riccardo Garrone quando la Disney aveva pensato di aprire un parco in Europa. Garrone voleva che anche Genova si mettesse in gioco. La partita non si aprì anche a causa delle opposizioni in consiglio comunale, senza alcuna ‘vision’. La storia sappiamo come è finita: la Disneyland europea ha aperto a Parigi.
Le aree Ilva ancora oggi sono le stesse, solo che ci sono circa 1.500 lavoratori occupati: tantissimi per Genova, ma pochissimi per la dimensione delle aree in cui si trova, su cui neppure si può progettare un futuro che deve andare ben oltre il sacrosanto diritto di difendere i posti di lavoro che attualmente sono legati alla vecchia acciaieria. Quello che accadrà quindi nella diatriba nazionale lo vedremo nei prossimi giorni. Quello che dovremo fare invece, lo ribadiamo, è difendere certamente l’occupazione esistente.
Confindustria, le istituzioni e il sindaco Bucci (che ha sempre idee esplosive) devono pensare a come quelle aree potrebbero diventare una grande opportunità per il rilancio di Genova, per aprire a insediamenti industriali di altro tipo, incentivando chi volesse venire a occupare parte di quelle aree creando di nuovo posti di lavoro. Stretti come siamo tra mare e montagne dobbiamo pensare e capire come possiamo utilizzare ogni metro quadrato per creare ricchezza e occupazione.
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