mercoledì 30 ottobre 2019

ESCLUSIVO: Mosca smentisce il raid Usa contro il califfo Al Baghdadi. Per l’intelligence russa è vivo in Iraq

ESCLUSIVO: Mosca smentisce il raid Usa contro il califfo Al Baghdadi. Per l’intelligence russa è vivo in Iraq

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

I dubbi sulla morte del califfo Isis Abu Bakr Al Baghdadi, ritenuto da varie fonti OSINT agente del controspionaggio americano CIA ma anche di quello israeliano MOSSAD, ora diventano grossi come una montagna.

Tutti i sospetti esternati nel precedente articolo circa una falsa operazione di depistaggio americano vengono confermati ora da un reportage esclusivo dell’ex marines Gordon Duff, esperto di intelligence militare e consulente internazionale, nonchè Senior Editor del sito americano Veterans Today per il quale mi onoro di collaborare come corrispondente dall’Italia.

«I servizi segreti russi all’interno della Siria hanno riferito che i loro sistemi radar S400 che coprono Idlib non hanno visto aerei americani nell’area in cui è stato rivendicato il raid contro Al Baghdadi» scrive Duff insieme al responsabile dell’ufficio VT di Damasco and Nahed al Husaini, riportando in anteprima le dichiarazioni del Ministero della Difesa di Mosca diffuse intorno alle 17 ore italiana. Accanto a ciò viene pubblicata un’immagine notturna dei radar.

L’immagine di una visione dei radar militari russi diffusa da Veterans Today

«La coalizione americana non ha nemmeno effettuato attacchi aerei a Idlib di recente. In precedenza, Trump ha tenuto un raro discorso domenicale dalla Casa Bianca informando il mondo che al-Baghdadi è stato eliminato nel nord-ovest della Siria in un “audace raid notturno” con il coinvolgimento di forze speciali, aerei, elicotteri e droni statunitensi». Il riferimento è al blitz riferito anche da Gospa News alcune ore fa, sebbene con molte perplessità…

«Ma il ministero della Difesa russo ha insistito sul fatto che “c’erano legittime domande e dubbi sul fatto stesso [dell’operazione americana] e, soprattutto, sul suo successo” – scrive Duff anticipando di un’ora il successivo articolo di Russia Today in merito – Ha anche respinto le affermazioni di Trump secondo cui le forze russe hanno aperto lo spazio aereo sotto il suo controllo in Siria agli aerei americani per facilitare l’operazione contro il leader dell’IS».

«Il ministero della Difesa russo non ha informazioni affidabili sui militari statunitensi che hanno condotto un’operazione per “l’ennesima” eliminazione dell’ex leader del Daesh Abu Bark al-Baghdadi nella parte controllata dalla Turchia nella zona di descalation di Idlib» lo ha dichiarato in serata il generale maggiore Igor Konashenkov portavoce del ministero.


Mosca, secondo quanto riportato da Veterans Today, ha sottolineato che non ha registrato attacchi aerei della coalizione americana nell’area di Idlib nella Siria nord-occidentale sabato quando si sarebbe tenuto il presunto raid.

Ed effettivamente a conferma della notizia c’è solo un video di attacchi notturni che potrebbero essere stati registrati in qualsiasi parte del mondo e un cumulo di macerie di un qualsiasi bombardamento tra le quali i soccorsi hanno trovato 7 vittime che non provano alcun legame con il fondatore dello Stato Islamico.

Le macerie dalle quali sarebbero stati estratti nottetempo i resti del califfo dell’Isis sotto le quali, secondo gli Usa, si sarebbe fatto saltare in aria con un giubbotto esplosivo

A sostenere che lì sotto c’era il compound del califfo sono i suoi rivali qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham coi loro alleati della Turchia, gli Usa per il tramite della Casa Bianca ed i Curdi: che avrebbero avuto un ruolo nell’operazione in quella zona dove non sono mai stati presenti…

Il ministero russo ha messo in dubbio la possibilità stessa della presenza di al-Baghdadi a Idlib, in quanto l’area è detenuta dai rami di Al-Qaeda, già Jabhat al-Nusra ed ora HTS, che sono sempre stati mortali nemici dello Stato islamico. Una tesi già evidenziata in un precedente articolo di Gospa News sviluppato anche sulla “caccia al califfo” effettuata da parte degli Hashid iracheni (i miliziani paramilitari delle Forze di Mobilitazione Popolare) nella zona del confine orientale siriano con l’Iraq, ben lontana da Idlib.




Anche il ministro della Difesa francese Florence Parly ha messo in dubbio il significato del presunto successo degli Stati Uniti, sottolineando che il raid ha segnato solo “un pensionamento anticipato per un terrorista [al-Baghdadi], ma non per la sua organizzazione.”




«Mosca ha notato che lo Stato Islamico è stato schiacciato in Siria all’inizio del 2018 in uno sforzo congiunto del governo di Damasco e delle forze russe, il che significa che l’ennesimo rapporto della morte di al-Baghdadi “non ha alcun effetto sulla situazione operativa in Siria o sulle azioni dei restanti terroristi a Idlib”» riferisce Duff citando i commenti russi.

 

L’ex marines reduce del Vietnm Gordon Duff, Senior Editor di Veterans Today

«Mosca ci ha detto, solo pochi istanti fa, che Baghdadi è vivo, sano e lavora con gli Stati Uniti in Iraq. Queste informazioni sono esclusive, direttamente da fonti di intelligence di alto livello che hanno sempre ragione e VT ha accertato più e più volte» aggiunge ancora il Senior Editor di Veterans Today



«Quello che non sappiamo è se Trump ha mentito consapevolmente, qualcosa che fa continuamente in ogni caso, o viene semplicemente gestito – aggiunge Duff – Ora che il ritiro di Trump dalla Siria è stato invertito e tutte le truppe inviate in Iraq sono ora tornate in Siria, il 100% di loro, appena ridistribuito a Deir Ezzor da Hasakah, la sua “mossa di pace” è ora esposta come un falso totale. Più su questo in un po ‘sul perché, e su ciò che il Deep State ha in serbo per la Siria e poi l’Iran».



Ma, aggiungo io, come dimostrato nel precedente articolo, il pericolo c’è anche per l’Iraq. E pure per il Libano come dimostreremo in un prossimo reportage sulle cospirazioni in atto in Medio Oriente tra Sionisti israeliani, Nato e paesi Arabi Sunniti per eliminare gli Sciiti, pericolosi perchè indipendenti da Washington e dal Deep International State.


Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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