giovedì 30 maggio 2019

LA POTENZA DEL SANTO ROSARIO



Si sta per chiudere maggio e in questo mese mariano 2019 sono accadute grazie incomprensibili a quel clero che ha perso l’aderenza sia con la fede, che con la realtà, indecifrabili a coloro che hanno scelto di abbandonare la funzione della cura delle anime per quella dirigenziale, volta ad occuparsi di questioni sociali e politiche in chiave immanentista. 


Il Cardinale rosso – per berretta, ma soprattutto per idee politiche – Michele Pellegrino, Arcivescovo di Torino negli anni Settanta, invitava i sacerdoti della sua diocesi, cito testualmente, a «strappare i rosari dalle mani delle vecchiette» perché bisognava finirla, nella nuova Chiesa, nata dall’euforico e rivoluzionario Concilio Vaticano II, con queste devozioni infantili, superstiziose e folkloristiche: il cattolico era diventato finalmente adulto, vicino ai «lontani», pronto ad «accogliere» tutto e tutti, atto ad occuparsi di cose pratiche; era ormai emancipato, senza perdere tempo a sgranare il ridicolo Rosario. Tuttavia le vie del Signore sono infinite. La civiltà d’Europa è stata edificata con il segno della Croce: «In hoc signo vinces», sotto questo segno religioso Costantino diffuse il Cristianesimo con la promulgazione dell’Editto di Milano del febbraio 313: le conseguenze di quel documento firmato dai due Augusti dell’Impero romano, Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente, in vista di una politica religiosa comune alle due parti, sono il fondamento dell’Occidente. 

Il Cardinale John Henry Newman dedicò la sua santa e lunga esistenza in terra alla lotta contro la privatizzazione della fede, ovvero contro lo spirito del liberalismo religioso, che relega il proprio credo nell’angolo intimo della persona, nel proprio cuore, non facendone più un atto manifesto, quindi pubblico. «Mai la santa Chiesa ha avuto maggiore necessità di qualcuno che vi si opponesse più di oggi, quando, ahimé! Si tratta ormai di un errore che si estende come trappola mortale su tutta la terra […] È contro qualunque riconoscimento di una religione come vera […] si tratta di una questione di opinioni. La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia […] Si può fraternizzare e avere pensieri e sentimenti spirituali in comune, senza nemmeno porsi il problema di una comune dottrina o sentirne l’esigenza […]» (Biglietto Speech, 1879). Siamo, infatti, giunti alla Costituzione dell’Unione europea, dove in essa non si fa alcun riferimento alle sue radici cristiane e nella Chiesa non c’è né gioia, né orgoglio di appartenere e di trasmettere agli altri quelle radici, perché non vengono più riconosciuti i diritti né del Vignaiolo (Dio), né della Vite (Cristo) e si calpestano, anche pubblicamente, i segni della fede a vantaggio del rispetto umano, non ledendo, per esempio, la sensibilità degli atei o dei musulmani. In presenza di una Chiesa umana sciancata e scellerata, che si autodistrugge (nei contenuti, nella sterilità vocazionale, finanche nel buon nome), emerge sempre più forte un’esigenza nazionale di recuperare i riferimenti della Cristianità e di sbandierare con fierezza e pubblicamente, con segni visibili e devozionali, la fede: accade in Russia, nei Paesi dominati per decenni dalla spietata e persecutoria tirannia atea comunista, nelle Americhe, in Europa. Vangelo e Rosario apparvero già per la campagna delle politiche del 2018 e la Chiesa si era già indignata, ma ancor più in questo maggio delle elezioni europee, dove Salvini ha coraggiosamente esibito il Rosario in piazza del Duomo a Milano, durante la manifestazione del 18 maggio, come pure in Tv, sui social, alla conferenza stampa post elettorale. 

Famiglia Cristiana e Civiltà Cattolica, le testate liberali che portano soltanto più nel titolo il riferimento religioso; il «prete della strada» Luigi Ciotti, uomo di potere; il segretario di Stato Pietro Parolin, monsignor Domenico Mogavero… si sono sentiti sfregiare di fronte a quella che definiscono «strumentalizzazione» della fede, senza accorgersi che Salvini compie ciò che spetterebbe loro per primi, ovvero ricordare agli europei da dove si viene e assumersi pertanto la responsabilità di continuare a difendere e a trasmettere, come hanno fatto i ministri di Cristo per duemila anni, la Fede nella Santissima Trinità. 

La Chiesa partitica e interreligiosa si deve rassegnare alla potenza della preghiera, della testimonianza pubblica della fede, della Verità che s’impone per volere divino attraverso il Cuore Immacolato di Maria. Ed ecco che il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha partecipato il 21 maggio scorso ad una consacrazione del Brasile (Stato del mondo che ha più cattolici di qualsiasi altro Paese) proprio al Cuore Immacolato di Maria, celebrata dal vescovo Fernando Areas Rifan, amministratore apostolico di San Giovanni Maria Vianney. C’è un provvidenziale e dinamico fermento in attività che sollecita i popoli di questo secolo. La strada è ancora assai lunga e tortuosa, ma la Stella matutina sta forando le tenebre, non è certo un caso che le dodici stelle della bandiera europea riconducano proprio a Lei (nel 1955, il grafico alsaziano Arsène Heitz, cattolico, per realizzare il design si ispirò alla Medaglia miracolosa).

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«Spes contra spem». Continuiamo a pregare con il Rosario in mano, politicamente sdoganato. 

(Cristina Siccardi)

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