mercoledì 27 marzo 2019

Il PCC sta zittendo la piccola comunità ebraica di Kaifeng

LA POLITICA DI XI JINPING CONTRO L'"INGERENZA STRANIERA". IL CASO DELLA MINORANZA EBRAICA CINESE DI KAIFENG

La “Nuova Era” di Xi Jinping, la cui idea consiste nel rendere omogenea l’identità di tutti i cittadini cinesi, e nel ricondurre le convinzioni e le pratiche religiose sotto l’autorità dello Stato. 




Per gentile concessione di Al Bawaba

Il “Tempio che rispetta le Scritture del Cammino” era stato costruito per essere il centro organizzativo di una piccola comunità ebraica cinese e per collegarla al mondo esterno.

La sua distruzione, causata da un’inondazione, ha provocato una frattura nella comunità e il PCC fa in modo che il tempio non venga più ricostruito.

La comunità internazionale monitora scrupolosamente la sorveglianza sistematica e l’internamento di cui sono vittime i musulmani uiguri e kazakhi. Sebbene configuri la violazione più grave e sistematica dei diritti umani, in realtà fa parte di un insieme più ampio di politiche che caratterizzano la “Nuova Era” di Xi Jinping, la cui idea consiste nel rendere omogenea l’identità di tutti i cittadini cinesi, e nel ricondurre le convinzioni e le pratiche religiose sotto l’autorità dello Stato.

La nuova era cinese della sorveglianza e della secolarizzazione ha ora raggiunto anche una piccola comunità di ebrei nella regione rurale di Kaifeng, nella provincia centrale dell’Henan. La comunità dice di avere paura di radunarsi negli spazi pubblici o di denunciare lo stato di sorveglianza in cui il PCC la tiene. La sua storia è tanto intrigante quanto minacciata da politiche che hanno impedito contatti con gli stranieri e bloccato la ricostruzione della sinagoga distrutta.

La repressione silenziosa di questa piccola comunità è dunque emblematica dello sforzo incessante profuso dal PCC per sorvegliare e controllare il popolo cinese.
La sede storica degli ebrei di Kaifeng in CinaSchizzi della sinagoga di Kaifeng. (Moshe Yehuda Bernstein)

Per molti il fatto che in Cina esista una comunità ebraica che vive in condizioni di relativo isolamento da oltre mille anni è sorprendente. Ma un tempo gli ebrei di Kaifeng erano un gruppo benestante e ben relazionato, che viveva al centro della rotta commerciale della Via della seta nell’Asia orientale.

Nel secolo IX, un gruppo di mercanti ebrei persiani giunse in Cina attraverso la Via della Seta e fu calorosamente ricevuto nella città di Kaifeng dagli inviati della dinastia Song del nord del Paese. Alla fine i mercanti decisero di stabilirsi lì, integrandosi nella società cinese han. Anche se il processo è stato lento e ha richiesto secoli, hanno finito per accasarsi con famiglie cinesi di etnia han. Queste famiglie miste persiane e han hanno unito le tradizioni del giudaismo a elementi sociali e religiosi della cultura cinese han, e in questo processo hanno dato vita a un gruppo singolare e distinto, quello appunto degli ebrei di Kaifeng, forte di oltre mille persone.

Nel 1163 gli ebrei di Kaifeng decisero di erigere il “Tempio che rispetta le Scritture del Cammino”, una sinagoga attorno alla quale avrebbero poi organizzato la propria vita religiosa e comunitaria.

Anson Laytner, presidente e fondatore del Sino Judaic Institute (SJI), mi ha riferito che «i loro problemi maggiori sono causati dal Fiume Giallo, che ne ha più volte distrutto la sinagoga e la stessa Kaifeng».

Il vicino Fiume Giallo è soggetto a inondazioni improvvise e travolgenti, e per la sinagoga ha sempre costituito una minaccia, così come le guerre. In tutto, il tempio è stato distrutto più di dieci volte, ma gli ebrei di Kaifeng, che erano ancora ricchi mercanti, sono stati in grado di fare fronte alla ricostruzione.

Quando il commercio sulla Via della Seta ha cominciato a ridursi anche il tessuto sociale che formava la comunità ha iniziato a deteriorarsi. Durante il secolo XVIII l’importanza regionale di Kaifeng è diminuita, così come pure le prospettive economiche della sua comunità ebraica, che era ormai completamente integrata etnicamente con i cinesi han. Poi la dinastia Qing chiuse le porte della Cina alla maggior parte degli stranieri, isolandosi completamente dal mondo esterno.

A peggiorare le cose, nel 1849 un’altra gigantesca inondazione dal Fiume Giallo ha nuovamente distrutto la sinagoga. Gli ebrei di Kaifeng, ormai poveri, non sono stati in grado di ricostruirla e le sue rovine sono state abbandonate per molti anni. Erano il simbolo venerabile del fiorente passato della comunità e del futuro che le era precluso.

Poco tempo dopo il loro unico rabbino è morto senza riuscire a istruire un successore. Così. privata di uno spazio fisico o di una guida spirituale, la tormentata comunità ha iniziato a tramandare la propria storia e le proprie tradizioni oralmente. mentre lentamente si frammentava, perdendo molti dei legami con la propria storia.

Tuttavia, quando alla fine del secolo XX Deng Xiaoping ha avviato la «politica della porta aperta», studiosi, accademici e turisti occidentali hanno iniziato a visitare gli ebrei di Kaifeng di cui avevano sentito parlare, ma che non erano mai stati in grado di incontrare in precedenza. Alcuni hanno studiato lo sviluppo di questo gruppo e la combinazione unica della fede ebraica con la tradizione han. Altri, come Anson Laytner, hanno cominciato a lavorare per ricollegare la comunità alle sue storiche radici ebraiche.

La prima cosa da fare era però ricostruire la sinagoga.

Gli ebrei di Kaifeng nella “Nuova Era” cinese

I membri della comunità ebraica di Kaifeng si incontrano per una cena (Per gentile concessione di SJI)

Laytner mi ha detto: «Come altri, ero affascinato dalla loro storia di sopravvivenza e impressionato da quanto fossero legati all’identità ebraica, anche se avevano solamente dei ricordi per mantenerla viva».

Proseguendo: «Ecco perché l’SJI ha deciso di aiutarli a riconnettersi con la loro eredità ebraica».

La SJI di Laytner aveva iniziato costruendo a Kaifeng una scuola ebraica, mentre un altro gruppo ebraico, lo Shavei Israel, nella città aveva stabilito un ufficio locale. Secondo Michael Freund, presidente dell’organizzazione, occorreva creare uno spazio comune «per fornire un ambiente autenticamente ebraico in cui gli ebrei cinesi potessero conoscere la storia, la cultura e i valori ebraici.

Le attività andavano dallo studio dell’ebraico ai corsi di cucina ebraica fino all’apprendimento di antichi testi e tradizioni ebraiche. Alcuni corsi attiravano decine di persone e la celebrazione delle festività ebraiche era particolarmente apprezzata».

Intorno alla zona storica in cui vivevano gli ebrei di Kaifeng avevano iniziato a comparire caratteri ebraici e le mostre museali che illustravano la vita dei loro antenati attiravano altri turisti dalla Cina.

I membri di una famiglia ebrea di Kaifeng si riuniscono per una foto (Per gentile concessione di Anson Laytner)

Inizialmente la ricostruzione della sinagoga era stata approvata dall’Ufficio delle costruzioni.

Mentre le ambizioni dei leader religiosi stranieri crescevano e cominciavano a emergere le prove che i loro sforzi stessero differenziando tangibilmente il modo in cui gli ebrei di Kaifeng comprendevano la propria fede e la propria storia, il PCC ha tentato di riaffermare il proprio controllo su quella che considerava un’ingerenza straniera.

Quando le notizie di questo piano ne hanno raggiunto gli uffici centrali, il Partito ha ordinato il blocco dei progetti e ha impedito le altre attività di Shavei Israel nella comunità. Gli ebrei di Kaifeng, che sono una popolazione rurale piuttosto povera, non sono stati in grado di sostenere alcuno sforzo di ricostruzione.

Nuove regole hanno proibito gli incontri pubblici ebraici durante le festività e i simboli ebraici sono stati rimossi. Una nuova norma ha fatto scomparire una mostra che illustrava la storia ebraica di Kaifeng.

A proposito di questa repressione Laytner ha dichiarato: «Riteniamo, ma non possiamo saperlo con certezza, che la soppressione della vita ebraica a Kaifeng sia collegata alla repressione delle attività di base non autorizzate di cristiani e di musulmani».

E mentre il PCC sta orchestrando un progetto per riprogettare l’identità sociale e religiosa dei musulmani e di molti cristiani che praticano nelle Chiese domestiche non autorizzate, la repressione nei confronti degli ebrei di Kaifeng è più complicata e ha meno a che fare con la secolarizzazione.

Il PCC cerca soprattutto di stabilire i termini in cui gli ebrei di Kaifeng intendono la propria storia e la propria identità. In contrasto con i gruppi ebraici stranieri, che hanno lavorato per costruire ponti tra gli ebrei di Kaifeng e la comunità ebraica globale, il PCC vuole che essi rimangano saldamente isolati come cinesi han e governati dalle regole del PCC piuttosto che dalle priorità religiose di organizzazioni internazionali o di altri Paesi.

Nel febbraio 2018, il PCC ha varato la nuova Normativa sugli affari religiosi, un insieme di leggi che regolano la religione in Cina. Quello che danneggia maggiormente la comunità ebraica di Kaifeng è l’articolo 5, che afferma: «I gruppi religiosi, le istituzioni religiose, i luoghi di attività religiosi e gli affari religiosi non sono soggetti al controllo di forze straniere». Questa legge ribadisce una norma enunciata in modo più vago nella Costituzione cinese, che recita: «gli organismi religiosi e gli affari religiosi non sono soggetti a nessuna dominazione straniera».

Jordan Paper, professore emerito alla York University del Canada, mi ha detto: «Le nuove norme sulla religione hanno provocato un giro di vite sui missionari ebrei stranieri e sul denaro proveniente dall’estero che viene utilizzato nelle missioni, giacché reprimono nello stesso modo i missionari evangelicali e salafiti stranieri».

Silenziare gli ebrei di Kaifeng

Per gentile concessione di Al Bawaba

L’obiettivo principale di questi regolamenti consiste nel controllare la comunità di Kaifeng, formando una sorta di guscio attorno a essa per impedire ai gruppi internazionali di raggiungerla. Molti di questi gruppi dicono che temono di non riuscire più a incontrare i membri della comunità ebraica di Kaifeng.

Per gli ebrei di Kaifeng si è creata un’atmosfera di paura e paranoia.

Un anonimo uomo d’affari di Kaifeng ha riferito a un reporter di The New York Times: «Xi ha detto che la religione è un problema importante, e quando lui dice qualcosa, ci sono delle conseguenze». E ha aggiunto: «Non ci capiscono e temono che ci facciamo usare».
Guo Yan, il curatore del museo locale di Kaifeng ha riferito a The New York Times: «La politica ora è molto rigorosa. La Cina è sensibile alle attività e alle interferenze straniere».

La “Nuova Era” di Xi Jinping è caratterizzata da una sorveglianza massiccia e tentacolare che utilizza software di riconoscimento facciale all’avanguardia, metodi di tracciamento, maggiore presenza della polizia e un sistema unificato di credito sociale “a punti”, che ha ridotto al silenzio gli ebrei di Kaifeng.

Si parla di autocensura nelle telefonate e nei messaggi di testo per timore di essere ascoltati dai funzionari del PCC. Molti sono riluttanti a parlare con i giornalisti, altri si lamentano apertamente dello stato di sorveglianza in cui vivono. Altri ancora riferiscono che gli agenti di polizia li fermano e li interrogano. Queste pressioni hanno ulteriormente frammentato questa comunità già fragile, e così, se alcuni si oppongono agli sforzi dei gruppi internazionali, altri li sostengono nonostante la repressione. Oltre una decina di persone hanno gettato la spugna e sono emigrate in Israele con l’aiuto di Shavei Israel.

Una guardia giurata tenta di impedire che venga scattata una foto alla mostra sulla storia ebraica di Kaifeng in un museo cittadino (Per gentile concessione di Anson Laytner)

Laytner ha aggiunto: «Stiamo lavorando per cercare di ottenere che il governo cinese riconosca lo status unico dei discendenti ebrei di Kaifeng e che consenta loro di praticare l’ebraismo come desiderano, ma tutto procede con estrema lentezza».

«Stiamo anche pensando di mandare all’estero alcuni ebrei di Kaifeng per frequentare un corso intensivo di ebraico e poi farli tornare qui come insegnanti informali. Infine, cerchiamo di far venire i turisti stranieri a Kaifeng perché incontrino le persone e si creino legami che mantengano alto il morale e sostengano il loro lavoro».

Jordan Paper mi ha spiegato: «Gli ebrei cinesi non sono trattati in modo diverso dagli altri cittadini» e, in un certo senso, questo è vero. Il tipo di paura e di paranoia vissuta da quella piccola comunità ebraica rispecchia quella che vivono i musulmani e i cristiani in tutto il Paese. Essendo trattati come devianti rispetto all’identità che il PCC impone, sono continuamente presi di mira, e costretti al silenzio e all’obbedienza.

La loro esperienza di emarginazione dimostra quanto la ricerca del controllo da parte del PCC sia pervasiva. Ha già spinto decine di milioni di persone ai margini della società cinese e giustificato le repressioni in nome dell’unità cinese han.

Così la Cina sta cancellando la storia unica e millenaria dei giudei di Kaifeng, osteggiando qualsiasi tentativo di risollevarla dalla polvere.

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