sabato 3 novembre 2018

Dagli USA i primi stop: NO al 5G, ‘un milione di dispositivi ogni Km’ sono un pericolo! Scontro sugli effetti: “Cancro è punta d’iceberg!” Zitti Governo, politica (e stampa) italiana…

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di Maurizio Martucci
C’è chi dice no: se a Doylestown (Pennsylvania) da più d’un anno i funzionari rimbalzano tra le aule dei tribunali statali e federali opponendosi alla massiccia invasione di piccole antenne, dagli USA arrivano i primi stop. Dopo le città di San Anselmo e Ross, anche il comune di Mill Valley (sempre in California) ha deciso di fermare il 5G: troppo inquinamento elettromagnetico, esiste un fondato pericolo per la salute pubblica! Ricevute le protesta dei cittadini, i municipi hanno infatti bloccato l’installazione delle mini-antenne wireless del 5G per salvaguardare “la salute e la sicurezza della comunità”. Lo stesso è accaduto a Palm Beach (Florida): i maligni sostengono perché lì risieda nientemeno che il Presidente Donald Trump (pare non gradisca vivere in un groviglio di radiofrequenze pulsate senza eguali!), fatto sta che oltre l’Atlantico sono già quattro le città che faranno (volentieri) a meno dei 20 Gigabit al secondo in download. Perché, come ricorda anche l’AgComdalle linee guida pubblicate dall’International Communication Union, aderire al 5G significa garantire infrastrutture tecnologiche in grado di sostenere fino ad 1.000.000 (un milione!) di dispositivi connessi contemporaneamente per chilometro quadrato. Semplificato: irradiazioni di microonde millimetriche ovunque, non più dalle stazioni radio base sui tetti dei palazzi (in Italia già 60.000!) ma dai vecchi pali della luce riconvertiti in ubiquitari Wi-Fi, uno ogni poche decine di metri, ovunque (Enel X ne ha annunciati poco meno di 2milioni su 3.300 comuni d’Italia). Con quali effetti per la salute?
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Le prime evidenze che stanno venendo fuori dalla sperimentazione del 5G sono abbastanza preoccupanti. Sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori”, afferma Agostino Di Ciaula, Presidente ISDE-Italia che ha reiterato al Governo Conte una richiesta di moratoria (finora inascoltata). “Partiamo da dati di fatto ormai consolidati” – ha aggiunto Di Ciaula in un’intervista – “il primo è che le onde elettromagnetiche ad alta frequenza causano effetti biologici soprattutto in termini di plesso ossidativo che lei sa è alla base di numerose patologie croniche e dello stesso cancro. Poi causa danno all’estensione del genoma, causa rischi in termini di fertilità, conseguenze neurologiche. Ci sono numerosissime evidenze che documentano danni nello sviluppo, comportamentali, persino danni metabolici”. E infine, sull’ipotesi di revisione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla cancerogenesi da elettrosmog: “Il cancro è una evenienza che sembra molto probabile ma è soltanto la punta dell’iceberg!

IL LIBRO VERITA’ SU ELETTROSMOG e 5G

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Tra l’imbarazzante silenzio di amministratori locali, istituzioni regionali, politica e Governo nazionale (intanto, come promesso, al ministro della Salute Giulia Grillo viene recapitato il mio ultimo libro d’inchiesta “Manuale di autodifesa per elettrosensibili” edito Terra Nuova), non a caso anche la stampa fatica non poco ad informare l’opinione pubblica sullo scontro (titanico!) in atto tra i massimi organismi di controllo sanitari del mondo: ma l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dovrà esprimersi sulla richiesta di revisione (al rialzo, da Classe 2B a Classe 2A o Classe 1, ovvero da ‘possibili’ a ‘probabili’ se non addirittura a ‘certi’) nella classificazione della radiofrequenze tra gli agenti cancerogeni (un terremoto per il 5G?).

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Dopo il silenzio post-2011 (all’epoca della cosiddetta ‘svolta IARC) la partita s’è infatti riaperta in questi giorni, depositati i risultati degli studi americani del National Toxicology Program e dell’Istituto Ramazzini di Bologna, bollati però come “non convincenti” dalla Commissione Internazionale per la Tutela dalle Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP), che li ha definiti studi che non forniscono un corpus di prove coerenti, attendibili e generalizzabili che possano essere utilizzate come base per la revisione delle attuali linee guida sull’esposizione umana. Sono necessarie ulteriori ricerche”. Non s’è fatta attendere la risposta degli scienziati chiamati in causa, spartiacque in un’invisibile lotta tra negazionisti e precauzionisti che già in passato ha fatto registrare anomali ‘conflitti d’interesse’ (anche all’interno dello stesso ICNIRP) sulla tesi di quanti si ostinano (ancora!) a considerare solo gli effetti termici (escludendo qualsiasi danno biologico!)

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I nostri studi sono stati “ben eseguiti e senza pregiudizi sui risultati. Contribuiranno certamente all’onere delle prove che lo IARC e le altre agenzie di sanità pubblica dovranno considerare per la rivalutazione della cancerogenicità”, ha commentato Fiorella Belpoggi, direttrice della ricerca del Ramazzini, la più importante al mondo (finanziata non da lobby del wireless né da privati, ma da enti pubblici, è durata 10 anni) condotta su cavie uomo-equivalenti (riscontrati gravi tumori maligni su cervello, cuore nonché infarto). “L’ICNIRP non è un’agenzia di sanità pubblica che valuta abitualmente agenti cancerogeni”, ha tuonato Belpoggi, “siamo scienziati, il nostro ruolo è di produrre prove solide per la valutazione dei pericoli e dei rischi. La sottostima delle prove dei biotest sui cancerogeni e i ritardi nella regolamentazione hanno già dimostrato molte volte di avere gravi conseguenze, come nel caso dell’amianto, del fumo e del cloruro di vinile. Questa posizione di ICNIRP rappresenta la propria responsabilità nei confronti dei cittadini e della salute pubblica”.
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Intanto, dal 17 al 20 Settembre, all’Auditorium della Tecnica di Roma ci sarà il congresso europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: previsti 500 ospiti tra ministri della salute e tecnici. Ma all’ordine del giorno, nonostante la controversia sanitaria sul 5G, non pare ci siano aggiornamenti sull’elettrosmog. Infine c’è tempo fino al 9 Ottobre 2018 per inviare proprio all’ICNIRP i commenti sulla bozza delle linee guida sulla limitazione dell’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici consultabile on-line. Restiamo alla finestra (ma lo spauracchio 5G avanza!).

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