giovedì 1 ottobre 2020

Bruxelles e Roma spalancano porte e porti ai clandestini



Con 23.373 clandestini sbarcati tra inizio anno e ieri contro i 7.035 dello stesso periodo dell’anno scorso Conte e Lamorgese (che in agosto definirono “inaccettabili” gli sbarchi annunciando che saremmo stati “duri e inflessibili”) hanno quasi quadruplicato i flussi in soli 12 mesi di governo, superando a settembre persino il numero di clandestini sbarcati nell’intero 2018 che si fermò a 23.370.

Una “competizione” in cui il governo non è più in gara con Matteo Salvini ma con sé stessi. Fermi a circa 4mila sbarchi all’inizio della crisi del governo giallo-verde nell’agosto 2019, i flussi migratori illegali cominciarono subito a registrare forti incrementi per poi esplodere dopo il 5 settembre, quando il leader della Lega lasciò a Lamorgese il Viminale.

Da allora i numeri sono cresciuti rapidamente fino a raggiungere gli 11.471 di fine 2019, con quasi 7.500 sbarchi negli ultimi quattro mesi dell’anno contro i circa 4nmila dei primi otto mesi dell’anno.

Quest’anno la “performance” del Governo Conte è decisamente più spinta nonostante l‘emergenza Covid giustificherebbe ogni iniziativa di chiusura dei confini che invece restano spalancati a chiunque paghi criminali peer venire in un’Italia in cui lo Stato sembra aver cessato di esercitare le sue prerogative.

I dati del Viminale

I dati diffusi nei giorni scorsi dal Viminale ben illustrano la drammatica situazione nonostante il tentativo di dare ampio risalto alla disponibilità tunisina a incrementare i rimpatri con voli speciali oltre ai due charter settimanali per complessivi 80 clandestini previsti dagli accordi e nonostante l’annuncio che sulla base dell’accordo di Malta proseguono i ricollocamenti di richiedenti asilo in Europa con 60 partenze il 24 settembre verso la Germania e altri 67 il 1° ottobre verso la Francia.

Un supporto marginale quello dell’Europa se si considera che degli oltre 23 mila clandestini sbarcati quest’anno la stragrande maggioranza è priva dei diritti per ottenere l’asilo.


A un anno dagli accordi di Malta sono stati ricollocati 689 richiedenti asilo in altri Paesi europei (814 dal gennaio 2019), di cui 189 dopo il periodo di lockdown. I Paesi in cui è stato effettuato il maggior numero di trasferimenti sono: Francia, con 422 richiedenti asilo (di cui 369 dopo Malta e 62 dopo il lockdown), e Germania, con 246 richiedenti asilo (di cui 238 dopo Malta e 106 dopo la ripresa dei voli charter).

Seguono il Portogallo con 60 trasferimenti, l’Irlanda con 29, il Lussemburgo con 23 e la Spagna con 15. Sono ripresi anche i rimpatri, dopo la sostanziale sospensione nel periodo di lockdown. Dall’inizio dell’anno al 20 settembre sono stati rimpatriati 1.828 clandestini (la media degli anni scorsi era di circa 7mila all’anno) di cui 717 in Tunisia e 384 in Albania; 710 sono i rimpatri effettuati dopo il lockdown.

In particolare, verso la Tunisia sono ripresi, lo scorso 16 luglio, i voli charter bisettimanali: in una prima fase per un numero massimo di 20 espulsi per volo, dal 10 agosto 40 per volo (80 su base settimanale), secondo quanto previsto dagli accordi vigenti con il Paese nordafricano, consentendo l’espulsione di 536 cittadini tunisini su quasi 10 mila sbarcati.

Dati che evidenziano come ricollocamenti e rimpatri col contagocce non potranno mai costituire una risposta al fenomeno dell’immigrazione illegale se non verranno accompagnati da respingimenti immediati di chi arriva sulle nostre ciste ed espulsioni di massa dei clandestini presenti sul territorio nazionale.

Elementi che impattano direttamente sulle nuove regole della Ue sui migranti e sulla modifica ai Decreti Sicurezza di Matteo Salvini in Italia. Novità sul tavolo del dibattito politico a Bruxelles come a Roma non inducono certo all’ottimismo chi auspicava una posizione più ferma a contrasto dei flussi illegali ma non piacciono neppure ai fans dell’immigrazione “senza se e senza ma” che vorrebbero maggiore decisione nell’aprire i porti a tutti.

Superare Dublino, anzi no

“Posso annunciare che aboliremo il regolamento di Dublino e lo rimpiazzeremo con un nuovo sistema europeo di governance delle migrazioni. Avrà strutture comuni per l’asilo e per i rimpatri insieme a un forte meccanismo di solidarietà” aveva detto a metà settembre il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

In realtà però il nuovo meccanismo di solidarietà Ue nei confronti dei Paesi di primo arrivo non prevede per ora l’annunciata rimozione degli accordi di Dublino che lasciano agli Stati di primo arrivo (cioè Italia, Grecia e Spagna) l’onere di occuparsi dei clandestini.


“Il Migration Pact si focalizzerà principalmente sui ricollocamenti oppure sulla sponsorizzazione dei rimpatri” ha chiarito la Commissione Europea: di fatto i partner Ue si dovranno fare carico di accogliere chi sbarca nel Sud Europa oppure potrà sostenere finanziariamente i rimpatri di chi non ha diritto all’asilo.

E’ il caso dei partner Ue del Gruppo Visegrad che non accettano di accogliere clandestini e ai quali si vuole attribuire l’onere di occuparsi del rimpatrio di un numero di clandestini analogo a quello di cui hanno rifiutato l’accoglienza con l’impegno a ospitarli se dopo otto mesi non saranno riusciti a rimandarli nei paesi di origine.

Clausola non gradita dal Gruppo di Visegrad proprio a causa delle difficoltà a effettuare i rimpatri in assenza di solidi accordi con i paesi afro-asiatici.

I ricollocamenti dagli Stati di sbarco agli altri partner saranno limitati a quanti hanno diritto all’asilo (quindi quasi nessuno dei 24 mila clandestini sbarcati quest’anno in Italia) mentre i “migranti economici” dovranno venire rimpatriati.


Di fatto quindi l’accordo di Dublino non verrà rimosso e nella pratica i rimpatri resteranno in gran parte inattuati dal momento che sono pochi i paesi di origine dei migranti illegali che hanno accettato di riprendersi i propri connazionali e quelli che hanno stabilito accordi in tal senso prevedono numeri limitati che rendono infinite le operazioni di rimpatrio e spesso inattuabili in caso di fuga dei clandestini dai centri d’accoglienza.

E’ il caso dei tunisini, sbarcati in Italia in quasi 10 mila unità quest’anno dei quali poco più di 700 sono stati rimpatriati.

Come ha detto il ministro Lamorgese i migranti illegali provenienti dalla Libia sbarcati in Italia nel corso dell’anno, sono circa 9.139, pari a circa il 40% dei 23.273 sbarcati alla data del 23 settembre 2020. Il 60% sono arrivati da Tunisia, Algeria e Turchia.

Nonostante queste evidenti limitazioni e difficoltà nell’attuare i rimpatri la Ue sottolinea che continuerà ad avere la priorità di soccorrere in mare i migranti illegali e solo dopo averli fatti sbarcare in Europa verrà effettuata la selezione tra chi ha diritto a restare o meno.

Se il salvataggio in mare è fuori discussione, è evidente che ad esso dovrebbe fare seguito il respingimento immediato nei paesi di imbarco (Libia, Tunisia e Algeria nel caso dei flussi diretti in Italia) con lo scopo di scoraggiare ulteriori partenze e nuove morti in mare.

Invece di stabilire il principio che chi può chiedere asilo lo deve fare attraverso i canali da sempre attivati dagli organismi internazionali, la Ue continua a consentire a chiunque paghi criminali di giungere in Europa.


“L’approccio di base della Commissione von der Leyen è rimasto invariato” – ha detto il primo ministro ungherese Viktor Orban – “la Ue vorrebbe gestire la migrazione ma la posizione di Budapest resta quella di fermare i migranti. Sono due cose diverse”.

Il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovac, ha ribadito che “dal 2015, la posizione del governo ungherese sulla migrazione è stata chiara e immutata. No alla distribuzione obbligatoria dei migranti e protezione delle frontiere esterne. Crediamo che l’Unione Europea e i suoi Stati membri debbano cooperare per mantenere la pressione migratoria al di fuori dei nostri confini.

A tal fine, dovremmo formare alleanze con i Paesi di origine. Crediamo che le frontiere dell’Europa debbano essere protette: dovranno essere istituiti hotspot esterni per trattare le richieste di asilo: dobbiamo garantire che le frontiere esterne dell’UE e dello spazio Schengen rimangano perfettamente sigillate. Il nostro obiettivo è vedere gli Stati membri dell’UE sostenersi a vicenda nel raggiungimento di questi obiettivi”.

Il “Migration Pact” si pone l’obiettivo di migliorare i rapporti con gli Stati extra-Ue pone attraverso aiuti economici e per il controllo e la gestione dei loro confini, sforzi per firmare accordi di rimpatrio con gli Stati d’origine dei migranti, maggiore impegno per perseguire i trafficanti e più controlli anche sanitari sui clandestini in arrivo, il rafforzamento dell’agenzia delle frontiere Frontex, procedure più veloci e standardizzate per la richiesta di asilo politico, ha precisato Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione e commissario per la Promozione dello stile di vita europeo.


Ma è chiaro che su questi punti si sono spese per anni parole invano ed è lecito esprimere dubbi circa la loro reale attuazione ed efficacia.

Meglio quindi non farsi illusioni né circa soluzioni rapide né tanto meno efficaci. Anche perché finora ricollocamenti e redistribuzioni dagli Stati di “prima linea” sono fallite un po’ in tutti gli Sfati e non solo con quelli del Gruppo di Visegrad che si rifiutano di accogliere anche un solo clandestino.

La risposta non è indurre cechi, slovacchi, ungheresi e polacchi a cambiare opinione e diventare “accoglienti” ma è riposta invece nell’opzione contraria e cioè che tutta la Ue rifiuti l’immigrazione illegale attuando respingimenti immediati di chi arriva illegalmente ed espulsioni di massa minacciando di chiudere ogni accesso ai mercati europei a merci, persone e capitali dei paesi che non si riprendono i loro immigrati illegali.

Uno scenario quest’ultimo difficilmente concretizzabile con gli attuali equilibri politici a Bruxelles come in molti singoli Stati dell’Unione ma non sarà possibile neppure obbligare gli Stati che si oppongono all’immigrazione illegale ad aprire le proprie frontiere dal momento che i governi dei paesi del Gruppo di Visegrad hanno negoziato con Berlino il supporto alla Commissione von der Leyen in cambio di una sorta di “non ingerenza” su temi a forte carattere nazionale come quelli migratori.

Il rischio è quindi che annunciando ridistribuzioni la Ue incentivi nuovi flussi migratori di clandestini tesi a raggiungere il Nord Europa.

Una ragione in più per strutturare la risposta alla sfida migratoria a livello nazionale puntando subito a sigillare le frontiere, attuando respingimenti immediati ed espulsioni dei clandestini imposte ai paesi di origine con la minaccia di ritorsioni economiche e commerciali. Opzioni purtroppo opposte a quelle che il governo italiano sembra voler varare.

Cancellare i Decreti Sicurezza

La vocazione “immigrazionista” della Commissione von der Leyen si abbina perfettamente alle iniziative annunciate dal governo italiano che dopo il voto regionale che ha visto il tracollo di M5S sembra dominato dall’egemonia del PD che punta ad attuare, dopo un anno di annunci, il superamento dei decreti Sicurezza messia punto quando al Viminale sedeva Matteo Salvini.


Da quanto annunciato dal ministro Lamorgese verranno abrogate le multe milionarie alle navi delle Ong che entrino senza invito nelle acque italiane.

Misure del resto mai applicate poiché l’attuale governo ha sempre spalancato i porti alle navi delle Ong: emblematico a tal proposito in queste ore il caso della nave Alan Kurdi che mentre dirigeva verso la Corsica in violazione del no francese allo sbarco dei 125 clandestini a bordo, è stata autorizzata da Roma a sbarcarli in Sardegna.

Alla faccia del decreto del 7 aprile scorso col quale quattro ministri del governo italiano (inclusa Lamorgese) chiudevano i porti alle navi delle ong e a tutte le navi che avessero raccolto clandestini fuori dalle acque di competenza italiana per la ricerca e soccorsi.

Il piano del governo prevede di ripristinare la “protezione umanitaria” attribuita per anni dai governi di centro-sinistra ai clandestini che non avevano diritto all’asilo e in gran parte abrogata dai Decreti Sicurezza: una misura che incoraggerà nuovi flussi e porrà per anni sulle spalle dei contribuenti italiani un numero enorme di clandestini.


La bozza prevede la riforma del sistema di accoglienza che torna ad essere diffusa senza che i comuni possano opporsi ad accogliere clandestini sul proprio territorio, con la possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale e la possibilità di convertire il permesso di soggiorno in permesso di lavoro, di fatto equiparando un clandestino a un lavoratore straniero regolare.

Non è un caso che nella bozza del decreto composto da 9 articoli non compaia la parola “sicurezza” nonostante già oggi gli immigrati illegali giunti negli ultimi anni in Italia rappresentino la più seria minaccia alla sicurezza delle nostre città.

Inoltre il nuovo “sistema di accoglienza e integrazione” ricadrà finanziariamente sulle casse dello Stato nel momento di più grave crisi economica e sociale dell’Italia e dell’Europa contemporanea e produrrà benefici solo ai clandestini e alla pletora di coop ed enti della “lobby dell’accoglienza” che dal 2013 si sono già spartiti una torta di circa 20 miliardi di euro.

Onore agli Svizzeri, difensori della Fede e della Tradizione


Nessuno ricorda, nessuno rende omaggio alla memoria dei 16 zuavi che, quel 20 settembre 1870, morirono per difendere lo Stato della Chiesa dall’aggressione dei Bersaglieri di Lamarmora. Non il Vaticano, non la Svizzera, che pure era la loro patria, meno che mai – e questo è comprensibile – la Repubblica italiana. E allora lo facciamo noi. La leggenda degli svizzeri pacifisti, borghesi, nemici delle armi e amici della speculazione bancaria è facilmente smontabile. In realtà, nella tradizione svizzera giganteggiano gli episodi legati al valore militare, allo spirito battagliero, all’onore per la parola data. Episodi che trovano il loro culmine in due date fondamentali della storia d’Europa: il 14 luglio (anno 1789, presa della Bastiglia e festa nazionale francese), e, appunto, il 20 settembre (anno 1870, breccia di Porta Pia e festa nazionale italiana fino al 1929). Con decine di strade e piazze intitolate, ancora oggi, in Francia e in Italia, a quelle due date che videro – anche se nessuno ne parla – il sacrificio di un pugno di giovani svizzeri in nome dell’onore, della tradizione, dell’ordine e della fede.

La parola stessa (soldati) nasce in Svizzera. E sta per “assoldati”, cioè “ingaggiati a pagamento”. Siamo sempre nel XIV secolo, ovvero quel 1300 segnato dalle imprese di Guglielmo Tell, che è divenuto ben presto un mito in tutti i cantoni. I soldati sono mercenari che si mettono in luce per il loro valore e la determinazione sui campi di battaglia di tutta Europa, come pure per la loro assoluta fedeltà verso chi li aveva ingaggiati. Ben presto, segneranno la superiorità della fanteria sulla cavalleria che era stata l’arma privilegiata del Medio Evo. “Mercenari” perché si battono in cambio di una “mercede”. Già nella «Guerra dei Cent’anni» si erano messi in luce per il loro coraggio e la loro audacia. Re Luigi XI ne arruolerà seimila nel 1480, guidati da Guglielmo di Diesbach, per addestrare il suo esercito. Con Papa Giulio II animeranno la Lega Santa.

Fu lo sviluppo degli eserciti permanenti a porre fine all’era dei mercenari svizzeri. Soprattutto con la nascita della cosiddetta “leva obbligatoria”, parola che nasce dalla “levée”, figlia della Rivoluzione francese (che sta per “levata”, ovvero i ragazzi sottratti, levàti, portati via con la forza alle famiglie e ai genitori). Sistema indecoroso e violento, subito imitato da tutti gli Stati europei, compresi quelli monarchici. Infatti, costava assai meno mandare a morire i ragazzi del proprio Paese che ingaggiare, a suon di monete d’oro, i pur valorosi ed imbattibili svizzeri.

Dopo la Restaurazione seguita alla parabola napoleonica, i mercenari svizzeri ancora disponibili continueranno a servire in Francia la monarchia fino alla caduta di Luigi Filippo nel 1848, e, in Italia, il Regno delle Due Sicilie con un Reggimento battutosi valorosamente contro Garibaldi alle battaglie del Volturno e del Garigliano.

A Lucerna giganteggia la celebre statua del leone morente con la scritta in latino «Helvetiorum fidei ac virtuti» (“Alla fede e al valore degli Svizzeri”). Un motto che sintetizza in maniera perfetta le qualità degli svizzeri guerrieri: la fede e il valore. Gli autori del capolavoro marmoreo e delle scritte che lo circondano pensavano sicuramente a quei soldati svizzeri che sacrificarono le loro vite per difendere l’ultimo Re di Francia dai furori giacobini. Accadde a Parigi martedì 14 luglio 1789, allorché la folla istigata dai «sanculotti» di Robespierre, di Marat e di Danton assaltò l’Hotel des Invalides, deposito di armi dell’Armata francese, impadronendosi di ben 28 mila fucili e di 12 cannoni. Mancavano però le cartucce e la polvere da sparo per le bocche da fuoco. Erano custoditi alla Bastiglia, fortezza simbolo dell’autorità reale, difesa dalle guardie svizzere comandate dal capitano Hulin. I soldati francesi erano spariti. L’Armata aveva fatto causa comune con il popolino e il generale Besenval, abbandonato dai suoi uomini, era fuggito a Versailles, per raggiungere re Luigi XVI.

Unici a restare fedeli al sovrano erano gli svizzeri. Governatore della Bastiglia era il marchese Bernard de Launay, che ordinò di resistere. La folla (migliaia di assatanati) urlava: «En bas la troupe!». Alle 13,30 si scatenò l’assalto con l’abbattimento, a colpi d’ascia, del ponte levatoio. Gli svizzeri aprirono il fuoco. Da tutti i quartieri di Parigi iniziarono ad accorrere gruppi di armati che ben presto ebbero la meglio. Il governatore De Launay e il prevosto Jacques de Flesselles furono decapitati, le loro teste issate sulle forche e trascinate in corteo per le vie di Parigi. Le 32 guardie svizzere che avevano cercato di fermare la folla furono massacrate e decapitate. Ancora oggi la Francia celebra quella orribile giornata come «festa nazionale».

E veniamo a Porta Pia. Otto anni fa, il 29 settembre 2012, in occasione della festività di San Michele Arcangelo, patrono della Gendarmeria vaticana, il principe Sforza Ruspoli, che l’aveva ereditata dai suoi avi e la custodiva con cura e amore, donò al Pontefice Benedetto XVI la bandiera sotto la quale le truppe pontificie si erano battute contro gli invasori dell’esercito piemontese in difesa dello Stato Vaticano a Porta Pia. Un evento di rilevante portata storica, ancorché ignorato nella maniera più totale da tutti i mezzi d’informazione. Sotto quella bandiera, infatti, erano caduti gli ultimi difensori della sovranità della Chiesa, tutti svizzeri: gli zuavi del generale Kanzler, che lasciarono sul posto, dilaniati dai cannoni, 16 morti e 49 feriti. Per decenni, fino ai Patti Lateranensi del 1929, il 20 settembre fu, in Italia, festa nazionale.

Tutti sembrano aver dimenticato che anche allora, in quel lontano ed infuocato settembre 1870, vi fu chi non condivise l’entusiasmo ufficiale per la presa di Roma. Soprattutto una nobile figura finita nel dimenticatoio: il conte Edoardo Crotti di Costigliole, membro del Parlamento, che, gravemente ammalato (sarebbe passato a miglior vita dopo pochi giorni), scrisse in proposito una coraggiosa e significativa lettera a Re Vittorio Emanuele II. L’abbiamo recuperata e la riproduciamo:

«Sire! Tornato in Italia dall’estero, trovo il mio Paese in uno stato di profonda agitazione per l’ordine dato dal governo di occupare Roma…Non posso pensare senza un sentimento di profonda indignazione che il mio governo assalga a baionetta e a mitraglia la metropoli della Cristianità e l’augusta persona del Vicario di Gesù Cristo…(che) è un sovrano. Chi lo scorona deve rispondere a Dio. E poi chi non conosce la mano di ferro dei governi che si sono succeduti?(…) Non hanno forse spogliato il clero dei suoi beni, profanato chiese, ostacolato le vocazioni religiose, imprigionato sacerdoti, vescovi, cardinali? Sì!… Conosciamo molto bene il loro rispetto per la religione…L’occupazione di Roma è considerata con orrore dalla quasi totalità degli italiani. Lo affermo come italiano e come deputato…Io protesto contro coloro che considerano stranieri quei cattolici che servono sotto le bandiere del Sovrano Pontefice. No, non sono stranieri questi figli che fanno scudo coi propri petti al venerato Padre loro. Gli unici stranieri a Roma sono quelli che bombardano il Vaticano. Roma, sotto il potere temporale del suo Re Pio IX, è la metropoli dei cattolici!».

In Usa ed Ecuador vince la vita



(Mauro Faverzani) Buone notizie sul fronte della vita. A dispetto del nome, Lenin Moreno, e del partito, Alianza Pais, dichiaratamente di sinistra, il presidente dell’Ecuador ha posto il proprio veto all’intero progetto di legge relativo al Cos-Codice Organico per la Salute, benché già approvato a maggioranza dall’Assemblea nazionale con soli 8 voti contrari. In questo modo Moreno ha bloccato nel suo Paese la pericolosa avanzata di aborto, maternità surrogata e ideologia gender nelle scuole, dando retta alla popolazione, mobilitatasi nei giorni scorsi dinanzi alla sede del governo, a Palazzo Carondelet, residenza del Presidente, nonché sui social, per chiedere che col proprio intervento scongiurasse l’entrata in vigore della normativa. Non si può ancora gridare allo scampato pericolo, poiché il rischio ora è che, con qualche minimo correttivo, il testo possa essere a breve ripresentato. Lo stesso ministro della Salute, Juan Carlos Zevallos, ha dichiarato in tal senso: «Non v’è stato né rigore scientifico, né rigore clinico nel redigere la legge. Il veto totale al Codice Organico della Salute risponde ad un imperativo sociale. Dobbiamo intraprendere un nuovo processo più inclusivo, più tecnico, più basato sull’evidenza scientifica», parole che suonano quanto mai sibilline. Intanto, comunque, un importante, benché temporaneo argine è stato messo al tentativo posto in essere dalle forze progressiste. La segreteria del Presidente ha chiarito come il veto sia stato motivato da ragioni tecniche e non religiose, comunque sia ciò è bastato per far esultare i gruppi pro-life ecuadoregni. Gioia ha espresso anche l’arcivescovo metropolita di Quito, nonché primate dell’Ecuador, mons. Alfredo José Espinoza Mateus, che ha definito senza mezzi termini il testo bloccato un «codice di morte: la vita ha trionfato».

Ed ha trionfato anche negli Stati Uniti dopo l’annuncio dato dal presidente Donald Trump relativo all’«Ordine esecutivo Born Alive», con cui ha garantito le necessarie tutele legali ai bambini sopravvissuti all’aborto, con ricovero in ospedale e cure adeguate. Furibondi i Democratici, che al Senato avevano promesso di bloccare il disegno di legge in materia, d’accordo anche la loro candidata alla vicepresidenza, Kamala Harris. Secondo loro, le normative vigenti assicurerebbero già adeguata protezione ai neonati, ma non è così, come evidenziato dal senatore Ben Sasse, repubblicano del Nebraska, co-promotore del progetto legislativo relativo alla protezione dei bimbi sopravvissuti all’aborto, progetto purtroppo bocciato in Senato lo scorso 23 febbraio. Ma il presidente Trump ha provvidenzialmente fatto piazza pulita degli oppositori con l’annuncio di questo nuovo ordine esecutivo, annuncio dato nel corso dell’annuale «Colazione nazionale di Preghiera Cattolica», quest’anno, a causa della pandemia, svoltasi non in presenza, bensì trasmessa in diretta ad oltre 10 mila partecipanti registrati: «Noi crediamo nella verità eterna per la quale ogni bambino, nato e non nato, viene creato come santa immagine di Dio – ha detto Trump – Io difenderò sempre il sacro diritto alla vita».

Il provvedimento presidenziale, secondo l’Istituto Guttmacher, riguarderebbe almeno 12 mila sopravvissuti sui circa 926 mila aborti praticati ogni anno. Intanto, restando in tema, i Cavalieri di Colombo hanno organizzato dal 4 al 12 ottobre una «Novena per la Vita» nell’ambito delle manifestazioni previste negli Stati Uniti in occasione del «Mese per il Rispetto della vita», promosso ogni anno ad ottobre dalla Conferenza episcopale americana ed avente come tema per il 2020 «Vivere il Vangelo della Vita». Ogni giornata della novena prevede la recita del S. Rosario, una meditazione ed un’orazione conclusiva a Maria, tratta dall’enciclica «Evangelium Vitae» di Giovanni Paolo II. Nel «Mese per il Rispetto della vita», la Conferenza episcopale americana stanzia risorse economiche per aiutare le parrocchie, i sacerdoti, le famiglie e le scuole a promuovere incontri di preghiera e di sensibilizzazione sul tema, restando purtroppo l’aborto la principale causa di morte negli Stati Uniti, avendo provocato molte più vittime di quelle causate dalla stessa pandemia da Covid-19.

La speranza è che queste buone notizie rappresentino il volano per promuovere ed incoraggiare anche altrove nel mondo una presenza creativa del popolo per la vita a tutti i livelli, popolari, ecclesiali ed istituzionali.

Cina, il Vaticano sta sbagliando. Mons. Viganò spiega perché Pompeo ha ragione


ORA CAPIAMO BENE LA FUNZIONE DELLE MASCHERINE NELLA CHIESA BERGOGLIANA CHE STRIZZA L'OCCHIO A PECHINO. L'ITALIA COME LABORATORIO DI INGEGNERIA SOCIALE DEL NUOVO ORDINE MONDIALE....


“Bene ha fatto il Segretario di Stato Pompeo a censurare il rinnovo dell’Accordo segreto stipulato tra Bergoglio e Xi Jinping”. A parlare è Monsignor Carlo Maria Viganò. Lo fa senza veli, al solito, e senza mezzi termini.

Arcivescovo, già Segretario generale del Governatorato Vaticano e Nunzio apostolico negli Stati Uniti, personalità di spicco della Chiesa, e al tempo stesso al centro di tante controversie, dallo scandalo Vatileaks al dossier sul cardinale McCarrick, torna a parlare in pubblico, e a Formiche.net confida il suo sdegno per i negoziati in corso fra Cina e Santa Sede volti a rinnovare dopo due anni l’accordo sulle nomine dei vescovi.

Il suo è un endorsement netto alle parole di Mike Pompeo, il Segretario di Stato di Donald Trump che in un intervento sul sito conservatore First Things ha denunciato il rinnovo dell’accordo, a soli nove giorni dalla sua visita in Vaticano, prevista il prossimo lunedì. Viganò rincara la dose: “La sua lucida denuncia porta alla luce l’aberrante atteggiamento vaticano, il tradimento della missione della Chiesa, l’abbandono della Comunità cattolica cinese per bieco calcolo politico, l’allineamento al pensiero unico”.

Non è certo un mistero la posizione di Viganò sul pontificato di papa Francesco. Negli ultimi due anni, dopo che nel 2018 ne ha auspicato le dimissioni pubblicando un dossier relativo alla condotta scandalosa dell’ex arcivescovo di Washington Dc Theodore McCarrick, accusato di abusi sessuali e ridotto allo stato laicale nel 2019, non ha mai fatto sconti. E il giudizio sul pontificato in essere è rimasto invariato.

“Se pensiamo che tra le personalità che si occuparono dell’elaborazione dell’Accordo tra la Santa Sede e il Partito comunista cinese vi fu l’allora Cardinale McCarrick, su incarico di Bergoglio, si comprende anche il motivo per cui gli atti del processo canonico che ha portato alla riduzione allo stato laicale del potente Prelato rimangano coperti dal segreto – dice oggi – in entrambi i casi un’operazione di trasparenza e di verità è urgente e dovuta, perché sono in gioco l’onore e l’autorevolezza morale della Chiesa Cattolica dinanzi al mondo”.

È uno degli attacchi più duri sferrato alla Santa Sede da quando Pompeo ha lanciato il suo appello per annullare il rinnovo dell’intesa. Per Viganò “non si comprende perché un accordo presentato come assolutamente limpido e privo di punti oscuri sia stato secretato e non possa esser letto nemmeno dal benemerito Cardinale cinese, Joseph Zen”.

Finora le reazioni del mondo ecclesiastico all’affondo di Pompeo sono state misurate con il conta-gocce. Un editoriale di Gianni Cardinale su Avvenire, il quotidiano della Cei (Conferenza episcopale italiana), ha stigmatizzato l’intervento, dubitando che possa “spostare anche solo di una virgola la posizione vaticana riguardo il dialogo con Pechino”.

L’ex Nunzio apostolico trova invece perfettamente legittima la richiesta di Pompeo. E anzi si chiede perché, se “Bergoglio può impunemente affermare che «Trump non è cristiano» evocando i fantasmi del nazismo e del populismo, per quale motivo il Segretario di Stato americano, con un obiettivo più che lecito di sicurezza internazionale, non avrebbe il diritto di esprimere il suo giudizio sulle connivenze della Santa Sede nei riguardi della più feroce – ma anche più potente ed influente che mai – dittatura comunista?”. E ancora: “Per quale motivo il Vaticano, che tace dinanzi all’appoggio dell’aborto da parte dei democratici e alla violazione dei più elementari diritti in Cina, considera un’indebita ingerenza quella dell’amministrazione Trump in un accordo che ha evidenti ripercussioni negli equilibri politici internazionali?”.

In America, fra i cattolici-conservatori, Viganò ha un’eco profonda. È un punto di riferimento per il fronte antibergogliano. Lo stesso Trump ne apprezza le pubbliche uscite. Tanto che a giugno ha voluto postare su twitter una lettera di supporto inviatagli dall’arcivescovo, che nelle tensioni scoppiate con il caso Floyd e, di rimando, nelle elezioni presidenziali di novembre, scorge una battaglia in corso fra “figli della luce e figli delle tenebre”. Allora, il presidente si era detto “onorato” e aveva invitato chiunque, “religioso o no”, a leggere la missiva.

La dura critica del Segretario di Stato ed ex capo della Cia all’accordo Cina-Santa Sede, sostiene Viganò, rientra in una lettura più ampia che l’attuale amministrazione americana fa della Chiesa di Francesco. Una lettura che vede in Vaticano un supporto aperto alla corsa di Joe Biden per la Casa Bianca. “Gli Stati Uniti vedono i vertici ed i centri di influenza culturale della Chiesa Cattolica americana schierata spudoratamente a favore del candidato democratico e in genere di tutto l’apparato che in questi decenni si è andato consolidando all’interno dell’amministrazione pubblica”, dice il monsignore.

“Il deep state, nemico giurato di Trump, è affiancato da una deep church che non risparmia critiche e accuse al Presidente in carica, mentre ammicca indecorosamente a Biden e ai Blm, seguendo pedissequamente la narrazione imposta dal mainstream. Poco importa che Trump sia dichiaratamente pro-life e che difenda quei principi non negoziabili cui hanno rinunciato i democratici”: l’importante è trasformare la Chiesa Cattolica nel braccio spirituale del Nuovo Ordine Mondiale, al fine di avere un imprimatur da parte della massima autorità morale al mondo. Cosa impossibile con Benedetto XVI”.

In Italia, Viganò rinviene il volto più autentico di quella stessa “deep church” nei gesuiti, che per la prima volta nella loro storia esprimono un loro esponente al soglio petrino. La critica dell’arcivescovo è frontale. “Cercare nell’azione recente della Compagnia di Gesù una qualche coerenza con ciò che essa fu nelle intenzioni di Sant’Ignazio di Loyola è opera ardua se non impossibile, al punto da rendere improvvida, col senno di poi, la ricostituzione dell’Ordine nel 1814 dopo la sua soppressione decisa da Clemente XIV nel 1773”. Reputa addirittura “determinante” il ruolo dei gesuiti nel “processo di dissoluzione e di autodemolizione cui è sottoposto l’intero corpo ecclesiale”.

Sono loro, continua l’arcivescovo, i più accorti tessitori delle interlocuzioni con il governo cinese. “La vicinanza ideologica della Compagnia di Gesù a movimenti rivoluzionari di sinistra risale ai prodromi del Sessantotto, di cui il Vaticano II pose le basi ideologiche e che trovarono nella Teologia della Liberazione la loro massima espressione, dopo aver espunto dai documenti preparatori del Concilio la condanna del Comunismo”.

Nel mirino c’è la storica rivista della Compagnia di Gesù, la “Civiltà Cattolica” diretta da padre Antonio Spadaro, che da sempre studia e dialoga con l’ex Celeste Impero. Un dialogo che si è fatto serrato negli ultimi anni, con un via-vai di esponenti di primo piano della politica italiana, vedi Romano Prodi, ai convegni a tema ospitati a via di Porta pinciana.

“Vedere Prodi e Gentiloni assieme a padre Spadaro per la presentazione del saggio “Nell’anima della Cina” non deve scandalizzare: essi sono l’espressione di quel deprecabile “cattolicesimo adulto” che ignora la doverosa coerenza dei Cattolici in politica auspicata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, ma che tiene insieme l’eterogeneo bestiario del progressismo in nome dell’ambientalismo malthusiano, dell’accoglienza indiscriminata degli immigrati, della teoria gender e dell’indifferentismo religioso sancito dalla Dichiarazione di Abu Dhabi”, commenta impassibile Viganò. Trump, aggiunge il prelato, “ha ben capito” che la “svolta antropocentrica e la svolta green della chiesa bergogliana”, segnate, dice, da due appuntamenti imminenti, “Il Convegno di Assisi – Economy of Francesco – e la prossima Enciclica Fratelli tutti, non sarebbero altro se non un assist alle “istanze ambientaliste e immigrazioniste dell’agenda globalista”.

Ma la schiera di chi improvvidamente cerca una special relationship con Pechino, accusa Viganò, è molto più estesa, ed ha la sua regia ai piani alti della politica italiana. Anche a Palazzo Chigi. “A Prodi e Gentiloni in Italia – e potremmo dire anche al Premier Conte, vista la sua provenienza e la sua formazione –, sul versante americano fanno pendant personaggi sedicenti cattolici come Joe Biden, Nancy Pelosi e Andrew Cuomo: tutti orgogliosamente sostenitori dell’aborto e dell’indottrinamento gender, e tutti fieramente favorevoli ai movimenti Antifa e Black Lives Matter, che stanno mettendo a ferro e a fuoco intere città americane”.

Non è un caso se l’Italia è oggi attenzionata speciale dell’amministrazione Trump, conclude l’ex Nunzio a Washington. “Nel contesto geopolitico internazionale il ruolo dell’Italia può apparire per certi versi marginale: in realtà essa è un laboratorio nel quale sono compiuti quegli esperimenti di ingegneria sociale che l’agenda globalista intende estendere a tutti i governi nell’arco dei prossimi dieci anni. E questo avviene sia in campo politico ed economico, sia in campo religioso”.

“Pompeo ha ragione, la Cina viola i diritti umani”




 «Sono d’accordo con il segretario di Stato americano Mike Pompeo quando denuncia la violazione dei diritti umani in Cina. La situazione è veramente grave.

Le testimonianze che ricevo da tutte le province cinesi lo confermano. Sia i cattolici ufficiali, sia quelli sotterranei – non riconosciuti dal governo – parlano di situazione soffocante. La cacciata di sacerdoti dalle parrocchie è assai frequente e riguarda tutti i preti che rifiutano di firmare i documenti sul riconoscimento della cosiddetta chiesa indipendente. Quel termine nel linguaggio comunista significa non dipendente dal Vaticano, ma dipendente del Partito. Per questo chi non firma viene cacciato».

Su molti punti Padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime e Direttore di Asia news, non esita a concordare con Mike Pompeo – il Segretario di Stato americano deciso ad approfittare della visita in Vaticano di martedì 29 settembre per convincere l’omologo monsignor Pietro Parolin a non rinnovare l’intesa segreta con Pechino sulla nomina dei vescovi firmata due anni fa. Quell’intesa a detta di Pompeo impedisce alla Chiesa di esercitare il «potere di testimonianza morale» che negli anni ’80 contribuì a metter fine al comunismo. «Su questo non sono d’accordo – obbietta Padre Cervellera a Il Giornale – e non solo perchè Papa Francesco gode di un’autorità morale altissima, ma perchè è mutata la situazione geopolitica. Negli anni 80 c’era una cortina di ferro da demolire sollecitando il rispetto dei diritti umani e della liberta religiosa. Oggi, invece, bisogna evitare una nuova guerra fredda».

Ma lei stesso è critico sull’accordo…

«É vero sono molto scettico, ma il Papa e il Vaticano cercano di preservare l’unico filo che li lega alla diplomazia cinese nella speranza di allargare il dialogo. Il Cardinale Parolin dice di auspicare un rinnovo dell’intesa per altri due anni pur ammettendo che i problemi non mancano. Quindi spero chiedano più garanzie per la libertà religiosa e per tutti i sacerdoti non ufficiali che rifiutano l’iscrizione alla cosiddetta Associazione Patriottica».

Secondo Pompeo rinnovare l’intesa equivale a mettersi in ginocchio

«Il Vaticano sarà anche di scarso aiuto alla Chiesa cinese, ma quella Chiesa non si farà mai mettere in ginocchio. Il moltiplicarsi di conversioni e battesimi segnala una crescente vivacità religiosa. I tentativi di controllare il cattolicesimo e le altre religioni evidenziano le paure del Partito. Temono di venir abbandonati da una popolazione pronta a preferire la religione al comunismo».

Ma l’accordo con il Vaticano trasforma i sacerdoti in funzionari di stato

«Questo, purtroppo, è vero. E lo confermano sia sacerdoti della chiesa ufficiale, sia quelli della Chiesa sotterranea. Per diventare sacerdoti riconosciuti bisogna accettare la supremazia del Partito, contribuire allo sviluppo del comunismo, evitare i rapporti con gli stranieri – quindi anche con i cristiani stranieri – , vietare ai minori di 18 anni di entrare in chiesa e di ricevere educazione religiosa ed, infine, esercitare il ministero solo tra le mura della parrocchia. Sottoscrivendo quelle regole i sacerdoti finiscono con il propugnare la politica del governo. Si trasformano di fatto in funzionari di stato».

Il Vaticano tace anche su Hong Kong. E lì i cristiani sono più del 12 per cento

«Sì, il Vaticano è molto silenzioso. Ma la Chiesa ad Hong Kong ha sempre parlato. Sia per bocca del Cardinale Joseph Zen che dell’amministratore apostolico John Tong Hon. Fin dalle prime manifestazioni John Tong ha chiarito che la Chiesa sostiene la democrazia e le inchieste indipendenti sulle violenze della polizia. Quindi il Vaticano tace, ma la chiesa di Hong Kong si esprime con molta chiarezza. Non a caso è accusata di diffondere un pensiero eccessivamente liberale».

Ma se le cose dopo la firma di quell’accordo segreto sono andate così male perchè rinnovare l’intesa? Qual’è la convenienza?

«Il Vaticano aspettava da 70 anni di aprire un rapporto con la Cina e vuole tenerselo stretto. Pur di tenerselo è disposto a dare molto. O come dice il cardinale Zen a svendere tanto».

L’ultimo appello del cardinale Zen per la Cina e Hong Kong

IL CARDINALE CINESE ZEN E IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO POMPEO LASCIATI FUORI DELLA PORTA DA PAPA BERGOGLIO. C'ENTRA MICA IL COMUNISMO?.... 


Un cardinale 88enne attraversa mezzo mondo per venire a Roma chiedendo di poter essere ricevuto dal Papa per una questione delicatissima, ma viene lasciato fuori della porta. È successo anche questo nella settimana in cui il Vaticano è stato sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per il siluramento del cardinale Angelo Becciu. E, probabilmente, la vicenda che ha per protagonista il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, è anche più grave del caso Becciu, almeno per quanto riguarda la posta in gioco per la Chiesa.

Abbiamo incontrato il cardinale Zen a Roma sabato sera, quando ormai anche le ultime tenui speranze di una chiamata da Santa Marta erano svanite. Poche ore dopo si è imbarcato sull’aereo che lo ha riportato ad Hong Kong (da dove si collegherà sabato 3 ottobre in video conferenza per essere presente alla Giornata della Bussola). Cento ore gli erano state concesse in Italia, un permesso speciale per poter incontrare il Papa, e al ritorno nell’ex colonia britannica dovrà farsi l’ormai classico periodo di quarantena. Uno sforzo notevole, ma a casa torna con un pugno di mosche, il Papa non ha avuto tempo di riceverlo, lui è riuscito soltanto a consegnare una lettera a monsignor Gonzalo Aemilius, il segretario personale di papa Francesco.

Alla vigilia del rinnovo del tanto discusso accordo tra Santa Sede e Cina popolare sulla nomina dei vescovi, evidentemente nessuno deve disturbare il manovratore.

Ma non c’è solo la questione dell’accordo sino-vaticano sul tavolo: «Io sono venuto anzitutto per la diocesi di Hong Kong, per la nomina del nuovo vescovo», ci dice Zen. Potrebbe suonare strano mettere il problema della diocesi di Hong Kong davanti all’accordo per la Chiesa in Cina, ma la nomina del nuovo vescovo di Hong Kong sarà cruciale anche nel rapporto tra Cina e Santa Sede. «Sono preoccupato perché ci sono movimenti che fanno credere ci sia l’intenzione di scegliere padre Peter Choi. Sarebbe un disastro per la Chiesa di Hong Kong, un disastro di cui si pagherebbero le conseguenze per decenni». Il motivo è che mons. Choi è il nome gradito a Pechino.

Abbiamo raccontato lo scorso febbraio tutti i retroscena dietro la battaglia per la guida della diocesi di Hong Kong, che dal gennaio 2019 non ha un vescovo titolare. Sullo sfondo la prova di forza di Pechino per prendere il pieno controllo di Hong Kong malgrado l’accordo tra Cina e Regno Unito preveda l’autonomia del Territorio secondo il motto “Un Paese, due sistemi”; e l’accordo tra Cina e Santa Sede già menzionato. Ormai siamo a quasi due anni di stallo: inizialmente sembrava ovvia la nomina a vescovo dell’ausiliare Joseph Ha Chi-shing, ma il nome era fortemente sgradito a Pechino: ha dimostrato troppa simpatia per il movimento democratico che si ribella al colpo di mano del regime cinese.

La cosa rimane in sospeso finché nel febbraio scorso circola la notizia che la scelta sia ricaduta su uno dei quattro vicari della diocesi, monsignor Peter Choi Wai-man: nomina già fatta ma si aspetta per l’annuncio a causa del coronavirus. La sosta serve però alle autorità vaticane anche per rendersi conto che la nomina del filo-regime mons. Choi rischia di spaccare la Chiesa di Hong Kong. E il nome viene ritirato, ma per la nomina si cerca una terza figura.
A un certo punto, nei mesi scorsi, esce fuori il nome del vescovo di Macao, Stephen Lee Bun Sang, come probabile nomina. Ma anche questo nome tramonta. Ed ecco che ci sono segnali da Roma, per cui sembra certo il ritorno su monsignor Choi. Devono essere segnali ben forti e molto grande il pericolo di un vescovo come Choi, se il cardinale Zen, molto anziano e con problemi che gli rendono difficoltoso camminare, si è deciso a prendere un aereo e venire a Roma. È arrivato mercoledì, è riuscito a consegnare la lettera al segretario personale del Papa, e poi la lunga attesa, vana.

Se venisse nominato monsignor Choi – a parte la forte reazione che ci sarebbe nella maggioranza dei fedeli cattolici della diocesi – sarebbe la capitolazione definitiva della Chiesa davanti al potere politico cinese; significherebbe che l’accordo “segreto”, siglato due anni fa, in realtà dà mano libera al regime di Pechino. «Non bastano le buone intenzioni – dice il cardinale Zen -, bisogna capire le cose, bisogna conoscere i comunisti». Per questo voleva incontrare il Papa; spiegargli la situazione, appellarsi a lui perché scongiuri questo disastro per Hong Kong e per tutta la Chiesa. La nomina di un vescovo filo-regime, oltretutto in una diocesi che non rientra nel territorio a cui si applica l’accordo con la Cina, sarebbe un tragico segnale a tutto il mondo e anche ai fedeli cattolici.

Ma intanto si è rassegnati a vedere rinnovato l’accordo “segreto” tra Cina e Santa Sede: «A meno che prevalga l’ala sinistra del Partito comunista cinese – dice il cardinale Zen – che resta contraria a qualsiasi tipo di accordo: “Perché un accordo? Siamo noi che comandiamo e basta”, così ragionano». Ma è solo una differenza di strategia: «Il governo ha voluto che l’accordo rimanesse segreto, così possono imporre qualsiasi cosa dicendo che anche il Papa è d’accordo». Alla fine il risultato non cambia, decide il regime cinese e la Santa Sede è in silenzio.

«Non posso neanche giudicare l’accordo – prosegue Zen – perché non so cosa c’è scritto. Anche questo è incredibile: sono un cardinale cinese e non posso sapere che cosa la Santa Sede ha deciso per la Chiesa cinese». Ma in realtà quando si parla di accordo sino-vaticano, il cardinale Zen è un fiume in piena: «L’accordo riguarda la nomina dei vescovi: ebbene in due anni non c’è stata alcuna nomina nuova. In compenso, con il pretesto dell’accordo sono stati riconosciuti dalla Santa Sede sette vescovi scomunicati». Per non parlare dell’intensificarsi della persecuzione contro i cattolici, di cui abbiamo dato più volte conto: «È tornato il tempo delle catacombe», dice rassegnato Zen.

Quello del vescovo emerito di Hong Kong è un appello accorato, che vuole scongiurare una tragedia per la Chiesa intera: «Il comunismo non è eterno – dice ancora Zen – e quando cadrà si troverà che la Chiesa ha collaborato con questo regime disumano, non avrà più alcuna autorità morale». Non si possono fare accordi con questo regime: «Pensare di fare accordi con Pechino è folle. È come con il diavolo, non puoi dialogarci, o di qua o di là».

Le parole chiare del cardinale Zen risuonano forte e si deve sperare facciano breccia nelle stanze segrete di Santa Marta malgrado la porta sbattuta in faccia dal Papa al vescovo emerito di Hong Kong.


LITURGIA DEL GIORNO: SANTA TERESA DI GESU' BAMBINO

La Liturgia di Giovedi 1 Ottobre 2020

Santa Teresa di Gesù Bambino





Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Il Signore la protesse e ne ebbe cura,
la tenne cara come la pupilla dei suoi occhi;
come un’aquila la prese e la portò sulle sue ali:
solo il Signore fu la sua guida. (cf. Dt 32,10-12)

Colletta
O Dio, nostro Padre,
che apri le porte del tuo regno agli umili e ai piccoli,
fa’ che seguiamo con serena fiducia
la via tracciata da santa Teresa di Gesù Bambino,
perché anche a noi si riveli la gloria del tuo volto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gb 19,21-27)
Io so che il mio redentore è vivo!


Dal libro di Giobbe

Giobbe disse:
«Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
Rit: Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».

Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Canto al Vangelo (Mc 1,15)
Alleluia, alleluia.
Il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete nel Vangelo.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,1-12)
La vostra pace scenderà su di lui.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli, il Signore ci chiama a quest'eucaristia per farci suoi discepoli e consegnarci la legge dell'amore, Invochiamolo quindi con fede, dicendo:
Manda anche noi, Signore.

Per la Chiesa, istruita nell'amore da Cristo, perché mite e operosa vivifichi la comunità degli uomini. Preghiamo:
Per le nostre città, perché con pazienza diventino i luoghi per un'armoniosa convivenza umana. Preghiamo:
Per le nostre case, perché l'adesione amorosa alla legge del Signore ne faccia segni di riconciliazione e di pace. Preghiamo:
Per quanti hanno il compito di predicare il vangelo, perché lo Spirito li rivesta di scienza e di perseveranza, e prepari i cuori all'ascolto. Preghiamo:
Per noi qui riuniti, perché ci sentiamo mandati ad annunciare la pace e il regno del Signore. Preghiamo:
Per i sacerdoti e i religiosi della nostra comunità.
Per i missionari laici della nostra diocesi.

Accogli, Signore, la preghiera dei tuoi figli, perché la tua parola arrivi ai confini del mondo e si estenda ovunque il regno del tuo amore. Te lo chiediamo con fiducia per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
O Dio, mirabile nei tuoi santi,
che hai gradito l’umile offerta
di santa Teresa di Gesù Bambino
al tuo amore misericordioso,
accetta il sacrificio che ti offriamo
e consacraci sempre al tuo servizio.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
“Se non vi convertirete
e non diventerete come i bambini,
non entrerete nel regno dei cieli”, dice il Signore. (Mt 18,3)


Preghiera dopo la comunione
La comunione al tuo sacramento, Signore,
ci infiammi di quel fuoco di carità che ispirò
la tua santa vergine Teresa di Gesù Bambino
a offrirsi a te per la salvezza di tutti gli uomini.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Una ragazza morta a ventiquattro anni diventa dopo neppure cinquant'anni modello di tutta la Chiesa. Pio XI era molto devoto di santa Teresa di Gesù Bambino e la nominò patrona delle Missioni, lei, la cui breve vita si svolse tutta fra Alenon e Lisieux e che dopo i suoi quindici anni non usci più dal convento.
Quanto spesso Gesù dimostra che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, né le sue vie le nostre vie I nostri pensieri vengono dall'orgoglio, quelli di Dio dall'umiltà; le nostre vie sono tutte uno sforzo per essere grandi, quelle di Dio si percorrono solo diventando piccoli. Come sulle strade per andare a Nord bisogna prendere la direzione opposta al Sud, così per camminare sulle vie di Dio dobbiamo prendere la direzione opposta a quella verso cui il nostro orgoglio ci spinge.
Teresa aveva grandi ambizioni, grandi aspirazioni: voleva essere contemplativa e attiva, apostolo, dottore, missionario e martire, e scrive che una sola forma di martirio le sembrava poco e le desiderava tutte... il Signore le fece capire che c'è una sola strada per piacergli: farsi umili e piccoli, amarlo con la semplicità, la fiducia e l'abbandono di un bimbo verso il padre da cui si sa amato. "Non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre". ~ bellissimo salmo 130 può essere applicato alla lettera alla vita di Teresa.
Così questa giovanissima donna ravvivò nella Chiesa il più puro spirito evangelico ricordando una verità essenziale: prima di dare a Dio è necessario ricevere. Noi abbiamo la tendenza a guardare sempre a quello che diamo; Teresa ha capito che Dio è amore sempre pronto a dare e che tutto riceviamo da lui. Chi vuol mettere la propria generosità prima della misericordia, prima dell'amore misericordioso di Dio, è un superbo; chi riceve quello che Dio gli dà con la semplicità di un bambino arriva alla santità: è contento di non saper far nulla e riceve tutto da Dio. È un atteggiamento spirituale che è anch'esso dono di Dio ed è tutt'altro che passività. Teresa fece di sé un'offerta eroica e visse nella malattia e nella prova di spirito con l'energia e la forza di un gigante: la forza di Dio si manifestava nella sua debolezza, che ella abbandonava fiduciosamente nelle mani divine. Riuscì così in modo meraviglioso a trasformare la croce in amore, una croce pesante, se ella stessa dirà alla fine della sua vita che non credeva fosse possibile soffrire tanto.
Impariamo questa grande lezione di fiducia, di piccolezza, di gioia e preghiamo Teresa che ci aiuti a camminare come lei nella povertà di spirito e nell'umiltà del cuore. Saremo come lei inondati da un fiume di pace.

mercoledì 30 settembre 2020

LITURGIA DEL GIORNO: SAN GIROLAMO


San Girolamo




Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Non si allontani dalla tua bocca il libro della legge;
meditalo giorno e notte
per osservare esattamente quanto vi è prescritto:
così porterai a buon fine le tue imprese. (Gs 1,8)

Colletta
O Dio, che hai dato al sacerdote san Girolamo
una conoscenza viva e penetrante della Sacra Scrittura,
fa’ che il tuo popolo
si nutra sempre più largamente della tua parola,
e trovi in essa una sorgente di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gb 9,1-12.14-16)
Come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?


Dal libro di Giobbe

Giobbe rispose ai suoi amici e prese a dire:
«In verità io so che è così:
e come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?
Se uno volesse disputare con lui,
non sarebbe in grado di rispondere una volta su mille.
Egli è saggio di mente, potente di forza:
chi si è opposto a lui ed è rimasto salvo?
Egli sposta le montagne ed esse non lo sanno,
nella sua ira egli le sconvolge.
Scuote la terra dal suo posto
e le sue colonne tremano.
Comanda al sole ed esso non sorge
e mette sotto sigillo le stelle.
Lui solo dispiega i cieli
e cammina sulle onde del mare.
Crea l’Orsa e l’Orione,
le Plèiadi e le costellazioni del cielo australe.
Fa cose tanto grandi che non si possono indagare,
meraviglie che non si possono contare.
Se mi passa vicino e non lo vedo,
se ne va e di lui non mi accorgo.
Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire?
Chi gli può dire: “Cosa fai?”.
Tanto meno potrei rispondergli io,
scegliendo le parole da dirgli;
io, anche se avessi ragione, non potrei rispondergli,
al mio giudice dovrei domandare pietà.
Se lo chiamassi e mi rispondesse,
non credo che darebbe ascolto alla mia voce».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 87)
Rit: Giunga fino a te la mia preghiera, Signore.

Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.
Compi forse prodigi per i morti?
O si alzano le ombre a darti lode?

Si narra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà nel regno della morte?
Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi,
la tua giustizia nella terra dell’oblio?

Ma io, Signore, a te grido aiuto
e al mattino viene incontro a te la mia preghiera.
Perché, Signore, mi respingi?
Perché mi nascondi il tuo volto?

Canto al Vangelo (Fil 3,8)
Alleluia, alleluia.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura,
per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
Alleluia.

VANGELO (Lc 9,57-62)
Ti seguirò dovunque tu vada.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli, anche oggi il Signore ci convoca alla mensa della parola e del pane. Rimaniamo in ascolto e disponiamoci alla sequela, invocando su di noi lo spirito del Risorto. Preghiamo insieme:
Donaci, o Padre, un cuore fedele.

Per il popolo dei battezzati, perché al dono della vocazione in Cristo risponda col suo umile si, prezioso agli occhi di Dio. Preghiamo:
Per ogni uomo in attesa della verità, perché gli giunga la buona notizia del vangelo attraverso il dialogo con i credenti. Preghiamo:
Per i discepoli della parola e della carità, perché le fatiche del ministero li rendano forti e lieti nell'impresa di partecipare agli uomini l'amore divino. Preghiamo:
Per chi non crede più, perché la testimonianza dei credenti crei un varco nel cerchio dell'indifferenza o del dubbio. Preghiamo:
Per noi che oggi abbiamo risposto alla chiamata di questa eucaristia, perché la sequela di Cristo ci affratelli e ci rinnovi. Preghiamo:
Perché nella nostra comunità sorgano vocazioni sacerdotali.
Perché ci confrontiamo seriamente con il vangelo odierno.

O Signore, ti abbiamo manifestato con umile fiducia i nostri desideri. Li affidiamo a te perché abbiano compimento, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, i nostri doni
e fa’ che, illuminati interiormente dalla tua parola,
sull’esempio di san Girolamo
ci accostiamo con fede viva al tuo altare
per offrirti il sacrificio di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Ho trovato le tue parole e le ho divorate;
la tua parola è gioia e letizia del mio cuore:
perché il tuo nome è stato invocato su di me, o Signore Dio. (Ger 15,16)


Preghiera dopo la comunione
Il sacrificio, che abbiamo celebrato
nella festa di san Girolamo,
risvegli, Signore, il nostro spirito,
perché nella meditazione della Sacra Scrittura
vediamo il cammino da seguire
e, seguendolo fedelmente, raggiungiamo la vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Ringraziamo Dio per il grande dono della Scrittura: è un dono del suo amore, un dono antico e sempre nuovo che dobbiamo sfruttare nella fede.
Nel Vangelo Gesù ci dice appunto che il nostro tesoro è contemporaneamente antico e nuovo. E ogni epoca è invitata a discendere in questa miniera inesauribile per trovare nuove ricchezze, e le trova davvero.
Il modo attuale di studiare la Scrittura non assomiglia a quello dei secoli passati: vi scopriamo aspetti nuovi, che ci aiutano ad apprezzarne meglio la varietà e la ricchezza. Così si rinnova continuamente il gusto e l'interesse per lo studio della Bibbia.
Sappiamo che la Scrittura si studia bene soltanto nella fede. "Le Sacre Scritture scrive Paolo a Timoteo possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù". Lo studio della Scrittura è fatto per mezzo della fede, che lo guida. Per aver fede bisogna prima capire un po' la Scrittura, perché se non si capisce niente dell'annuncio di salvezza non è possibile aderirvi, quindi per arrivare a credere è necessario fare un certo lavoro di intelligenza, un certo studio. Ma d'altra parte per approfondire la Scrittura è necessaria la fede: credere per, comprendere.
Se qualcuno ha il senso delle cose spirituali capisce profondamente la Bibbia anche se non ha cultura, perché la fede illumina gli occhi del suo cuore e questa illuminazione è più preziosa di tutti i mezzi della scienza, che possono far luce su aspetti secondari, ma non raggiungono il centro, che è il "proprio" della fede.
Non bisogna disprezzare lo studio faticoso degli scienziati, perché i loro sforzi sono necessari per far penetrare la fede in tutti i settori della vita e di ogni epoca. Ma Dio ha rivelato i tesori della Scrittura non soltanto agli intelligenti, ma anche a chi è meno dotato, mediante la fede, luce divina.
Siamo dunque riconoscenti al Signore per questo tesoro che tutti noi utilizziamo e aiutiamo ad approfondirlo insieme agli studiosi, perché la scienza aiuta a comprendere le Scritture, ma ancor più aiuta la santità.

martedì 29 settembre 2020

SOLENNITA' DEI TRE ARCANGELI: MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE


SANTI ARCANGELI MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE




Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Benedite il Signore, voi tutti suoi Angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti al suono della sua parola. (Sal 103,20)

Colletta
O Dio, che chiami gli Angeli e gli uomini
a cooperare al tuo disegno di salvezza,
concedi a noi pellegrini sulla terra
la protezione degli spiriti beati,
che in cielo stanno davanti a te per servirti
e contemplano la gloria del tuo volto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Dn 7,9-10.13-14)
Mille migliaia lo servivano.


Dal libro del profeta Daniele

Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Parola di Dio.


Oppure (Ap 12, 7-12°: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago)

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo.
E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana, e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
perché è stato precipitato
l’accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
Ma essi lo hanno vinto
grazie al sangue dell’Agnello
e alla parola della loro testimonianza,
e non hanno amato la loro vita,
fino alla morte.
Esultate, dunque, o cieli
e voi che abitate in essi».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 137)
Rit: Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

Canto al Vangelo (Sal 102,20.21)
Alleluia, alleluia.
Benedite il Signore, voi tutte sue schiere,
suoi ministri, che eseguite la sua volontà.
Alleluia.

VANGELO (Gv 1,47-51)
Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Uniti ai santi arcangeli e fatti voce di ogni creatura, domandiamo al Padre i sentimenti della gioia e della riconoscenza. Diciamo insieme:
Insegnaci a lodarti, Signore.

Per i tuoi angeli, che stanno davanti a te per servirti e adorarti. Preghiamo:
Per le gioie di cui colori la nostra vita. Preghiamo:
Per la buona notizia della nostra salvezza. Preghiamo:
Per le sofferenze che ci insegnano ad amare. Preghiamo:
Per gli animali, che sono perfetti come tu li hai creati. Preghiamo:
Per le piante, che condividono con noi il dono della vita. Preghiamo:
Per il segreto delle pietre, dell'acqua, del fuoco e di ogni cosa creata. Preghiamo:
Per il mare, le montagne e i deserti che ci raccontano la tua bellezza. Preghiamo:
Per chi ci protegge e ci difende dalle insidie del male. Preghiamo:

Signore Dio nostro, ti ringraziamo per gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele che hanno annunciato al mondo il tuo amore salvifico, e ti chiediamo un cuore puro, che con il Cristo tuo Figlio innalzi a te la lode per i secoli eterni. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, l’offerta della tua Chiesa;
fa’ che per le mani dei tuoi Angeli
sia portata davanti a te e diventi per tutti gli uomini
sorgente di perdono e di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.

Prefazio degli Angeli.


Antifona di comunione
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore,
a te voglio cantare davanti agli Angeli. (Sal 138,1)

Oppure:
“Vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio
salire e scendere sul Figlio dell’uomo”. (Gv 1,51)


Preghiera dopo la comunione
Fortifica, o Dio, il nostro spirito
con la potenza misteriosa del pane eucaristico
e con l’aiuto dei tuoi Angeli
fa’ che avanziamo con rinnovato vigore
nella via della salvezza.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Gli Angeli sono esseri misteriosi, e in forma misteriosa ne parla il profeta Daniele nella celebre profezia sul Figlio dell'uomo che la liturgia ci fa leggere oggi:
"Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui; mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano". Daniele non nomina gli Angeli: parla di fuoco, di migliaia, di miriadi di miriadi... Sono veramente esseri misteriosi. Noi li rappresentiamo come uomini dal viso soave e dolce, nella Scrittura invece appaiono come esseri terribili, che incutono timore, perché sono la manifestazione della potenza e della santità di Dio, che ci aiutano ad adorare degnamente: "A te voglio cantare davanti ai tuoi angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo". Come preghiamo nel prefazio di oggi: "Signore, Padre santo, negli spiriti beati tu ci riveli quanto sei grande e amabile al di sopra di ogni creatura". Nella visione di Daniele non sono gli Angeli gli esseri più importanti: vediamo più avanti "uno, simile ad un figlio d'uomo" ed è lui, non gli Angeli, ad essere introdotto fino al trono di Dio, è a lui che egli "diede potere, gloria e regno", è a lui che "tutti i popoli serviranno". La stessa cosa vediamo nel Vangelo: gli Angeli sono al servizio del Figlio dell'uomo. "Vedrete i cieli aperti e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" dirà Gesù, facendo allusione sia a questa visione di Daniele sia alla visione di Giacobbe, che nel sonno vede gli Angeli salire e scendere sul luogo dove è coricato e che dà il senso della presenza di Dio in tutti i luoghi della terra.
Gli Angeli di Dio sono dunque al servizio del Figlio dell'uomo, cioè di Gesù di Nazaret; la nostra adorazione non è rivolta agli Angeli, ma a Dio e al Figlio di Dio. Gli Angeli sono servitori di Dio che egli, nella sua immensa bontà, mette al nostro servizio e che ci aiutano ad avere un senso più profondo della sua santità e maestà e contemporaneamente un senso di grande fiducia, perché questi esseri terribili sono al nostro servizio, sono nostri amici.
Domandiamo al Signore che ci faccia comprendere davvero la sua santità e maestà infinite, perché ci prostriamo con sempre maggiore reverenza alla sua presenza, davanti ai suoi Angeli.