venerdì 21 agosto 2020

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Venerdi 21 Agosto 2020
San Pio X

San Pio X

Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Il Signore lo ha scelto come sommo sacerdote,
gli ha aperto i suoi tesori,
lo ha colmato di ogni benedizione.

Colletta
O Dio, che per difendere la fede cattolica
e unificare ogni cosa nel Cristo
hai animato del tuo Spirito di sapienza e di fortezza
il papa san Pio X, fa’ che, alla luce dei suoi insegnamenti
e del suo esempio,
giungiamo al premio della vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 37,1-14)
Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.


Dal libro del profeta Ezechièle

In quei giorni, la mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore”». Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l’uno all’altro, ciascuno al suo corrispondente. Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c’era spirito in loro.
Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell’uomo, e annuncia allo spirito: “Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano”». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi vanno dicendo: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti”. Perciò profetizza e annuncia loro: “Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò”». Oracolo del Signore Dio.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 106)
Rit: Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato,
che ha riscattato dalla mano dell’oppressore
e ha radunato da terre diverse,
dall’oriente e dall’occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.

Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute,
senza trovare una città in cui abitare.
Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.

Nell’angustia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angosce.
Li guidò per una strada sicura,
perché andassero verso una città in cui abitare.

Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini,
perché ha saziato un animo assetato,
un animo affamato ha ricolmato di bene.

Canto al Vangelo (Sal 24,4)
Alleluia, alleluia.
Insegnami, Signore, i tuoi sentieri,
guidami nella tua fedeltà e istruiscimi.
Alleluia.

VANGELO (Mt 22,34-40)
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli, dall'esperienza della nostra insufficiente capacità di amare, innalziamo la nostra preghiera a Dio Padre, fonte di ogni amore, dicendo:
O Signore, donaci un cuore capace di amare.

Per la santa Chiesa, perché presenti a tutti gli uomini l'amore filiale verso Dio, con la carità operosa verso il prossimo. Preghiamo.
Per i responsabili della società, perché non si limitino a garantire la giustizia, ma promuovono anche opere di carità suscitate dall'amore fraterno. Preghiamo:
Per chi si sente solo e non è mai stato amato, perché scopra l'amore del Padre celeste e trovi nei fratelli amicizia e comprensione. Preghiamo:

Per coloro che sono impegnati nel volontariato, perché la fede in Dio li sostenga anche quando manca la riconoscenza umana. Preghiamo:

Preghiera sulle offerte
Accetta con bontà, Signore,
le offerte che ti presentiamo
e fa’ che, sull’esempio di san Pio X,
con devozione sincera e con viva fede
partecipiamo a questi santi misteri.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
“Signore, tu sai tutto: tu sai che io ti amo” (Gv 21,17)


Preghiera dopo la comunione
Signore nostro Dio,
la mensa eucaristica alla quale ci siamo accostati
nel ricordo del papa san Pio X,
ci renda forti nella fede e concordi nella carità.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Giuseppe Sarto (Treviso 1835 – Roma 20 agosto 1914), vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X. E’ il pontefice che nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) affermò che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile della vita cristiana. Difese l’integrità della dottrina della fede, promosse la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avviò la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupò positivamente della questione romana e dell’Azione Cattolica, curò la formazione dei sacerdoti, fece elaborare un nuovo catechismo, favorì il movimento biblico, promosse la riforma liturgica e il canto sacro.
Pio XII lo beatificò nel 1951 e lo canonizzò nel 1954. Il suo corpo è venerato nella basilica Vaticana.

giovedì 20 agosto 2020

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Giovedi 20 Agosto 2020
San Bernardo

Vangelo Mt 22, ppt video online scaricare

San Bernardo di Chiaravalle


Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Il giusto si allieterà nel Signore,
riporrà in lui la sua speranza;
tutti i retti di cuore ne gioiranno. (Sal 64,11)

Colletta
O Dio, che hai suscitato nella tua Chiesa
san Bernardo abate,
come lampada che arde e risplende,
fa’ che per sua intercessione
camminiamo sempre con lo stesso fervore di spirito,
come figli della luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 36,23-28)
Vi darò un cuore nuovo. Porrò il mio spirito dentro di voi.


Dal libro del profeta Ezechièle

Così dice il Signore Dio: «Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)
Rit: Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Canto al Vangelo (Sal 94,8)
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.

VANGELO (Mt 22,1-14)
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli, consapevoli che quando accettiamo un invito a festa, rafforziamo il nostro legame di amicizia con chi ci invita, preghiamo il Signore perché siamo generosi nel rispondere alla sua chiamata:
Accogli al tuo banchetto, o Signore.

Per la santa Chiesa, perché offra a tutti gli uomini la possibilità di conoscere e amare il Signore. Preghiamo:
Per i cristiani assenti e non praticanti, perché riscoprano la gioia e la bellezza dell'impegno cristiano. Preghiamo:
Per i giovani, perché non abbiano paura di accettare l'invito al banchetto del Signore, anche se questo comporta ideali grandi e ardui. Preghiamo:
Per le nostre comunità parrocchiali, perché riscoprano il valore della domenica come giorno del Signore. Preghiamo:
Per noi qui presenti, perché nella nostra partecipazione al banchetto eucaristico, non ci manchi l'abito nuziale di una adeguata disposizione. Preghiamo:
Perché gli interessi della vita non impediscano la pratica della fede.
Perché tutti gli uomini si salvino.

Accogli, o Padre, la preghiera che ti rivolgiamo prima di partecipare con fede alla mensa eucaristica. Fà che il contatto con tuo Figlio Gesù generi in noi la vita nuova. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Ti offriamo, Signore, questo sacrificio,
fonte di unità e di pace,
nel ricordo del santo abate Bernardo,
che con la parola e con l’azione
operò instancabile per la concordia nella Chiesa.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal 34,9)


Preghiera dopo la comunione
Il pane di vita eterna che abbiamo ricevuto
nella festa di san Bernardo,
ci rinnovi, Signore, nel corpo e nello spirito,
perché, illuminati dalle sue parole e dal suo esempio,
anche noi siamo afferrati
dall’amore del tuo Verbo fatto uomo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Bernardo (Digione, Francia, 1090 – Chiaravalle-Clairvaux 20 agosto 1153), dopo Roberto, Alberico e Stefano, fu padre dell’Ordine Cistercense. L’obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare la quiete monastica per dedicarsi alle più gravi questioni politico-religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni di santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia monastica tendente, più che alla scienza, all’esperienza del mistero. Ispirò un devoto affetto all’umanità di Cristo e alla Vergine Madre.

LE CONDIZIONI DELLA DEMOCRAZIA E IL CASO ITALIANO

Il senso dell'Italia per la democrazia: lo stato incompiuto e il ...

PRIMA DI VOTARE "SI" AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI DOVRESTE CHIARIRVI BENE IL CONCETTO DI "DEMOCRAZIA" E CHIEDERVI SE IN ITALIA ANCORA SI POSSA PARLARE DI "POTERE DEL POPOLO".....   




Forse in termini quantitativi ha ragione Edgar Morin, secondo cui “la democrazia è nata in modo marginale nella storia, al fianco di imperi dispotici, teocrazie, aristocrazie, sistemi di caste. Resta marginale, nonostante l’universalizzazione dell’aspirazione democratica”[1]. Ma in termini qualitativi no, come egli stesso riconosce, la democrazia resta “il sistema politico più civilizzato”[2]. In termini qualitativi ovunque la democrazia si è affermata, è stata egemonica. 


La democrazia ha sempre risolto al suo interno i problemi, non deve ricorrere a nessuno. Risolve i problemi al suo interno, da sola con i propri meccanismi. Non esiste un regime post-democratico. Oltre la democrazia non può esserci un’altra democrazia. Ci sarà una diversa forma di governo, che potrà essere in mille modi ma non potrà essere democratica. La democrazia è autopoietica o non è. 


Non è un caso allora che, in tutti i regimi democratici la crisi economica è stata salvata da decisione politiche; che, di fronte alla esigenza di rinnovare la democrazia, i partiti politici occidentali abbiano pensato di ricorrere alla democrazia; non è un caso che tutti, per cambiare un governo hanno deciso di rivolgersi al corpo elettorale. 


Tutti, tranne l’Italia. Solo l’Italia ha pensato di risolvere i problemi della sua democrazia sospendendo la democrazia. Solo in Italia, un parlamento di nominati nomina da sempre al Governo un suo rappresentante, talvolta ha appositamente nominato un senatore per far in modo che fosse nominato presidente del Consiglio. Solo in Italia, una crisi prevalentemente politica, anni fa è stata gestita da un tecnico dell’economia. Solo in Italia, i partiti popolari lasciano il potere alla tecnostruttura scientifico-burocratica che in gran parte ha prodotto e contrastato, nell’ambiguità radicale dell’era moderna, la crisi economica che imperversa, irrefrenabile. 


Eppure, uno degli elementi della degenerazione delle democrazie moderne, denunciato più volte da John Kennett Galbraith, e rimarcato ancora nel 1996 da Edgar Morin è proprio il potere degli econocrati, “capacissimi di adattare le persone al progresso tecnico, ma incapaci di adattare il progresso tecnico alle persone”[3]


Nati dentro meccanismi consolidati e conservativi delle economie moderne produttive e finanziare, privi della spinta dell’azione politica, “non possono immaginare nuove soluzioni di riorganizzazione del lavoro e di ripartizione della ricchezza”[4]. Tutto questo produce una regressione della democrazia, l’instaurarsi di “una società duale”[5], nella quale “i grandi problemi della civiltà restano concepiti come problemi privati invece di manifestarsi alla coscienza politica e al dibattito pubblico”[6]; “una società duale”[7] che determina “l’accentuazione della competizione economica fra le nazioni, soprattutto in una congiuntura di depressione economica, favorisca la riduzione della politica all’economia, e l’economia diventa il problema politico permanente”[8]; una regressione democratica che genera una società duale e, contemporaneamente una società duale che genera regressione democratica, in modo che, “qualora persistesse il deficit democratico, diverrà società normale”[9]. Morin ha dipinto, sedici anni prima, la situazione italiana di oggi. Un quadro ben descritto anche da Pasolini e dalla sua denuncia sui processi di omologazione della società capitalista che più di tutti ha svuotato le strutture di significato del sistema sociale e relazionale. Uno scenario di verità, molto più modestamente, indicato anche da me come condizione moderna dell’epipower, il potere epistemologico della società della comunicazione[10]


Il problema centrale resta comunque quello della regressione democratica che non permette la soluzione dei problemi che richiederebbe una progressione democratica, appunto perché “la democrazia dipende dalle condizioni che dipendono dal suo esercizio”[11]; ovvero “la democrazia dipende dalla civiltà che a sua volta dipende dalla democrazia”[12]


Che cosa ci insegna questa opera d’arte, questo profilo puntuale e previsionale sul destini politici dell’Occidente che, come ogni opera d’arte, racchiude e rappresenta tante elaborazioni di tanti? 


Ci insegna che la democrazia attuale è la soluzione finale di tutti i sistemi politici che l’hanno preceduta. Nella filosofia politica classica le forme di governo possibili sono 3 (se si considera la natura dei governi: monocratico, aristocratico, democratico). Sono 6 se si considerano anche le tre deviazioni possibili (tirannico, oligarchico, populista). Nella filosofia politica successiva alla teoria dell’azione di Hannah Arendt, sono due: il totalitarimo e la democrazia. 


Non esiste la postdemocrazia. La democrazia può essere soltanto regressiva o progressiva. 


Il termine, ideato nel 2003 da Colin Crouch[13], è fuorviante perché diffonde l’idea di un regime altro, esterno ed estraneo al nostro; quando invece la crisi è dentro di noi, in qualche modo siamo noi la crisi, siamo noi che svuotiamo di significato le procedure e le istituzioni della democrazia liberale: “ [...]anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato, condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall'integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici”[14]. E invece la sindrome di Crouch che attanaglia le democrazie moderne è tutta dentro la democrazia e non produce un sistema nuovo ed altro, non crea uno stato postdemocratico. Se i regimi rappresentativi affrontano una profonda parabola discendente o regressiva, non vuol dire che noi stiamo entrando in un nuovo regime. 


E non è solo una questione di denominazione. 


È una questione concettuale. La crisi finanziaria contemporanea non permette la raffigurazione marxista di Crouch in cui la sovrastruttura politica è condizionata e condotta dall’azienda globale “istituzione chiave del mondo postdemocratico”[15]


Cambiano i contenuti, ma la logica è sempre la stessa. 


L’azienda non è più pesante ma leggera, il processo non è più internazionale ma globale, l’organizzazione non è più tayloristica ma decostruita[16], non è più rigida ma flessibile, non più invasiva ma “fantasma”[17]


La logica, però, è sempre la stessa, è sempre il sistema economico a conformare il sistema politico. Il modello istituzionale prevalente non è politico, come per la democrazia liberale di Crouch, ma aziendale, anche per il settore pubblico, come per la democrazia liberale di Marx. Quelle che erano classi dominanti tornano ad essere lobby al potere, sempre più sottoposte al rapporto mortale e asfissiante del potere economico sugli organi pubblici[18]. La tecnostruttura al potere, funzionale agli interessi assordanti degli apparati economici finanziari, diffonde la sua verità con una retorica globale e ossessionante, con l’obiettivo di ristrutturare gli enti pubblici e renderli più attraenti ai finanziatori privati. 


Non è che questa visione sia totalmente sbagliata. È soltanto parziale. Vede solo alcuni effetti della quarta cosmogonia, dell’avvento dell’epipower, il potere epistemologico della verità sulla realtà. 


La nuova condizione politica non ha bisogno di cambiare regime. Non ha bisogno di passare da uno stato di democrazia ad uno stato di post-democrazia. Può semplicemente modificare la morfologia del sistema in cui vive sia esso democratico, totalitario, tirannico, oligarchico o, con terminologia indefinita, postdemocratico. In qualsiasi sistema politico ciò che si afferma e che cambia, ciò che cambia e fa cambiare le cose è la connotazione del potere, nelle sue prevalenti espressioni economiche, politiche e/o sociali. In ogni sistema la connotazione del potere si definisce in base a 3 addensatori di energia: il meccanismo fiscale (potere economico), il meccanismo elettorale (potere politico), il meccanismo della comunicazione (potere sociale). La democrazia è progressiva o regressiva in funzione della struttura di questi 3 addensatori di energia: se sono semplici, comprensibili ed controllabili, allora possono essere riformati, e la democrazia diventa progressiva; viceversa, quando sono incomprensibili, complicati e incontrollabili, si determinano dei vuoti politici, degli autentici buchi neri che assorbono l’intera energia sociale e determinano una regressione involontaria della democrazia. 


In Italia abbiamo sempre avuto un tutti e tre gli addensatori di energia sempre incontrollabili, incomprensibili e complicati. In che cosa potevamo sperare? Si sono prodotti dei buchi neri in cui sono crollati tutti i tentativi di riforma. Se non riusciremo a rendere semplici, controllabili e comprensibili il meccanismo fiscale, quello elettorale e quello comunicativo, dalla crisi non usciremo. Ma guarda caso gli intenti riformatori del ceto politico nostrano non sono mai stati indirizzati verso questi tre connotati, in grado di rafforzare il consenso e la partecipazione di tutti i cittadini che devono essere sempre messi nella condizione di comprendere e controllare il meccanismo della tassazione, quello della elezione e quello della comunicazione. Ogni riforma tentata ha complicato, reso sempre meno comprensibile e certamente incontrollabile i meccanismi di reclutamento delle risorse, delle persone e delle idee. Come funzionano davvero nessuno lo sa, tranne un piccolo apparato di tecnici a cui dobbiamo credere per fede. Tutta la regressione democratica che in Italia (e fors’anche in Europa) stiamo vivendo, che ha per emblema un governo nominato da nominati, è tutta in questi buchi neri che assorbono la nostra energia, sorti a causa della complicazione (che produce burocrazia), della incomprensione (che produce delegittimazione) e della incontrollabilità (che produce corruzione) dei nostri tre addensatori di energia. Tutta la progressione democratica che l’America sta vivendo, nonostante la dirompenza della crisi, è tutta il prodotto del semplice, controllabile e comprensibile funzionamento del meccanismo fiscale, di quello elettorale e di quello della comunicazione. Il resto sono orpelli, faticose rincorse, decisioni inutili, stress quotidiano e privilegio individuale; comprese le insignificanti categorie postdemocratiche della filosofia politica. 


Ma il parlamento italiano, da anni, va in ferie senza aver fatto né proposto una riforma del meccanismo fiscale, o di quello politico o della comunicazione. Svendiamo i gioielli di famiglia e tiriamo a campare carichi di retorica pubblica sui mercati finanziari e sullo spread. Il fatto è che i tecnici mettono le mani sulle riforme che aiutano la retorica pubblica per aumentare la loro (e forse anche la nostra) credibilità internazionale. Sarà pure una operazione encomiabile, ma senza riforme vere resta soltanto una attività estetica per rendere più elegante la nostra dizione pubblica. 


[1] Morin Edgar, LA MIA SINISTRA, Erikson, Trento 2011 




[2] Morin E., cit., 2011 




[3] Morin E., cit., 2011 




[4] Morin E., cit., 2011 




[5] Morin E., cit., 2011 




[6] Morin E., cit., 2011 




[7] Morin E., cit., 2011 




[8] Morin E., cit., 2011 




[9] Morin E., cit., 2011 




[10] Ceci Alessandro, COSMOGONIE DEL POTERE, Ibiskos, Empoli 2012 




[11] Morin E., cit., 2011 




[12] Morin E., cit., 2011 




[13] Crouch Colin, Postdemocrazia, Laterza, Bari 2003, 




[14] Crouch C., cit., 2003 




[15] Crouch C., cit., 2003 




[16] La “capacità di decostruzione è la forma più estrema assunta dal predominio dell'azienda nella società contemporanea” , Crouch C., cit., 2003. 



[17] Crouch C., cit., 2003 



[18] “Oggi [...] a causa della crescente dipendenza dei governi dalle competenze e dai pareri di dirigenti delle multinazionali e grandi imprenditori e della dipendenza dei partiti dai loro finanziamenti, andiamo verso la formazione di una nuova classe dominante, politica ed economica, i cui componenti hanno non solo potere e ricchezza in aumento per loro conto via via che le società diventano sempre più diseguali, ma hanno anche acquisito il ruolo politico privilegiato che ha sempre contraddistinto l'autentica classe dominante. Questo è il fattore centrale di crisi della democrazia all'alba del XXI secolo”, Crouch C., cit., 2003.

mercoledì 19 agosto 2020

POCHI IMPIANTI E SPESE ELEVATE: QUANTO CI COSTANO I RIFIUTI SANITARI



Dai farmaci scaduti ai drenaggi, dai contenitori sterili ai materiali taglienti monouso come aghi, siringhe e bisturi, dai gessi alle piccole parti anatomiche. È lungo l’elenco delle tipologie di rifiuto che ricadono sotto il grande ombrello della categoria 18, quella degli scarti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate. E sebbene l’intera categoria rappresenti poco più del 2% dei rifiuti speciali complessivamente generati dalle attività produttive dello Stivale, la sua gestione ha ricadute importanti sull’intera collettività. Sul piano economico, visto che la spesa per il trattamento ricade in buona parte sui costi del sistema sanitario nazionale, ma anche su quello ambientale. Due fronti delicatissimi, sui quali però non mancano ritardi e criticità.

Stando all’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sono 178.643 le tonnellate prodotte nel 2016 in Italia. Del totale dei rifiuti prodotti, circa il 90% (pari nel 2016 a 159.721 tonnellate) è classificato come pericoloso e dev’essere quindi gestito in sicurezza, senza arrecare danno alla salute umana o agli ecosistemi.

La gestione è tuttora disciplinata dal DPR 254 del 15 luglio 2003, che ripartisce i rifiuti sanitari in non pericolosi e pericolosi, distinguendo poi questi ultimi a seconda della presenza o meno di rischio infettivo. È stato calcolato che pur costituendo in realtà tra il 15 e il 25% di tutti gli scarti prodotti da un’azienda ospedaliera, quelli a rischio infettivo rappresentino l’80% circa del costo complessivo di gestione. Questo soprattutto perché i rifiuti contaminati non possono essere smaltiti ovunque, ma possono solo essere inceneriti in pochi impianti ad hoc sul territorio nazionale.

Lo stesso DPR però prevede che gli scarti a rischio infettivo possano essere sottoposti a “sterilizzazione”, ovvero un trattamento che, tramite triturazione ed essiccamento, consenta un abbattimento della carica microbica dei rifiuti oltre alla riduzione di peso e volume. Il che significa ridurre le quantità da movimentare e, soprattutto, disporre di più siti per lo smaltimento visto che i residui della sterilizzazione possono essere conferiti sia in impianti di incenerimento e discariche per rifiuti urbani, sia in impianti per la produzione di combustibile CSS.

Insomma, un notevole vantaggio logistico per le aziende ospedaliere, che potrebbero giovare anche dei risparmi determinati dalla riduzione dei costi di trasporto. “Mentre classicamente i rifiuti sanitari pericolosi vengono raccolti come tali ogni giorno o al massimo ogni 5 giorni e avviati prevalentemente a incenerimento, con la sterilizzazione on-site è possibile stoccare il materiale inertizzato fino a 3 mesi, riducendo trasporti, costi e impatti ambientali e migliorando pesature e conteggi”, spiega l’On. Alberto Zolezzi, membro della commissione ambiente della Camera e primo firmatario di una proposta di legge, presentata nell’ottobre 2017, per favorire una gestione più sostenibile dei rifiuti ospedalieri promuovendo, tra l’altro, proprio l’installazione di impianti di sterilizzazione all’interno delle singole strutture sanitarie.

“In Puglia – spiega Zolezzi – è stato calcolato che l’introduzione della sterilizzazione on-site dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo permette una sensibile riduzione dei costi di smaltimento dagli attuali 5 milioni 700mila euro all’anno a circa 1 milione 360mila, con un risparmio medio di circa il 75%. La prospettiva nazionale – aggiunge – potrebbe portare a un risparmio di circa 200 milioni di euro”. Il che significherebbe tagliare di quasi due terzi la spesa complessiva sostenuta ogni anno per gestire tutti i rifiuti prodotti, calcolata in circa 300 milioni. Un risparmio niente male, soprattutto per le già dissanguate casse della sanità pubblica.

Senza dimenticare che sotto l’ombrello dei rifiuti sanitari finiscono ogni giorno anche imballaggi, contenitori, scarti alimentari, rifiuti metallici e numerose altre tipologie di scarti né pericolosi né infettivi, che se raccolti in maniera separata possono essere avviate a riciclo. Con un vantaggio che è ambientale ma anche e soprattutto economico, dal momento che differenziarli significa evitare che possano finire tra i rifiuti pericolosi, il cui costo di smaltimento è decisamente più elevato: in media anche più di 1,30 euro al kg, rispetto agli 0,30 per i rifiuti urbani.

Ad ogni modo, in assenza di un impianto di sterilizzazione “di prossimità”, i rifiuti sanitari vanno raccolti presso l’azienda ospedaliera che li ha prodotti e conferiti altrove, presso centri di trattamento o di smaltimento. Gli impianti però sono pochi (vale sia per quelli di sterilizzazione che per quelli di incenerimento autorizzati a smaltire rifiuti sanitari), cosa che costringe gli scarti ospedalieri a compiere viaggi lunghi anche centinaia di chilometri, costosi e inquinanti. Stando ad un dossier realizzato sulla base dei dati raccolti presso le Camere di Commercio proprio dall’On. Zolezzi, la Campania produrrebbe ad esempio oltre 12mila tonnellate di rifiuti sanitari, esportandone quasi 9mila. Nelle Regioni dotate di impianti invece il flusso si inverte. L’Emilia Romagna, ad esempio, importerebbe più del doppio degli scarti sanitari prodotti sul suo territorio, 33mila tonnellate contro poco più di 15mila, mentre la Calabria, che ne genera 3.400 tonnellate, ne importa invece oltre 11mila. E i costi del trasporto gravano sul Servizio sanitario nazionale, quindi sulle tasche dei contribuenti.

E non è finita qui, perché i problemi non si limitano al “dove” trasportare gli scarti infettivi, ma si estendono anche al “come” e, nello specifico, investono il tipo di imballaggio da utilizzare. Tema sul quale negli ultimi anni si è scatenato un acceso dibattito. Fino ai primi anni 2000, infatti, per trasportare i rifiuti sanitari pericolosi dalle aziende ospedaliere verso gli impianti di smaltimento, le ditte appaltatrici del servizio di raccolta utilizzavano quasi esclusivamente contenitori monouso in cartone o polipropilene alveolare, che una volta giunti a destinazione venivano inceneriti insieme con il loro contenuto. Uno scenario rimasto invariato fino al 2003, quando l’entrata in vigore del DPR ha introdotto per la prima volta la possibilità di utilizzare un imballaggio rigido in polipropilene o polietilene “eventualmente riutilizzabile previa idonea disinfezione ad ogni ciclo d’uso”.

Una “eventualità” che con il passare degli anni ha però finito per somigliare sempre di più ad una autentica prassi. “Ad oggi – scrive la principale azienda di settore in una nota – possiamo orgogliosamente affermare che i nostri contenitori sono utilizzati con piena soddisfazione in gran parte delle strutture ospedaliere italiane. In particolare in tutte le strutture sanitarie pubbliche delle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo ed in gran parte di quelle di altre 13 regioni italiane. Ogni anno produciamo oltre 2 milioni di contenitori e ne trattiamo oltre 10 milioni”.

Ma non manca chi nutre forti dubbi su quanto questa soluzione sia realmente sostenibile. “In Italia negli ultimi 10/15 anni – spiega un operatore di settore, che preferisce restare anonimo – numerose stazioni appaltanti hanno imposto vincoli o parametri molto premianti a favore dei contenitori rigidi riutilizzabili, basandosi però su una serie di forzature. Su tutte la convinzione che il contenitore multiuso sia più sostenibile perchè recuperandolo si smaltiscono meno rifiuti. In realtà – chiarisce l’operatore – si tende ad ignorare il problema delle distanze che devono percorrere gli automezzi per raggiungere gli impianti dotati di sistemi di lavaggio e disinfezione e non si tiene conto dell’impatto ambientale dovuto alla sanificazione dei contenitori in tema di consumo di acqua, costi di depurazione delle acque usate, costi per la produzione ed il recupero della plastica”.

Un successo, quello dei contenitori riutilizzabili, che i produttori di contenitori rigidi riutilizzabili fanno risalire alla maggiore resistenza dei loro imballaggi a urti e agenti atmosferici, ma anche alla loro sostenibilità: riutilizzare significa produrre meno rifiuti, e anche quando alla fine l’imballaggio deteriorato diventa un rifiuto, può entrare nel circuito del riciclo. “La vita massima di ciascun contenitore è fissata in 12 cicli d’uso – prosegue l’azienda – ma raramente un contenitore è così longevo. I contenitori danneggiati sono scartati, avviati ai mulini di triturazione; la plastica recuperata è utilizzata per la produzione di un contenitore nuovo, secondo la filosofia del cradle to cradle per la quale un prodotto non esaurisce la propria vita utile nel momento in cui viene tolto dal ciclo di produzione, ma la materia viene recuperata per la stampa di un nuovo prodotto”.

Insomma, se ricorrere ai contenitori riutilizzabili è un modo per produrre meno rifiuti, non è detto però che sia anche un modo per contenere l’impatto ambientale della gestione degli scarti infettivi. Anche perché al momento su tutto il territorio nazionale gli impianti di trattamento attrezzati con sistemi di lavaggio e disinfezione dei contenitori multiuso sono solo 19 e solo in 11 Regioni (Piemonte e Lazio, ad esempio, ne sono totalmente sprovviste). Ciò significa che se l’azienda sanitaria decide di puntare sui contenitori multiuso, la ditta gestrice del servizio di raccolta e trasporto sarà costretta a portare i suoi rifiuti esclusivamente ad un impianto di trattamento dotato di sistema di sanificazione degli imballaggi, indipendentemente dai chilometri che dovrà coprire per effettuare il conferimento. E dal costo economico e ambientale del viaggio, che in alcuni casi rischia di essere tutt’altro che sostenibile.

Dpi, l’allarme di Assosistema: «Senza programmazione scorte a rischio»


LA PROTEZIONE CIVILE PREFERISCE PRODOTTI MONOUSO MA L'AMBIENTE NON SAREBBE D'ACCORDO....


Il presidente di Assosistema Marco Marchetti: «Dal governo non c’è nessuna indicazione sulle scorte o sulla necessità di mantenere qui o in Europa una certa quantità di Dispositivi di protezione». Poi chiede ai ministri della Salute e dell’Ambiente di spingere sui Dpi riutilizzabili



«In questi mesi le aziende di Assosistema hanno messo a disposizione 27 milioni di Dpi, la domanda è decuplicata. Purtroppo ad oggi non vediamo una programmazione seria e lungimirante da parte della Pubblica amministrazione in questo settore». Marco Marchetti, presidente di Assosistema (la sezione di Confindustria che raggruppa le imprese di produzione, distribuzione e manutenzione dei Dispositivi di protezione individuale) ha il pregio di parlare chiaro. Alla domanda “siamo pronti sotto il profilo dei Dpi per una nuova eventuale ondata pandemica?”, tira un lungo sospiro.

SCORTE DPI, ASSOSISTEMA: «DAL GOVERNO NESSUNA INDICAZIONE»

«Speriamo che qualcuno si stia adoperando allo scopo, però al momento non abbiamo segnali molto positivi – spiega Marchetti a Sanità Informazione -. Prendiamo spunto da quello che abbiamo fatto, sicuramente avremo una situazione italiana migliore dal punto di vista delle scorte. Le nostre aziende stanno producendo molto anche per altri mercati in questa fase: ad esempio una nostra associata multinazionale ha deciso di investire anche in Italia spostando quattro linee produttive nel nostro Paese, sfruttando gli incentivi. Solo che ora si trovano ad avere assunto 350 persone per una produzione mensile di tre milioni di Ffp2 – Ffp3, ma al momento dal governo non c’è nessuna indicazione sulle scorte o comunque sulla necessità di mantenere qui o in Europa una certa quantità di mascherine».

«Il rischio è che, se non si interviene con la programmazione, queste produzioni saranno destinate a rispostarsi in un altro Paese e, nella malaugurata eventualità di altre emergenze epidemiche, avere una situazione complicata. È fondamentale il piano anti-pandemia. Ed è chiaro che noi siamo uno Stato dell’Unione europea, quindi mi piacerebbe che ci fosse un piano europeo per alcuni prodotti strategici, poi dei piani nazionali e dei piani regionali».

PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI DPI IN ITALIA

Il settore vive, come ovvio, una stagione importante. Sono più di 30 le imprese associate ad Assosistema produttrici e distributrici di Dpi in Italia (in particolare camici, mascherine Ffp2 e Ffp3, ma non le mascherine chirurgiche). Si tratta di un settore che ormai in molti ritengono ‘strategico’ perché, come purtroppo accaduto nel picco della pandemia a febbraio e marzo, la carenza di Dpi è un fattore che può compromettere una risposta efficace a una qualsiasi pandemia.

«In Italia le imprese che producono e distribuiscono ci sono, ma a febbraio è mancata una puntuale pianificazione nella strategia di approvvigionamento – spiega ancora il presidente di Assosistema -. Non c’era assolutamente nulla di tutto questo. Dobbiamo capire cosa si intende per carenza: se essa è dovuta a una difficoltà di reperibilità o se invece dipende dalla programmazione, compresi i piani anti-pandemia».

«Siamo la seconda manifattura in Europa, ma siamo il quarto Paese in termini di produzione dei Dpi, il che significa che la cultura della sicurezza non è ancora così diffusa e la pandemia non ha fatto altro che enfatizzare la situazione. In ogni caso teniamo conto che in Italia ci sono le aziende che producono e distribuiscono, ma non sono tantissime, perché nel tempo per via del costo del lavoro, del prezzo degli appalti e dell’esigenza di avere prezzi sempre più bassi molti produttori italiani si sono trovati in difficoltà. Adesso la speranza è che vengano stabiliti quali siano i prodotti strategici. Questi Dpi sono strategici e vanno fatti dei piani di intervento seri».

DPI E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Il tema della programmazione non è l’unico su cui si sta battendo Assosistema. Sul tavolo c’è anche la sostenibilità ambientale: tutti abbiamo visto quanto i Dpi monouso possano essere difficili da smaltire.

«Siamo passati dal Green New Deal dell’autunno alla pandemia di Covid che ha ribaltato tutta una serie di avanzamenti sull’utilizzo massiccio di prodotti monouso che vengono prodotti nei Paesi del sud-est asiatico. Li usiamo una sola volta e poi li immettiamo nelle discariche o negli inceneritori, con tutti i problemi di classificazione di quel tipo di rifiuto» sottolinea Marchetti.

Per questo Assosistema ritiene che, a parità di prestazione, anche nei Dpi bisognerebbe preferire sempre il prodotto riutilizzabile: «Porta dei vantaggi dal punto di vista ambientale e sociale. Rendere riutilizzabile un prodotto vuol dire avere manodopera italiana che lavora e meno discarica, meno inceneritore. Purtroppo però l’amministratore di una struttura ospedaliera si approccia con il costo. Non tiene conto dell’impatto sociale e ambientale».

Per questo Marchetti chiede l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza e del ministro dell’Ambiente Sergio Costa: «Dovrebbero dare una indicazione di massima secondo cui, a parità di caratteristiche, gli acquisti della Pa e della sanità debbano privilegiare il riutilizzabile. Avremmo un risparmio di 300 tonnellate di CO2 e più posti di lavoro».

CAMICI RIUTILIZZABILI, IL TENTATIVO DI ASSOSISTEMA

Purtroppo il tentativo di Assosistema sui camici non ha prodotto i risultati sperati: «Abbiamo chiamato a raccolta i professionisti italiani della produzione di camici e siamo riusciti a capire se potevano riportare in Italia una parte della confezione di questi prodotti tessili che venivano fatti normalmente all’estero. Abbiamo creato due modelli di camici idonei alla protezione degli operatori sanitari dal Covid e abbiamo proposto questi due nuovi modelli alla Protezione civile e ad alcune regioni. Abbiamo garantito la presenza di lavanderie industriali specializzate nel poter ripristinare le condizioni d’uso di questi camici con delle schede idonee. La risposta della Protezione civile è stata “preferiamo il monouso perché lo diamo e poi non rispondiamo più noi, così il problema finisce lì”. Se questa visione delle cose non cambia saremo sempre dipendenti da questi prodotti monouso ma il lavoro, la manodopera e l’ambiente non saranno salvaguardati».

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Mercoledi 19 Agosto 2020
Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 34,1-11)
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.


Dal libro del profeta Ezechièle

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.
Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Canto al Vangelo (Eb 4,12)
Alleluia, alleluia.
La parola di Dio è viva, efficace;
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.

VANGELO (Mt 20,1-16)
Sei invidioso perché io sono buono?


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli carissimi, rivolgiamoci con riconoscenza a Dio padre che ci chiama a collaborare con lui nella sua vigna, dicendo:
Aiutaci, o Signore, a servirti con gioia.

Per il popolo santo di Dio, perché serva il Signore nell'umiltà, e rispetti tutti coloro che, per vari motivi, non si trovano a lavorare nel campo della Chiesa. Preghiamo:
Per tutti i cristiani, perché sappiano affrontare la fatica con fede e amore, senza lamentarsi come gli operai della prima ora. Preghiamo:
Per gli anziani, perché siano sempre pronti a rispondere alle ispirazioni del Signore che li chiama ogni giorno a rendersi utili, secondo le proprie possibilità. Preghiamo:
Per i disoccupati e cassintegrati, perché la società si senta impegnata a rivedere le attuali regole del lavoro e dell'economia. Preghiamo:
Per tutti noi, perché non ascoltiamo invano il Signore che ci passa accanto, invitandoci all'impegno. Preghiamo:
Per i sindacati.
Perché ringraziamo Dio della sua continua gratuità.

Ascolta, o Padre buono, queste preghiere e sostieni il nostro animo nelle fatiche e nell'arsura della nostra giornata terrena. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli i nostri doni, Signore,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà e la tua grandezza:
noi ti offriamo le cose che ci hai dato,
e tu donaci in cambio te stesso.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Presso il Signore è la misericordia,
e grande presso di lui la redenzione. (Sal 130,7)


Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questo sacramento
ci hai fatti partecipi della vita del Cristo,
trasformaci a immagine del tuo Figlio,
perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Questa parabola, raccontata solo da Matteo, sviluppa il tema dell’ultimo che sarà il primo, sullo sfondo familiare della vigna che è Israele, il “diletto” di Dio (Is 5,1).
Il padrone desidera tanto trovare operai per la sua vigna, che non manda un suo dipendente, ma va lui stesso in piazza a cercarne e anzi vi ritorna, nel corso della giornata, per assumerne altri.
Sia che si vedano nei “primi” e negli “ultimi” operai gli ebrei da una parte e i pagani dall’altra, sia che si vedano i popoli dell’oriente e dell’occidente (Mt 8,11), l’importante è capire che nessuno è escluso dalla misericordia di Dio. L’amore misericordioso di Dio, con la sua urgenza, raggiunge anche il più misero, per accogliere tutti, anche all’undicesima ora: non c’è ragione di lamentarsi della generosità di Dio.
Giona dovette imparare proprio questa lezione (Gn 4,11) riguardo gli abitanti di Ninive. Come dice il papa Giovanni Paolo II: “Rendere presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di Messia” (Dives in misericordia , 3).