venerdì 6 marzo 2020

DALLA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA ALLA SORVEGLIANZA DI MASSA. IL RUOLO DELL'ITALIA CON RENZI


Vediamo un orgoglioso premier Matteo Renzi (siamo sempre nel 2016) a presentare il Piano Nazionale Industria 4.0 all’Auditorium GSK di Verona (4)

Nelle ultime settimane tutti ci siamo chiesti: cosa c’è dietro un tale accanimento e attacco propagandistico, che non dà più via di scampo a milioni di persone e impone, proclamando di salvaguardare la comunità, la ‘necessità’ dell’obbligo di vaccinazione di massa in nome dell’effetto gregge? Con una ferocia mai vista in questi ultimi decenni dalle nostre parti, la ministra porta avanti il suo decreto, calpestando i diritti garantiti dalla costituzione, sottoponendo una intera generazione ad una sperimentazione di massa (da 0 a 16 anni).



Una simile combinazione di attacchi intenzionali al sistema immunitario delle persone non ha precedenti. La ministra, e chi con lei contava evidentemente su un certo tipo di effetto gregge già raggiunto, si trova invece ora a dover screditare una resistenza crescente a questa illegale costrizione che chiede di sacrificare i propri figli ad interessi ben diversi da quelli espressi (vedi Montanari su Burioni ) .

Il retroscena di tutto questo è un accordo stipulato negli Stati Uniti nel 2014. L’Italia ha ricevuto un incarico del tutto speciale e ‘onorevole’ secondo qualcuno. Il donatore di tanto onore era un Summit di 40 Paesi cui è intervenuto anche il Presidente USA Barack Obama. La ministra Lorenzin (non eletta) e chi con lei, ha assicurato che l’Italia è pronta ad eseguire.

Italia capofila per le strategie vaccinali a livello mondiale, si è letto in ritardo sul sito dell’Aifa. La popolazione italiana offerta in dono come cavia. Washington, 29 settembre 2014 – L’Italia guiderà nei prossimi cinque anni le strategie e le campagne vaccinali nel mondo. È quanto deciso al Global Health Security Agenda (GHSA) che si è svolto venerdì scorso alla Casa Bianca. (1) 

Con la scoperta di questo contratto cruciale, altri accordi stipulati in seguito acquistano nuovi sensi. 

Analizzando i dati, includendo anche gli atti governativi correlati, si intravede chiaramente una roadmap in via di rapida realizzazione. 

Si tratta di una serie di operazioni annunciate, pubblicizzate e sponsorizzate. Sappiamo a livello europeo di Horizon 2020 e 2030 che finanzia progetti per la Ricerca e l’Innovazione in Europa investendo miliardi in direzioni ben precise: il mondo progettato è hightech, digitale, smart, dove l’intelligenza artificiale diventa il ‘cuore’ di case, cose, persone, amministrazione pubblica e privata. Questo cuore traccia, seleziona, valuta e infine manipola e guida. 

In questo quadro, la vaccinazione di massa pare che abbia una funzione assai importante e complessa.

Un filo rosso ci porta dall’incarico ricevuto nel 2014 (capofila vaccinazione) ad una richiesta parlamentare nel 2015 che chiede l’Istituzione della rete nazionale e delle reti regionali dei registri dei tumori. Questa richiesta è stata approvata a testo unificata giusto in questi ultimi giorni, e con un nuovo titolo “Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione”.link alla fonte ultimo status: 29/06/2017 (3)

In seguito alla divulgazione prolungata di non-verità da parte della ministra e come tali smascherate (una delle tante l’epidemia di morbillo) è stato presentato con urgenza un decreto legge che chiede l’obbligo di VACCINAZIONI DI MASSA per ben 12 malattie.

Momentaneamente si focalizza sui piccoli e giovani tra i 0 e 16 anni, ma l’estensione della misura su altre fasce della popolazione è indicata nei piani di vaccinazione del governo (link).

Pochi mesi prima potevamo leggere sul Sole 24 Ore (13 aprile 2016) come la GlaxoSmithKline ha investito per la sola Italia, un miliardo di euro per il prossimo quadriennio. 

Renzi (anche lui mai eletto) era appena tornato da un viaggio negli USA, dov’era stato co-protagonista: il 31 marzo 2016 ha firmato a Boston un accordo con la multinazionale IBM, passo determinante per la creazione di una nuova realtà a Milano di cui dovremmo essere fieri. Si tratta di un accordo da 150 milioni di dollari per dare vita nell’ex-Area Expo di Milano alla sede dello Human Technopole e la creazione del centro Watson Health europeo.

Il centro è dedicato alla ricerca e allo sviluppo delle tecnologie cognitive per il mondo della salute, per le scienze della vita e, in prospettiva, anche per la Pubblica Amministrazione. Più precisamente: il centro Watson Health di Milano opererà per la ricerca genomica, oncologica, dell’invecchiamento e della nutrizione e punta a creare nel capoluogo lombardo un hub per tutta l’Europa.

Il Sud che brucia in questi giorni, con l’agricoltura locale compromessa, il turismo, la biodiversità, si deve sentir onorato di ospitare il Hub NATO/USA a Napoli (mentre le isole ospitano impianti militari cruciali). Milano diventa hub europeo per lo stoccaggio e il controllo dei nostri dati. Bologna invece avrà un hub tecnologico e scientifico dedicato alla sfida climatica dei prossimi decenni.

Il nostro Paese è in pieno sviluppo no? Tutti i fili si uniscono sotto cieli non sereni.

Il 17 febbraio 2017 il Corriere della Sera illumina la scelta progressista milanese: 
“Per il centro di Milano che si dovrà occupare di Watson Health, di gran lunga il principale investimento di Ibm sull’intelligenza artificiale…. Ma da Ibm fanno capire che una multinazionale non può attendere troppo a lungo i tempi del disaccordo pubblico. Ci vuole un’agenda politica forte. Sulla ipotetica cessione di dati sanitari dei cittadini italiani, sollevata in questi giorni, lo stesso Curioni afferma che «i dati arrivano già anonimi all’Ibm. Non potrebbe essere altrimenti: noi stessi non li vorremmo con i dati anagrafici proprio per evitare di essere accusati di qualcosa o che, mettiamo, un singolo possa fare dei danni svelandoli. In ogni caso per la normativa della privacy è il cittadino che deve accettare di fornire i propri dati sanitari“.(5)

Cosa fare?
Era dunque scattato il falso l’allarme epidemia seguito dal decreto strategico Lorenzin che obbliga ad iniettare ai figli 12 vaccini (ora 10 più 4 raccomandati). La legge Lorenzin (in caso di approvazione il 18.7.2017) creerà le condizioni per fornire dati a valanghe e consensuali (obbligati) .

La legge (ancora decreto) prevede l‘istituzione dell’Anagrafe Vaccinale Nazionale.

Pare tutto sommato un insieme di passi ben congegnati per traghettare tutti quanti in un MONDO NUOVO.


Le ultime mosse della Fondazione Bill Gates: cacciata dall’India trova rifugio in Italia

Di Gino Favola

La fondazione di Bill Gates, e di sua moglie Melinda, si è recentemente “scontrata” con il governo indiano. Materia del contendere: alcuni programmi vaccinali nel Paese. Ma l’ente caritatevole sembra aver trovato subito una nuova casa…(NDR: NOTA IMPORTANTE vedi 1)

Forse non tutti sanno che Bill Gates, il noto miliardario fondatore di Microsoft, ha dato vita a una fondazione umanitaria che porta il suo nome. Per essere precisi, il suo nome è Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF). Nata nel 2000, pare che oggi sia la più grande fondazione privata al mondo. Con una dotazione complessiva di 43,5 miliardi di dollari, finanzia in tutto il mondo programmi sanitari per ridurre il divario tra Paesi ricchi e poveri. In particolare, è stata impegnata negli ultimi anni nel contrasto di malattie molto gravi come malaria, poliomielite, tubercolosi e HIV. Recentemente, però, pare che il governo indiano abbia rifiutato alcuni dei programmi della Fondazione. Un contrasto che appare inspiegabile, viste le emergenze sanitarie che colpiscono alcune zone del Paese. La BMGF sembra però godere di immutata stima nel nostro Paese. Dove lancia nuovi progetti e programmi di ricerca.

L’India rompe con la Fondazione di Bill Gates

«A me non sembra di certo così». In questo modo risponde Nachiket Mor, direttore della Fondazione in India, a chi gli chiede conto della preoccupazione del Paese asiatico nei confronti delle azioni della BMGF. Eppure che ci siano problemi l’ha detto Reuters. Che qualche mese fa titolava: “L’india taglia alcuni legami finanziari con la Gates Foundation sull’immunizzazione”.

La questione sarebbe sorta intorno all’Immunization Technical Support Unit (ITSU) un programma di “immunizzazione” del governo di Nuova Delhi, che prevede la vaccinazione di 27 milioni di bambini, ogni anno. Il programma è stato ampiamente finanziato dalla fondazione di Bill Gates. Soumya Swaminathan, funzionario del Ministero della Salute indiano, ha spiegato che il governo avrebbe da quel momento in poi finanziato di tasca propria lo ITSU. La ragione? «C’era la percezione che se un’agenzia esterna avesse finanziato l’operazione, ci sarebbe potuta essere un’influenza da parte sua».

Il problema pare sia dovuto al fatto che la Fondazione abbia dei conflitti di interessi. «Questo perché – scrive Reuters – la Fondazione finanzia anche la GAVI, l’alleanza globale per i vaccini, che conta su alcune grosse compagnie farmaceutiche tra i propri partner».

Poche settimane dopo, la Fondazione aveva dovuto interrompere le proprie linee di finanziamento con un ente simile, sempre in India (il Public Health Foundation of India, PHFI). Un provvedimento del governo Modi, infatti, bloccava tutti i contributi stranieri nelle ong indiane. Circa 11mila organizzazioni venivano colpite dal giro di vite. Ma è stato fatto notare che il PHFI era la più grande tra gli enti coinvolti. Ed era appunto finanziata da un colosso come la Bill Gates Foundation.

Bill Gates Foundation e la controversia Gardasil

La Fondazione era stata al centro delle polemiche già qualche anno fa, in India, proprio a causa di un programma di vaccinazione. Nel 2009, nelle scuole tribali del distretto di Khammam, venivano somministrate 16mila dosi di vaccino Gardasil, impiegato per l’HPV (Human Papilloma Virus). Mesi dopo le vaccinazioni, le ragazze coinvolte mostravano diversi disturbi di salute: attacchi epilettici, gravi dolori addominali, mal di testa, sbalzi di umore. Alcune di loro sono purtroppo decedute prematuramente.

L’investigazione successiva ha però dimostrato che le morti “non erano direttamente connesse con la vaccinazione”.

La Bill Gates Foundation in Italia

Questa estate a molti sarà balzato agli occhi l’attivismo della Fondazione nel nostro Paese. In particolare, evidenziamo due notizie. La prima notizia è che a giugno è stata resa pubblica l’apertura di un centro sperimentale facoltà di Medicina di Terni. Il progetto prende il nome di “Target Malaria”. Al suo interno viene ricreato un clima tropicale, adatto per ospitare una specie di zanzara creata in laboratorio e geneticamente modificata. L’obiettivo, spiegano i promotori, è “di sviluppare nuove tecnologie genetiche per l’eliminazione delle sole specie di zanzare che trasmettono la malaria”. Il laboratorio è finanziato proprio dalla Bill & Melinda Gates Foundation.

Anche la seconda notizia d’interesse riguarda la sanità nel nostro Paese. A luglio veniva infatti presentato presso l’Università di Siena l’IFGH, l’Institute for Global Health. Si tratta, si legge in un comunicato, di un “progetto strategico internazionale dell’Ateneo dedicato ai temi della salute pubblica”. L’obiettivo? Sviluppare vaccini e farmaci “per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive”.

Per raggiungere il suo scopo, l’IFGH ha dato vita a partnership e relazioni con altri enti di ricerca, università, ong e aziende. In particolare, viene sottolineata la collaborazione proprio con la Bill & Melinda Gates Foundation. Trevor Mundel, presidente della divisione per la Salute Globale (Global Health Division) della Fondazione, è intervenuto direttamente alla presentazione del progetto.

Forse che, dopo il niet dell’India, la BMGF abbia trovato “asilo” in Italia?

FONTE https://www.ambientebio.it/societa/le-ultime-mosse-della-fondazione-bill-gates-cacciata-dallindia-trova-rifugio-italia/


Nasce all’Università di Siena l’Institute for Global Health, un progetto strategico internazionale dedicato alla salute pubblica

Si è tenuto questa mattina all’Università di Siena, presso il Santa Chiara Lab, l’evento inaugurale dell’Institute for Global Health (IFGH), il progetto strategico internazionale dell’Ateneo dedicato ai temi della salute pubblica, dello sviluppo di vaccini e di farmaci per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive. Obiettivo è la creazione di un centro di eccellenza dedicato all’alta formazione, anche attraverso processi di capacity building e technology transfer, coinvolgendo i migliori ricercatori, docenti e manager farmaceutici attivi a livello mondiale.
A questo proposito, molte sono le partnership e le reti con istituzioni di ricerca internazionali, università, organizzazioni no profit e industrie a cui l’IFGH ha dato già vita. Tra queste, in particolare la collaborazione con la Bill & Melinda Gates Foundation, il cui presidente (Global Health Division), Trevor Mundel – che fa parte del collegio dei docenti – è intervenuto alla presentazione pubblica del progetto.
Con grande soddisfazione, il rettore dell’Ateneo, Francesco Frati, ha evidenziato che “l’Institute for Global Health si propone come la naturale evoluzione della solida tradizione che la ricerca nell’ambito della salute pubblica ha presso l’Università di Siena. Il suo scopo – ha spiegato il rettore – è concentrare le migliori iniziative e i programmi di alta formazione, definendo una strategia unica che consenta di mettere a frutto sinergie internazionali e attrarre investimenti mirati. Grazie alle nostre competenze scientifiche e di didattica intendiamo offrire a studenti di tutto il mondo occasioni formative per dare impulso alla ricerca innovativa e allo sviluppo di competenze elevate nelle discipline della vaccinologia e della salute pubblica”.
Nell’ambito della nuova iniziativa, è stato anche presentato il master in “Public Health, Pharmaceutical Biotechnology and Clinical Development”, organizzato in collaborazione con la coreana Incheon National University, alla presenza del suo rettore, il professor Dong-Sung Cho. Le lezioni del master, per il quale è stato recentemente firmato dalle due Università un accordo in Corea, partiranno nei prossimi mesi e si svolgeranno presso i due Atenei.
L’Institute for Global Health, che ha sede nel Santa Chiara Lab, sarà presieduto dal professor Emanuele Montomoli e diretto dalla professoressa Sue Ann Costa Clemens, fondatori del progetto. Le iniziative di collaborazione internazionale che prevederanno il coinvolgimento di corsi di dottorato dell’Università di Siena, incubate dall’IFGH, verranno coordinate dal professor Pietro Lupetti, delegato del rettore e anch’egli fondatore dell’Institute.
Tra le attività dell’IFGH, oltre ai master e ai dottorati, saranno attivati programmi di formazione e aggiornamento specifici, destinati a professionisti dei settori vaccinologico e farmaceutico, che saranno svolti anche all’estero, con particolare riguardo all’approfondimento di tematiche di interesse per i Paesi in via di sviluppo.
Il sito della iniziativa è consultabile al link:  www.ifgh.org

(1) NOTA Svelato il rapporto che evidenzia l’occultamento delle morti infantili post vaccinali Due medici a Nuova Delhi hanno esposto un tentativo da parte di un produttore multinazionale di farmaci di nascondere morti improvvise nei neonati dopo la somministrazione del vaccino. Jacob Puliyel, un pediatra presso l’ospedale di Santo Stefano e C. Sathyamala, un epidemiologo, hanno riportato la loro scoperta nella rivista peer reviewed Indian Journal of Medical Ethics. Vedi anche: WHO eliminated death as a consequence of pentavalent vaccine; UK seeks to mandate vaccines




(1) .http://www.aifa.gov.it/content/italia-capofila-le-strategie-vaccinali-livello-mondiale

(2) http://www.sanita24.ilsole24ore.com/pdf2010/Editrice/ILSOLE24ORE/QUOTIDIANO_SANITA/Online/_Oggetti_Correlati/Documenti/2016/10/28/Art_LB_OK.pdf?uuid=ADsqRPkB

(3) https://parlamento17.openpolis.it/singolo_atto/58107

(4) https://www.gsk.it/news/il-premier-matteo-renzi-presenta-oggi-il-piano-italia-40-in-auditorium-gsk-a-verona

(5) http://www.corriere.it/economia/17_febbraio_17/intelligenza-artificiale-polo-ibm-monaco-che-ci-curera-futuro-77e1069c-f486-11e6-9cca-0c3deaabbf55.shtml


LE ZANZARE COME ARMA BIOLOGICA

CAPITO PERCHE' MUSSOLINI FECE BONIFICARE LA PIANURA PONTINA DALLE PALUDI?...


Liberare milioni di zanzare geneticamente modificate per combattere Zika, Chikungunya e Dengue. Per gli scienziati dell’istituto di ricerca brasiliano Fiocruz, rappresenta l’unico sistema per sconfiggere questi virus. Parlano di primi risultati incoraggianti ottenuti nel 2014, l’istituto aveva iniziato a liberare zanzare portatrici del batterio Wolbachia sull’Ilha do Governador, a Rio de Janeiro.

“La femmina – spiega il ricercatore Luciano Moreira della Fondazione Oswaldo Cruz – trasmette questo batterio alle larve. Quando si riproducono con altre zanzare in natura trasmettono il batterio. E in breve tempo la popolazione di zanzare avrà il batterio Wolbachia”. 1,6 milioni le zanzare prodotte ogni settimana. Al programma scientifico, pilotato dall’Australia partecipano Colombia, India, Indonesia e Vietnam. … Vedi qui. 

Ma La Zika che fine ha fatto chiede questo articolo?

L’epidemia sembra in via di esaurimento, probabilmente perché gran parte della popolazione ha ormai contratto l’infezione. …È praticamente sparita nel sud degli Stati Uniti, e anche nei paesi dell’America Latina e dei Caraibi dove fino a pochi mesi fa si contavano decine di migliaia di casi. Il pericolo Zika, l’infezione trasmessa dalle zanzare che può provocare gravi danni al nascituro se contratta in gravidanza, sembra essersi improvvisamente sgonfiato. Perché?

TUTTI IMMUNI. Gli esperti sono in difficoltà a spiegare l’accaduto. Il migliorato controllo sulle zanzare della specie Aedes aegypti, che trasmettono la malattia, sembra avere poco a che fare con il fenomeno….Rispetto al 2016, quando si erano registrati in Brasile oltre 200.000 casi di infezione, nei primi mesi del 2017 ne sono stati confermati solo circa 13.000. Negli Stati Uniti, addirittura, è stato registrato un solo caso di trasmissione locale, e poche decine di casi importati da persone che avevano viaggiato nelle aree dove l’infezione resiste.

E L’INVASIONE DEGLI INSETTI TRANSGENICI pare inarrestabile. 

4 millioni di zanzare sono state rilasciate in California. Le zanzare sarebbero state progettate per cercare di ridurre la trasmissione delle malattie. 

Il campo di prova, Debug Fresno, è in corso di svolgimento. In collaborazione con MosquitoMate e con il Fresno County’s Consolidated Mosquito Abatement District (CMAD), il test, a partire da ora, mira a mettere a punto metodi per ridurre la popolazione della zanzara Aedes aegypti, che porta malattie tra cui Zika, dengue e chikungunya. La specie invasiva della zanzara è emersa a Fresno nel 2013, ma non sono stati riportati casi delle malattie citate. Per affrontare la questione, Verily rilascerà ogni settimana almeno un milione di zanzare sterili maschili nella contea. Gli insetti saranno trattati con Wolbachia, un batterio naturale che impedisce alle uova prodotte dai maschi e dalle femmine di svilupparsi e di essere covate. Leggi qui 

L’Italia non manca in questi sforzi di ‘salvataggio’.

VACCINI ‘VOLANTI’, ‘TARGET MALARIA’ E FONDI DI BILL GATES A TERNI

C’è chi vorrebbe sconfiggere la malaria sterminando le zanzare, la prima via del contagio della patologia, e chi pensa invece a trasformare gli insetti in una formidabile arma per diffondere più rapidamente i vaccini. Leggete qui.

Utilizzare le zanzare per contagiare le persone è un’idea coltivata da tempo, quindi non per debellare, ma per innescare la malattia (epidemia). 

Quando i nazisti usarono le zanzare italiane come arma biologica


Himmler ordinò a Dachau una ricerca segreta per infettare le truppe alleate con la malaria

Di Umberto Mazzantini

Il centro venne davvero realizzato nel sottosuolo del famigerato campo di concentramento e sterminio di Dachau, dove si stavano già effettuando ricerche abominevoli sui prigionieri, ma fino ad ora non si sapeva se era stato coinvolto nella ricerca sulla guerra biologica.Klaus Reinhardt, un ricercatore dell’Institut für Evolution und Ökologie dell’Universität Tübingen, ha pubblicato su Endeavour lo studio “The Entomological Institute of the Waffen-SS: evidence for offensive biological warfare research in the third Reich” nel quale dimostra che «nel gennaio del 1942, Heinrich Himmler, capo della Schutzstaffel (SS) e della polizia nella Germania nazista, ha ordinato la creazione di un istituto entomologico per studiare la fisiologia e il controllo degli insetti che infliggono danni agli esseri umani».

L’articolo pubblicato su Endeavour esamina protocolli di ricerca di Eduard May, che Himmler aveva messo a capo del progetto. Documenti che «confermano l’esistenza di un programma di ricerca di guerra biologica offensiva nella Germania nazista».

Studiando i documenti dell’Entomologischen Institut delle Waffen-SS Reinhardt si è chiesto perché il feroce braccio armato del partito nazista avesse bisogno di studiare gli insetti. «Non aveva senso – dice il ricercatore – durante la Seconda Guerra Mondiale, la Germania aveva già diversi rispettati centri di ricerca entomologica, e gli insetti studiati dall’istituto SS non rappresentavano una potenziale minaccia per nessuno dei più importanti rifornimenti alimentari della Germania».

Dopo aver setacciato gli archivi e sulla base di studi del dopoguerra, Reinhardt è giunto alla conclusione che «anche se l’istituto era destinato a combattere le malattie trasmesse dagli insetti come il tifo, ha effettuato attività di ricerca sulle zanzare – ospiti della malaria – che potrebbero essere state utilizzate nella guerra biologica».

E’ noto che le potenze dell’Asse, a cominciare dall’Italia in Etiopia, hanno utilizzato armi chimiche, ma per molti anni si è discusso se la Germania nazista – nonostante il divieto di Adolf Hitler che nel 1925 aveva firmato il protocollo di Ginevra contro le armi biologiche – avesse cercato di produrre armi biologiche. I risultati di Reinhardt riaccenderanno questa discussione.

A quanto pare Himmler, nel gennaio 1942, presumibilmente dopo segnalazioni di infestazione da pidocchi tra le truppe delle SS, e in seguito ad un’epidemia di tifo nel campo di concentramento di Neuengamme, incaricò l’Entomologischen Institut di Dachau di effettuare le ricerche di base necessarie per combattere i germi trasportati dagli insetti, che riguardavano i cicli di vita, le malattie, i predatori e gli ospiti preferiti di scarafaggi, pidocchi, pulci e mosche. Secondo Reinhardt, nel 1944, a guerra ormai persa e con gli alleati che avanzavano in Italia, all’Entomologischen Institut delle Waffen-SS «Venne dato anche il compito di testare la capacità di diverse specie di zanzare di sopravvivere senza cibo o acqua e, quindi, la loro idoneità a essere infettate con la malaria e lanciate in aria in territorio nemico».

Reinhardt ha esaminato le note di laboratorio di May, che dettagliano esperimenti con le zanzare Anopheles, che ospitano la malaria durante una parte del loro sviluppo e spiega che «May raccomanda l’uso di una particolare specie di zanzara anofele, che poteva sopravvivere per più di quattro giorni». Secondo Reinhardt «questo è un chiaro indicatore che gli insetti dovevano essere usati come arma biologica offensiva».

Fortunatamente May non era proprio una cima dal punto di vista scientifico e Reinhardt nel suo articolo descrive come sia stato preferito a candidati scientificamente più validi solo perché era un fanatico nazista. Una ragione delle ragioni per le quali le SS avevano scelto Dachau come luogo per lo studio di armi biologiche è che in quel campo di sterminio erano già in corso gli infami esperimenti del dal professor Claus Schilling (poi giustiziato a Norimberga) che prevedevano anche di inoculare la malaria agli ebrei, zingari e prigionieri politici. Ma Reinhardt non ha trovato prove che al progetto abbia collaborato anche Schilling: «May sapeva che qualcuno aveva effettuato esperimenti legati alla malaria sui prigionieri del campo, ma non è chiaro se non se ne sia deliberatamente occupato o semplicemente se non gli sia stato permesso entrare nel campo di concentramento». Al processo di Norimberga un ufficiale amministrativo delle SS, Wolfram Sievers, testimoniò che May si era rifiutato di svolgere ricerche su soggetti umani.

La ricerca di Reinhardt conferma quanto asserisce lo storico Frank Snowden, secondo il quale i nazisti, invertendo il flusso delle pompe drenanti, avevano ri-allagato le paludi delle bonifiche pontine, che si trovavano sulla strada che portava gli Alleati a Roma, per introdurre milioni di larve di zanzare portatrici della malaria. Ma i soldati britannici e americani resistettero bene all’attacco biologico perché erano stati somministrati loro farmaci antimalarici. A non cavarsela tanto bene fu la popolazione civile italiana: nell’area i casi di malaria aumentarono dai 1.217 del 1943 ai 54.929 nel 1944 (ma i numeri reali potrebbero essere stati più elevati), su una popolazione che allora era di 245.000 persone. La malaria in Italia è stata dichiarata eradicata dall’Organizzazione mondiale della sanità solo nel 1970.

Ma alla fine la ricerca delle SS sulle zanzare killer è stata un fallimento: come ha detto Reinhardt alla Süddeutsche Zeitung dietro il progetto c’erano «un bizzarro mix di infarinatura di conoscenze scientifiche di Himmler, la sua paranoia personale, una visione del mondo esoterica e reali preoccupazioni riguardo alle sue truppe SS. In confronto alla ricerca biologica delle forze alleate, la ricerca nazista era risibile» FONTE 

Le conclusioni non sono rassicuranti. Basti pensare alle previsioni di Bill Gates (evidentemente in possesso della sfera di cristallo e non solo…..) che spiega come un virus patogeno sintetico contagioso per via aerea possa uccidere più di 10 milioni di persone in meno di un anno.
Le zanzare come vettore si prestano bene.

VEDI ANCHE:

ZANZARE USATE COME ARMI BATTERIOLOGICHE DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE

La “guerra entomologica” è un tipo di guerra biologica che usa gli insetti per attaccare il nemico. Il concetto esiste da secoli.




LA GERMANIA CI NASCONDE QUALCOSA? I LABORATORI SEGRETI PER LA BIOGUERRA DELLA II GUERRA MONDIALE SONO ANCORA ATTIVI?


Fonti storiche riferiscono che a partire dal 1942 fu reso operativo, nel campo di concentramento di Dachau, un istituto di entomologia destinato allo studio di pesticidi in grado di difendere la Germania da attacchi esterni effettuati con insetti (soprattutto zanzare), oltre che eliminare quelli già presenti in essa.Klaus Reinhardt, un ricercatore dell’università di Tubingen, basandosi su documentazione inedita, ha pubblicato un articolo nel quale sostiene che, molto probabilmente le finalità dell’istituto fossero invece relative allo studio di armi batteriologiche, basate sull’uso di zanzare portatrici di malaria da scatenare contro gli Alleati.

Scrive Reinhardt: «In un documento appena scoperto il direttore del campo, Eduard May scrive che le zanzare Anopheles maculipennis resistono molto meglio delle A. bifurcatus quando vengono aviotrasportate» spiega l’esperto «e aggiunge ‘per l’applicazione pratica sarebbe meglio usare questa specie’. Questa frase suggerisce che gli studi erano indirizzati a come utilizzare gli insetti contro i nemici».

Lo studio di armi batteriologiche da parte delle nazioni coinvolte nella seconda guerra mondiale è un dato di fatto: mentre però è noto che sia alcuni Alleati che il Giappone avessero condotto studi in tale senso, non si hanno notizie certe di quanto fatto dai laboratori di ricerca nazisti. Pare che, infatti, Hitler avesse una grande repulsione per i germi ed il sudiciume in generale e questa sua fobia lo avesse indotto a non dare mai l’avvio ad una ricerca su questa tipologia di armi.

Il ricercatore spiega che alcune fonti inglesi ed americane ritengono che i nazisti abbiano invece fatto qualche sperimentazione con zanzare portatrici di malaria e proprio in Italia. Sfortunatamente, dato che gran parte della documentazione in merito è stata distrutta proprio dai tedeschi poco prima della fine della guerra, tutto quanto ipotizzato è difficilmente provabile. Fonte: I nazisti e la guerra batteriologica FONTE

Operazione May Day

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

L’operazione May Day (let. “primo maggio”) si riferisce a una serie di ricerche militari clandestine condotte a Savannah (Giorgia) nel 1956 da parte dell’US Army come parte di un programma per la guerra entomologica (EW).

Svolgimento

Dall’aprile al novembre del 1956, una serie di test sull’EW furono effettuati. Lo scopo principale era quello di verificare gli effetti delle dispersioni di alcune zanzare tigre egiziane in un’area urbana. Il progetto fu quindi effettuato a Savannah, e le zanzare vennero in seguito catturate attraverso trappole innescate con ghiaccio secco. FONTE

La guerra entomologica 

o EW (abbreviazione dall’inglese entomological warfare) è un tipo di guerra non convenzionale ove s’impiegano particolari specie di insetti a scopo tattico e strategico. Il concetto esiste da secoli, e diverse nazioni sono state accusate di aver creato programmi appositi per la realizzazione di tattiche di guerra entomologica o di averne fatto uso nel corso di conflitti…

Con guerra entomologica si intende un particolare sottogenere della guerra biologica, nella quale gli insetti sono usati come arma per attacchi diretti o come vettori per il trasporto di agenti biologici, come peste o colera. In grossa sostanza, l’EW si differenzia in tre categorie: utilizzo degli insetti come mezzo di spargimento di agenti patogeni in specifiche aree, utilizzo degli insetti come vettore per infettare qualsiasi entità vivente (uomini o animali) nell’area di azione, utilizzo dell’insetto a scopo strategico per la rovina di aree agricole o coltivabili. Un altro metodo, il più convenzionale, è quello di usare insetti non infetti, ad esempio api, per attaccare frontalmente il nemico. FONTE

Le 7 profezie che devono compiersi prima del ritorno di Cristo

Risultato immagini per bestia apocalisse

Poco prima della Sua crocifissione e resurrezione, Gesù Cristo enunciò un’importantissima profezia sugli eventi del tempo della fine, riportata in Matteo 24, Marco 13 e Luca 21. I Suoi primi discepoli gli chiesero: «Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?» (Matteo 24:3). Gesù rispose con una descrizione delle condizioni e degli eventi che porteranno al Suo secondo avvento.

Inoltre, disse che dal momento in cui tali segnali si renderanno palesi, il Suo ritorno sarebbe avvenuto nell’arco di tempo di una generazione (Matteo 24:34). La generazione in questione potrebbe essere la nostra?
Nel corso dei 2000 anni trascorsi da quando Gesù Cristo enunciò la Sua profezia, sono stati in molti ad aver creduto che il Suo ritorno glorioso sulla terra fosse imminente e di poter vivere abbastanza da riuscire ad esserne testimoni, tuttavia i fatti li hanno smentiti. La cosa interessante è che la Bibbia contiene diverse profezie che non avrebbero potuto trovare compimento prima della nostra epoca moderna, il periodo successivo alla seconda guerra mondiale.

1 – La specie umana è ora in grado di autodistruggersi

Descrivendo le condizioni in cui il mondo si troverà prima del Suo secondo avvento, Gesù specificò che «se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a cagion degli eletti, quei giorni saranno abbreviati» (In Matteo 24:22).
Il messaggio principale che Gesù Cristo volle farci arrivare riguardo al regno ch’Egli instaurerà sulla terra in futuro è descritto come «l’evangelo di Dio» (Marco 1:14). Il termine evangelo significa «buona novella». Anche se alcune profezie sugli eventi che si verificheranno prima dell’avvento del Regno di Dio sulla terra possono suscitare timori, dovremmo tenere sempre a mente che il punto centrale di queste profezia è la buona novella del fatto che «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» (Marco 1:15).
Matteo 24:22 ci dice che se Gesù Cristo non intervenisse nelle questioni terrene, la specie umana andrebbe incontro all’estinzione. E’ di fondamentale importanza notare che l’uomo ha nelle proprie mani il potenziale per l’auto annientamento solamente da poco più di 50 anni, in particolare da quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sono entrate in possesso della bomba ad idrogeno, costringendo così il mondo intero a dover imparare a convivere con la minaccia di una distruzione reciproca assicurata.
A quel tempo, le potenze nucleari erano solo tre (la terza era l’Inghilterra). Entro la fine degli anni ’60, anche la Francia e la Cina sono entrate a fare parte del club. Oggi come oggi sono almeno otto le nazioni ad avere a disposizione testate nucleari, e questo numero sembra essere destinato ad aumentare a causa della corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente.
Ovviamente, più sono le potenze nucleari nel mondo, più probabilità ci sono che un giorno qualcuno decida di abusare di armi così distruttive.
Ultimamente l’attenzione mondiale si sta concentrando sui programmi nucleari della Corea del Nord e dell’Iran, trascurando l’eventualità che l’arsenale nucleare del Pakistan possa cadere, in parte o interamente, nelle mani dei fondamentalisti islamici.
Durante la crisi tutt’ora in corso in Pakistan, i talebani, al-Qaeda e i loro simpatizzanti hanno acquisito sempre più potere, territori ed influenza, rendendo il terrorismo nucleare una minaccia molto concreta. Considerate le conseguenze che il mondo sarebbe costretto a subire se Osama Bin Laden (o chi per esso) avesse accesso alle armi nucleari!
Nel frattempo la Russia e la Cina stanno ostentando la loro forza militare, facendo crescere la paura di un ritorno alle tensioni dell’epoca della guerra fredda.
La buona notizia in tutto questo è la certezza che Gesù Cristo interverrà per salvare l’umanità dall’autoannientamento. Questa profezia non poteva compiersi prima che l’uomo sviluppasse la capacità di autoestinguersi, non prima cioè che venissero costruite le armi di distruzione di massa. Tutto questo è diventato possibile solo nel corso degli ultimi 50 anni.

2 – Una patria ebraica in Medio Oriente

Da un punto di vista geopolitico, il fulcro degli avvenimenti che caratterizzeranno il tempo della fine sarà il Medio Oriente e particolarmente «Gerusalemme» con i suoi dintorni, che molti chiamano «la Terra Santa».
Luca 21 presenta molte analogie con Matteo 24. Leggete cosa ci dice Luca riguardo alla lunga profezia di Cristo in risposta alla domanda dei discepoli: «Maestro, quando avverranno dunque queste cose? E quale sarà il segno del tempo in cui queste cose staranno per succedere?» (Luca 21:7).
Gesù disse loro che Gerusalemme sarebbe stata al centro delle agitazioni politiche e militari che precederanno immediatamente il Suo glorioso ritorno: «Quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina… Perché quelli son giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte, siano adempite» (Luca 21:20-22).
Solo un secolo fa, davvero nessuno avrebbe saputo dare un senso a queste parole. Gerusalemme è stata teatro di numerosissimi scontri nell’antichità, ma a partire dal 1517 ha goduto di un periodo di pace durato quattro secoli all’interno dei confini dell’Impero Ottomano, dove gli ebrei vivevano come una minoranza sotto il dominio turco. Tuttavia, questa situazione era destinata a cambiare drasticamente nel corso del 20° secolo. Doveva cambiare, affinché la profezia biblica potesse compiersi.
Attraverso Zaccaria, un profeta dell’Antico Testamento, Dio fece molte rivelazioni sugli eventi del tempo della fine e sul secondo avvento del Messia. Zaccaria visse 500 anni prima del primo avvento di Cristo, e nonostante le sue profezie siano altrettanto datate, ci forniscono un’incredibile quantità di informazioni sul mondo odierno.
Attraverso questo Suo profeta, Dio dice: «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli all’intorno; e questo concernerà anche Giuda [gli ebrei insediati nella terra di Israele], quando si cingerà d’assedio Gerusalemme. E in quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti, e tutte le nazioni della terra s’aduneranno contro di lei» (Zaccaria 12:2-3).
Nel versetto 9 Dio aggiunge: «E in quel giorno avverrà che io avrò cura di distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme.»
Leggendo queste parole profetiche, si potrebbe pensare che si riferiscano ad eventi passati, dato che nel corso della storia si sono combattute infinite guerre per la conquista di Gerusalemme. Tuttavia, il capitolo 14 rende chiaro il fatto che in realtà qui si sta parlando di eventi futuri, e non già avvenuti in passato. L’ambientazione temporale si colloca immediatamente prima del ritorno di Gesù Cristo.
«Ecco, viene un giorno dell’Eterno… Io adunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme, e la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, e le donne violate; la metà della città andrà in cattività… Poi l’Eterno si farà innanzi e combatterà contro quelle nazioni, com’egli combatté, le tante volte, il dì della battaglia…»
«I suoi piedi si poseranno in quel giorno sul monte degli Ulivi ch’è dirimpetto a Gerusalemme a levante, e il monte degli Ulivi si spaccherà per il mezzo, da levante a ponente, sì da formare una gran valle; e metà del monte si ritirerà verso settentrione, e l’altra metà verso mezzogiorno» (Zaccaria 14:1-4).
Chiaramente, gli eventi descritti nelle ultime righe di questa profezia devono ancora verificarsi.
Più avanti nello stesso capitolo leggiamo che quelle stesse nazioni che un tempo invasero Gerusalemme con l’intento di soggiogarla, alla fine ci si recheranno nuovamente, ma questa volta per adorare il Re, Gesù Cristo (versetto 16).
Questi capitoli di Zaccaria sono una profezia sugli eventi precedenti e contemporanei al futuro ritorno di Gesù, il cui punto centrale è evidentemente una Gerusalemme sotto il controllo degli ebrei.
Poco prima di Zaccaria, un altro profeta ebreo, chiamato Daniele, visse al tempo della prigionia degli ebrei a Babilonia. Nel suo libro ci anticipa che la sofferenza a cui gli ebrei sono continuamente sottoposti terminerà al tempo della fine (Daniele 12:11; leggere anche versetti 1-13), evento che ha anche un riferimento passato nella profanazione del tempio avvenuta per mano del comandante siriano Antioco Epifane durante il II secolo a.C. Gesù Cristo ha tuttavia ribadito che tale evento si verificherà in futuro, prima del Suo ritorno (confrontate Daniele 11:31; Matteo 24:15), il ché implica che gli ebrei saranno nuovamente sottoposti alle vecchie sofferenze, e che alla fine, con l’aiuto di Dio, riassumeranno il controllo della città.
Solo fino a un centinaio di anni fa sarebbe stato difficile immaginare che gli eventi si sarebbero evoluti in questo modo, per la semplice ragione che non esisteva alcuna entità politica ebraica, indipendente e sovrana, in Medio Oriente.
Dopo essersi ribellata contro i romani nell’anno 66 prima e successivamente nel 132, la Giudea fu schiacciata e la maggior parte del popolo ebraico venne dispersa all’interno dei confini dell’Impero Romano e anche oltre. Non vi fu alcuna patria ebraica fino al 1948, anni in cui venne fondata la moderna nazione di Israele.
Fino a un secolo fa, una patria ebraica indipendente non era altro che un sogno riservato a un gruppo ristretto di fanatici. Un passo in avanti venne fatto durante la prima guerra mondiale, quando gli eserciti del Commonwealth britannico assunsero il controllo di Gerusalemme strappandola dalle mani dei turchi nel dicembre del 1916. Qualche mese dopo, il governo britannico iniziò ad adoperarsi per la fondazione di una patria ebraica indipendente nelle terre in cui gli ebrei avevano vissuto per secoli.
Ci vollero altri 30 anni prima che il sogno diventasse realtà nel 1948. Eppure, da allora il piccolo stato di Israele dovette combattere più volte per la sopravvivenza, più precisamente nel 1948, nel 1967 e nel 1973, e fu costretto a subire innumerevoli attacchi terroristici e minacce di annientamento da parte dei vicini ostili determinati ad eliminare lo stato ebraico.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte a una profezia che può trovare compimento solo ora, ai giorni nostri.

3 – I re del Nord e del Sud del tempo della fine

In Daniele 11 troviamo un’interessante profezia che parla di due capi, il «re del Nord» e il «re del Sud», che governano due regioni collocate rispettivamente a nord e a sud della Terra Santa. Per capire questa profezia dobbiamo fare qualche passo indietro fino ai tempi di Alessandro Magno, vissuto verso la fine del IV secolo a.C., 200 anni dopo Daniele.
La figura di Alessandro emerge in modo rilevante in tutto il libro di Daniele, anche se Daniele non conosceva il suo nome né lo conobbe mai personalmente. Del resto non sarebbe stato possibile, dal momento che morì quasi due secoli prima che Alessandro fece la sua comparsa sulla scena mondiale.
Ma Dio rivelò a Daniele che dopo Babilonia, sarebbe stata la Persia a diventare la maggiore potenza della regione, seguita dalla Grecia. Non sorprende il fatto che le profezie riguardanti l’ascesa al potere della Grecia siano incentrate sulla figura di Alessandro Magno, uno dei più grandi conquistatori della storia.
Daniele 8 ci dà un dettagliato resoconto dell’imminente scontro tra la Persia e la Grecia. Mentre leggete, ricordate che il corno simboleggia il potere regale e l’autorità. La Persia aveva «due corna; e le due corna erano alte, ma una era più alta dell’altra, e la più alta veniva su l’ultima.» Questo passaggio si riferisce all’Impero Medo-Persiano, l’unione di due nazioni o popoli. Come predetto nel versetto 3 sopra citato, i persiani arrivarono al potere dopo i medi.
Nel versetto 5 leggiamo della successiva sconfitta della Persia per mano di Alessandro Magno: «E com’io stavo considerando questo, ecco venire dall’occidente un capro, che percorreva tutta la superficie della terra senza toccare il suolo; e questo capro aveva un corno cospicuo fra i suoi occhi» (versetto 5).
Il «corno cospicuo», o comandante reale, era Alessandro Magno. La profezia sul suo esercito che non toccava nemmeno il suolo è un riferimento all’incredibile velocità con cui egli conquistò il mondo allora conosciuto. Tutte le sue conquiste avvennero in pochissimo tempo. Alessandro morì nel 323 a.C., a soli 33 anni. Persino la sua improvvisa ed inaspettata morte era stata profetizzata: «Il capro diventò sommamente grande; ma, quando fu potente, il suo gran corno si spezzò; e, in luogo di quello, sorsero quattro corna cospicue, verso i quattro venti del cielo» (versetto 8).
Quando Alessandro morì, il suo impero fu spartito tra quattro dei suoi generali, le quattro «corna cospicue» citate prima. Due di queste dinastie avrebbero avuto un forte impatto sul popolo ebraico, che si ritrovò nel mezzo. Queste due dinastie erano formate dai discendenti di Seleuco, che comandò un vasto impero da Antiochia in Siria, a nord di Gerusalemme, e di Tolomeo, che governò l’Egitto da Alessandria.
Daniele 11 è una lunga e dettagliata profezia sui conflitti dinastici tra queste due potenze, ai cui capi ci si riferisce rispettivamente come «il re del Nord» e «il re del Sud». E’ molto importante notare che ogni qual volta le due potenze combattevano l’una contro l’altra, gli ebrei venivano coinvolti. Questa situazione si protrasse dai tempi di Alessandro fino alla metà del II secolo a.C., un periodo di quasi due secoli.
Poi, improvvisamente, la profezia fa un salto temporale fino al tempo della fine.
Nel versetto 40 leggiamo: «E al tempo della fine, il re del mezzogiorno verrà a cozzo con lui; e il re del settentrione gli piomberà addosso come la tempesta, con carri e cavalieri, e con molte navi; penetrerà nei paesi e, tutto inondando, passerà oltre. Entrerà pure nel paese splendido [la Terra Santa], e molte popolazioni saranno abbattute» (Daniele 11:40-41).
Non abbiamo abbastanza spazio qui per fornire tutti i dettagli, ma possiamo dire che l’ultima parte della profezia di Daniele sul conflitto tra Nord e Sud descrive uno scontro tra due civiltà; da una parte troviamo il capo di una superpotenza europea che arriverà rapidamente al potere, una sorta di nuovo impero romano seguito al dominio sirio-seleucida, e dall’altra un successore della dinastia tolemaica d’Egitto, ora parte del mondo islamico. (Per saperne di più, richiedete o scaricate il nostro opuscolo gratuito Il Medio Oriente nella Profezia Biblica).
Stiamo assistendo ora all’allinearsi delle condizioni che condurranno a questo inevitabile conflitto internazionale. Segue adesso un’altra circostanza profetizzata che ha potuto trovare le condizioni adatte al suo adempimento solo ai giorni nostri!

4 – L’unione finale delle nazioni europee

In Daniele 2 e 7 leggiamo delle profezie che parlano di quattro grandi imperi di origine non ebraica che ascenderanno al potere nel periodo compreso tra il tempo di Daniele e la futura fondazione del Regno di Dio (Daniele 2:44). Daniele stesso visse al tempo del primo di questi grandi imperi (Daniele 7:4), come esule nell’antica Babilonia.
Dopo la caduta di Babilonia nel 539 a.C., la Persia diventò la potenza più forte, per essere poi seguita dalla Grecia (versetti 5-6). Dopo la Grecia fu la volta dell’Impero Romano, «spaventevole, terribile e straordinariamente forte.» Questo impero dalle «dieci corna» resisterà fino alla fondazione del Regno di Dio quando Cristo farà il Suo ritorno (versetti 7-9).
Come abbiamo visto nella sezione precedente, le corna rappresentano dei capi o dei governi. Qui le 10 corna simboleggiano 10 tentativi di rifondare l’impero romano e di portarlo ai fasti dei tempi antichi. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nell’anno 476 ci si è mossi più volte in tale direzione, ma il tentativo finale verrà compiuto poco prima del ritorno di Gesù Cristo.
Apocalisse 17 ci fornisce ulteriori dettagli. Qui leggiamo di un tentativo finale di riportare in vita l’impero romano per mano di «dieci re, che non hanno ancora ricevuto regno; ma riceveranno potestà, come re, assieme alla bestia, per un’ora. Costoro hanno uno stesso pensiero e daranno la loro potenza e la loro autorità alla bestia» (versetti 12-13).
Inoltre, «costoro guerreggeranno contro l’Agnello [Gesù Cristo], e l’Agnello li vincerà, perché egli è il Signor dei signori e il Re dei re» (versetto 14). Come le altre citate prima, anche questa profezia si riferisce chiaramente ad un evento futuro.
Gli sforzi di fondare un impero europeo unito compiuti in passato, da Giustiniano a Carlo Magno, da Napoleone a Mussolini e Hitler, erano stati basati tutti sulla forza. La resurrezione finale dell’Impero Romano, al contrario, avverrà diversamente.
Apocalisse 17 suggerisce che quest’unione avverrà in modo del tutto spontaneo. Quando questi 10 capi riceveranno il potere, lo cederanno volontariamente nelle mani di uno solo di essi. La profezia chiama questa figura o la nuova superpotenza come «la bestia», riconoscendole il ruolo di successore dei quattro imperi non ebraici profetizzati nel libro di Daniele, ognuno dei quali è rappresentato come una «bestia» o animale selvaggio.
Solo ora sussistono le condizioni necessarie al compimento di questa profezia.
Nel 1957 fu firmato il Trattato di Roma da sei nazioni europee che formarono la Comunità Economica Europea. La CEE si è poi evoluta nell’odierna Unione Europea (UE) formata da 27 stati membri, da cui molto probabilmente emergeranno come leader quelle 10 nazioni o quei 10 leader che faranno risorgere l’ultimo impero della storia umana, simile all’antico Impero Romano. (Per maggiori dettagli, leggere L’ascesa della nuova superpotenza mondiale, a pagina 13).
Alcuni hanno ipotizzato che i 10 re a cui ci si riferisce in questa profezia saranno i leader di 10 regioni dell’UE che ridisegneranno i confini dell’Europa, eliminando l’attuale divisione territoriale in nazioni-stati. Nella Bibbia non sono contenuti elementi che indichino quali saranno esattamente le dieci regioni o popolazioni che riporteranno in vita l’ultima superpotenza della storia umana; tuttavia la profezia biblica afferma che essa emergerà poco prima del ritorno di Gesù Cristo.
Le basi necessarie al compimento di questa profezia vennero tuttavia gettate solo nel 1981, anno in cui la Grecia, importante dal punto di vista storico-profetico, diventò il decimo membro dell’Unione Europea.

5 – Ascesa e caduta di Israele e Giuda al tempo della fine

«Israele» era il nuovo nome che Dio diede al patriarca biblico Giacobbe in Genesi 32. Le 12 tribù di Israele erano formate dai discendenti dei suoi 12 figli. Queste tribù formarono in seguito un regno unito.
Sono passati quasi 3000 anni da quando il regno di Israele fu diviso in due. Dieci delle 12 tribù di Israele si ribellarono al Re Roboamo, figlio di Re Salomone e nipote di Re Davide. La Bibbia continua a riferirsi a queste 10 tribù con il nome di Israele, mentre le altre due tribù (Giuda e Beniamino), che rimasero fedeli ai discendenti di Davide, erano conosciute come il regno di Giuda, o semplicemente Giuda.
Talvolta Israele viene definito come il regno settentrionale e Giuda come il regno meridionale. Tra le tribù settentrionali prevarranno i discendenti di Giuseppe, figlio di Giacobbe, grazie ai suoi figli Efraim e Manasse, che secondo la profezia di Giacobbe sarebbero diventati le nazioni più potenti del mondo negli ultimi giorni (Genesi 49:1, 22-26; confrontate Deuteronomio 33:13-17).
Circa 200 anni dopo la divisione del regno, le tribù settentrionali di Israele caddero sotto il dominio dell’Assiria e furono deportate dagli assiri nelle terre a nord del loro impero. In terre straniere essi perdettero la loro lingua e identità nazionale. Spesso definite come le tribù perdute, migrarono in seguito a nord-ovest attraversando l’Europa e insediandosi alla fine in nuove terre lontane dal Medio Oriente.
Il regno di Giuda cadde invece sotto Babilonia più di un secolo dopo la deportazione di Israele, ma la sua popolazione giudea non fu dispersa e potè preservare l’identità. Oggi li conosciamo con il nome di Ebrei.
Il nome Efraim è a volte usato rappresentativamente nelle Scritture per indicare l’intero regno settentrionale, anche se può anche riferirsi solamente ai discendenti del figlio di Giuseppe che portavano quel nome, destinati secondo la profezia a diventare una «moltitudine di nazioni» (Genesi 48:19). Per alcuni studiosi di profezia, questa promessa fatta ad Efraim avrebbe trovato compimento nell’impero britannico e nel Commonwealth.
Secondo la profezia, anche il fratello maggiore di Efraim, Manasse, era destinato a dar vita a una grande nazione (stesso versetto), separandosi dalla moltitudine di nazioni. Questa profezia troverebbe compimento con la formazione, la crescita e il dominio degli Stati Uniti d’America.
In un’illuminante profezia che riguarda gli Stati Uniti e l’Inghilterra, Giacobbe (Israele) disse: «Siano chiamati col mio nome» (versetto 16). I riferimenti ad «Israele» contenuti nelle profezie del tempo della fine sono spesso associati agli Stati Uniti o ai paesi anglofoni dell’impero britannico, o ad entrambi. Talvolta “Israele” può indicare tutte e 12 le tribù. Bisogna considerare i versetti specifici nel loro contesto per capirne con precisione il significato.
Il nome «Giudei», tuttavia, si riferisce sempre agli Ebrei, i discendenti del regno di Giuda. Dobbiamo anche ricordare che la moderna nazione chiamata Israele, formata solo da Giudei, rappresenta in realtà la rinascita dell’antico regno di Giuda.
Comprendere questa parte fondamentale della storia biblica ci aiuterà a capire meglio un passaggio delle Scritture contenuto nel libro di Osea, una profezia che riguarda Efraim (la «moltitudine di nazioni», cioè la Gran Bretagna e alcune delle nazioni che ne nacquero). Queste Scritture profetizzano la caduta sia d’Israele (Inghiterra e Stati Uniti) sia di Giuda (il moderno Stato d’Israele), al tempo della fine.
In Osea 5 leggiamo una profezia che menziona Israele, Efraim e Giuda: «L’orgoglio d’Israele testimonia contro di lui, e Israele ed Efraim cadranno per la loro iniquità; e Giuda pure cadrà con essi» (versetto 5). La profezia continua: «Andranno coi loro greggi e con le loro mandrie in cerca dell’Eterno, ma non lo troveranno; egli s’è ritirato da loro. Hanno agito perfidamente contro l’Eterno, poiché hanno generato dei figliuoli bastardi; ora basterà un mese a divorarli coi loro beni» (versetti 6-7).
«Basterà un mese a divorarli» sembra indicare che Israele, Efraim e Giuda cadranno tutte in breve tempo, forse davvero nel giro di un mese.
Questa profezia non trovò compimento in passato. Come già detto, l’antica Giuda cadde nelle mani di Babilonia più di un secolo dopo che Israele cadde sotto il dominio assiro. Eppure, sembra che alla fine essi cadranno insieme, nel giro di un mese l’una dall’altra. Questa profezia deve ancora compiersi.
Non dimenticate che Israele diede il suo nome ad Efraim e Manasse, i progenitori del popolo inglese e del popolo americano. Mentre Efraim è citato separatamente in questa profezia, il riferimento ad «Israele» deve essere associato agli Stati Uniti, al momento la nazione dominante tra le due.
Per i due secoli che hanno preceduto la seconda guerra mondiale i ruoli erano ribaltati: la moltitudine di nazioni, ovvero l’impero britannico, era una potenza più forte rispetto alla singola nazione, gli Stati Uniti. Tuttavia oggi è l’America ad essere più potente.
«La casa o regno di Giuda» si riferisce al popolo ebraico, in particolare a coloro i quali oggi formano la moderna nazione collocata in Medio Oriente che porta il nome di Israele.
La profezia di Osea riguarda tutte e tre le nazioni, ovvero gli Stati Uniti, l’Inghilterra e Israele (Giuda). Secondo tale profezia, sembra che tutte e tre cadranno nell’arco di un mese. Il versetto 6 descrive queste nazioni voltarsi indietro verso Dio, ma accorgendosi solo allora che è troppo tardi. A causa dei loro peccati, Egli le lascerà crollare e subire la sconfitta.
Questa profezia non poté compiersi prima dell’ascesa dell’Inghilterra e degli Stati Uniti al ruolo di potenze mondiali nel XIX secolo e della formazione dello stato ebraico di Israele nel XX secolo.
Per evitare che quest’ipotesi possa sembrare bizzarra, considerate che Israele e gli Stati Uniti sono forse le nazioni maggiormente contrastate e criticate sulla faccia della terra. Tra i fanatici islamici, l’America è comunemente chiamata “il grande Satana”, mentre Israele e l’Inghilterra vengono definiti “i piccoli Satana”.

6 – E questo evangelo sarà predicato in tutto il mondo

Nella Sua più importante profezia sul tempo della fine, Gesù risponde alla domanda dei Suoi discepoli: «Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?» (Matteo 24:3).
Dopo aver elencato diversi segnali che indicheranno l’imminenza del Suo avvento, Egli rivela che «questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine» (versetto 14).
Il vangelo è la buona novella del «regno di Dio», che Gesù Cristo instaurerà su tutta la terra al Suo glorioso e personale ritorno. L’evangelo iniziò a propagarsi in tutto il mondo solo a partire dal XV secolo, grazie a Johan Gutenberg, che rese possibile la stampa della Bibbia in molte copie e in diverse lingue, e a popoli come gli anglofoni, i quali introdussero gradualmente sia la Bibbia che la libertà di culto, entrambe necessarie alla diffusione dell’evangelo. (Prima di allora fino a meno di 50 anni fa la maggior parte delle popolazioni era analfabeta e la lettura della Bibbia era una prerogativa esclusiva dei preti.)
Tuttavia, fu solo con i progressi tecnologici raggiunti con la televisione, la radio e altri mezzi di comunicazione di massa dopo la seconda guerra mondiale e la loro diffusione a livello globale che divenne possibile portare il messaggio della Bibbia a centinaia di milioni di persone. Il vangelo del Regno di Dio continuerà ad essere predicato in tutte le nazioni fino a quando avremo la libertà di continuare a pubblicare La Buona Notizia e a portare avanti gli altri nostri messaggi multimediali.
Ciò nonostante, durante gli ultimi 50 anni non è stato possibile recapitare il messaggio in tutti i paesi. Le ex nazioni comuniste, ad esempio, non permettevano la libertà di culto. La Cina, la cui popolazione ammonta a un quarto di quella mondiale, la vieta tutt’ora, ma non è la sola. Ci sono infatti molte altre nazioni in cui la pubblicazione della verità biblica e persino della Bibbia stessa è vietata. In molte nazioni islamiche non è permesso professare altre religioni all’infuori dell’islam, tanto che in alcuni paesi c’è addirittura la pena di morte per chi cambia religione.
Ma l’avvento di internet sta cambiando tutto. E’ molto più difficile per i governi esercitare il loro controllo. Il messaggio del vangelo concernente il futuro avvento del Regno di Dio si sta ancora propagando nel mondo, e si fermerà quando Dio avrà deciso che la Sua opera è compiuta e che è giunto il momento che gli eventi finali del tempo della fine abbiano inizio. Questa è un’altra profezia che non si è potuta compiere fino a poco tempo fa.

7 – La comunicazione globale e gli ultimi due testimoni di Dio 

C’è un’altra profezia biblica sul tempo della fine che può compiersi solo ora, in quest’epoca caratterizzata da una comunicazione globale in tempo reale.
Nella Sua più importante profezia sul tempo della fine (in Matteo 24, Marco 13 e Luca 21), Gesù ha dato una descrizione a grandi linee dei disastri che sconvolgeranno la scena mondiale con sempre maggiore frequenza ed intensità, al punto tale che «gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo» (Luca 21:26). Per poter avere piena consapevolezza della situazione che verrà a crearsi e per agire di conseguenza, bisogna prima conoscere tali eventi.
Al tempo in cui la profezia fu scritta, potevano passare diversi mesi o anni prima che la gente venisse a conoscenza dei vari disastri accaduti in altre parti del mondo, in molti casi addirittura non si veniva a sapeva proprio niente, e ancora più difficile era riuscire a realizzare che le varie catastrofi si stavano verificando su scala globale sempre più frequentemente.
Solo con la crescente diffusione dei quotidiani e di altre forme di comunicazione di massa tutto questo è diventato possibile. Tuttavia, il livello di consapevolezza e il conseguente timore di molti di cui parla Cristo implica una disponibilità e una facilità di reperimento di informazioni ancora maggiori, condizione resa possibile solo grazie allo sviluppo di mezzi di comunicazione elettronici rapidissimi come Internet.
Infatti, solo con i progressi tecnologici degli ultimi anni potranno prendere corpo gli eventi descritti in Apocalisse 11, e la gente in tutto il mondo potrà conoscere, vedendo in diretta, il destino dei due ultimi testimoni di Dio che questi farà sorgere quando Gerusalemme sarà calpestata dagli eserciti stranieri.
Questi due testimoni, che ricordano altri profeti biblici come Elia e Eliseo, porteranno al mondo l’avvertimento finale di Dio durante i tre anni e mezzo che precederanno il ritorno di Cristo.
«Io darò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno milleduecentosessanta giorni, vestiti di sacco… E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. E i loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il nostro Signore è stato crocifisso. E uomini dei vari popoli, tribù, lingue e nazioni vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo, e non permetteranno che i loro cadaveri siano deposti nei sepolcri. E gli abitanti della terra si rallegreranno su di loro, faranno festa e si manderanno doni gli uni agli altri, perché questi due profeti avevano tormentato gli abitanti della terra» (Apocalisse 11:3, 7-10).
Notate il fatto che tutto il mondo potrà vedere i loro corpi senza vita durante i 3 giorni e mezzo in cui giaceranno a Gerusalemme esposti alla vista di tutti. Questo non sarebbe stato possibile prima dell’avvento della televisione satellitare, degli apparecchi di comunicazione mobile e di internet. Di nuovo, solo negli ultimi anni sono maturate le condizioni necessarie affinché questa profezia potesse compiersi.
Sarà questa nostra generazione a vedere il ritorno personale e glorioso di Gesù Cristo e l’instaurazione del Regno di Dio sulla terra?
Abbiamo visto come le condizioni necessarie al compimento di queste sette profezie bibliche si siano venute a creare solo in tempi recenti. In effetti, la fondazione dello stato di Israele nel 1948 è stato un punto di svolta fondamentale nel compimento della profezia biblica, così come l’acquisizione della bomba ad idrogeno da parte delle due superpotenze degli anni ’50 che ci ha condotti ad un’epoca di autodistruzione totale.
Ora tutto è possibile, e questo rende molto più probabile il fatto che sia proprio la nostra generazione quella che assisterà al ritorno di Cristo e all’instaurazione del Regno di Dio in terra. Dopo tutto, Gesù Stesso disse che una volta che questi eventi avranno inizio, «…questa generazione non passerà, finché tutte queste cose non siano avvenute» (Matteo 24:34).
E’ spaventoso ed incoraggiante allo stesso tempo pensare che molto probabilmente apparteniamo al secolo che testimonierà all’evento più importante nella storia dell’umanità. Come Gesù Cristo dice ai Suoi discepoli di tutti i tempi in Luca 21:28, «Ora, quando queste cose cominceranno ad avvenire, riguardate ad alto, e alzate le vostre teste; perciocchè la vostra redenzione è vicina.»

Geopolitica del Coronavirus

LA BESTIA DI TERRA E LA BESTIA DI MARE: COLOSSI CONTINENTALI E POTENZE MARITTIME IN UN PROSSIMO SCONTRO APOCALITTICO? (Apocalisse 13)

DI FEDERICO DEZZANI



Mentre in Italia il Coronavirus produce i suoi pesanti e scontati effetti economici/finanziari, nell’ottica di una più ampia destabilizzazione dell’Europa, altri Paesi risultano essere particolarmente investiti dal virus: in primis Corea del Sud e Iran. Il diffondersi della malattia segue dunque criteri squisitamente geopolitici e si inserisce nella più ampia strategia delle potenze marittime anglosassoni contro la massa continentale afro-euro-asiatica.



Virus lungo la Via della Seta

Sono trascorsi poco più di sette giorni dalla nostra ultima analisi sul diffondersi del Coronavirus in Italia e gli avvenimenti intercorsi ne mostrano la validità: a fronte di un numero relativamente basso di vittime (circa 80 su 2.500 casi) ed una mortalità di poco superiore alla normale influenza, questa acuta forma di polmonite ha prodotto, produce e produrrà enormi danni economici e finanziari, vero obiettivo dell’attacco asimmetrico di cui è vittima l’Italia. Le regioni più produttive d’Italia sono soggette a misure che restringono la circolazione delle persone e delle merci; il clima di incertezza ha congelato gli investimenti e le assunzioni; i voli aerei da/per l’Italia sono stati oggetto di limitazioni; il turismo, una voce che vale il 5% del PIL, ha incassato forse il colpo più duro, grazie anche al clima d’emergenza creato ad hoc attorno all’Italia dai media esteri. Ci sono volute poche ore perché la crisi si trasmettesse ai titoli di Stato italiani ed è molto probabile che il circolo vizioso (panico>crisi economica>crisi del debito) debba produrre ancora i suoi effetti peggiori. L’Italia è, infatti, il “ventre molle” dell’eurozona e l’attacco bioterroristico angloamericano mira sopratutto a destabilizzare l’eurozona e l’Unione Europea nel suo complesso: l’operazione è facilitata anche dalle dinamiche messe in moto dal virus: la tentazione di ripristinare le frontiere in Europa e procedere in ordine sparso è fin troppo evidente. Va da sé che un collasso violento dell’Unione Europa, con la conseguente crisi politica ed economica, rallenterebbe non poco il tentativo cinese di “agganciare” il Vecchio Continente alla Via della Seta.

Già, perché il Coronavirus sembra proprio studiato per destabilizzare non soltanto l’Europa, ma la massa afro-euro-asiatica nel suo complesso, massa che Russia e Cina stanno tentando di organizzare con una rete di infrastrutture sempre più fitta ed intricata. Il primo e più potente colpo è stato sferrato dagli angloamericani ovviamente in Cina (80.000 casi) che, per fare fronte al propagarsi dell’epidemia, ha dovuto adottare contromisure senza precedenti: come nel caso italiano, i danni umani sembrano contenuti, ma quelli all’attività economica sono ingenti e si attende per questi mesi un brusco calo dell’attività produttiva: il sistema-Paese non dà comunque segni di cedimento, grazie alla solidità della macchina statale centralizzata e alla consapevolezza, molto diffusa tra tutti gli strati della popolazione, di dover fronteggiare un vero e proprio assalto statunitense. Ovviamente le ripercussioni economiche sono pesanti anche per gli Stati Uniti, ma è errato in questa nuova fase storica attribuire troppa importanza al “business”: la geopolitica, intesa come duello tra colossi continentali e potenze marittime, domina ormai l’agenda di Washington e Londra e una destrutturazione violenta della globalizzazione (velocizzata da un collasso delle piazze finanziarie che si fa giorno dopo giorno più concreto) coincide perfettamente con i piani delle potenze anglosassoni, accortesi di aver perso il primato economico in troppi campi (dal 5G ai treni superveloci).


Tra Italia e Cina, i principali focolai di Coronavirus agli estremi opposti dell’Eurasia, due Paesi risultano essere stati particolarmente colpiti, attraverso i soliti canali “misteriosi” dietro cui si celano attacchi biologici mirati: Iran e Corea del Sud. Sull’Iran (90 morti e 2.900 casi), specie dopo il recente omicidio del generale Souleimani, si è troppo scritto per doverne parlare ancora: ci basti qui dire che Teheran è un ottimo fornitore di greggio alla Cina, è parte integrante del corridoio centrale della Via della Seta che dovrebbe unire le regioni occidentali cinesi all’Europa via Istanbul, consente alla Russia di affacciarsi, se necessario, all’Oceano Indiano. Più interessante, perché ne abbiamo sinora parlato meno, è il dilagare del Coronavirus nella Corea del Sud, dove sinora si contano circa 5.000 casi ed una trentina di vittime ed il governo di Seul si è visto costretto a dichiarare “guerra” al virus. Colpire l’Italia per destabilizzare l’Europa e punirla per aver aderito alla Via della Seta, colpire l’Iran perché un tradizionale nemico, ma perché colpire anche la Corea del Sud? Chi avesse seguito la politica dell’Estremo Oriente in questi ultimi anni, dominata dalle tensioni attorno al nucleare nordcoreano, avrà certamente notato il progressivo “ritorno” (perché così è stato per millenni) anche della Sud Corea nell’orbita cinese. Il dislocamento nella penisola coreana del sistema antimissilistico THAAD, uno strumento neppure troppo velato di “contenimento” della Cina, aveva inasprito nel 2017 i rapporti tra Pechino e Seul; da allora, fungendo da mediatore tra le due Coree, Pechino si è riavvicinata al piccolo, ma altamente industrializzato, paese asiatico, sino alla decisione del dicembre 2019 di “normalizzare” i rapporti, chiudendo i recenti dissapori dovuti al dispiegamento del THAAD. Seul, come molti altri Paesi del sud-est asiatico, sta dunque anch’essa convergendo verso l’Impero Celeste e non ha alcuna intenzione di fungere da “testa di ponte” degli angloamericani sul continente asiatico: come molti altri Paesi del sud-est asiatico (si veda il caso della Malesia), anche la Corea del Sud ha quindi avuto la sua “punizione”. Il Coronavirus appunto.

Chiudiamo la nostra analisi sulla geopolitica del Coronavirus con un accenno all’Africa. Nelle ultime settimane, prima che il virus si diffondesse in Italia, si è molto parlato del rischio di un’epidemia in Africa, dove peraltro mancherebbero le strutture per contenerla. Pare che il clima caldo disincentivi il propagarsi della malattia e ciò metterebbe dunque almeno parzialmente al sicuro le regioni africane tropicali: non c’è alcun dubbio, infatti, che se gli angloamericani dovessero sferrare un attacco biologico anche nel Continente Nero, sceglierebbero certamente il Corno d’Africa e la regione compresa tra Gibuti e l’Etiopia: i Paesi, cioè, toccati dal corridoio marittimo della Via della Seta.
(L'attacco c'è stato  in Etiopia vedi: https://verainformazionerealtime.blogspot.com/2020/03/malattia-x-si-teme-abbia-colpito.html)


Federico Dezzani