mercoledì 17 luglio 2019

LICENZA DI UCCIDERE. La legalizzazione dell'eutanasia in Italia







LICENZA DI UCCIDERE


La legalizzazione dell'eutanasia in Italia

ISBN: 9788870949872
dimensioni: 125 x 195 mm
rilegatura: brossura
collana: Le frecce
pagine: 168
anno: 2019

€ 13,00


Sono stati depositati in Parlamento diversi disegni di legge sul cosiddetto fine-vita. Di fronte alla malattia e alla vecchiaia ciò che conta davvero è decidere da soli quello che dovrà succedere? Il Parlamento con la legge 219/2017 sulle disposizioni anticipate di trattamento ha garantito nuovi diritti, in modo che nessuno possa decidere per noi e la nostra dignità sia garantita in ogni situazione?
Queste pagine tentano di dimostrare che i disegni di legge appena depositati e la legge 219/2017 stanno introducendo l’opposto di quanto ufficialmente dichiarato, l’opposto dell’autodeterminazione e della dignità.
Sarà di nuovo possibile un altro “Caso Englaro”? Cosa sarebbe successo ad Alfie Evans con questa legge? Il processo per il suicidio di DJ Fabo renderà i medici degli assassini per legge? E soprattutto, il Parlamento, concedendo una “licenza di uccidere” in certi casi, non avrà mica pensato a ciascuno di noi, diventati vecchi e malati? Come ci difenderemo? Chi ci aiuterà? Forse è meglio iniziare ad informarsi.



Giacomo Rocchi - Giacomo Rocchi, 57 anni, sposato con tre figli, è magistrato dal 1987 e svolge le funzioni di Consigliere presso la Corte Suprema di Cassazione. Autore già di diversi testi, tra cui ricordiamo: Il legislatore distratto, ESD, Bologna 2006; coautore di Produrre uomini, Procreazione assistita, un’indagine multidisciplinare, a cura di Andrea Bucelli, Firenze University Press, Firenze 2005; e Aa. Vv., Legge 40 sulla fecondazione artificiale: la produzione dell’uomo, Gribaudi, Milano 2007 e La fecondazione eterologa tra Costituzione italiana e Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, a cura di Filippo Vari, Giappichelli, Torino 2012. Sulla vicenda Englaro ha scritto Il Caso Englaro. Le domande che bruciano, ESD, Bologna 2009













Templari e Gesuiti, storie di soppressioni

Due sole volte il Papa ha soppresso ordini religiosi regolarmente costituiti: la prima nel 1312, la seconda nel 1773. Ma in entrambi i casi furono le potenze di questo mondo a imporre la soppressione di ordini scomodi. Ora invece sembra che il pensiero del mondo abbia messo salde radici all’interno della Chiesa.



La lettura del bel pezzo di mosnignor Livi sulla Bussola del 24 febbraio (clicca qui) mi ha fatto venire in mente qualche considerazione sulla soppressione degli ordini religiosi decisa dalla Chiesa nel corso dei suoi due millenni di storia. 

Due sole volte il Papa ha soppresso ordini religiosi regolarmente costituiti: la prima nel 1312, la seconda nel 1773. Nel primo caso si trattava dei Cavalieri Templari, nel secondo dei Gesuiti. Quella dei Templari, ordine monastico la cui regola è stata scritta da Bernardo di Chiaravalle, è una storia per tanti versi drammatica su cui ancora oggi si discute e che negli ultimi secoli è stata ammantata di fantasiose leggende e racconti esoterici. 

La soppressione dei Tempari è voluta da Filippo IV il Bello re di Francia che, oltre ad imporre con ricatti e minacce a Clemente V la permanenza del papato in Francia, è anche all’origine di una violenta quanto illegale congiura ai danni dei Cavalieri del Tempio. In una notte del 1307 Filippo fa arrestare e torturare tutti i Templari francesi accusati di eresia e tradimento, nonostante siano membri di un ordine religioso e quindi soggetti unicamente alla giurisdizione della Santa Sede. Numerosi cavalieri, compreso il gran maestro Jacques de Molay, ammettono sotto tortura come vere le colpe di cui sono accusati. 

Successivamente trovano il coraggio di appellarsi al papa e, di fronte al tribunale pontificio, ritrattano le confessioni loro estorte: l’ordine è santo. A quel punto Filippo ha gioco facile a farli finire sul rogo come relapsi (spergiuri). I Templari sono soppressi al Concilio di Vienne del 1312 ma la vittoria del re di Francia non è completa perché Clemente V non gli consente di appropriarsi di tutti gli ingenti beni dei Cavalieri che finiscono ad un ordine affine, quello dei Cavalieri di Malta.

Qualche secolo più tardi, il 21 luglio 1773, un altro Clemente, il quattordicesimo, col breve Dominus ac redemptor sopprime in perpetuo – così vuole che avvenga - la Compagnia di Gesù e condanna il generale Lorenzo Ricci a carcere duro, cioè a pane e acqua, nella prigione di Castel Sant’Angelo. In questo caso a pretendere la soppressione della Compagnia sono praticamente tutti i re della cristianità. 

L’influenza delle logge è capillarmente penetrata a corte e i sovrani, illuminati dal bagliore dei filosofi neopagani, vogliono farla finita con i gesuiti. Si comincia dal Portogallo dove il massone marchese di Pombal lancia una campagna diffamatoria contro la Compagnia accusata di aver cospirato contro la vita del re, e nel 1759 ottiene la loro soppressione, l’incameramento dei loro beni, la brutale espulsione dei gesuiti stranieri, il carcere duro per quelli portoghesi, uno dei quali, l’anziano Malagrida, ucciso. Seguono le corti di Francia, Spagna (dove un’insurrezione popolare è imputata ai gesuiti), Italia e Austria. Gli eserciti di Francia e Napoli invadono i territori pontifici di Avignone e Benevento, ma, mentre Clemente XIII resiste ai dictat, non altrettanto farà il suo successore. 

Giuseppe La Farina, storico massone, così commenta la decisione di papa Ganganelli nella sua Storia d’Italia del 1863: “Colla soppressione dei Gesuiti si consumò la ribellione dei principi contro il Papato, e colla bolla del 21 di luglio si compì l’abbassamento del papa innanzi ai principi”, “giammai la libertà ha avuto nemici più terribili dei Gesuiti, giammai il Papato milizia più operosa e più intrepida: la bolla di papa Ganganelli non fu una riforma, ma una capitolazione imposta dal vincitore”. Bisognerà aspettare il 1814 perché Pio VII appena rientrato a Roma si affretti a ricostituire la Compagnia che, durante tutto l’Ottocento, sarà infaticabile baluardo delle ragioni cattoliche contro la libera-muratoria imperante. Nel Novecento le cose andranno progressivamente cambiando.

Chissà perché mi è venuto in mente di parlare di soppressioni a proposito delle considerazioni fatte da Livi. Forse perché ad esigere la soppressione di ordini scomodi sono sempre state le potenze di questo mondo. Ora invece è diverso. Ora il pensiero del mondo ha messo salde radici all’interno della Chiesa.

Preghiera alla “Madonna dell’aiuto” contro le avversità e ogni male


Vergine benedetta, Madre di Dio e Madre nostra, che nei titolo di « Madonna dell’aiuto » non cessi di ricordare ai tuoi devoti i prodigi onde ci assicurasti della tua materna protezione, guarda pietosa alle nostre necessità e alle nostre miserie, e vieni ancora una volta in nostro soccorso.

Dal tuo aiuto, o Maria, i poveri aspettano il pane, gl’infermi la salute, i disoccupati il lavoro, tutti la preservazione da nuove calamità e da nuove rovine.

Ma il bene di cui ha soprattutto bisogno la generazione che ti prega, è il tuo Figlio, o Maria, che il mondo vorrebbe bandito dalla vita, dalla famiglia, dalla società, dove tutto si attende dalla materia, dalla forza e dagli umani disegni.


Aiutaci, o Maria, a custodire gelosamente o a ritrovare questo bene, senza il quale ogni altro dono è illusione, inquietudine e veleno.

Per Te, o Madre, rientri Gesù nelle menti traviate per dissiparne gli errori con la luce della sua Persona e del suo Vangelo. Rientri nei cuori pervertiti, con la purezza dei costumi, la modestia della vita, la carità, che vince ogni egoismo. Rientri nelle famiglie e nella società per riprendere i suoi diritti di Signore e di Maestro.

Da Te protetti e assistiti, tutti, o Maria, sperimenteremo l’efficacia del tuo patrocinio: « Madonna dell’aiuto » ti sentiremo in tutti i momenti della nostra vita terrena: nelle avversità per non restarne abbattuti, nelle prosperità per non riuscirne corrotti; nel lavoro per ordinarlo in Dio, nella sofferenza per accettarla con umiltà.

Per Te vivremo con le virtù del Vangelo, nel timor santo di Dio, nel suo amore, nella fraterna carità che benefica, sopporta e perdona. Aiutati dalla tua potente intercessione, questa vita sarà per i tuoi figli vittorioso combattimento, sarà nella fede e nella pietà sincera degna preparazione all’eterna. Così sia.

Gesuiti e Massoneria: intelligenze a confronto

PER CHI NUTRISSE ANCORA DUBBI SUI LEGAMI TRA GESUITI E MASSONERIA....





PREMESSA Negli ultimi 20-25 anni diversi Gesuiti si sono interessati in senso positivo alla Massoneria, hanno partecipato a dibattiti pubblici, a convegni organizzati dal Grande Oriente d’Italia, hanno scritto articoli e libri sul pensiero filosofico e sulla storia della Massoneria: in altre parole, sono stati gli unici ecclesiastici che, nonostante gli anatemi e le varie scomuniche della Chiesa di Roma nei confronti dell’Istituzione massonica, hanno cercato di capirne, finendo molto spesso per condividerla, l’impostazione filosofica.Scrive il Gesuita Prof. Dr. Josè Antonio Ferrer Benimeli ordinario di Storia Contemporanea nell’Università spagnola di Saragozza: “La Massoneria del secolo dei Lumi- lasciando da parte le deviazioni e gli errori propri di qualunque organizzazione raggiunta grande diffusione- appare come una riunione, al di sopra delle divisioni politiche e religiose del momento, di uomini che credono in Dio, rispettano la morale naturale e desiderano conoscersi, aiutarsi e lavorare insieme, malgrado le differenze di rango sociale, la diversità di fede religiosa e della loro appartenenza a confessioni o partiti più o meno contrapposti. Senza dubbio, la Chiesa romana, seguendo l’esempio di tanti governi europei, perseguitò questa associazione in accordo con la legislazione dell’epoca, aggiungendo alle pene civili quelle ecclesiastiche per una condotta che a quel tempo costituiva sospetto di eresia e che, invece, ai nostri giorni la Chiesa stessa chiama ecumenismo. Dovettero trascorrere ben due secoli perché la Chiesa superasse una situazione che, fortunatamente, appartiene ormai al passato e tante lezioni offre oggi a noi storici alla ricerca della comprensione e dell’unione tra tutti gli uomini che formano la Cattedrale della fraternità dell’Universo: l’Umanità 1” A questo punto viene spontanea la domanda: cosa ha spinto la Compagnia di Gesù a cambiare idea e ad avvicinarsi ad una Istituzione che sin dal suo nascere aveva sempre combattuto con tutti mezzi? Se ripercorriamo, anche per sommi capi- dato il carattere di questo scritto che è solo una relazione sommaria-, la storia di queste due Istituzioni, si troveranno dei punti di contatto che hanno permesso in questo ultimo quarto di secolo un riavvicinamento, o quantomeno un dialogo, fra due entità che sembravano destinate a combattersi in eterno. Il primo fatto da prendere in considerazione è come siamo arrivati alla nascita di queste due Istituzioni e, attraverso l’evoluzione nel tempo, se ancora oggi restano validi quei principi etici, morali, religiosi che portarono al loro sorgere.

LA COMPAGNIA DI GESU’

Scrive Malachi Martin: “…non bisogna considerare l’Ordine religioso dei gesuiti un’organizzazione umana come tante altre. Tanti altri organismi del genere hanno avuto il loro momento di gloria, per poi declinare, fossilizzarsi e infine scomparire. La Compagnia di Gesù fu fondata nel 1540 da un oscuro basco chiamato Iñigo de Loyola, meglio noto con il nome di Ignatius de Loyola. Non si possono mettere i gesuiti di Iñigo sullo stesso piano di altre organizzazioni per il semplice motivo che nessun altra organizzazione a noi nota ha potuto competere con i gesuiti per gli immensi servizi resi alla famiglia umana, al di là di ciò che hanno fatto in favore del popolo e della Chiesa cattolica 2“.

Dice Antonio Santoni Rugiu: “…. il Collegio, destinato alla formazione dei gesuiti, ma anche a quella dei laici, fu una delle più importanti invenzioni della Compagnia: in esso gli <scolastici> ossia gli allievi, dovevano apprendere innanzi tutto la <abnegazione di se stessi>, l’annullamento del proprio temperamento e la rinuncia a personali scelte, e acquisire poi gli strumenti di comportamento e di comunicazione che servissero meglio gli scopi <moderni> della Compagnia 3“.

L’Ordine aveva quindi delle caratteristiche militari, sia nella forma che nella disciplina: “il primo requisito era infatti l’obbedienza, che doveva essere cieca e assoluta (perinde ac cadaver, con la remissività di un cadavere), proprio come quella di un soldato in battaglia 4“. Sembra che Lenin, alla fine della sua vita, affermasse che se avesse avuto con sè dodici uomini simili ai primi gesuiti il comunismo avrebbe conquistato il mondo.

Per la “maggior gloria di Dio” erano i difensori degli interessi della Chiesa, erano “gli uomini del Papa”; aveva detto Ignazio di Loyola: “Più il vostro lavoro è universale, più diventa religioso“. La Compagnia comprese ed assolse sino agli estremi il proprio compito: i gesuiti dilagarono in tutto il mondo, si immersero nei più svariati tipi di società, da quelle primitive a quelle più evolute, si adattarono a tutti i costumi, subirono i più svariati e atroci tipi di martirio, così convinti di dover adempiere in ogni modo la missione loro affidata, che essi stessi non indietreggiarono di fronte a niente guadagnandosi una cattiva fama, che l’uomo della strada conosce molto più di quelli che sono stati e sono tuttora i meriti della Compagnia nel campo della cultura e della scienza più che in quello religioso.


Ma addirittura in pubblicazioni scientifiche come in alcuni dizionari, il Webster’s Third New International Dictionary, il dizionario di Dornseif, dopo aver dato la definizione di base di Gesuita come membro dell’Ordine, si danno significati negativi come: “di chi è dedito all’intrigo o al sotterfugio; di persona astuta; di doppio, falso, insidioso, simulatore, perfido…insincero, disonorevole, disonesto, che non dice il vero 5“. E nel colorito linguaggio della gente di Roma il Padre Generale dell’Ordine trovò una definizione che tuttora lo accompagna: il Papa nero, definizione che diventò emblematica quando incominciarono i contrasti con il Pontefice romano.

Iñigo aveva scritto: “Speriamo che l’ostilità del mondo non lasci mai in pace troppo a lungo l’Ordine“. Ed è stato esaudito. Gli uomini del Papa fecero guerra a Lutero, Calvino e a tutte le Chiese protestanti. Scrive M. Martin: “I gesuiti portarono la guerra all’interno dei territori di questi nemici del Papa. Affrontarono controversie pubbliche, discussero nelle Università protestanti, predicarono nei crocicchi e nei mercati. Si rivolsero ai consigli municipali, cercarono consigli della Chiesa. Si infiltrarono nei territori ostili travestiti, si mossero nella clandestinità. Erano dappertutto, con la loro intelligenza, il loro acume, il loro sarcasmo, la loro cultura e la loro pietà. Il loro tema costante:<Il Vescovo di Roma è il successore di Pietro, l’apostolo su cui Cristo ha fondato la sua Chiesa… Questa Chiesa è una gerarchia di Vescovi in comunione al Vescovo di Roma… Ogni altra associazione ecclesiastica è un’indecente eresia, figlia di Satana…>. In altre parole, nessuno poteva ignorare i gesuiti; tutti sapevano che erano campioni incrollabili di quella autorità e di quella supremazia 6“.

Per più di duecento anni ebbero in Europa il monopolio dell’educazione. Dice Santoni Rugiu: “Il Collegio non nasce con i gesuiti… Ma il Collegio gesuitico era non solo una istituzione ben più ampia e diffusa …, soprattutto sfruttava fino in fondo la condizione di vita collegiale come <comunità educativa>, diremmo oggi. Che le regole di vita, e quindi i modi formativi, fossero per molti aspetti lontane e opposte alla nostra idea di libertà e di laicismo pedagogico, non toglie nulla alla realtà storica che il successo dei gesuiti, prima che al curriculum didattico, fu dovuto all’organizzazione complessiva dei loro strumenti formativi e anche al fatto- certo non trascurabile, anzi- che nei paesi cattolici i fini generali del loro insegnamento concordavano benissimo con quelli della classe dominante…… 7“.

“Al culmine della loro storia” – dice Martin – “duecento anni dopo la fondazione, i gesuiti ebbero un ruolo formativo e decisivo nell’educazione e nelle scienze praticamente di tutti i paesi dell’Europa e dell’America Latina. Giocarono un ruolo in ogni alleanza politica in Europa, ebbero una posizione influente in ogni governo, un posto di consigliere presso ogni grand’uomo e ogni donna potente. Il primo occidentale a frequentare la corte del Gran Mogol fu un gesuita. Sempre un gesuita fu il primo a essere dichiarato mandarino nel palazzo dell’Imperatore di Pechino……. La lista dei grandi che hanno frequentato i gesuiti potrebbe continuare per pagine e pagine. Essi stilarono trattati, negoziarono paci, fecero da mediatori fra nazioni in armi, combinarono matrimoni reali, partirono per pericolose missioni di salvataggio, vissero dove non erano bene accolti come agenti segreti della Santa Sede 8“.

Tutte queste manifestazioni di potenza fecero sì che nel 1773 Clemente XIV decidesse di abolire la Compagnia di Gesù; di conseguenza sciolse i ventitremila gesuiti, fece incarcerare il Padre Generale ed i suoi consiglieri, abbandonò al loro destino i missionari sparsi nel mondo, giustificando questo atto con le seguenti parole:”Le ragioni le teniamo chiuse nel Nostro minuscolo cuore.”

Una frase simile l’aveva adottata alcuni anni prima Carlo III di Spagna (1759-1788) che nel decreto per la esecuzione dell'”Espulsione dei regolari della Compagnia di Gesù” aggiungeva: “e per molte altre (ragioni) urgenti, giuste e necessarie, che racchiudo nel mio animo Regale 9“.

Ma non è tutto. Anche Clemente XII nella costituzione apostolica “In eminenti” del 26 aprile 1738 (prima bolla papale di scomunica della Massoneria) “..in mancanza di prove concrete o di motivazioni atte ad avvalorare crimini o delitti proporzionali a così severa condanna… con il ricorso al sospetto o alla supposizione quale argomento supremo col quale, in verità, non si fa altro che mettere in evidenza l’incredibile livello di ignoranza circa l’oggetto della condanna ..” conclude con il famoso motivo segreto: “E per altre ragioni giuste e ragionevoli conosciute da Noi soli 10“.

Ma torniamo alla Compagnia di Gesù che Papa Pio VII nel 1814 decise di far risorgere perchè aveva bisogno dei gesuiti: non va dimenticato che nel 1814 si aprì il “Congresso di Vienna” il cui obiettivo principale fu la Restaurazione. E gli “uomini del Papa” in pochissimo tempo tornarono all’antico splendore. Dice M. Martin:”I gesuiti resuscitati ricominciarono da capo, con zelo rinnovato e si prodigarono in uomini e fatica per assicurare che il Primo Concilio Vaticano proclamasse nel 1860 che l’infallibilità del Papa era un articolo di fede e un dogma rivelato. La loro opera fu così efficace e così odiosa per tanti, che valse ai gesuiti un nuovo epiteto; furono chiamati <ultramontani>, coloro che appoggiavano l’odioso Vescovo che viveva a Roma oltre le montagne (le Alpi) 11“.


E Martin prosegue: “Con la vita e con la morte, i gesuiti scrissero la propria storia come <gli uomini del Papa>…. come padre Walter Ciszeck finito a languire per diciassette anni nel Gulag sovietico;… o padre Augustin Bea, che percorse in lungo e in largo l’Unione Sovietica del tempo di Stalin per raccogliere un quadro accurato per la Santa Sede; o padre Tacchi Venturi, promotore dei negoziati tra Mussolini e papa Pio XI…… In realtà, ciò che li fece agire a grande distanza di spazio e di tempo fu il favoloso attaccamento all’obbedienza, consacrato da un voto speciale: che ogni loro impresa sarebbe stata all’insegna dell’obbedienza al Papa…. L’ampiezza di vedute continuò ad evolversi fino a che i gesuiti raggiunsero il momento di massima fioritura nella prima metà del ventesimo secolo. Grazie ai loro sforzi, ebbe luogo uno pseudo rinascimento del cattolicesimo sociale e culturale, che rese possibile ai cattolici di essere scienziati, tecnologi, psicologi, sociologi, politologi, capi politici, artisti, studiosi, rimanendo se stessi anche nelle branche più nuove del sapere, sempre in grado di conciliare tutto con una convinzione solida come la roccia 12“.
Fino al 1965 la Compagnia non aveva mai deviato da questa missione. Ma con la chiusura dell’ultima delle quattro sessioni del Concilio Vaticano II avvenne ciò che nessuno avrebbe potuto immaginare. Dice M. Martin: “Pedro de Arrupe y Gondra fu eletto ventisettesimo padre generale dei gesuiti. Sotto la guida di Arrupe e nelle aspettative di un cambiamento autorizzato dal Concilio, la visione di natura antipapale e socio-politica che era maturata di nascosto per più di un secolo fu accolta dalla Compagnia in quanto organizzazione. Il repentino cambiamento non fu casuale, ma un atto deliberato, al quale Arrupe, come padre generale, fornì una guida ispirata ed entusiasta.

Ma ci vuole del tempo prima che il modo di considerare una grande istituzione religiosa cambi. La reputazione che la Compagnia si era guadagnata nei secoli era il migliore paravento dietro il quale costruire una Compagnia molto diversa, come quella che si è venuta a creare negli ultimi vent’anni. In effetti la storia, la storia gloriosa della Compagnia fece sì che i fatti attuali risultassero invisibili e che i nuovi capi potessero presentare il nuovo atteggiamento verso il mondo come l’estrema e migliore espressione della spiritualità e della lealtà ignaziane.

Per la grande massa dei cattolici, sia laici che ecclesiastici, era impensabile che proprio i gesuiti potessero diffondere una nuova idea della Chiesa; o che muovessero guerra non a un solo Papa, ma addirittura a tre, denigrandoli, ingannandoli, disubbidendo loro, aspettando la morte di ciascuno con la speranza che il prossimo avrebbe lasciato loro mano libera.

Inevitabilmente, la guerra dei gesuiti contro il papato è venuta alla luce durante il pontificato di Karol Wojtyla. Quest’uomo carismatico e ostinato giunse al soglio pontificio con l’esperienza diretta del marxismo in Polonia……. Dal momento dell’elezione, fu chiaro che Giovanni Paolo II avrebbe incontrato l’opposizione di molti membri della burocrazia vaticana che aveva ereditato. Ciò che fu meno chiaro, anche per i consumati osservatori vaticani, era che anche i gesuiti avrebbero sfidato la sua autorità in materia politica.

Niente di ciò che Giovanni Paolo II ha tentato dal momento in cui è arrivato alla cattedra di S. Pietro nel 1978 è servito a dissipare o almeno ad attenuare l’opposizione gesuita 13“.

Fin qui si è cercato, attingendo a fonti sicuramente insospettabili, di delineare per sommi capi quella che è stata la storia della Compagnia di Gesù, sottolineando in particolare quelle attitudini e quei condizionamenti che hanno determinato nei gesuiti una particolare forma mentis che ha da sempre improntato il loro modo di agire.


Ma l’osservazione preliminare, che dovrebbe portare ad una qualche conclusione, era che al giorno d’oggi, e probabilmente anche in passato, la lotta dei gesuiti contro tutto e contro tutti sembra essersi arrestata di fronte ad un’altra Istituzione che a sua volta ha improntato le proprie dottrine ed il proprio comportamento a difesa di certi irrinunciabili principi, sì che anch’essa è continuamente sul piede di guerra nei confronti di quei governi, sia civili che ecclesiastici, che non consentono l’espressione della piena libertà dell’uomo.

Non a caso, la Massoneria non esiste o è stata soppressa, almeno ufficialmente, in quei Paesi e in quei periodi in cui si è affermata la dittatura; e non a caso, come si è visto, i gesuiti sono stati fatti oggetto di analoghe persecuzioni là dove i loro principi in materia religiosa incontravano l’opposizione di precise norme comportamentali volte a salvaguardare questa o quella autorità.

LA MASSONERIA

Da alcuni anni gli organi di informazione pubblica – stampa e tv – non perdono occasione di attribuire alla Massoneria una deleteria influenza sulla vita economica e politica del nostro Paese, attribuendo a tale istituzione fatti e comportamenti che in realtà sono addebitabili a persone o a gruppi che con la vera Massoneria non hanno niente a che fare. E’ allora legittimo chiedersi quale influenza essa abbia realmente ed abbia avuto in passato nello sviluppo culturale, morale e sociale delle Nazioni europee e del Nord America e se tale influenza sia stata dannosa o al contrario determinante per tale sviluppo.

Poichè le origini tradizionali della Massoneria si fanno risalire ad epoche anteriori alla civiltà egiziana, è necessario restringere il campo di indagine e partire dalla Massoneria cosiddetta moderna.

D’altra parte non è possibile un esame di un determinato periodo senza far cenno a quella che è stata la storia della Massoneria quale istituzione avente come scopo principale la difesa della libertà di pensiero, che in certe epoche fu possibile proprio e soltanto nelle Logge massoniche; e dovremo anche vedere come la Massoneria operativa si sia trasformata in Massoneria speculativa che è quella dell’epoca attuale.

A) LIBERTA’ DI PENSIERO E SEGRETO MASSONICO

E’ una delle tante contraddizioni dell’essere umano: la libertà, il più prezioso dei doni dati all’uomo dalla sua stessa natura, diventa spesso un tesoro proibito da custodire nell’ombra!

Per dimostrare questa affermazione, occorre rifarsi alle origini della Massoneria limitatamente al periodo storico, in quanto le sue origini mitiche altro non sono che la narrazione simbolica dell’evoluzione naturale dell’uomo e della sua progressiva presa di coscienza della duplicità della propria natura, dell’esistenza del divino in lui e della necessità di svilupparlo attraverso valori universali, quali la solidarietà, la tolleranza, lo spirito di pace, l’amore verso gli altri e verso il proprio SE’.

E poiché i livelli evolutivi – che niente hanno a che fare con quelli culturali – variano profondamente da individuo a individuo, ne derivava la necessità che le istituzioni preposte alla scoperta e all’utilizzazione delle potenzialità umane più elevate assumessero un carattere élitario e separassero l’insegnamento esoterico da quello exoterico, per meglio adattare l’uno e l’altro alle esigenze delle varie personalità. Non si trattava soltanto di “non dare perle ai porci” ma soprattutto di non turbare le coscienze più semplici con idee inadatte.

Va notato per inciso che ogni qualvolta la Massoneria ha assunto un atteggiamento più permissivo nell’accogliere i profani nel suo seno, lasciando che la quantità andasse a detrimento della qualità, si è verificato all’interno dell’istituzione un processo involutivo con scadimento dei valori intrinseci e perfino della ritualità. Perciò, insieme a quell’ampiezza di vedute e a quel sentimento di solidarietà universale che non fa distinzioni di razza, di censo, di professione ecc., deve essere rigorosamente mantenuta quella cautela nella selezione degli aspiranti che garantisce il mantenimento dell’istituzione stessa con le sue caratteristiche e le sue finalità.

Dunque fin dall’inizio la Massoneria si è connotata per una continuità concettuale e metodologica della tradizione esoterica, mutuando i suoi simboli ed i suoi riti dalle antiche scuole pitagoriche, platoniche, gnostiche, cabbalistiche ecc., oltre che dall’umanesimo egizio, orientale, greco, arabo, romano e così via. Ma quando l’oscurantismo del cattolicesimo dogmatico scatenò in Italia e in tutta Europa le persecuzioni contro tutti coloro che dissentivano da tali concezioni, il segreto divenne necessario anche per motivi pratici di sicurezza e la libertà di pensiero poté sopravvivere grazie alle associazioni iniziatiche che annoveravano ordini cavallereschi e corporazioni d’arti e mestieri, accademie, circoli e scuole filosofiche che fiorivano nei liberi Comuni grazie al mecenatismo dei Signori rinascimentali.

E tutte queste associazioni avevano in comune quella che è tuttora la base portante della Massoneria moderna, e cioè una concezione antidogmatica della religione e di tutte le conoscenze umane, una concezione deistica e gnostica dell’uomo- nel senso che la sua realizzazione parte dalla conoscenza di se stesso e del divino in lui- ed una concezione altamente democratica sul piano politico e sociale.

Perciò, mentre da una parte riscontriamo una unicità ed una continuità tradizionale del pensiero massonico, dall’altra troviamo una molteplicità di filoni storici della Massoneria, che si sono sensibilmente ridotti dopo che le molte associazioni preesistenti hanno lasciato la loro eredità ideale ad un unico grande organismo, la Grande Loggia di Londra, la cui fondazione nel 1717 segna la nascita della Massoneria moderna.

B) MASSONERIA OPERATIVA E MASSONERIA SPECULATIVA

Tralasciando, come si è detto, le origini mitiche della Massoneria possiamo rifarci alla tradizione medioevale per distinguere i diversi filoni cui si è accennato: Eugenio Bonvicini, cui si devono dotte opere storiografiche, distingue infatti tre tipi di associazioni che possono considerarsi le antenate della moderna Massoneria non solo per lo spirito che le animava ed i principi cui si ispiravano, ma anche per le peculiarità del comportamento reciproco fra gli associati, trasfuse nella attuale ritualità massonica 14.

Innanzi tutto egli cita gli ordini cavallereschi e parareligiosi ed in particolare l’Ordine dei Templari: quest’ultimo, che attraverso le Crociate era stato in contatto con la cultura del mondo arabo ed orientale, fra il 1100 ed il 1300 da Compagnia a carattere monastico e militare sorta per la difesa della Terra Santa si trasformò in un organismo assai più complesso a carattere imprenditoriale, con la caratteristica di essere svincolato da legami territoriali e da sudditanze feudali e teologiche e quindi in grado di assumere in tutto il bacino del Mediterraneo e nell’Europa continentale un potere politico ed economico che non avrebbe tardato a scontrarsi con quello degli Stati sovrani e della Chiesa.

E proprio per questa sua conquista della libertà materiale e morale l’Ordine dei Templari fu caratterizzato da quelle qualità che hanno sempre connotato l’istituzione massonica, cioè rispetto e tolleranza – inusuale all’epoca – per ogni altra forma di culto, compreso quello mussulmano, e poté sviluppare dei contatti con le città che si erano date la forma di Comune libero e la cui economia si imperniava sulle Corporazioni d’arti e mestieri e sulle Fratellanze.

Il Bonvicini ritiene perciò più che probabile un collegamento ed una influenza reciproca tra l’Ordine dei Templari e questi altri organismi, in particolare con gli Ordini dei Costruttori o dei Liberi Muratori, le cui regole riflettevano un cammino iniziatico; ciò tanto più che anche i Templari erano costruttori di strade, monasteri e fortificazioni militari. Di conseguenza non fa meraviglia che all’epoca delle persecuzioni scatenate da Filippo il Bello e Papa Clemente V (1307-1314) i Templari sfuggiti alla strage abbiano trovato rifugio nelle Logge dei Liberi Muratori, cui li accomunavano gli ideali di libertà.


Un altro tipo di associazioni, imperniato sulla difesa di questi ideali ed in particolare sul rifiuto dei dogmi della Chiesa romana, era costituito dalle varie sette religiose che questa considerava eretiche: Gnostici, Manichei, Alchimisti, Pitagorici ecc..

Vi erano poi le scuole letterarie della Provenza- i Trovatori- e la scuola italiana del “Dolce Stil Nuovo”, che avrebbero dato origine alle Accademie del XIV e XV secolo, dove ritroviamo una multiformità di interessi che avevano in comune l’affrancazione dal potere politico e religioso e l’esaltazione dell’ideale umanistico.

E finalmente, per quanto concerne le basi organizzative della Massoneria anteriore al 1717, esse vanno certamente ricercate nelle associazioni dei Liberi Muratori, in particolare nelle Confraternite dei Maestri Comacini “in cui, dice il Bonvicini, predominava l’aspetto corporativo e di fratellanza, dando ad esse quel carattere massonico che forse originariamente non ebbero e che invece si evidenzia già nei Collegi dei Fratelli Comacini 15“: questi già con l’Editto di Rotari del 632 furono affrancati dalle leggi delle autorità feudali di quei luoghi dove si recavano a costruire, donde la denominazione di “liberi o franchi muratori“.

La loro libertà fu ancor più garantita nelle epoche successive e ciò consentì loro di avere una propria legislazione comprendente statuti, rituali, regole per il passaggio di grado, mentre il luogo delle loro riunioni segrete prese il nome di “Loggia” dal locale in cui erano custoditi gli attrezzi e gli strumenti di calcolo.

L’ammissione a tali Logge era strettamente riservata a coloro che operavano nell’arte muratoria e quindi si usa dire che la Massoneria degli inizi era una “Massoneria Operativa”; solo nel 1600 avrebbe avuto luogo la “accettazione” di persone estranee all’arte per consentire loro di partecipare a lavori “speculativi” che si svolgevano nelle Logge, ma il Bonvicini ritiene che questa pratica abbia avuto inizio assai prima, in quanto all’interno delle corporazioni esisteva una élite formata dagli Architetti o Maestri d’Arte che costituivano la massima espressione culturale laica dell’epoca e che ovviamente si incontravano con altri uomini di pensiero aventi gli stessi ideali, fra i quali i già citati Templari. Così, molto prima del 1717, la Massoneria divenne anche “speculativa” per l’accettazione di personaggi provenienti da organismi assai simili nelle loro finalità e che con le Logge stabilivano un legame di pensiero, in cui l’arte muratoria restava come simbolo.

Osserva acutamente il Bonvicini: “Da qui si comprende come la Loggia, da studio di lavoro professionale, si trasformasse in luogo di riunione segreta per il reciproco scambio culturale e come si ricercasse nel rito e nel simbolo di celare il segreto di essere diventato l’uomo libero, affrancato dai pregiudizi, dalle superstizioni, dal dogmatismo ufficiale. Era inoltre l’homo vagantis per tutta Europa e quindi aperto alle più vive sorgenti letterarie delle varie lingue nazionali e da qui è facile intravedere i possibili punti di contatto con gli uomini colti delle Corti più evolute e meno conformiste e con i Trovatori, con i letterati e poeti che in tali Corti si raccoglievano 16.”

Dell’antichità del fenomeno dell’accettazione muratoria di persone estranee al mestiere esistono prove storiche in quanto già in atti inglesi risalenti al XIII e XIV secolo si trovano le espressioni “accepted massons” e “free massons” contrapposti agli “admitted massons” che erano gli affiliati per il loro lavoro.

C) LA MASSONERIA RINASCIMENTALE E MODERNA

Si è già accennato alle Accademie che sorsero allorché alla aristocrazia feudale venne a poco a poco a sostituirsi una nuova classe formata dalla borghesia arricchitasi con le attività produttive e con il commercio, e questi mutamenti sociali dettero luogo ai fenomeni dell’umanesimo, del rinascimento e anche della riforma religiosa. Ed è in questo ambiente che dovettero aver luogo gli incontri fra i liberi pensatori dell’epoca, sì che alla decadenza del filone comacino fece seguito in Italia il sorgere delle Accademie in cui si rinnovava una libera muratoria a carattere europeo.

Dunque la Massoneria speculativa si sovrappose a quella operativa molto tempo prima della costituzione della Gran Loggia di Londra. Dobbiamo tener presente che le Logge muratorie inglesi ebbero vita assai più tranquilla di quelle esistenti in Italia e in Francia dove era assai maggiore l’intolleranza religiosa. Si arrivò così all’unione delle quattro Logge esistenti a Londra in un’unica Gran Loggia, con l’elezione di un Gran Maestro e con l’approvazione dei cosiddetti “Landmarks” cioè di una serie di regole che costituivano gli antichi doveri e gli antichi principi osservati tradizionalmente nelle istituzioni iniziatiche e non soltanto in quelle massoniche. I Landmarks raccolti da Anderson furono dunque approvati nel 1723 dalla Gran Loggia di Londra e costituiscono tutt’oggi il fondamento di tutte le istituzioni massoniche da questa riconosciute.

A questo punto la Massoneria diventava la protagonista del secolo dell’Illuminismo e dette vita a vari “filoni” anche attraverso i cosiddetti “riti di perfezionamento”; ognuno di questi filoni fu a sua volta protagonista di mutamenti politici e sociali nei vari Paesi, in cui contribuì a determinare eventi storici di fondamentale importanza come la Rivoluzione Francese,le guerre di indipendenza americane, il Risorgimento Italiano ecc.

La fondazione della Gran Loggia di Londra sanciva la frattura con il passato e gettava le basi per una nuova concezione della società, della religione e dell’uomo abbracciando e sviluppando i contenuti della filosofia deistica. Le successive Costituzioni del 1723 erano una sorta di impegno morale alla lotta contro il dogma attraverso l’esaltazione della libertà e della tolleranza.

Nel terzo e quarto decennio del XVIII secolo l’Europa accoglieva in pieno questi nuovi principii e Grandi Orienti nascevano in tutti gli Stati anche sotto la protezione dei monarchi, come nella Prussia e in Austria.

Ma per quale motivo la Massoneria si diffuse così velocemente sul Continente ed anche in quegli Stati dove esistevano monarchie assolute, dove i tribunali dell’Inquisizione svolgevano ancora la loro opera, dove esisteva ancora il diritto di censura?

La risposta sembra debba ricercarsi in quello spirito anticlericale e anticuriale nonché giurisdizionalista che pervadeva la politica del XVIII secolo, in particolar modo nei primi decenni. Si avvertiva sempre più da una parte la necessità di riforme politiche e sociali e dall’altra il bisogno di riscattare il potere laico dai pesanti condizionamenti che la Chiesa di Roma aveva messo in atto con una pressante politica curiale. E fu proprio nel campo religioso che questo rinnovamento si fece sentire con il consolidarsi di quel movimento “giansenista” che attirava le basse gerarchie ecclesiastiche e che lottava contro il fanatismo e l’autoritarismo infallibile del Papa. E questa lotta dei giansenisti era vista di buon occhio dal potere laico, in particolar modo in Francia dove trovò valido sostegno nei Parlamenti Provinciali, convinti assertori della linea gallicana. Non va dimenticato che il documento più rappresentativo del gallicanesimo “Dichiarazione del clero gallicano sul potere nella Chiesa“, fu approvato nel 1682 in una riunione straordinaria dell’Assemblea Generale del clero francese.

In Francia si andava così preparando quello scontro con la “Compagnia di Gesù”, che era divenuta uno dei più ricchi e potenti ordini ecclesiastici, assertrice dell’infallibilità del Papa e strenua sostenitrice della gerarchia clericale. Questo scontro si concluse con la vittoria del Parlamento di Parigi che metteva al bando su tutti i territori del Regno di Francia la Compagnia di Gesù confiscandone tutti i beni e mettendo fine all’istruzione scolastica ed universitaria degli Ordini Religiosi.

E proprio in questa contrapposizione fra potere laico e potere curiale le monarchie europee mostrarono un atteggiamento tollerante nei confronti della Massoneria che, come movimento laico e anticlericale, poteva esercitare nell’ambito sociale una influenza favorevole alle nuove istanze giurisdizionaliste. Ma l’interesse dei monarchi verso questa nuova istituzione era dovuto anche al fatto che essa raccoglieva le simpatie della classe intellettuale che si ispirava alle nuove idee di libertà di pensiero e di giustizia. Vi fu quindi il fenomeno dell’adesione alla Massoneria dell’aristocrazia e delle case regnanti con il dichiarato intento di controllare questa istituzione dal suo interno: Federico di Prussia fondò un Grande Oriente Prussiano del quale fu Gran Maestro; nei territori dell’impero asburgico fu fondato un Grande Oriente cui aderirono i maggiori esponenti della monarchia. Si moltiplicarono le logge illuministe, dove dominava lo spirito riformatore e progressista ispirato alle dottrine di Rousseau e di Voltaire.


Nacquero così a Parigi la “Loggia delle Nove Sorelle” e a Vienna la “Zur Wahren Eintracht” che raccolsero il fior fiore degli intellettuali francesi e austriaci, e intorno agli anni ’80 la Massoneria europea raggiunse la massima diffusione e popolarità a tutti i livelli della società penetrando anche nell’alta aristocrazia che non mancò di offrire protezione a molti “fratelli”.

GLI ULTIMI SVILUPPI – CONCLUSIONI

Dopo la Rivoluzione Francese, l’Istituzione massonica cambiò fisionomia perché i suoi ideali vennero in gran parte asserviti al sogno di grandezza napoleonico; e dopo la Restaurazione la Massoneria non ebbe più il favore dei governanti che non dimenticavano la sua precedente strumentalizzazione. Ciò avvenne soprattutto nei Paesi in cui si era maggiormente affermato il dominio napoleonico e cioè in Francia e in Italia. Già dal 1814 i governi italiani proibirono l’appartenenza alla massoneria e “l’opposizione al regime autoritario dovette quindi utilizzare un nuovo strumento, quello della società segreta, arma di lotta attiva e impegnata sul terreno politico e non di sola battaglia ideologica e culturale. Le società segrete sorte in Francia, in Italia e in altri Paesi…… derivavano certamente dalla Massoneria i metodi organizzativi, la pratica latomistica, il rituale e il frasario simbolici, ma al tempo stesso si differenziavano dalla Massoneria settecentesca per la pratica attivistica e cospiratoria…… Nel novero delle nuove società segrete la più operosa e vitale apparve presto la Carboneria (la quale) derivata dai Charbonniers della Franca Contea e introdotta nell’Italia Meridionale intorno al 1806, pur subendo il fascino del rituale massonico, fu cosa diversa dalla Massoneria….. Un netto stacco nei confronti non soltanto dell’ideologia, ma anche della struttura organizzativa e del ritualismo simbolico massonico fu poi operato all’inizio degli anni ’30 da Giuseppe Mazzini e dalla sua Giovine Italia…..Si può quindi concludere che la Massoneria nel corso del Risorgimento, sia prima che dopo le rivoluzioni del 1848, pur avendo a volte costituito un modello o un punto di riferimento organizzativo per il mondo settario italiano, restò inoperosa e quasi in letargo 17“.

Di Massoneria si torna a parlare, nel senso in cui oggi la intendiamo, con la costituzione della Loggia Ausonia di Torino nel 1859 e successivamente con la fondazione del Grande Oriente d’Italia: essa però risorgeva risentendo fortemente del degrado conosciuto nel periodo napoleonico, per cui agli ideali dei Landmarks, tuttora alla base dell’Istituzione, si aggiungevano chiari scopi politici e di potere. Inoltre essa risentiva ancora degli influssi giacobini che le davano una precisa connotazione anticuriale e anticlericale.

Le cose non cambiarono nel periodo che va dall’unificazione d’Italia alla Grande Guerra, periodo cui si riferisce la dotta disamina del Prof. Augusto Comba dell’Università di Torino.

Fino all’avvento del fascismo la Massoneria si rafforzò politicamente, rappresentando la corrente laica ed il potere laico in contrapposizione alle forze conservatrici e clericali. Dichiarata fuori legge dal fascismo, che subito dopo risolse la questione romana con i Patti Lateranensi del 1929, rialzò le colonne dei propri Templi alla fine della seconda guerra mondiale e da allora continua a rappresentare, per la verità con assai minor forza ideologica e politica, la corrente laica ed anticlericale. Al periodo che va dal 1929 al 1980 si riferisce l’articolo del Gesuita Padre Giovanni Caprile.

Le trattative tra il Governo Mussolini e la Santa Sede, che portarono alla stipula dei Patti Lateranensi, videro l’alleanza tra Pio XI e Mussolini per “liquidare” la Massoneria, sebbene lo stesso Pio XI nell’Enciclica “Non abbiamo bisogno” del 1931 lamentasse il persistere di fatto di gruppi massonici. Nel secondo dopoguerra la Massoneria in Italia ebbe l’appoggio di quella americana, ma gli ideali che l’avevano caratterizzata nel passato erano sostituiti dalla ricerca del potere ideologico e politico.

Ciò si prestava assai bene ad offrire il fianco alle critiche spesso feroci che di volta in volta apparivano su “Civiltà Cattolica”: i Gesuiti erano in quel momento totalmente identificati nella loro missione di difensori del Papa e non perdevano quindi occasione di battersi in maniera assai oculata, sia per le modalità che per la scelta dei tempi, per mantenere alla Chiesa romana il maggior numero possibile di privilegi. L’avversario però non era tanto la Massoneria, quanto la coalizione di sinistra (PCI-PSI), tanto è vero che l’affermarsi della DC, nelle elezioni del 1948, fu dovuto principalmente alla mobilitazione in suo favore del mondo ecclesiastico.

E che il problema della Massoneria non costituisse più una spina nel fianco del Vaticano, che fino ad allora non era stato avaro di scomuniche, lo dimostra il fatto sottolineato dal già citato Padre Caprile, che nel Concilio Vaticano II tale questione non fu nemmeno trattata. Ma quel Concilio avrebbe segnato l’inizio di una autentica rivoluzione in seno alla Compagnia di Gesù, la quale avrebbe a poco a poco assunto un atteggiamento di distacco dalle posizioni ufficiali della Chiesa di Roma, culminato in un’aperta dissociazione.

Contemporaneamente, anche la Massoneria- con riferimento principalmente a quella ufficiale riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra e cioè al Grande Oriente d’Italia- abbandonava la sua rigidità ed il suo atteggiamento anticlericale, tornando all’antica tolleranza verso ogni fede religiosa: i vecchi massoni di mentalità “carbonara e giacobina”, lasciavano il posto ad uomini aperti ad ogni esperienza di carattere spirituale, che vedevano nel Grande Architetto dell’Universo il fine ultimo a cui tendere.

E i Gesuiti, con Teilhard de Chardin, consideravano il “fenomeno umano” con la larghezza di vedute dello scienziato, riconoscendo nella libertà di coscienza la matrice della sua evoluzione. Così i secolari nemici, massoni e gesuiti, si ritrovavano in pieno accordo nel perseguire la missione propria di ogni associazione religiosa e iniziatica: l’elevazione materiale, morale e spirituale dell’uomo, che è poi il programma della Massoneria.

Ottavio Gallego

NOTE E BIBLIOGRAFIA

1– J. A. Ferrer BENIMELLI – “La Massoneria nella storia d’Italia” a cura di Aldo A. Mola – Edizioni Atanor – Roma – Settembre 1981 – pagg. 43-44.

2– Malachi MARTIN – “I Gesuiti” – Sugar Editore – Milano 1987 – pagg. 19-20.

3– Antonio SANTONI RUGIU – “Storia Sociale dell’Educazione” – Principato Editore – Milano gennaio 1990 – pag. 224.

4– Ibidem

5– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 21

6– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 22

7– Antonio SANTONI RUGIU – op. cit. – pag. 226.

8– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 24-25

9– J. A. FERRER BENIMELLI – op. cit. – pag. 24

10– J. A. FERRER BENIMELLI – op. cit. – pagg. 22-24

11– Malachi MARTIN – op. cit. – pag. 26.

12– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 27-28.

13– Malachi MARTIN – op. cit. – pagg. 29-30

14– Eugenio BONVICINI – “Massoneria antica – Dalla Carta di Bologna del 1248 agli Antichi Doveri del 1723” – Edizione Atanor – Roma 1989 – pag. 21

15– Eugenio BONVICINI – op. cit. – pag. 102

16– Eugenio BONVICINI – op. cit. – pag. 153

17– Franco DELLA PERUTA – “La Massoneria nella Storia d’Italia” a cura di Aldo A. Mola Edizioni Atanor – Roma – Settembre 1981 – pagg. 62/66



Processare i gesuiti, riappropriarsi della Chiesa


Ciò che è avvenuto nella Chiesa cattolica, a partire dal Concilio Vaticano II, e che sta culminando ai nostri giorni con il pontificato di Francesco, è l’equivalente di un colpo di Stato. Un ordine religioso potente, disciplinato, deciso, quello dei gesuiti, si è trasformato in una fazione, e questa fazione ha stabilito che era necessario prendere il controllo del vertice della Chiesa, per il suo bene e per la sua salvezza; ma, di fatto, capovolgendo la dottrina e stravolgendo la natura e la finalità della Chiesa stessa. 

I gesuiti hanno favorito l’instaurarsi di una nuova liturgia, di una nuova pastorale e perfino di una nuova teologia, e hanno così favorito il dilagare della medesima eresia anche negli altri ordini religiosi e nel clero secolare, così da creare una situazione di apostasia generalizzata e, se possibile, di “non ritorno”, tagliando i ponti col passato e inaugurando una nuova “stagione” che, di fatto, è la nascita di una nuova chiesa, quella che merita di essere chiamata neochiesa, per distinguerla dalla vera Chiesa cattolica, di cui si vuol far sparire, insieme alla prassi e alla dottrina, anche il ricordo. 
Si vuol fare in modo che i giovani cattolici, tutti quelli nati e vissuti dopo il Concilio, non sappiano cos’era, né com’era, la Chiesa di prima del 1962-65; bisogna stendere una fittissima cortina fumogena e avvolgere il passato in un alone di oscurità, dandone una versione tendenziosa e denigratoria. I papi che si sono succeduti dopo il conclave del 1958 hanno via, via esteso e sviluppato i temi e gli aspetti di novità creati con il fatto compiuto del Concilio, nel corso del quale venne operato un inganno e un tradimento rispetto alle aspettative del clero: perché tutti avevano pensato a un concilio breve, di tre mesi, che avrebbe rafforzato la fede, condannando gli errori del mondo moderno, mentre si ebbe un concilio di tre anni che non condannò niente e nessuno, anzi, gettò tutta una serie di ponti verso quegli errori, dando l’impressione che il peccato e l’eresia non esistano più e che un cattolico possa e debba adattarsi benissimo alle pratiche anticristiane della civiltà moderna.

Gesuiti al vertice della Chiesa: papa Bergoglio e il generale dell'ordine Arturo Sosa Abascal

C’erano stati dei segnali d’allarme. Il caso del gesuita Teilhard de Chardin era stato uno di questi: le sue balorde teorie pseudo teologiche, un pasticcio di evoluzionismo e di un personalissimo ”cristocentrismo cosmico”, avevano seminato abbastanza scandalo e confusione; ma non si era voluto capire che tutto l’ordine dei gesuiti era infettato da tendenze ereticali. In realtà, era inevitabile che andasse a finire in questo modo: tutta la storia dei gesuiti è anomala. 
Nati da una situazione di emergenza, il dilagare della riforma protestante, e nati come una specie di milizia privata del papa, con tanto di ordinamento militare e disciplina assoluta, probabilmente essi si sono sempre considerati più come i fedelissimi del papa che come un ordine religioso fra gli altri. 
In altre parole, i gesuiti sono sempre stati prima gesuiti, e poi cattolici. Lo si è visto quando i loro missionari, attivissimi, instancabili, sono penetrati in India e in Cina: se l’autorità dei pontefici non fosse intervenuta a fermarli, avrebbero tenuto a battesimo un sincretismo cattolico-induista e cattolico-confuciano, gettando la Chiesa nell’apostasia e aprendo una fase post-cristiana, che avrebbe relegato la fede cattolica fra le anticaglie del passato. 

Quel che è accaduto a partire dall’elezione di Giovanni XXIII è la ripetizione di quella storia, ma con i gesuiti ormai abbastanza forti da imporre al papa e alla Chiesa la loro riforma, sempre in senso gnostico e sincretista. Il loro teorico è stato Karl Rahner, vero artefice della svolta conciliare in teologia; e adesso il loro uomo forte è Bergoglio, messo sulla cattedra di san Pietro per portare la manovra sino in fondo. 
E che sia un colpo di Stato risulta anche dal fatto che un gesuita non potrebbe essere eletto cardinale, né tanto meno, papa, e infatti nessun gesuita era mai stato fatto papa. I gesuiti sono nati per obbedire al papa, non per essere papi; però, sin dalle origini, si sono comportati come se la salvezza e il futuro della Chiesa dipendessero da loro. Nel corso del XX secolo si sono convinti, come nel XVI, che la Chiesa versa in pericolo mortale, e che loro soli possiedono la chiave per scongiurare la catastrofe. Per questo motivo hanno deciso di prendere il comando: a mali estremi, estremi rimedi.


Il teorico del Concilio Vaticano II Karl Rahner, artefice della svolta "Antropologica" in teologia

La mafia di San Gallo, organizzata sotto la regia di un gesuita (cardinale, ma, almeno, fornito di apposita dispensa, a differenza di Bergoglio: Carlo Maria Martini) ha deciso di dare la spinta decisiva per affrettare una manovra che era già in corso, e questo fin dal conclave del 2005, che avrebbe dovuto eleggere Bergoglio; i gesuiti hanno pensato che la crisi della Chiesa era talmente grave che bisognava bruciare le tappe e mettere un loro uomo al comando. La loro eresia nasce da qui: dal sentirsi e ritenersi indispensabili: un peccato di superbia intellettuale. 
Da questo peccato nasce l’idea che soltanto loro possono salvare la Chiesa; e che, per salvarla, è necessario varare una serie di riforme sempre più precipitose, per non dire vertiginose. Per usare le parole di Martini, “la Chiesa è in ritardo di almeno 300 anni”, dunque bisogna recuperare il tempo perduto. In ritardo rispetto a che cosa? Ai processi della modernità. E siccome il primo di tali processi è stata l’eresia protestante, ecco che l’eresia protestante viene prosciolta, riabilitata, istituzionalizzata: non esistono altre spiegazioni per il modo in cui la neochiesa di Bergoglio ha “celebrato” i cinquecento anni dallo scisma di Lutero, definendolo, per bocca di monsignor Galantino, “un dono dello Spirito Santo”. 
Gli altri processi della modernità comprendono il principio della libertà religiosa, la democrazia liberale, il marxismo, il radicalismo, il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, la libertà di drogarsi, le unioni di fatto al posto del matrimonio e, da ultimo, i cosiddetti matrimoni omosessuali: e la neochiesa, nell’arco di soli cinque anni, cioè da quando è stato fatto papa Bergoglio, ha detto sì, o ha manifestato significative aperture, o, quanto meno, ha scelto un silenzio eloquente, rispetto a tutte queste cose. 
È inutile, ora, scandalizzarsi: tutto quel che sta accadendo fa parte di un’agenda precisa; Bergoglio è stato eletto per attuarla, e non si fermerà prima di averlo fatto. 
Per questo ha commissariato i Francescani dell’Immacolata, per questo ha aperto la strada alla comunione ai divorziati e alla comunione ai protestanti, per questo non ha risposto ai Dubia dei quattro cardinali, né alla Correctio filialis dei teologi e dei sacerdoti. Non gli interessa dialogare, beninteso all’interno della Chiesa; per lui, il dialogo è sacro solo con i non cattolici e con i non cristiani. 
Lui non è stato fatto papa per dialogare, ma per attuare il Concilio, vale a dire per accelerare e rendere irreversibile ciò che è stato incominciato con il colpo di Stato del 1962-65. Ritiene di avere non solo il diritto, ma il dovere di fare quel che sta facendo; di andare avanti a passo di carica, senza fermarsi, finché l’ultimo ostacolo sarà abbattuto e l’ultima resistenza sarà ridotta al silenzio. 
Con lui, e con quelli che lo hanno messo al potere, non è possibile alcuna mediazione, perché non farà prigionieri. Essendo un politico, non gl’importa della fede, tanto meno delle anime che getta nell’angoscia e nella sofferenza con i suoi modi di fare, con i suoi discorsi e le sue espressioni oltraggiose, blasfeme; gli importa solo di consolidare la sua popolarità, anche se essa è assai maggiore fra i non credenti che fra i credenti, fra i non cattolici che fra i cattolici. 

Ricordiamolo e teniamolo bene a mente: lo scopo di Bergoglio, e di quelli che lo hanno eletto, non è salvare la fede, ma salvare la chiesa; anche a costo di trasformarla in una neochiesa che non ha niente che fare con la vera Chiesa. Ad essi è sufficiente che si conservi la struttura esteriore della chiesa, che vescovi e cardinali conservino le loro cattedre, che l’otto per mille continui a fluire nelle casse della chiesa; a loro basta che in Vaticano ci sia un papa, non importa se non sarà più un papa cattolico. 
Sono massoni quasi tutti e il loro scopo non è preservare il cattolicesimo, ma distruggerlo. Si sono convinti che, per salvare la chiesa, bisogna che il cattolicesimo scompaia e sia sostituito dal modernismo. Ed è quello che stanno facendo, senza remore né scrupoli. 
Essendo massoni, non credono alla divinità di Gesù Cristo, né alla dottrina della grazia e del peccato, e nemmeno al giudizio, all’inferno e al paradiso, come la Chiesa ha sempre insegnato tali cose; e siccome non ci credono, per loro non è un sacrificio sbarazzarsene, ma un guadagno. Sono fieri di ciò che stanno facendo. È sommamente ingenuo chiedersi come mai essi non provino alcun disagio, vedendo quanta confusione e quanta amarezza stanno causando a una parte dei fedeli. Provava forse disagio padre Turoldo, quando spezzava in pubblico la corona del Rosario e gridava ai fedeli: Basta con queste superstizioni da Medioevo? Prova forse imbarazzo Bergoglio, alla notizia che il cardinale Caffarra è morto senza aver avuto da lui neppure una parola di risposta, benché lo abbia incontrato, ma per caso e per dovere d’ufficio, insieme ad altri, durante una visita pastorale, e ipocritamente lo abbia abbracciato, per la gioia dei fotografi? 
No, nessun imbarazzo: loro tirano dritto, hanno un lavoro da fare.

Se questa è la situazione, che fare? Per prima cosa, i gesuiti dovrebbero essere processati e disciolti: come si fece, al principio del XIV secolo, con i templari. Potremmo discutere fino a domani se le accuse rivolte ai cavalieri del Tempio erano fondate e legittime, oppure no; e quanta parte vi ebbe la politica, specie la volontà di Filippo il Bello d’impossessarsi dei loro ingenti beni. Ma la sola domanda che qui c’interessa è se erano fondate le accuse di natura religiosa: che essi disprezzassero Gesù Cristo, che sputassero sul crocefisso, che praticassero la sodomia e che adorassero un idolo chiamato Bafometto. Clemente V non ritenne assurde tali accuse, e, anche se non li condannò in maniera esplicita, li soppresse. Si è detto che quegli atti erano la simulazione di ciò che i templari avrebbero subito, se fossero caduti nelle mani dei musulmani: debole spiegazione, perché, quando il Tempio venne processato, era stato già espulso dalla Terra Santa e, di fatto, non era più un ordine combattente; in compenso si diceva, probabilmente con fondamento, che avesse contratto tendenze eretiche proprio dal contatto con gli islamici.
Oggi un processo ecclesiastico dovrebbe stabilire se i gesuiti sono ancora cattolici o se sono diventati un ordine eretico; e se, per il bene della fede e della vera Chiesa, sarebbe meglio che venissero sciolti. Se si passano in rassegna i loro campioni più recenti, da Teilhard, a Rahner, Martini, Sosa Abascal, James, Bergoglio, e gli uomini e le donne di cui sono amici, e dei quali fanno il pubblico elogio, da Scalfari, a Pannella, a Bonino, risulta che il dubbio è più che giustificato, anzi, che è molto più di un dubbio. 
Oggi i gesuiti sono diventati la centrale operativa della congiura anticattolica che sta portando la Chiesa in piena apostasia: se si vuole arrestare la deriva, bisogna fermarli. Se qualcuno non li ferma, essi non si fermeranno: sono pervasi da un delirio di onnipotenza, si credono indispensabili, non sanno cosa sia l’umiltà, e quel che è più grave di tutto, hanno perso la fede: lo dicono i loro atti e le loro parole. Può darsi che molti semplici gesuiti non se ne rendano conto, ma i loro capi sanno molto bene quel che stanno facendo. Perciò bisogna adottare la loro filosofia: a mali estremi, estremi rimedi; se si vuol salvare il cesto, bisogna eliminare le mele marce. 
Qualcuno penserà che tutto ciò è eccessivo. Bene: lasciate allora che citiamo le parole che Pio XII disse al suo confessore, gesuita anche lui, padre Entrich, nel 1954, già malato, quattro anni prima della morte, mostrandogli gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (cit. in Antonio Spinosa, Pio XII. L’ultimo Papa, Milano, Mondadori, 1992, p. 385): 
«Qui dentro troviamo la Compagnia di Gesù come Noi l’amiamo. Lo spirito di disciplina della Compagnia si è affievolito, non è più come ai tempi in cui studiavamo all’Università Gregoriana. Con la disciplina ha salvato la fede, la fede, la fede. Lei ne conosce la storia. Così deve rimanere la Compagnia di Gesù, non altrimenti, non altrimenti. Noi siamo molto preoccupati dei gesuiti di oggi. Sentire “cum ecclesia” stimare la scolastica, e la sana dottrina, conservare il “depositum fidei”. Noi ci sentiamo responsabili, e ce ne rivolgiamo un rimprovero, di non esser intervenuti in modo più energico.»

L'accordo con i Luterani? Oggi un processo ecclesiastico dovrebbe stabilire se i gesuiti sono ancora cattolici o se sono diventati un ordine eretico. 
Questo pensava e diceva Pio XII, alcuni anni prima del Concilio: che penserebbe e direbbe oggi? 
Proviamo a riformulare le sue domande: i gesuiti mostrano di sentire cum ecclesia? Stimano la scolastica e la sana dottrina? Conservano il deposito della fede? Rispondere onestamente a tali domande significa trarre le implicite conclusioni. I gesuiti, oggi, sono un elemento di dissoluzione della fede, e i principali artefici della distruzione della vera Chiesa. Quella che Bergoglio lascerà al suo successore non sarà più tale: sarà una chiesa apostatica, ove i veri cattolici saranno perseguitati, come del resto sta accadendo già ora. 

Per questo è necessario agire, senza perdere altro tempo: i gesuiti sono fuori controllo, vanno fermati. Gli elementi sani che ancora esistono nella Chiesa devono insorgere. I laici devono protestare, far sentire la loro voce. Ogni volta che un prete indegno si serve della santa Messa per tenere arringhe politiche, per diffondere concetti non cattolici, come purtroppo avviene ormai ovunque, essi devono contestare quel prete. Quando don Olivero ha detto ai fedeli che non avrebbe fatto loro recitare il Credo, perché lui non ci crede, i fedeli avrebbero dovuto uscire dalla chiesa. Questi preti infedeli devono trovare la ferma opposizione dei cattolici, altrimenti la loro impudenza non avrà limiti. E l’osceno affresco del duomo di Terni, che celebra il peccato, va distrutto. E se Paglia esalta le virtù di Pannella, un coro di fischi lo deve sommergere…


PREGHIERE E LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO
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Mercoledì 17 Luglio 2019
  
  



DEVOZIONI DEL GIORNO



 Mese di Luglio dedicato al PREZIOSISSIMO SANGUE

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 





LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




 PRIMA LETTURA 

Es 3,1-6.9-12
Dal libro dell’Èsodo

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?».
Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!».
Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte».


  SALMO  

Sal 102
Misericordioso e pietoso è il Signore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.


 VANGELO 

Mt 11,25-27
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».