sabato 4 maggio 2019

“La privatizzazione finale dello Stato”

Può suonare paradossale ma è una seria e certa realtà giuridica: lo Stato italiano non è la Repubblica italiana voluta dalla Costituzione del 1948. È in radicale antitesi e contrapposizione con la Costituzione e con i fondamenti della medesima. Forse più di quanto lo sarebbe un ordinamento di tipo fascista. Perché in Italia siamo alla proprietà privata dello Stato e dei poteri politici.


L’articolo 1° della Costituzione afferma «L’Italia è una repubblica democratica. La sovranità appartiene al popolo». Al contrario, nello Stato italiano la sovranità economica, la sovranità monetaria, appartiene interamente ai privati. Ai finanzieri privati proprietari della Banca d’Italia. Sì, la Banca d’Italia non è degli italiani, non è dello Stato: è di finanzieri privati.
La sovranità economica sull’Italia appartiene anche alla Banca Centrale Europea, che, in base al Trattato di Maastricht, è un’istituzione autocratica sopranazionale, esente da ogni controllo democratico e persino giudiziario, gestita da un direttorio nominato dal sistema delle banche private. I suoi direttori sono esonerati da ogni responsabilità e decidono nel segreto. Una vera e propria potenza straniera, alla quale i paesi dell’Eurozona sono sottomessi.

Chi ha il controllo della moneta e del credito ha il controllo della politica e incassa il signoraggio sulla produzione della moneta e del credito – per l’Italia si tratta di circa 800 miliardi di Euro l’anno. Chi ha il potere di fissare il tasso di interesse, di dare e togliere liquidità al mercato, ha il potere di dare e togliere forza all’economia, di far saltare i bilanci delle aziende private e degli Stati. Di costringere questi ultimi ad aumentare le tasse. Di ricattare parlamenti, governi, società. Come sta avvenendo. Come è sempre avvenuto, ad esempio, in America Latina. Bene: questo potere è in mano a privati che lo esercitano in totale esenzione da ogni responsabilità e sorveglianza. Dicono che ciò sia bene perché lo esercitano meglio dei politici che sono corrotti e demagogici. Sì, meglio – ma per se stessi, non per la gente. Non per quelli che non riescono più a pagare il mutuo e che perdono la casa, mandata all’asta dai banchieri che la ricomprano attraverso loro società-schermo. Non per le imprese che chiudono o falliscono. Non per i contribuenti, non per i risparmiatori regolarmente truffati ad opera di banchieri privati (che poi forse ritroviamo azionisti di Banca d’Italia, da Parmalat a Enron a Cirio a Halliburton ai credit derivatives).

Veniamo alla Banca d’Italia. Fino al 12 dicembre 2006, essa era un ente di diritto pubblico con uno statuto emanato per legge dello Stato e questo statuto, al suo articolo 3, stabiliva che la proprietà della Banca d’Italia doveva essere per la maggioranza in mano pubblica, aveva la struttura legale di una società di capitali privati, di una s.p.a., ma una norma – l’art. 3 – stabiliva che la maggioranza del capitale dovesse essere in mano pubblica e che nessuna cessione di quote potesse avvenire se non a soggetti pubblici. In realtà, questa norma era sempre stata violata: la grande maggioranza delle quote della Banca d’Italia era in mano ai finanzieri privati (banchieri e assicuratori) e quando Prodi eseguì le privatizzazioni delle tre banche di Stato (BNL, CREDIT e Banca Commerciale) proprietarie di quote di Banca d’Italia, non trattenne quelle quote allo Stato, ma le cedette ai privati. Operazione contraria all’articolo 3, o perlomeno elusiva, a cui nessuno di oppose, a suo tempo. Berlusconi, verso la fine della scorsa legislatura, sollevò la questione della proprietà della Banca d’Italia, che doveva essere pubblica e propose un piano per renderla tale. Ma il mondo bancario e per esso Mario Draghi, nuovo governatore di Banca d’Italia, pose un secco veto: la Banca d’Italia deve restare privata. Un altro esponente del mondo e degli interessi bancari, Romano Prodi della Banca Goldman Sachs, andato al governo assieme al suo collega della Banca Centrale Europea, Tommaso Padoa Schioppa, si mise subito all’opera: se la legge è violata perché la proprietà della Banca d’Italia è al 95% privata anziché in maggioranza pubblica, non bisogna – sarebbe un sacrilegio – mettere la proprietà in regola con la legge, bensì, al contrario, mettere la legge in regola con la proprietà. Così si è fatto col decreto del 12 dicembre 2006, firmato da Napolitano, Prodi, Padoa Schioppa. Già! Prodi e Padoa Schioppa è ovvio che lo firmino – sono fiduciari dei banchieri. Ma che lo firmi Napolitano, un vecchio comunista, uno che era comunista nel 1948, quando essere comunisti significava essere stalinisti, intransigenti fautori della proprietà collettiva dei mezzi di produzione – che lo firmi Napolitano, è davvero il colmo! Dov’è il suo comunismo? Dov’è la difesa della Costituzione, per la quale doveva dare, se necessario, la vita? Dov’è la difesa del supremo principio della sovranità popolare? E del lavoro come fondamento della Repubblica, del lavoro che invece viene sacrificato all’usura? Napolitano doveva semplicemente rifiutarsi di firmare per far salvi principi essenziali della Costituzione che giurò di difendere.
In realtà, chi conosce i “comunisti” (non la base ingenua e idealista, ma i capi freddi e lucidi – non i Rubashov, cioè, ma i Gletkin del romanzo di Arthur Köstler, Buio a Mezzogiorno), sa che essi non sono comunisti, non gli importa nulla di socialità etc. – i capi “comunisti”, da Stalin in poi, hanno come scopo la conquista e la gestione del potere fini a se stesse. Non hanno un’identità ideologica: per questo fine, essi si servono di tutto, di ogni idea, di ogni uomo, dello Stato, dei principi, come di un puro mezzo, strumenti sostituibili. Sono tecnici della manipolazione sociale. Tutto il resto, per loro, è puerile romanticismo. Va bene per il popolino. Paris vaut bien une messe. 
E i partiti della sinistra? Ebbene, si è visto anche nella vicenda Consorte: i partiti della sinistra seguono i finanzieri e si occupano di allineare la società agli interessi dei banchieri.

PROPONIMENTO DEL GIORNO


Prometto di impegnarmi a ringraziare il Signore ogni mattina e ad offrirgli gioie e dolori del nuovo giorno che mi ha donato.


DEVOZIONI DEL MESE E LITURGIA DEL GIORNO


DEVOZIONI DEL GIORNO


 Mese di Maggio dedicato a MARIA SANTISSIMA

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 




LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
   



 PRIMA LETTURA 

At 6,1-7
Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.


 SALMO 

Sal 32
Su di noi sia il tuo amore, Signore.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.


 VANGELO 

Gv 6,16-21
Dal Vangelo secondo Giovanni

Venuta la sera, i discepoli di Gesù scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao.
Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.
Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!».
Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

venerdì 3 maggio 2019

Cristiani sionisti

LA REALTA' E' PIU' COMPLESSA DI QUANTO SI CREDA....IL SIONISMO CRISTIANO SUONA COME UN PARADOSSO   



John Charles Hagee (nato il 12/4/1940) è il fondatore della “Cornerstone Church” di San Antonio, in Texas, una mega chiesa carismatica con più di 19.000 membri attivi. Egli è anche il direttore esecutivo di una corporazione no-profit chiamata “Global Evangelism Television” (GETV) oltre che presidente e direttore della “John Hagee Ministries”, che trasmette via radio e televisione negli USA su 160 stazioni televisive e 8 network – inclusi “The Inspiration Network” (INSP), “Trinity Broadcasting Network” (TBN) e “Inspiration Now TV”.


Le sue trasmissioni arrivano settimanalmente in 99 milioni di case, non solo in America ma anche in Africa, Europa, Australia, Nuova Zelanda e in gran parte delle nazioni del Terzo Mondo.


Pur professando le tradizionali dottrine pentecostali come il “battesimo dello Spirito Santo”, la “assoluta autorità delle Scritture”, il battesimo per immersione e l’evangelismo, Hagee ha creato un significativo dibattito all’interno della cristianità ufficiale per via delle sue controverse convinzioni e dei suoi commenti a proposito di Israele.


Nel febbraio del 2006, Hagee ha ridato vita ad un movimento incentrato sul sostegno al sionismo. Ha invitato i leader cristiani d’America ad unirsi a lui in questa nuova iniziativa. Più di 400 leaders, ognuno di essi in rappresentanza di una diversa denominazione, mega-chiesa, ministero mediatico o università cristiana hanno manifestato il loro appoggio ed è stata così creato il movimento CUFI = Christians United for Israel. In realtà il movimento fu originariamente fondato da David Lewis nel 1992. Dopo un periodo di stasi, Hagee chiese ed ottenne da Lewis il permesso di usare lo stesso titolo per la sua organizzazione. Basata in San Antonio, Texas, la CUFI ha come missione la necessità di stabilire più forti legami tra le denominazioni cristiane d’America e lo stato di Israele. Oggi CUFI è la più vasta organizzazione pro-Israele esistente negli USA con più di 900.000 membri. CUFI sostiene di trovare le proprie giustificazioni nella Bibbia cristiana. Sotto la leadership di Hagee, fornisce una struttura nazionale attraverso cui chiese, organizzazioni parareligiose e semplici individui possono sostenere Israele sia politicamente che finanziariamente. CUFI sostiene che durante l’Olocausto troppi cristiani sono rimasti in silenzio e che i cristiani attuali devono esprimere il loro sostegno ad Israele e proteggere dal prossimo olocausto i 6 milioni di ebrei in Israele: “Stavolta dobbiamo fare la cosa giusta. La nostra fede ce lo richiede. I tempi ce lo richiedono. Il silenzio non è più un opzione.” Poichè il territorio oggi noto come Israele, Gaza e la West Bank fu governato dai Turchi Ottomani prima della 1° guerra mondiale, poi controllato dagli Inglesi e infine spartito per mandato delle Nazioni Unite, Hagee sostiene che la terra non appartiene agli arabi e che il nome “Palestina” (derivato da quello degli antichi Filistei) fu imposto dall’imperatore romano Adriano per punire gli ebrei per la loro rivolta contro l’impero romano.

Il “fondamento biblico” della posizione del CUFI

Gli appartententi al CUFI sostengono di trovare il fondamento delle proprie posizioni nelle Sacre Scritture citate qui di seguito:


“Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi 12:3)


Nella loro lettura, Eloah avrebbe promesso di benedire ogni uomo o nazione che abbia benedetto il popolo eletto. La storia proverebbe fuori da ogni dubbio che le nazioni che hanno benedetto il popolo ebraico hanno ricevuto la benedizione di Eloah, mentre quelle che lo hanno maledetto sono state maledette.


Paolo scrive in Romani 15:27 che “se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei loro (= degli ebrei) beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni materiali”.


La cristianità dunque avrebbe quindi un debito di eterna gratitudine verso gli israeliti per il loro contributo alla nascita della fede cristiana. Lo stesso Messia ha detto: “La salvezza è degli ebrei!” (Giovanni 4:22). Il popolo ebraico ha dato alla cristianità:


a) le Sacre Scritture
b) i Profeti
c) i Patriarchi
d) Maria, Giuseppe e Yahushua di Nazareth
e) i Dodici Discepoli
f) gli Apostoli


Mentre i cristiani cercano di negare il legame tra Yahushua di Nazareth e gli ebrei del mondo, lo stesso Yahushua non ha mai negato la propria appartenenza al popolo ebraico. Ebreo di nascita, fu circonciso all’età di otto giorni secondo la tradizione ebraica, ebbe il suo Bar Mitzvah al tredicesimo compleanno, indossò il velo da preghiera che Mosè aveva comandato a tutti gli ebrei di indossare, morì in croce sotto l’iscrizione “Re degli ebrei”.Yahushua considerava gli ebrei la sua famiglia. 


“In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli (gli ebrei. I pagani non furono mai chiamati suoi fratelli), l’avete fatto a me” (Matteo 25:40)


“Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli.” (Salmo 122:6)


Sempre secondo la logica del CUFI, il motivo per cui Yahushua sarebbe andato a casa del centurione Cornelio a Cafarnao per guarire il suo servo moribondo, fu il fatto che costui era considerato un benefattore del popolo ebraico.


“Perchè ama la nostra nazione ed è lui che ha costruito la sinagoga.” (Luca 7:5)


Il messaggio sarebbe che questo pagano meritò la benedizione di Eloah per avere amato la nazione ebraica e fatto qualcosa di pratico in suo favore. E ancora: perchè Eloah avrebbe scelto la casa di Cornelio di Cesarea come prima casa pagana a ricevere l’annuncio della Buona Notizia e lo Spirito Santo? La risposta sarebbe contenuta in Atti 10.


“Quest’uomo era pio e timorato di Eloah con tutta la sua famiglia, faceva molte elemosine al popolo e pregava Eloah assiduamente.” (Atti 10:2)


A quale popolo Cornelio faceva le sue elemosine? Al popolo ebraico. La stessa cosa è ripetuta in Atti 10:4 e Atti 10:31, cioè per ben tre volte nello stesso capitolo. Tutte queste Scritture dimostrerebbero quindi che la prosperità (Genesi 12:3 e Salmo 122:6), la guarigione (Luca 7:1-5) e il dono dello Spirito Santo furono concessi a coloro tra i pagani che avevano benedetto il popolo e la nazione di Israele in maniera materiale.


Il sostegno di CUFI ad Israele deriva anche dal fatto che tutte le altre nazioni furono create dall’uomo, mentre solo Israele fu creata da Eloah! (Genesi 12:1-3, 13:14-18, 15:1-21, 17:4-8, 22:15-18, 26:1-5 e Salmo 89:28-37).
La storia del sionismo cristiano 


Il sionismo può essere definito come: “il movimento nazionale a favore del ritorno del popolo ebraico nella sua terra e la restaurazione del dominio ebreo nel territorio di Israele”. Nella sua forma più elementare, il termine “sionismo cristiano” significa il sostegno cristiano al sionismo. I sionisti cristiani credono che Dio abbia una permanente “relazione speciale” ed un “patto inscindibile” con il popolo ebreo, al di fuori della chiesa e che il popolo ebraico abbia un diritto divino al possesso della terra di Israele/Palestina. Tutto ciò è basato su una interpretazione letterale e futurista della Bibbia e sulla convinzione che le profezie dell’Antico Testamento riguardanti il popolo ebraico si stiano realizzando ai nostri giorni ed attraverso l’attuale stato secolare di Israele. I cristiani sionisti sono quindi difensori e apologeti dello stato di Israele, il che presuppone la giustificazione dell’occupazione ebraica e degli insediamenti nella Striscia di Gaza, nel Golan e nella West Bank su una base biblica. Il sionismo cristiano ebbe la sua origine tra i protestanti in Gran Bretagna e più tardi tra quelli statunitensi. Nel 1621, il parlamentare inglese Sir Henry Finch scrisse “The World’s Great Restoration”, un libro in cui incoraggiava le rivendicazioni ebree della Terra Santa. Nel 1799, Napoleone fece un proclama in cui prometteva di restituire la Palestina agli ebrei. In seguito il sostegno cristiano si spostò di nuovo in Inghilterra, dove i suoi seguaci inclusero Lord Lindsay, Lord Shaftesbury Lord Palmerston, Lord Manchester, George Eliot, Holman Hunt, Sir Charles Warren, Hall Caine e altri tra cui il ministro Disraeli (ebreo di nascita ma battezzato nella Chiesa Anglicana in giovane età).


Fu Lord Shaftesbury a dire: “C’è un’identità indistruttibile tra razza ebrea e mente ebrea che prosegue fino ai nostri giorni; ma la grande rinascita può avere luogo solo in Terra Santa”. A lui è anche attribuita la frase: “Una terra senza una nazione per una nazione senza una terra”, che più tardi divenne uno slogan del sionismo. Pur riconoscendo il diritto degli attuali Palestinesi al possesso di un territorio accanto ad Israele, bisogna ammettere che storicamente i palestinesi non furono diversi da altri popoli arabi sotto l’impero Ottomano. Più tardi, sotto il controllo britannico della Palestina, alcuni di questi sarebbero divenuti giordani ed altri palestinesi, senza distinzione a quel tempo.


Il sionismo cristiano ha anche un potente influsso su una corrente teologica detta “dispensazionalismo”. Si veda l’immagine seguente:




Il fondatore di questa dottrina fu John Nelson Darby. Una componente chiave del “Dispensazionalismo” è l’idea che il Creatore abbia un rapporto separato con la Chiesa da un lato e con il popolo ebraico dall’altro. Praticamente secondo Darby, Eloah avrebbe “due popoli eletti”, la Chiesa ed Israele. Coloro che aderiscono alla visione dispensazionalista, credono che ci troviamo ora nell’”Età della Chiesa”, un tempo cioè in cui Dio avrebbe temporaneamente sospeso i suoi rapporti con il popolo ebraico per poter lavorare con i pagani attraverso la Chiesa. Alla “fine dei tempi”, Dio “rapirebbe” poi la Chiesa, mettendo fine all’età attuale e poi riprenderebbe a perseguire i propositi divini attraverso il popolo ebraico. La teoria del dispensazionalismo divenne ancora più diffusa a seguito di una serie di viaggi di Darby negli Stati Uniti e personaggi come Dwight L. Moody e Cyrus I. Scofield furono profondamente influenzati da Darby. La “Scofield Reference Bible” divenne una delle più vendute versioni della Bibbia di ogni tempo e conteneva molte delle note personali di Scofield ad interpretazione dei passaggi su Israele e sulla fine dei tempi. Piuttosto che stampare un commentario separato, Scofield scelse di inserire le sue note direttamente nei testi biblici. Oggigiorno, gli insegnamenti di cristiani sionisti come Hal Linsey, Tim Lahaye, Mike Evans e altri si rifanno direttamente a Darby e Scofield.
Un dilemma per la cristianità 


Il dilemma che si presenta a molti studiosi delle profezie bibliche riguarda il fatto che, nonostante gli Stati Uniti siano un paese la cui origine e storia sono profondamente influenzate dalla massoneria, esiste ancora una forte tendenza culturale a considerare gli USA una grande nazione cristiana i cui leader sono cristiani “rinati” con conoscenze e fondamenta evangeliche. E che il ruolo del paese sia di proteggere Israele e gli ebrei durante gli “ultimi giorni”. Il sionismo cristiano è un elemento integrante di questa scuola di pensiero religioso. 


Il movimento conservatore evangelico sta diventando il settore in più rapida crescita all’interno delle chiese cristiane americane; gli evangelici sono stimati in 100-130 milioni, di cui il 20-25% potrebbe essere considerato fondamentalista – circa 20-26 milioni di americani. Tra i fondamentalisti, la maggior parte – ma non tutti – sono inclini a sostenere le posizioni del sionismo cristiano. Un sondaggio di diversi anni fa indica che il 58% degli evangelici crede nella Battaglia di Armageddon, un indicatore della loro predisposizione al sionismo cristiano.


Oggigiorno, i sionisti cristiani formano la più vasta base di sostegno per gli interessi pro-Israele negli USA. Fin dagli anni ’70, la lobby pro-Israele non ha cessato di mobilitare il sostegno politico ed economico per Israele tra i fondamentalisti cristiani. Ad esempio, l’organizzazione ‘Stand for Israel’ si è fatta notare negli ultimi 5 anni per le sue azioni in favore delle politiche di Ariel Sharon.


I gruppi pro-Israele e quelli fondamentalisti cristiani hanno fatto notevoli pressioni sul Congresso e sulla Presidenza americani. La loro difesa di Israele è indefessa e solitamente supportata da citazioni bibliche ben selezionate. Politiche come quelle dell’incremento degli insediamenti israeliani, dell’assassinio preventivo dei leader palestinesi, del dominio israeliano su tutta la Palestina storica (specialmente su Gerusalemme), troverebbero un pronto sostegno nella destra cristiana, e soprattutto nel movimento capeggiato da Hagee.


L’Organizzazione Sionista d’America (Zionist Organization of America o ZOA) ha lodato molto John Hagee. In un discorso di diversi anni fa, il rabbino Presidente Nazionale della ZOA ha detto: “Alla fine, quando Israele sarà sotto enorme pressione senza difensori e sostenitori, il supporto del pastore John Hagee sarà fondamentale. Egli manda un messaggio al presidente, al congresso e ai media per dire che gli ebrei non sono soli, grazie a Dio. Egli prende sul serio la nostra Torah. Noi ebrei dovremmo forse criticarlo per questo? Ed ha risvegliato il cuore e lo spirito dei cristiani per far loro comprendere che la terra santa di Dio è stata data agli ebrei, il suo popolo eletto. Essi ci amano – e noi li amiamo.” 
La ricostruzione del Tempio e i tempi ultimi 


I sionisti cristiani credono ciecamente che la ricostruzione del Tempio sia imminente e sostengono attivamente coloro che la stanno compiendo. La credenza relativa alla ricostruzione del Tempio sta alla base della controversia sulla rivendicazione del diritto di Israele al dominio assoluto su Gerusalemme oltre che all’espansione dei confini dello stato, fino ad includere non solo la Palestina, ma – in una lettura letterale di Genesi 15:18 – la maggior parte del Medio Oriente dall’Egitto all’Eufrate.


Non dovremmo dimenticare che il fine ultimo del rimpatrio degli esiliati e della fondazione del nostro stato è la costruzione del Tempio. Il tempio è al vertice della piramide. Si tratta di una questione di dominio. Chi controlla il Monte del Tempio controlla Gerusalemme. E chi controlla Gerusalemme controlla la terra di Israele. Usando l’analogia di tre cerchi concentrici per illustrare l’agenda sionista, la terra rappresenta l’anello più esterno (conquistato nel 1948), Gerusalemme il cerchio centrale (ottenuto nel 1967) e il Tempio il cerchio più interno ancora da conquistare. Negli ultimi 19 secoli, gli ebrei hanno pregato tre volte al giorno: “Sia Tua volontà che il Tempio venga presto ricostruito ai nostri tempi.” Randall Price sostiene che la Torah obbliga la nazione ebraica a ricostruire il Tempio non appena ciò sia possibile (Esodo 25:8). Una semplice ricerca in Internet digitando “Temple Mount” fornisce circa 25 milioni di pagine. Se si aggiunge “cristiano” si avranno ulteriori 3 milioni di pagine. Tra i sionisti cristiani contemporanei che hanno scritto sulla ricostruzione del Tempio ci sono Thomas Ice e Randall Price, Grant Jeffrey, Hal Lindsey, Tim LaHaye e Dave Hunt. Le loro vendite a livello globale in 50 diverse lingue superano i 70 milioni di dollari. Le loro visioni sono quindi influenti e non possono essere liquidate come marginali o esoteriche. Sono condivise da alcuni dei maggiori collegi teologici ed istituzioni missionarie oltre che da una significativa porzione dei cristiani evangelici, carismatici, pentecostali e fondamentalisti di tutto il mondo. 


I sionisti cristiani ed ebrei sono uniti dalla convinzione che il Duomo della Roccia musulmano deve essere distrutto, che il terzo Tempio ebraico deve essere edificato, che i sacerdoti devono essere riconsacrati e i sacrifici nuovamente istituiti per adempiere alle profezie bibliche e per affrettare l’avvento del Messia. I sionisti cristiani vedono nella fondazione dello stato di Israele del 1948 e nella presa di Gerusalemme del 1967 il segno della fine dell’esilio durato duemila anni e la fine dei “tempi dei pagani”. Hal Lindsey è considerato il padre del moderno movimento profetico biblico ed una delle figure prominenti tra i sionisti cristiani. Egli sostiene che il Monte del Tempio è “il pezzo di terreno più conteso del pianeta” e che dall’esito di questa contesa dipende lo stesso destino della Terra.


Con o senza ostacoli, è comunque sicuro che il Tempio sarà ricostruito. Le profezie lo richiedono. Con la rinascita dello Stato d’Israele in terra di Palestina, l’antica Gerusalemme di nuovo sotto il totale controllo ebreo per la prima volta in 2600 anni e la prospettiva della ricostruzione del Tempio, il segno più importante dell’avvento del Messia. E’ come trovare il pezzo più importante di un puzzle … per tutti quelli che hanno fede nel Messia tanto atteso è un momento fortemente elettrizzante.


E’ dagli anni ’60 che viene scritto e dichiarato da molti che la parte più cruciale delle profezie che si deve ancora adempiere riguarda la ricostruzione del Tempio. Venticinque anni fa, la sola idea che gli ebrei potessero ricostruire il loro sacro Tempio suonava bizzarra e inverosimile. Oggi, questa nozione non provoca più ilarità in nessuno. Delle tre posizioni escatologiche – amillenarista, postmillenarista e premillenarista – è quest’ultima, con la sua credenza in un regno messianico letterale e fisico in terra della durata di mille anni, con a capo Gerusalemme, che ha sostenuto la convinzione di un futuro Tempio ebraico. All’inizio del 19° secolo, la posizione escatologica dominante tra gli evangelici era postmillenarista, con la credenza che la Chiesa avrebbe trionfato sul male e avrebbe gradualmente convertito il mondo prima del ritorno di Yahushua. Gradualmente l’influenza delle visioni apocalittiche di Edward Irving e il dispensazionalismo di J. N. Darby portarono ad una rinascita del pensiero premillenarista, che entro la metà del 20° secolo si era quasi totalmente identificato con il dispensazionalismo.


La convinzione che il Tempio debba essere ricostruito si basa sulla premessa che le profezie dell’Antico Testamento che non si sono ancora compiute letteralmente, parola per parola, dovranno compiersi nel futuro. Come insisteva Scofield “Non esiste un solo caso di un’adempimento ‘spirituale’ o figurativo di una profezia. Gerusalemme è sempre Gerusalemme, Israele è sempre Israele, Sion è sempre Sion”. Le profezie possono essere spiritualizzate, ma rimangono sempre letterali.


John Walvoord, cancelliere del Dallas Theological Seminary, riassume in questo modo la posizione dei dispensazionalisti premillenaristi che “prendono alla lettera” quello che dicono gli autori della Bibbia:


“Da molti anni gli ebrei ortodossi pregano per la ricostruzione del Tempio. In questa aspettativa, hanno avuto il sostegno dei premillenaristi, che interpretano le profezie scritturali in maniera testuale quando queste si riferiscono ad un futuro Tempio a Gerusalemme. Il mondo nel suo insieme, oltre che la maggioranza della chiesa, ha sbagliato a considerare questa aspettativa come un’interpretazione troppo letterale della profezia. Walvoord sostiene che la stessa storia ha dato ragione ai premillenaristi. Il fatto che Israele sia ora organizzata come nazione nel suo antico territorio e i sensazionali fatti recenti che hanno messo Gerusalemme stessa nelle mani di Israele hanno dimostrato largamente che le premesse sia degli amillenaristi che dei postmillenaristi erano errate. Le aspirazioni religiose dei sionisti ebrei e cristiani volte alla ricostruzione del Tempio hanno chiare ramificazioni politiche che minacciano di destabilizzare l’intero Medio Oriente. Hal Lindsey suggerisce che un Tempio ebreo potrebbe essere costruito accanto al santuario musulmano e divenire «la più grande attrazione turistica al mondo». Nei suoi scritti precedenti, Lindsey aveva dichiarato che la disputa che avrebbe innescato la battaglia di Armageddon sarebbe sorta a proposito del Monte del Tempio e della vecchia Gerusalemme (Zaccaria 12:2-3), l’appezzamento di terreno più contestato e strategico al mondo.

L’influenza massonica su Israele 

Abbiamo esaminato fin qui il favore che molti esperti di profezie bibliche nutrono nei confronti dello stato di Israele e della sua ambizione di ricostruire il Tempio. Ma c’è una domanda fondamentale che ci dobbiamo porre:


“Come mai nessuno di questi esperti di profezie bibliche menziona mai il fatto che i finanziamenti a favore della ricostruzione del Tempio provengono in larga parte dalla massoneria? Si tratta solo di una coincidenza? C’è grande enfasi sulla restaurazione del sacerdozio Levitico e sulle ceneri della giovenca rossa, ma nessuno di questi scrittori nota il fatto che la ricostruzione del Tempio del Re Salomone è anche alla base della massoneria. Così pure nessuno menziona il fatto che la maggior parte dei politici che fanno parte del governo israeliano sono membri di logge massoniche segrete il cui fervore religioso non è fondato sulla Torah di Mosè, ma piuttosto sul Talmud Babilonese con le sue influenze cabalistiche ed esoteriche“.



Sembrerebbe che la letteratura profetica ufficiale abbia visto solo un lato della medaglia. Si, Israele è un popolo per cui il patto di Abramo rimane ancora valido, ma in questo momento Israele è in uno stato di cecità spirituale in cui i suoi leader hanno stretto un patto con la morte. Per capire quale sia per la massoneria il significato legato alla ricostruzione del Tempio, dobbiamo esaminare un pò di storia. Nel 1099, i Cavalieri Templari stabilirono il loro quartier generale a Gerusalemme nella Chiesa del Sacro Sepolcro. Secondo quanto scritto in “Holy Blood, Holy Grail”: “i cavalieri e i monaci che occupavano la Chiesa del Sacro Sepolcro, sotto la guida di Goffrédo conte di Buglione furono costituiti in un ‘ordine’ ufficiale – l’Ordine del Sacro Sepolcro”. Due secoli più tardi, entro il 1291, i crociati occidentali furono cacciati dalla Terra Santa dai saraceni e l’Impero Romano perse il Regno Latino di Gerusalemme. I templari, che avevano assorbito il cabalismo esoterico del Medioriente e lo avevano introdotto in Europa, caddero in disgrazia presso il Sacro Romano Impero e nel 1309 Papa Clemente V e re Filippo IV di Francia sciolsero l’ordine. Il Gran Maestro Jacques De Molay fu giustiziato nel 1314 e i cavalieri dell’ordine furono anch’essi giustiziati o abbandonarono l’Europa per salvarsi. In Scozia, un rifugiato templare, Robert the Bruce, fece voto di andare a Gerusalemme e reclamare la città dalle mani dei saraceni. Tuttavia egli morì nel 1329, ma prima di morire aveva espresso il desiderio che il suo cuore fosse estratto dal suo corpo, messo in uno scrigno e sepolto nella Chiesa del Sacro Sepolcro. Da questo “rito satanico” [???] provengono i simboli e le famose immagini del cuore sacro in mano a quel personaggio che in verità è l’uomo Cristico o Anticristo !! [???] Il cuore di Robert the Bruce non arrivò mai a Gerusalemme e fu in seguito riportato in Scozia, dove sembra fu sepolto nell’Abbazia di Melrose. I Templari tennero vivo il suo sogno di rivendicare il possesso della Terra Santa ed è perciò plausibile che il cuore di Alisdair Sinclair abbia sostituito quello di Robert the Bruce. La sepoltura nella Chiesa del Sacro Sepolcro avrebbe simbolizzato la rivendicazione dei Sinclair, come capi della dinastia Merovingia (nota anche come la linea di sangue del Cristo), ad essere i legittimi eredi del trono di Gerusalemme. Il libro “Traitors and Carpetbaggers in the Promised Land”, di Barry Chamish, comprende un capitolo sul controllo massonico di Gerusalemme e spiega la vera ragione della presenza massonica: “I massoni concupiscono il Monte del Tempio, sede del Tempio di Re Salomone, perchè secondo la loro mitologia l’organizzazione sarebbe stata fondata da un certo Hiram Abiff, il massone che avrebbe costruito quello stesso tempio 3000 anni fa” . Nella Bibbia, il re Salomone “superava tutti i re della terra in ricchezze e saggezza”. Figlio di re David e di Batsheba, Salomone (in ebraico, Shlomo) governò Israele all’incirca dal 960 al 922 a. C. e costruì a Gerusalemme un magnifico tempio che ospitava l’Arca dell’Alleanza. Si dice che Salomone avesse centinaia di mogli e di concubine, inclusa la figlia del faraone d’Egitto. Ebbe anche un famoso incontro con la regina di Saba, che, dopo aver visto la sua ricchezza e saggezza, lo ricoprì di doni.


Storicamente Salomone è ritenuto l’autore biblico del “Cantico dei Cantici” e dell’ “Ecclesiaste”, sebbene molti studiosi ritengano che quest’ultimo fu scritto dopo la sua morte. Sulla sommità del Monte Moriah, Salomone costruì un tempio meraviglioso dedicato al Dio degli Israeliti, un progetto che suo padre David non aveva intrapreso per varie ragioni. Nella creazione del tempio Salomone sfruttò i servigi di un certo Hiram Abiff, un abile artigiano di Tiro, per realizzare i calchi e i più preziosi arredi del Tempio. In cambio del suo lavoro, Salomone pattuì di inviare a Hiram ogni anno 4.400 chili di grano, 4.400.000 chili di orzo, 440.000 litri di vino e 440.000 litri d’olio. 

I re che seguirono, compreso Ezechia che adornò il Tempio, usarono i suoi tesori per comprarsi il favore degli alleati o per pagare tributi e allontanare gli invasori. Poi seguirono re idolatri che desecrarono il Tempio e lo lasciarono cadere in abbandono. Al tempo di Giosia, tre secoli dopo la sua costruzione, il Tempio necessitava di sostanziali riparazioni, che dovettero essere finanziate con contributi dei fedeli. Infine, Nabucodonosor saccheggiò e distrusse il Tempio nel 587 a.C. quando prese Gerusalemme e condusse in esilio a Babilonia gli Israeliti. Il Tempio fu ricostruito per la seconda volta quando gli Israeliti tornarono dall’esilio, ma poi fu nuovamente distrutto nel 70 d. C. . 


I templari e i Cavalieri di San Giovanni si votarono alla ricostruzione del Tempio di re Salomone, come oggi fanno i massoni che sono i discendenti di sangue dei templari. La ricostruzione del Tempio non è solo un lavoro di muratura, ma anche un simbolo ideale, che corrisponde al Sacro Graal, un simbolo del Paradiso Ritrovato in Terra. Ai tempi di Salomone, quando il Tempio era ancora intatto, le tribù di Israele erano prosperose e vivevano armoniosamente in uno stato di ordine perfetto, come sotto un governo divino. 


Tutto ciò dipendeva dal Tempio e dal ciclo di rituali che venivano celebrati dentro e attorno ad esso. Quando il Tempio fu distrutto, dicono, il mondo è caduto nel disordine e niente è andato più bene da allora. Secondo le leggende massoniche provenienti dalla scienza cabalistica babilonese che ruotano attorno al tempio, esso era lo strumento di una scienza mistica, sacerdotale, una forma di alchimia attraverso cui elementi di carica opposta nella terra e nell’atmosfera venivano uniti e ritualmente sposati. Il prodotto della loro unione era uno spirito che benediceva e santificava il popolo di Israele. Si narra inoltre a seguito di questi insegnamenti occulti e cabalistici che nel ‘Santissimo’ (il luogo più interno e sacro dove risiedeva la presenza di YHVH) dimorava la “Shekinah.” Era la sua stanza matrimoniale, in cui in certe stagioni entrava lo sposo. Il nome di questo era la Gloria del Dio di Israele ed Egli veniva da Est, dal Monte degli Olivi da dove Egli entrava nel Santissimo. 


“Hiram Abiff, insegna la massoneria, era l’unico sulla Terra che conoscesse ‘i segreti di un maestro massone’, incluso il segreto più importante di tutti, ’la Grande Parola Massonica’, il nome di Dio (il ‘nome ineffabile’). Questo Hiram aveva promesso di rivelare tutti questi segreti una volta ultimata la costruzione del Tempio e di rendere gli stessi Muratori dei Maestri Massoni, capaci di essere loro stessi Maestri (poichè al momento erano solo ‘fratelli’). Un giorno Hiram, come era sua abitudine, entrò nel Santissimo ancora in via di costruzione a mezzogiorno, a pregare e a disegnare i suoi progetti per gli operai per il giorno seguente … mentre usciva dal Tempio fu avvicinato da tre furfanti, in successione, che pretendevano che lui gli rivelasse i segreti immediatamente (senza aspettare il completamento del Tempio). Fu maltrattato dal primo furfante (Jubela), ma fuggì. Ripreso e maltrattato dal secondo (Jubelo), di nuovo rifiutò di divulgare i segreti e di nuovo scappò. Il terzo furfante (Jubelum) gli si avvicinò e quando Hiram rifiutò ancora di rivelare i segreti, lo uccise con un colpo di mazza in fronte. Il corpo fu nascosto in fretta sotto alcuni detriti nel Tempio fino a mezzanotte, poi portato fuori fu sepolto sul fianco di una collina …” Il riferimento ad Hiram Abiff come“figlio della vedova” è un’allusione esoterica alla stirpe di Ruth, nella quale sarebbe nato il Cristo. Il pronipote di Ruth fu il re David ed uno dei suoi pro-pronipoti fu Salomone. Hiram Abiff, l’architetto del tempio di re Salomone, era un alchimista ermetico– descritto come un artigiano dei metalli, nella massoneria Hiram Abiff è identificato come il “Figlio della Vedova” – e nella leggenda del Sacro Graal “Parsifal” viene chiamato esattamente con lo stesso epiteto. La vedova originaria della linea di sangue del Graal era Ruth la Moabita (eroina del libro di Ruth) che sposò Boaz per diventare la bisnonna di David. I suoi discendenti furono chiamati Figli della Vedova.

Il significato esoterico e spirituale del Tempio per la massoneria 

Le tradizioni e le leggende del Tempio di re Salomone sono di grande interesse per chi legge la Bibbia. Ma per i massoni esse hanno un’importanza trascendentale. Il Tempio è un simbolo primario nella massoneria e la storia leggendaria della sua costruzione è la base fondamentale per la regola e la condotta nella vita. [The Holy Bible: The Great Light In Masonry”, King James Version, Temple Illustrated Edition, A.J. Holman Company, 1968].


Il termine “transcendente” è usato da molti appartenenti alla cristianità per descrivere Dio stesso. Proprio come spiega il dizionario, Dio è realmente “trascendente”, “oltrepassa il limite comprensibile dalla mente umana” ed “esiste oltre e indipendentemente dall’esperienza materiale dell’universo”. In altre parole, il Tempio di Salomone è per il massone ciò che Dio è per il cristiano sionista! Credere nel Tempio di Salomone trascende la massoneria stessa.


Perciò la massoneria ha posto la sua fede in qualcosa che il vero Dio ha distrutto non una sola volta ma per ben due volte! 


Sempre dalla Temple Illustrated Edition Bible, leggiamo:


“… In tutto il ricco simbolismo della massoneria antica predominano due simboli o temi. Uno è la ricerca della luce; l’altro è il lavoro di costruzione. La fonte di luce è la Bibbia e la grande rappresentazione dell’arte di costruire è il Tempio di Salomone … è naturale che i massoni sentissero un’affinità con i costruttori di tutte le epoche, ed è anche naturale che provassero un’attrazione particolare per la più famosa e gloriosa delle opere costruite, il Tempio e la Cittadella di Re Salomone … oggi il tempio di Salomone è la casa spirituale di ogni massone”. Forse l’interesse massonico crebbe anche a partire da un livello più o meno accidentale per giungere a considerare il Tempio un simbolo dell’uomo spirituale. Spiega Albert Mackey: “Per il maestro massone, il Tempio di Salomone è indubbiamente il simbolo della vita umana … diviene un calzante simbolo della ricerca umana della verità divina, che non può essere trovata in nessun luogo…”. 


Dietro le quinte: chi sono i “costruttori”?


Alla fine del 1800 il massone Edward Waite dichiarò che esiste un piano segreto all’interno della massoneria per “costruire un altro Tempio a Gerusalemme”. I lavori di ricostruzione del Tempio ebreo a Gerusalemme sono stati largamente influenzati dai gruppi che seguono.

La Gran Loggia Unita d’Inghilterra (UGLE)

La Gran Loggia Unita d’Inghilterra è la madre di tutte le logge massoniche del mondo. Fu formata unendo le due forme di massoneria esistenti nel 1813 (il rito scozzese e il rito di York). I membri del “Club delle Isole” occupano i più alti ranghi della Gran Loggia Unita d’Inghilterra. L’intera gerarchia massonica si basa sul rango e sulla ricchezza. Il primo Gran Maestro fu il Duca di Sussex; l’attuale Gran Maestro – e quindi in qualche modo il capo della massoneria mondiale – è Edward, il Duca di Kent.L’Assistente Gran Maestro dell’UGLE è Lord Northampton, Spencer Douglas David Compton, il 7° marchese di Northampton (è lui che coordina e dirige i piani per la ricostruzione del Tempio di Salomone). Il suo bisnonno fu William Bingham Baring, capo della Baring Bank, discendente di Francis Baring, il direttore della British East India Company. La BEIC introdusse l’Inghilterra nel lucroso commercio internazionale dell’oppio, un affare tuttora monopolizzato dalla Famiglia Reale Inglese e dai suoi agenti. Nel 1987 Lord Northampton tenne a Londra una conferenza finanziata dalla sua stessa fondazione “Hermetic Research Trust” per commemorare il centesimo anniversario della “Golden Dawn” (altra nota società occulta ermetica). Lord Northampton riveste la carica di Assistente Gran Maestro dal 1995 ed è stato nominato Vice Gran Maestro nel 2001. Lord Northampton, che è stato sul Monte del Tempio a fare “degli studi”, ha ammesso candidamente in alcune interviste di essere un seguace dell’israelismo britannico, il quale sostiene che l’oligarchia britannica possiede poteri mistici, perchè l’Inghilterra fu colonizzata da una delle tribù perdute di Israele. Infatti egli ha affermato: “Penso che la tradizione della cabala sia molto forte in Inghilterra perchè una delle tribù perdute venne in questo paese. E credo che la discendenza si possa individuare piuttosto chiaramente nelle vecchie famiglie inglesi. Arrivarono prima in Irlanda, poi nel nord del Galles e infine in Inghilterra. Da loro derivano alcune delle nostre più antiche famiglie.”


Nella visione di Lord Northampton, anche l’America fu colonizzata da un’altra delle tribù perdute. Come ha detto in un’intervista: “Credo che l’America e l’Inghilterra nacquero dalle Due Tribù Perdute ed è questo il motivo per cui, in un modo molto ebraico ed intellettuale, questi due paesi hanno poi preso il controllo del mondo!” Lord Northampton ha anche ammesso di praticare i rituali della Golden Dawn dell’occultista satanista Aleister Crowley. Il braccio destro di Lord Northampton nel progetto del Monte del Tempio è Giuliano De Bernardo, Gran Maestro della Massoneria Regolare Italiana.

La Quatuor Coronati Lodge (La loggia delle Quattro Corone)

Questa loggia fu fondata come speciale loggia di ricerca dal Gran Maestro dell’UGLE, il Principe di Galles re Edoardo VII nel 1884. La loggia fu poi ufficialmente varata nel 1886, con un discorso inaugurale intitolato “La massoneria vista alla luce della cabala.” La loggia avrebbe dovuto focalizzarsi sulla Palestina, sulla cabala, sull’istituzione di uno stato ebraico e sulla ricostruzione del Tempio di Salomone. Sir Charles Warren fu il primo Gran Maestro della Loggia QC. Fu anche il presidente del Fondo per l’Esplorazione della Palestina e due anni prima era stato il direttore degli scavi britannici sul Monte del Tempio. Sir Walter Besant fu uno dei membri fondatori della Loggia QC ed il tesoriere del Fondo per l’Esplorazione della Palestina. Besant era il cognato di Annie Besant, che fu presidentessa della “Società teosofica” dopo Helena Blavatsky. Il Fondo per l’Esplorazione della Palestina fu fondato nel 1865 con finanziamenti della Corona Inglese, dell’UGLE, degli Illuminati Rothschild legati al Vaticano e della Chiesa d’Inghilterra. L’evento a commemorazione della sua fondazione è stato diretto dall’Arcivescovo di York, il quale ha dichiarato che la Terra Santa è per diritto divino proprietà inglese. 

La loggia di Gerusalemme

Due settimane dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, che vide la conquista di Gerusalemme e del Monte del Tempio da parte di Israele, a Londra ci fu il più grande incontro massonico della storia, per celebrare i 250 anni dalla fondazione dell’UGLE ed il suo primo Gran Maestro il Duca di Kent. Subito dopo, la Loggia Quatuor Coronati inviò un suo membro, il medico ebreo Dr. Asher Kaufman, ad iniziare degli studi sulla originaria esatta collocazione del Tempio. A questo periodo risale anche l’istituzione ad opera di Stanley Goldfoot della “Temple Mount Faithful”, attualmente retta da Gershon Solomon. Nel dicembre del 1995, un mese dopo l’assassinio di Rabin, fu fondata la Loggia di Gerusalemme, nella sotterranea Grotta di Re Salomone adiacente al Monte del Tempio, con la missione di lavorare per la ricostruzione del Tempio. La loggia lavorò fianco a fianco con le reti clandestine di fondamentalisti ebrei e cristiani per fomentare una sanguinosa guerra religiosa per il controllo del Monte del Tempio. Che una simile loggia venisse istituita subito dopo i trattati di pace tra Israele e Palestina ad Oslo e a poche settimane dall’assassinio del Primo Ministro Israeliano Yitzhak Rabin, che di quella pace era stato un artificio, non è certamente una coincidenza. La loggia di Gerusalemme fu fondata dal Gran Maestro della Massoneria Regolare Italiana, Giuliano Di Bernardo. Nella cerimonia inaugurale, Di Bernardo ha dichiarato “la ricostruzione del Tempio è al centro dei nostri studi.” Nel giugno 1996, Di Bernardo ha pubblicato un’edizione italiana del suo libro “Rebuilding The Temple”, pubblicato in inglese dalla Loggia QC. Nelle interviste, Di Bernardo ha candidamente ammesso di aver costruito un complesso sistema di fede irrazionalistico e “utopico” incentrato sul rilancio del cabalismo ebraico e sulla ricostruzione del Tempio”. 


La maggior parte dei cristiani, quando sentono parlare di sionismo, pensano a Gerusalemme, ma questo è un astuto piano degli adoratori di Satana per confondere la terminologia della loro agenda politica, tenere la gente addormentata e indurla al consenso verso le loro politiche perchè “suonano bene”. Il sionismo è un progetto politico, ma quando i cristiani sentono questa parola credono che sia riferita alla Sion ed alla Gerusalemme della Bibbia. Alcuni dei più accreditati ricercatori della storia degli Illuminati e del loro piano segreto per il controllo del mondo credono che il sionismo divenne un progetto politico degli Illuminati bolscevichi per insediare i loro leaders nell’area di Gerusalemme. In effetti, il loro piano prevede il dominio del mondo da Gerusalemme. 


Secondo le Sacre Scritture, nella battaglia di Armageddon l’Anticristo radunerà tutti gli eserciti della Terra in una battaglia finale di opposizione al ritorno del Messia Yahushua. In quel momento il trono dell’Anticristo sarà proprio a Gerusalemme. Autori come Henry Makow e Texe Marrs credono che questo piano risalga al tempo in cui gli ebrei bolscevichi edomiti finanziarono l’ascesa al potere di Hitler per creare le condizioni utili a stabilire la loro nazione in Israele per il governo degli Illuminati, e che questa sia la vera genesi dell’olocausto nazista. Essi credono che dietro l’olocausto ci furono proprio gli ebrei edomiti, perchè la loro intenzione è sempre stata quella di sterminare gli ebrei fedeli alla Torah e di stabilire in Israele una nazione per gli ebrei seguaci del Talmud babilonese.


Le prove suggeriscono che è questo ciò che abbiamo oggi: un dominio degli ebrei apostati seguaci del Talmud, che sostengono l’agenda del Nuovo Ordine Mondiale e degli Illuminati per predisporre il paese al dominio dell’Anticristo. Possibile che gente del calibro di John Hagee ed altri fondamentalisti cristiani siano così sprovveduti da non comprendere più in profondità i piani degli Illuminati? Ad esempio, lo sa Hagee che Benjamin Netanyahu fa parte di una importante loggia massonica il cui obiettivoteologico e strategico messianico non ha niente a che vedere con quello della Bibbia in cui Hagee professa di credere?


Benjamin Netanyahu ha dichiarato pubblicamente (nella rivista israeliana “Shishi”, primavera 1994) che fu introdotto nella loggia massonica durante il suo soggiorno negli Stati Uniti. Il quotidiano “La Repubblica” ha confermato che l’ex primo ministro Yitzak Rabin fu attivo nella massoneria, e stima che ci siano almeno 4.000 massoni in Israele, divisi in 76 logge. La maggior parte dei giudici e delle figure religiose in Israele sono legati alla massoneria. 


L’Università Ebraica di Israele finanziata dai Rothschild ha eretto un obelisco egiziano, simbolo della massoneria, nel suo cortile, e all’interno della nuova Corte Suprema Israeliana c’è una biblioteca progettata in forma di piramide.


Per non parlare del controverso memoriale massonico che sorge in mezzo all’unica strada che conduce da Eilat a Taba, sul confine egiziano. Come al solito, il simbolismo ha un ruolo fondamentale in questa organizzazione. Le due colonne rappresentano i due pilastri del Tempio di Salomone. Erigere un simbolo come questo su un confine strategico di ingresso in Israele è qualcosa che i massoni hanno fatto perchè si sentono ben saldi alle redini del potere e vogliono ostentarlo all’esterno.


Alcuni credono che chiunque stia attualmente lavorando per sostenere gli ebrei in Israele stia solo facendo il gioco degli Illuminati e suggeriscono che dovremmo lasciare che i Rothschild e gli ebrei sionisti compiano i disegni dell’Eterno, perchè la loro condanna è già segnata dal fatto che non hanno riposto le loro speranze nel vero Regno di Yahuveh attraverso Yahushua, l’unico maestro.


Il 3 maggio del 1996, la polizia di Tel Aviv fece irruzione in un appartamento accompagnata da reporter televisivi. Trovarono una scena bizzarra. I muri erano coperti di scritte in latino, sugli scaffali erano in mostra teschi e tibie, due spade incrociate erano montate dietro ad un altare. C’erano cinque porte che conducevano ad altrettanti passaggi segreti monitorati. Il giorno seguente i notiziari riportavano:“Gli appartamenti erano usati per cerimonie della massoneria, un organizzazione che vanta tra i suoi membri ministri di gabinetto e ufficiali di alto rango delle forze armate”. Ci sono le prove che 8 dei 13 primi ministri d’Israele sono stati membri di società segrete massoniche:


David Ben-Gurion – Massone
Moshe Sharett 
Levi Eshkol
Yigal Allon 
Golda Meir – Co-Massone
Yitzhak Rabin – Massone
Shimon Peres* – Massone e istruito dai Gesuiti (Chiesa Cattolica Romana)
Menachem Begin 
Yitzhak Shamir
Benjamin Netanyahu – Massone
Ehud Barak – Massone
Ariel Sharon – Massone
Ehud Olmert** – Massone


Secondo il giornalista investigativo Barry Camish, per diciotto anni lo stato di Israele è stato “sotto il dominio” di membri di un ordine mondiale segreto che secondo molti studiosi biblici ospiterà infine l’Anticristo massonico, detto anche l’anti-Messia. In ogni attuale elezione in Israele, gli unici candidati sono quelli“ammessi e manipolati” dalla massoneria.


Per comprendere la storia, dobbiamo anche sapere che la Rivoluzione Americana scoppiò per via della visione messianica dei massoni di rito scozzese, che erano agenti dell’anti-Messia Shabbatai Zevi; Jacob Frank e la setta ebraica Dolmeh Islamica, i protetti di Shabbatai Zevi, gli ebrei Rothschild che hanno una vasta influenza geo-politica ed economica in ogni continente e Adam Weishaupt, il fondatore dell’Ordine Bavarese degli Illuminati allevato dai Gesuiti.


Solo due dei primi ministri israeliani, Menachem Begin (al potere dal 17 giugno 1977 al 10 ottobre 1983) e Yitzhak Shamir (dal 10 ottobre 1983 al 14 settembre 1984, e dal 20 ottobre 1986 al 13 luglio 1992) furono difensori di una Israele Biblica, la cui esistenza è da attribuire al Mandato Divino trasmesso agli antichi profeti, secondo cui la Casa di Giuda sarebbe tornata alla “Terra Promessa” prima della “fine dei tempi”. 


Conclusione


Quale dovrebbe essere allora la posizione di coloro che credono nel vero Padre Yahuveh nei confronti di Israele? Dovremmo ancora credere – come fa Hagee – che dobbiamo continuare a difendere Israele dalla tirannia islamica e arabica che la circonda? Dovremmo chiudere un occhio sulla montagna di prove che dimostrano fino a che punto l’attuale stato di Israele si sia allontanato dalle radici spirituali fondate dal patto con Abramo? Pur senza condividere la causa palestinese e la sua strategia del terrore verso Israele, dovremmo però difendere il trattamento che gli israeliani riservano ai palestinesi, trattandoli come animali o assassinando degli innocenti? Dobbiamo chiudere un occhio su tutto? Non sarebbe forse meglio che Hagee ed i suoi pari passassero più tempo ad avvertire la nazione di Israele della totale apostasia in cui è precipitata? O ad ammonire i leader israeliani ad abbandonare i patti che hanno stretto con la massoneria per tornare all Dio dei loro padri? I cristiani pro-sionismo devono continuare a ignorare che i fondi che stanno raccogliendo a sostegno di iniziative come la restaurazione del sacerdozio levitico vengono in realtà usati da gruppi massonici per costruire un Tempio che con il sacerdozio levitico non ha nulla a che fare, ma incarna piuttosto quella che Yahushua chiamò: “abominazione della desolazione”? Come fanno gli studiosi di profezie bibliche a vedere solo una faccia della medaglia? Il motivo è l’inganno! La massoneria cavalcherà l’onda del fervore religioso per i suoi propositi e per portare avanti i suoi piani, cioè coinvolgerà i gruppi cristiani – convinti di fare la volontà di Dio sostenendo Israele – ma ignari che il loro silenzio sulla grande apostasia di Israele favorirà il compimento del disegno massonico, l’avvento di un falso Messia che tutti crederanno il vero. Ma allora sarà troppo tardi, perchè Dio si servirà di questo per compiere il suo giudizio su Israele e il mondo intero per il suo patto con la morte e riportare tutto l’universo alla consapevolezza di chi Egli è davvero:

La vostra alleanza con la morte sarà annullata,
e il vostro patto con il soggiorno dei morti non reggerà;
quando l’inondante flagello passerà,
voi sarete da esso calpestati.
(Isaia 28:18)


“L’uscita dall’euro e i terroristi dell’inflazione e della svalutazione” di Piero Valerio

Prima parte



Siamo assediati. Sentendo parlare in televisione tutti i membri del partito unico dell’euro (giornalisti, politici, semplici opinionisti occasionali) possiamo forse capire da dove prendono ispirazione certi scrittori di fantascienza quando devono immaginare il mondo del futuro disumanizzato, robotizzato, automatizzato. Questi adepti della dottrina mistica dell’euro non sono infatti esseri umani “normali”, “razionali”, “senzienti”, ma automi che ripetono in modo meccanico una lezioncina che hanno imparato a memoria da qualche parte e qualcuno gli ha imposto di recitare in tutte le occasioni pubbliche disponibili. Anche rileggere “1984” di George Orwell può essere utile per comprendere i metodi di lavaggio del cervello usati dalla propaganda di regime per manipolare, addomesticare e rendere docile l’opinione pubblica. Per chi non ha tempo e voglia di leggere, rivedere il film “Matrix” è sempre un buon modo di trascorrere una serata e riflettere sulla natura illusoria e posticcia della realtà che può essere creata quando si altera la verità dei fatti con credenze consolatorie e abitudini rassicuranti. Bisogna insomma imparare a convivere con gli automi e regolarsi di conseguenza, dato che l’agente Smith del partito unico dell’euro è il nostro nuovo interlocutore dialettico, politico: non un uomo, ma una macchina programmata per fare e dire certe cose. Tranquilli, questi automi al momento sono innocui, non uccidono (almeno fino ad oggi, domani chissà), ma chi vuole anche solo iniziare a ragionare sul fallimento dell’euro e le possibili alternative, deve sapere subito che si troverà presto o tardi circondato, assediato, aggredito da un esercito sterminato di agenti Smith, che come gli zombies dell’“Alba dei morti viventi” cercheranno di zittirlo e di fargli cambiare idea con le buone o con le cattive maniere.

Queste suggestioni un po’ gotiche e visionarie mi sono venute in mente riguardando con attenzione gli ultimi interventi televisivi dell’economista Alberto Bagnai a Telenova e L’Ultima Parola, dove il professore si è dovuto difendere come un leone dagli attacchi degli automi che ripetevano le loro strampalate teorie sull’inflazione e la svalutazione, senza ascoltare minimamente le spiegazioni razionali che confutavano ad una ad una quelle tesi prive di fondamento scientifico, empirico, storico. Ovviamente Bagnai non ha bisogno di una difesa d’ufficio, perché il professore si difende benissimo da solo e meglio di chiunque altro in Italia su questi argomenti, ma mi interessava solo fare un approfondimento sulla mentalità contorta e raccapricciante che avviluppa gli automi, che senza troppi giri di parole potremmo anche chiamare terroristi o criminali della democrazia. Come anche sottolineato più volte dallo stesso Bagnai, una vera democrazia compiuta si basa sulla correttezza e trasparenza delle informazioni trasmesse ai cittadini, quindi chi consapevolmente o inconsapevolmente continua a propinarenotizie false, allarmismi infondati, paure ingiustificate alla gente è a tutti gli effetti un terrorista o un criminale. Da rimarcare infatti come Bagnai non si ponga in questi dibattiti come il sostenitore di una particolare teoria economica o di un movimento politico, ma solo come un semplice divulgatore di verità empiriche e dati di fatto acclarati che non possono essere contestati sulla base di slogan propagandistici e meccanici, ma al massimo confutati portando altri dati, numeri, fatti più affidabili e certi. Cosa che non è mai avvenuta in questi dibattiti, perché gli automi non solo non supportano mai i loro discorsi con i dati ma nella maggior parte dei casi non conoscono neppure lontanamente il significato degli argomenti dibattuti.

In particolare ci riferiamo alla confusione enorme che gli automi fanno con i concetti di inflazione e svalutazione, mischiando alla rinfusa il fenomeno interno di aumento dei prezzi di beni e servizi (inflazione) con il fenomeno esterno di aumento del prezzo delle valute straniere in termini di valuta nazionale (svalutazione). Ma chi ha già visto questi dibattiti televisivi, si sarà anche accorto che tutti gli automi di qualunque partito politico e estrazione sociale, da Tabacci ad Albertini, dal PD al PDL, dal professore all’ultimo fesso del pubblico, ragionano secondo un preciso schema mentale che si ripete sempre nello stesso ordine. Se entriamo di più nel dettaglio e vediamo come si articola il programma che è stato caricato magari in modo subliminale in tutti questi anni di disinformazione selvaggia nella mente degli automi, ci accorgiamo subito che il loro cervello si attiva immediatamente ogni volta che un diretto interlocutore pronuncia le parole “uscita dall’euro”. Quando allo stato di coscienza arriva la frase “uscita dall’euro”, fra i neuroni dell’automa si apre una valvola o si chiude un interruttore che mette in moto una serie di frasi fatte che si susseguono nella medesima, uguale, rapida successione:



1) L’uscita dall’euro sarebbe per l’Italia una catastrofe, un disastro, una sciagura

2) Uscendo dall’euro e ritornando alla lira, la nostra moneta nazionale subirebbe una svalutazione del 30-50% rispetto ad un’altra imprecisata moneta straniera

3) Una svalutazione del 30-50% comporta un aumento dei prezzi interni o un’inflazione di pari entità, del 30-50% appunto, con conseguente perdita del potere di acquisto del salario dei lavoratori

4) I tassi di interesse schizzerebbero alle stelle

5) Con la nostra moneta svalutata non potremmo più comprare le materie prime che tanto ci servono per vivere e per lavorare, soprattutto il petrolio e il gas

6) La benzina alla pompa costerebbe molto di più, nell’ordine del 30-50% in più

7) Chi ha un mutuo in euro, avrebbe un aumento della rata del 30-50% in più

In genere dopo aver sproloquiato a perdifiato tutte queste scemenze, l’automa si placa e si mette in disparte senza più intervenire attivamente nel dibattito, se non per dissentire o sbuffare ad ogni spiegazione o replica fornita dall’interlocutore: in fondo l’agente Smith inviato a sua insaputa o membro funzionale e arruolato della propaganda di regime ha svolto il suo dovere di spaventare e terrorizzare la gente ed è poco o niente interessato a capire come stanno realmente le cose. La fissità nello sguardo dimostra infatti che nel suo cervello si sta svolgendo intanto un progressivo processo di distacco ed estraniamento dalla realtà, dato che l’automa non vive fisicamente su questa terra ma è mentalmente proiettato ad interagire soltanto con l’universo parallelo illusorio che gli è stato impiantato nella testa fin dalla nascita o per convenienza personale ha imparato ad apprezzare nel corso del tempo. Inutile dire che nel loro mondo, il debito pubblico è la peggiore delle afflizioni che può colpire un paese, la spesa pubblica è uguale a spreco e corruzione, le tasse servono per pagare il debito e la spesa del governo, il pareggio di bilancio è cosa buona e giusta perché incoraggia gli operatori esteri ad investire in Italia. Ma tralasciando per un attimo la descrizione completa dell’universo parallelo in cui vivono questi zombies, queste mummie, concentriamoci punto per punto sul programma specifico “uscita dall’euro” caricato nel cervello degli automi. Ripeto, malgrado nelle mie parole traspaia evidentemente un po’ di sarcasmo ed ironia, l’argomento è molto più serio di ciò che può sembrare in apparenza, perché questi uomini-macchina saranno nel prossimo futuro i nostri principali interlocutori e nel bene o nel male dobbiamo quindi trovare un modo per approcciare con loro, aiutandoli magari ad uscire dal mondo illusorio in cui vivono e sostenendoli durante il percorso di riabilitazione alla realtà. Per carità, nessuno vuole obbligare altri a disintossicarsi da una droga che reputano gradevole e indolore, perché ognuno degli automi conoscendo quanto sia dura, complessa, austera la realtà, potrebbe decidere a buon diritto di continuare a vivere immerso nelle sue illusioni. Alzi la mano chi non adora trastullarsi nelle proprie illusioni. Anche noi, piccola minoranza, che disperatamente cerchiamo di comprendere e interpretare la realtà che ci circonda abbiamo delle illusioni e per quanto mi riguarda, posso serenamente svelarmi la mia: stravolgere il folle paradigma economico che governa le nostre vite per consentire a tutti noi di vivere realmente meglio e con meno affanni inutili ed evitabili. Tuttavia la mia illusione non presuppone una mistificazione della realtà, anzi, necessita di una conoscenza più scrupolosa, capillare, certosina della realtà per essere magari in grado un giorno di trasformarla. Esattamente il contrario di ciò che accade nella mente degli automi che confondono continuamente la dimensione della realtà con quella dell’illusione e spesso senza nemmeno accorgersene, adattano la realtà secondo l’illusione che intanto si sono costruiti nella testa, banalizzando e semplificando in modo grossolano gli aspetti più ostici e controversi del faticoso processo di conoscenza. In perfetta analogia con le leggi della robotica immaginate dallo scrittore russo Isaac Asimov, è come se la prima istruzione del programma caricato nella testa degli automi dicesse loro che il mondo illusorio nel quale vivono è il vero mondo e non ne esistono altri (principio che si ricollega direttamente al famoso TINA, There Is No Alternative, non ci sono alternative a questa impostazione neoliberista, individualistica e privatistica del mondo).

Ad ogni modo, a prescindere dalla preferenza per la realtà o l’illusione e dal grado di commistione fra questi due livelli della vita, ognuno di noi, consapevole o meno di avere fatto questa precisa scelta di campo, dovrebbe astenersi dalla tentazione di influenzare negativamente o informare scorrettamente chi invece questa scelta deve ancora farla. Per me insomma sarebbe già molto bello ascoltare un giorno gli automi dire: “Sentite gente, è vero, lo ammettiamo, la realtà è quella descritta da questi seriosi professori di economia, scienziati, filosofi, ma è una verità ruvida, spinosa, scomoda, meglio che venite a vivere nel nostro mondo illusorio, è bellissimo, non dovete sforzarvi, non dovete pensare, ma vi viene tutto già precaricato nel cervello da “altri”. Sono questi “altri” che governano il mondo al posto nostro e noi dobbiamo solo adeguarci alle loro direttive. E’ facilissimo, semplicissimo, siamo già milioni quelli che abbiamo deciso di vivere così e adesso mancate solo voi. Dai, venite con noi, vi aspettiamo!”. Sappiamo già che una simile sconcertante ammissione di deficienza mentale sarà impossibile da prevedere nel breve periodo, perché contrasta con la prima istruzione di stravolgimento assoluto della realtà del programma degli automi, i quali continueranno a vivere beatamente nel loro bel mondo parallelo illudendosi di avere i piedi ben piantati per terra e infischiandosene dei richiami e dei segnali di allarme che arrivano a fiotti dalla vera realtà.

Quindi, malgrado tutte le nostre comprensibili preoccupazioni e angosce, al momento possiamo solo limitarci a riassumere brevemente i punti fondamentali attraverso i quali sarebbe abbastanza facile smontare tutte le illusorie certezze degli automi, prendendo spunto dalle analisi empiriche dello stesso Bagnai, di Borghi, di Zezza e di tanti altri “veri” economisti (“veri” perché basano i loro ragionamenti sui veri dati di fatto della realtà, non perché abbiano la verità assoluta in tasca, atteggiamento questo che appartiene ai mistici, ai dogmatici, ai religiosi, da cui per ora prendiamo le distanze in quanto i loro insegnamenti sono più utili e adatti per descrivere “verità ultraterrene” e non le miserie di questo mondo). Ma prima di passare all’analisi logica ritengo opportuno che vediate questo video di Byoblu per capire meglio di cosa stiamo parlando e la pericolosità, pervasività, contagiosità del fenomeno di disumanizzazione in corso (mi raccomando concentratevi bene sulle facce del “falso” economista Giuricin e del politicante stralunato e confuso Borghesi).



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Seconda parte
1) Uscita dall’euro

Come abbiamo detto e sentito le prime parole utilizzate dagli automi per descrivere questa eventualità sono catastrofe, disastro, apocalisse, appellandosi quasi sempre ai flagelli della svalutazione e dell’inflazione per giustificare queste rovinose visioni. Gli automi però non dicono mai che la vera catastrofe la stiamo già vivendo adesso in conseguenza della sciagurata scelta di aderire ad un’unione monetaria sbagliata e squilibrata, che consente di bilanciare shock asimmetrici tra i vari paesi soltanto attraverso la svalutazione interna dei salari dei lavoratori o dei prezzi dei beni e servizi prodotti in un determinato stato. Tra i vantaggi dell’euro che vengono ogni tanto elencati dagli automi alcuni sono davvero bizzarri e curiosi: la possibilità di viaggiare senza vincoli burocratici o pagamento di commissioni di cambio da un paese all’altro dell’eurozona. Ciò significa che per loro la possibilità di mandare a spasso i propri figli a Parigi, Berlino, Madrid è molto più importante della vita degli imprenditori che si sono suicidati, della dignità dei lavoratori o della tenuta dell’intero tessuto produttivo nazionale, che basandosi su una struttura diffusa sul territorio di piccole e medie aziende è stato oltremodo penalizzato da un aggancio rigido ad una moneta forte come l’euro-marco. Ricordiamo che la commissione di cambio, che può essere fissa o variabile in base all’importo da convertire in altra valuta, oscilla fra 1 e 5 euro e non ha mai scoraggiato nessuno dall’intenzione di andare a Londra, Stoccolma, New York o Zanzibar. Ma questo modo cinico e inquietante di pensare è perfettamente in linea con il principio che volevano imporre gli oligarchi e i banchieri fondando l’eurozona: la moneta viene prima degli stati, della politica, della cultura, e l’istinto che fin dalla notte dei tempi spinge gli uomini a viaggiare, conoscere, vedere posti nuovi deve essere subordinato alla moneta che utilizziamo per viaggiare, conoscere, vedere posti nuovi. E’ come se un esploratore con gli scarponi e lo zaino in spalla diretto verso luoghi imprecisati ancora da scoprire, fosse in qualche modo obbligato a chiedersi sull’uscio della porta: “Eh sì, però chissà che monete usano laggiù e quale sarà il tasso di cambio? E le commissioni da pagare? Forse è meglio che me ne stia a casa in attesa di tempi migliori per il mercato valutario”.

Capisco che può sembrare un po’ paradossale come esempio, ma l’euro come valore principale di riferimento e di aggregazione di un’intera società, da anteporre alla stessa democrazia, alla cultura, alla libertà, all’uguaglianza dei diritti, pone questo serio problema di alterazione della realtà e della storia del mondo. Gli automi forse ingenuamente o per calcolo credono davvero che l’intera evoluzione della civiltà ruoti intorno alle monete che i popoli hanno via via adottato, mentre le lotte per la democrazia, la tutela dei diritti, l’emancipazione delle classi subalterne, il progresso scientifico e culturale siano soltanto una conseguenza di quella primigenia, originaria, fondamentale scelta: “Ma come hanno fatto i popoli primitivi del passato a vivere senza l’euro? Per fortuna che il buon Dio ci ha dato l’euro e guai a chi ce lo vuole toccare!? Non è forse l’euro il prodotto più alto della modernità, del progresso, della cultura, della creatività dell’Occidente?”. E’ evidente che questa profonda e pervicace distorsione della realtà, della storia, della scala dei valori sia servita invece ai banchieri, agli affaristi, ai faccendieri, agli speculatori per mascherare il loro vero obiettivo e interesse: l’annullamento del rischio di cambio. L’azzeramento del rischio e delle oscillazioni competitive di cambio è stato infatti molto utile e vantaggioso per i grandi gruppi finanziari e commerciali che dovevano spostare grosse quantità di soldi e di merci da un paese all’altro dell’eurozona per fare investimenti, prestiti, profitti, pura speculazione, senza incorrere nel pericolo di subire svalutazioni della moneta locale. Ora però, preso atto di questa circostanza realedifficilmente contestabile, sarebbe molto interessante capire se tutti gli automi, di qualunque corrente politica siano dato che il fenomeno della robotizzazione è trasversale, abbiano presente alcune semplici considerazioni sugli ordini di grandezza: il risparmio sulla commissione di cambio di €2000 per fare una vacanza a Parigi è cosa assai diversa rispetto al prestito di €200 milioni di una banca tedesca ad una spagnola o irlandese per favorire l’inizio di una bolla immobiliare, senza rischiare nulla sul versante della svalutazione. Lechiacchiere stanno a zero e mi pare fuori discussione stabilire a chi veramente abbia più giovato l’introduzione dell’euro, con buona pace di tutti gli studenti che hanno vissuto 6 mesi in Francia o in Germania grazie al progetto Erasmus, risparmiando sulle oscillazioni o commissioni di cambio.

Non capire questo semplice passaggio mi sembra dunque un offuscamento clamoroso della vista, un atto di malafede indecoroso o peggio ancora una conclamata collusione con gli interessi di questi grandi gruppi finanziari e commerciali, dalle cui direttive gli automi sono stati direttamente o indirettamente indottrinati. La gente invece ancora in grado di fare a mente una semplice conversione di valuta può chiaramente comprendere che subire angherie, tasse, vessazioni, privazioni di servizi pubblici essenziali, decurtazioni di stipendi e pensioni per consentire ai grandi capitalisti di aumentare le loro rendite o i profitti, limitando al massimo i rischi e la concorrenza di cambio, non è sicuramente un buon motivo per rimanere ancora nell’area euro. L’Europa non è e non sarà mai l’euro, ma rappresenta da sempre un’entità geopolitica e culturale ben identificabile che prescinde e prevarica la moneta o le monete utilizzate dai paesi del vecchio continente, che ricordiamolo sempre nella sola Unione Europea allargata a 27 stati sono 11. Fra l’altro, l’euro come tutte le monete nella storia (compresa la nostra lira, il marco o il franco) non è irreversibile e non ci è stato consegnato in dono da Dio: esistono nella storia centinaia di casi di distruzione di valute o sganciamenti da altre valute che non hanno comportato assolutamente catastrofi (l’Argentina è l’ultimo e più eclatante caso), a parte un normale periodo transitorio di assestamento e instabilità della nuova valuta.

2) Svalutazione

Secondo gli automi robotizzati una volta usciti dall’euro, la nuova lira si svaluterebbe di circa il 30%-50%, un dato sparato a caso che non tiene in debito conto nessuno dei fattori che realmente influiscono sul tasso di cambio. Nelle precedenti occasioni storiche di sganciamento di una valuta da un’altra moneta forte (per noi l’euro-marco), i fatti e i dati empirici ci dicono che il cambio tende a recuperare la competitività di prezzo perduta nei confronti del paese principale dell’area valutaria (la Germania). Dato che il differenziale di inflazione complessivo dal 1999 ad oggi con la Germania ammonta a circa il 20%-25%, la svalutazione della lira nei confronti dell’euro-marco dovrebbe attestarsi intorno a questa banda di oscillazione. Ovviamente la nuova lira si deprezzerebbe rispetto all’euro-marco, ma potrebbe apprezzarsi nei confronti di altre valute con i cui paesi di origine l’Italia intrattiene rapporti commerciali. Quindi quello che è importante non è tanto la svalutazione bilaterale fra l’Italia e un altro paese, ma il tasso di cambio effettivo che è una media pesata di tutti i tassi di cambio bilaterali principali misurata in base al valore specifico degli scambi effettuati con i rispettivi paesi d’origine.

Tuttavia se questa teoria della “parità relativa del potere d’acquisto” (PPP, Purchasing Power Parity) può essere utile per spiegare i movimenti del cambio nel lungo periodo ed è applicabile soltanto alle variazioni di prezzo di beni e servizi effettivamente destinati all’esportazione (l’aumento di prezzo dei prodotti locali e del barbiere sotto casa non dovrebbe essere conteggiato insomma), il tasso di cambio nel breve periodo è influenzato da altri due elementi: il saldo delle partite correnti e gli investimenti finanziari. Il nostro attuale saldo delle partite correnti è in deficit (-€30 miliardi circa, vedi grafico sotto), ma la causa principale non è dovuta tanto a fattori commerciali (la bilancia commerciale è in pareggio), quanto al peso molto maggiore degli interessi pagati sul debito estero, i profitti portati via dagli investimenti esteri in Italia, le rimesse dei migranti. Siccome la svalutazione iniziale della lira dovrebbe favorire ulteriormente le esportazioni e ridurre le importazioni, migliorando nel complesso la nostra bilancia commerciale, questo processo insieme ad un rinnovo del debito estero a tassi di interesse più bassi (la “nostra” banca centrale, Banca d’Italia, svincolata dalla BCE, potrebbe riacquistare piena autonomia nella scelte di politica monetaria e in particolare nella definizione dei tassi di interesse di riferimento), ad una qualche forma di limitazione degli investimenti esteri in Italia e ad uncontrollo più accurato del deflusso dei capitali, dovrebbe migliorare in breve tempo il saldo delle nostre partite correnti, con conseguente apprezzamento della nostra valuta.


Dal punto di vista finanziario, l’Italia ha una ricchezza complessiva di €3600 miliardi, che difficilmente potrà essere smobilizzata per essere trasferita all’estero, con evidenti effetti negativi sul cambio della nuova lira. Innanzitutto perché molti di questi assets finanziari hanno già subito forti svalutazioni durante gli ultimi anni, quindi l’effetto marginale del deprezzamento della nuova lira sarebbe meno incisivo (una cosa è svalutare del 20% un asset che vale 100, altra cosa è svalutare del 20% un asset che vale già 50). In pratica è come se l’Italia stesse già subendo da qualche anno una svalutazione sotto forma di un maggiore spread sui titoli di stato, che obbliga le aziende a finanziarsi a tassi di interesse più alti e rende meno pregiati i nostri assets. In secondo luogo le fughe di capitali più massicce si sono già verificate in questi ultimi anni e quindi, con un controllo più puntuale sulla circolazione dei capitali durante il periodo di transizione in cui è maggiore l’instabilità di cambio, si potrebbero evitare ulteriori crisi nei nostri conti con l’estero. Se questo presunto deflusso incontrollato di capitali è dunque molto limitato e circoscritto, è invece molto più probabile che nei primi periodi di passaggio alla nuova lira possa presentarsi il fenomeno opposto di afflusso di capitali esteri: gli operatori stranieri potrebbero infatti approfittare dell’iniziale vantaggio di cambio per fare investimenti finanziari di portafoglio o in conto capitale in Italia, aumentando quindi l’offerta di valuta estera e la domanda di nuove lire. Queste operazioni, che ripetiamo dovrebbero essere opportunamente controllate per evitare un aumento eccessivo delle passività (debito estero) nel conto finanziario della nostra bilancia dei pagamenti, tenderanno ad apprezzare e non a deprezzare il cambio della nuova lira. Quindi, in buona sostanza, la paura della svalutazione catastrofica della nuova lira è assolutamente infondata, ingiustificata, non sostenuta dai dati e dai fatti.

3) Inflazione

Questo è sicuramente l’aspetto più incredibile e grottesco di tutta la vicenda: secondo gli automi con una svalutazione della lira del 20% avremmo un’inflazione della stessa entità, quindi intorno al 20%. Capite bene che il meccanismo mentale che porta a questa conclusione è assurdo, illogico, dato che un’eventualità del genere avverrebbe solo se l’Italia non producesse nulla e importasse tutto dall’estero, ma proprio tutto: materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi. Fra svalutazione e inflazione non c’è mai stata nella storia del mondo una correlazione così forte e diretta, mentre si verifica molto più spesso il fenomeno inverso, ovvero un’inflazione molto alta alla lunga produce una svalutazione del cambio, perché a parità di beni prodotti in due diversi paesi sarà necessaria una maggiore quantità di moneta del paese più inflativo rispetto a quello meno inflativo e il cambio si adegua di conseguenza. Per questo motivo, molto spesso per valutare l’effettivo potere di acquisto di una moneta rispetto ai beni e ai servizi prodotti in un determinato paese, si considera il tasso di cambio reale che tiene conto appunto del differenziale di inflazione fra i due paesi. Se la moneta di un paese si svaluta del 10% e l’inflazione per altri motivi cresce del 10%, il tasso reale di cambio non varia, perché l’aumento dei prezzi interni compensa la svalutazione e per un acquirente estero sarà indifferente comprare prodotti da quel paese.

Questo è a mio avviso il motivo che crea tanta confusione nella mente degli automi perché loro ragionano in termini di tasso di cambio reale e non di quello nominale effettivo: la svalutazione del 20% produce un’inflazione del 20% e per l’acquirente straniero non sarà più vantaggioso rispetto a prima comprare prodotti italiani e l’Italia avrà perso i margini di competitività recuperata, perché i benefici della svalutazione saranno riassorbiti dai danni dell’inflazione. Peccato però che è sbagliato il passaggio intermedio: una svalutazione del 20% non ha mai provocato nella storia, almeno in Italia, un’inflazione del 20%. E vediamo pure con alcuni dati, il motivo per cui possiamo essere abbastanza certi di questa affermazione. Nel grafico sotto possiamo confrontare l’andamento dell’inflazione con il tasso di cambio effettivo dal 1975 ad oggi: come si può vedere già ad occhio nudo non c’è alcuna correlazione diretta fra i movimenti abbastanza ripidi di cambio e l’inflazione, che nonostante i cambiamenti repentini di rivalutazioni e successive svalutazioni della lira continuava a viaggiare per conto suo seguendo un preciso percorso di deflazione. In particolare la forte rivalutazione della lira avvenuta nel 1979 con l’ingresso nello SME è avvenuta a inflazione crescente, mentre al contrario la svalutazione della lira del 1992 seguita all’uscita temporanea dallo SME è stata addirittura accompagnata da una discesa dell’inflazione dal 5% al 4%. Ciò significa che se esistesse davvero una correlazione fra svalutazione ed inflazione, questa sarebbe opposta a quella postulata e propagandata dagli automi.


Il caso della svalutazione del 1992 è sicuramente il più emblematico in questo senso. Il governo Amato decise unilateralmente di far uscire l’Italia dallo SME il 18 settembre del 1992, per mettere un freno agli attacchi speculativi alla lira che erano iniziati nell’estate precedente e avevano costretto il governatore della Banca d’ItaliaCarlo Azeglio Ciampi a bruciare circa 50 miliardi di riserve in dollari nel vano tentativo di difendere la parità di cambio della lira imposta dagli accordi SME. Nel giro di un anno, con la lira libera di fluttuare nel mercato valutario, abbiamo assistito ad una svalutazione nominale effettiva del 25%, che ha favorito le nostre esportazioni e reso meno convenienti le importazioni. Se questa svalutazione fosse stata accompagnata da un corrispondente aumento dell’inflazione (che non c’è stato, dato che l’inflazione è invece diminuita) come sostenuto dagli automi, la nostra bilancia commerciale non avrebbe subito grandi cambiamenti perché per gli acquirenti esteri il prezzo dei prodotti italiani sarebbe rimasto pressoché invariato. Cambiamento che invece c’è stato, e come se c’è stato, perché nel giro di un anno la nostra bilancia commerciale è passata da un deficit ad un surplus (vedi grafico sotto) fino al picco del 1996, ritornando a decrescere non appena si decise malauguratamente per noi la reintroduzione della lira nello SME (1996) e l’ingresso definitivo nell’area euro (1999).


Questo passaggio determinante e decisivo per capire meglio come funzionano le dinamiche della svalutazione di cambio, può essere anche evidenziato benissimo esaminando il grafico sotto, in cui viene riportato l’andamento del tasso nominale effettivo a confronto con il tasso di cambio reale (misurato in termini di valuta estera): i due andamenti sono esattamente speculari, perché ad ogni svalutazione nominale della nostra moneta corrisponde esattamente una rivalutazione reale della valuta estera, come se l’effetto inflazione tanto paventato dagli automi che vanificherebbe i benefici della svalutazione non esistesse proprio. Un falso storico a tutti gli effetti che merita l’accusa di terrorismo mediatico e attentato alla democrazia dell’informazione.


Terza parte

L’inflazione come abbiamo più volte detto è un fenomeno molto complesso che presenta numerose interconnessioni e ha molta più attinenza con i cambiamenti che avvengono nell’economia reale rispetto ai processi monetari, siano essi variazioni di tassi di cambio o aumento di moneta circolante. In generale possiamo dire che si verifica inflazione quando la domanda di beni e servizi supera l’offerta e nel contempo il tessuto produttivo non è così elastico da adattarsi al nuovo regime di domanda. A sua volta questo aumento di domanda può essere collegato ad una politica salariale espansiva o a cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, che migliorano il potere di acquisto reale dei salari (cioè decurtato del tasso di inflazione misurato in quel periodo). La politica salariale espansiva dipende però dal tasso di disoccupazione, perché è storicamente dimostrato (e facilmente intuibile) che un aumento dell’offerta di lavoro, dovuto ad una maggiore disoccupazione, produce una tendenza al ribasso del valore dei salari. Un innalzamento repentino e consistente del costo delle materie primepuò anch’esso tradursi in inflazione, come è avvenuto per esempio in Italia nel 1974 (picco di inflazione del 20%), in conseguenza del primo grande shock petrolifero del 1973, che ha causato un aumento medio del prezzo del petrolio del 258%. Capite bene che quando un imprenditore si trova ad affrontare una quadruplicazione del prezzo di una materia prima così importante come il petrolio (che influisce direttamente e indirettamente sui costi di produzione, a causa dell’aumento della bolletta energetica), è costretto ad aumentare per forza di cose ilprezzo di vendita dei suoi prodotti per coprire i costi e mantenere ancora dei margini di profitto.

La svalutazione, almeno in Italia, è un fenomeno che si muove invece su una banda di oscillazione molto ridotta, nell’ordine del più o meno 20%-25%, quindi consente facilmente agli imprenditori di rimodulare la struttura dei costi aziendali, compresi i margini di profitto, per mantenere inalterata la competitività di prezzo e rispondere ad un aumento del costo di quelle materie prime, semilavorati, prodotti finiti, servizi effettivamente riconducibili a fornitori esteri. Quindi come abbiamo già detto e visto, non solo la svalutazione ha poco o scarsissimo effetto sull’inflazione, ma nella maggior parte dei casi è una conseguenza diretta dell’inflazione. Questo trasferimento dall’inflazione alla svalutazione è avvenuto per esempio in Italia nel 1976 quando la banca centrale decise di attuare una svalutazione competitiva della lira del 20%, per recuperare i margini di competitività di prezzo perduti dalle aziende italiane negli scambi con l’estero, a causa del picco di inflazione del 20% che si era registrato appunto due anni prima. Anche l’introduzione dell’euro nel 1999 ha comportato nei primi due anni una svalutazione iniziale complessiva del 20% della moneta europea nei confronti del dollaro, che non ha avuto alcuna influenza sull’inflazione, la quale ha continuato a ristagnare intorno al suo valoreartificialmente basso del 3% (artificialmente basso perché dovuto soprattutto alle politiche di contenimento dei salari reali dei lavoratori attuate in tutta Europa).

Aggiungiamo anche per completezza, che quando invece si assiste ad un aumento esogeno della moneta circolante, dovuto per esempio a politiche espansive della spesa pubblica dello Stato, gli effetti tanto temuti sull’inflazione, invocati spesso dagli stessi automi che sproloquiano sui danni della svalutazione, sono quasi sempre contenuti principalmente da due fenomeni: la mancata saturazione della capacità produttiva di un paese e la disoccupazione. Il previsto aumento della domanda dovuto alla maggiore quantità di moneta circolante può essere infatti corrisposto da un incremento dell’offerta, trainato da maggiore produttività del lavoro, miglioramenti tecnologici, efficienza dei processi produttivi, senza influire sui tanto osteggiati innalzamenti dei prezzi al consumo. Inoltre l’elevata disoccupazione tenderà a spostare queste nuove masse di moneta circolante nei risparmi di chi ha già un reddito e magari preferirà tesaurizzare questi soldi, investendoli soprattutto in attività finanziare, piuttosto che convogliarli verso nuova domanda di consumi. La paura eccessiva della spesa pubblica, che nella maggior parte dei dibattiti si accoppia quasi sempre con quella dell’inflazione e della svalutazione, presenta quindi notevoli sintomi di infondatezza quando siamo in presenza di alta disoccupazione e scarsa saturazione della capacità produttiva, che consente ampi margini di elasticità dell’offerta. Ma questo purtroppo fa parte ormai integrante della mentalità bacata degli automi, con cui volenti o nolenti dovremo sapere convivere per parecchi anni ancora, dato che l’uscita dall’euro e il ritorno alla nostra moneta sovrana equivale secondo i loro calcoli errati e tanto immaginifici a svalutazione, aumento della spesa pubblica, e “quindi” ad inflazione, la tassa più iniqua del mondo perché colpisce il potere di acquisto dei salari.

A parte che il potere di acquisto dei lavoratori può essere difeso con i normalissimi meccanismi di indicizzazione dei salari all’inflazione utilizzati in quasi tutti i paesi più civili e democratici del mondo, quello che gli automi non capiscono o fanno finta di non capire, per i soliti motivi di annebbiamento, malafede e collusione, è che l’inflazione mantenuta artificialmente bassa in Europa serve più che altro a proteggere nel tempo il valore dei grandi patrimoni finanziari accumulati dagli oligarchi, dai capitalisti, dagli speculatori, e da tutti coloro che vivono di rendita senza sapere neppure cosa sia il lavoro. Questa è una colossale ed epocale lotta di classe che ha come principale obiettivo la distribuzione iniqua dei redditi a favore di una ristretta minoranza di rentiers, benestanti, grandi imprenditori e a danno della maggioranza, che comprende lavoratori, pensionati, piccoli e medi imprenditori, società civile.

Mantenere l’inflazione artificialmente bassa grazie al contenimento dei salari reali e all’aumento della disoccupazione non avvantaggia di certo i lavoratori, i cittadini, la gente comune, che malgrado il ridotto aumento dei prezzi al consumo non avranno mai benefici reali da questa politica ottusa, miope e palesemente iniqua. L’inflazione bassa scoraggia pure gli investimenti perché se un imprenditore deve indebitarsi oggi con una banca ad un certo tasso di interesse e prevede già che i suoi futuri flussi di cassa saranno incerti o decrescenti perché legati ad un andamento costante o addirittura deflativo dei prezzi di vendita dei suoi prodotti, preferirà rimandare sempre a tempi migliori di maggiore vivacità del mercato il momento dell’investimento. Ovviamente l’argomento è molto complesso e meriterebbe ben altri approfondimenti (invito a tal proposito la lettura del libro del professore Alberto Bagnai, il Tramonto dell’Euro, oppure il trattato collegiale dei “veri” economisti italiani scaricabile gratuitamente da internet, Oltre l’Austerità), ma per non appesantire oltremodo i contenuti, rimando l’analisi degli altri punti ad un prossimo articolo, dato che tutti gli effetti collaterali denunciati meccanicamente dagli automi con l’uscita dall’euro (il costo delle materie prime, la benzina, i tassi di interessi, il mutuo), sono solo un corollario delle due principali armi di distrazione e disinformazione di massa: la svalutazione e l’inflazione.

Concludo questo lungo viaggio dentro il mondo illusorio degli automi con una frase dell’economista inglese John Maynard Keynes che racchiude bene in sintesi il significato della cruciale lotta di civiltà che ci troviamo ad affrontare oggi, in cui non solo dobbiamo essere capaci ad intaccare gradualmente, costantemente, implacabilmente i principi su cui si fonda l’enorme potere delle classi dominanti, ma anche a contrastare il possente muro di mummie, subumani, corrotti, inetti, stupidi eretto a loro difesa nella società: “Il futuro ci è sfuggito di mano e nessun uomo detiene più il controllo dei destini immediati dell’Europa. Gli eventi del prossimo anno non saranno opera deliberata degli statisti, ma saranno determinati da quelle correnti segrete che fluiscono continue sotto la superficie della storia, e di cui nessuno sa predire lo sbocco. Abbiamo un solo modo per influire su di esse: mettere in moto le forze della conoscenza e della fantasia capaci di mutare l’opinione. Affermare la verità, distruggere le illusioni, dissipare gli odi, aprire gli animi e istruire le menti; questi devono essere i nostri strumenti”.

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