mercoledì 3 aprile 2019

Fortnite: il fenomeno del momento tra truffe, adescamento e cyberbullismo

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E' un gioco che sta tenendo incollati milioni di adolescenti e giovani agli schermi di smartphone e pc. Si chiama Fortnite ed ora è arrivato a condizionare giocatori di fama internazionale che esultano riproponendo le movenze di alcuni personaggi del gioco.
Come tutte le mode della Generazione Hashtag, come la definisco in uno dei miei ultimi libri, è dilagata a macchia d’olio nell’arco di pochissimo tempo e ha invaso letteralmente le vite dei giovani.
Sono mesi che mi sono addentrata dentro Fortnite e gioco con loro per capire dall'interno per capire se ci possono essere anche dei rischi e pericoli. Mi confronto con centinaia di adolescenti e fa riflettere vedere come nel web in generale, nei social, e anche nei videogiochi online possano nascondersi delle truffe o come sia purtroppo facile incontrare adescatori, sia a sfondo sessuale che per denaro, alla ricerca di prede. Sono giochi, inoltre, apparentemente gratuiti che finiscono talvolta col prosciugare le carte di credito prepagate dei più piccoli. Tutto questo non significa che sia colpa del gioco o dei videogiochi, ma dell'uso inappropriato che ne fanno gli utenti.
Ovviamente si fa leva sulla psiche dei ragazzi che comprano armature particolari, strumenti per andare avanti nel gioco, mezzi e oggetti per divertirsi. Fortnite attira non solo perché ha tutte le caratteristiche di una gioco di abilità, ma perché è diventato un luogo di aggregazione e di divertimento. I personaggi ballano, mangiano i popcorn, fanno mosse strane e i ragazzi si “spaccano” dal ridere, come dicono loro, gli permette in un certo senso di rifare le stesse fesserie che farebbero all’interno nel gruppo dei pari.

PERCHÉ PIACE?
I ragazzi che giocano a Fortnite mi rispondono in coro che si divertono e soprattutto che sono attratti dalle sfide. “Il gioco è in continua evoluzione, ci sono i livelli, ci sono gli scontri, ci sono tutte le abilità, scappi, ti nascondi e poi spari, e poi mano mano che c’è giochi, conosci i nomi di chi gioca, cominci a capire le strategia sua e allora se vedi che è uno bravo e che ci sa fare lo segui sennò no, sennò ti metti d’accordo con tre o quattro che conosci se è troppo forte o viceversa, ti ci avvicini e poi ci stanno tante cose all’interno del gioco che portano alla sfida sempre de più”, racconta un ragazzo.
Ovviamente tutto questo fenomeno è alimentato dagli Youtuber che giocano all’impazzata rinforzando il fenomeno Fortnite. Non dimentichiamoci, infatti, che per tantissimi bambini e adolescenti, la parola dei loro idoli influencer è unica e irripetibile. E anche in questo caso, nessuno vuole dare una colpa. Descrivere ciò che avviene non significa puntare il dito.
TRA TRUFFE E ACQUISTI ONLINE, UN GIRO DI MILIONI DI EURO
Ho conosciuto adolescenti che arrivano a spendere anche 50-100 euro a settimana, mentre altri più bravi magari ne spendono 10, ma ci giocano dalle 6 alle 10 ore al giorno, perché i crediti li vincono grazie alle loro abilità.
La furbata sta nel fargli acquistare la moneta del gioco, i V-Buck, che permette ai ragazzi di “shoppare”, ossia di comprare oggetti e tutto ciò che serve per giocare all’interno del circuito del videogioco. Con i soldi reali, quindi, compri i V-Buck. E qui scatta il primo allarme.
Ho chiesto ai ragazzi perché spendono tutti quei soldi e mi hanno risposto: “Perché divento più forte, cambio il vestito, cambio le armi, salgo di livello con il potenziamento del personaggio e riesco ad essere pure più efficace. Le abilità c’entrano sempre, se poi hai pure i mezzi, capisci che il gioco sta lì. Però i mezzi se comprano”.
Il fatto che vengano messi in gioco sia abilità che divertimento può portare i ragazzi a giocare sempre di più o, in alcune situazioni, a spendere dei soldi per andare avanti e salire di livello.
Nei videogiochi online, inoltre, è possibile parlare, chattare: un ambiente che può nascondere, però, delle insidie in quanto tra le varie persone che si incontrano possono esserci talvolta anche truffatori e adescatori.
I ragazzi, assetati di V-Buck, perché più soldi hanno, più hanno la possibilità di evolvere nel gioco, cascano nella rete delle truffe. Gli vengono inviati dei link, con nomi simili al gioco, con una grafica che richiama Fortnite, che promettono V-Buck gratuiti. Rimandano ad altre pagine, chiedono il numero di telefono o la carta di credito e man mano prelevano i soldi. Alcuni chiedono il contatto Instagram per fare sharing e aumentare la portata: immaginate, quindi, che se un ragazzo vende il suo link di un social network, magari con 1000 o 2000 amici, il gioco è fatto e con un piccione hanno preso 1000 o 2000 fave.
Un ragazzo mi ha detto di essersi accorto che gli avevano truffato pochi soldi e di non aver fatto niente perché “tanto erano pochi”.
Il problema è che pochi soldi moltiplicati per i milioni di utenti nel gioco fanno assai.
Per non farsi truffare, dunque, non si deve usare un circuito di pagamento al di fuori del gioco, non si deve credere a chi regala V-Buck e si deve controllare che l’url abbia sempre il protocollo https perché altrimenti si rischia di navigare su un circuito non sicuro.

TROLLING E CYBERBULLISMO: UN COVO DI AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA
Si tratta di una piattaforma dove è possibile giocare in gruppo, cioè fare squadra, allearsi, collaborare, fare muro a qualcuno, unirsi agli altri per distruggere i più bravi e anche “trollare”, ossia creare intenzionalmente litigi, un comportamento molto frequente in rete anche in tantissimi altri giochi, e bullizzare qualcuno.
I ragazzi mi dicono “Se c’è qualcuno che è uno stupido, lo vedi subito, lo prendi di petto, lo prendi in giro, fai in modo che sbagli. Tra il vivo e il virtuale non cambia niente, è questo che non capite. Si vede subito quando uno è più imbecille, lo attacchi anche se non lo conosci, è un soggetto”.
Non c’è una ricerca solo di chi si conosce nel reale e che si attacca anche nel virtuale, ma si ricercano le potenziali vittime anche tra chi non si conosce all’interno del gioco. Ci si allea contro quelle persone prese di mira e in rete si ricreano le stesse dinamiche che accadrebbero fuori dal gioco, all’insaputa di genitori e adulti che lo vedono solo come un gioco!
Il cyberbullismo all’interno dei giochi online, viste le proporzioni, è un fenomeno preoccupante da non sottovalutare e da tenere sotto controllo.

ADESCAMENTO ONLINE: MILIONI DI RAGAZZI A RISCHIO
Un altro aspetto che spesso si trascura è che in questi giochi è pieno di adescatori. Una ragazza mi racconta che è stata adescata ma che per fortuna era a conoscenza di quello che poteva accadere e ha segnalato. “Il problema è che anche se segnali queste persone, ritornano sotto altri nomi alla carica e poi vanno da un altro se vedono che con te non ci riescono. Ci sono talmente tanti pesci che quello che abbocca lo trovano di sicuro”.
Un altro ragazzo mi dice che hanno “una dinamica tutta precisa, c’è tutto un modo de fa. Sono incantatori di serpenti. Gli scrivono prima sul gioco e poi si fanno condividere qualche link, WhatsApp, qualche altra cosa dove magari hanno dei numeri falsi, dei profili finti. La storia poi la consoci, no? Il gioco è come una pesca gigante”, continua nella sua spiegazione. “In mezzo a tanti, peschi. Tanti li vedi proprio da come giochi, guardi come si muovono, li vedi dal comportamento quelli più soggetti, quelli più stupidi, infatti, fatalità pizzicano sempre quelli, com’è? Ve lo domandate? Guarda che tanti di sti bastardi giocano apposta. So pure bravi. Perché lo sai che chi fa sta roba è pure intelligente, non è stupido”.
Un altro ragazzo ancora mi racconta che “dietro questi bastardi c’è un mercato sessuale e anche quello dei soldi, che non è vero che (i ragazzi) non lo sanno e che non conoscono i pericoli ma questi, appunto perché sono bastardi, fanno leva sui ragazzi più vulnerabili, più condizionabili che si riconoscono subito da come si muovono nel gioco. Anche le ragazze le riconoscono dal modo di giocare, si capisce quando sono donne, giocano in modo diverso e loro lo sanno e le vanno a cercare”.
Un altro adolescente mi racconta che anche lui è stato adescato, mi dice che “cominciano a chiederti come ti chiami, quanti soldi ci spendi, quanto tempo è che giochi, tutte domande che non ti fanno insospettire. Hanno imparato il linguaggio dei ragazzi e tante volte non ti accorgi che sono adulti: cominciano prima da lontano, ti girano intorno come gli squali e poi man mano si avvicinano e ti fanno delle domande sempre più precise. Sono più brevi, più corte, sono più veloci a rispondere. Fanno come lo squalo, prima ti gira intorno e poi ti stringe il cerchio, ti stringe il cerchio, ti stringe il cerchio fino a che ti morde”.
Considerando che ci sono questi adescatori, chiedo cosa fanno di solito per aiutarsi tra di loro e mi rispondono che “se è un amico gli si dice, tante volte si fa qualche segnalazione tipo, occhio a quello, occhio a quell’altro, ma poi alla fine ognuno fa come gli pare. Siamo troppi, alla fine è come se tiri un sasso dentro al mare, che gli fai?”.

http://adolescienza.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/05/21/fortnite-il-fenomeno-del-momento-tra-truffe-adescamento-e-cyberbullismo/


PER UN AIUTO CI SI PUO' RIVOLGERE ALLA D.SSA MAURA MANCA

CHI E' MAURA MANCA
E' uno Psicologo Clinico e Psicoterapeuta, esperta in tutte le problematiche giovanili e adolescenziali, disagi e devianze anche legate alla rete e all'abuso della tecnologia. Esperta in psicodiagnostica clinica e giuridico-peritale, dottore di ricerca in Psicologia Dinamica, Clinica e dello Sviluppo presso la Sapienza Università di Roma.
Docente presso alcuni Master e corsi di alta formazione, nell'a.a. anche docente di Psicologia del rischio in età evolutiva presso l'Università degli Studi dell’Aquila, e ha scritto numerosi libri e decine di articoli di rilevanza nazionale ed internazionale, sempre sulle problematiche adolescenziali.
Oggi presiede l’Osservatorio Nazionale Adolescenza che monitora su scala nazionale in maniera continuativa i comportamenti, disagi, devianze e le mode dei ragazzi tecnologici, membro dell’Advisory Board nazionale del Safer Internet Centre coordinato dal MIUR, progetto Generazioni Connesse (www.generazioniconnesse.it).
Referente per numerose trasmissioni televisive, tra cui La Vita in diretta e Unomattina di Rai Uno, radiofoniche e testate giornalistiche in merito ai problemi legati all'adolescenza, con particolare riferimento al bullismo, cyberbullismo, devianza e criminalità minorile, nuove tecnologie, devianza e autolesionismo.
Dal 2014 è Direttore Responsabile della rivista di psicologia online AdoleScienza.it (www.adolescienza.it), rivolta al grande pubblico, che approfondisce tutte le tematiche relative all’infanzia e all’adolescenza e che aiuta anche i genitori a districarsi nei meandri della crescita dei figli, diventata anche adolescienza.it, comunità e riferimento di genitori ed insegnanti su Facebook.
Consulente Psicologo del programma televisivo di RAI 2 Mai Più Bullismo , inserito nelle attività ministeriali di contrasto contro il bullismo e il cyberbullismo.
Autrice di numerosi libri tra cui Generazione HashtagGli adolescenti disconnessi uscito a novembre 2016, con Alpes editore e L'Autolesionismo nell'era digitale sempre edito da Alpes, uscito a marzo 2017 e La rete del bullismo. Il bullismo della rete uscito nel 2014, I comportamenti aggressivi. Traiettorie evolutive e percorsi di rischio in età evolutiva (2008) e Devianza e criminalità in adolescenza (2006).
Potete seguirla anche sulla sua pagina Facebook, su Twitter o potete scrivere alla mail  maura.manca at adolescienza.it

Giochi e selfie che uccidono: perché i ragazzi giocano con la loro vita?

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PERCHE' "GIOCHI" VIRTUALI DAI NOMI INQUIETANTI E GROTTESCHI ATTIRANO TANTO GLI ADOLESCENTI?
Sempre più spesso i ragazzi, anche quelli considerati “normali”, ossia che non manifestano segni evidenti di disagio, che vanno regolarmente a scuola, che fanno sport o che hanno una famiglia, possono mettere a rischio la propria incolumità per quelli che loro chiamano e vivono come giochi, anche attraverso la ricerca di selfie estremi, messi in atto fondamentalmente per sfidare se stessi e/o gli altri, spinti da un senso di onnipotenza, che li porta a volte anche a superare il limite del limite fino a farsi male e a perdere la vita. E’ importante sottolineare che in quel momento ricercano la sensazione forte, non la morte. È una variabile che non prendono in considerazione, non può accadere a loro, vogliono semplicemente vivere il brivido, la sensazione, “lo fanno gli altri, perché non lo posso fare io?”.
Diventa un affrontare le proprie paure spingendosi a volte sempre un pochino più in là, dimostrarsi e dimostrare di essere “grandi”, perché ai bambini viene sempre inculcato che “i grandi” non hanno paura mentre i piccoli e i fifoni sì. Questo è uno degli errori più gravi che si possa fare, perché i ragazzi che mettono in atto questi comportamenti a rischio hanno un problema con la paura e con la regolazione delle emozioni. I “grandi”, invece, hanno paura eccome, per fortuna! La paura consente di metterci dei limiti, di fare più attenzione a ciò che facciamo e di valutare con più obiettività la situazione. Se io vado a 200 km orari su una strada e ho paura di fare un incidente o temo il comportamento degli altri automobilisti, starò particolarmente attento, ma se io vado a 200 km orari imbevuto della mia onnipotenza, alimentato da un’euforia che si aggira nella mia mente dovuta al rischio che sto correndo in quel momento, che mi crea uno stato di eccitazione simile a quello delle droghe, il mio livello di attenzione sarà decisamente più basso e quindi rischierò di più. Ed è questo che frega i ragazzi, rinforzati anche da quelle dinamiche di gruppo che vengono sottovalutate troppo spesso e che giocano un ruolo cruciale.
I ragazzi di oggi partecipano anche a giochi o sfide estreme, spesso lanciati e diffusi proprio sul web, senza tener conto delle conseguenze, potenzialmente anche letali. Il tutto viene prontamente ripreso e immortalato dalla fotocamera del proprio smartphone con foto o video da pubblicare sui social network e condividere online o via chat. Le chiamano “challenge” cioè “sfide”, le vivono come giochi, ma NON sono giochi. Lo fanno soprattutto per trasgressione, per far salire l’adrenalina, per rinforzare il ruolo all’interno del gruppo dimostrando a se stessi e agli altri il proprio coraggio.
Come può un genitore arrivare prima?
Per prevenire questi comportamenti rischiosi, gli adulti di riferimento, per prima cosa devono essere consapevoli dell’esistenza di questi fenomeni, conoscerne il funzionamento, monitorare i contenuti dei video che i ragazzi guardano quotidianamente in modo tale da saper cogliere precocemente i segnali d’allarme ed educarli in merito fin da quando sono piccoli.
Queste sfide estreme e giochi, NON sono il prodotto del momento, sono sempre esistite all’interno dei fenomeni di gruppo e si sono tramandate un po’ come il nascondino. Oggi la rete però ricopre un ruolo negativo e riveste una funzione di amplificatore di questi comportamenti, che assumono proporzioni sempre più allarmanti e difficili da contenere, creando delle distorsioni che portano i ragazzi a rischiare la vita con più superficialità e frequenza. Esempio il blackout, ossia il “gioco” attraverso il quale si ricerca lo svenimento, è passato dal farlo con le mani al collo ad una corda solo perché girano questi video in rete. È anni che lo tocco con mano e mi meraviglio di come nessuno faccia niente, ma sul web ci sono anche video tutorial, ossia video che spiegano come fare questi giochi non giochi, che lanciano sfide ai ragazzi, li invogliano, anche indirettamente, a partecipare perché il vero guadagno sta nella condivisione e nel rendere virale un fenomeno. Si lanciano le sfide anche tra loro ed esistono migliaia di video in cui anche loro partecipano e si esibiscono in prima persona. Il gruppo, se nell’era non tecnologica aveva una proporzione pari a cinque, sei, dieci membri, ora è arrivato a migliaia di persone e quindi li porta e li porterà sempre più al limite.

Questi contenuti sono liberamente presenti in rete anche alla portata dei bambini e si trovano in tutti i social media, sui canali più conosciuti per la visione di video o sui social dove trascorrono più tempo, comprese le chat di messaggistica istantanea. Per fermarli è necessario segnalarli altrimenti il tempo passa e i giochi diventano letali, ma attenzione, non è un problema relativo solo a questo periodo, sono in rete da anni, solo che a quanto pare non ci si muove fino a che non iniziano a morire i ragazzi. Tutti sanno e nessuno interviene.
L’altro aspetto a dir poco vergognoso è il ruolo che gioca la scuola che tratta questi argomenti con troppa sporadicità senza capire che deve essere un lavoro costante. È più importante che imparino una poesia a memoria o che non si uccidano? Si possono fare entrambe le cose, basterebbe solo un po’ di preparazione e di buon senso.
Un’altra critica la faccio ai media che cercano solo il sensazionalismo ricercando fenomeni che fanno notizia dimenticandosi di quanto sia deleterio l’effetto contagio tra i giovani.
Inoltre, bisognerebbe togliersi dalla testa l’idiozia che parlarne alimenta il problema. Il problema esiste, andrebbe semplicemente trattato da esperti in settore e non da opinionisti e nella dovuta maniera per far arrivare i messaggi giusti con la corretta efficacia comunicativa, ma in un mondo di tuttologi non è per niente facile.

I genitori, però, troppo spesso non conoscono realmente i rischi della rete e cadono dalle nuvole e il consiglio che posso dare è quello di formarsi, formarsi e formarsi sulle abitudini dei loro figli. Bisogna partire dai ragazzi stessi, chi meglio di loro può spiegare ad un adulto ciò che fa, per poi frequentare anche quei corsi che ormai vengono fatti in ogni scuola, dove purtroppo ci sono sempre i soliti 10 o 20 genitori istruiti e, soprattutto, creando rete. Per esempio, invece di usare le chat dei genitori per perdere tempo a scrivere demenzialità e passare ore a rispondere a tutti gli inutili messaggi, perché non si iniziano ad usare queste chat in un modo costruttivo e pertinente, utile per il benessere dei figli, per esempio facendo rete, condividendo link di articoli sulle abitudini dei ragazzi, sui pericoli della rete, tenendosi vicendevolmente aggiornati e man mano istruendosi per arrivare in tempo ed evitare il peggio. Altrimenti si rischia sempre di arrivare dopo.
Come educarli?
I figli vanno educati fin da quando sono piccoli a riconoscere e gestire anche la paura in modo tale che perdano il meno possibile l’obiettività, adattando ovviamente ogni comunicazione alla loro età e tenendo conto di quelli che comunque possono essere i limiti propri del cervello di preadolescenti e adolescenti ancora in fase di sviluppo. Fin da bambini hanno bisogno di non essere sempre tutelati sulla tematica della morte, devono affrontarla perché fa parte della vita e devono avere ben chiaro il concetto di irreversibilità morte e di pericolosità di specifici comportamenti. È vero che soprattutto nella prima adolescenza, direi la fascia più a rischio, le capacità di pianificazione e di esecuzione non sono ancora pienamente sviluppate; infatti, quella parte del cervello chiamata corteccia prefrontale e adibita proprio allo svolgimento di queste funzioni, oltre che alla valutazione degli impulsi, all’autoregolazione e quindi alla gestione delle emozioni, deve ancora maturare e il processo di maturazione non è immediato, ma graduale. Non ci dimentichiamo poi che le esperienze eccitanti provocano anche il rilascio di quel neurotrasmettitore chiamato dopamina, che permette di sperimentare il piacere.
Sono anche troppo iperprotetti ed inconsapevoli, fin da piccoli, invece, hanno bisogno di crescere con l’abitudine a pianificare, a valutare le conseguenze delle azioni che mettono in atto e a ragionare perché quando “cambia” il loro cervello, quando entrano nella preadolescenza, inizia a cambiare anche la relazione con il genitore che viene sempre più messo in discussione, regole e limiti compresi. Per cui è meglio arrivare preparati e più pronti possibile, per evitare che siano eccessivamente influenzabili e che superino il limite del limite.

Per parlare con loro e sensibilizzarli bisogna essere formati.
I ragazzi, infatti, non ascoltano un genitore che non è “preparato in materia”, obiettivamente non sarebbe credibile, rifiutano l’approccio con un tono inquisitorio e la “paternale”, ma soprattutto bisogna togliersi dalla testa l'idea che basta una volta sola affinché ascoltino e incamerino immediatamente ciò che gli viene detto Quante volte ci è stato detto per esempio che non si deve fumare eppure in tanti lo fanno? Si deve partire da fatti reali e concreti, da ciò che accade veramente il più possibile vicino a loro per cercare di trovare uno spiraglio e un dialogo. Per parlare, però, bisogna che siano abituati fin da piccoli, altrimenti educarli al dialogo in adolescenza è veramente difficile.
La prevenzione più efficace è comunque l’informazione e oggi, con internet a disposizione a tutte le ore del giorno e della notte, non si possono trovare scuse. Se ci si rifiuta di ascoltare le “fesserie” della loro generazione, se non si vogliono capire questi giochi non giochi perché non si accettano, si rifiutano loro e la loro adolescenza, creando solo un inutile divario tra le due generazioni. Bisogna essere pronti all’ascolto e sentire anche ciò che non si vorrebbe mai sentir dire. Questo non significa essere permissivi o non mettere dei no, paletti e limiti; l’ascolto è una cosa, la permissività è un’altra. Si deve ponderare l’intervento in base alla gravità di ciò che fanno: l’adolescenza di un figlio non è altro che un braccio di ferro continuo attraverso il quale si deve aiutarlo a tenersi (il più in equilibrio possibile.
In conclusione vi riporto solo alcuni dei principali “giochi a rischio” diffusi tra i giovanissimi:
BLACKOUT GAME: un “gioco” non gioco, che si è diffuso con nomi differenti (Flash Indiano, Chocking Game, Space Monkey, Funky Chicken) in cui l’obiettivo è quello di provocarsi volontariamente uno svenimento, da soli o insieme ad altri, utilizzando le mani o strumenti quali ad esempio corde, lacci o sciarpe. Ci si procura una sorta di soffocamento per privarsi dell’ossigeno, per periodi sempre più prolungati.
DAREDEVIL SELFIE: letteralmente "selfie temerario", consiste nel fotografarsi in luoghi e/o in condizioni estremamente pericolosi e ad alto rischio, ad esempio sulla cima di grattacieli e palazzi, su una torre oppure sporgendosi da un precipizio.
SELFIE COL TRENO: i ragazzi sfidano la sorte scattandosi un selfie mentre schivano il treno in corsa, posizionati sui binari dei treni o delle metropolitane.
ROULETTE RUSSA TRA LE AUTOMOBILI: consiste nel riprendersi sdraiati sulla strada mentre si aspettano le macchine in arrivo, possibilmente al buio, di notte, dietro una curva oppure nei pressi di un incrocio, per aumentare la pericolosità della sfida.
BALCONING: si tratta del gesto di lanciarsi dal balcone di una camera d’albergo, posta ad un piano elevato, per tuffarsi nella piscina sottostante o per atterrare su un altro balcone.
CAR SURFING: consiste nel salire sul tetto di una macchina in corsa, passando dal finestrino, per poi rimanere in equilibrio sul tettuccio dell’automobile, come quando ci si trova su una tavola da surf.
SELFIE KILLER. Li chiamano KILFIE ossia i selfie in cui, pur di ottenere visibilità, like e condivisioni, si rischia anche la vita. Il dato più grave e allarmante è che circa 1 adolescente su 10 fa selfie pericolosi in cui mette anche a repentaglio la propria vita e oltre il 12% è stato sfidato a fare un selfie estremo per dimostrare il proprio coraggio. Si è disposti a tutto pur di ottenere popolarità. La percentuale sale nei più piccoli, dagli 11 ai 13 anni, raggiungendo il 12%.

Bill Gates e Steve Jobs hanno cresciuto i loro figli senza tecnologia, e questo dovrebbe insegnarci qualcosa

Bill Gates non ha permesso ai suoi figli di avere telefoni cellulari fino a quando non hanno compiuto 14 anni, temendo gli effetti di troppo tempo passato davanti allo schermo. Shutterstock Rex per EEM
  • Le interviste a Bill Gates, Steve Jobs e altri personaggi dell’élite tecnologica rivelano costantemente che i genitori della Silicon Valley sono severi sull’uso della tecnologia
  • Un nuovo libro suggerisce che già anni fa c’erano chiari segnali del fatto che l’uso degli smartphone dovesse essere regolato
  • Tuttavia potrebbe esserci un modo per integrare la tecnologia nelle scuole evitando i suoi effetti dannosi
Gli psicologi stanno rapidamente imparando quanto possano essere pericolosi gli smartphone per i cervelli degli adolescenti.
La ricerca ha scoperto che il rischio di depressione per un bambino di terza elementare aumenta del 27%quando usa frequentemente i social network. I bambini che usano i loro telefoni per almeno tre ore al giornohanno molte più probabilità di tentare il suicidio. E una recente ricerca ha rilevato che il tasso di suicidi tra gli adolescenti negli Stati Uniti ora eclissa il tasso di omicidi, con gli smartphone come forza trainante.

Ma i segnali circa il rischio rappresentato dagli smartphone sarebbero dovuti essere chiari da circa un decennio ormai, secondo gli educatori Joe Clement e Matt Miles, coautori del libro “Screen Schooled: due insegnanti veterani espongono come un uso eccessivo della tecnologia stia rendendo i nostri bambini più stupidi“.
Il fatto che le due più grandi figure tecnologiche della storia recente – Bill Gates e Steve Jobs – raramente abbiano permesso ai propri figli di usare gli stessi prodotti che hanno contribuito a creare, dovrebbe insegnarci qualcosa, sostengono Clement e Miles.
“Che cosa sanno questi ricchi dirigenti tecnologici dei propri prodotti che i loro consumatori non conoscono?” gli autori hanno scritto. La risposta, secondo un crescente numero di prove, è il potere di creare dipendenza della tecnologia digitale.

‘Limitiamo la quantità di tecnologia che i nostri figli usano a casa’

Sung-Jun/Getty Images
Nel 2007 il fondatore di Microsoft ha programmato un limite di tempo davanti allo schermo quando sua figlia ha iniziato a sviluppare una malsana dipendenza ad un videogioco. Inoltre non ha permesso ai suoi figli di avere i telefoni cellulari fino a quando non hanno compiuto 14 anni. (Oggi l’età media di un bambino che riceve il primo telefono è 10 anni).
Jobs, ceo di Apple fino alla sua morte nel 2012, ha rivelato in un’intervista del New York Times del 2011 che vietava ai suoi figli di usare l’iPad appena lanciato sul mercato. “Limitiamo la quantità di tecnologia che i nostri figli utilizzano a casa”, ha dichiarato Jobs al reporter Nick Bilton.
In una recente intervista sul canale di notizie online Cheddar, il co-creatore di iPod Tony Fadell ha ipotizzato che se Steve Jobs fosse vivo oggi, affronterebbe le crescenti preoccupazioni della società riguardo alla dipendenza dalla tecnologia. “Diceva sempre, ‘Ehi, dobbiamo fare qualcosa al riguardo'”, ha detto Fadell.
In “Screen Schooled”, Clement e Miles sostengono che i ricchi genitori della Silicon Valley sembrano cogliere i poteri di dipendenza di smartphone, tablet e computer più di quanto faccia il pubblico in generale – nonostante il fatto che questi genitori spesso si guadagnino da vivere creando e investendo in quella tecnologia.
“È curioso pensare che in una moderna scuola pubblica, dove ai bambini viene richiesto di utilizzare dispositivi elettronici come iPad,” hanno scritto gli autori, “i bambini di Steve Jobs sarebbero stati gli unici a rinunciarci”.
I bambini di Jobs hanno finito la scuola, quindi è impossibile sapere come il defunto cofondatore di Apple avrebbe reagito alla tecnologia educativa, o “edtech”. Ma Clement e Miles suggeriscono che se i figli di Jobs avessero frequentato una scuola ordinaria degli Stati Uniti oggi, avrebbero usato la tecnologia in classe molto più di quanto non facessero a casa da bambini.
Almeno questo vale per le scuole ordinarie, secondo i coautori. Un certo numero di scuole specializzate della Silicon Valley, come la Waldorf School, sono notevolmente low-tech. Usano lavagne e matite. Invece di imparare a codificare, ai bambini viene insegnata la capacità di cooperazione e il rispetto. Alla scuola Brightworks, i bambini imparano la creatività costruendo oggetti e frequentando le lezioni nelle case sugli alberi.

L’Edtech non sarà una panacea

BERTRAND LANGLOIS/AFP/Getty Images
Se c’è qualche concessione che Gates ha fatto sulla tecnologia, è nei vantaggi che offre agli studenti in determinati contesti educativi. Negli anni trascorsi da quando Gates ha implementato la sua politica, il filantropo miliardario ha avuto un vivo interesse per l’educazione personalizzata, un approccio che utilizza dispositivi elettronici per aiutare a personalizzare i piani di lezione per ogni studente.
In un recente post sul suo blog, Gates ha celebrato Summit Sierra, una scuola con sede a Seattle che analizza gli obiettivi personali degli studenti e escogita un percorso per arrivarci. Gli insegnanti nelle impostazioni di apprendimento personalizzate assumono più di un ruolo di coaching, contribuendo a spingere di nuovo gli studenti in pista quando rimangono bloccati o distratti.
La tecnologia in questi casi viene utilizzata nel modo più specifico possibile e in modi che Gates riconosce come utili per lo sviluppo di uno studente, non come intrattenimento.
“L’apprendimento personalizzato non sarà un toccasana”, ha scritto. Ma Gates ha detto che “è fiducioso che questo approccio possa aiutare molti più giovani a ottenere il massimo dai loro talenti”.

PASSA LA LEGGE SUL REVENGE PORN

PASSA LA LEGGE SULL'ODIOSA "VENDETTA PORNOGRAFICA" IN RETE, MA SULL'EDUCAZIONE AI SENTIMENTI E AL RISPETTO DELLE DONNE LA STRADA E' ANCORA LUNGA. UNA QUESTIONE CHE INTERROGA SEMPRE PIU' FAMIGLIE E SCUOLE


Con 461 sì e nessun voto contrario, l'Aula della Camera ha approvato all'unanimità l'emendamento al disegno di legge sul codice rosso che istituisce il reato di revenge porn, la pratica di condividere pubblicamente immagini fotografiche o video intimi attraverso Internet senza il consenso della, o del, protagonista dei video. Chi mette in pratica il "revenge porn" quindi potrà essere accusato di molestia, violazione della privacy, diffamazione. Ma anche di istigazione al suicidio, qualora dalla pubblicazione dei video o delle immagini dovessero derivare atti tragici. 

Cosa prevede il testo del revenge porn

Il testo prevede che "chiunque invii, consegni, ceda, pubblichi o diffonda immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e multa da 5.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o il video, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento". 


La stessa pena viene applicata anche a "chi ha ricevuto il materiale in questione, per poi pubblicarlo e diffonderlo, con l’obiettivo di recare un danno a colei o a colui che si vede nelle foto o nei filmati. Viene inoltre stabilito che la pena aumenta nel caso in cui la diffusione di materiale “compromettente” avviene per mano del coniuge, anche separato o divorziato, o da una persona legata o che è stata legata a quella offesa. Stessa cosa se la distribuzione del materiale avviene attraverso gli strumenti informatici o telematici". 

Rinviata la legge sulla castrazione chimica

Intano si placa una delle più accese polemiche tra i partiti di maggioranza di questi giorni. La Lega ha ritirato l'emendamento sulla castrazione chimica per chi compie violenze sessuali. Lo ha annunciato il ministro dell Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. Che poi però aggiunge: "Non vogliamo che si blocchi il codice rosso. La castrazione chimica è un trattamento farmacologico, volontario, reversibile, come già previsto in altri Paesi ma sarà in un altro disegno di legge (ddl) che presenteremo. La nostra è una scelta d'amore nei confronti delle donne. Vogliamo che il ddl sul codice rosso venga approvato. E' una svolta epocale nella battaglia contro la violenza nei confronti delle donne".


Ieri, alla vigilia del voto in Aula della Camera sul reato di revenge porn, era proprio questo il punto al centro di aspre polemiche interne ai giallo-verdi. L'emendamento sulla castrazione chimica era a prima firma del leghista Turri, 'cavalcato' dalla ministra Giulia Bongiorno. Avrebbe dovuto essere, e presumibilmente sarà, su scelta volontaria del condannato per reati di violenza sessuale, qualora voglia accedere alla sospensione condizionale della pena. "La Lega si dimostra responsabile. Così approviamo la legge sul codice rosso e mandiamo avanti il governo", ha commentato il capogruppo del partito di via Bellerio, Riccardo Molinari, commentando la decisione di ritirare l'emendamento.


Web, quali sono i pericoli e come evitarli

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La rete può rivelarsi un luogo ricco di insidie, soprattutto per i più giovani, che in alcuni casi possono avere delle conseguenze drammatiche.

Internet è sicuramente uno degli strumenti più belli che siano mai stati inventati. Pensare di rinunciarci oggi sarebbe impossibile. Allo stesso tempo sono tanti i pericoli che si annidano sul web e che rischiano di travolgere chiunque. Alcuni di questi inganni sono figli proprio di internet.

La rete può rivelarsi, infatti, un luogo ricco di insidie che in alcuni casi possono avere delle conseguenze drammatiche. Pensiamo al cyberbullismo, fenomeno nato con la Rete. Un click e in pochi secondi la vita di un ragazzo va in frantumi. Internet, purtroppo, è il mezzo che ha creato il revenge porn e la sextortion. Il primo consiste nella condivisione di immagini dell’ex per vendetta. Il secondo, invece, è una tecnica con cui i cybercriminali adescano una persona sul web, si fanno mandare una foto osé e minacciano di pubblicarla se la vittima non paga.Spesso le figure più colpite sono quelle più fragili, come i giovani e i bambini.

Pedofilia e pedopornografia

La rete ha inoltre contribuito ad esasperare altri pericoli. Ad esempio, con internet è cresciuta la pedofilia e pedopornografia. Molti esperti consigliano da anni ai genitori di non pubblicare mai foto dei propri figli sui social. Il rischio è che finiscano in mano a queste persone malate e senza scrupoli.

Con internet privacy a rischio

Internet è pericolosa anche per la privacy. Con l’avvento degli smartphone, soprattutto, siamo continuamente tracciati. Noi rappresentiamo dei dati e i dati sono il nuovo petrolio per i giganti del web. La rete è anche il regno delle truffe informatiche, come dimostrano i casi che quotidianamente vengono portati all’attenzione.

Pericolo fake news

Il cyberspace è anche un luogo dove una notizia falsa può aprire ampi dibattiti politici e influenzare l’esito di una tornata elettorale, o creare una sommossa popolare. Una fake news, a volte, è in grado di disintegrare la reputazione di una persona.

Virus e malware

Internet è anche lo strumento che ha creato i virus e contribuito a mettere a repentaglio non solo i sistemi informatici ma anche la vita delle stesse persone. Oggi tutto è connesso, anche i dispositivi che abbiamo in casa.

Cosa fare

Internet non è, però, il mostro da abbattere. Tutt’altro. Quello che si dovrebbe fare è educare le persone, soprattutto quelle più giovani, ad usare il web con la giusta consapevolezza. E la scuola rappresenta il punto di partenza.

È bene ricordare anche ai “grandi”, in maniera particolare alle persone che hanno poca dimestichezza con il mondo digitale, quali sono i pericoli del web. È fondamentale che gli utenti siano in grado di distinguere una notizia falsa da una vera, oppure che siano altrettanto capaci di bloccare una truffa informatica. Ed è molto importante che i giganti del web facciano la loro parte, contribuendo a rendere il web uno spazio più sicuro.

PROPONIMENTO DEL GIORNO


Oggi voglio imitare la pazienza di Gesu' (dal Gestsemani al Calvario) che sopporta tutto in silenzio, senza un lamento, un rimprovero, una mormorazione e voglio meditare sull'eroico silenzio di Maria.


LITURGIA DEL GIORNO


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  




 PRIMA LETTURA 

Is 49,8-15
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Al tempo della benevolenza ti ho risposto,
nel giorno della salvezza ti ho aiutato.
Ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo,
per far risorgere la terra,
per farti rioccupare l’eredità devastata,
per dire ai prigionieri: “Uscite”,
e a quelli che sono nelle tenebre: “Venite fuori”.
Essi pascoleranno lungo tutte le strade,
e su ogni altura troveranno pascoli.
Non avranno né fame né sete
e non li colpirà né l’arsura né il sole,
perché colui che ha misericordia di loro li guiderà,
li condurrà alle sorgenti d’acqua.
Io trasformerò i miei monti in strade
e le mie vie saranno elevate.
Ecco, questi vengono da lontano,
ed ecco, quelli vengono da settentrione e da occidente
e altri dalla regione di Sinìm».
Giubilate, o cieli,
rallégrati, o terra,
gridate di gioia, o monti,
perché il Signore consola il suo popolo
e ha misericordia dei suoi poveri.
Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato,
il Signore mi ha dimenticato».
Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se costoro si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.


  SALMO  

Sal 144
Misericordioso e pietoso è il Signore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.


 VANGELO 

Gv 5,17-30
Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

martedì 2 aprile 2019

LA MANIPOLAZIONE DEL CLIMA PER SCOPI MILITARI

 Argomenti esclusi dall’agenda di Copenhagen: le tecniche di modificazioni ambientali (ENMOD) e le variazioni climatiche
Michel CHOSSUDOVSKY
Con il termine “tecniche di modificazioni ambientali” si fa riferimento a qualsiasi tecnica per modificare – attraverso la manipolazione deliberata dei processi naturali – le dinamiche, la composizione o la struttura della Terra, della sua litosfera, idrosfera, ed atmosfera, o dello spazio esterno. (Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977)
“La guerra ambientale viene definita come la premeditata modificazione o manipolazione dei sistemi naturali ecologici, come quello climatico e meteorologico, della terra, della ionosfera, della magnetosfera, del sistema tettonico a placche, e/o lo scatenamento di eventi sismici (terremoti) per causare intenzionalmente distruzioni fisiche, economiche e psico-sociali su prefissati obiettivi geofisici o su ambienti popolati, come parte di azioni belliche di natura strategica o tattica.” (Eco News)
“[La modificazione meteorologica] offre al combattente bellico una larga serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un avversario…La modificazione meteorologica diventerà parte della sicurezza domestica ed internazionale e potrà essere messa in atto unilateralmente…Potrà avere applicazioni offensive e difensive e anche essere usata per scopi di deterrenza. La capacità di generare precipitazioni, nebbie e tempeste sulla terra o per modificare le condizioni meteorologiche dello spazio…e la produzione di condizioni meteorologiche artificiali, tutto fa parte di un pacchetto integrato di tecnologie [militari].” (Documento AF 2025 del Rapporto Conclusivo AF 2025 dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti)
L’opinione generale di base è che le emissioni di gas serra costituiscono l’unica causa dell’instabilità climatica. Nessun governo o gruppo di azione ambientalista ha sollevato il problema della “guerra ambientale” o delle “tecniche di modificazioni ambientali (ENMOD)” a scopi militari.
Malgrado un vasto corpo di conoscenze scientifiche, il problema delle manipolazioni del clima per scopi militari è stato escluso dall’agenda delle Nazioni Unite sulle variazioni climatiche.
John von Neumann, al culmine della Guerra Fredda (1955), sottolineava con tremenda preveggenza che : “Interventi in materia atmosferica e climatica…si apriranno ai nostri occhi con una dimensione difficile da immaginare al presente…Questo amalgamerà gli interessi di ogni nazione con quelli di tutte le altre, in modo totale, più di quello che la minaccia nucleare o una qualche altra guerra abbiano fatto fino ad ora.” (Citazione da Spencer Weart, Guerra Ambientale: Schemi di modificazioni climatiche, Global Research, 5 dicembre 2009)
Nel 1977, una Convenzione internazionale, ratificata dall’Assemblea Generale dell’ONU, metteva al bando “l’uso militare, o di altra ostile natura, di tecniche di modificazioni ambientali con effetti a larga diffusione, di lunga durata o di violenta intensità.” (AP, 18 maggio1977).
Sia gli Stati Uniti d’America che l’Unione Sovietica risultarono firmatari della Convenzione.
“Guidati dall’interesse di consolidare la pace,…e di salvare l’umanità dai pericoli derivati dall’uso di nuovi strumenti di guerra, (…) Riconoscendo che l’uso militare di tali tecniche di modificazioni ambientali  possa procurare effetti estremamente dannosi al benessere dell’uomo, (…) Desiderando proibire efficacemente l’uso militare di tecniche di modificazioni ambientali in modo da eliminare i pericoli all’umanità…e affermando la volontà di lavorare per il conseguimento di questo obiettivo, (…) ogni Stato Parte Contraente di questa Convenzione si impegna a non dedicarsi all’uso militare di tecniche di modificazioni ambientali con effetti a larga diffusione, di lunga durata e di violenta intensità, come mezzi di distruzione, di danneggiamento o di lesioni nei confronti di ogni altro Stato Contraente.”(Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazioni ambientali, Nazioni Unite, Ginevra: 18 maggio 1977. Entrata in vigore il 5 ottobre 1978).
La Convenzione definiva le “‘tecniche di modificazioni ambientali’, facendo riferimento a qualsiasi tecnica per il cambiamento, mediante la deliberata manipolazione di processi naturali, delle dinamiche biochimiche, della composizione o della struttura della terra, della sua litosfera, dell’idrosfera o dello spazio esterno.” (Gli Stati Contraenti dichiarano l’Interdizione delle Modificazioni Ambientali formalmente osservata, UN Chronicle, luglio 1984, Vol. 21, pag. 27)
La sostanza della Convenzione del 1977 veniva riaffermata in termini veramente generali attraverso la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sulle Variazioni Climatiche (UNFCCC), sottoscritta nel 1992 al Summit sulla Terra di Rio de Janeiro:
“ Gli Stati hanno…in accordo con la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale, la (…) responsabilità di assicurare che le attività nell’ambito della loro giurisdizione o controllo non procurino danni all’ambiente di altri Stati o di aree oltre i limiti della loro giurisdizione nazionale.” (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sulle Variazioni Climatiche, New York, 1992)
Dopo il Summit sulla Terra del 1992, il problema delle Variazioni Climatiche a Scopo Militare non è stato mai sollevato nei successivi summit e convegni sulle variazioni climatiche sotto gli auspici dell’UNFCCC. Il problema è stato cancellato, rimosso. Non fa parte del dibattito sulla variazione del clima.
Tuttavia, nel febbraio 1998, la Commissione per gli Affari Esteri, la Sicurezza e le Politiche di Difesa del Parlamento Europeo ha tenuto sedute pubbliche a  Brussels sulle capacità di guerra meteorologica espresse dagli Stati Uniti e sviluppate secondo il programma HAARP, con base in Alaska.
[N.del tr.: il Programma HAARP è costituito da un’installazione civile e militare in Alaska (Stati Uniti) per la ricerca scientifica sugli strati alti dell’atmosfera e della ionosfera. Un altro scopo è la ricerca sulle comunicazioni radio per uso militare. L’impianto HAARP è costituito da un trasmettitore capace di trasmettere onde elettromagnetiche sulle onde corte, quindi ad alta frequenza].
La “mozione ordine del giorno” della Commissione rimessa al Parlamento Europeo “considera l’HAARP [The High Frequency Active Auroral Research Program  installato in Alaska]…, in virtù del suo impatto ambientale a largo raggio, essere un problema di preoccupazione generale e richiede che siano esaminate le sue implicazioni legali, ecologiche ed etiche da una struttura internazionale indipendente…; [la Commissione] si rammarica per il reiterato rifiuto dell’Amministrazione degli Stati Uniti…di dare assicurazioni alla pubblica opinione…relativamente ai rischi pubblici ed ambientali del programma HAARP.”
(Parlamento Europeo, Commissione per gli Affari Esteri, la Sicurezza e le Politiche di Difesa , Brussels, doc. no. A4-0005/99, 14 gennaio 1999).
Però, la richiesta della Commissione di redigere una “Carta Verde” sugli “impatti ambientali delle attività militari” veniva fortuitamente accantonata sulla base che la Commissione Europea mancava della giurisdizione opportuna a mettere sotto inchiesta “i collegamenti fra ambiente e difesa”. Brussels era ansiosa di evitare uno scontro con Washington. (vedi European Report, 3 febbraio 1999).
Nel 2007, “The Daily Express” – in seguito alla desecretazione e alla declassificazione di documenti del governo Britannico dagli Archivi Nazionali – riferiva che: “I documenti declassificati rivelano che sia gli USA, al primo posto, che l’Unione Sovietica possedevano programmi militari segreti con l’obiettivo di controllare il clima del mondo.”
Uno scienziato ha dichiarato con vanto: “Dal 2025 gli Stati Uniti governeranno il tempo atmosferico”.
Queste rivendicazioni sono respinte dagli scettici come teorie di complotto fuori controllo e materia per film alla James Bond, ma esistono sempre più evidenze che i confini fra fantascienza e realtà stanno diventando sempre più indistinti.
Gli USAmericani ora ammettono di avere investito durante la guerra del Vietnam sulla “inseminazione di nuvole” 112 milioni di dollari nel corso di cinque anni – deliberatamente creando fortissime precipitazioni per spazzare via con la pioggia i raccolti del nemico e distruggere le vie di rifornimento del sentiero di Ho Chi Minh, in un’operazione nominata in codice “Project Popeye”.
Veniva confermato che le precipitazioni erano aumentate di un terzo nelle aree prese come obiettivo, conseguendo successi con queste armi di manipolazione climatica. All’epoca, funzionari governativi asserivano che la regione era stata messa in ginocchio da intense precipitazioni piovose. (Weather War? – Guerra Meteorologica?, Daily Express, 16 luglio 2007)
La possibilità di manipolazioni climatiche e ambientali come parte di una agenda militare, ammessa anche formalmente da documenti ufficiali del governo e dell’esercito USA, non è stata mai considerata rilevante nel dibattito sul Clima.
Gli analisti di cose militari al riguardo sono muti. I meteorologi non fanno inchieste sull’argomento, e gli ambientalisti sono invischiati sul riscaldamento globale e sul Protocollo di Kyoto.
Il Programma HAARP
Il Programma HAARP (High-Frequency Active Auroral Research Program) di base a Gokona, Alaska, è apparso dal 1992. Il Programma fa parte di una nuova generazione di sofisticati sistemi d’arma sotto il controllo della SDI, la Strategic Defense Iniziative – Iniziativa di Difesa Strategica (“scudo spaziale”) degli Stati Uniti.
Gestito dal Consiglio di Amministrazione dei Veicoli Spaziali del Laboratorio di Ricerca dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, l’HAARP costituisce un sistema di potenti antenne in grado di “controllare modificazioni locali della ionosfera” [strato più alto dell’atmosfera].
L’HAARP è stato presentato alla pubblica opinione come un programma di ricerca scientifica ed accademica.
I documenti militari USAmericani sembrano suggerire, tuttavia, che l’obiettivo principale dell’ HAARP è di “sfruttare la ionosfera per scopi del Ministero della Difesa.”
(Vedi Michel Chossudovsky, The Ultimate Weapon of Mass Destruction: “Owning the Weather” for Military Use – L’ultima arma di distruzione di massa: “Possedere il tempo atmosferico” a scopo militare, Global Research, 27 settembre 2004)
Senza far riferimento esplicito al programma, uno studio HAARP dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti fa il punto sull’uso delle “modificazioni ionosferiche indotte” come mezzo per alterare configurazioni atmosferiche, e per disattivare le comunicazioni del nemico e i suoi sistemi radar.  (Ibid)
Inoltre, l’HAARP ha la capacità di provocare interruzioni di energia elettrica e di mettere fuori uso sistemi di energia elettrica di intere regioni.
Rosalie Bertell, presidente dell’Istituto Internazionale di Interesse alla Salute Pubblica, afferma che l’HAARP agisce come “un gigantesco riscaldatore che può causare sconvolgimenti nella ionosfera, producendo non solo buchi, ma lunghe incisioni nello strato protettivo che impedisce a radiazioni mortali di bombardare il pianeta.”
Il fisico Dr. Bernard Eastlund ha definito l’HAARP come “il più esteso riscaldatore ionosferico mai costruito”.
Secondo un documento della Duma di Stato della Russia, “gli Stati Uniti stanno pianificando l’esecuzione di esperimenti su larga scala, secondo il programma HAARP, per creare sistemi d’arma in grado di interrompere le linee di comunicazioni radio e di mettere fuori uso la strumentazione installata su navicelle e razzi spaziali, per provocare seri infortuni alle reti di elettricità e agli oleodotti e gasdotti, e per scatenare impatti negativi sulla salute mentale di intere regioni.”
“La manipolazione del tempo atmosferico è un’arma preventiva per eccellenza. Può essere diretta contro paesi nemici o “nazioni amiche” senza che se ne rendano conto, può essere usata per destabilizzare sistemi economici, ecosistemi e agricolture. Inoltre può sconvolgere i mercati finanziari e delle materie prime. Lo sconvolgimento in agricoltura induce una più grande dipendenza dagli aiuti alimentari e dai prodotti cerealicoli importati dagli USA e da altri paesi occidentali.”
(Michel Chossudovsky, Weather Warfare: Beware the US military’s experiments with climatic warfare – Guerra meteorologica: attenti agli esperimenti dell’esercito USAmericano con sistemi d’arma climatici!, The Ecologist, dicembre 2007)
Un’analisi della documentazione emanata dall’Aviazione Militare degli Stati Uniti mette in evidenza l’impensabile: la manipolazione segreta di configurazioni atmosferiche, dei sistemi di comunicazioni e dell’energia elettrica, come arma in una condizione di guerra globale, che consente agli Stati Uniti di danneggiare e dominare intere regioni del Mondo.
Secondo un documento ufficiale dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, “La modificazione del tempo atmosferico offre al combattente bellico un’ampia serie di possibili opzioni per sconfiggere o reprimere un nemico…Negli Stati Uniti, la modificazione del tempo atmosferico verosimilmente diverrà parte di una politica di sicurezza nazionale con applicazioni sia domestiche che internazionali. Il nostro governo perseguirà tale politica, subordinando a questa i suoi interessi, a vari livelli.” (Aviazione Militare degli Stati Uniti. Università dell’Aria dell’Aviazione Militare degli Stati Uniti, AF 2025, Rapporto Conclusivo, http://www.au.af.mil/au/2025/)
Copenhagen:  COP 15
[N.del tr.: la dicitura completa è Conference of the Parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change, ovvero COP, COP 15 =  Conferenza delle Parti alla 15.esima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici]
La manipolazione del clima per scopi militari è potenzialmente una minaccia più grave nei confronti dell’umanità rispetto alle emissioni di CO2.
Perché questa questione è stata esclusa dal dibattito alla COP 15, quando la Convenzione delle Nazioni Unite del 1977 stabilisce del tutto esplicitamente che “l’uso militare o di altra ostile natura di tali tecniche potrebbe avere effetti estremamente pericolosi per il benessere dell’umanità”? (Convention on the Prohibition of Military or Any Other Hostile Use of Environmental Modification Techniques – Convenzione sulla proibizione dell’uso militare o di altra ostile natura di tecniche di modificazione ambientale, Nazioni Unite, Ginevra, 1977)Perché questa copertura?
Perché le tecniche di modificazione ambientale (ENMOD) non sono state discusse dalla società civile e dalle organizzazioni ambientaliste sotto gli auspici del Forum Alternativo sul Clima?
Traduzione Curzio Bettio