lunedì 18 marzo 2019

China First

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Il titolo è una apodittica contrapposizione all’America First di Donald Trump. Il Presidente tycoon rilancia la necessità di una difesa ad oltranza degli interessi americani a quelle di tutte le altre nazioni; Xi Jinping immette la sua China First come “prima” nel continente asiatico. Uno Stato che si allarga tra Stati Uniti e Russia non come terzo incomodo, ma condizionando i loro rapporti. Xi Jinping, dall’ultimo World Economic Forum di Davos a Gennaio 2017, è uscito “primus inter pares” tra Trump e Putin e nessun scenario politico, economico e militare, potrà fare a meno della sua visione globale nei due emisferi.
All’espansione esterna dello Stato cinese, si è coniugata una evoluzione interna della sua società, non più vincolata ai dogmi marxisti di Mao, ma ad una prassi di vita quotidiana che ormai si è impadronita della “way of life” occidentale, in qualche caso superandola. Dal punto di vista ordinativo e statuale, la Cina rimane una dittatura, dove il Partito Comunista Cinese comanda e pianifica tutto e tutti e che ha trovato in Xi Jinping il vero fulcro del mondo cinese per il XXI secolo.
Queste pagine sono l’inizio di una nuova Storia del continente asiatico che influenzerà lo sviluppo futuro negli altri quattro continenti e di tutto lo spazio intorno al mondo. L’autore dedica ampio spazio alle vicende strategiche e militari, al confronto con gli USA, agli arcipelaghi contesi con gli altri Stati rivieraschi, ai rapporti Cina-Italia.

Simone Baschiera nei suoi scritti (Alto Adige- Südtirol 1966-1971Libano 1982-1984Huandoy’84Trieste-Antartide, Via Livorno 1986Prigionia, Evasione e Fuga) ha ripercorso gli avvenimenti che hanno segnato la sua carriera di Incursore del 9° Rgt “Col Moschin”, dal 1963 al 2000. Anni di operazioni di controterrorismo, guerriglia, guerre asimmetriche, guerre ibride, corredate da addestramenti e stages con tutte le Forze Speciali, non solo NATO, in Italia, Medio Oriente, Africa, Nord e Sud America.
Negli ultimi anni si è occupato delle crisi dei nostri giorni. Nel volume Afghanistan (Edizioni ETS, 2012)  esamina l’intervento delle nostre Forze Armate nel Paese asiatico. Dedicatosi allo scenario strategico Mediorientale ed Europeo, l’Autore ha rivolto la sua attenzione al terrorismo fondamentalista musulmano con Guerre Islamiche (Edizioni ETS, 2015) e alla minaccia della risorta Russia con la Trilogia sul suo Leader, Putin, dal KGB al CremlinoIl 2013 di Obama II e Putin IIIPutin 2014-2015; volumi delle Edizioni ETS dal 2014 al 2016. Sempre nel 2016, per le Edizioni ETS, Libia, Bel Suol d’Amore, ove si auspica un intervento politico e militare del Governo italiano, che preservi nel Mediterraneo i fondamentali interessi del nostro Paese.

 CHINA FIRST
Da Mao Tze-tung a Xi Jinping
Autore: Simone Baschiera

MORIREMO CINESI?

Moriremo-cinesi
I progetti di “invasione commerciale”, strategica e militare della Cina sembrano essere sottovalutati. Le “guerre commerciali” si combattono a livello globale, comportano anche la formazione di blocchi che attraverso accordi e investimenti cercano di conquistare o controllare spazi utili per far transitare in sicurezza e con costi minori le merci.

Uno degli effetti della globalizzazione è il forte incremento di trasporti di merci, se consideriamo che circa l’85 per cento del totale delle merci viene movimentata via mare si capisce l’importanza strategica di controllare le rotte e i nodi.

Vi è una rincorsa alla conquista dei nodi commercialmente (e non solo) strategici. Per quanto riguarda la “guerra dei Canali”, probabilmente il tentativo di costruire più a nord del Canale di Panama (storicamente protetto dagli Stati Uniti) un Canale in Nicaragua a sud di Managua sponsorizzato da un facoltoso imprenditore cinese, rappresenta un’aperta sfida.


La guerra per il controllo delle vie commerciali comprende anche la nuova Rotta Artica, Gibuti che da sud controlla l’accesso al Canale di Suez e il contenzioso del Mar Cinese Meridionale.

Lo studio di Antonio Selvatici presentato agli Stati Generali dell’Intelligence Economica organizzati dall’Università Tor Vergata di Roma descrive il progetto cinese di conquista/controllo di una delle rotte marittime più importanti del pianeta, quella che collega i maggiori porti della Cina con il cuore dell’Europa.

Lo studioso cerca di dare risposta ad alcune domande: il progetto cinese One Belt, One Road contribuirà fortemente a cambiare gli assetti geopolitici riportandoci ad una visione bipolare?


E’ possibile immaginare il nuovo porto di Venezia come il terminale della Via della Seta Marittima? E’ possibile pensare come il più grande progetto infrastrutturale del globo debba passare per la città d’arte più famosa d’Europa?



Ed è possibile ipotizzare come sponsor della costruzione del nuovo porto off-shore (2,2 miliardi di euro) sia lo Stato cinese? L’Italia come reagisce? E l’Europa?
Non è forse vero che il riconoscimento dello Status di Economia di Mercato è anche funzionale alla realizzazione del progetto cinese della One Belt, One Road ?

Sotto, con l’autorizzazione dell’autore, riproduciamo alcuni passaggi dell’Introduzione:

La “Nuova Via della Seta” è un ambizioso progetto infrastrutturale, commerciale, militare e strategico che collega la Cina con l’Europa. Quando verrà ultimata sarà la più importante via commerciale e strategica tra l’Oriente e l’Occidente.

Due sono le direttrici: una terrestre e l’altra marittima, insieme formano una “cintura”. Il progetto One Belt, One Road attraversa 65 Paesi che totalizzano il 55 per cento del PIL mondiale, il 70 per cento della popolazione e il 75 per cento delle riserve energetiche.

Per realizzare il grandioso progetto la Cina ha stanziato circa 1,4 trilioni di dollari da investire nei prossimi decenni. Quaranta miliardi di dollari sono già stati raccolti. La destinazione finale della importante tratta marittima è Venezia. Tra gli obiettivi del progetto anche l’acquisizione delle acciaierie ILVA di Taranto. L’Italia è fortemente coinvolta nel progetto cinese del One Belt, One Road, ma l’argomento è conosciuto da pochi.


Molti paesi attraversati o toccati dalle due direttrici hanno stretto, o hanno in programma di siglare, importanti accordi finanziari e commerciali (ed anche alcuni militari) con la Cina. Sono state raggiunte intese per la fornitura di materie prime, risorse energetiche e la costruzione di impianti nucleari. L

a grande “cintura” da alcuni studiosi è stato definito il nuovo Piano Marshall: le infrastrutture, e il loro finanziamento da parte della Cina, hanno un indiscutibile ruolo economico e strategico. Le due direttrici sono la “spina dorsale” di alleanze che, secondo i progetti cinesi, aiuteranno lo sviluppo dei paesi interessati ed amplieranno la sfera d’influenza di Pechino. Diplomazia delle infrastrutture che mal cela aspetti di “economia predatoria”.


Tra gli obiettivi del progetto anche quello di “conquistare” commercialmente l’Europa Centro Orientale. Per cercare di raggiungere agevolmente e al “minor costo” questa importante area, la Cina ha già effettuato importanti investimenti.

La “21th Century Maritime Silk Route /MSR” attraversa e coinvolge il Mediterraneo: all’interno del bacino ha già interessato la Grecia, l’Egitto, l’Algeria e in misura minore l’isola di Malta. La destinazione finale della importante tratta marittima è Venezia.

La storica città tra pochi anni potrebbe diventare il capolinea della più importante via d’acqua che collega l’Oriente con l’Occidente.

La struttura portuale esistente non è sufficiente, quindi per sopportare il forte incremento di movimentazione di merci è necessario creare nuove strutture e pensare ad una rete infrastrutturale in grado di farle defluire. L’Autorità Portuale di Venezia stima che (a fine lavori d’ampliamento, quando Venezia diventerà il terminale della Via della Seta Marittima) entro il 2030 il porto movimenterà 6 milioni di container TEU.


Nel 2015 ne ha movimentati 554mila. Quindi si prevede di moltiplicare quasi per dodici il flusso di merci. Per eseguire le strutture portuali off-shore e in-shore previste dal progetto di ampliamento occorrono circa 2,2 miliardi di euro.

I cinesi hanno già dimostrato interesse per la costruzione (seguendo uno schema già collaudato, probabilmente anche per il finanziamento e la gestione) del nuovo mega porto.


Se il progetto dell’ampliamento diventasse operativo potrebbe cambiare anche l’economia degli altri scali portuali italiani.

Per meglio comprendere quanto ambizioso ed importante sia il progetto di ampliamento del porto di Venezia è sufficiente sapere che complessivamente nel 2013 tutti i porti italiani hanno movimentato 10 milioni di TEU.

Come detto, la complessità e le dimensioni dei progetti riconducibili alla One Belt, One Road comportano (e comporteranno) nuove alleanze, commerciali, finanziarie, politiche e militari. Interessi economici, politici e militari si confondono: il primo Libro bianco sulla strategia militare cinese dava una grande importanza alla gestione dei mari.


Gli Stati Uniti (e il Giappone, storico “nemico”) non hanno gradito la politica “espansionistica” cinese (“governance globale”) che, tra le finalità, ha anche quella del raggiungimento del bipolarismo: diventare un attore globale insieme agli Stati Uniti. L’India, per ora, sembra essere un importante attore “neutro”.

In questa disputa l’Italia ricopre un ruolo importante: Venezia è la destinazione finale del progetto ed è il porto più vicino all’Europa Centro Orientale. Come vedremo, dal punto di vista commerciale, in un’ottica di raggiungimento del “costo minimo”, la nota città d’arte è ottimale. In Europa la Germania è fortemente coinvolta nel progetto infrastrutturale cinese che vede nel porto fluviale di Duinsburg un altro tassello difficilmente sostituibile.


La Federazione Russa, attraversata dal tratto ferroviario della Via delle Seta, sta stringendo importanti accordi commerciali di fornitura di materie prime energetiche alla Cina.

Inoltre, nuovi oleodotti e gasdotti partiranno dai giacimenti della Russia per raggiungere la Cina (accordo Gazprom con China National Petroleum Corporation /CNPC per fornitura gas e relativa pipeline).

Mentre le varie diplomazie si confrontano sulla One Belt, One Road in Europa si sta “combattendo” una battaglia sotterranea: il rilascio dello Status di Economia di Mercato (Market Economy Status, MES) alla Cina.

La Cina ambisce fortemente al riconoscimento che, di fatto, le permetterebbe di non essere più soggetta alle restrizioni di anti-dumping. Se venisse riconosciuto lo status, i settori della manifattura italiana ora sottoposti a misure di anti dumping, come, ad esempio l’acciaio, rischierebbero di subire gravissime perdite.

Antonio Selvatici
MORIREMO CINESI?
2016

Un informatore racconta la vera ragione della chiusura dell’Osservatorio solare da parte dell’FBI



RICORDATE LA FAMOSA E INQUIETANTE CHIUSURA IMMEDIATA DELL'OSSERVATORIO SOLARE IN USA NEL SETTEMBRE DELLO SCORSO ANNO? UNA FUGA DI NOTIZIE DA FONTE ACCREDITATA RIPORTA QUANTO SEGUE.  


In quella che può essere considerata una delle fughe di informazioni più bizzarre del 2018, un presunto informatore DARPA noto solo come "Sam" è apparso sul programma radiofonico di Ground Zero di Clyde Lewis, dove ha affermato che i “cattivi attori cinesi” sono probabilmente i responsabili per l’hackeraggio del National Solar Observatory (NSO) a Sunspot, nel New Mexico, e potrebbe aver usato o voleva utilizzare, la struttura come un’arma solare, che è ciò che ha spinto l’FBI a prendere in consegna la struttura lo scorso giovedì insieme ad un vicino ufficio postale ed a diversi case, segnala Intellihub .

La ragione per cui vogliono hackerarlo è perché l’NSO in Sunspot fa parte di una intranet che include anche HAARP, HAMMER e SMACC “, ha spiegato. “Attraverso questa rete abbiamo avuto molto successo nella manipolazione della superficie solare al punto che possiamo effettivamente innescare eiezioni di massa coronali di dimensioni controllate, durata, densità e intensità.”

L’informatore disse a Lewis “stanno usando onde scalari per innescarli “che sono” trasmessi attraverso HAARP “a livelli di potenza” inauditi “.

“Comprendi che HAARP è in grado di trasmettere intensità di segnale superiori a 50 gigawatt”, ha affermato. “Richiedono così tanta energia che deve essere di così alta qualità che può essere fornita solo da SMACC.”

“SMACC ha i suoi reattori nucleari e tu devi controllare la qualità dell’elettricità, la frequenza esatta con valori micro estremamente precisi mentre fornisce una tensione inaudita.”

“Con l’hacking nei computer dell’NSO ora hanno accesso a una rete intranet – la intranet collega NSO, HAARP, HAMMER e SMACC perché si nutrono e si usano reciprocamente “, ha spiegato.

“Devi avere una rete perché ci sono così tante migliaia di gigabyte di informazioni in flusso costante per fare questo lavoro … è delicato.”

La loro missione è il controllo principale della superficie solare e la configurazione meteorologica della terra – hanno bisogno di controllare il tempo – hanno bisogno di controllare il sole – e ci sono molto vicini”.

HAARP sta per Programma di ricerca aurorale attiva ad alta frequenza.
HAMMER è l’acronimo di High Altitude Manipulation Meteipulation Energy Reseach.
SMACC è l’acronimo di Scalar Magnetic Amplification Cognizant Configuration.7

La fuga di informazione appare sempre meno bizzarra se consideriamo quanto si sa a proposito del programma cinese di controllo climatico.
La Cina sta costruendo un nuovo sistema radar a Sanya, sul Mar Cinese Meridionale, che preoccupa Stati e scienziati.
Il motivo della preoccupazione è che, tra i vari possibili impieghi, sia civili che militari, potrebbe esserci anche la manipolazione del clima e la capacità di causare disastri naturali. 
Si potrebbe pensare a teorie cospirazioniste o a film di fantascienza. Ed in molti casi è vero. Ma, come spiega il South China Morning Post, ( ndr: giornale di Hongkong) i rischi non sono pochi. E sono molti i critici del progetto che temono un suo utilizzo che possa creare disagi alle telecomunicazioni così come al clima.

Il clima e i militari

Non è la prima volta che si parla di manipolazione del clima come arma. Molto spesso il confine tra l’informazione e il cospirazionismo è labile. Ma è anche difficile comprendere il limite fra sistema scientifici che studiano la meteorologia e sue applicazioni in campo bellico. Specialmente se la tecnologia e i finanziamenti sono forniti in larghissima parte dalle Difese nazionali.
Gli scienziati tendono a evitare allarmismi. La tecnologia non sembra ancora arrivata a questi livelli. Tuttavia anche le forze armate statunitensi hanno lavorato su tecnologie geo-ingegneristiche simili. E così hanno fatto anche altre potenze militari, tra cui la Russia.
Nel momento in cui si utilizzano queste tecnologie a scopo civili, è difficile capire poi se possano essere sfruttate anche per scopi militari, colpendo gli altri Stati e giocando, in fin dei conti, ad essere Dio.

Il progetto cinese

La Cina possiede già un sistema simile nella provincia sud-occidentale dello Yunnan. Il dispositivo, situato a Qujing, viene utilizzato per studiare la ionosfera e rilevare bersagli estremamente piccoli come satelliti e frammenti di detriti.
Il nuovo progetto ha una componente sia civile che militare. Ed è importante che la sede sia Sanya, base navale della Cina che ospita una flotta di sottomarini nucleari.
Secondo le fonti del South China Morning Post, il nuovo dispositivo, noto come High-powered Incoherent Scatter Radar, “sarebbe in grado di influenzare il flusso e riflusso di particelle subatomiche fino a Singapore, una distanza di oltre 2mila chilometri“.
Questo fattore, renderebbe il radar il sistema più potente di tutto il Mar Cinese Meridionale. E se anche non andasse a modificare i fenomeni climatici, la sua capacità desta allarme soprattutto per i risvolti in chiave strategica.
Gli Stati Uniti, proprio per questo motivo, sono preoccupati dai disastri naturali, quanto dalla possibilità che questo radar possa creare un vero e proprio “buco nero” atmosferico che colpisca tutta la rete di comunicazioni militari, in particolare per i sottomarini. Dando un vantaggio strategico enorme in un’area del Pacifico che è fondamentale.
“La macchina lavora generando impulsi di energia elettromagnetica e li irradia nella ionosfera, uno strato dell’atmosfera che può riflettere le onde radio grazie ad un’alta concentrazione di ioni ed elettroni”, spiegano al quotidiano di Hong Kong. “Analizzando le onde radio che rimbalzano sulle particelle, i ricercatori possono misurare con precisione il disturbo nella ionosfera causato dall’attività cosmica”.
In quel caso, le onde potrebbero essere utilizzate per colpire le immagini radar o dei satelliti. Ma soprattutto, spiegano, queste onde potrebbero percorrere distanze lunghissime nelle profondità oceaniche. In questo caso, gli scopi potrebbero essere due. Il primo, inviare istruzioni ai sottomarini senza bisogno che questi si avvicinino alla superficie dell’acqua. Il secondo, è quello di colpire le istruzioni inviate ai sottomarini nemici.

Il parallelo con il progetto Haarp

L’impianto Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program) di Gakona, in Alaska, nasce per uno scopo simile. 
L’impianto invia onde radio nella ionosfera studiandone le reazioni dopo l’impatto con lo strato dell’atmosfera. Anche in questo caso, lo scopo principale è quello di studiare metodi per migliorare le prestazioni dei satelliti ma anche la comunicazioni con la flotta di sottomarini.
Ma anche per Haarp, le critiche su un possibile utilizzo come “superarma” che potesse influenzare il clima ma anche la salute delle persone sono state molte.  Alcune di alto profilo scientificoaltre molto più complottiste. Ma la differenza è che, mentre la Difesa Usa ha registrato dei tagli, il ministero della Difesa cinese ha dato un forte impulso finanziario a questo tipo di progetti. E il Pentagono vuole vederci chiaro.

PROPONIMENTO DEL GIORNO



Troverò un momento di solitudine e preghiera per mettermi sotto la Croce per contemplare Colui che è stato trafitto.

LITURGIA DI OGGI



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
  






  PRIMA LETTURA 

Dn 9,4-10
Dal libro del profeta Daniele

Signore Dio, grande e tremendo, che sei fedele all’alleanza e benevolo verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali nel tuo nome hanno parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese.
A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancora oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i delitti che hanno commesso contro di te.
Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, né seguito quelle leggi che egli ci aveva dato per mezzo dei suoi servi, i profeti.


  SALMO  

Sal 78
Signore, non trattarci secondo i nostri peccati.

Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!

Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.

Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la grandezza del tuo braccio
salva i condannati a morte.

E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode.


 VANGELO 

Lc 6,36-38
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

sabato 16 marzo 2019

Via della Seta, in cosa consiste il memorandum? Parla Conte


LE AREE DI COOPERAZIONE DEL MEMORANDUM SONO 6 TRA CUI LA CONNETTIVITA' TRA PERSONE, E CONTE DICHIARA CHE NON CONTEMPLA IL 5G? E GLI INTERESSI DELLA CASALEGGIO E ASSOCIATI DOVE LI METTIAMO?....  

Il premier Conte getta acqua sul fuoco delle critiche che si levano da più parti per il Memorandum sulla Nuova Via della Seta. E assicura: l’Italia non sarà il cavallo di Troia della Cina

Roma colonizzata da Pechino? Non c’è rischio. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte getta acqua sul fuoco delle critiche che si levano da più parti per il Memorandum sulla Nuova Via della Seta. E assicura: l’Italia non sarà il cavallo di Troia della Cina. L’Unione Europea e gli Stati Uniti non devono temere, insomma, e il premier prosegue sulla linea della rassicurazione come stanno facendo da qualche giorno altri membri del governo: dal titolare dell’Economia Giovanni Tria – le polemiche sono “una tempesta in un bicchier d’acqua” – al ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio secondo cui la Nuova Via della Seta è “un’opportunità per il nostro export, non un’occasione per nuove alleanze”. Con l’eccezione del ministro dell’Interno, e altro vicepresidente, Matteo Salvini che invita alla “prudenza senza pregiudizi”.

CONTE AL CORRIERE: INTESA LIMPIDA, OBIETTIVO E’ CRESCERE

In un’intervista con Il Corriere della Sera Conte chiarisce quello che sarà il modus operandi del nostro Paese: “L’Italia fisserà con la Cina – attraverso un memorandum che, preciso subito, non ha la natura di accordo internazionale e non crea vincoli giuridici – una cornice di obiettivi, principi e modalità di collaborazione nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road, un importante progetto di connettività euroasiatica cui il nostro Paese guarda con lo stesso interesse che nutriamo per altre iniziative di connettività tra i due continenti”.

Il premier sottolinea che “il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina, imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso, in pieno raccordo con l’Agenda 2030, l’Agenda 2020 di cooperazione Ue-Cina e la Strategia Ue per la connettività euroasiatica”.Conte raccoglie l’invito di Salvini e risponde alle lamentele di Bruxelles (tra l’altro ieri la Commissione Ue ha pubblicato un intervento sulle modalità di relazione tra Paesi membri e Cina) e di Washington che temono l’avanzata di Pechino sul fronte politico e delle telecomunicazioni. “Nessun rischio di colonizzazione.

Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all’interno del governo” afferma il presidente del Consiglio che ribadisce l’importanza dell’accordo per l’economia italiana: “Con Pechino dobbiamo riequilibrare la bilancia commerciale, attraverso un maggior accesso al mercato cinese per i nostri beni, dall’agroalimentare al lusso, e per i nostri servizi, e qui mi riferisco all’eliminazione delle barriere al mercato degli appalti in Cina”. Poi si rivolge direttamente agli Stati Uniti con cui “il dialogo e l’aggiornamento sono costanti, anche su questo dossier. Per noi, quella di collaborare con la Cina sulla Belt and Road, è una scelta di natura squisitamente economico-commerciale, perfettamente compatibile con la nostra collocazione nell’Alleanza atlantica e nel Sistema integrato europeo”.

Proprio ieri un portavoce del segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha detto all’Agi cheWashington è preoccupata dalla “opacità” e dalla “sostenibilità” della “Belt and Road Initiative”e per questo “esorta l’Italia a vagliare con attenzione gli accordi sugli scambi, sugli investimenti e sugli aiuti commerciali, per essere certi che siano economicamente sostenibili, in linea con i principi di apertura e della correttezza del libero mercato, nel rispetto della sovranità e delle leggi”.

COSA DICE IL MEMORANDUM ITALIA-CINA
Il memorandum tra Roma e Pechino sulla Nuova Via della Seta (Belt&Road Initiative – BRI), l’iniziativa strategica cinese per migliorare i suoi collegamenti con i Paesi dell’Eurasia, segue un analogo accordo già sottoscritto da altri tredici membri Ue. Italia e Cina si impegnano a “lavorare insieme” nel progetto BRI “per trasformare in vantaggi le reciproche forze complementari, nell’ottica di una cooperazione pratica e crescita sostenibile”, si legge nel documento, “nel rispetto delle leggi e normative nazionali, coerenti con i rispettivi obblighi internazionali” e “guidate dalle finalità e dai principi contenuti nella Carta dell’Onu”. Sei le aree di cooperazione: dialogo sulle politiche; trasporti, logistica e infrastrutture; rimuovere ogni ostacolo al commercio e agli investimenti; collaborazione finanziaria; connettività tra persone; cooperazione allo sviluppo nel rispetto dell’ambiente.

La cooperazione si attuerà mediante “scambio di visite e dibattiti ad alto livello” e “programmi pilota nelle aree chiave” e seguendo “i principi del mercato”: Italia e Cina “promuoveranno la cooperazione tra capitale pubblico e privato, incoraggeranno gli investimenti e il supporto finanziario attraverso approcci diversificati” impegnandosi “verso investimenti che siano sostenibili, sotto il profilo sociale e ambientale, e fattibili economicamente”.

Inoltre esploreranno “congiuntamente tutte le opportunità di cooperazione” tra di loro e “di possibile cooperazione in Paesi terzi” seguendo modalità che “siano a beneficio di tutti i partecipanti” e sviluppando progetti che “siano a vantaggio dei Paesi terzi, favorendo le loro priorità in termini di sviluppo e le esigenze della loro popolazione, assicurandosi che siano validi e sostenibili sotto il profilo fiscale, sociale, economico e ambientale”. Alla commissione governativa Italia-Cina il compito di “monitorare lo svolgimento e i futuri sviluppi” dell’accordo.

La Cina e l’arma del 5G


UN GENERALE USA METTE IN GUARDIA SULLA PERICOLOSA ARMA CINESE DEL 5G. NON SOLO, ANCHE DIVERSI SCIENZIATI NEL MONDO. AL GOVERNO ITALIANO RIVOLGIAMO UN MONITO: LA SOLITA MENATA CHE GLI USA VOGLIONO IMPEDIRCI DI FARE ACCORDI CON LA CINA E' FUORI LUOGO, PERCHE' NEL CASO DELLA MESSA AL BANDO DEL 5G COME ARMA PERICOLOSA TRUMP FA SUL SERIO. LO HA DIMOSTRATO CON L'ARRESTO DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO HUAWEI RICORDATE? 


Il generale degli Stati Uniti in pensione mette in guardia dalla Cina “Città d’armi” attraverso la propria rete 5G. Un ex funzionario dell’amministrazione Trump ha dipinto un’immagine terrificante della Cina utilizzando le reti mobili per richiamare un’apocalisse nel caso in cui Pechino sviluppasse la propria rete globale 5G.
Alla Cina non deve mai essere permesso di sviluppare una rete globale di 5G, ha dichiarato il generale americano Robert Spalding (in pensione), un ex funzionario dell’amministrazione Trump, che ha prestato servizio nel Consiglio di sicurezza nazionale fino all’anno scorso.
Secondo l’ex generale di brigata dell’Aeronautica militare, la Cina introdurrà una sorveglianza di massa e un controllo diffuso se sarà possibile dominare le reti 5G collegando miliardi di dispositivi connessi all’Internet delle Cose (IoT).
Una volta che la Cina controlla i mercati di produzione e vendita al dettaglio di dispositivi IoT, afferma Spalding, Pechino sarà in grado di “armare le città”, citatazione fatta da Fortune.com. 
“Pensa alle auto che guidano da sole che improvvisamente falciano i pedoni ignari, pensa ai droni che volano nelle prese degli aerei di linea” dichiarò il soldato di carriera. 
“Più siamo connessi e il 5G ci renderà di gran lunga il più connessi, più diventiamo vulnerabili”, ha aggiunto Spalding.
Non è stato rivelato da Spalding nel suo memeo esattamente come la Cina avrebbe potuto realizzare il suo dominio mondiale dell’IoT, in quanto gli standard 5G sono condivisi a livello globale per la compatibilità dei dispositivi, in modo simile al modo in cui una persona può facilmente trovare informazioni sulle precedenti generazioni di reti wireless online.
L’opinione di Spalding secondo cui le aspirazioni della Cina devono essere neutralizzate da una rete 5G proprietaria e sicura solo negli USA, vedrebbe una tecnologia per monitorare i dispositivi di rete integrati nella rete stessa, completa con la capacità di “isolare [un dispositivo Iot] dall’avversario se diventasse virulento.”
Spalding non ha definito un ruolo di governo in una rete futura, ma ha affermato che potrebbe essere costruito da una società “con accesso e con abbastanza onde radio”, secondo un rapporto Bloomberg.
Alla fine, qualsiasi rete 5G degli Stati Uniti deve “spingere i ZTE e Huawei fuori da altre democrazie”, ha osservato Spaulding, citato dal South China Morning Post (SCMP). 
Huawei e ZTE sono due aziende cinesi accusate dagli Stati Uniti di lavorare per conto del governo cinese – accuse che le aziende negano.
Contattato da Bloomberg, Spalding – che non è noto per essere collegato a qualsiasi società di lobbying delle telecomunicazioni di Beltway – ha affermato di aver scritto il promemoria, aggiungendo che è stato distribuito a diversi professionisti della sicurezza nazionale che ha rifiutato di identificare.
Spalding ha offerto un piano analogo lo scorso anno, che è stato divulgato alla stampa, causando proteste da parte di aziende tecnologiche e legislatori repubblicani, i quali hanno affermato che la visione di Spalding potrebbe sminuire il ruolo delle società private.
La rete wireless di quinta generazione, conosciuta popolarmente come 5G, è uno standard di telecomunicazioni wireless in fase di sviluppo da parte di provider commerciali che mirano a realizzare connessioni 10-100 volte più veloci rispetto all’attuale servizio 4G. La rete dovrebbe essere abbastanza veloce da supportare veicoli autonomi, elettrodomestici intelligenti e persino robot chirurgici.

Ronghi-Cogliati (SP): via della Seta, no alla svendita dell’Italia alla Cina


UNA PROPOSTA INTERESSANTE QUELLA DI IMPLEMENTARE I PORTI DEL SUD ED INVESTIRE NEL COMPARTO LOGISTICO SENZA SVENDERE L'ITALIA. UNA CLAUSOLA QUESTA CHE NEL MEMORANDUM D'INTESA FAREBBE UN'ENORME DIFFERENZA 

Agenpress. “La Cina ha un solo obiettivo: portare avanti il programma della Via della Seta. Per far questo, deve avere dei porti di approdo anche in Italia, che permettano alle merci ‘made in Cina’ di arrivare nei mercati europei il più veloce possibile”.
È quanto dichiarano il Segretario Federale di Sud Protagonista, Salvatore Ronghi, e il responsabile delle Politiche economiche, Alessandro Cogliati, nel corso dell’Esecutivo federale del Movimento civico.

“Il 90% del traffico mondiale si muove su nave. Lo Stato cinese ha già comprato il 51% del porto del Pireo, ma anche di Bilbao e di Valencia, il 49% di quello di Marsiglia, il 35% di quello ad Anversa. Manca solo l’Italia e la svendita del debito pubblico Italiano ai cinesi, aprirebbe, come contropartita, le strade per la svendita dei porti di Trieste e Genova e, quindi, la svendita dell’Italia alla Cina, che sarebbe un ulteriore colpo alla nostra sovranita’ e alla nostra economia” – ha evidenziato Ronghi.

“Il Pil della nostra economia, che non accenna a risalire, condannando l’Italia alla recessione tecnica, e le politiche asistenzialiste del M5s, determinano che il nostro Paese sarà presto insolvente – ha aggiunto Cogliati – per il quale “pensare di svendere il nostro debito e la nostra sovranità è una ulteriore dimostrazione dell’incapacità e della mancanza di visione di questo Governo”.

“La vera trattativa da fare – hanno concluso i dirigenti di Sud Protagonista – è quella di rendere il Sud Italia terminale della Via della Seta, implementando i porti del Sud senza svenderli salvaguardando la nostra sovranità e favorendo invece investimenti per la strutturazione di tutto il comparto logistico”.

Via della seta. La Cina è vicina e il governo sovranista non se ne accorge

L'ADESIONE AI BRICS DELL'ITALIA SAREBBE UNA GRAN BELLA OPPORTUNITA' PER UN CAMBIO DI PARADIGMA GEOPOLITICO, PECCATO PER LA CINA COMUNISTA. ALL'ITALIA DI "SOVRANISTA" E' RIMASTO BEN POCO TRA ADESIONE ALLA NATO E ALLA UE, MA ADESSO RISCHIA ANCHE LA DERIVA COMUNISTA. FIN DAI TEMPI DI MAO TSE TUNG LA CINA NON E' MAI STATA UNA POTENZA MALLEABILE E DISPOSTA A RICONOSCERE LE SOVRANITA' DEI POPOLI CHE ENTRAVANO NELLA SUA SFERA DI INFLUENZA..... 


Agenpress – Mancano pochi giorni all’arrivo di Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese e segretario del Partito Comunista Cinese che, per l’occasione, firmerà il “Memorandum” sul Belt and Road Iniziative (BRI) di cui abbiamo già scritto.
Il Governo, o meglio i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sono impegnati nel solito teatrino delle finte contrapposizioni e litigano sui contenuti del Memorandum stesso.
Vediamo di capire.
La prima anomalia di questo “Memorandum” è che non sia stato già discusso nelle sedi istituzionali proprie, cioè il Parlamento, né sia noto ufficialmente il testo, il che lascia intuire della superficialità con cui è stato gestito il dossier.
La seconda questione riguarda la presenza delle imprese cinesi in Italia in settori strategicamente importanti. Occorre chiarire che dietro le imprese cinesi c’è lo Stato cinese, e i rapporti con le imprese italiane sono, quindi, sbilanciati a favore dello Stato cinese, che non opera con logiche di mercato, assumendo il rischio di impresa, ma con quello di un potere finalizzato al raggiungimento di propri obiettivi, che sono quelli di primazia politica.
L’esperienza dovrebbe essere maestra, ma i nostri due vicepremier, in particolare il Di Maio, non ne traggono insegnamento viste le analoghe esperienze, relative alla presenza dello Stato cinese in Africa e in Asia, finite nella trappola del debito, che consiste nel prestare denaro per la realizzazione di infrastrutture, salvo poi appropriarsene per mancata restituzione del prestito.
Il problema riguarda, anche, alcuni Paesi della Ue che hanno sottoscritto memorandum con la Cina.
Ad esempio, la Repubblica Ceca ha sottoscritto un memorandum per il BRIC con la Cina, ed è interessante vedere come è finita l’iniziativa, così come riportata da un gruppo di studiosi dell’Università di Praga, in una analisi chiamata Sinopsis.
Un'azienda cinese, la Cefc, acquista immobili, tv e squadre di calcio, fa incetta di funzionari governativi e di partiti e il suo fondatore diventa, addirittura, consigliere personale del presidente della Repubblica Ceca, il sovranista Milos Zeman. Poi, l’azienda cinese fallisce ma è salvata da un fondo di investimenti dello Stato cinese che ne acquisisce le proprietà. Da notare che lo Stato cinese si identifica con il Partito Comunista Cinese.
Di Maio e Salvini, i nostri sovranisti, pensano di trattare con la Cina come faceva la Repubblica Veneta qualche secolo fa, ma c’è una differenza: la Serenissima era una potenza economica e militare, governata dai Dogi, l’Italia, invece, non è potenza economica e militare ed è governata da Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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Oggi offro le fatiche del vivere quotidiano al Signore, soprattutto quelle che mi costano molta fatica e pazienza