giovedì 27 dicembre 2018

Il veleno nel piatto: i rischi mortali nascosti in quello che mangiamo

Marie Monique Robin

Non era mai successo prima.
Nella lunghissima storia plurimillenaria l’uomo è sempre stato immerso nella natura cercando con tutti i limiti del caso, di rispettarne il ruolo basilare per la vita stessa.
Oggi invece, ci siamo così allontanati dalla Natura che viviamo completamente immersi nella chimica di sintesi, cioè nell’anti-natura per antonomasia.
Nel giro di poco più di un secolo, oltre 105.000 sostanze chimiche diverse sono state immesse nell’ambiente dalle industrie. Moltissime di queste sono cancerogene, creano malformazioni nei feti e danni al DNA.
Le respiriamo, beviamo, mangiamo ogni giorno, e come se non bastasse, ce le fumiamo e spalmiamo sulla pelle.

Qual è il risultato di questa pazzia?
Crescita esponenziale di tutte le patologie cronico-degenenerative, tumorali e autoimmunitarie.
La spesa sanitaria nazionale, cioè il mercato dei farmaci, cresce ogni anno a vista d’occhio: nel 2011 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 26,3 miliardi di euro (1), oltre 50.000 miliardi delle vecchie lire. Ogni cittadino italiano quindi, spende all’anno di media, 434 euro, per avvelenarsi.

Idem per i tumori: nel 2011 nel nostro paese sono stati diagnosticati 360.000 nuovi casi di tumori maligni, cioè 1000 nuovi tumori al giorno (2), senza contare quelli epiteliali.
Escludendo infatti questi ultimi, il tumore più frequente tra uomo e  donna, risulta essere quello del colon-retto con quasi 50.000 nuove diagnosi all’anno.
Pelle e intestino, sono gli organi più colpiti dal tumore.
La pelle è il primo organo a diretto contatto con l’ambiente esterno e quindi con i veleni del mondo; il colon-retto è l’organo che accumula e dovrebbe espellere verso il mondo esterno, i veleni e le tossine autoprodotte con il nostro stile di vita.

Secondo l’ISTAT, i decessi per tumore nel 2007 sono stati 172.000 (il 30%) degli oltre 572.000 decessi totali verificatisi quell’anno.
I morti per cause cardiovascolari sono stati invece 223.000 (il 39%).
Questi dati confermerebbero che la prima causa di morte sono i problemi cardiocircolatori.
Ma non è così.
Quando una persona, magari di una certa età, muore in ospedale, si certifica il decesso per arresto cardiocircolatorio e/o cardiorespiratorio, e questo fa gonfiare le statistiche.
Se teniamo conto di questo artifizio matematico, oggi il cancro è la prima causa di morte almeno nel mondo occidentale!
E’ chiaro come la luce del sole che la chimica in tutto questo gioca un ruolo fondamentale.

Diossine nel piatto
Nel 2006 è stata eseguita un’analisi chimica su campioni di alimenti, provenienti da Gran Bretagna, Polonia, Svezia, Italia, Spagna, Grecia e Finlandia, ha rinvenuto in tutti i prodotti - chi più, chi meno - inquinanti vecchi e nuovi, comprese sostanze chimiche di tipo persistente e bioaccumulabile come il DDT e i PCB banditi da decenni perché riconosciuti cancerogeni.
La ricerca, durata 10 anni, ha preso in esame 27 campioni di alimenti (tra cui latte, carne, pesce, pane, olio d'oliva e succhi d'arancia), di marche comuni e presenti normalmente nei supermercati e ha riscontrato la presenza di ben 119 contaminanti, tra cui le cancerogene diossine.
Questa è solo una delle tante indagini che dimostrano, dati alla mano, come oggi, grazie alla mortifera industrializzazione della vita, mangiamo chili di sostanze chimiche deleterie e cancerogene ogni anno.

Storia dei pesticidi
I pesticidi sono i soli prodotti chimici concepiti dall’uomo e intenzionalmente liberati nell’ambiente per uccidere o danneggiare altri organismi viventi.
Tutta la grande famiglia dei pesticidi, è identificabile dal suffisso “cida” (erbicida, fungicida, ecc.), che deriva dal latino cœdere, che significa “uccidere” o “abbattere”.
Quindi pesticidi, secondo l’etimologia sono dei sterminatori di “pesti” (dall’inglese pest: animale, insetto o pianta nociva e dal latino pestis che indica un flagello o una malattia contagiosa).
Ecco perché nel mondo industriale, si evita accuratamente di parlare di pesticidi, preferendo la dicitura prodotti fitosanitari, o l’ancor più edulcorato, prodotti fitofarmaceutici.
Sostituire il termine corretto e reale pesticidi con fitofarmaceutico non è solo un gioco di prestigio semantico che rassicura tutti, ma mira proprio ad ingannare prima i coltivatori e poi noi consumatori.

L’impiego di pesticidi risale all’antichità, ma fino al Ventesimo secolo gli sterminatori di pesti, erano derivati di composti minerali o vegetali, di origine naturale (piombo, zolfo, tabacco o foglie di neem). Oggi invece usiamo derivati cancerogeni del petrolio…
I pesticidi conobbero un primo balzo in avanti grazie alla chimica inorganica del XIX secolo, ma bisognerà attendere la Grande Guerra perché siano gettate le basi della loro produzione di massa, e questo grazie allo sviluppo della chimica organica e della ricerca sui gas bellici.

Pesticidi, chemio e guerra chimica hanno un unico padre: Fritz Haber
L’origine storica dei pesticidi e dei chemioterapici, è intimamente legata alla guerra chimica, la cui paternità è attribuibile al chimico tedesco Fritz Haber, i cui lavori sul processo di fissazione dell’azoto atmosferico, serviranno per la produzione dei famosissimi concimi chimici azotati, ma anche degli esplosivi.
Allo scoppio della Guerra, Haber è alla direzione del prestigioso Kaiser Wilhelm Institute a Berlino, e il suo laboratorio viene sollecitato a partecipare allo sforzo bellico. La sua missione sarà quella di sviluppare gas irritanti per stanare dalle trincee i soldati nemici, e questo alla faccia della Dichiarazione dell’Aia del 1899 che vieta l’uso di armi chimiche.

Tra tutti i gas studiati uno solo emerge per caratteristiche utili allo scopo: il cloro.
Il cloro è un gas gialloverde (da cui il nome greco chloros che significa appunto verde chiaro), estremamente tossico, caratterizzato da un odore soffocante che penetra violentemente le vie respiratorie.

Il 22 aprile 1915 l’esercito tedesco scarica 146 tonnellate di gas di cloro (detto dicloro o diossido di cloro) a Ypres in Belgio: le truppe francesi, britanniche e canadesi, prese alla sprovvista caddero come mosche, cercando di proteggersi le vie aeree con banali fazzoletti.
Fritz Haber pagherà molto cara questa vittoria, perché qualche giorno dopo aver usato il gas, la moglie Clara Immerwahr, chimico pure lei, si suicida con un colpo di pistola direttamente nel cuore, usando l’arma di servizio del marito, promosso al grado di capitano.
Ma come si sa: business is business, e il lavoro è lavoro, per cui Haber continua nella sua ricerca come se niente fosse successo.

Per gli Alleati, che nel frattempo si erano dotati di maschere antigas, il cloro non fu più un problema, per cui Haber mise a punto il fosgene, costituto da una miscela di dicloro e monossido di carbonio. Meno irritante per naso e gola del cloro stesso, ma rappresenta la più letale arma chimica preparata a Berlino, poiché attacca violentemente i polmoni riempiendoli di acido cloridrico.
Questa arma chimica, il fosgene, continua ad essere largamente utilizzato come composto dei pesticidi, ed è uno dei componenti del sevin, l’insetticida all’origine della catastrofe ambientale e umanitaria di Bhopal nel dicembre 1984.

Verso al fine della Guerra, quando le vittime dei gas si contano a decine di migliaia, il Nostro lancia l’ultimo ritrovato, il gas mostarda, detto anche iprite, che prende il nome dalla località in cui è stato sperimentato, come il gas cloro: le trincee di Ypres in Belgio.
Gli effetti del gas mostarda sono terribili: provoca vastissime vesciche sulla pelle, brucia la cornea causando cecità permanente e attacca il midollo osseo inducendo la leucemia. Proprio la distruzione del midollo, darà lo spunto di partenza alla grande ricerca medica per sviluppare il prodotto principe dell’oncologia: la chemioterapia.

I lavori di Fritz Haber, dopo l’armistizio, gli costarono l’iscrizione nella lista dei criminali di guerra e per questo si rifugiò in Svizzera fino a quando nel 1920 ricevette addirittura il Premio Nobel per la chimica.
L’ironia della sorte è che Fritz Haber era ebreo, ed è stato pure l’inventore del Zyclon-B, il gas usato nei campi di concentramento. Muore il 29 gennaio 1934 e non saprà mai che una parte della sua famiglia morirà asfissiata dal gas che lui stesso ha inventato.

La legge di Haber
Mentre sviluppava queste terribili armi, si dedicava anche a confrontare la tossicità dei gas formulando una legge che permettesse di valutarne l’efficacia, ossia la loro potenza letale.
Questa legge, usata ancor oggi, ha preso il suo nome: “legge di Haber”, ed esprime la relazione tra la concentrazione di un gas e il tempo di esposizione necessario a provocare la morte di un essere vivente.
La “legge Haber”, ha anche ispirato direttamente la creazione di uno degli strumenti più crudeli, dal punto di vista morale, e più assurdi da quello scientifico, per la valutazione e la gestione dei rischi chimici: la “Dose Letale-50” o semplicemente DL-50.
Questo paradossale indicatore di tossicità, misura la dose di sostanza chimica necessaria per sterminare la metà degli animali usati nei laboratori.

Organoclorati e il DDT
I lavori del chimico tedesco spianarono la strada alla produzione industriale degli insetticidi di sintesi, il più celebre dei quali è il DDT (diclorodifeniltricloroetano) che fa parte della famiglia degli organoclorati.
Gli organoclorati, sono composti chimici in cui uno o più atomi di idrogeno sono stati sostituiti da atomi di cloro, formando una struttura stabile.
Sintetizzato nel 1874 dal chimico austriaco Othmar Zeidler il DDT è rimasto a dormire in un cassetto fino al 1939 quando il chimico svizzero Paul Muller, stipendiato dalla Geigy (oggi Syngenta) individua le sue proprietà insetticide. A tempo di record, nove anni dopo, per questa grande scoperta ricevette il Premio Nobel per la medicina.
All’indomani della Seconda guerra mondiale il DDT è celebre in tutto il globo come l’insetticida miracoloso. Questo sarà la manna per l’industria chimica, in testa Monsanto e Dow Chemical che dal 1950 al 1980 riverseranno nel mondo 40.000 tonnellate. Solo nel 1963 la produzione tocca le 82.000 tonnellate.
Prima del suo divieto, avvenuto nel 1972, gli USA saranno irrorati con 675.000 tonnellate di DDT.
Nonostante sia classificato dall’OMS come “moderatamente pericoloso” i suoi effetti a lungo termine sono disastrosi: perturbatore endocrino, tumori, malformazioni congenite, disturbi della riproduzione, ecc.

Organofosforati
Una seconda categoria di insetticidi fa la sua comparsa dopo la Seconda Guerra Mondiale: gli organofosforati, il cui sviluppo è legato sempre alla ricerca militare di nuovi gas bellici.
Queste molecole sono concepite per attaccare il sistema nervoso degli insetti e presentano una tossicità molto più elevata degli organoclorati. In questa pericolosissima famiglia troviamo: parathion, malathion, diclorvos, clorpirifos, sevin e il sarin (gas sviluppato nei laboratori della nazista IG Farben, oggi considerato dalle Nazioni Unite “arma di distruzione di massa”).

Agli inizi degli anni Quaranta, i ricercatori isolano l’ormone che controlla la crescita delle piante, riproducendone sinteticamente la molecola. Constatano che iniettando l’ormone in piccole dosi, si stimola la crescita delle piante, mentre in dosi massicce, provoca la morte della pianta.
Così creano due diserbanti che danno il via ad una vera e propria “rivoluzione agraria”. Si tratta dell’acido 2,4-diclorofenossiacetico (2,4-D) e il 2,4,5-triclorofenossiacetico (2,4,5-D), due molecole che fanno parte dei clorofenoli.
Per comprenderne la pericolosità, è bene sapere che una miscela dei due, origina il tristemente noto “agente arancio”, il defoliante usato dall’esercito americano nella Guerra in Vietnam. Dal 13 gennaio 1962 al 1971 sono stati sganciati qualcosa come 80 milioni di litri di defolianti.

Oggi in Europa come siamo messi?
Ogni anno vengono sparse nell’ambiente 220.000 tonnellate di pesticidi: 108.000 tonnellate di fungicidi, 84.000 tonnellate di erbicidi e 21.000 tonnellate di insetticidi. Se ci aggiungiamo le 7000 tonnellate di “regolatori della crescita” questo equivale a mezzo chilo di sostanze attive per ogni cittadino europeo.
L’80% delle sostanze irrorate riguarda solo quattro tipi di colture, che però rappresentano il 40% delle superfici coltivate: i cereali a paglia, il mais, la colza e la vite (uno dei prodotti dove si usa più chimica)

Cosa provoca nella salute umana tutta questa chimica?
Dipende ovviamente dall’esposizione e dal tempo di esposizione.
I più colpiti ovviamente sono le popolazioni agricole, soprattutto i coltivatori che maneggiano queste sostanze, senza una corretta protezione; poi veniamo noi consumatori.
I disturbi osservati riguardano prevalentemente le mucose e l’epidermide, con irritazioni, ustioni, prurito o eczemi; l’apparato digerente; sistema nervoso; malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson o le miopatie, alcuni tipi di cancro (cervello, pancreas, prostata, pelle e polmone) e quelli del sangue; leucemie, linfomi non Hodgkin.
Questo tipo di linfoma, secondo l’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Bethesda (USA), in 18 dei 20 studi esaminati è associato agli erbicidi a base di acido fenossiacetico, i pesticidi organoclorati e organofosforici.
Altri risultati, questa volta dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro di Rockville, indicano per i clorofenoli una supermortalità per quattro tipi di cancro: linfoma NH, tumore al cervello, alla prostata e all’intestino.
Una trentina di studi epidemiologici hanno esplorato il rischio di tumore al cervello tra gli agricoltori e la maggioranza evidenzia un aumento del rischio del 30%. Il tumore al cervello è in crescita esponenziale, soprattutto a livello pediatrico, cosa questa inconcepibile solo qualche decennio fa.

Il Gaucho e le api
Prodotto a base di imidaclopride ideato dalla Bayer ha fatto “miliardi di vittime”.
Si tratta di un insetticida sistemico che viene applicato sulle sementi e penetra nella pianta attraverso la linfa avvelenando i parassiti della barbabietola, del girasole o del mais. Ma purtroppo avvelena anche gli insetti pungitori-succhiatori come le api. Si stima che tra il 1966 e il 2000 solo in Francia siano spariti letteralmente 450.000 alverari.

Dove finiscono i pesticidi?
Secondo David Pimentel, professore di Agricoltura e scienze della vita alla Cornell University: “meno dello 0,1% dei pesticidi applicati per il controllo degli agenti nocivi raggiunge il bersaglio. Più del 99,9% dei pesticidi migra nell’ambiente, e qui aggredisce la salute pubblica, contaminando il suolo, l’acqua, l’atmosfera dell’ecosistema”.
Nel corso della stagione il ruscellamento porta via in media il 2% di un pesticida applicato al suolo, raramente più del 5% o 10%...
In compenso si sono osservate perdite per volatilizzazione tra l’80-90% del prodotto applicato, alcuni giorni dopo il trattamento. Con i trattamenti aerei può essere portato via dal vento fino alla metà del prodotto.
In conclusione la stragrande maggioranza di questa chimica mortifera torna nell’ambiente e va ad inquinare pericolosamente il suolo, l’aria e l’acqua, entrando di conseguenza nella catena alimentare umana, minando la salute pubblica.

Cancro: malattia della civiltà
L’adozione della parola “cancro” è attribuita a Ippocrate, che osservando le ramificazioni che caratterizzano i tumori ne associò la forma a quella di un granchio (karkinos in greco).
La parola karkinos è stata presa a prestito nel latino dal medico romano Celso all’inizio della nostra era.
E’ al medico italiano Bernardino Ramazzini che si deve il primo studio sistematico sul rapporto tra cancro ed esposizione a inquinanti o a sostanze tossiche. Nel 1700 questo professore di medicina dell’Università di Padova pubblica il De morbis artificium diatriba (sulle malattie dei lavoratori e per questo considerato il padre della medicina del lavoro), opera in cui presenta una trentina di corporazioni esposte allo sviluppo di malattie professionali, i particolare al tumore al polmone. Sono a rischio tutti coloro che lavorano a contatto con il carbone, piombo, arsenico, o metalli, come i vetrai, pittori, doratori,vasai, conciatori, tessitori, chimici, speziali, ecc.

Aumento delle malattie croniche e invecchiamento
Ovviamente per le industrie l’aumento di tutte le patologie, in primis il cancro, non è dovuto alla chimica che loro stessi producono e spargono nel pianeta.
Un argomento regolarmente avanzato per spiegare l’aumento delle malattie croniche è l’invecchiamento della popolazione.
Certamente l’aspettativa di vita è cresciuta e quindi ci saranno più anziani che possono ammalarsi di cancro, ma quello che bisogna esaminare è l’evoluzione del tasso di incidenza dei casi di cancro o di malattie neurodegenerative nelle varie fasce di età.
E qui constatiamo che il tasso di incidenza di certi tumori è raddoppiato tra le persone di più si 65 anni.

L’invecchiamento della popolazione non spiega perché negli USA il numero delle donne e uomini che soffrono di tumore al cervello è 5 volte maggiore che in Giappone. Senza parlare dei tumori infantili, il cui aumento non può certo dipendere dall’allungamento dell’aspettativa di vita!
L’aumento dell’incidenza del cancro si riscontra in tutte le fasce di età, soprattutto nelle più giovani, quindi non c’entra assolutamente nulla l’invecchiamento della popolazione!
Per esempio, tra una donna nata nel 1953 e una nata nel 1913, il rischio di cancro al seno si è moltiplicato quasi per 3, mentre il rischio di cancro al polmone si è moltiplicato per 5.
Tra un uomo nato nel 1953 e uno nato nel 1913, il rischio di cancro alla prostata si è moltiplicato per 12, mentre il rischio di cancro al polmone è rimasto uguale.

L’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (IARC) con sede a Lione, ha analizzato 63 registri europei del cancro, e il risultato è che nel corso dell’ultimo trentennio, la crescita annua dell’incidenza è stata dell’1% per la fascia di età da 0 a 14 anni e dell’1,5% per gli adolescenti (15-19 anni).
Il fenomeno si aggrava di decennio in decennio.
Per i bambini il tasso aumenta dello 0,9% dal 1970 al 1980, ma del 1,3% tra il 1980 e il 1990.
Per gli adolescenti la crescita è dell’1,3% tra il 1970 e il 1980 e del’1,8% tra il 1980 e 1990.

Secondo il voluminoso rapporto di 889 pagine intitolato Cancers et Environnement, tenendo conto dei mutamenti demografici, e cioè aumento e invecchiamento della popolazione francese, l’aumento dei tassi di incidenza dal 1980 è stimato a +35% negli uomini e +43% nelle donne!
Questa è la triste realtà. Nonostante i grandi e molto ben prezzolati esperti che in televisione continuano ad evangelizzare il gregge ripetendo che i tumori sono in diminuzione, e questo ovviamente grazie alla medicina e soprattutto agli screening di massa, la realtà è ben diversa: negli ultimi trent’anni i tumori sono costantemente aumentati!
Per essere ancora più precisi, 9 sono i tumori la cui incidenza NON ha cessato di crescere nel corso degli ultimi 25 anni: il cancro ai polmoni, mesoteliomi, emopatie maligne, tumori cerebrali, cancro al seno, alle ovaie, ai testicoli, alla prostata e alla tiroide.

Cancro e stile di vita
Secondo il nostri calcoli - dice il direttore dello IARC, il dottor Christopher P. Wild - tra l’80 e il 90% dei tumori sono legati all’ambiente e allo stile di vita”.
Questo è ciò che risulta dagli studi sulle persone che migrano da una regione del mondo a un’altra: dove l’esposizione agli inquinanti chimici e lo stile di vita variano, i soggetti adottano per così dire il modello cancerogeno delle regioni in cui si stabiliscono. Non è il loro patrimonio genetico a cambiare, ma il loro ambiente, quindi si potrebbe parlare di epigenetica.
Il risultato indica che l’ambiente svolge una funzione primaria nelle cause del cancro!
Non ci sono ormai più dubbi che la chimica sta lentamente avvelenando la Natura e noi stessi.

Chi controlla la chimica e farmaceutica?
A livello mondiale i giganti che controllano il settore della chimica e agrosementiera (Big Agro) sono: Basf Agro SAS, Bayer CropScience, Dow AgroScience, DuPont, Monsanto Syngenta.
Big Pharma oggi è rappresentata da Pfizer, Glaxo Smith Kline, Johnson & Johnson, Merck, Novartis, Astra Zeneca, Roche, Bristol-Myers Squibb, Wyeth (Pfizer), Abbott Labs.
Con il termine Big Pharma s’intendono le prime 10 corporazioni della chimica e farmaceutica, cioè le industrie che a livello mondiale controllano la produzione e vendita di veleni legali: farmaci, vaccini e droghe.

Quello che non tutti sanno è che Big Pharma e Big Agro sono tra loro interconnesse e gestite dalle medesime figure, dai medesimi banchieri internazionali….
Da una parte ci avvelenano lentamente con la chimica di sintesi, predisponendoci a tutte le malattie possibili e immaginabili, e dall’altra ci curano sempre con la chimica di sintesi…
Follia? No, il risultato è che siamo sempre più ammalati rispetto al passato e non moriamo più di vecchiaia, ma per patologie degenerative e tumorali.
In tutto questo folle (per noi, ma non per loro) sistema, le industrie guadagnano migliaia di miliardi di dollari.
Non c’è alcun interesse da parte delle industrie, degli enti sovranazionali di controllo e salvaguardia della salute (FDA, EMEA, EFSA, OMS, ecc.), e ovviamente dei politici (beceri e squallidi camerieri dei banchieri), a cambiare l’attuale tendenza.
Dobbiamo essere noi i fautori del cambiamento, e questo è un dovere morale nei confronti dei bambini, di noi stessi e della Natura in genere.

Tratto dal libro: “Il veleno nel piatto: i rischi mortali nascosti in quello che mangiamo", di Marie Monique Robin, ed. Feltrinelli
[1] Rapporto nazionale anno 2011 – L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto Osmed.
[2] “I numeri del cancro in Italia 2011”, AIOM, Associazione italiana di oncologia medica e AIURTUM, Associazione italiana registri tumori



Aspen Institute Italia, il club mondialista…

SE I GILET GIALLI EUROPEI IGNORANO QUESTO LA LORO PROTESTA DIVENTA INUTILE.....

L’«Aspen Institute for Umanistic Studies» venne fondato nel 1949 ad Aspen nel Colorado da Robert Maynard Hutchins, Gran Commendatore dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, una branca della Side Masonry, l’alta massoneria Britannica. Presidente dell’Università Rockefeller di Chicago fra il 1929 e il 1950, creatore assieme a Giovanni A. Borghese nell’immediato dopoguerra del Movimento per il Governo mondiale, direttore della programmazione della Fondazione Ford all’inizio degli anni 50, Hutchins era in rapporto con Aldous Huxley per lo studio delle droghe; venne coinvolto negli anni Sessanta, ormai in pensione in un traffico di droga. 

Al momento della fondazione, Hutchins era fiancheggiato da numerosi fabiani (membri della Fabian Society) del CFR (Council on Foreign RelationsConsiglio per le Relazioni Estere, il vero governo ombra americano) e del RIIA britannico (Royal Institute of International Affairs, l’omologo britannico del CFR) i quali, dietro il paravento degli “studi umanistici”, puntavano in realtà a cooptare personaggi del mondo economico e industriale per orientarli verso analisi e prospettive “globali”, leggi mondialiste in senso tecnocratico, e inserirli quindi nei quadri di governo dei rispettivi paesi.

Negli Stati Uniti l’Aspen Institute ha sedi ad Aspen e a Washington, mente in Europa dispone di una rete, costituita in successione, di centri di attività fra loro collegati coordinati. Così nel 1974 venne fondata la sede di Berlino, seguito da quella di Roma nel 1985, con un ufficio a Milano (successivamente anche a Roma); nel 1994 fu la volta di Lione, e per rimanere in Europa, quella di Bucarest nel 2006. Tokyo ebbe la sua sede nel 1998 e Nuova Delhi nel 2004.
Alla guida dell’Aspen Institute è stato lungo Robert O. Anderson, ex segretario del tesoro americano, uno dei direttori del CFR, membro del Bilderberg e della Commissione Trilaterale, giornalista dell’Observer (della famiglia degli Astor) e dirigente della multinazionale petrolifera Atlantic Richfield Corporation (ARCO) dei Rockefeller.

Nel 1974 la Fondazione di Anderson ha finanziato i movimenti ecologisti per imporre le energie cosiddette “alternative” all’energia nucleare, muovendosi di concerto con l’Aspen Institute, che godeva degli stessi finanziamenti dell’Atlantic Richfield.

Secondo quanto espresso nel corso di un convegno tenuto a Venezia il 5 settembre 1986, dall’allora presidente della sezione italiana, l’israelita Gianni De Michelis - presente anche ai simposi di Davos dello World Economic Forum - il fine dell’Aspen è quello di mettere attorno a uno stesso tavolo i protagonisti di maggior rilievo del mondo politico, economico, finanziario per formulare suggerimenti e proposte…

Trattasi di intenzioni assai prossime a quelle del Bilderberg, ma in un rapporto di subordinazione rispetto a quest'ultimo e con valenze spiccatamente culturali, di formazione di quadri per l’establishment, e anche economiche, monetarie e commerciale.

L’Istituto Aspen organizza nelle varie nazioni uno o due seminari all’anno, secondo le necessità, per fare il punto sulla situazione economica, commerciale e finanziaria, il rapporto a quella politica del momento, con la partecipazione di personalità e quadri dei governi europei, americani e giapponesi.

Annotiamo che l’Aspen Italia è stato guidato fino ai primi di febbraio 1995 dall’allora capo del Governo Giuliano Amato. Gli successe Carlo Scognamiglio, ministro della Difesa, mentre Romano Prodi, leader del centro sinistra, il 2 febbraio dello stesso anno veniva nominato “vice presidente vicario”.
Alle sedute dell’Istituto Aspen Italia, mescolate personaggi di spicco del mondo politico ed economico italiano come Giorgio Napolitano, Giulio Tremonti, Enrico Letta, Mario Draghi, Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga, si ritrovano, sempre in omaggio al principio osmotico che vige nelle società di stampo massonico, personaggi appartenenti a circoli superiori come John Chipman, direttore dell’IISS, Lord Dahrendford (RIIA, Fondazione Ford, Bilderberg), Samuel Huntington (CFR), Renato Ruggiero (ex presidente WTO, Bilderberg, Trilaterale) o Peter Tarnoff, Presidente CFR dal 1986 al 1993.

Aspen Institute Italia oggi

L’attualmente Comitato Esecutivo di Aspen Italia è composto dai membri di diritto e da 30 componenti nominati tra i Consiglieri dal Consiglio Generale.
Molti nomi sono assai noti…

Luigi Abete, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Sergio Berlinguer, Alberto Bombassei, Domenico Cacopardo, Sabino Cassese, Giuseppe Cattaneo, Gerhard Dambach, Marta Dassù, Gianni De Michelis, Jean-Paul Fitoussi, Marco Fortis, Franco Frattini, Gabriele Galateri di Genola, Richard Gardner, Donato Iacovone, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Giampiero Massolo, Paolo Mieli, Mario Monti, Mario Moretti Polegato, Lorenzo Ornaghi, Riccardo Perissich, Angelo Maria Petroni, Romano Prodi, Francesco Profumo, Alberto Quadrio Curzio, Dario Rinero, Gianfelice Rocca, Cesare Romiti, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Nicoletta Spagnoli, Lucio Stanca, Giulio Tremonti, Marco Tronchetti Provera, Beatrice Trussardi, Giuliano Urbani, Flavio Valeri, Elena Zambon.
L’attuale Presidente è Giulio Tremonti, i Vice Presidenti Alberto Bombassei, Gianfelice Rocca, Paolo Savona (Vicario), Lucio Stanca (Tesoriere), Elena Zambon.

I Presidenti Onorari sono: Giuliano Amato, Gianni De Michelis, Cesare Romiti, Carlo Scognamiglio. Il Consigliere del Presidente: Giuseppe Cattaneo.
Infine «Aspenia», il trimestrale di Affari Internazionali di Aspen Institute (stampato da «Il Sole 24 Ore») è diretta da Marta Dassù, mentre il Direttore Responsabile è la giornalista (con doppio passaporto…) Lucia Annunziata.

Anche se in origine la sede storica era a Milano, per ovvi motivi di prestigio e per essere più vicini alla politica, oggi si trova a Roma, presso il Palazzo Lancellotti a Piazza Navona. Un palazzo storico che appartiene all'omonima famiglia dell'aristocrazia papalina...
Conclusioni

Alla fine l’Aspen Institute è un think tank nato all'insegna dei Rockefeller: un club elitario che si occupa di rappresentare le istanze dei gruppi mondialisti.
Grazie a enormi finanziamenti privati è in grado di influenzare i governi nazionali, infiltrando la sua attività di lobbying in tutti i settori strategici (economia, finanzia, cultura, politica, ecc.).
Lo statuto lo dice chiaramente: fare «promozione delle leadership», e incoraggiare le «leadership illuminate»…
Illuminate da che tipo di luce?

Soci Aspen

Ecco l’elenco dei «soci sostenitori», cioè le società che economicamente finanziano e sostengono Aspen Italia.
All’appello non manca nessuno: tantissime le banche, le multinazionali del farmaco, i colossi del petrolio e delle telecomunicazioni…

A2A, ABB, ABI ‐ Associazione Bancaria Italiana, Accenture, Acea, Aeroporti di Roma, Arriva Italia, Assicurazioni Generali, Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, A.T. Kearney, Atlantia, Autoclavi Fedegari, Banca CR Firenze, Banca Generali, Banca Nazionale del Lavoro, Banca Popolare di Bari, Banca Sella, Banca Sistema, Banco di Desio e della Brianza, Banor, Barclays Bank Italia, BCube, Bluefin Invest, BMW Group Italia, Brembo, British American Tobacco Italia, Candy Group, Cassa Depositi e Prestiti, Cesi, CitigroupCompagnia di San Paolo, Conad, Confagricoltura, Confederazione Nazionale Coldiretti, Confindustria, Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Credit Suisse, Deutsche Bank, Dompé Farmaceutici, Duferco Italia Holding, Edison, ENAV, ENEL, Eni, ePRICE, Ernst & Young Financial, Business Advisors, Falck Renewables, Farmindustria ‐ Associazione delle Imprese del Farmaco, Ferfina Holding ‐ Società Italiana per Condotte d’Acqua, Ferrovie dello Stato, Fideuram ‐ Intesa Sanpaolo private Banking, Fincantieri, FNM, Fondazione CariploFondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Enpam, Fondazione Fiera di Milano, Fondazione Sicilia, Galeries Lafayette, Geox, Getra, Gilead Sciences, Google, Grimaldi Compagnia di Navigazione, Gruppo Banco BPM, Gruppo Marcegaglia, Hewlett‐Packard Italiana, HSBC Bank, IBM Italia, Intesa Sanpaolo, INVITALIA ‐ Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’Impresa, Inwit, Iren, Isagro, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Kedrion, Leonardo‐Finmeccanica, Leonis Group, Luisa Spagnoli, Manpower Group Italia, Merloni Holding, Metropolitana Milanese, Microsoft Italia, Morgan Stanley, MSD, Nexi, Nexi Payments, Nielsen Italia, Oliver Wyman, Petrone Group, Philip Morris Italia, PB Tankers, Pirelli & C., Poltrona Frau, Poste Italiane, Procter & Gamble, RAI, Redaelli Tecna, Robert Bosch, Roland Berger Strategy, Consultants Italia, Rolls‐Royce International, SACE, Saipem, SAVE, SEA, Shell Italia, Siemens, Silversea Cruises, Simest, Sisal Group, Sky Italia, Snam, Sofinter, Sol, Techint, Telecom Italia, Terna, Trevi Finanziaria Industriale, UBIBancaUniCredit, Unilever Italia, Unipol Gruppo Finanziario, Vodafone Italia, Wind Telecomunicazioni, Zambon Group.
Per maggiori informazioni «Massoneria e sette segrete: la faccia occulta della storia»

Vaccini e la valanga inarrestabile….

Marcello Pamio

Lo sapevo con assoluta precisione matematica che le analisi chimiche e biologiche effettuate dall’associazione Corvelva, avrebbero scoperchiato il Vaso di Pandora e dato la spintina iniziale alla pallina di neve che si trovava in cima alla montagna innevata…
Una piccola pallina che sta diventando una valanga inarrestabile, e quando arriverà a valle si trascinerà dietro molte cose e molte persone.
Il vecchio farà posto al nuovo paradigma...

Un enorme plauso va al Presidente dell’ordine dei biologi, Vincenzo D’Anna, perché la sua presa di posizione ufficiale è a dir poco epocale e va contro ogni previsione.
L’establishment è stato spiazzato e per questo sta attaccando con ogni mezzo.
La cosa certa è che D’Anna non può essere additato con l’etichetta tanto amata e usata dal Sistema, quella di No-Vax, anche perché lui, da biologo crede eccome all’efficacia dei vaccini. Il presidente specifica nell’intervista del quotidiano Tempo di oggi 23 dicembre 2018, che «non è manco a tema l’utilità o meno dei vaccini, in queste analisi di laboratorio. L’indagine è stata sulla qualità della realizzazione dei prodotti messi in commercio».

Le analisi hanno «rilevato decine di impurità in più lotti. E al momento sono state individuate 43 sostanze improprie, nel senso che lì non si sarebbero dovute trovare». Sostanze come anticrittogamici, diserbanti, antibiotici, antimalarici…
La conclusione di D’Anna è coerente e assolutamente condivisibile: «bisogna che le agenzie ripetano queste analisi, facciano i controlli e rendano pubblici sia i risultati che il loto giudizio».
Per agenzie s’intendono quegli enti (Ema, Aifa, Iss, ecc.) che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo dopo quanto sta venendo fuori) controllare i farmaci e i vaccini prima che entrino in commercio.

Ed è esattamente quello che tutti si auspicano, a parte i soliti «cervelli-non-in-fuga»…
Personaggi come il «diversamente-umile» Roberto Burioni e il collega «gine-bunker» Salvo Di Grazia, non si smentiscono mai e prendono posizioni prone al Sistema a prescindere.

Di Grazia ama riempirsi la bocca di «bufale», non campane, ma mediatiche.
«Un quotidiano riprende i ridicoli risultati di una pseudo analisi di vaccini per farne notizia», e si lancia nella classica invettiva a dir poco risibile: «ora o i produttori denunciano chi sparge queste falsità o la magistratura controlla o stanno manipolando la realtà».
Innanzitutto definire «ridicoli» dei risultati di analisi biologiche e chimiche eseguite da un serio laboratorio, senza avere per le mani dei controesami che dimostrino la loro fallacità, è da arroganti e irresponsabili. Se poi teniamo conto che a parlare è un medico iscritto a un ordine, è ancora più grave dal punto di vista deontologico.
Di mezzo c’è la salute pubblica di milioni di persone, bambini e neonati in primis, per cui il principio di precauzione dovrebbe essere sacrosanto.

Secondo, forse il Di Grazia troppo preso dall’embolo, non ha capito che sarebbe auspicabile da tutti una denuncia da parte dei produttori, così in tribunale sarà possibile fare maggiore chiarezza.
Quindi al distratto ginecologo posso dire che NESSUNO è così fesso da denunciare qualcuno, anche perché i produttori sanno perfettamente che ciò sarebbe controproducente e non solo per l’immagine…
La bella notizia per noi è che se invece le analisi saranno confermate, la denuncia civile e penale potrebbe interessare proprio il dottor Di Grazia in persona, per aver da una parte denigrato («ridicoli risultati», «pseudoanalisi») i lavori, e dall’altra, in quanto medico, aver partecipato, con il suo comportamento, a mettere a rischio la salute pubblica.

Con il dottor Gianni, non può mancare il dottor Pinotto.
Burioni, da maestro venerabile quale è, supera tutti quanti.
«I nostri vaccini, quegli stessi usati in tutto il mondo, sono efficaci, sicuri, puliti e non contaminati».
Punto. Se lo dice il medico che passa il tempo a offendere il mondo intero, come non crederci? In fin dei conti lui è l’oracolo di Pesaro.
Peccato che nessuno di questi presentino prove, documenti, studi, conferme scientifiche della sicurezza vaccinale. Tutti sanno che sono sicuri per default.
Quindi loro non devono presentare nulla, ma lo pretendono da tutti gli altri. Come mai questa dissonanza?

Continua Bubù, «le prove così presentate - riferendosi alle analisi vaccinali - non sono inoppugnabili, sono semplicemente ridicole e, per chi se ne intende anche solo minimamente, fanno tenerezza per l’ingenuità di chi ha condotto queste ricerche».
Il «Roberto-tenerone» quindi, senza portare alcuna prova documentale, si abbarbica in pseudogiri di parole che mostrano per l’ennesima volta la sua vacuità scientifica.
La chicca, come il caffè, arriva sempre alla fine: «i vaccini sono sicuri ed efficaci fino a prova contraria». Chiaro? Ma la prova contraria non esiste e non esisterà mai, perché qualsiasi analisi venga presentata è «un concentrato di sciocchezze ed errori sperimentali, dei quali qualcuno dovrà presto vergognarsi, perché presto verranno smascherate e sbugiardate».
Anche se il termine «vergogna» non esiste nel suo dizionario, vale per Burioni la stessa cosa detta per Di Grazia: se non saranno «smascherate e sbugiardate» le analisi, e quanto prima, sarà responsabilità loro, professionale e giuridica…

In conclusione, dato che gli enti di controllo (Aifa, Ema, Iss) sono del tutto assenti o fanno orecchie da mercante, ci auguriamo che quanto prima un magistrato o un procuratore prenda la siringa al balzo innescando una serie di controlli in laboratorio seri e doverosi.
Mi auguro che anche gruppi come i Nas, invece di essere usati per scovare il piccolo untore negli asili, possano venire usati per scoprire le adulterazioni in prodotti che verranno inoculati su milioni di esseri umani. Visto che da gennaio del 2017 hanno costituito il Nucleo Carabinieri Aifa per la tutela della salute, e possono svolgere accertamenti e verifiche sulle «spesa farmaceutica e sulla tracciabilità del farmaco per la prevenzione ed il contrasto alle truffe in danno del Servizio Sanitario Nazionale e regionali» e «monitorare gli eventi avversi connessi l’uso dei farmaci».
In questo caso se le analisi saranno confermate abbiamo a che fare con prodotti farmaceutici non conformi alla legge, e quindi rientrano, oltre in un quadro di pericolosità, anche nel «danno al servizio sanitario»...

AUTUNNO DELLA CHIESA, INVERNO DELL’OCCIDENTE

CRISTIANESIMO E NUOVE FRONTIERE

di Roberto Pecchioli

Apocalisse in greco significa rivelazione. Come tutti sappiamo, è il titolo del libro finale della Bibbia. Messo da parte con imbarazzo dalla Chiesa modernista, resta come metafora di qualcosa di terribile. La rivelazione, un’apocalisse davvero, di monsignor Viganò sull’esistenza di una spaventosa rete omosessuale nella Chiesa, in grado non solo di determinare carriere, coprire abusi, ma anche di mutare profondamente la dottrina cattolica, sorprende soltanto chi non segue le vicende della più antica istituzione della terra.


Il problema è devastante, nonostante la sottovalutazione del pontefice argentino, che attribuisce ogni colpa al clericalismo. Insomma, la responsabilità del cancro è degli oncologi. Non si può guardare ai fatti raccontati senza un aspro travaglio interiore per la vastità del male commesso.


La coscienza vive con sgomento il crollo di insegnamenti bimillenari. Crollata la famiglia, accolta come normale l’omosessualità, addirittura nelle forme rivoltanti dell’efebofilia e della pedofilia, l’intera dottrina umana del cristianesimo crolla. Dal biblico “maschio e femmina li creò” all’immagine della sacra famiglia, al matrimonio sacramentale, tutto va in frantumi. Poiché il cristianesimo è l’architrave della civiltà europea ed occidentale, la frana è destinata a sconvolgere tutto e tutti.


Una civiltà ricca e rigogliosa, la nostra, si è condannata all’aridità e all’irrigidimento, i suoi capisaldi etici, spirituali, le certezze che hanno accompagnato decine di generazioni si sfaldano e l’erosione viene da dentro.


Ci sentiamo necrofori di una civiltà e di una religione che hanno oltrepassato il tramonto per raggiungere l’epilogo. Da credenti, sappiamo che la notte passerà e una nuova alba verrà. Tale è il significato purificatore degli scandali nel pensiero dell’evangelista, e la tenebra non è definitiva. Lo è, molto probabilmente, nelle nostre esistenze personali. Avvertiamo vivissima la tragedia di un mondo crollato sulle antiche credenze, le vecchie sicurezze, le venerande istituzioni in cui siamo vissuti, senza intravvedere luce alcuna.


Il sentimento più forte è il rancore per un tradimento gigantesco. Si ha il diritto di pensare: mi hanno mentito fin dall’infanzia. Non credevano affatto in ciò che ci proponevano a credere, dunque appare menzogna l’intero edificio della fede e della civiltà che ne è scaturita. Le civilizzazioni umane possono, devono mutare nel tempo, le religioni hanno come misura l’eterno. Non si possono rovesciare capisaldi della dottrina perché sgraditi allo spirito del tempo. Invece, oltre a sopportare prelati pervertiti, seminari trasformati in bordelli e ponti gettati verso tutto ciò che è stato chiamato peccato per millenni, dobbiamo ascoltare superiori gesuiti affermare che il Vangelo è poco più di una fiaba, giacché non c’erano registratori della parola di Gesù, cardinali convinti che Cristo fosse “un potente guaritore”, servi di Dio che scandalizzano asserendo che molti santi erano omosessuali.


Inutili, risibili le parole di Paolo di Tarso, Agostino, Tommaso, Pier Damiani e Caterina da Siena; il quinto evangelo è la parola di padre James Martin (servus Jesus?) con l’ausilio delle associazioni LGBT, l’uomo ha sostituito Dio, l’inferno, se c’è, è vuoto. Lo stesso Bergoglio, parlando con il neo evangelista Eugenio Scalfari, ha affermato che le anime degli empi si dissolvono. Perché, di grazia, dovrei ancora credere?


Il nuovo cristianesimo accoglie tutti i mali che aveva combattuto: le pulsioni gnostiche, secondo cui la creazione è intrinsecamente cattiva; il relativismo morale, che cambia tutto a seconda dei tempi e dei luoghi; il nichilismo, poiché non esiste la verità, tutt’ al più la sua interpretazione. Dei sette, il sacramento più in crisi è la confessione. L’uomo moderno, noi stessi, fatichiamo a raccontare il male che abbiamo dentro, pentirci e in qualche modo tentare di non perseverare nei comportamenti negativi che la tradizione chiamò peccato.


Come faremo, adesso, a confidarci con consacrati che non conosciamo, delle cui possibili condotte abbiamo orrore? La carità è cancellata e con essa forse l’enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas Est, in cui Eros, l’amore umano si trasforma in Agape, l’amore che si conclude in Dio.


La rocca sta cedendo, lo sconcerto prevale solo in pochi spiriti inquieti, gli altri si adeguano. Autunno della Chiesa, inverno di una civiltà. Intanto, crolla il tetto della chiesa romana intitolata a San Giuseppe dei Falegnami, un simbolo della sacra famiglia. Doveva celebrarsi un matrimonio nell’antiquata modalità di unione tra un uomo e una donna. Forse, un segno della collera di Dio, ma bisognerebbe credere in Dio. Chissà se ci credono ancora i gai cardinali, i vescovi corruttori, i preti mondani.


Nella foro in alto : l’antica Chiesa di Maalula, in Siria che è stata attaccata e saccheggiata dai miliziani dei gruppi jihadisti armati ed appoggiati dall’Occidente….

Roberto Pecchioli 

Fonte: Il Pensiero Forte 





IL SOVRANISMO SI ANDRÀ AD AFFERMARE SULLE MACERIE DELL’ATTUALE UNIONE EUROPEA

IL SOVRANISMO SI ANDRÀ AD AFFERMARE SULLE MACERIE DELL’ATTUALE UNIONE EUROPEA


di Luciano Lago
Molto tempo è passato da quando Jean-Jacques Rousseau scrisse il suo famoso Contratto Sociale, in cui Rosseau sostenne la necessità che gli individui, allo scopo di proteggere loro stessi e la propria libertà, si dovessero alleare in un patto sociale, formando in tal modo una forza unitaria, un’associazione volta a tutelare i beni e i valori di tutti, delineando così un corpo politico, composto dai singoli contraenti, che doveva corrispondere allo stato. Fu questa la prima teorizzazione dello Stato Sociale e della sovranità dello Stato in epoca pre moderna in contrasto con la visione tradizionale dell’Autorità e dell’assolutismo monarchico.

Il pensatore francese aveva teorizzato la necessità di una costruzione sociale che garantisse la costituzione di uno Stato democratico e doveva avere la finalità di assicurare la tutela della libertà individuale di ciascuno. 
l Contratto sociale di Jean-Jacques Rousseau rappresenta un testo essenziale per gli studi di etica sociale e filosofia politica; scritto nel 1762, l’opera è un baluardo della cultura moderna, e della moderna scienza politica. L’argomento di fondo era posto dall’interrogativo di quali possano essere le regole sulle quali basare un ordine politico e civile rispetto all’ordine originario della natura.

Le derivazioni moderne del pensiero di Rousseau, nell’idea democratica e post assolutista, hanno delineato il popolo come vero titolare della sovranità ed hanno sostenuto il ruolo delle leggi come espressione della volontà popolare.

Da allora l’idea della sovranità è stata sviluppata e teorizzata da un grande numero di pensatori e teorici, genralmente impegnati a stabilire quali fossero i limiti al potere statuale e a introdurre garanzie di fronte all’arbitarietà del potere politico. Questo pur conservando il valore sostanziale che era stato identificato da Rousseau come base della democrazia: la capacità dei popoli di autogovernarsi e decidere il modello sociale, economico e politico in cui questi desiderano vivere.

L’involuzione antidemocratica dell’Unione Europea


Questo prologo ci permette di affermare che attualmente, con l’introduzione del sistema dell’Unione Europea, si è verificata una involuzione dei principi di sovranità e di patto sociale in quanto questa UE rappresenta di fatto la negazione di questi principi della sovrantà e della democrazia. L’Europa neoliberista ha esacerbato la concorrenza tra i paesi, ha liquidato i diritti sociali e sta intaccando i valori civici delle società europee.
Oltre a questo il neoliberismo, che è la dottrina economica imperante nella UE, ha diviso il continente europeo in un nucleo di paesi industrializzati diretto dalla Germania rispetto ai paesi della periferia sprezzantemente chiamati i paesi del “club med” sempre più dipendenti dal punto di vista economico e svantaggiati dal sistema di cambi fissi derivante dall’euro. Nell’area europea non c’è possibilità per attuare politiche redistributive, al contrario vige il sistema del mercanitilismo e della conflittualità economica che, nel migliore dei casi, se riesce a produrre una crescita economica, lo fa a scapito delle maggioranze sociali che vengono impoverite dalla austerità e svalutazione dei salari.
Gli stessi cittadini europei hanno iniziato a comprendere quale sia il significato di un sistema di mercati aperti e di sottomissione alle regole europee: che si voti per uno o per altro partito, sarà sempre uguale la situazione con una ristretta oligarchia a decidere la politica economica, i bilanci e i principali assetti economici per ogni paese. Se qualcuno osa sfidare l’autorità di Bruxelles i mercati lo fanno ridurre alla ragione scatenando attacchi speculativi fino a provocare un default del paese. Il primo caso evidente è stata la Grecia e il secondo potrebbe essere l’Italia.

E’ passato molto tempo dal trattato di Maastricht e dopo quasi tre decadi di neoliberismo, le società europee stanno iniziando a reagire, come alcuni avevano previsto. Milioni di persone hanno perso tutto e assistono attoniti alla disintegrazione delle loro vecchie comunità. Nei paesi del sud Europa la miseria si è allargata, la disoccupazione giovanile ai massimi di anno in anno e la gioventù è priva di una prospettiva e di un proprio orizzonte. 

Qualcuno poteva sorprendersi dall’ emergere dall’ondata di populismo anti establishment che si va affermando in Europa? Potrebbe forse stupire qualcuno la riapparizione di richieste di sovranità, di sicurezza, di protezione sociale di fronte alle conseguenze deleterie della supremazia dei mercati? Sempre più cittadini si appellano allo Stato e rivendicano una sovranità nazionale contro la dittatura dei mercati perchè hanno capito che lo Stato nazionale è l’unico che può intervenire e contrastare la deriva finanziarista dei mercati.


Rivolta di popolo contro le banche


Appellare queste richieste come ritorno del fascismo, del nazionalismo, del razzismo significa non capire la vera natura dell’Unione Europea, il suo carattere elitario e oligarchico, il suo orientamento profondamente antidemocratico. La rinazionalizzazione della politica europea non è un effetto congiunturale della rivalità fra i partiti, ma piuttosto il prodotto storico della globalizzazione capitalista e della forma specifica che si è adottato in Europa.
Arrivati in questa fase della Storia bisogna essere chiari. Quello che si sta verificando in Europa non è uno scontro tra una forma di nazionalismo atavico e di un europeismo di impostazione liberista e cosmopolita. Quello che sta accadendo in Europa è uno scontro tra due forme di nazionalismo revanscista per la preminenza in Europa: quello mercantilista economico della Germania che si propone come potenza egemone e un nazionalismo di reazione sociale-identitaria che emerge in Francia, oltre a una forma di sovranismo che affiora prepotentemente in paesi come Italia, Belgio, Spagna o Gran Bretagna, per non parlare di quello che emerge nell’Europa dell’Est.

La vuota retorica europeista che oppongono le elite politiche dominanti, la loro stretta difesa dell’euro e del mercato unico, oltre a essere una difesa delle oligarchie finanziarie dominanti non è altro che una riproposizione in chiave economica della supremazia economica della Germania quale paese leader in Europa.

L’europeismo e il globalismo possono ancora avere l’adesione di alcune elite intellettuali e di parte della borghesia cosmopolita collegata ai centri finanziari, tuttavia non freneranno l’avanzata del populismo di carattere nazionalistico che si va diffondendo fra le masse defraudate dei loro diritti ed impoverite dalla globalizzazione. Per offrire una alternativa alle ricette europeiste si richiede una nuova sintesi politica che sia in grado di interpretare le esigenze degli strati popolari con idee forti, con passione e immaginari concreti.


Mario Draghi con il prof. Monti


La chiave di questo sta nell’unire un discorso diretto alle grandi maggioranze sociali con un programma orientato alla difesa della dignità delle classi popolari e dei lavoratori: al recupero della sovranità come base della democrazia; la rindustrializzazione dei paesi del sud Europa a partire dall’intervento pubblico nell’economia; una politica sociale orientata al pieno impiego; una profonda trasformazione dello Stato in senso federale e democratico.
Questo presuppone una rimpostazione delle alleanze internazionali e una nuova unione tra i paesi che rispettano la sovranità degli Stati: una Europa confederale. Al fondo la possibilità reale di una alleanza tra le classi lavoratrici, le categorie produttive che rappresentano le comunità: i piccoli produttori, i piccoli commercianti, gli agricoltori, artigiani ecc.. 
Un tale programma si può costruire superando le vecchie categorie destra e sinistra che sono gli schemi preferenziali del sistema dominante. Essenziale in questa fase, per i movimenti sovranisti, trovare un percorso comune evitando di cadere nelle trappole che già si sono aperte per imbrigliare la spinta dei movimenti sovranisti in reti internazionali di gestione che mirano a riportare tutto sotto il controllo delle centrali sovranazionali del potere dominante.

Il sovranismo è arrivato per rimanere come tendenza di fondo e deve essere integrato con la difesa dello stato sociale e delle identità culturali e nazionali. Le rivolte in Francia contro i pupazzi della finanza come Macron sono i primi venti di tempesta che si avvicinano. A questi livelli l’unica domanda rilevante è su chi sarà in grado di egemonizzare le forze sociali che ha scatenato la globalizzazione e quali richieste di protezione sicurezza e identità saranno prioritarie.
Svelare il carattere subalterno e dipendente delle classi politiche al potere è il compito di chi assume la leadership del fronte sovranista nei vari paesi e dimostrare che la sovranità è condizione indispensabile della democrazia nel senso originario di questo termine. Tuttavia una questione è fuori discussione: il futuro dei popoli sovrani si costruirà sulle macerie di questa Unione Europea.



RUSSIA E CINA STANNO PREPARANDO UNA RISPOSTA MULTIPOLARE ALL’OCCIDENTE

RUSSIA E CINA STANNO PREPARANDO UNA RISPOSTA MULTIPOLARE ALL’OCCIDENTE


di Sergei Leonov
Le fonti di Mosca riferiscono che il capo della Federazione Russa, Vladimir Putin, sarà l’ospite chiave del “One Belt, One Way Forum”, che si terrà in Cina nell’aprile 2019. Sergey Sanakoev, capo del Centro di analisi russo-cinese, afferma che non c’è nulla di sorprendente in questo fatto – dopo tutto, tre delle cinque rotte terrestri di questo grandioso progetto attraversano anche il territorio russo.
Oltre a Putin, i membri di circa quattro dozzine di paesi prenderanno parte al forum, ma il leader russo, secondo l’ambasciatore russo nella Repubblica popolare cinese Andrei Denisov, sarà sicuramente l’ospite principale dell’evento.
Dopo che Putin ha visitato la Russia in aprile, il leader dell’Impero Celeste, Xi Jinping, farà una visita di ritorno – il presidente cinese visiterà il Forum economico di San Pietroburgo, che si terrà nel giugno 2019.
“È necessario comprendere che nell’ambito del progetto” One Belt and One Road “non sono solo in discussione le rotte di trasporto, ma anche alcune questioni relative ai trasporti, ai legami culturali tra la gente russa e quella cinese ” , – come cita l’ agenzia di affari federale Sanakoyev” Economia oggi “.
In definitiva, l’obiettivo regionale della Russia è quello di collegare le province settentrionali della Cina con l’Eurasia attraverso la Transiberiana e la Ferrovia orientale cinese – con Chita, nell’est russo, Khabarovsk in Russia e la Cina totalmente interconnesse.
E in tutto questo progetto, Mosca punta a massimizzare il ritorno sulle sue principali risorse dell’Estremo Oriente russo; agricoltura, risorse idriche, minerali, legname, petrolio e gas. La costruzione di impianti di gas naturale liquefatto (GNL) a Yamal avvantaggierà notevolmente non solo la Cina, ma anche il Giappone e la Corea del Sud.

L’orientamento verso l’Asia della Russia non deve meravigliare più di tanto. Gli esperti dell’Estremo Oriente russo sono molto consapevoli dell ‘”eurocentrismo di una parte considerevole delle élite russe”. Sanno che quasi l’intero ambiente economico, demografico e ideologico in Russia è stato strettamente intrecciato con l’Europa per tre secoli. Riconoscono che la Russia ha preso in prestito l’alta cultura europea e il suo sistema di organizzazione militare. Ma ora, sostengono, è il momento, come un grande potere eurasiatico, di trarre profitto da “una fusione originale e autosufficiente di molte civiltà”; La Russia non solo come un punto di scambio o di connettività, ma come un “ponte di civiltà”.
Quello che caratterizza la attuale leadership di Mosca è la sua straordinaria ambizione; posizionare la Russia come un crocevia geoeconomico e geopolitico chiave che collega i sistemi economici dell’Eurasia settentrionale, Asia centrale e sud-occidentale.

Lavorando su un progetto comune, la Russia e la Cina stanno creando nuove forme dell’ordine mondiale globale, alternative a quelle che l’Occidente collettivo sta cercando di imporre. Negli Stati Uniti, stanno lottando per un mondo unipolare, mentre Mosca e Pechino si stanno sforzando di creare una comunità geopolitica multipolare in cui non ci saranno pericolosi centri dominanti di potere.