venerdì 23 novembre 2018

LA PERLA DI OGGI


Usa, allarme 5G e rivolta nelle città contro il wireless. Nuova ricerca: elevato rischio tumori, elettrosmog pericoloso per la salute


America dei controsensi: dal 1° ottobre il sistema 5G è regolarmente in funzione a Houston, Indianapolis, Los Angeles

e Sacramento, ma c’è pure chi s’è sfilato e ha detto “no”. Se a Doylestown (Pennsylvania) da più d’un anno i funzionari rimbalzano tra le aule dei tribunali statali e federali per opporsi alla massiccia invasione di mini-antenne di quinta generazione, dopo le città di San Anselmo e Ross, anche il Comune di Mill Valley (sempre in California) ha deciso di fermare il 5G: «Troppo inquinamento elettromagnetico, esiste un fondato pericolo per la salute pubblica». Ricevute le protesta dei cittadini, scrive “Terra Nuova”, i municipi hanno infatti bloccato l’installazione del wireless del 5G per salvaguardare «la salute e la sicurezza della comunità». Lo stesso è accaduto a Palm Beach, in Florida, perché – sostengono i maligni – vi risiede nientemeno che il presidente Donald Trump, che pare non gradisca vivere in un groviglio di radiofrequenze. «Fatto sta che, numeri alla mano, solo in fase sperimentale oltre l’Atlantico sono già quattro le città che faranno (volentieri) a meno dei 20 Gigabit al secondo in download». Come ricorda anche l’Agcom, aderire al 5G significa garantire infrastrutture in grado di sostenere fino un milione di dispositivi connessi contemporaneamente per chilometro quadrato. Tradotto: irradiazioni di microonde millimetriche ovunque, non più solo dalle stazioni radio sui tetti dei palazzi (in Italia già 60.000) ma anche dai vecchi pali della luce «riconvertiti in ubiquitari Wi-Fi, uno ogni poche decine di metri, ovunque». 
5G






Enel X, aggiunge “Terra Nuova”, ne ha annunciati poco meno di 2 milioni, distribuiti nei su 3.300 Comuni italiani. Con quali effetti per la salute? «Le prime evidenze che stanno venendo fuori dalla sperimentazione del 5G sono abbastanza preoccupanti», sostiene Agostino Di Ciaula, presidente di Isde-Italia (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica, che ha già chiesto al governo Conte – inutilmente – una moratoria, per il nostro paese». Secondo Di Ciaula, «sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori». Dati di fatto «ormai consolidati», secondo Di Ciaula: «Le onde elettromagnetiche ad alta frequenza causano effetti biologici soprattutto in termini di plesso ossidativo, che è alla base di numerose patologie croniche e dello stesso cancro». L’esposizione a onde come quelle fel 5G può danneggiare l’estensione del genoma e causare rischi in termini di fertilità, oltre che conseguenze neurologiche.
«Ci sono numerosissime evidenze che documentano danni nello sviluppo, comportamentali, persino danni metabolici», aggiunge Di Ciaula. Sull’ipotesi di revisione da parte dell’Oms sulla “cancerogenesi da elettrosmog”, lo stesso Isde puntualizza: «Il cancro è una evenienza che sembra molto probabile, ma è soltanto la vetta dell’iceberg». Secondo “Terra Nuova”, sono troppe le cose non dette, in materia: «Tra l’imbarazzante silenzio di amministratori locali, istituzioni regionali, politica e governo nazionale – non a caso anche mainstream e stampa faticano a informare l’opinione pubblica sullo scontro (titanico) in atto tra i massimi organismi di controllo sanitari del mondo – l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dovrà esprimersi sulla richiesta di revisione nella classificazione della radiofrequenze tra gli agenti cancerogeni». Secondo il 
Agostino Di Ciaula
newsmagazine ecologista, sarà un “terremoto” per il business 5G se la connessione elettrosmog-salute passerà dall’attuale livello (Classe 2B) alla Classe 2A o addirittura alla Classe 1, venendo cioè elevata da “possibile” a “probabile”, se non addirittura “certo” agente cancerogeno.
La partita, aggiunge “Terra Nuova”, s’è riaperta proprio in questi giorni, con i risultati degli studi americani del National Toxicology Program e dell’Istituto Ramazzini di Bologna, bollati però come «non convincenti» dalla Commissione Internazionale per la Tutela dalle Radiazioni non Ionizzanti (Icnirp), che li ha definiti «studi che non forniscono un corpus di prove coerenti, attendibili e generalizzabili che possano essere utilizzate come base per la revisione delle attuali linee guida sull’esposizione umana». Sono davvero necessarie ulteriori ricerche? Non s’è fatta attendere la risposta degli scienziati chiamati in causa, «spartiacque in un’invisibile lotta tra negazionisti e precauzionisti che già in passato s’è macchiata di anomalie, scandali e conflitti d’interesse». Un’ombra che, secondo “Terra Nuova”, ancora oggi grava sulla tesi di quanti – 
Fiorella Belpoggi
anche davanti l’evidenza negli aggiornamenti e del numero degli “elettrosensibili” in crescita – si ostinano a considerare solo gli effetti termici (escludendo danni biologici da elettrosmog).
«I nostri studi sono stati ben eseguiti e senza pregiudizi sui risultati», assicura Fiorella Belpoggi, direttrice della ricerca condotta per il Ramazzini: si tratta dell’indagine attualmente più importante al mondo, non finanziata dalle lobby del wireless né da privati, ma da enti pubblici. Dieci lunghi anni di studi e test, condotti su cavie “uomo-equivalenti”, che hanno permesso di riscontrare «gravi tumori maligni al cervello», oltre che l’insorgenza di infarti cardiaci. Ora, certo, la sanità pubblica dovrà valutare lo studio e trarne le conclusioni: il ruolo degli scienziati “finisce” nel momento in cui alle autorità si forniscono i dati accertati, che in questo caso rivelano la presenza di un rischio concreto e allarmante. «La sottostima delle prove dei biotest sui cancerogeni e i ritardi nella regolamentazione – osserva la dottoressa Belpoggi – hanno già dimostrato molte volte di avere gravi conseguenze, come nel caso dell’amianto, del fumo e del cloruro di vinile». La posizione ultra-prudente dell’Icnirp? Per Fiorella Belpoggi si commenta da sé, visto che sottovaluta gli evidentissimi rischi per la salute dei cittadini.

Fonte Libre

L’ASSE DELLA RESISTENZA MANDA IN FRANTUMI LA “STRATEGIA DEL CAOS” DI WASHINGTON E METTE IN CRISI L’ORDINE GLOBALE USA

L’ultima fase degli avvenimenti sul campo di battaglia in Siria, con l’annientamento ormai definitivo dei gruppi terroristi armati ed appoggiati da USA ed Arabia Saudita, con la realizzazione di uno scudo difensivo fornito dai russi (missili S-300) che impedisce al Israele di continuare i suoi attacchi contro il territorio siriano, hanno messo allo scoperto la sconfitta definitiva dei patrocinatori del terrorismo islamista e soprattutto il fallimento del piano di smembramento della Siria (piano di balcanizzazione) concepito dagli strateghi di USA e di Israele già diversi anni prima, in funzione degli interessi di Israele e dell’egemonia USA sul Medio Oriente.

Tale sconfitta non è soltanto la più significativa degli ultimi 30 anni ma rappresenta anche il fallimento del tentativo di Washington di imporre il suo “Ordine Globale” nella regione strategica del Medio Oriente.


Un fallimento che risulta ancora più cocente considerando tutti i tentativi e le enormi risorse spese da Washington per la destabilizzazione della Siria e la realizzazione del califfato sunnita, patrocinato dall’Arabia Saudita, che veniva descritta nei documenti della DIA come una “risorsa strategica” per gli USA.
Un piccolo paese con la sua ostinata ed inaspettata resistenza, con l’aiuto fraterno dei suoi alleati, Hezbollah e l’Iran ( e la Russia in ultimo), ha mandato a monte il piano strategico di Washington ed ha creato effetti a catena nella regione dove gli USA hanno perso credibilità e prestigio anche di fronte ai loro vecchi alleati (Turchia in primis).

Tutto questo avviene mentre la vittoria in Siria ha determinato due importanti effetti:

1) l’avvento sullo scenario internazionale della Russia come nuovo protagonista indiscusso e nuova potenza stabilizzatrice;
2) la creazione di un Asse della Resistenza costituito da Siria-Iran-Hezbollah (a cui si è unito anche l’Iraq ) che costituisce una spina nel fianco per i progetti della triade USA-Israele-Arabia Saudita.
Dovrà iniziare adesso una nuova fase della crisi siriana che dovrebbe essere quella della ricostruzione del paese a cui è interessata anche la Cina nei suoi progetti di sviluppo per il corridoio dal Medio Oriente all’Asia.

Il tentativo del presidente Trump e della elite di potere di Washington di assediare l’Iran con le sanzioni ed il blocco del suo petrolio è di fatto una reazione alla sconfitta subita ed è un tentativo destinato all’insuccesso come si preannuncia dal rifiuto dei grandi paesi del mondo (Cina, India in primis) di sottostare alle direttive e minacce che provengono dall’Amministarzione Trump, che agisce su imput di Israele.

Importante constatare che questa guerra è stata persa dall’imperialismo USA nonostante il massiccio utilizzo della propaganda e della falsificazione sistematica delle notizie.

Le guerre neocoloniali ed imperialiste condotte dagli USA fanno un abbondante utilizzo delle menzogne facendo leva sulla egemonia informativa del loro apparato mediatico; le elite che detengono il potere da molto tempo hanno realizzato il controllo dei mezzi di informazione o meglio disinformazione. I giornalisti al servizio del potere sono dei reparti, particolarmente specializzati, degli eserciti neocoloniali che aiutano i governi ad ottenere il consenso necessario per condurre nuove crociate imperialiste. I media sono a tutti gli effetti una arma da guerra per le campagne di aggressione operate dalla elite di potere di Washington e come tale vengono utilizzati.
Forze USA
Dall’inizio della crisi siriana, l’apparato mediatico occidentale si è mobilitato per imporre il mito della rivolta popolare, ovvero di far credere che il conflitto siriano fosse una guerra civile interna, una insurrezione “spontanea” o una sorta “primavera araba” per richiedere la “democrazia”. Tali falsificazioni adottate di frequente dai media occidentali hanno rappresentato, sotto molti aspetti, un cospicuo successo per le grandi potenze che hanno condotto una serie di operazioni di cambio-regime (tutte con pretesti fasulli ) nella regione mediorientale e del nord Africa negli ultimi quindici anni’, dall’Iraq alla Libia, alla Siria. In passato era stata fatta una operazione analoga con la ex Yugoslavia.
In Siria questa falsificazione (le così dette “primavere arabe”) non ha però funzionato come era nei piani dell’elite di Washington e di Tel Aviv. La guerra per procura contro la Siria è emersa come fatto evidente anche ai più sprovveduti telespettatori e sono eseguite ammissioni pronunciate a mezza bocca e fatte trapelare di fronte all’evidenza dei fatti.
Il progetto strategico statunitense perseguiva l’obiettivo di rovesciare il governo di Damasco e smembrare la Siria in diversi Stati su base confessionale ed etnica. Si trattava di un progetto che rientrava nel contesto del vecchio piano di “balcanizzazione del Medio Oriente” che risale agli anni ’90 e che si iniziò ad attuare con l’invasione dell’Iraq del 2003. Un progetto che peraltro è stato apertamente rivendicato dagli esponenti dell’Amministrazione Obama e di cui si trova traccia nei documenti ufficiali del Pentagono e della DIA (Defence Intelligence Agency). Vedi : Il piano degli USA per balcanizzare la Siria
L’operazione in Siria era diretta a spezzare i legami di Damasco con Teheran, favorire la realizzazione del gasdotto con il Qatar, spezzando l’unità dell’Asse della Resistenza e favorendo il nuovo assetto regionale teorizzato dagli strateghi di Israele e degli USA, progetto che prevedeva lo smembramento della Siria e dell’Iraq facedo leva sulle divisioni settarie ed etniche della regione.

Per raggiungere questo obiettivo Washington ed i suoi alleati non hanno esitato ad adottare la mistificazione delle armi chimiche utilizzate dal regime di Bashar al-Assad, una accusa ripetuta a più riprese e sempre smentita da invesitgatori indipendenti come l’investigatrice dell’ONU Carla Del Ponte la quale affermò di essere in possesso di testimonianze di vittime secondo cui i ribelli avevano utilizzato gas sarin ( BBC 2013 ). Poi, sempre in maggio, si diffuse la notizia che le forze di sicurezza turche avevano scoperto una tanica di sarin da 2 chilogrammi in una perquisizione nelle abitazioni alcuni combattenti di Jabhat al-Nusra ( RT 2013 ). In luglio la Russia annunciò di avere le prove del fatto che i ribelli producevano da soli il proprio gas sarin ( Al Jazeera 2013 )’’.

Mentre i media occidentali ripetevano per lo più le accuse di Washington, i resoconti indipendenti continuavano a smentire tale versione. I giornalisti Dale Gavlak e Yahya Ababneh pubblicarono interviste condotte direttamente con medici, abitanti della Ghoutha, combattenti ribelli e loro famigliari nella zona della Ghoutha Orientale. Molti ritenevano che gli islamisti avessero ricevuto armi chimiche tramite il campo dell’intelligence saudita, il principe Bandar bin Sultan, e che fossero gli autori dell’attacco con i gas ( Gavlak e Ababneh 2013 ).
Il veterano giornalista nordamericano Seymour Hersh intervistò agenti dell’intelligence USA, giungendo alla conclusione che le accuse di Washington riguardo agli eventi erano state inventate. Al-Nusra sarebbe dovuta essere tra i sospettati, affermò, ma l’amministrazione ( USA ) ha selezionato una per una le informazioni dell’intelligence in modo da giustificare un attacco contro Assad ( Hersh 2013 )’’. E via con altre smentite ed altre false accuse sempre ossessivamente ripetute dai giornalisti della CNN e dalle ONG pilotate dalla CIA, come Avaaz, Human Right Watch e Amnesty International, tutti autentici “cani da guardia” dell’Imperialismo USA. Vedi: “US Lied About Syrian Chemical Attack Then Bombed Them Anyway”.
La “strategia del caos” attuata da Washington e da Tel Aviv, con il supporto dell’Arabia Saudita e delle monarchie del Golfo, mirava alla creazione di uno ‘’Stato fallimentare’’, debole e frammentato (vedi la Libia post Gheddafi). l’Asse della Resistenza (Siria-Iran-Hezbollah) ha mandato all’aria questo progetto configurando un conflitto asimmetrico fra una guerra popolare e degli eserciti artificiali composti da mercenari di variegate nazionalità, molti dei quali non arabi. Superfluo dire che la posta in gioco nel conflitto siriano era altissima: sovranità nazionale della Siria o dominio neocoloniale degli USA-Israele sulla regione.
A questo conflitto sostenuto dall’Asse della Resistenza, supportato dall’intervento russo, si è unito anche l’Iraq, consapevole della posta in gioco e compartecipe nell’interesse di opporsi ai disegni di secessione e frammentazione che riguardano anche il Governo di Baghdad.
Arrivati a questo punto il fronte dei mercenari USA-Arabia Saudita ha ceduto e non è stato più in grado di riprendere l’iniziativa di fronte alla offensiva dell’Esercito siriano, di Hezbollah e delle milizie sciite irachene che hanno preso il controllo anche della frontiera Siria-Iraq-Giordania, mandando all’aria anche il piano B di Washington che intendeva utilizzare i curdi come esercito di terra da contrapporre all’Asse della Resistenza per indebolite le forze di Damasco e di Hezbollah.
Quest’ultima mossa azzardata di Washington di fare leva sulle legittime aspirazioni curde per utilizzare l’indipendentismo curdo come una ariete contro i governi di Siria-Iran-Iraq è clamorosamente fallita sia per il deciso intervento iracheno nel Kurdistan sia per la discesa in campo della Turchia che si è frapposta al progetto di una entità curda alle sue frontiere.
Hezbollah postazione
Tuttavia, come molti si aspettavano, l’elite di potere USA e i governi di Rijad e di Tel Aviv non si sono rassegnati alla sconfitta ed attualmente cercano, come ultima ratio, di utilizzare una doppia strategia:

1) quella di giocarsi la carta libanese creando la “provocazione” in Libano in modo da far nuovamente scoppiare una guerra civile nel paese dei cedri per indebolire Hezbollah e favorire il pretesto per una nuova invasione del Libano da parte di Israele, mirata questa volta a distruggere Hezbollah e la presenza dei suoi collegamenti militari con l’Iran alle frontiere di Israele. Chiaro il progetto di colpire alle spalle l’asse della Resistenza.

Tuttavia il progetto non aveva calcolato l’ultima mossa di Mosca che, con l’installazione delle batterie di missili S-300 in Siria ( con raggio di azioni fino in Libano e nord di Israele, oltre al rafforzamento della sua presenza navale al largo delle coste siriane, promette di far pagare un duro prezzo a qualsiasi tentativo di aggressione.

2) I servizi di intelligence anglo-USA hanno ripreso a finanziare i gruppi radicali sunniti che si trovano nella zona siriana sotto controllo del governo di Damasco per suscitare nuovi scontri e nuove attività terroristiche. Il piano è stato scoperto e sono stati individuati e sequestrati ingenti depositi di armi made in USA e Israele che dovevano servire a tale progetto insurrezionale.

Washington tuttavia non ha calcolato che in Siria opera un ottimo servizio di intelligence, istruito ed affiancato dai russi, che riesce a captare e scoprire per tempo le comunicazioni e le infiltrazioni provenienti dal nemico ed a neutralizzare i tentativi di sobillazione in cui sono maestri americani e sionisti.

L’Asse della Resistenza ha messo a punto i suoi strumenti a tutti i livelli, dall’intelligence alla logistica che da Teheran arriva al Mediterraneo, passando per Damasco e per Baghdad. Una spina nel fianco per gli imperialismo, sionismo e wahabismo, i tre cancri che cercano di sottomettere i popoli e diffondere morte e distruzione nelle antiche terre dal Tigri All’Eufrate che hanno visto sorgere le prime civiltà e le più antiche comunità cristiane attaccate dai tagliagola takfiri sostenuti dall’Occidente.

Una ricerca mostra che lo zafferano attacca le cellule tumorali su più fronti, in ogni fase della malattia



Lo zafferano potrebbe essere una spezia che usi usi molto spesso, ma forse lo dovrebbe essere, infatti come dimostra la ricerca la spezia può attaccare le cellule tumorali in ogni fase della malattia.

La medicina tradizionale cinese è  consapevole da molto tempo delle virtù dello zafferano, che ha giocato un ruolo vitale nella guarigione per molti anni, ora anche il mondo occidentale sta iniziando a dare a questa spezia il merito che gli spetta dato che ha dimostrato il potenziale per prevenire e persino invertire diversi tipi di cancro aggressivi .

Ecco alcuni dei modi in cui lo zafferano può combattere la malattia.

Sopprime l'infiammazione

L'infiammazione gioca un ruolo vitale nello sviluppo del cancro e lo zafferano ha potenti effetti anti-infiammatori. I ricercatori hanno detto che le proprietà di blocco dell'infiammazione delle spezie sono un motivo in più per cui si comporta così bene, negli studi sugli animali, e sulle cellule cancerogene.

Previene la crescita del cancro

Lo zafferano contiene tre carotenoidi - safranale, crocina e crocetina - che possono impedire al cancro di formarsi in primo luogo. Studi condotti su cellule e animali hanno dimostrato che questi pigmenti antiossidanti delle piante inibiscono i fattori scatenanti del processo cancerogeno, inclusi il danno ossidativo dei radicali liberi, i virus, le tossine ambientali, l'infiammazione e le radiazioni. Lo fa proteggendo attivamente il DNA nelle cellule da danni e mutazioni, impedendo sostanzialmente la crescita del cancro. Studi su animali hanno dimostrato che l'estratto di zafferano può prevenire la formazione di tumori se assunto per via orale prima dell'esposizione ad un agente cancerogeno prodotto in laboratorio.

Tumori, sostanze nutritizie e ossigeno

I tumori non possono vivere senza sostanze nutritive, ossigeno e sangue, e i tre carotenoidi nello zafferano sopprimono il processo usato dai tumori per creare nuovi vasi sanguigni. Si ritiene che la spezia possa invertire la crescita del cancro poiché uno studio dimostra che la crocetina in esso contenuta può causare la regressione dei tumori pancreatici.

Abbassa la produzione di enzimi distruttivi



Nel loro tentativo di diffondersi in tutto il corpo, le cellule tumorali usano la matrice metalloproteinasi, o MMP, per distruggere la matrice proteica che si trova tra le cellule nel tessuto sano. La crocetina nello zafferano può impedire alle cellule del cancro al seno di produrre MMP, minimizzando così la loro invasività e impedendo loro di farsi strada nei tessuti sani che li circondano. Riduce anche i livelli di un altro enzima che è importante nella progressione del tumore e l'invasività del cancro nota come gelatinasi.



Stimola la morte delle cellule

Le cellule tumorali possono crescere senza controllo perché sono essenzialmente invulnerabili alla morte cellulare programmata che normalmente regola la crescita delle cellule. Tuttavia, gli antiossidanti nello zafferano possono invertire questo processo spingendo le cellule tumorali a suicidarsi. Questo effetto è visibile persino in alcuni dei tumori più aggressivi in cui i medici hanno da molto tempo abbandonato di combattere, compresi quelli dei polmoni, dello stomaco e del fegato.

Ad esempio, uno studio pubblicato su Hepatology ha dimostrato come lo zafferano abbia causato la morte delle cellule e bloccato l'infiammazione nel cancro del fegato.

Riduce gli effetti collaterali negativi della chemioterapia

Gran parte dell'entusiasmo  sulle potenzialità dello zafferano come trattamento per il cancro deriva dal fatto che le attuali offerte lasciano molto a desiderare. La chemioterapia è piena di effetti collaterali negativi, non ultima la sua capacità di causare cambiamenti chimici del DNA che possono attivare i geni del cancro e provocare mutazioni che promuovono il cancro.

Mentre la proficua sostituzione  di trattamenti come la chemioterapia con ingredienti naturali nella medicina tradizionale sarà una dura battaglia, lo zafferano può  lavorare a fianco della chemioterapia e ridurre al minimo il danno.

Ad esempio, in uno studio pubblicato su Human and Experimental Toxicology , topi che avevano assunto lo zafferano per cinque giorni prima di ricevere uno dei tre comuni farmaci antitumorali hanno notato un danno significativamente inferiore al DNA, dovuto in parte al fatto che lo zafferano previene la rottura dei fragili filamenti di DNA .

Ancora una volta, la saggezza della medicina tradizionale cinese ha prodotto un trattamento promettente per una malattia moderna. Quante vite potrebbero essere salvate se questi risultati vengono utilizzati per sviluppare un'alternativa più sicura alla chemioterapia?

Fonti:






I terroristi continuano a pianificare un attacco di falsa bandiera chimico a Idlib in Siria




Tahrir al-Sham Hay'at (il Levant Liberation Board o il Fronte di Al-Nusra) ha trasferito una nuova spedizione di materiali chimici in una località non specificata nella provincia di Idlib tra i tentativi di mettere in scena un attacco di bandiera falsa nella zona demilitarizzata

Il sito web in lingua araba Sputnik ha citato fonti ben informate che rivelano che Tahrir al-Sham ha trasferito una nuova spedizione di materiali velenosi dalla città di al-Dana a Nord di Iblib verso una destinazione sconosciuta nella provincia.

Ha inoltre affermato che i terroristi di Tahrir al-Sham hanno prelevato la partita, comprese 5 bombole di gas di cloro, da un magazzino vicino ad al-Dana con severe misure di sicurezza, aggiungendo che nessun militante siriano è stato coinvolto nell'operazione.

L'agenzia di stampa ha proseguito affermando che Tahrir al-Sham, con la cooperazione dei militanti di White Helmet Organization (i Caschi Bianchi finti soccorritori) , hanno distribuito un grande volume di materiali chimici attraverso la zona demilitarizzata nella Siria settentrionale e nord-occidentale per usarli in un attacco chimico di falsa bandiera  per successivamente accusare l'esercito di Damasco e dare la scusa  alle potenze occidentali di attaccare l'esercito siriano nella zona colpita dalla guerra.

Sputnik ha citato fonti anonime, rivelano, che all'inizio di questo mese terroristi di Tahrir al-Sham e Jeish al-Izzah hanno arrestato 29 uomini del loro gruppo e 5 membri dei White Helmets, accusandoli di essere coinvolti nella divulgazione delle informazioni sulle armi chimiche e gas velenosi, indicando le posizioni di stoccaggio e il loro trasferimento in nuove posizioni.

Tahrir al-Sham Jeish al-Izzah hanno istituito un comitato congiunto, 3 giorni fa, per indagare e trovare le spie al loro interno che hanno permesso la fuga di notizie sulle armi chimiche.

Sputnik ha citato un'altra fonte che ha rivelato che i terroristi di Tahrir al-Sham e Jeish al-Izzah hanno avviato vaste indagini sulle fonti eccellenti dietro la divulgazione delle notizie  sul trasferimento dei carichi di materiale chimico in diverse regioni della provincia di Idlib.

Inoltre ha affermato che la mossa di Tahrir al-Sham è arrivata dopo che gruppi terroristici hanno avuto una riunione a Khan Sheikhoun, nel sud-ovest di Idlib, per istituire un comitato investigativo.

Il sito in lingua araba Sputnik ha continuato dicendo che il comitato è responsabile del interrogatorio dei terroristi e dei membri dell'organizzazione militante White Helmets sulle informazioni trapelate.

Negli ultimi mesi diversi media arabi hanno pubblicato rapporti sulle attività con agenti chimici dei gruppi terroristici a Idlib.

Nel frattempo, fonti ben informate hanno riferito a fine ottobre che Jeish al-Izzah ha trasferito 2 cilindri di gas Sarin e cloro da al-Latamina a Qala Maziq nel nord-ovest di Hama per consegnarli ai militanti alleati di Ansar al-Tohid.

CON LA RETE 5G, FINIREMO TUTTI DENTRO UN GROSSO FORNO A MICROONDE MONDIALE
















Quando la realtà supera l’immaginazione: satelliti, droni, laser e palloni in alta quota, tutto sopra le nostre teste. Una flotta di oltre 200.000 unità nello spazio fino a 750 miglia, ognuno in orbita continua per cinque anni a cominciare (forse) già dal 2018. Per garantire una connessione internet permanente, una copertura di rete ineludibile e ubiquitaria.

Non è la trama dell’ultimo Guerre Stellari né visionaria fantascienza, ma l’obiettivo del piano di sviluppo a copertura globale di wi-fi ad alta velocità proveniente dallo spazio a cui stanno lavorando cinque multinazionali, tra cui i colossi del web Google e Facebook.


Senza informare la popolazione sui temibili rischi: ambiente e salute pubblica sempre più nel collasso elettromagnetico?

La denuncia arriva da Guards, l’Unione Globale per bloccare lo Sviluppo di Radiazioni dallo Spazio (Global Union Against Radiation Deployment from Space), un nuovo coordinamento internazionale di sigle e associazioni per “bloccare i piani di sviluppo del Wi-Fi globale, che costituirebbero una sperimentazione non consensuale sugli esseri umani e, dunque, una violazione dei diritti umani secondo il Codice di Norimberga”.

La prevista distribuzione globale di Wi-Fi dallo spazio potrebbe distruggere lo strato di ozono, inasprire i cambiamenti climatici e minacciare la vita sulla Terra

Comunicato stampa
dell’Unione Globale per Bloccare lo Sviluppo delle Radiazioni dallo Spazio
Global Union Against Radiation Deployment from Space (GUARDS)

Cinque società si stanno organizzando per fornire, entro i prossimi tre o quattro anni, una copertura globale di Wi-Fi ad alta velocità proveniente dallo spazio. Secondo la coalizione internazionale di associazioni, recente formata, la Global Union Against Radiation Deployment from Space (GUARDS) ovvero l’Unione Globale per bloccare lo Sviluppo di Radiazioni dallo Spazio (GUARDS), tutto questo rappresenta un vero e proprio incubo per la salute pubblica e per l’ambiente.
Secondo GUARDS, i collegamenti satellitari necessari a distribuire questi servizi potrebbero mettere in pericolo lo strato di ozono e potrebbero contribuire significativamente ai cambiamenti climatici. I gas di scarico dei razzi contengono cloro che distrugge l’ozono, vapore acqueo (un gas a effetto serra) e particelle di ossido di alluminio che si depositano sulle nuvole nella stratosfera.

Nei fumi di scarico dei razzi si osserva, infatti, la completa distruzione dell’ozono.
Secondo Aleksandr Dunayev della Agenzia Spaziale Russa, citato dal New York Times (14 maggio 1991, pag. 4) “Circa 300 lanci dello Space Shuttle ogni anno sarebbero una catastrofe e lo strato di ozono andrebbe completamente distrutto.”
Nei primi anni ’90, nel mondo si effettuavano in media solo 12 lanci di razzi all’anno. Mantenere una flotta di 4.000 satelliti nello spazio, ciascuno con una durata prevista di cinque anni, potrebbe comportare un numero di lanci ogni anno tale da creare una catastrofe ambientale.
Un’altra preoccupazione di GUARDS è lo stesso Wi-Fi. Benché venga ritenuto da molti come un servizio di grande valore, il Wi-Fi funziona con radiazioni pulsate a microonde, simili a quelle utilizzate dai forni a microonde. Numerosi studi scientifici dimostrano che le radiazioni da radiofrequenza e da microonde possono avere un ruolo nella riduzione delle foreste, nella scomparsa di rane, di pipistrelli, di api da miele e nella minaccia di estinzione del passero comune oltre che provocare altri danni al DNA nell’Uomo. E’ di vitale importanza per la vita sulla Terra che si diminuiscano queste radiazioni.
“Il corpo umano”, sostiene il dottor Gerard J. Hyland, dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, “è uno strumento elettrochimico con una estrema sensibilità”, sottolineando che, come una radio, può essere disturbato dalle radiazioni a cui è esposto.

Se un segnale elettromagnetico può azionare un dispositivo meccanico, infatti, può disturbare anche ogni cellula del corpo umano. 
Il 7 febbraio 2014 il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti ha dichiarato, in riferimento ai limiti estremi che disciplinano la radiazione utilizzate dal Wi-Fi, che “gli standard di sicurezza per le radiazioni elettromagnetiche della Federal Communications Commission (FCC) continuano a basarsi solo sugli effetti termici, che rappresentano un criterio ormai vecchio di quasi 30 anni e oggi inapplicabile”.
Nel 2011 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato, inoltre, le radiazioni emesse dai telefoni cellulari, Wi-Fi, e da altre tecnologie wireless come possibili cancerogene per l’Uomo (Classe 2B). Recenti studi scientifici hanno concluso che sarebbe più appropriata la classificazione della radiofrequenza come cancerogeno certo (Classe 1A). Ciononostante, i progetti di un Wi-Fi globale dallo spazio renderebbero l’esposizione a queste onde elettromagnetiche praticamente ubiquitaria ed ineludibile.
Una recente lettera inviata al Comitato Economico e Sociale Europeo da 88 associazioni, che rappresentano tutte insieme oltre un milione di persone, denuncia che i governi stanno tradendo la fiducia della popolazione ignorando i pericoli delle radiazioni a radiofrequenza e microonde.

L’intento di GUARDS è quello di bloccare i piani di sviluppo del Wi-Fi globale, che costituirebbero una sperimentazione non consensuale sugli esseri umani e, dunque, una violazione dei diritti umani secondo il Codice di Norimberga.

CHI SIAMO: Global Union Against Radiation Deployment from Space (GUARDS)
GUARDS è una coalizione internazionale di diverse associazioni che hanno creato un coordinamento per fermare i piani di sviluppo del Wi-Fi globale dallo spazio che minaccia la vita sulla Terra.
Contatto: Ed Friedman, Maine USA, 207-666-3372 edfomb@comcast.net
Contatto in Italia: Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (AMICA)

Petizione per chiedere di fermare lo sviluppo del Wi-Fi dallo spazio

Fonti bibliografiche

Salute umana

Il Rapporto BioInitiative (1500 pagine) sugli effetti sulla salute della radiofrequenza e delle microonde è stato pubblicato nel 2007 con un aggiornamento nel 2012. Gli autori sono 29 scienziati provenienti da dieci paesi. Hanno pubblicato migliaia di studi che mostrano l’interferenza con i processi chimici nel corpo, delle radiofrequenze con numerosi effetti tra cui alterazioni genetiche, cancro, disfunzioni immunitarie, danni neurologici, e infertilità. Il Rapporto è disponibile all’indirizzo: http://www.bioinitiative.org.

Lettera Avviso inviata nel mese di febbraio 2015 al Comitato Economico e Sociale Europeo da 88 organizzazioni (tra cui AMICA) riguardo il tradimento della fiducia dei cittadini da parte delle istituzioni che ignorano gli effetti delle radiazioni da radiofrequenza e da microonde. Disponibile all’indirizzo:http://www.radiationresearch.org/…/EM-Radiation-Research-Tr…

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), un comitato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato le radiazioni da radiofrequenza, compresa quella emessa dalla tecnologia wireless, come possibile cancerogeno per l’uomo in Classe 2B.

Il medico inglese Erica Mallery-Blythe ha scritto un ottimo rapporto sulla Elettrosensibilità che si stima colpisca attualmente il 5% della popolazione mondiale: http://www.iemfa.org/wp-content/…/Mallery-Blythe-v1-EESC.pdf

Il 7 febbraio 2014, il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti ha dichiarato, in riferimento ai limiti estremi che disciplinano la radiazione utilizzati dal WiFi, che “gli standard di sicurezza per le radiazioni elettromagnetiche della Federal Communications Commission (FCC) continuano a basarsi sugli effetti termici, un criterio ormai vecchio di quasi 30 anni e oggi inapplicabile”.

Ambiente

Studi dimostrano che la radiazione da radiofrequenza danneggia l’ambiente, sia la flora che la fauna.
Fonti:
http://www.biolmedonline.com/ articoli / Vol4_4_2012 / Vol4_4_202-216_BM-8.pdf

Il 31 ottobre 2014 è stata presentata alla Manitoba Entomological Society la revisione di 91 studi sugli effetti delle radiazioni da radiofrequenza e da microonde su api, insetti, uccelli, ecc .
Fonte: https://groups.google.com/forum/#!topic/mobilfunk_newsletter / 0RUPGTI4qQY

Sulla riduzione dell’ozono e il cambiamento climatico da gas di scarico dei razzi:

Piani di sviluppo del Wi-Fi dai satelliti

Le cinque aziende che cercano di fornire radiazioni Wi-Fi globale dallo spazio sono:
SpaceX: 4000 satelliti, ad un altezza di 750 miglia http://www.spacex.com/
OneWeb: 2.400 satelliti, ad un altezza di 500-590 miglia http://www.oneweb.world/
Google: 200.000 palloni ad alta quota (62.500 piedi) (“Progetto Loon”) http://www.google.com/loon/
Outernet: microsatelliti a bassa orbita https://www.outernet.is/en/