mercoledì 17 ottobre 2018

Il tradimento del modernista Giovanni Battista Montini a Pio XII...che la gente sappia








Erit enim tempus cum sanam doctrinam non sustinebunt, sed ad sua desideria coacervabunt sibi magistros prurientes auribus, et a veritate quidem auditum avertent, ad fabulas autem convertentur. (Epistula secunda ad Timotheum) Traduzione: Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole (II Lettera a Timoteo).



Il tradimento del modernista Giovanni Battista Montini a Pio XII...che la gente sappia...


Prima di riportare ciò che ha fatto Montini con Pio XII volevo parlare di ciò che ha fatto Paolo VI con l'attuazione del Novus Ordo Missae:
Paolo VI in occasione del Concistoro del 24 maggio 1976, (scandalosamente) ha affermato:
...Il nuovo Ordo è stato promulgato perché si sostituisse all'antico, dopo matura deliberazione, in seguito alle istanze del Concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino.

La stessa disponibilità noi esigiamo, con la stessa autorità suprema che ci viene da Cristo Gesù, a tutte le altre riforme liturgiche, disciplinari, pastorali, maturate in questi anni in applicazione ai decreti conciliari”...
Più chiaro di così?

Difatti i cardinali Ottaviani e Bacci espressero questo giudizio sulla riforma del messale: “il Novus Ordo (…) rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i ‘canoni’ del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del Mistero”. Il Missale riformato è pertanto “una gravissima frattura”

Quindi il NOM è totalmente non cattolico e il pensare che si voglia fare un minestrone del NOM col VO non è auspicabile perché le due forme di celebrazione sono l'una contraria all'altra, il NOM redatto da massoni, Bugnini e company, e prevaricatori, Paolo VI, il VO redatto da Santi.

Grazie a questo disfacimento della liturgia da parte di un gerarchia corrotta ha permesso al CN di fabbricarsi una liturgia totalmente diabolica, cosa che se avessero mantenuto inalterata la celebrazione cattolica, VO, non sarebbe successo...

TRATTO DAL LIBRO DI DON LUIGI VILLA - PAOLO VI... PROCESSO A UN PAPA? PAG 238 -246.

...Non ignoriamo, però, che la famosa distinzione fatta da Giovanni XXIII in "Pacem in Terris" tra "movimento storico" e "ideologia", - la prima, fissa, l'altra, si evolve - ha fatto supporre che il comunismo si poteva evolvere e, quindi, anche migliorare. Per questo. Paolo VI gli tese le mani con la Sua "Ostpolitik", ne riceveva i suoi emissari e cooperava con loro "per la giustizia e la pace nel mondo". Da qui, quella scandalosa utopica opera condotta dal cardinale Casaroli e dai suoi collaboratori con il nemico dichiarato di Cristo e della Chiesa!
Comunque, di quella "Ostpolitik" Paolo VI ne era il cervello e la volontà! Un esempio : come si spiega il "fatto" di quel gesuita spretato, Tohtom Nàgy, fattosi, prima, massone, nell'America latina, e poi, tornato con la moglie in Ungheria, agiva da "spia" verso i suoi confratelli in sacerdozio? Ebbene, il Sostituto Montini si serviva di lui per i suoi contatti col generale Woroscilow, ovviamente all'insaputa di Pio XII. Il Bollettino "SAKA-Information" (di Basilea), nel mese di febbraio 1983, scriveva che "La VOIE" (192/196 - rue de Lourmel, Paris) del dicembre 1981 pubblicava il seguente ritratto:
«Si comunica che durante un certo periodo, Montini avrebbe, all'insaputa del Papa, fornito informazioni ai Servizi Segreti americani. Più tardi, I ' 11 luglio 1944, avrebbe offerto i suoi servizi all'Unione Sovietica, tramite il suo amico di giovinezza Togliatti».

Ora, questo non fu mai negato che Montini intrattenesse, a nome del Papa (che non ne sapeva nulla!), rapporti segreti con i Sovietici. I dettagli di questo losco agire furono resi noti tramite un agente dei Servizi Segreti francesi, che noi abbiamo già pubblicato sul nostro libro: "Paolo VI... beato?"".
Da sapere che anche il cardinale Tisserant possedeva un suo archivio10, continuamente aggiornalo, contenente "documenti" di valore storico e anche di delicatezza esplosiva, tra cui anche il "credo" marxista dell’allora mons. Gian Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato di Pio XII, il quale, nel 1945, si era legato in amicizia con Palmiro Togliatti, segretario del PCI, appena rientrato dall’Unione Sovietica. Un'amicizia, questa, che fu tenuta a battesimo dall'ignaro (?) mons. Giuseppe De Luca, insigne latinista e intimo anche lui con Togliatti, col quale condivideva l'amore per i classici italiani.
Un'amicizia, però, quella di Montini, che portò subito i suoi frutti. Attraverso circoli protestanti dell'Università di Uppsala e legami con l'ortodossia russa, mons. Montini faceva sapere al Cremlino che «... non tutta la Chiesa e non tutto il Vaticano approvano, per il futuro, gli indirizzi politici di papa Pacelli».






PASTOR ANGELICUS PIUS XII [video]



Alla morte di Montini Roma fu tappezzata da manifesti di cordoglio del Partito Comunista !

Ma appena ristabilito. Pio XII prese la decisione di occuparsi Lui stesso degli Affari Esteri del Vaticano.

Un altro esempio: la sottrazione fraudolenta che Paolo VI fece di una "Petizione" di ben 450 Padri conciliari che chiedevano dal Concilio (settembre 1965) la condanna aperta del comunismo.
Paolo VI, infatti, non voleva che il Concilio condannasse il comunismo, LUI che aveva ‘‘tradito" Pio XII proprio trattando segretamente col Cremlino già da quando era "Sostituto" della Segretaria di Stato!
Ed ecco, qui. la "prova" di quel "tradimento": l'Accordo Montini-Stalin.
Nel 1962, il cardinale Tisserant s'era incontrato, a Metz, in Francia, con mons. Nikodim, incaricato degli Affari Esteri della Chiesa Russa. I motivo era di permettere la presenza di "Osservatori ortodossi" al Vaticano II. A quell'incontro, c'era presente anche il Vescovo di Metz. Mons. Schmitt. L'accordo fu trasmesso su tutta la stampa, sia cattolica che comunista. "France Nouvelle", per esempio, settimanale del Partito comunista francese, il 1962, a pagina 15, scriveva:
«La Chiesa cattolica (...) si è impegnata, nel dialogo con la Chiesa ortodossa russa, a che nel Concilio non ci siano attacchi diretti contro il regime comunista».
Anche "La Lorrain" del 9 febbraio 1963 pubblicava il resoconto della Conferenza-stampa del vescovo mons. Schmitt; resoconto ripreso anche da "La Croix" del 15 febbraio 1963, a pagina 5:
«E a Metz che il cardinal Tisserant ha incontrato mons. Nikodim (...) e colà è stato concordato il messaggio che mons. Willebrands ha accettato (...) a patto che siano date delle garanzie per ciò che concerne l'atteggiamento politico del Concilio».

Quell’atteggiamento "politico", mons. Nikodim lo aveva già spiegato in una sua "dichiarazione", resa nel 1961, a Nuova Delhi, al "Consiglio Ecumenico e delle Chiese". Aveva detto:
«Il Vaticano è spesso aggressivo, sul piano politico, verso l'URSS. Noi che siamo cristiani, credenti, ortodossi russi, siamo anche cittadini leali del nostro paese e amiamo ardentemente la nostra patria. Perciò, tutto ciò che è diretto contro il nostro paese, non è atto a migliorare le nostre reciproche relazioni».
Chiaro che, dietro la copertura del lealismo patriottico, c'era la volontà di imporre un divieto formale di non condannare il comunismo bolscevico, artatamente identificato con la nazione russa.
Ora, il Vaticano di Paolo VI sapeva che il Patriarcato di Mosca era asservito al regime comunista e che mons. Nikodim era un uomo del KGB, benché nella gerarchia ortodossa russa. Ciononostante, Paolo VI fece concludere l'accordo Vaticano-Mosca, garantendo a Mosca (Patriarcato e Governo!) che, nel Concilio,"non si creeranno occasioni di polemiche circa il comunismo"13.
E Paolo VI, infatti, rispettò l'impegno per tutto il Concilio, come lo si può constatare nel famoso libro "Il Reno si getta nel Tevere"14.
Logicamente, non condannando il comunismo nel Concìlio, era conseguente che, anche dopo il Concilio, non lo si condannasse più! Cosa inaudita, però, nella storia della Chiesa! Un Concilio che si volle "pastorale", cioè un Concilio per curare e salvare le anime, ma che non volle condannare il comunismo, che pure fu ed è il male più grande di questo nostro tempo, il più dissolvente della persona umana!

Ma questa "non condanna" fu I "effetto di quel vergognoso negoziato: "L'accordo Roma-Mosca"!(15)
Il direttore di "Itinéraires", Jean Madiran, per quella occasione -scrisse una lettera al card. Tisserant, in cui dice:
«(...) ho sempre avuto l'impressione che fosse un "fourbe"»...
e si ebbe una risposta da mons. Roche in difesa del card. Tisserany di cui fu intimo collaboratore. Scrive:
«(...) Voi commentate non senza ragione questo accordo (Roma-Mosca) che data, voi dite, dal 1962. In questo modo, mostrate di ignorare un accordo precedente che si colloca durante l'ultima guerra mondiale, nel 1942, per essere più precisi, e del quale furono protagonisti Mons. Montini e lo stesso Stalin. Quest'accordo del 1942 mi sembra di considerevole importanza». Ma voglio, per ora, seguirvi unicamente nel vostro commento all'accordo del 1962. Tutti sanno (?!)che questo accordo fu negoziato tra il Cremlino e il Vaticano al più alto vertice. Mons. Nikodine e il card. Tisserant non furono che i portavoce: l'uno, del capo del Cremlino, l'altro, del Sommo Pontefice allora gloriosamente regnante (...). lo vi posso assicurare. Signor Direttore, che la decisione d'invitare gli "Osservatori" russi ortodossi al Concilio Vaticano II è stata presa, personalmente, da S. S. Giovanni XXHI, con l’aperto incoraggiamento del card. Montini, che fu il consigliere del Patriarca di Venezia al tempo in cui egli era arcivescovo di Milano. Di più: era il card. Montini che dirigeva segretamente la politica della Segreteria di Stato durante la prima sessione del Concilio, dal posto clandestino che il Papa gli aveva procurato nella famosa Torre San Giovanni, nella cinta stessa della Città del Vaticano. Il card. Tisserant ha ricevuto ordini formali, tanto per negoziare l'accordo quanto per sorvegliarne (= imporre), durante il Concilio, l'esatta esecuzione. Perciò, ogni volta che un Vescovo voleva affrontare la questione del comunismo, il cardinale, dal tavolo del Consiglio di Presidenza, interveniva per ricordare (= imporre) la consegna del silenzio, voluto dal Papa (i. e., più esatto, dall'eminenza grigia, Mons. Montini!)»!
Inutile dire che mons. Roche era un buon conoscitore dei fatti. Basti leggere il suo libro: "Pie XII devant l'Histoire" (ed. du Jour). Egli sapeva bene che mons. Montini, da Sostituto alla Segreteria di Stato di Pio XII, manovrava già a sinistra, ma all'insaputa e in netta antitesi con il pensiero e le direttive di Pio XII. Lo "tradiva", cioè, tenendo segreti contatti con i sovietici, fin che venne scoperto dai "Servizi Segreti" di Svezia e di Francia, e per questo allontanato definitivamente dalla Segreteria di Stato!
È utile anche conoscere che Pio XII venne a sapere che il suo Sostituto (Montini) gli aveva nascosto anche tutti i dispacci relativi allo scisma dei Vescovi cinesi!
Allontanato dal Vaticano, inviato trasversalmente a Milano", alla morte di Pio XII, con la sua "cerchia", manovrò con abilità per l’elezione di Papa Giovanni XXIII (Papa di "transizione"!), che poi Lui continuò a "illuminare" per determinare il corso del nuovo pontificato che doveva rompere con la Tradizione e particolarmente con gli ultimi Pontificati di: Pio IX, Pio X, Pio XI, Pio XII. Divenuto Papa, infatti. Paolo VI impose a tutta la Chiesa una rottura con i secoli precedenti, una rottura da Lui vagheggiata e poi perseguita con caparbia decisione!
Anche i nemici della Chiesa avevano riconosciuto questa virala a sinistra della Chiesa. Lo stesso Togliatti, nel suo "Memoriale" ha scritto:
«... nel mondo cattolico organizzato e nelle masse cattoliche vi è stato uno spostamento a sinistra, al tempo di Giovanni XXIIl»17.

Tuttora la Chiesa, sulla scìa della disobbedienza di Montini al precedente Magistero, pretende ancora di poter riconciliare gli inconciliabili, anche nel campo sociale, coniugando il Cristianesimo col Comunismo, (id est: apertura a sinistra), nonostante che tale apertura sia totalmente opposta ai principi della retta ragione e della Rivelazione, e come se non valesse più la condanna del comunismo dei Papi precedenti, quali: Pio IX (che "già fin dal 1846... pronunciò solenne condanna" contro il comunismo) e i suoi successori: Pio XI, Benedetto XV e Pio XII, che sottoscrissero, tutti, quella condanna!
Ma oggi i "nuovi preti" di stampo montiniano, "aggiornati" al Suo "dialogo" col mondo, comunista e ateo, stanno predicando, in luogo del Vangelo di Cristo, "il nuovo presunto Vangelo che il comunismo bolscevico ed ateo annuncia all'umanità, quasi messaggio salutare e redentore"18, e che, in luogo della speranza soprannaturale, cristiana, annunciano le "fallaci promesse" di un "Paradiso. che vuol essere di questa terra" ....

Ora, questo non fu mai negato che Montini intrattenesse, a nome del Papa (che ne sapeva nulla! ), rapporti segreti con i Sovietici. I dettagli di questo losco agire furono resi noti tramite un agente dei Servizi Segreti francesi, che noi abbiamo già pubblicato sul nostro libro: "Paolo VI... beato?"".
Da sapere che anche il cardinale Tisserant possedeva un suo
Un esempio: come si spiega il "fatto" di quel gesuita spretato, Tòhtòm Nàgy", fattosi, prima, massone, nell'America Latina, e poi.
Cfr. Conferenza di Mons. Matagrindel 16 gennaio 1973, Mulualité.

Per oltre un decennio era slato l'aiutante di P. Kerkai, s. j., in una Associazione di giovani contadini, detta il "Kalot". che incontrò il pieno favore di Pio XII e di Vescovi ungheresi. Solo che egli insegnava che non importava tanto "le consolazioni e le promesse religiose", quanto il difendere i diritti.
Con l'avvento dei russi, sotlo il dominio sovietico, il movimento cristiano del "Kalot" dovette scomparirle. P. Nàgy cercò un modus vivendi coi Russi.




In questa foto vediamo il card.Josef Mindszenty con i rivoluzionari che lo liberarono dalle prigioni comuniste nel 1956. Seguì la rappresaglia con l'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica. L'allora deputato comunista Giorgio Napolitano (lo stesso che Bergoglio definisce un grande d'Italia) salutò l'invasione come un atto eroico !

Vedi anche: Padre Pio assistette il cardinal Midszenty nelle carceri comuniste

Trattò anche col Maresciallo Woroscilow. Attribuirà, poi, la colpa del fallimento tutta al card.Mindszenty, che egli perseguiterà con odio implacabile, sino a dire che "non vi era bisogno di servirsi di torture o di droghe contro di lui per farlo confessare", perché la sua colpa era fin troppo evidente. Nàgy era già comunista e massone! Fu mandato dai superiori nel Paraguay. Egli si sentì un uomo finito, condannato a morte. Il suo animo non era più quello di un religioso, pronto all'ubbidienza. D'ora in poi, la sua attività fu politico-diplomatica, poco chiara. Fece continui viaggi tra Roma e Budapest, con tutti i travestimenti, mezzi, documenti falsi, sotto nomi fittizi, con passaporti diplomatici.

Nell'Uruguai seminò entusiasmi marxisti. Un seminarista cileno gli scrisse: «... noi cerchiamo e tentiamo di continuare a realizzare le idee rivoluzionarie che ha seminato sul nostro cammino». Ormai, aveva perso la bussola, completamente, e la Fede! Si auspicava la "Rivoluzione del proletariato*1. Tornato in Ungheria, con moglie e figli, lavorò come "social-funzionario. Come massone arrivò al massimo grado: il trentatreesimo. In una lettera-aperta a Paolo VI auspica caldamente la riconciliazione "Chiesa-Massoneria". 9 Cfr. "Paolo Vi... beato?", Edizioni Civiltà, Brescia, pp. 203 e seguenti.

Da sapere: il cardinale Tisserant, messo alle strette, fu obbligato a consegnare il suo prezioso archivio di "documenti", ma. prima, lo fece fotocopiare tutto dal suo segretario, l'abate Georges Roche. Il Vaticano cercò di avere da Roche e dalla nipote del defunto cardinale, a peso d'oro, anche quel doppione di documenti. Ma fu comprato dal Roche dal cementiere bergamasco Carlo Pesenti per 450 milioni di lire. Pesenti. però, lo cedette al Vaticano - tramite mons. Benelli - in cambio di un "prestito" agevolalo di 50 miliardi in franchi svizzeri; e questo perché Pesenti, a quell'epoca, necessitava di prestiti in valuta per le Opere di Religione (Mons. Marcinkus, Mons. De Bonis. Doti. Slrobel) per il suo gruppo di banche e per l'acquisto di due Istituti di credito, a Monaco di Baviera e a Montecarlo.
lo lo seppi, direttamente, dal Generale dei Servizi segreti francesi, il generale G. Leconte (cfr. "Paolo VI... bealo?" pp. 206 e ss.). Mons. Tardini lo aveva confidato al magistrato romano, dott. Giulio Lenii, dopo essere stato convocalo da Pio XII, sconvolto da quelle rivelazioni. Comunque, questo episodio sconvolgente è stalo annotato anche dal card. Tisserant nel suo libro: "Pio XII devanl l'histoire", edito da Laffont. Parigi.
Abbandonalo il Vaticano, abbandonò anche l'Ordine e il sacerdozio; sposò la comunista Carmen Zandi, che lavorava per il KGB di Mosca fin dal 1944, e andò nella Germania socialista dell'Est, dove, poi, divenne Segretario di Walter Ulbricht e professore all'Università marxista. Divenuto Papa Paolo VI. i due tornarono a Roma: lui, come impiegato privato (?) in Vaticano; Lei, occupando un altro alto posto nel PCI. Ma come si può spiegare il perché Paolo VI lo riprese ancora in Vaticano e il perché, nel 1965, volle la "sanatio in radice" del matrimonio civile dì p. Tondi, in opposizione al canone 1138 del Diritto Canonico?.. E perché ricevette e accettò il rifiuto della moglie di p. Tondi, la Carmen Zandi, di uscire dal PCI e di prender parte a una cerimonia religiosa?.. Mistero! Anche perché i due "agenti" del KGB, Tondi e Lei, rimasero ancora attivi, sempre pronti ad appoggiare, in ogni momento, il gioco di Paolo VI nella Sua "Ostpolitik" e la politica di Berlinguer con la sua apertura a sinistra!

13 Cfr. E. E. Hales: "Pope John and His Revolution".
14 Cfr. Ralph M Wiligen. s. v. d.: "Le Rhin se jette dans leTibre", editions du Cèdre.

15 Cfr. "Itinéraires", n. 70. febbraio 1963; n. 72, aprile 1963; n. 84, giugno 1963. Ctt anche: "Approaches''supplementoal n. 79; e ancora: "Iténéraires", n. 280. febbraio

Cfr Come si può spiegare che un papa (Paolo VI) si sia fatto scolpire la propria immagine su quella porta di bronzo , nella quale sul dorso della sua mano è stato incisa la stella a cinque punte o “pentalfa”, da sempre simbolo massonico?
In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il giorno stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: “Questo è l’uomo che fa per noi!”

Poi nel suo “necrologio” lo stesso Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, scrive:”Per noi è la morte di chi ha fatto cadere la condanno di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta che, nella storia della Massoneria moderna, muore il Capo della più grande religione occidentale non istato di ostilità coi massoni». E conclude: “per la prima volta, nella storia, i Massoni possono rendere omaggio al tumulo di un papa, senza ambiguità né contraddizione”.

Un altro massone francese in una lettera scrisse: “Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben poco, ma, “avec Paul VI, nous avons vaincu!” Certo abbiamo vinto! Perché non sono state certo coincidenze i suoi programmi con i piani massonici dell’ONU e dell’UNESCO. Nella “Populorum progressio” Paolo VI parla di una banca mondiale, dietro la quale c’è un Governo mondiale, che regnerebbe grazie a una religione sintetica e universale.
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La stella a cinque punte sulla mano di Paolo VI
Dott. Don Luigi Villa – da: «Stella a cinque punte: firma del Pontificato di Paolo VI»
Questa è la «porta di bronzo» quando venne inaugurata, sul «Battente del Bene», al n° 12, vi figurava il «Concilio Ecumenico Vaticano II»: quattro Padri conciliari tra Giovanni XXIII e Paolo VI.



Però, mentre Giovanni XXIII e gli altri quattro Padri conciliari erano scolpiti con la faccia che guardava in avanti, Paolo VI (l’ultimo a destra) era invece scolpito di profilo, in modo da presentare, ben visibile, la Sua mano sinistra con su, incisa, l’insegna massonica: la «Stella a cinque punte», o «Pentalfa massonico».



Poco tempo dopo l’inaugurazione di quella «nuova porta di bronzo» della basilica di San Pietro, il sottoscritto (don Luigi Villa) vi andò per vederla. Osservandola bene, notò subito quell’insegna massonica sul dorso della mano sinistra di Paolo VI. Allora, immediatamente, mi recai da un Cardinale…per denunciare il fatto. Egli mi assicurò che avrebbe subito provveduto. Infatti, quando io, poco tempo dopo, ritornai a Roma, proprio per vedere quella «porta di bronzo», notai subito che quella insegna massonica sul dorso della mano sinistra di Paolo VI era stata raschiata: si vedeva solo il rosso vivo del rame. Era chiaro! Vistisi scoperti, i responsabili del fatto avevano provveduto, prima, a far raschiare il simbolo massonico dalla mano, poi, successivamente – come io stesso vidi in un altro mio ritorno a Roma – avevano sostituito il pannello n° 12 con un altro – l’attuale – sul quale, però, non vi comparivano più le sei figure di prima, ma solo cinque, come ognuno può vedere.




Ora: come si può spiegare che un Papa (Paolo VI) si sia fatto scolpire la propria immagine su quella «porta di bronzo», con sul dorso della Sua mano quel simbolo massonico, pur sapendo che sarebbe rimasta lì a testimoniare, lungo i secoli, che Lui, Paolo VI, sarebbe stato giudicato un «Papa massone»?
E certo non si può dire che quell’opera dello scultore Minguzzi fosse stata eseguita senza il Suo volere e senza la Sua approvazione, perché fu proprio Lui a benedirla nel giorno del Suo compleanno, come fu anche pubblicato, poi, su un «Inserto Speciale» de «L’Osservatorio Romano», per il Suo ottantesimo Compleanno, e proprio con quel satanico marchio massonico sulla mano, quasi a firma – e non generica – del Suo Pontificato!
«Stella a cinque punte»: firma del pontificato di Paolo VI
Questa affermazione è inquietante, perché questa «firma» della «stella a cinque punte», scolpita sul dorso della mano di Paolo VI, sulla «formella» originale della «porta di bronzo» della Basilica di San Pietro, è forse l’atto più sconcertante e temerario di una tremenda realtà che, durante tutto il Suo pontificato, è continuata ad affiorare, fino a formarne un mosaico che mette a nudo l’incredibile e inqualificabile atteggiamento di Palo VI nei confronti della Massoneria!E questo lo fece dopo 250 anni di rinnovate «scomuniche», «ammonimenti», «sanzioni», e dopo circa 200 « documenti» del Magistero della Chiesa contro la Massoneria, e dopo 16 Encicliche e più di 590 «condanne» contro questa setta, bollata come «regno di Satana» da Leone XIII nella Sua Enciclica del 1884: «Humanum genus».
Subito dopo la pubblicazione di questa Enciclica, l’alto iniziato Tommaso Ventura, dopo aver riconosciuta l’«Humanun genus» come «il più celebre solenne documento antimassonico», scrisse: «Il Papa Leone XIII vide molto giusto; comprese che cosa fosse la Massoneria; ne svelò la fisionomia precisa; ne denudò le aspirazioni in termini inequivocabili»Ora, la Chiesa non ebbe mai né incertezze né dubbi nella sua lotta contro la Massoneria; fu solo con l’avvento del Vaticano II, e soprattutto con Paolo VI, che il «nuovo atteggiamento» capovolse la precedente posizione del Magistero della Chiesa, adottando posizioni «ecumeniche» e «liberali» nei confronti della Massoneria fino ad «auspicare la pace tra le due istituzioni»!
Per gettare un po’ di luce su questo strano aspetto della personalità di Paolo VI, elenchiamo alcuni dei tanti altri «fatti» e «detti» che Lo riguardano ad hoc:

1) In una rivista massonica si legge: il Gran Maestro Gamberini, il giorno stesso dell’annuncio a Pontefice di Montini, disse: «Questo è l’uomo che fa per noi!»

2) Il «necrologio», o elogio funebre, che l’ex Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, Giordano Gamberini, ha fatto di Paolo VI su «La Rivista Massonica»: «Per noi è la morte di CHI ha fatto cadere la condanno di Clemente XII e dei suoi successori. Ossia, è la prima volta – nella storia della Massoneria moderna – che muore il Capo della più grande religione occidentale non in istato di ostilità coi massoni». E conclude: «per la prima volta, nella storia, i Massoni possono rendere omaggio al tumulo di un Papa, senza ambiguità né contraddizione»

3) In una lettera privata, scritta da un massone, amico del noto scrittore francese, conte Lion de Poncis, esperto in questioni massoniche, si legge questa frase: «…Con Pio X e Pio XII, noi framassoni potemmo ben poco, ma, “avec Paul VI, nous avons vaincu!”» (“con Paolo VI, noi abbiamo vinto”).

4) Sotto il Suo Pontificato sono state introdotte, in Italia, le «leggi massoniche», quali: il divorzio, l’aborto, la separazione tra Chiesa e Stato… E vi fu un profondo inserimento della Massoneria anche nelle strutture ecclesiastiche ordinarie.

5) Il 13 novembre 1964, Paolo VI depose la «tiara» (“il triregno”) sull’altare, rinunciandovi definitivamente. Un gesto, questo, che fu l’obiettivo della «Rivoluzione Francese». Il massone Albert Pike scrisse: «Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della Rivoluzione francese avevano giurato di rovesciare la “CORONA” e la “TIARA” sulla tomba di Jacques de Molay»

6) Durante il Suo viaggio in Terra Santa, nel 1954, sul monte degli Ulivi, a Gerusalemme, Paolo VI abbracciò il Patriarca ortodosso Athenagoras I, massone del 33° grado. Poi, alla vigilia della chiusura del Vaticano II, tutti e due si tolsero le rispettive «scomuniche», lanciate nel 1054.

7) Questa Sua coincidenza di vedute con «piano massonico» la si può trovare anche nell’identità dei Suoi programmi con i piani massonici dell’ONU e dell’UNESCO. Si legga, ad esempio, la Sua Enciclica «Populorum progressio», in cui Paolo VI parla di una «banca mondiale», dietro la quale c’è un «Governo mondiale», che regnerebbe grazie a una «religione sintetica e universale»

Don Luigi Villa testimonia di come dopo averlo fatto notare ai porporati, il simbolo massonico venne prima raschiato dalla amano del papa e poi sostituito l’intero pannello. Difficilmemente si può pensare che lo scultore Minguzzi avesse eseguita quell’opera senza il volere del papa e senza la sua approvazione, perché fu proprio lui a benedirla nel giorno del suo compleanno, evento in cui venne anche pubblicato, un inserto speciale dell’Osservatorio Romano.

E questo è il servo di Dio, l’ambasciatore di Cristo che si vuole anche beatificare? ASSURDO


https://gloria.tv/article/cgfjwtVTpsNq2vywEKnjHEnir

Ammonizione di san Paolo
Vi sono alcuni che vi turbano
e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo


GALATI 1
[6]Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. [7]In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. [8]Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! [9]L'abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! [10]Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo! [11]Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo; [12]infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

 https://www.maranatha.it/index.htm


Anna Katharina Emmerick: “Vidi anche il rapporto tra i due papi"

QUESTE LE VISIONI DELLA MISTICA TEDESCA SULLA "STRANA MESSA" CELEBRATA DALLA CHIESA. PAPA PAOLO VI E PAPA BERGOGLIO HANNO PORTATO AVANTI UN PROGETTO MASSONICO: PROTESTANTIZZARE LA CHIESA PER TOGLIERE VALORE ALLA LITURGIA CATTOLICA. DEL RESTO, LA MASSONERIA STESSA IN OCCASIONE DELL'ELEZIONE DI PAPA BERGOGLIO, DISSE CHE E' UN PAPA "SECONDO I LORO DESIDERI". FU COSI' ANCHE PER PAOLO VI?... 


Anna Katharina Emmerick, monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824, nata da una famiglia di origini contadine, viene venerata dalla chiesa universale per le sue doti mistiche e di veggente. Grazie alle sue visioni tramandateci è stata dissotterrata, vicino a Efeso, la casa che, secondo gli archeologi, avrebbe ospitato Maria e Giovanni in seguito alla morte di Gesù.

I diari “La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo” rivelano alcuni particolari inediti relativi alla morte di Gesù.

Tra le visioni della monaca tedesca hanno spazio anche alcune profezie apocalittiche sul destino della chiesa. Innanzitutto, Katharina Emmerick fu, credo, la prima ad aver previsto alcuni aspetti della futura riforma liturgica: “La Messa era breve. Il Vangelo di san Giovanni non veniva letto alla fine”.

Ciò che salta immediatamente all’occhio, è la sua previsione di un tempo futuro di coesistenza di due papi: “Vidi anche il rapporto tra i due papi… Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città (di Roma). Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità” (13 maggio 1820).

La chiesa che va formandosi, nella profezia emmerickiana, è una chiesa “falsa”, dalla dottrina corrotta (più avanti dirà protestantizzata) e dall’infestazione di un clero “tiepido”. Ma tutto questo non impedì alla chiesa di “aumentare di dimensioni”. Il riferimento, per molti, è al cosiddetto “effetto Bergoglio”, un’ondata di consensi, di chiese piene e code ai confessionali.

Anche il cambio di dimora e la clausura di quello che oggi è il Papa emerito sarebbero stati preannunciati: “Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente” (10 agosto 1820).

Ecco la profezia sulla protestantizzazione della Chiesa cattolica: “Poi vidi che tutto ciò che riguardava il protestantesimo stava prendendo gradualmente il sopravvento e la religione cattolica stava precipitando in una completa decadenza. La maggior parte dei sacerdoti erano attratti dalle dottrine seducenti ma false di giovani insegnanti, e tutti loro contribuivano all’opera di distruzione. In quei giorni, la Fede cadrà molto in basso, e sarà preservata solo in alcuni posti, in poche case e in poche famiglie che Dio ha protetto dai disastri e dalle guerre” (1820).

E ancora, sempre sulla “chiesa grande”: “Vidi che molti pastori si erano fatti coinvolgere in idee che erano pericolose per la chiesa. Stavano costruendo una chiesa grande, strana, e stravagante”.

La profezia preannuncia anche la dottrina che, dagli anni postconciliari, guida gran parte della pastorale ecclesiastica, quella dell’ecumenismo e della libertà religiosa: “Tutti dovevano essere ammessi in essa per essere uniti e avere uguali diritti: evangelici, cattolici e sette di ogni denominazione. Così doveva essere la nuova chiesa… Ma Dio aveva altri progetti” (22 aprile 1823).

“Ma Dio aveva altri progetti”.

Cinquant'anni fa Paolo VI cedeva al ricatto massonico ed all'Islam. Così si indeboliva la Chiesa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica

Domenica scorsa Paolo VI è stato canonizzato. Non c'è dubbio che tra Paolo VI  e papa Francesco vi siano delle "somiglianze" e delle affinità molto spiccate. La canonizzazione di questo papa suscita delle perplessità alla luce di questo illuminante articolo, ma senza voler giudicare, perché è anche vero che le Scritture dicono che nulla è impossibile a Dio...

Il 19 gennaio 1967 Paolo VI restituiva lo stendardo che Mehmet Alì Pascià aveva issato sulla sua ammiraglia, la Sultana nella battaglia di Lepanto




Nell'irenismo del Vaticano II, egli dimenticò il sacrificio degli ottomila eroi della Lega Santa che morirono per la salvezza del Cristianesimo.



Comunque, fortunatamente, quello che Papa Paolo VI restituì ai turchi non era il glorioso stendardo di Lepanto, ma il vessillo che Mehmet Alì Pascià aveva issato sulla sua ammiraglia, la Sultana.

Un drappo di pesante seta verde sul quale 28 mila e 900 costantinopolitane avevano ricamato, a filo d’oro zecchino, 28 mila e 900 volte il nome di Allah.

Furono i veneziani ad arrembare la Sultana (Alì Pascià, già ferito da un'’archibugiata, si tolse allora la vita), impossessandosi del vessillo che dopo la vittoria Sebastiano Venier trascinò, assicurato alla poppa della sua Capitana di Venezia, nelle acque del bacino di San Marco per successivamente farne omaggio a San Pio V

Stendardo della Flotta Cristiana

La storia dello Stendardo di Lepanto - otto metri di damasco rosso, con bordatura d’'oro e al centro l’'immagine del Redentore crocifisso e la scritta "In hoc signo vinces" - è invece questa: dopo averlo benedetto in San Pietro, il Papa San Pio V l'’affidò a Marcantonio Colonna che a sua volta a Messina, l’'avrebbe consegnata a don Giovanni d'Austria perché fosse issato al pennone della Real, l’'ammiraglia delle ammiraglie.

Giunta la flotta nelle acque di Lepanto, presa posizione e recitata la preghiera del marinaio (questa la versione veneta d'allora: «Salve, Regina, rosa de spina, rosa d’'amor, Madre del Signor. Fa che mi no mora e che no mora pecador, che no peca mortalmente e che no mora malamente»), avvenne che tutte le insegne delle 209 galee furono ammainate, lasciando al vento solo lo stendardo di Pio V.
Prima di dirigerle alla volta di Messina, Marcantonio Colonna radunò le sue galee a Gaeta, nel cui Duomo il «Prefetto e Capitano Generale» pontificio fece voto a Sant’'Erasmo(patrono dei marinai) di fargli omaggio del sacro stendardo ove fosse tornato vincitore dalla missione. Mantenne, ovviamente, la parola e dopo averla fatta sfilare per le vie di Roma, Colonna portò la bandiera papale a Gaeta, deponendola sull’'altare maggiore, ai piedi del Santo.




Ecco il documento della cessione dello stendardo da parte di Paolo VI


Conservata dapprima in un bauletto, nel Settecento fu distesa e incorniciata, così da poter essere esposto al pubblico. Nel ’'43 una bomba tedesca la danneggiò, anche se non irreparabilmente: restaurato nel dopoguerra, oggi lo Stendardo di Lepanto è conservato - e visibile al pubblico - nel museo diocesano della cittadina laziale.

La Beata Vergine del Rosario.

San Pio V ricondusse lo storico evento della vittoria di Lepanto alla preghiera che la cattolicità in pericolo aveva indirizzato alla Vergine nel Rosario.
In quello stesso giorno infatti San Pio V mentre era intento a recitare il rosario ebbe una visione, in cui i cristiani avevano vinto sui turchi, e qualche giorno dopo un messo di Don Giovanni d'Austria gli confermò la notizia.
In ricordo di ciò il papa rifinì l'Ave Maria nella forma in cui la recitiamo oggi, stabilì che ogni chiesa suonasse le campane al mattino, a mezzogiorno e alla sera per ricordare la vittoria dei cristiani sui musulmani, aggiunse le Litanie Lauretane alla recita del Rosario aggiunse l'appellativo di "Auxilium Christianorum" e stabilì inoltre che il 7 ottobre diventasse un giorno festivo consacrato a Santa Maria delle Vittorie sull'Islam Papa Gregorio XIII poi trasferì la festa alla prima domenica del mese di ottobre intitolandola alla Madonna del Rosario.



I gravissimi errori di Paolo VI, primo fra tutti l’abolizione della liturgia cattolica, furono molteplici, non possiamo dunque stupirci se Bergoglio, imitandolo in un modo certamente più rozzo, più volgare e meno raffinato prosegue nella direzione da lui indicata.




1966: durante un incontro ecumenico nella Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura, Paolo VI dona il suo anello papale al (massone) Dr. Michael Ramsay (1904-1988), Arcivescovo di Canterbury, e lo invita a «benedire» i Vescovi e i Cardinali presenti. E pensare che nel 1896, con la Lettera Apostolica Apostolicæ Curæ, Papa Leone XIII (1810-1903) aveva decretato invalide le ordinazioni anglicane...





Paolo VI celebra la messa protestantizzata, la "strana messa" di cui parla la beata Anna Katharina Emmerick

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È un papa od un gran rabbino? Al posto della Croce di Cristo indossa l'ephod !

Papa Francesco riceve il Grande Imam di Al-Azhar

Una notizia passata sotto silenzio, ma che invece è molto importante perché rappresenta un gesto inusuale per un papa cattolico. Spirano venti non buoni per la Chiesa, che richiamano le coscienze di tutti i cattolici più autentici a fare qualcosa...

Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar


Ieri pomeriggio Papa Francesco ha ricevuto a Santa Marta, in visita privata, il Grande Imam di Al-Azhar, il Prof. Ahmad Muhammad Al-Tayyib


La Sala Stampa Vaticana ha reso noto, in un comunicato, che Papa Francesco ha incontrato in forma privata a Santa Marta il Grande Imam di Al-Azhar, il Prof. Ahmad Muhammad Al-Tayyib.
Quarto incontro tra il Papa e il Grande Imam

Risale a maggio 2016 il primo incontro tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Prof. Ahmad Muhammad Al-Tayyib. In quell'occasione è stato ribadito l’impegno comune per la pace nel mondo, “il rifiuto della violenza e del terrorismo”. Al centro dei colloqui anche “la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel Medio Oriente e la loro protezione".

Nel viaggio apostolico in Egitto, aprile 2017, Francesco è intervenuto alla Conferenza internazionale per la pace organizzata all’Università di Al-Azhar, il prestigioso centro accademico sunnita. Nel suo discorso, il Papa si è riferito al Grande Imam chiamandolo “fratello”, rimarcando poi come il dialogo tra le religioni non è “una strategia per realizzare secondi fini, ma una via di verità che merita di essere pazientemente intrapresa per trasformare la competizione in collaborazione”. Francesco ha sottolineato pure che “ogni forma di odio in nome della religione” è basato sulla “falsificazione idolatrica di Dio”. “Perciò solo la pace è santa – ha ribadito - e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome”.

Poi l’incontro nello studio privato dell’Aula Paolo VI, il 7 novembre 2017. Lo scorso 10 gennaio Papa Francesco ha inviato una lettera al Grande Imam per rispondere all’invito ricevuto per la Conferenza internazionale di Al-Azhar a sostegno di Gerusalemme. Nella missiva, il Pontefice ha indicato la necessità di “sostenere ogni sforzo per far prevalere la concordia, la giustizia e la sicurezza per le popolazioni di quella Terra benedetta”. E ha invocato, nell’occasione, una ripresa del dialogo tra Israeliani e Palestinesi per “una soluzione negoziata, finalizzata alla pacifica coesistenza di due Stati all’interno dei confini tra loro concordati e internazionalmente riconosciuti”.

Il Grande Imam di al Azhar è in Italia per partecipare alla manifestazione “Ponti di Pace” a Bologna, cui Papa Francesco ha mandato un messaggio la scorsa domenica.



Preghiera per l'ammalato dettata dalla Madonna

Durante l'apparizione del 22 giugno 1985, la veggente Jelena Vasilj dice che la Madonna ha detto a proposito della Preghiera per l'ammalato: 
« Cari figli. La preghiera più bella che potreste recitare per un ammalato è proprio questa! » : “O mio Dio, questo ammalato che è qui davanti a te, è venuto a chiederti ciò che desidera e che ritiene essere la cosa più importante per lui. Tu, o Dio, fa’ entrare nel suo cuore la consapevolezza che è importante innanzitutto essere sani nell’anima! O Signore, sia fatta su di lui la tua santa volontà in tutto! Se tu vuoi che guarisca, che gli sia donata la salute. Ma se la tua volontà è diversa, fa’ che questo ammalato possa portare la sua croce con serena accettazione. Ti prego anche per noi che intercediamo per lui: purifica i nostri cuori per renderci degni di donare la tua santa misericordia. O Dio, proteggi questo ammalato e allevia le sue pene. Aiutalo a portare con coraggio la sua croce così che attraverso di lui venga lodato e santificato il tuo santo nome.” Dopo la preghiera, recitare tre volte il Gloria al Padre. Jelena asserisce che la Madonna ha dichiarato che Gesù stesso l'ha consigliata. Gesù vuole che durante la recita di questa preghiera l'ammalato e anche chi intercede con la preghiera siano affidati nelle mani di Dio.


La tradizione e la volontà di Dio

Poco importa il modo con cui impariamo a conoscere la volontà di Dio, che sia mediante la Scrittura, mediante la tradizione apostolica o mediante ciò che San Paolo chiama la "natura" (cfr Rm 1,20), purché siamo sicuri che è veramente la sua volontà. In realtà, Dio ci rivela il contenuto della fede mediante l'ispirazione, perché è nell'ordine soprannaturale. Ma ci rivela le questioni pratiche del dovere morale mediante la nostra propria coscienza guidata divinamente. Le questioni di pura forma, ce le rivela mediante la tradizione della Chiesa, dall'esperienza nel metterle in pratica, benché non vengano dalla Scrittura. Ciò per rispondere alla domanda che possiamo farci: "Perché osservare i riti e le forme che non sono prescritti dalla Scrittura?" La Scrittura ci trasmette ciò che occorre credere, a cui dobbiamo tendere, ciò che dobbiamo mantenere. Ma non ci dice il modo concreto di farlo. Quindi, poiché dobbiamo farlo in tale o tale modo preciso, è opportuno aggiungere qualcosa a ciò che ci dice la Scrittura. Essa ci raccomanda, per esempio, di unirci per la preghiera, e collega la sua efficacia … all'unione dei cuori. Ma siccome non ci indica né il momento né il luogo della preghiera, bisogna che la Chiesa completi ciò che la Scrittura si è limitata a prescrivere in linea di massima... Si può dire che la Bibbia ci dà lo spirito della nostra religione mentre la Chiesa deve formare il corpo in cui questo spirito si incarna…. La religione non esiste in modo astratto… Coloro che provano ad adorare Dio in un modo (dicono) "meramente spirituale" finiscono per non adorarlo affatto. La Scrittura ci dà lo spirito della nostra devozione, la Chiesa ce ne dà il corpo. E come non possiamo vedere lo spirito di un uomo senza il mezzo del corpo, così non possiamo capire l’oggetto della fede senza la sua forma esteriore.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 11,42-46.

Un vangelo oggi che ci impone una riflessione sull'attuale condizione di oppressione di tanti popoli da parte del potere costituito. Oppressione che spesso si cela dietro intenzioni apparentemente benevole... 



In quel tempo, Gesù disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l'amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre.
Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze.
Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi».
Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».