lunedì 15 ottobre 2018

Perché non fai ciò che è possibile e chiedi a Dio di compiere l’impossibile?


Mi viene alla mente un sagace racconto di mio nonno: “un uomo si lamentava perché dopo essere finalmente riuscito a togliere al suo asino il vizio di mangiare gli era morto”.
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c’è qui.
Quelli di Ninive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui”. (Lc 11,29-32)

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona”. La generazione di cui parla Gesù non è semplicemente la generazione a lui contemporanea, ma è anche la nostra nella misura in cui continuiamo a rimandare i grandi cambiamenti attendendo il “segnale” giusto. Questo è innanzitutto vero nella vita personale di ciascuno di noi. Quasi mai siamo disposti a cambiare rotta anche quando constatiamo con chiarezza che siamo degli infelici e che viviamo una vita che sfiora la soglia della mediocritàPreferiamo la nostra pigrizia, la nostra abitudine e rimandiamo l’inizio dei nostri cambiamenti a un “lunedì prossimo” come tutte le diete che non faremo mai. Ma è vero anche a livello sociale, e comunitario. Anche soltanto guardando l’ambiente intorno a noi non ci accorgiamo che abbiamo intrapreso una via di non ritorno, e che questo nostro modo di vivere sbagliato anche in termini strettamente ecologici e non semplicemente umani e spirituali, ci porterà solo a farci male, molto male. Eppure basterebbe semplicemente tornare ad aprire gli occhi, ad usare un minimo di buon senso e ad avere l’umiltà di lasciarci aiutare lì dove ci accorgiamo che la nostra libertà si è un po’ paralizzata. Delle volte ricominciare ad avere una vita spirituale coincide con il ricominciare ad usare la propria libertà muovendo battaglia alla nostra pigrizia. È un’omissione tremenda quella di cui molto spesso ci macchiamo. Non facciamo ciò che potremmo fare. Rinunciamo al possibile e chiediamo a Dio di compiere invece l’impossibile. Ma un Dio tirato imballo per compiere l’impossibile mentre noi non facciamo il possibile, è un Dio mescolato con la magia, con la fantasia, con la tragedia che ci verrà addosso quando ci accoreremo che certe omissioni non sono mai senza conseguenze. Mi viene alla mente un sagace racconto di mio nonno: “un uomo si lamentava perché dopo essere finalmente riuscito a togliere al suo asino il vizio di mangiare gli era morto”. (Lc 11,29-32)
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PADRE RANIERO CANTALAMESSA, "COME COMBATTERE LA 'VOLONTÀ DI POTENZA' CHE MINACCIA TUTTI"

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Come combattere la 'volontà di potenza' che minaccia tutti
padre Raniero Cantalamessa

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)


"Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti". Dopo quello sul denaro, il vangelo di questa domenica ci fa conoscere il giudizio di Cristo su un altro dei grandi idoli del mondo: il potere. Neppure il potere è intrinsecamente cattivo, come non lo è il denaro. Dio è definito lui stesso "l'onnipotente" e la Scrittura dice che "il potere appartiene a Dio" (Sal 62, 12).

Poiché, però, l'uomo aveva abusato del potere a lui concesso, trasformandolo in dominio del più forte e in oppressione del debole, che cosa ha fatto Dio? Per darci l'esempio, si è spogliato della sua onnipotenza; da "onnipotente", si è fatto "impotente". "Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo" (Fil 2, 7). Ha trasformato la potenza in servizio. La prima lettura del giorno contiene una descrizione profetica di questo salvatore "impotente": "È cresciuto come virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che conosce il patire".

Si rivela così una nuova potenza, quella della croce. "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" (1 Cor 1, 24-27). Maria, nel Magnificat, canta in anticipo questa rivoluzione silenziosa operata dalla venuta di Cristo: "Ha rovesciato i potenti dai troni" (Lc 1,52).

Chi viene messo sotto accusa da questa denunzia del potere? Solo i tiranni e dittatori? Magari così fosse! Si tratterebbe, in questo caso, di eccezioni. Invece ci riguarda tutti. Il potere ha infinite ramificazioni, si inserisce dappertutto, come certa sabbia del Sahara, quando tira il vento di Scirocco. Anche nella Chiesa. Il problema del potere non si pone dunque solo per il mondo politico. Se ci fermiamo qui, non facciamo che unirci alla schiera di coloro che sono sempre pronti a battere le proprie colpe... sul petto degli altri. È facile denunciare le colpe collettive, o del passato; più difficile quelle personali e del presente.

Maria dice che Dio: "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni" (Lc 1, 51 s.). Ella addita implicitamente un ambito preciso nel quale bisogna cominciare a combattere "la volontà di potenza", quello del proprio cuore. La nostra mente ("i pensieri del cuore") può diventare una specie di trono sul quale ci sediamo, per dettare legge e fulminare chi non si sottomette. Siamo, almeno nei desideri se non nei fatti, dei "potenti sui troni". Nella famiglia stessa è possibile, purtroppo, che si manifesti la nostra innata volontà di dominio e di sopraffazione, causando continue sofferenze a chi ne è la vittima; spesso (non sempre), la donna.

Che cosa oppone, il Vangelo, al potere? Il servizio! Un potere per gli altri, non sugli altri. Il potere conferisce autorità, ma il servizio conferisce qualcosa di più, autorevolezza, che significa rispetto, stima, ascendente reale sugli altri. Al potere, il Vangelo oppone anche la non-violenza, cioè un potere di altro tipo, morale, non fisico. Gesù diceva che avrebbe potuto chiedere al Padre dodici legioni di angeli per sbaragliare i nemici che stavano per venire a crocifiggerlo (Mt 26,53), ma preferì pregare per essi. E fu così che riportò la sua vittoria.

Il servizio non si esprime, tuttavia, sempre e solo con il silenzio e la sottomissione al potere. A volte esso può spingere ad alzare coraggiosamente la voce contro il potere e contro i suoi abusi. Così ha fatto Gesù. Egli ha sperimentato nella sua vita l'abuso del potere politico e religioso del tempo. Per questo è vicino a tutti quelli che, in qualsiasi ambiente (nella famiglia, nella comunità, nella società civile), fanno su di sé l'esperienza di un potere cattivo e tirannico. Con il suo aiuto, è possibile, come ha fatto lui, non "soccombere al male" e vincere anzi "il male con il bene" (Rm 12, 21).

PER CHI HA LA RESPONSABILITA' DI GESTIRE UN POTERE

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Lectio:  Domenica, 21 Ottobre, 2018
I capi devono servire 
Marco 10,35-45

1. Orazione iniziale

Dio della pace e del perdono, tu ci hai dato in Cristo un esempio di servizio totale, fino al dono della sua vita; concedi a tutti noi di trovare grazia davanti a te, perché possiamo condividere fino in fondo il calice della tua volontà e vivere un servizio reciproco generoso e fecondo.

2. Lettura

a) Il contesto:

L’episodio si situa subito dopo il terzo annuncio della Passione (Mc 10, 32-34). E come già era successo gli altri annunci, la reazione dei discepoli non è positiva: due dei discepoli si preoccupano dei primi posti nel Regno e gli altri si indignano. Segno della difficoltà dei discepoli di entrare nella prospettiva del destino doloroso del Maestro e di comprendere il mistero del Regno. I due che avanzano richieste – Giacomo e Giovanni – sono fratelli, fanno parte del primo gruppo dei compagni di Gesù (Mc 1, 19-20), sono soprannominati boanerghes (“figli del tuono” Mc 3,17). Erano dunque un po’ irruenti.

b) Il testo:

Marco 10,35-4535 In quel tempo si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. 36 Egli disse loro: “Cosa volete che io faccia per voi?” Gli risposero: 37 “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. 38 Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?” Gli risposero: “Lo possiamo”. 39 E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
41 All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

3. Momento di silenzio orante

per rileggere il testo col cuore e riconoscere attraverso le frasi e la struttura la presenza del mistero del Dio vivente.

4. Alcune domande

per cogliere nel testo i nuclei importanti e cominciare ad assimilarlo.

a) Perché questa ambizione dei discepoli di occupare i primi posti?
b) La risposta di Gesù ha senso?
c) Cosa vuol dire Gesù con il calice da bere e il battesimo da ricevere?
d) Su che cosa fonda Gesù il servizio nella comunità?

5. Alcuni approfondimenti di lettura

“Concedici di sedere nella tua gloria”
Pur prendendo delle precauzioni nella richiesta, è chiaro che hanno delle ambizioni notevoli. Secondo la tradizione, essi erano forse cugini di Gesù, e quindi – secondo la legge orientale – avevano un diritto particolare, come membri della famiglia. Comunque sia si vede che non hanno capito nulla di quello che Gesù stava per fare. Si avviava all’ignominia della croce, e loro non l’avevano ancora capito. Il vero potere di Gesù non consiste nel distribuire i posti d’onore, ma di far partecipare al suo destino tragico: “Potete bere il calice che io bevo?”

“Il calice anche voi lo berrete”
Il dialogo sulla coppa e il battesimo (vv. 38-39) è in evidente parallelo. Ma non si capisce come i due possano bere il calice e essere battezzati, se non pensando al martirio che hanno subito (entrambi) in seguito. Attraverso le due immagini Gesù sembra dunque evocare la sua morte violenta, che egli presagisce come un obbligo assoluto di fedeltà verso il Padre. La risposta alla loro richiesta di sedersi accanto a lui è molto evasiva: ma si capisce che vuole mostrare che non è quello il modo per ottenerlo.

“Gli altri dieci si sdegnarono”
Chiaramente anche essi condividono la stessa ambizione. Ma questo versetto sembra solo redazionale, per collegare i due episodi che forse non erano all’origine dipendenti. Si cambia completamente argomento. Ma il fatto che si ricordi lo sdegno, è probabilmente fondato in qualche episodio: perché non fanno bella figura i discepoli: e per questo deve essere proprio autentico.

“I capi delle nazioni le dominano… voi però no”
Si riferisce ai dirigenti politici del suo tempo: in fondo è anche lo stile di tutti i tempi. Per contrasto la comunità dei discepoli deve essere dominata dal servizio: questo è espresso con due termini che indicano gradualità. Si parla di “servo” (diakonos) e di “schiavo” (doulos). Non si può scegliere chi servire: si deve essere schiavi di tutti, rovesciando lo schema mondano.

“Il Figlio dell’uomo infatti…”
Troviamo il fondamento della legge costituzionale della comunità: seguendo lo stile del Maestro, donando come lui la vita in spirito di servizio. Di più diventando “signori” attraverso il dono della vita e non per pretesa. Il “riscatto” o redenzione è difficile da interpretare, come dice p. X. Léon Dufour: ma possiamo capirlo bene considerando le parole che Gesù pronuncia nell’ultima Cena. Tutta la vita di Gesù allora è sotto la luce del “riscatto”, della fedeltà fino alla fine per la libertà degli uomini. Si priva della libertà, per donare libertà, per riscattare dalla non libertà.
Lo statuto della comunità dei discepoli è così caratterizzato dal servizio, dalla non ambizione, dalla vita donata e vincolata al riscatto degli altri.

6. Salmo 33 (32)

Preghiera per la pace e la giustizia

Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

7. Orazione Finale

Signore Dio nostro, distogli i discepoli del Figlio tuo dai cammini facili della popolarità, della gloria a poco prezzo, e portali sulle strade dei poveri e dei flagellati della terra, perché sappiano riconoscere nel loro volto il volto del Maestro e Redentore. Dona occhi per vedere i percorsi possibili alla giustizia e alla solidarietà; orecchi per ascoltare le domande di senso e di salvezza di tanti che cercano come a tastoni; arricchisci il loro cuore di fedeltà generosa e di delicatezza e comprensione: perché si facciano compagni di strada e testimoni veri e sinceri della gloria che splende nel crocifisso risorto e vittorioso. Egli vive e regna glorioso con te, o Padre, nei secoli eterni.

Fonte:

http://ocarm.org/it/

MA PER VOI CHE AVETE TIMORE DEL MIO NOME SPUNTERA' IL SOLE DELLA GIUSTIZIA

(Salmo 94)
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.

E RICORDATE DI INVOCARE SEMPRE GESU' NELLE GIOIE E NELLA SOFFERENZA

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BUONA GIORNATA A TUTTI VOI

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E' ORA DI TORNARE A DIO

È ora di tornare a Dio. Il mondo ha bisogno di Dio, spesso così poco creduto e adorato, così poco amato e obbedito. Egli non tace, ma chiede l'umile silenzio dell'ascolto. Il suo infinito rispetto per la nostra libertà non è debolezza: Egli ci tratta da figli. Lasciamo che la sua parola tocchi il nostro cuore. Egli è la speranza dell'uomo ed il fondamento della sua autentica dignità. Alla prova dei fatti, si è dimostrata cieca ogni ideologia che ha voluto porre l'uomo in alternativa a Dio, la creatura al Creatore. È giusto e doveroso affermare e difendere i «diritti dell'uomo»; ma prima ancora occorre riconoscere e rispettare i «diritti di Dio». Trascurando questi, si rischia di vanificare anche quelli. Consentitemi di gridarlo forte: «È ora di tornare a Dio!». A chi non ha ancora la gioia della fede, è chiesto il coraggio di cercarla con fiducia, perseveranza e disponibilità. A chi ha già la grazia di possederla, è domandato di apprezzarla come il tesoro più prezioso della sua esistenza, vivendola fino in fondo e testimoniandola con passione.

Contro la droga l'alcolismo e tutte le dipendenze

Le vittime della droga e dell'alcolismo mi sembrano come persone «in viaggio» che vanno alla ricerca di qualcosa in cui credere per vivere; incappano, invece, nei mercanti di morte, che le assalgono con la lusinga di illusorie libertà e di false prospettive di felicità. Voi ed io tuttavia vogliamo testimoniare che le ragioni per continuare a sperare ci sono e sono molto più forti di quelle in contrario. Ai giovani voglio ancora una volta dire: Guardatevi dalla tentazione di certe esperienze, illusorie e tragiche! Non arrendetevi ad esse! Perché rinunciare alla piena maturazione dei vostri anni, accettando una precoce senescenza? Perché sciupare la vostra vita e le vostre energie che possono trovare gioiosa affermazione negli ideali dell'onestà, del lavoro, del sacrificio, della purezza, del vero amore? Chi ama, gusta la vita e vi rimane!

Per ogni sofferenza

Per ogni sofferenza Benedetta sei tu, o Maria, modello della nostra fede ed immagine viva del nostro itinerario verso Cristo. Benedetta sei tu, Vergine Maria, modello di carità e di amore materno, per tutti coloro che cercano consolazione. Benedetta sei tu, che hai generato per noi la sorgente della vita. Benedetta perché hai associato ciascuno di noi alla sofferenza redentrice di Cristo Crocifisso, e ci hai chiamati a servire chi soffre. Benedetta sei tu, perché ci precedi sulla via del Vangelo e ci inviti a fare ciò che Egli ci dirà di compiere lungo le vie del mondo. Benedetta sei tu, perché ci insegni ad amare i poveri, gli umili, i peccatori, come Dio li ama. Benedetta sei tu, Madre del Signore, e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù Cristo nostro Signore. Beata Colei che ha creduto! Beato chi vive la Parola del Signore! Si apra il nostro cuore al mistero dell'amore di Dio, si converta la nostra vita alla ricchezza del suo perdono. Avremo così la gioia, la luce, la vita, poiché la misericordia divina si stende su quelli che lo temono. Maria, Immacolata Madre di Dio e degli uomini, ascolta la preghiera dei malati, esaudisci le nostre invocazioni, dona al mondo la pace; donaci Gesù, nostra vera pace.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 11,29-32.

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorchè il segno di Giona.
Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui.
Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui».