martedì 25 settembre 2018

Mantieni il tuo corpo lontano dal cellulare: raccomandazioni da parte di esperti per evitare problemi di salute

Un gruppo di scienziati ha recentemente condiviso i risultati di un’indagine sui rischi legati al trasporto del telefono cellulare vicino al corpo umano. Sai come può influire su di te e quali precauzioni dovresti prendere al riguardo?
 Un gruppo di scienziati ha recentemente condiviso i risultati della ricerca sui rischi associati all’influenza dei telefoni cellulari sul corpo umano.
Le conclusioni di questi esperimenti ti faranno analizzare la tua relazione con questi dispositivi nella  vita quotidiana e come possono influenzare te e i tuoi figli.
Il Dipartimento della Sanità della California ha condotto la ricerca sulla base del fatto che i telefoni cellulari emettono onde radio a bassa frequenza per trasmettere informazioni. Rispetto ad altre radiazioni, queste onde non sono le più pericolose per l’uomo, ma ci sono alcuni punti che devono essere presi in considerazione per minimizzare il loro impatto nocivo, specialmente nei bambini.

Tenere il telefono direttamente sul corpo non è mai stata una buona idea

La maggiore probabilità di essere sotto l’influenza negativa delle radiazioni si verifica quando il telefono cellulare viene costantemente utilizzato vicino al corpo durante il trasferimento di file di grandi dimensioni .
Non si tratta solo di portare il dispositivo in tasca, ma anche di mettere il telefono vicino alla testa durante una conversazione.
I produttori di dispositivi elettronici come Apple, nelle loro istruzioni avvertono gli utenti della presenza di trasmissioni radio sui loro iPhone. E sebbene il livello di radiazioni rispetti gli standard di sicurezza, viene fornito un consiglio sull’uso di funzioni integrate che ti aiuteranno a evitare conseguenze negative .
I ricercatori hanno prestato particolare attenzione all’effetto distruttivo delle radiazioni sull’organismo fragile del bambino , che può portare a tumori cerebrali e malattie dell’orecchio a causa del frequente contatto del telefono con la testa.
A causa degli alti rischi, l’uso dei telefoni cellulari nelle scuole primarie e secondarie in Francia è stato vietato .
Gli psicologi affermano che vi è una diminuzione del livello di attenzione e un aumento dei problemi di salute mentale e dei disturbi del sonno negli adolescenti con un uso costante o addirittura mantenendo i dispositivi vicini.
La principale epidemiologa americana  Dr. Davis ha commentato questo:
Gli esperti francesi hanno testato i telefoni nello stesso modo in cui la gente li usa di solito. Hanno concluso che il livello delle radiofrequenze supera la norma ammissibile di quattro volte. Se confrontati con gli standard statunitensi, i risultati sono sette volte superiori al livello raccomandato.

L’uso costante di un telefono cellulare nella tasca dei pantaloni influisce sulla funzione riproduttiva negli uomini

Un altro punto si riferisce alla funzione riproduttiva degli uomini. Secondo la ricerca, si conclude che gli uomini che usano costantemente i telefoni cellulari nelle tasche dei pantaloni hanno un numero inferiore e uno sperma meno qualitativo .

Il maggiore impatto delle onde radio si verifica quando nel telefono sono presenti due o più carte SIM, o quando l’invio e la ricezione di file di grandi dimensioni avviene utilizzando un dispositivo in un veicolo in movimento poiché è necessaria una connessione più potente per acquisire il segnale

CONSULENZA DA PARTE DI SPECIALISTI PER EVITARE PROBLEMI DI SALUTE DOVUTI ALL’USO CONTINUO DEL CELLULARE:

  1. Usa il telefono in una borsa, non in tasca, soprattutto in estate quando si usano tessuti sottili.
  2. Non mettere il telefono sotto il cuscino mentre dormi, la distanza minima dovrebbe essere di pochi metri.
  3. Non tenere il telefono vicino alla testa durante il trasferimento di file multimediali.
  4. Usa la funzione vivavoce o Bluetooth quando parli.

HAI MAI PENSATO A COME MINIMIZZARE GLI EFFETTI DELLE RADIAZIONI SU DI TE E SUI TUOI FIGLI?

Fonte: 

Omega-3, la salute vien dal mare

Stress e alimentazione scorretta possono mettere a dura prova la nostra salute. Un aiuto concreto viene dall'olio di pesce, ricco di Omega-3

Quali sono gli errori comuni che si commettono quando ci si siede a tavola? Il tema alimentazione è diventato di notevole interesse ed un numero sempre maggiore di persone cerca di saperne di più.
È indubbio che, negli ultimi anni, l’aumentato consumo di grassi saturi nella dieta quotidiana, insieme ad uno stile di vita scorretto, frenetico e stressante, abbia causato un rapido aumento delle malattie croniche che riguardano l’apparato cardiovascolare, le malattie autoimmuni e le forme infiammatorie.
Ormai lo sappiamo, a tavola ci si cura ma se non abbiamo sempre la possibilità di seguire un regime alimentare corretto e bilanciato, la natura ci offre diverse possibilità che sarebbe doveroso cogliere. Inoltre è fondamentale considerare che pur consumando una serie di alimenti come semi di lino, semi di chia, olio di canapanoci, soia ricchi in acido alfa linolenico (ALA), un omega-3 precursore, l’organismo umano ha scarsa capacità (circa il 7 per cento) di trasformazione del precursore ALA in EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico).
Cibi grassi, Omega-3
Nel corso degli anni è aumentato il consumo di cibi grassi © ingimage
Una delle meraviglie che la natura mette a disposizione è l’olio di pesce che, con il suo importante contenuto in acidi grassi polinsaturi omega-3, offre un’importante fonte di integrazione, fondamentale per la salute ed un buon equilibrio dell’organismo.

L’importanza degli omega-3

Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 sono ricchi di acido eicosapentaenoico (EPA) e di acido docosaesaenoico (DHA), acidi grassi polinsaturi definiti “essenziali” perché l’organismo umano non è in grado di sintetizzarli in autonomia, ma che sono di estrema importanza per mantenere l’equilibrio con i grassi polinsaturi omega-6. Sembra infatti che uno squilibrio fra i due gruppi di acidi grassi, causato da uno scarso apporto di omega 3possa indurre l’organismo a rilasciare sostanze che promuovono l’infiammazione, soprattutto nei periodi di forte stress. Inoltre, l’aumento nella dieta di grassi saturi può essere considerata un’ulteriore causa di questo squilibrio.

A cosa servono gli omega-3

È ormai nota la loro azione ipocolesterolemizzante, con una riduzione del colesterolo LDL ed un aumento di HDL e di riduzione dei trigliceridi nel sangue. Per questo motivo i grassi omega-3 rappresentano un valido aiuto nel prevenire i processi aterosclerotici. L’assunzione costante di acidi grassi polinsaturi omega-3 presenti nell’olio di pesce aiuta a prevenire l’insorgenza di malattiecardiovascolari e delle complicanze ad esse legate, oltre a prevenire forme fastidiose di aritmie cardiache. L’assunzione di olio di pesce ha effetti benefici sulla pressione sanguigna, con la sua azione leggermente fluidificante del sangue può contribuire a mantenere normali i valori pressori. Sono inoltre fondamentali per la formazione delle membrane cellulari e un corretto sviluppo del cervello. È scientificamente provata l’importanza dell’integrazione di EPA e DHA in gravidanza, sia per la salute della donna ma soprattutto per un corretto sviluppo neuronale del nascituro.
Omega-3, gravidanza
Gli omega-3 sono utili per la donna in gravidanza e benefici per il nascituro © ingimage
Ed è proprio per il ruolo importante che gli omega-3 rivestono nelle funzioni celebrali dell’uomo, che l’integrazione viene utilizzata spesso in ambito neurologico, non solo come coadiuvante alle normali terapie previste per patologie importanti come l’Alzheimer, ma anche, semplicemente, per rallentare l’invecchiamento cognitivo e conservare negli anni la funzione della memoria. Da non sottovalutare la loro azione immunomodulante, fondamentale visto l’aumento dell’incidenza delle patologie autoimmuni. Non dimentichiamo la loro funzione antinfiammatoria, in grado di inibire la produzione dei mediatori dell’infiammazione, come prostaglandine e leucotrieni. L’azione antinfiammatoria non si limita alle articolazioni ma si estende anche dell’apparato intestinale. Gli omega tre sono fondamentali per il sostegno delle membrane cellulari che proteggono l’intestino dai tipici danni che si possono riscontrate in patologie come il Morbo di Crohn e colite ulcerosa.
Gli omega-3 sono elementi fondamentali per il benessere degli occhi, poiché partecipano allo sviluppo dei tessuti oculari, favoriscono l’elasticità capillare degli stessi e possono prevenire i danni dovuti all’iperglicemia cronica.
Omega-3, occhi
Gli omega-3 sono di grande utilità per la tutela dell’apparato oculare © ingimage
Ottimi risultati si hanno, infine, in dermatologia nella cura della psoriasi, con la diminuzione del prurito e un miglioramento generale della cute, e nelle forme di asma.

Omega Silver, l’integratore affidabile

Scegliere l’integratore giusto non è semplice, un prodotto che garantisca la purezza e la qualità della materia prima non è sempre scontato. Natural Point, importante azienda del settore fitoterapico, ha creato Omega Silver, un integratore alimentare di acidi grassi polinsaturi omega-3 che rispetta tutte le caratteristiche necessarie per definirsi un prodotto affidabile.
Omega Silver nato dai laboratori di Natural Point © Natural Point
Omega Silver nato dai laboratori di Natural Point © Natural Point
Omega Silver viene prodotto con pesci di piccola taglia pescati in aree incontaminate, nel pieno rispetto delle specifiche di Friends of the Sea, organismo che garantisce una pesca etica, nel rispetto delle specie protette e la salvaguardia del fondale marino. L’olio estratto viene sottoposto ad un particolare processo che si chiama Qualitysilver® che dà garanzia di stabilità del prodotto rispetto ai processi ossidativi, potenziato dalle capsule Licaps® che assicurano all’olio di pesce un’ulteriore protezione.
Infine in Omega Silver gli omega 3 si trovano nella forma chimica di “trigliceride” che si è dimostrata essere meglio assorbita dal nostro organismo, con un aumento della concentrazione ematica di EPA e DHA superiore del 50% rispetto alla classica forma chimica di “estere etilico”.

Consigli d’uso e dosaggi di Omega Silver

Generalmente le capsule di olio di pesce vengono assunte durante o dopo i pasti, con differenti dosaggi in funzione di ciò su cui vogliamo intervenire. Per la prevenzione dei problemi cardiovascolari e per la maggior parte delle altre indicazioni è sufficiente assumere una capsula al dì; per la prevenzione e il sostegno delle problematiche legate alle funzioni celebrali e alle difficoltà dell’apparato visivo si consiglia l’assunzione di tre capsule al giorno.

Dove si compra

Possiamo acquistare Omega Silver in tutte le migliori erboristerie, nei migliori negozi di alimentazione naturale, nelle farmacie e parafarmacie. Viene proposto in tre confezioni diverse, da 50 capsule a 13 euro, da 100 capsule a 23 euro e da 200 capsule a 38 euro.
Fonte:

Canada, l’impressionante video di un tornado di fiamme di fronte ai pompieri

Una squadra di pompieri si è trovata circondata da un tornado di fiamme in Canada: un fenomeno raro e pericoloso. Più di 300 gli incendi attivi.

Più di trecento incendi e un tornado di fiamme. È di fronte a questo scenario che si sono trovati i pompieri che in questi giorni stanno lottando contro i giganteschi roghi divampati nel Canada occidentale. Un video impressionante – rilanciato dai media internazionali – mostra i vigili del fuoco che tentano, invano, di recuperare la loro pompa, aspirata dalla forza di una tromba d’ariache ha investito in pieno il fuoco.
Si tratta di un fenomeno raro e pericoloso, che si è verificato nei pressi di Vanderhoof, nel centro della Columbia Britannica. Nel filmato si vedono tre colleghi che tentano di recuperare l’estremità della pompa: “Il tornado ha distrutto le nostre linee di difesa, ha aspirato la lancia a più di trenta metri di altezza, fino a farla fondere. Siamo stati circondati dal fuoco per 45 minuti. Non avevo mai visto nulla di simile”.

In Canada più di duemila incendi dall’inizio dell’estate

Nel momento di massima forza della tromba d’aria, la colonna di fuoco si è alzata fino ad oltre 60 metri dal suolo. Più in generale – riferisce l’agenzia Afp –  la situazione in Canada è stata complicata dalle condizioni meteorologiche estremamente favorevoli agli incendi. La mancanza di piogge e il caldo hanno reso il terreno secco e, di conseguenza, facile preda delle fiamme. Che nel corso dell’estate hanno distrutto oltre 13mila chilometri quadrati di foreste.
Incendi Canada
Più di duemila incendi sono divampati in Canada nel corso dell’estate 2018 © Scott Olson/Getty Images
Si tratta, tra l’altro, del secondo anno consecutivo nel quale si manifestano fenomeni di tali intensità e ampiezza. Da giugno, sono circa duemila gli incendi registrati. Alcuni di questi hanno generato talmente tanto fumo da aver coperto il cielo sopra Vancouver per buona parte della stagione estiva. Scenario vissuto anche a Winnipeg. Con tutto ciò che consegue anche in termini di qualità dell’aria.
Fonte:

Il fondo sovrano della Norvegia sprona 9mila aziende: basta plastica negli oceani

Il fondo ha chiesto alle aziende in cui investe di impegnarsi per combattere l’inquinamento da plastica nei mari: “In gioco i loro stessi business”.

Il fondo sovrano della Norvegia si dimostra ancora una volta uno dei più etici del mondo. Dopo aver deciso, nel 2017, di azzerare tutti gli investimenti nei settori del petrolio e del gas, l’organismo gestito dalla banca centrale della nazione scandinava ha annunciato la volontà di impegnarsi per combattere l’inquinamento derivante da plastica che colpisce gli oceani.
fondo norvegia plastica oceani
Il fondo sovrano della Norvegia ha chiesto alle aziende nelle quali investe di impegnarsi per combattere l’inquinamento da plastica negli oceani © Milos Bicanski/Getty Images

Le scelte etiche del fondo sovrano norvegese

Lo Statens pensjonsfond Utland ha deciso così di proseguire la propria politica di esclusione dal portafoglio d’investimenti delle aziende considerate non in grado di rispondere a determinati standard etici. Il Comitato etico – composto da esperti di diritti umani, di politiche ambientali, di diritto internazionale e di economia – ha infatti già chiuso la porta al produttore di mine anti-uomo Singapore Technologies Engineering e quelli di bombe a grappolo (cluster bombs) come Textron e General Dynamic.

Scopri l’iniziativa LifeGate PlasticLess, un mare di idee contro un oceano di plastica

Stessa sorte per chi partecipa alla fabbricazione di sistemi legati agli armamenti nucleari: è il caso, ad esempio, di Lockheed Martin, Honeywell International, Airbus e Boeing. Ma sono stati esclusi anche colossi del tabaccocome British American Tobacco, Philip Morris e Alliance One International. O ancora Daewoo International, Vedanta, Norilsk Nickel e Rio Tinto per il devastante impatto ambientale delle loro attività.

“Se non combattiamo la plastica, investitori penalizzati sul lungo periodo”

Ora più grande fondo sovrano del mondo – che vale ormai più di un miliardo di dollari – ha dimostrato di comprendere appieno a che punto la plasticarappresenta un problema per la salute degli oceani. “Si tratta di elementi vitali per la biosfera e fondamentali per l’economia mondiale. Ci aspettiamo perciò che le imprese si impegnino al fine di garantire un approccio sostenibile”, ha affermato Yngve Slyngstad, direttore del fondo. In particolare, la richiesta è rivolta ai produttori di plastica, affinché avviino una transizione verso l’economia circolare. Ma anche ai pescatori, che dovrebbero adottare pratiche sostenibili, soprattutto in materia di riproduzione della fauna marina.
Il fondo sovrano della Norvegia investe oggi in circa novemila imprese, presenti in più di 70 nazioni. “Il modello di business di molte di queste società – hanno sottolineato i dirigenti dell’istituto finanziario – dipende dalla salute degli oceani: se questa continuasse a degradarsi, le aziende ne pagherebbero le conseguenze. E gli investitori, di conseguenza, verrebbero penalizzati sul lungo periodo”.
Fonte:

Stop alle microplastiche in Europa, lo chiede il Parlamento di Strasburgo

Stop a plastiche ossidegradabili e microplastiche nei cosmetici. L’Ue sollecita la creazione di un mercato unico delle plastiche riciclate.

Incentivi per la raccolta dei rifiuti in mare, nuove norme a livello europeo in materia di biodegradabilità e compostabilità e divieto totale di utilizzo della plastica ossidegradabile, che non è biodegradabile né compostabile e influisce negativamente sul riciclaggio della plastica convenzionale, entro il 2020. Sono alcune delle proposte contenute nella risoluzione non vincolante approvata a metà settembre dal Parlamento Europeo con 597 voti favorevoli, 15 contrari e 25 astensioni. I deputati propongono, inoltre, un divieto delle microplastichenei cosmetici e nei prodotti per la pulizia entro il 2020. 

Standard di qualità per un mercato unico della plastica

Un mercato interno per le materie prime secondarie è necessario per garantire la transizione verso un’economia circolare. Per questo motivo Strasburgo chiede a Bruxelles di definire degli standard sulla qualità per rafforzare il mercato della plastica secondaria, tenendo conto dei diversi gradi di riciclaggio compatibili con i diversi usi, garantendone la sicurezza soprattutto nel caso di plastica riciclata destinata ad uso alimentare.
Per incentivare l’utilizzo della plastica riciclata il Parlamento Ue propone di ridurre l’iva sui prodotti contenenti materiali riciclati.
“La mia relazione non è un appello contro la plastica, ma un appello per un’economia circolare della plastica, in cui trattiamo la plastica in modo sostenibile e responsabile, in modo da poter fermare gli effetti dannosi e preservare il valore della catena di produzione. Per avere successo, dobbiamo utilizzare la strategia come leva per modelli circolari di produzione e consumo. Dobbiamo fornire soluzioni su misura, poiché non esistono soluzioni facili. E dobbiamo lavorare insieme lungo l’intera catena”, ha detto Mark Demesmaeker, relatore al Parlamento Ue.

Leggi anche: Cos’è il progetto LifeGate PlasticLess

Il Parlamento sottolinea che esistono diversi modi per raggiungere tassi elevati di raccolta differenziata e riciclaggio, tra cui gli Stati membri possono scegliere: un sistema di responsabilità estesa del produttore, meccanismi di deposito-rimborso e una maggiore sensibilizzazione dei cittadini.
Inoltre Strasburgo evidenzia il ruolo che i pescatori potrebbero svolgere nella lotta contro la plastica nei mari, raccogliendo i rifiuti durante le loro attività di pesca e riportandoli in porto; e perché questo avvenga la Commissione e i Paesi dell’Ue dovrebbero incentivare questo tipo di attività.
plastica sulle spiagge
La plastica rappresenta l’85% dei rifiuti delle spiagge e oltre l’80% dei rifiuti marini ©Pixabay

Europei sommersi da plastica e microplastiche

Ogni anno gli europei generano 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica ma meno del 30 per cento viene raccolto per essere riciclato, mentre solo il 6 per cento della plastica immessa sul mercato è costituita da materiali riciclati. Una parte viene esportata per essere smaltita da paesi terzi mentre il resto va in discarica, viene incenerito oppure, nel peggiore dei casi, non viene raccolto e finisce per disperdersi nell’ambiente, inquinando soprattutto foreste, spiagge, fiumi e mariLa plastica rappresenta l’85 per cento dei rifiuti delle spiagge e oltre l’80 per cento dei rifiuti marini.
Nel tentativo di contrastare l’inquinamento da plastica, la Commissione europea ha adottato a gennaio una strategia che propone di rendere tutti gli imballaggi di plastica riutilizzabili o riciclabili entro il 2030 e di ridurre il consumo di materie plastiche monouso e di microplastiche.
Fonte:

I rifiuti di plastica trasformati in idrogeno per le auto

Un gruppo di scienziati è riuscito a convertire i rifiuti di plastica in idrogeno puro, che a sua volta potrebbe essere utilizzato per far funzionare le vetture di nuova generazione.

L’enorme quantità di rifiuti di plastica che produciamo ogni giorno è uno dei maggiori problemi ambientali che ci troviamo a dover affrontare nel nostro tempo. Rifiuti che devono essere smaltiti, possibilmente con processi ecologici, e che, altrimenti, vanno a inquinare i suoli e i mari con tutte le drammatiche conseguenze che ne derivano. Per questo, in questi anni, in tutto il mondo, innovatori e scienziati hanno cercato nuove soluzioni di riciclo e non solo che rispondessero all’emergenza. E l’ultima giunge da alcuni chimici dell’Università di Swansea, nel Regno Unito, che hanno ideato un processo di reforming solare delle materie plastiche, semplice e a basso consumo, che permette di trasformare i rifiuti in idrogeno puro.
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I rifiuti di plastica inquinano i mari di tutto il mondo ©Ingimage

L’esperimento

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista della Royal Society of Chemistry (RSC): gli scienziati hanno aggiunto a tre polimeri comuni – acido polilattico, polietilentereftalato (PET) e poliuretano – una sostanza in grado di assorbire la luce, quindi li hanno sciolti in una soluzione alcalina e poi esposti al sole o a un simulatore di luce solare. In questo modo, le particelle della plastica hanno subito una trasformazione in altre molecole tra cui quelle di idrogeno.
Durante il processo, che funziona a pressione e temperatura ambiente, sono stati generati anche prodotti organici come formiato, acetato e piruvato, e una sostanza che può essere utilizzata per produrre nuova plastica. Fondamentale poi l’aspetto per cui, per essere sottoposta a reforming solare, la plastica non deve essere necessariamente pulita (anzi, la presenza di grasso o olio migliorerebbe addirittura il processo) aumentando così la quantità di materiale che può essere riutilizzato e riducendo i costi di riciclo.

idrogeno
Dal reforming solare della plastica si ottengono molecole di idrogeno ©Ingimage

Idrogeno per le auto

Il lavoro necessita ancora di alcuni anni per essere testato su scala industriale, ma in un futuro non lontano si può immaginare come l’idrogeno prodotto possa venire utilizzato per alimentare le auto di nuova generazione, completamente ecologiche, come la Mirai di Toyota. La berlina a idrogenodella casa automobilistica giapponese funziona con una tecnologia a celle a combustibile e riduce a zero le emissioni di CO2 producendo solo vapore acqueo.
Fonte:

Il Nepal ha (quasi) raddoppiato la sua popolazione di tigri

Grazie al progetto Tx2 del Wwf, il numero di tigri del Bengala presenti nel piccolo stato asiatico è passato da 121 a 235 in nove anni.

La tigre è, probabilmente, il predatore più affascinante e carismatico che ancora popoli il pianeta. C’era un tempo, che sembra così distante eppure (evolutivamente parlando) così vicino, in cui i grandi felini erano diffusi in quasi tutto il pianeta, oggi la maggior parte delle poche specie superstiti è invece a rischio estinzione. Ma, fortunatamente, ci siamo forse resi conto in tempo che perdere queste creature, che erano i principali predatori dei nostri antenati ma senza le quali ci sentiremmo incompleti, sarebbe un errore imperdonabile. Da qualche anno, in alcuni paesi, le popolazioni di tigri stanno tornando lentamente a crescere. L’ultima buona notizia arriva dal Nepal, il cui numero di tigri è quasi raddoppiato.
Tigre che attraversa un corso d'acqua
La perdita di habitat e il conflitto con la popolazione locale hanno contribuito in maniera determinante al declino delle tigri in tutta l’Asia, ma il bracconaggio e il commercio illegale di animali selvatici sono ancora la più grande minaccia per questi animali © Ingimage

Le tigri raddoppiano in 9 anni

Il numero di tigri del Bengala (Panthera tigris tigris) del Nepal è passato dai 121 esemplari del 2009 agli attuali 235. Lo hanno riferito i funzionari del Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna selvatica. Le tigri sono animali che occupano vasti areali e in grado di spostarsi come fantasmi, censirle è dunque un’impresa. Per effettuare il monitoraggio sono state utilizzate oltre 4mila video trappole e gli esperti di fauna selvatica hanno percorso circa 2.700 chilometri attraverso le pianure meridionali del Nepal, dove i grandi felini vagano.
Le foreste e le imponenti catene montuose del Nepal
Il Parco Nazionale di Chitwan, istituito nel 1973, ospita il maggior numero di tigri in Nepal © Ingimage

L’efficacia della conservazione

“Questo successo è il risultato degli sforzi unificati da parte del governo in collaborazione con le comunità locali e altre parti interessate per proteggere l’habitat delle tigri e combattere il bracconaggio“, ha commentato Man Bahadur Khadka, direttore generale del Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna del Nepal. Le principali minacce per questi grandi felini in Nepal, così come nel resto dell’Asia, sono la deforestazione, la perdita dell’habitat e la caccia illegale.
L’importanza del progetto Tx2
Per salvare le tigri dall’estinzione, nel 2010 il Nepal e altri dodici paesi si sono impegnati a raddoppiare le rispettive popolazioni di tigre entro il 2022, aderendo al progetto Tx2 lanciato dal Wwf. Da allora il progetto ha iniziato a dare i frutti sperati, nel 2016 il numero globale di tigri è infatti tornato ad aumentare per la prima volta dopo più di cento anni.

Un esempio per il mondo

La strada tracciata è dunque quella corretta e Ghana Gurung, rappresentante del Wwf Nepal, ha dichiarato che i progressi compiuti dal Paese possono essere un esempio per la conservazione della tigre a livello globale. “Ogni tigre conta, per il Nepal e per il mondo – ha affermato. – La sfida ora è continuare questi sforzi per proteggere l’habitat delle tigri e garantire la sopravvivenza a lungo termine della specie”. Anche Leonardo DiCaprio, tra i sostenitori del progetto Tx2 e che in passato ha donato un milione di dollari al Wwf per salvare le tigri, ha espresso con un tweet la propria gioia per il risultato ottenuto dal Nepal.
Fonte:

Grazie al progetto Tx2 del Wwf, il numero di tigri del Bengala presenti nel piccolo stato asiatico è passato da 121 a 235 in nove anni.

Il Nepal ha (quasi) raddoppiato la sua popolazione di tigri

Il Nepal ha (quasi) raddoppiato la sua popolazione di tigri

 

La tigre è, probabilmente, il predatore più affascinante e carismatico che ancora popoli il pianeta. C’era un tempo, che sembra così distante eppure (evolutivamente parlando) così vicino, in cui i grandi felini erano diffusi in quasi tutto il pianeta, oggi la maggior parte delle poche specie superstiti è invece a rischio estinzione. Ma, fortunatamente, ci siamo forse resi conto in tempo che perdere queste creature, che erano i principali predatori dei nostri antenati ma senza le quali ci sentiremmo incompleti, sarebbe un errore imperdonabile. Da qualche anno, in alcuni paesi, le popolazioni di tigri stanno tornando lentamente a crescere. L’ultima buona notizia arriva dal Nepal, il cui numero di tigri è quasi raddoppiato.
Tigre che attraversa un corso d'acqua
La perdita di habitat e il conflitto con la popolazione locale hanno contribuito in maniera determinante al declino delle tigri in tutta l’Asia, ma il bracconaggio e il commercio illegale di animali selvatici sono ancora la più grande minaccia per questi animali © Ingimage

Le tigri raddoppiano in 9 anni

Il numero di tigri del Bengala (Panthera tigris tigris) del Nepal è passato dai 121 esemplari del 2009 agli attuali 235. Lo hanno riferito i funzionari del Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna selvatica. Le tigri sono animali che occupano vasti areali e in grado di spostarsi come fantasmi, censirle è dunque un’impresa. Per effettuare il monitoraggio sono state utilizzate oltre 4mila video trappole e gli esperti di fauna selvatica hanno percorso circa 2.700 chilometri attraverso le pianure meridionali del Nepal, dove i grandi felini vagano.
Le foreste e le imponenti catene montuose del Nepal
Il Parco Nazionale di Chitwan, istituito nel 1973, ospita il maggior numero di tigri in Nepal © Ingimage

L’efficacia della conservazione

“Questo successo è il risultato degli sforzi unificati da parte del governo in collaborazione con le comunità locali e altre parti interessate per proteggere l’habitat delle tigri e combattere il bracconaggio“, ha commentato Man Bahadur Khadka, direttore generale del Dipartimento dei parchi nazionali e della conservazione della fauna del Nepal. Le principali minacce per questi grandi felini in Nepal, così come nel resto dell’Asia, sono la deforestazione, la perdita dell’habitat e la caccia illegale.

Leggi anche: Nessun rinoceronte è stato ucciso in Nepal negli ultimi due anni. Ecco come è successo

L’importanza del progetto Tx2

Per salvare le tigri dall’estinzione, nel 2010 il Nepal e altri dodici paesi si sono impegnati a raddoppiare le rispettive popolazioni di tigre entro il 2022, aderendo al progetto Tx2 lanciato dal Wwf. Da allora il progetto ha iniziato a dare i frutti sperati, nel 2016 il numero globale di tigri è infatti tornato ad aumentare per la prima volta dopo più di cento anni.

Un esempio per il mondo

La strada tracciata è dunque quella corretta e Ghana Gurung, rappresentante del Wwf Nepal, ha dichiarato che i progressi compiuti dal Paese possono essere un esempio per la conservazione della tigre a livello globale. “Ogni tigre conta, per il Nepal e per il mondo – ha affermato. – La sfida ora è continuare questi sforzi per proteggere l’habitat delle tigri e garantire la sopravvivenza a lungo termine della specie”. Anche Leonardo DiCaprio, tra i sostenitori del progetto Tx2 e che in passato ha donato un milione di dollari al Wwf per salvare le tigri, ha espresso con un tweet la propria gioia per il risultato ottenuto dal Nepal.
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La Purdue Pharma è accusata di avere ignorato consapevolmente la dipendenza causata dai suoi prodotti a base di oppioidi, alimentando un'epidemia che ha già provocato migliaia di vittime nello stato di New York.

Lo stato di New York denuncia la casa farmaceutica Purdue per avere alimentato l’epidemia di oppioidi


Lo stato di New York ha denunciato la casa farmaceutica statunitense Purdue Pharma accusandola di avere consapevolmente sottovalutato gli effetti della dipendenza agli antidolorifici a base di oppioidi che produce e, quindi, di aver guadagnato miliardi di dollari sulle spalle della cosiddetta “opioid epidemic“: New York, la città principale dello stato, è in balia di un’epidemia di questi composti chimici che producono effetti simili a quelli della morfina. L’azione legale è stata presentata dalla procuratrice generale dello stato, Barbara Underwood.

Solo nel 2016 ci sono state oltre 3mila vittime da oppioidi nella città di New York. Alcuni farmaci a base di questi composti chimici, come il metadone, vengono comunemente prescritti ai tossicodipendenti come terapia sostitutiva all’abuso di sostanze stupefacenti come l’eroina. 

Le vittime di oppioidi
Underwood sostiene che la Purdue abbia consapevolmente ingannato medici, pazienti e le autorità per decenni circa la dipendenza causata da OxyContin, il nome con cui è commercializzato l’ossicodone, un narcotico antidolorifico a base di oppioidi il cui uso è molto diffuso in tutto il paese. La Purdue avrebbe intenzionalmente sottovalutato i rischi e sopravvalutato i benefici del farmaco. La condotta della casa farmaceutica avrebbe quindi contribuito a un’eccessiva prescrizione e a un abuso di prodotti contenenti oppiodi, causando una vera e propria epidemia. Solo nella città di New York si sono registrati oltre 3mila decessi per overdose da oppioidi nel 2016, circa 2,400 dei quali una conseguenza dell’assunzione di antidolorifici contenti queste sostanze. 
Entrando ancora più nello specifico, Underwood sostiene che la Purdue abbia fatto “persistentemente, direttamente e tramite terzi diverse dichiarazioni false in merito ai suoi prodotti”, tra cui l’occultamento del collegamento tra l’uso di oppioidi a lungo termine e l’abuso di queste sostanze, mascherando i segnali della dipendenza e facendo riferimento a essi con il termine “pseudodipendenza”. Inoltre la Purdue avrebbe sostenuto “che l’astinenza dai suoi prodotti è facilmente gestibile, sopravvalutando i rischi delle terapie alternative di riduzione del dolore rispetto agli oppioidi e travisando la misura in cui gli oppioidi migliorano le funzioni del corpo”. Tesi sostenute dalla Purdue con l’intento di aumentare le vendite dei suoi prodotti. Un “modello basato sull’inganno” e su un “incurante disprezzo per la salute e il benessere dei newyorkesi”, ha aggiunto Underwood. 

Purdue Pharma nega tutto 

In sintesi, mentre l’epidemia di oppiodi accumulava sempre più vittime, la Purdue, consapevole di questi effetti, guadagnava cifre enormi: da quando fu introdotto nella metà degli anni Novanta, il solo OxyContin ha fatto guadagnarepiù di 30 miliardi di dollari (oltre 25 miliardi di euro) alla società. “L’epidemia di oppioidi è stata creata da distributori senza scrupoli. Ma non staremo seduti pigramente a guardare i cittadini morire mentre le grandi imprese ignorano le conseguenze delle loro azioni”, ha dichiarato il governatore dello stato di New York Andrew Cuomo in un comunicato stampa. “Portare la Purdue Pharma in tribunale è un significativo passo in avanti per ritenere responsabili le aziende e porre fine una volta per tutte alla crisi degli oppioidi”. 


La società farmaceutica, con sede a Stamford nello stato del Connecticut, ha negato “fermamente” le accuse, confermando che “tutte le prescrizioni sono state approvate dalla Fda”, (la Federal drug administration, l’agenzia nazionale per i controllo dei cibi e dei farmaci). Per questo è inopportuno “che lo stato si sostituisca al parere normativo di scienziati e medici”.  
Eppure non è la prima volta che la Purdue viene denunciata, anzi. L’annuncio dell’azione legale da parte di New York, che rientra nella strategia di contrasto all’epidemia di oppioidi da parte di Cuomo, è arrivata il giorno dopo in cui altri sei stati – Florida, Nevada, Nord Carolina, Nord Dakota, Tennessee e Texas – hanno citato in giudizio la società per una presunta violazione delle leggi sulla protezione dei consumatori. Finora sono 16 gli stati americani, oltre al Porto Rico, ad aver avviato azioni legali contro la Purdue. E proprio allo stato di New York, la casa farmaceutica aveva assicurato nel 2007 di aver corretto la sua condotta giudicata “criminale” quando era stata condannata a pagare una multa di 600 milioni di dollari (più di 500 milioni di euro). 

La Purdue Pharma nega le sue responsabilità ma intanto sono 16 gli stati americani ad aver avviato un’azione legale contro la casa farmaceutica © Drew Angerer/Getty Images 

“Il nostro lavoro non finisce con quest’azione legale”, ha avvertito Underwood. “Il nostro ufficio continuerà a condurre un’indagine con diversi stati sui produttori e distributori di oppioidi nell’intero paese”. Ora la procura chiede un risarcimento di quasi 500 milioni di dollari (quasi 450 milioni di euro) che verrebbero destinati al finanziamento di programmi di recupero e trattamento rivolti ai tossicodipendenti.
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