Leggete bene l'articolo qui sotto inerente I SENSORI AL GRAFENE che il ministero starebbe testando per "TROVARE I POSITIVI", che detto così già suscita una certa inquietudine. In effetti quel sensore o specie di "metal detector" NON È AFFATTO IN GRADO DI RILEVARE l'RNA del virus Covid19 in un corpo umano. E' una comunicazione ingannevole della reale funzione di questi rilevatori che invece sono in grado di intercettare il GRAFENE che è stato inserito tramite il vaccino nel corpo dei vaccinati. Che nei vaccini sia presente grafene è un dato di fatto ormai. Ci sono le analisi, ci sono le prove. È fuori discussione. Allora con tali SENSORI loro riescono subito a rilevare se una persona ha il vaccino in corpo. Se invece una persona NON è stata vaccinata vedono che non ha grafene e possono dichiararla positiva. In questo modo iniziano a rilevare e FOTOGRAFARE i NON VACCINATI per rintracciarli. Il nuovo sensore è stato messo da giorni all'ingresso delle filiali di Banca Intesa San Paolo (proprietà Rothschild). E un sensore dello stesso tipo è già in funzione all'Università Vanvitelli dal 2020. La società orwelliana è già tra noi....
Si chiama Aiskom Tower Sentinel ed è un prototipo in grado di individuare la presenza di RNA del virus Sars-CoV-2, in modalità non invasiva, tramite una scansione passiva di un individuo posizionato dinnanzi a dei sensori al grafene. Uno strumento che, se validato scientificamente, potrebbe rivelarsi utile non solo per monitorare la temperatura corporea e il corretto posizionamento della mascherina, ma anche la positività al Covid. La posta in palio è quindi molto alta, e intorno al progetto c’è il massimo riserbo.
Sensori al grafene già utilizzati nell’industria farmaceutica
L’idea è di un ingegnere italiano della Aiskom – società che si occupa di sensori e algoritmi in ambito civile e militare – che nei primi mesi della pandemia, tra marzo e aprile 2020, decide di testare i sensori al grafene, già impiegati per rilevare molecole di principio attivo nei farmaci, per scovare il Covid.
Nasce il primo prototipo. Prende il nome di Tower Sentinel perché ha l’aspetto di una torre alta circa un metro e mezzo gestita da un tablet collegato al sensore. In questo modo viene monitorato il volume elettromagnetico, verso il quale il sensore è puntato, per cercare le firme spettrali RNA del Sars-CoV-2. Il tutto in ottanta-novanta millisecondi.
«Analizzando queste firme, che sono generate dalle interazioni tra i campi magnetici presenti e il virus, è possibile individuare la presenza di nucleotidi dell’RNA a doppio filamento come il Covid 19 – spiegano in Aiskom -. Il grafene, in maniera passiva, va a rilevare queste anomalie che il campo elettromagnetico emana. Si tratta di un prototipo che può essere utilizzato anche per rilevare RNA di altri coronavirus. Il tutto in millesimi di secondo».
Trial su 500 persone in ospedali e RSA della Lombardia
Già certificato dalla Food and Drug Administration americana e da ITAR, il prototipo “Aiskom Tower Sentinel” è ora sottoposto alla procedura per ottenere la certificazione come strumento di diagnosi medico sanitaria presso il Ministero della Salute per essere impiegato in strutture pubbliche, anche se nel frattempo la società ha ottenuto il CE di classe 1, data la non invasività, e può essere commercializzato già per strutture private. «La pratica è nelle mani della direzione ricerca che l’ha inoltrata allo Spallanzani – fanno sapere dal Ministero -. Stiamo attendendo la valutazione razionale del dispositivo e la fattibilità della ricerca per la prova di efficacia».
Nel frattempo, per poter arrivare a Roma, è stato fatto un trial in ospedali e RSA della Lombardia, in collaborazione con AREU su un campione di 500 persone. Il prototipo, posizionato in diverse strutture ospedaliere di Lodi, Omegna, Vicenza, Brescia e in alcune RSA di Lombardia e Veneto, avrebbe dato un feedback positivo. Messi a confronto, gli strumenti diagnostici (tampone e Tower Sentinel) darebbero in molti casi risultati analoghi; in alcuni invece il sensore risulterebbe più preciso e riferibile agli esami clinici più approfonditi, generando di fatto un minor numero di falsi positivi e/o falsi negativi.
«Non sostituisce i tamponi, ma offre la possibilità di pre-screening rapidi»
«La nostra tecnica diagnostica per l’individuazione del Covid non sostituisce quella attualmente in funzione – tengono a precisare i dirigenti di Aiskom. Nessun tentativo di boicottare tamponi e test sierologici, solo il desiderio di offrire uno strumento rapido di pre-screening. Un aiuto e un supporto in grado di monitorare gli accessi e di verificare il rispetto del distanziamento anche in grandi ambienti».
Una volta certificato, l’Aiskom Tower Sentinel potrebbe essere utilizzato in locali pubblici, ospedali, fiere, aeroporti, stadi. «I prototipi potranno essere modulati – precisano i vertici di Aiskom –. Il costo parte da 12 mila euro e varia a seconda del numero dei sensori impiegati. Per uno stadio o un aeroporto si parla di decine di migliaia di euro. Abbiamo fatto accordi anche con banche per il noleggio a lungo termine – aggiungono –. Di sicuro non è un investimento a perdere, perché oggi riconosce il Covid-19, domani con un aggiornamento potrà essere impiegato per rilevare altri virus e patologie pericolose».
Un sensore per riconoscere Sars-Cov-2 in 10 minuti. Uno spin-off accademico dell'Ateneo Vanvitelli
La startup MoreSense impegnata nel campo delle nanotecnologie applicate alla sensoristica, ha messo a punto un prototipo in grado di riconoscere e misurare il Sars-Cov-2, in meno di 10min. MoreSense, installata presso l’Hub tecnologico Filarete a Milano, nasce da uno spin-off di Copernico srl, società presente da oltre 15 anni nel settore del risanamento ambientale e del dipartimento di Ingegneria dell’Ateneo Vanvitelli che da dieci anni effettua ricerca sui biosensori ottici.
Si tratta della realizzazione di un nuovo metodo di rilevazione del Sars-CoV-2 che consentirà di ridurre drasticamente tempi e costi delle misure e che in particolare permetterà di raccogliere i risultati in una banca dati via internet.
I test preliminari di laboratorio sono stati eseguiti presso l’Ospedale San Luca di Lucca su tamponi positivi e negativi al Sars-CoV-2.
L'originalità e la novità scientifica della proposta risiede nel fatto di avere uno strumento innovativo, italiano, che presenta una sensibilità uguale o inferiore a quello dello standard attualmente utilizzato (RT-PCR), con una serie di vantaggi quali: testare potenzialmente diverse matrici, biologiche e non: saliva, sangue, tamponi, BAL, acque reflue, acque potabili etc; rilevare il virione integro nella matrice biologica e non l’RNA; avere un metodo semi-quantitativo della “carica virale” (numero di virioni/mL) con la possibilità di archiviare automaticamente i dati per analisi statistiche.
Il nuovo sensore potrà contribuire alla sicurezza in ambito sanitario e nella gestione organizzativa delle attività sociali. La qualità della proposta è legata alla possibilità di “censire” i soggetti potenzialmente infetti, di farlo in modo rapido, accurato, ripetibile e a basso costo.
«Sono diversi anni che alla comunità scientifica dei sensori ottici stiamo proponendo, più che sensori innovativi, una tecnologia innovativa ha spiegato Nunzio Cennamo, ricercatore del dipartimento di ingegneria dell'Ateneo vanvitelli - Infatti, stiamo da tempo proponendo, sulla falsa riga della filosofia dei personal computer, sensori personalizzati, per diversi campi applicativi, composti da una parte universale (una piattaforma in fibra ottica) ed una riprogrammabile (polimeri a stampo molecolare). L’emergenza COVID-19 è l’applicazione su larga scala dove questa tecnologia forse potrà esprime al meglio le sue reali potenzialità, sia per questa emergenza che per quelle future, nonché per tanti altri campi applicativi».
Il sensore per la determinazione di SARS-CoV-2 è costituito da un trasduttore a fibra ottica plastica basato sulla Risonanza Plasmonica di Superficie (Surface Plasmon Resonance, SPR) e da un recettore polimerico sintetico (Molecular Imprinted Polymer, MIP)*.
Tali recettori sintetici sono molto resistenti, a basso costo e in grado di lavorare in range ampio di pH e temperatura. Lo strumento include una sorgente di luce, il sensore ed uno spettrofotometro USB collegato ad un PC o tablet.
La prossima sfida per la giovane azienda riguarda l’entrata nel mercato attraverso la produzione in serie dei dispositivi di misura. Questa delicata fase vedrà l’azienda siglare accordi con il mondo produttivo ed economico-finanziario per affermare il nuovo standard nel più breve tempo possibile. Tra i soggetti che hanno mostrato interesse allo sviluppo della start-up c’è il Gruppo IntesaSanpaolo con Innovation Centre.
*Molecular Imprinted Polymer, MIP detto anche ossido di grafene (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1872580518603555)
Ricerche documentali a cura di Cinzia Palmacci
Riferimenti: