Una piaga sta dilagando in silenzio a livello globale. Le giovani generazioni di America, nel Regno Unito, in Francia, Italia, Giappone, Australia praticamente ogni paese occidentale sono afflitte da un rapido aumento del tasso d’infertilità.
Questa primavera, gli Stati Uniti hanno riportato il più basso tasso di natalità degli ultimi 30 anni, nonostante la crescita economica. Il tasso di nascite della Finlandia è precipitato a un minimo mai visto in 150 anni. Il Presidente Russo Vladimir Putin ha recentemente introdotto una serie di riforme mirate ad arginare il «profondo declino demografico». Il governo danese ha introdotto una campagna pubblicitaria per incoraggiare le coppie a «farlo per la Danimarca» e concepire in vacanza, e la Polonia ha prodotto una campagna esortando i suoi cittadini a «riprodursi come conigli».
Qualcosa sta privando giovani donne e uomini della loro capacità di procreare e la sanità pubblica ammette che non ha la più pallida idea da dove iniziare per rimediare all’emergente priorità.
La «bomba demografica» alla quale tutti noi eravamo stati avvisati dagli ambientalisti, ha mancato l’esplosione, e invece, i demografi hanno cercato di accrescere l’allarme riguardo la crisi dell’implosione demografica che si sta dispiegando in tutto l’Occidente – la società sta affrontando un invecchiamento demografico senza precedenti, e in futuro ci saranno troppo pochi giovani a dare supporto agli anziani.
Molto spesso, incolpano i fattori sociali: giovani donne che abbracciano la carriera piuttosto che la maternità, uomini che evitano il matrimonio o la paternità, incrementando il consumismo o le coppie che scelgono di ritardare la formazione della famiglia fino al raggiungimento di una stabilità economica.
Ma c’è un altro fenomeno che viene citato di rado – l’aumento del numero di giovani che non ha figli, non per scelta, ma per l’incapacità di concepirne.
I Centres for Disease Control riferiscono che più del 12% delle donne Americane – una su otto – ha difficoltà a concepire un figlio.
I Centres for Disease Control (Centri per la Prevenzione delle Malattie, NdT) riferiscono che più del 12% delle donne Americane – una su otto – ha difficoltà a concepire un figlio. Anche la fertilità maschile sta precipitando, e l’andamento è globale. Qualcosa – od alcune cose – stanno privando giovani donne e uomini della loro capacità di procreare e la sanità pubblica ammette di non avere la più pallida idea di dove iniziare per rimediare all’emergente priorità. Aldilà delle chiacchiere sull’estendere l’accesso alle costose e rischiose tecnologie riproduttive artificiali, è stato fatto molto poco per discernere le cause della crescente crisi dell’infertilità.
Così, all’inizio di questo mese, quando uno studio inedito, reso pubblico, che ha esaminato un database di più di otto milioni di donne americane e ha evidenziato un sonoro aumento del 25 per cento di sterilità associato ad una diffusa medicina che le giovani donne hanno assunto per solo un decennio – in tandem con un marcato declino nella fecondità – avreste pensato che ci sarebbe stato un interesse significativo da parte della sanità pubblica, dei professionisti medici e dei media, no? È stato fatto molto poco per discernere le cause della crescente crisi dell’infertilità.
Un Denominatore Comune Dietro i Tassi di Crescita dell’Infertilità
Invece, tutti e tre questi colossi rimangono silenti come una pietra. Il motivo? Uno studio, pubblicato nel corrente numero del Journal of Toxicology and Environmental Health, esamina la capacità di procreare da parte di donne che sono state vaccinate contro lo Human Papilloma Virus (HPV) – rispetto a coloro che non lo sono state – e i risultati sono agghiaccianti.
Uno studio esamina la capacità di procreare da parte di donne che sono state vaccinate contro l’HPV e i risultati sono agghiaccianti. Nessuno nella sanità pubblica, media medici o principali, i quali sono invischiati nel business lucrativo di questo vaccino, osa porre in dubbio il mantra sulla «sicurezza ed efficacia» che hanno promulgato riguardo i prodotti farmaceutici «di gran successo» della Merck e GSK che valgono miliardi.
Lo studio è a cura di Gayle DeLong, docente di economia e finanza al Baruch College, University of New York. La DeLong ha osservato che il declino del tasso di natalità in America è precipitato in anni recenti – dal 118 per 1.000 nel 2007, al 105 nel 2015 per il gruppo di età tra i 25 e i 29 anni.
Il vaccino HPV fu approvato dalla Food and Drug Administration per essere usato negli USA dal 2006 per prevenire il cancro alla cervice uterina – una malattia per la quale le donne hanno un rischio di diagnosi dello 0,6%. Benché negli Stati Uniti venga più frequentemente diagnosticata all’età di 47 anni, è stata divulgata in massa, inizialmente mirando alle ragazze dagli 11 ai 26 anni (e da allora commercializzato ai ragazzi sin dai 9 anni per prevenire rari cancri anali e del pene – una malattia che colpisce lo 0,2% degli uomini nel corso della vita).
Hanno sollevato domande preoccupanti sugli impatti documentati che hanno alcuni componenti contenuti nei vaccini, sulla riproduzione (qualcuno direbbe negligenza criminale) nei test preliminari sui vaccini e hanno concluso che fosse urgentemente necessaria un’ulteriore ricerca… ai fini della salute della popolazione e della sicurezza vaccinale pubblica.
La dottoressa DeLong aveva letto di un caso di studio nel British Medical Journal a cura di Deirdre Little, una dottoressa australiana e Harvey Ward, che descrisse di una ragazza di 16 anni alla quale si era interrotto il ciclo mestruale dopo aver ricevuto il vaccino HPV e le fu diagnosticata l’insufficienza ovarica prematura.
Nel 2014, i dottori pubblicarono una serie di casi di più adolescenti che erano entrate in menopausa prematura – un fenomeno descritto da Little e Ward come solitamente «così rara da essere sconosciuta». Hanno sollevato domande preoccupanti sugli impatti documentati che hanno alcuni componenti contenuti nei vaccini, sulla riproduzione (qualcuno direbbe negligenza criminale) nei test preliminari sui vaccini e hanno concluso che fosse «urgentemente necessaria un’ulteriore ricerca… ai fini della salute della popolazione e della sicurezza vaccinale pubblica».
Inoltre, tra il 2006 e il 2014, il Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) (Sistema di Segnalazione di Reazione Avversa da Vaccino, NdT) cita 48 casi di danno ovarico associato a reazioni autoimmuni agli ingredienti presenti nel vaccino HPV. Tra il 2006 e il Maggio 2018, VAERS ha catalogato altre questioni sulla riproduzione: aborto spontaneo (256 casi), amenorrea (172 casi), mestruazioni irregolari (172 casi), dei quali tutti rientrano probabilmente nei sintomi riportati.
Tutto ciò ha intrigato DeLong, che ha seguito per anni il dibattito sui vaccini e non fa mistero del fatto che ha due figlie, 18 e 21 anni, entrambe diagnosticate con spettro autistico, delle quali ha visto il regredire del loro sviluppo e isolamento dopo essere state vaccinate nei primi anni di vita. «Sono scettica riguardo la scienza dei vaccini e gli studi fatti o non fatti, sulla loro sicurezza», dice.
Ha iniziato ad analizzare le informazioni raccolte dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), il quale ha rappresentato 8 milioni di donne tra i 25 e i 29 anni che vivevano negli Stati Uniti tra il 2007 e il 2014.
Utilizzando la regressione logistica, ha abbinato le donne giovani ad altre variabili, compresa l’età, e ha confrontato la gravidanza come un esito in quelle che avevano ricevuto il vaccino HPV paragonate a coloro che non avevano ricevuto nessuna iniezione.
Circa il 60% delle donne che non aveva ricevuto il vaccino HPV era stata incinta almeno una volta rispetto al solo 35% di donne che avevano avuto un’iniezione del vaccino HPV che non aveva mai concepito.
«Volevo solo vedere se c’era un problema», dice DeLong. «Certamente non mi aspettavo di trovare una tale forte associazione». Circa il 60% delle donne che non aveva ricevuto il vaccino HPV era stata incinta almeno una volta rispetto al solo 35% di donne che avevano avuto un’iniezione del vaccino HPV che non aveva mai concepito.
Anche per le donne sposate, il gap era circa del 25%: il 75% di quelle che non avevano ricevuto il vaccino HPV avevano concepito, mentre solo il 50% di quelle vaccinate erano state gravide.
«I risultati suggeriscono che le femmine vaccinate con HPV avevano meno probabilità di rimanere gravide di quelle che, nel gruppo con la stessa età, non erano state vaccinate», dice lo studio. Si conclude, come fanno tutti gli studi come questo, che i dati indicano un’associazione, non una casualità, tra il nuovo vaccino e la fertilità ridotta, ma che un ulteriore studio è legittimo.
Se l’associazione è la causa, in ogni caso, la matematica di DeLong suggerisce che se tutte le femmine coinvolte in questo studio avevano ricevuto il vaccino HPV, il numero delle donne che ha mai concepito sarebbe sceso a due milioni. Sono due milioni di donne che non possono concepire uno, due, o più bambini.
Questo non significa due milioni di bambini non nati. Sono due milioni di donne che non possono concepire uno, due, o più bambini. Sono milioni di bambini Americani che mancano da un’unica coorte. La conseguenza, considerando la vastità della campagna sul vaccino HPV a livello globale mirata ad entrambi maschi e femmine dai nove anni in su, è sconcertante.
La Risposta Scettica
Gli scettici sono difensori affidabili dell’industria del vaccino. Gli scienziati «da poltrona» che spesso si nascondono dietro pseudonimi, hanno una sorta di schizofrenia riguardo ai vaccini. Insistono che i vaccini sono farmaci potentemente immunomodulanti in grado di modificare la risposta del sistema immunitario verso l’esposizione alle infezioni.
Ma non possono accettare che, come tutti i farmaci, i vaccini possono e causano migliaia di reazioni avverse a lungo termine documentate – in particolar modo perché sono stati concepiti per indurre una produzione ritardata di anticorpi a cura del sistema immunitario che è adattabile. Siccome queste reazioni sono mediate dal sistema immunitario, sono differenti, imprevedibili e profonde.
«I risultati suggeriscono che le femmine vaccinate con HPV avevano meno probabilità di rimanere gravide di quelle che, nel gruppo con la stessa età, non erano state vaccinate».
Come ci si aspettava, gli scettici hanno accolto la ricerca di DeLong con attacchi beffardi e personali (se pure non scientifici). Hanno criticato duramente la sua mancanza nell’includere informazioni sull’uso dei contraccettivi. Di conseguenza, DeLong intende aggiungere quelle informazioni in un addendum sullo studio, ma ciò che ha trovato e riportato sul sito web Age of Autism dà solo supporto alle scoperte dello studio.
Tra le donne sposate del sondaggio, il 36,6% di quelle che aveva fatto il vaccino HPV disse al NHANES che stavano usando la contraccezione (almeno la metà delle volte il preservativo, contraccettivi o in alternativa iniettabili), paragonate a più della metà (51,5%) di quelle che non avevano fatto il vaccino – una differenza quasi del 15%.
Un minor utilizzo di contraccettivi dovrebbe tradursi in una maggiore nascita di bambini tra le vaccinate. Ma, in questo studio, pare che le donne vaccinate in realtà stavano cercando più seriamente di concepire (o almeno non troppo preoccupate a riguardo) ma comunque avendo meno fortuna – cosa a sfavore della disputa degli scettici.
DeLong «non è nemmeno un’epidemiologa» ribattevano gli scettici (in altre parole, spara al messaggero se non ti piace il messaggio). Ai quali lei risponde «No. Non lo sono. Sono una statista, comunque. Sarei grata se gli epidemiologi facessero il loro lavoro e conducessero questa ricerca pienamente». Questo è esattamente ciò che il suo studio ha richiesto. Se l’avessero fatto, le madri dei bambini danneggiati dal vaccino non sarebbero state necessarie.
Donne Sterili Escluse dallo Studio sulla Sterilità
DeLong cita un altro studio, dalla Scuola della Sanità Pubblica dell’Università di Boston e dall’Institute Research Triangle (RTI) nel Nord Carolina, il quale non ha trovato un’associazione tra la vaccinazione HPV e la fertilità danneggiata. Curiosamente, l’Università di Boston è stata il contenitore di decine di milioni di promotori a livello globale della Fondazione Bill and Melinda Gates, così come per RTI, un’organizzazione che ha ricevuto più di 47 milioni di dollari in sovvenzioni in anni recenti.
RTI ha pubblicato un numero di studi recenti sul vaccino HPV, includendone uno fondato dall’unione con GlaxoSmithKline (un produttore di vaccini) sulla sicurezza del vaccino HPV della compagnia stessa, e un altro, mettendo in guardia le agenzie della sanità pubblica di «prendere misure speciali per assicurare che il loro messaggio non fosse percepito come sponsorizzato dalle compagnie farmaceutiche» per timore che incitasse «ridotta approvazione e fiducia» da parte dei genitori che saranno meno inclini a far somministrare il vaccino HPV ai loro figli.
«Queste potrebbero essere le donne con “seri” problemi di fecondità – dice DeLong –ma sono proprio quelle che dovrebbero essere incluse».
Lo studio dell’RTI riguardo gli impatti del vaccino HPV sulla fecondità era basato su ciò che le pazienti ricordavano riguardo l’essere state vaccinate (ricordate prima quanto gli scettici avessero da ridire sulle informazioni date da se stessi?). Ma lo studio non controllò un ulteriore fattore importante sulla fertilità – l’età. In questo contesto l’età non riguarda solo i possibili effetti del vaccino stesso sulla fertilità, ma la fertilità è drammaticamente alterata in favore dei giovani e lo studio mette insieme le diciottenni con le trentenni.
Inoltre, all’inizio, escludeva 881 donne su un gruppo di 5.020 perché stavano già tentando – senza fortuna – di concepire un bambino da più di sei mesi. Questo ha l’effetto di ridurre nel complesso le scoperte sulla sterilità. «Queste potrebbero essere le donne con “seri” problemi di fecondità – dice DeLong –ma sono proprio quelle che dovrebbero essere incluse».
Il numero degli spermatozoi maschili, nelle ultime decadi è sceso rapidamente – l’anno scorso gli scienziati hanno pubblicato dei dati che mostrano che globalmente, sono scesi del 50 percento solo negli ultimi 40 anni.
Problemi ambientali
Certamente, molti fattori ambientali potrebbero influire sulla fertilità femminile. Il crollo della fertilità maschile è uno di questi. Il numero degli spermatozoi maschili, nelle ultime decadi è sceso rapidamente – l’anno scorso gli scienziati hanno pubblicato dei dati che mostrano che globalmente, sono scesi del 50 percento solo negli ultimi 40 anni – indicando seri rischi ambientali non identificati.
Gli scienziati ambientali hanno indicato tutto, dagli OGM e alluminio tossico (di più su questo argomento più avanti) al Wi-Fi, ai contraccettivi espulsi dalle donne nell’acqua potabile, come cause possibili di scomparsa degli spermatozoi e abbassamento della fertilità in generale.
Ma negli studi della DeLong, questi fattori ambientali influenzano in ugual modo l’intero gruppo di donne. Non c’è motivo per cui le donne che si vaccinano sceglierebbero uomini con un basso numero di spermatozoi, per esempio.
Che cosa c’è nel vaccino HPV?
Dunque, che cos’è che potrebbe non funzionare in un vaccino che ha come bersaglio un virus associato al cancro del tratto riproduttivo? DeLong nota che entrambi i vaccini HPV contengono l’alluminio, un metallo tossico con documentato potenziale di indurre un attacco immunitario verso sé stessi, inclusi gli organi riproduttivi.
I vaccini HPV sono carichi di alluminio: l’originale vaccino Gardasil della Merck conteneva 225 microgrammi di nanoparticelle di alluminio in ognuna delle tre iniezioni, per un totale di 675 microgrammi; il «nuovo migliorato» Gardasil da 9 iniezioni contiene un totale di 1500 microgrammi – un colpo pesante di stimolanti per il sistema immunitario che DeLong pensa potrebbe proprio essere «un punto critico» per i giovani che precedentemente hanno avuto così tante iniezioni di alluminio nel programma delle 50 vaccinazioni prima dell’età scolare.
Entrambi i vaccini HPV contengono l’alluminio, un metallo tossico con documentato potenziale di indurre un attacco immunitario verso sé stessi, inclusi gli organi riproduttivi
Forse è per questo che le iniezioni HPV hanno un numero così alto di denunce di reazioni avverse: 45.277 dalla sua introduzione nel 2006 al maggio 2018 (e queste sono considerate essere ampiamente non denunciate).
La certezza della CDC è basata su informazioni incomplete.
«Alcuni effetti avversi del vaccino contro l’HPV non sono stati ben studiati poiché non sono ben definiti» aggiungono i ricercatori che descrivono un mucchio di malattie, documentate, varie autoimmuni, neurologiche e cardiovascolari subito dopo aver ricevuto il vaccino.
Il CDC dichiara che tutte queste reazioni sono normali e che i vaccini HPV sono sicuri senza impatto avverso sulla maternità o formazione fetale durante la gravidanza.
I sintomi riportati più frequentemente dopo essersi vaccinati sono mal comprese – svenimento, dolore cronico con formicolio o sensazioni di bruciore, mal di testa, fatica, capogiro, nausea e altri sintomi che peggiorano quando si sta in piedi, per esempio.
Il vaccino HPV – così come quello del tetano – in letteratura medica è stato collegato a una condizione chiamata sindrome da anticorpi antifosfolipidi che è una malattia mal definita che si manifesta quando il sistema immunitario produce erroneamente anticorpi contro certe proteine lipidiche che si trovano nelle membrane di un sacco di tessuti – occhi, cuore, cervello, nervi, pelle – e nel sistema riproduttivo.
Uno studio del 2012 a cura di ricercatori serbi all’Institute for Virology, Vaccines and Ser «Torlak», ha trovato che l’«iperimmunizzazione» del sistema immunitario con diversi adiuvanti, incluso l’alluminio, nei topi, è risultato indurre la sindrome da anticorpi antifosfolipidi ed anche l’abbassamento della fertilità.
Vennero trovate alte concentrazioni del metallo, «prova inequivocabile», specialmente nel seme di uomini con basso numero di spermatozoi.
Un’altra ricerca trova implicato l’alluminio nei problemi di concepimento. Un ricercatore sull’infertilità, il francese Jean Philippe Klein e i suoi colleghi all’University of Lyon hanno pubblicato gli esiti del loro studio, svolto nel 2014, sullo sperma di uomini in cerca di assistenza in una clinica francese.
Hanno inviato al laboratorio di ricerca di alluminio di Christopher Exley, alla Keele University in Inghilterra, campioni di liquido seminale di 62 uomini che stavano incontrando problemi d’infertilità, che sono stati macchiati con una sostanza fluorescente di un luminescente blu per mostrare la presenza di alluminio. Vennero trovate alte concentrazioni del metallo, «prova inequivocabile», specialmente nello sperma di uomini con basso numero di spermatozoi.
Vennero trovate alte concentrazioni di alluminio, «prova inequivocabile», specialmente nello sperma di uomini con basso numero di spermatozoi.
Evidente fluorescenza e alluminio concentrato nelle teste ricche di DNA dello spermatozoo, ha condotto i ricercatori a riflettere su quale impatto ciò potrebbe avere sull’abilità di procreare e sullo sviluppo di embrioni appena formati.
Deidre Little, il medico di base australiano che ha documentato l’insufficienza ovarica prematura a seguito della vaccinazione HPV, ha criticato anche il fatto che il prodotto della Merck era ingannevole circa il tipo di placebo «salino» usato durante i test del vaccino Gardasil – ha mancato di dire che i «placebo» contenevano sia alte dosi di alluminio che un altro ingrediente terrificante, il polisorbato 80.
Questo ingrediente chimico ha mostrato una tossicità ovarica differita nelle ovaie dei topi su tutte le dosi iniettate testate su una gamma decupla.
Nessuno degli esperimenti valutava accuratamente l’impatto a lungo termine del vaccino sulla salute riproduttiva delle ragazze, dissero Deidre e Ward, aggiungendo che il danno da farmaco alla salute riproduttiva potrebbe richiedere anni o decenni per manifestarsi.
Quale genere di agenzia per la sanità pubblica ignora 45.277 rapporti su eventi avversi – inclusi sintomi neurologici e riproduttivi – tra giovani donne in età fertile?
Domande Urgenti e Senza Risposta
Il problema che tutti vedono ma di cui non vogliono parlare, è, tanto per cominciare, perché il vaccino HPV è così fortemente commercializzato?
Perché produrre un vaccino contro una malattia che colpisce meno dello 0,3% delle persone in tutta la vita?
E perché aggiungere componenti che sono tossici, specialmente alte dosi di componenti che gli scienziati hanno disapprovato, con tossicità documentata, verso gli organi della riproduzione?
Perché non usare un vero controllo negli test sperimentali? Quale tipo di scienziato opererebbe quella tale scienza?
Quale genere di agenzia per la sanità pubblica ignora 45.277 rapporti su eventi avversi – inclusi sintomi neurologici e riproduttivi – tra giovani donne in età fertile?
Rispondere a queste domande risulta molto più arduo di quello che appare. Esistono dei fatti agghiaccianti che sono difficili da mettere da parte. In tempi recenti, nel 2015, vescovi cattolici e attivisti dei diritti umani, hanno accusato le agenzie della sanità pubblica di aver contaminato deliberatamente i vaccini antitetanici somministrati solo alle donne in età riproduttiva in Kenya.
In tempi recenti, nel 2015, vescovi cattolici e attivisti dei diritti umani, hanno accusato le agenzie della sanità pubblica di aver contaminato deliberatamente i vaccini antitetanici somministrati solo a donne in età riproduttiva in Kenya.
Le organizzazioni della sanità pubblica hanno negato di aver avvelenato i vaccini antitetanici con l’ormone Beta gonadotropina corionica umana (Beta-hCG), che induce l’aborto spontaneo – un componente sterilizzante descritto nell’ampia letteratura medica riguardo la ricerca di un vaccino contraccettivo per controllare l’aumento della popolazione. I vescovi kenioti hanno insistito che avevano la prova di laboratorio che era stata ignorata così come erano stati ignorati la questione e lo studio della DeLong.
Un’altra verità sconveniente è che coloro che hanno finanziato il devastante vaccino HPV sono gli stessi che hanno maggior interesse a ridurre i tassi di nascita. Quando Melinda Gates lanciò il suo Family Planning Summit nel 2012 con l’obiettivo di portare i contraccettivi ai poveri del mondo, era chiaro che aveva in mente un’idea su quel goal: «se vedi quello che è successo in altre nazioni ove hanno avuto a disposizione i contraccettivi, li hanno usati loro prima di tutto e i tassi di nascita sono scesi» disse allora.
«La domanda è, avrebbe potuto scendere persino più velocemente?»
Finché non ci sono risposte soddisfacenti al perché l’Occidente stia affrontando una crisi di infertilità, le domande sull’impatto a lungo termine del vaccino HPV sulla sterilità umana, non solo sono lecite e ragionevoli, ma se non rispondiamo ad esse, il futuro è molto tetro.
Benché Gates giurò che la sua campagna «non riguardava il controllo della popolazione», i suoi goal sono gli stessi di coloro che condussero la sterilizzazione di massa degli uomini indiani sulle banchine ferroviarie negli anni ‘70 e che oggigiorno continuano a sterilizzare in massa le donne indiane affinché i tassi di nascita diminuiscano.
Per Gates, il successo non si misura con l’accesso all’acqua pulita o energia o nello sviluppo delle infrastrutture o libertà politica, ma è misurato con l’accesso ai farmaci, farmaci dei quali lei e suo marito hanno delle azioni in borsa: contraccettivi e vaccini.
Il loro successo è misurato con l’esportazione di ciò che la maggior parte dei paesi occidentali stanno affrontando come catastrofe sociale: declino demografico.
Il successo dei Gates è misurato con l’esportazione di ciò che la maggior parte dei paesi occidentali stanno affrontando come catastrofe sociale: declino demografico.
Finché non ci sono risposte soddisfacenti al perché l’Occidente stia affrontando una crisi di infertilità, le domande sull’impatto a lungo termine del vaccino HPV sulla sterilità umana, non solo sono lecite e ragionevoli, ma se non rispondiamo ad esse, il futuro è molto tetro.
Celeste MCGovern