LA PANDEMIA DI SPAGNOLA CHE CAUSO' 50 MILIONI DI VITTIME PARTI' DA UNA BASE USA DEL KANSAS. LA STORIA SI RIPETE?....
La devastante febbre spagnola del 1918, una pandemia che fece da 25 a 50 milioni di morti nell'autunno del 1918, alla fine della prima guerra mondiale, in realtà fu importata in Europa dai soldati americani provenienti dal Kansas, secondo i risultati di un recentissimo studio appena pubblicato dall'Accademia americana delle scienze. L'aggettivo «spagnola» l'influenza se lo guadagnò perchè fu la Spagna per prima a parlare pubblicamente di questo virus mortale, senza per questo rivelare un segreto militare.
Cent’anni fa scoppiò un’influenza devastante che si stima abbia mietuto tra 20 e 50 milioni di vittime. È stata più letale della Prima guerra mondiale ed è considerata la peggiore pandemia del secolo scorso. Stiamo parlando dell’influenza spagnola.
Origine e diffusione
L’influenza spagnola non partì, come suggerisce il nome, dalla penisola iberica, ma molto probabilmente dal Midwest degli Stati Uniti. I primi casi furono descritti in Kansas nel marzo del 1918. Da lì, il patogeno arrivò presumibilmente in Europa con le truppe americane. Tuttavia, le prime notizie sull’insorgenza dell’influenza giunsero dalla Spagna poiché questo Paese non era coinvolto nella Prima guerra mondiale e non c’era quindi una censura.
La pandemia si manifestò in tre ondate. La seconda, che si diffuse a partire da metà agosto del 1918, è quella che causò il maggior numero di vittime. In Svizzera, l’influenza spagnola colpì circa due milioni di persone e fu la più grave catastrofe demografica della Svizzera nel XX secolo.
Il contagio tramite goccioline e contatto fu favorito da diversi fattori: cattive condizioni igieniche, sfinimento e malnutrizione della popolazione dopo una lunga ed estenuante guerra, ampi movimenti di truppe provenienti da tutti i continenti in combinazione con esodi di civili, censura della stampa e ignoranza sulla natura virale della malattia.
Virus influenzale
L’influenza spagnola si distingue da altre epidemie influenzali per due caratteristiche in particolare: l’elevata mortalità, e il fatto che colpì soprattutto persone tra i 20 e i 40 anni. La maggior parte dei decessi furono conseguenza di una polmonite batterica. Gli storici della medicina presumono che il virus abbia indebolito così tanto l’organismo che il corpo non era più in grado di difendersi da ulteriori attacchi microbici. Ne conseguì una cosiddetta superinfezione, dove un’infezione virale crea le premesse per un’ulteriore infezione batterica. Tutte le terapie conosciute fallirono.
Il virus influenzale fu scoperto solo nel 1933 e i ricercatori riuscirono a isolare l’agente patogeno del 1918 solo negli Anni novanta, designandolo «H1N1, sottotipo A». Un discendente di questo virus è l’a-gente patogeno dell’influenza aviaria H5N1.
Provvedimenti
Le autorità riconobbero la gravità della situazione solo durante la seconda ondata influenzale. Vennero quindi introdotti sistemi d’allarme per i casi d’influenza, ordinate quarantene nei porti e nelle stazioni ferroviarie e creati reparti d’isolamento negli ospedali.
Ai passeggeri di un tram viene chiesto di indossare una mascherina.
Si applicò il principio di «distanza sociale» per evitare assembramenti di massa. Scuole, teatri, sale cinematografiche, osterie, mercati e chiese furono temporaneamente chiusi. L’uso di mascherine e disinfettanti fu raccomandato o addirittura imposto dalla legge per frenare il contagio.
Per il timore di altre pandemie analoghe, nel 1952 l’OMS istituì il Global Influenza Surveillance and Response System (GISRS). Sin dalla fondazione di questa rete, laboratori di tutto il mondo collaborano alla sorveglianza dei virus influenzali.
La Svizzera si prepara sistematicamente alle pandemie influenzali dal 1995. Il primo piano svizzero contro le pandemie influenzali è stato elaborato nel 2004 sotto la guida della Commissione federale per la preparazione e la risposta alle pandemie (CFP). Questo piano è stato poi aggiornato negli anni successivi.
Intervista a Marc Strasser, capo della sezione Biologia del Laboratorio Spiez (nome che è tutto un programma).
Marc Strasser lavora presso il Laboratorio Spiez dal 2002, dove in seno alla sezione Biologia ha creato il gruppo Virologia che ha diretto fino alla fine di agosto del 2015. Quale sostituto del capo progetto, ha partecipato alla realizzazione del nuovo laboratorio di biosicurezza. Da settembre del 2015 dirige la sezione Biologia. Una pandemia delle proporzioni dell’influenza spagnola del 1918 è ancora possibile oggi?
Considerata la natura dei virus, è uno scenario fondamentalmente ipotizzabile. Tuttavia, oggi viviamo in condizioni molto diverse rispetto al 1918. Le condizioni igieniche sono migliori di quanto lo fossero all’e-poca. Oggi disponiamo inoltre di vaccini e di una migliore conoscenza dei virus. Una situazione identica a quella del 1918 non si verificherà presumibilmente più.
Quali sono oggi le sfide in questo contesto?
Una sfida centrale è la rapida alterazione (spostamento antigenico o deriva antigenica) dei virus dell’influenza. Inoltre, i viaggi globali possono favorire una rapida diffusione dei virus in tutto il mondo. Un vantaggio decisivo è però il fatto che i vaccini esistenti possano essere adattati rapidamente ai nuovi tipi di virus e in questo modo reagire contro il ceppo virale corrispondente.
Quali misure verrebbero adottate oggi?
Le misure sarebbero fondamentalmente simili a quelle del 1918: evitare assembramenti di massa, distribuire mascherine e sensibilizzare sulla disinfezione delle mani. Un vantaggio rispetto al 1918 è che oggi siamo meglio informati su come comportarci in caso di un’epidemia influenzale. Le attuali terapie mediche per curare le infezioni conclamate sono molto più efficaci. Come profilassi è inoltre possibile vaccinare i gruppi di persone più vulnerabili.
È possibile fare previsioni sulle future epidemie influenzali?
Prevedere un’epidemia influenzale è un concetto puramente teorico. Non tutti gli esseri umani e gli animali sono sensibili ai virus allo stesso modo. Per esempio, la trasmissione di agenti patogeni dai suini agli esseri umani è, a causa di recettori simili, molto più probabile della trasmissione dagli uccelli agli esseri umani. Visto che oggi i virus sono sorvegliati molto bene, è possibile riconoscere una nuova epidemia influenzale e prevenirla in una fase precoce.