Come ho ricevuto, così trasmetto. La fonte è certa. La profezia terribile. Ma c'è una speranza. Ascoltate... Le altre due profezie di Padre Pio a cui faccio riferimento nel podcast sono le seguenti:
Non che siano le uniche, ma quelle che mi ricordo e che per ora ho reso disponibili. Con la promessa di non fermarmi qui qualora ne ricevessi o me ne ricordassi altre di una certa rilevanza.
***
Gli articoli più importanti relativi, invece, alla consacrazione a Maria che ho finora pubblicato e che possono darvi un'idea di cosa essa sia, come si vive e quale ne sia l'importanza e l'urgenza per i nostri tempi sono i seguenti:
Siamo certamente alla “fine di un mondo”, ma non alla “fine del mondo”, prevista dall’Apocalisse. Attraverso una mirabile antologia degli scritti di studiosi, santi, mistici, veggenti, Papi, Guido Vignelli affronta il problema dell’attuale crisi globale, specificando le differenze tra “segni dei tempi”, “fine dei tempi” e “tempi ultimi” e ponendosi una domanda: la crisi ci porterà ad una evoluzione o ad una involuzione? Attenendosi alle autentiche profezie cristiane (dall’Apocalisse a Fatima), Vignelli evita ogni sensazionalismo e ogni disfattismo: secondo lui, anzi, la sana teologia della Storia prospetta l’imminenza di una nuova vittoria della Chiesa sul mondo. Infatti, l’autore ricorda che le autentiche profezie hanno previsto un trionfo storico della Regalità sociale di Cristo, «non solo spirituale e individuale, ma anche temporale e sociale» (p. 103), prima che arrivi la finale apostasia anticristica. In più, le rivelazioni di Fatima prospettano la matrice mariana di tale trionfo: «Infine il mio Cuore Immacolato vincerà».
«A scanso di equivoci – spiega l’Autore – bisogna chiarire che questa era di “nuova evangelizzazione” (o meglio di rievangelizzazione) non sarà in contrasto-rottura con quella cristiana passata, né un suo “superamento” in senso evolutivo-rivoluzionarìo; essa ne sarà piuttosto un armonico e omogeneo sviluppo in senso riformatore-restauratore. Pertanto la nuova era non sarà quella antropocentrica sognata dagli umanisti del XV secolo fino ai comunisti del XX secolo, tantomeno quella cosmocentrica in stile new age sognata dagli odierni ecologisti neopagani, né una sintesi di entrambe; la nuova era sarà invece teocentrica e anzi cristocentrica e perfino mariana. Paragonando lo sviluppo storico della società cristiana a quello della formazione individuale, possiamo dire che l’età “medioevale” corrispose all’infanzia, col suo spirito ingenuo, generoso e contraddittorio; l’età “moderna” corrisponde all’adolescenza, con il suo spirito inquieto, ribelle e conquistatore; l’età futura corrisponderà alla maturità, la quale armonizzerà le virtù delle due fasi precedenti temperandone i vizi» (p. 53).
Né antropocentrismo, né cosmocentrismo, quindi, ma teocentrismo in prospettiva mariana: ciò che non si realizzò pienamente nello splendido (e calunniato) Medioevo, si compirà nel prossimo futuro, dopo aver superato questi tempi di follia in cui l’ordine razionale e quello soprannaturale sembrano negati.
Non si tratta di un nuovo millenarismo: questo era (ed è) di origine gnostica e pretende di realizzare la felicità sulla terra, annientandone i mali, mentre l’attesa cristiana obietta che un necessario progresso storicistico verso il meglio non è possibile, per cui la concreta lotta tra Bene e Male non finirà mai e ogni vittoria è solo una rivincita momentanea e parziale. Pertanto, la crisi attuale si risolverà non mediante una rivoluzione che annienti il male, tantomeno mediante una evoluzione che lo assimili per superarlo, ma semmai mediante un “salto di qualità”, favorito da una “catastrofe”, che vincerà il male temporaneamente e parzialmente, permettendo alla Chiesa di trionfare sulle potenze delle tenebre.
L’autore conclude il suo saggio, rievocando una scena tratta dal celebre romanzo di Tolkien Il Signore degli Anelli: l’armata di morti-viventi, che un tempo aveva rinnegato la buona Causa, al richiamo del suo Re riconosce la propria colpa e si redime, scendendo in campo per salvare la Città sacra, minacciata dall’esercito dell’Oscuro Signore. Questa scena può essere attualizzata, applicandola alla massa di cristiani (scettici, indifferenti, “adulti” o adulterati che siano), che può ancora riscuotersi e tornare a militare per Cristo. Il saggio di Vignelli va insomma consigliato al lettore d’oggi, soprattutto per aiutarlo a ricuperare la fiducia nella vittoria della Chiesa e la forza di continuare a combattere in questi tempi bui, ma non privi di misteriosi segni di riscatto e di riscossa.
Come ho ricevuto, così trasmetto. La fonte è certa. La profezia terribile. Ma c'è una speranza. Ascoltate... Le altre due profezie di Padre Pio a cui faccio riferimento nel podcast sono le seguenti:
Non che siano le uniche, ma quelle che mi ricordo e che per ora ho reso disponibili. Con la promessa di non fermarmi qui qualora ne ricevessi o me ne ricordassi altre di una certa rilevanza.
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Gli articoli più importanti relativi, invece, alla consacrazione a Maria che ho finora pubblicato e che possono darvi un'idea di cosa essa sia, come si vive e quale ne sia l'importanza e l'urgenza per i nostri tempi sono i seguenti:
Siamo certamente alla “fine di un mondo”, ma non alla “fine del mondo”, prevista dall’Apocalisse. Attraverso una mirabile antologia degli scritti di studiosi, santi, mistici, veggenti, Papi, Guido Vignelli affronta il problema dell’attuale crisi globale, specificando le differenze tra “segni dei tempi”, “fine dei tempi” e “tempi ultimi” e ponendosi una domanda: la crisi ci porterà ad una evoluzione o ad una involuzione? Attenendosi alle autentiche profezie cristiane (dall’Apocalisse a Fatima), Vignelli evita ogni sensazionalismo e ogni disfattismo: secondo lui, anzi, la sana teologia della Storia prospetta l’imminenza di una nuova vittoria della Chiesa sul mondo. Infatti, l’autore ricorda che le autentiche profezie hanno previsto un trionfo storico della Regalità sociale di Cristo, «non solo spirituale e individuale, ma anche temporale e sociale» (p. 103), prima che arrivi la finale apostasia anticristica. In più, le rivelazioni di Fatima prospettano la matrice mariana di tale trionfo: «Infine il mio Cuore Immacolato vincerà».
«A scanso di equivoci – spiega l’Autore – bisogna chiarire che questa era di “nuova evangelizzazione” (o meglio di rievangelizzazione) non sarà in contrasto-rottura con quella cristiana passata, né un suo “superamento” in senso evolutivo-rivoluzionarìo; essa ne sarà piuttosto un armonico e omogeneo sviluppo in senso riformatore-restauratore. Pertanto la nuova era non sarà quella antropocentrica sognata dagli umanisti del XV secolo fino ai comunisti del XX secolo, tantomeno quella cosmocentrica in stile new age sognata dagli odierni ecologisti neopagani, né una sintesi di entrambe; la nuova era sarà invece teocentrica e anzi cristocentrica e perfino mariana. Paragonando lo sviluppo storico della società cristiana a quello della formazione individuale, possiamo dire che l’età “medioevale” corrispose all’infanzia, col suo spirito ingenuo, generoso e contraddittorio; l’età “moderna” corrisponde all’adolescenza, con il suo spirito inquieto, ribelle e conquistatore; l’età futura corrisponderà alla maturità, la quale armonizzerà le virtù delle due fasi precedenti temperandone i vizi» (p. 53).
Né antropocentrismo, né cosmocentrismo, quindi, ma teocentrismo in prospettiva mariana: ciò che non si realizzò pienamente nello splendido (e calunniato) Medioevo, si compirà nel prossimo futuro, dopo aver superato questi tempi di follia in cui l’ordine razionale e quello soprannaturale sembrano negati.
Non si tratta di un nuovo millenarismo: questo era (ed è) di origine gnostica e pretende di realizzare la felicità sulla terra, annientandone i mali, mentre l’attesa cristiana obietta che un necessario progresso storicistico verso il meglio non è possibile, per cui la concreta lotta tra Bene e Male non finirà mai e ogni vittoria è solo una rivincita momentanea e parziale. Pertanto, la crisi attuale si risolverà non mediante una rivoluzione che annienti il male, tantomeno mediante una evoluzione che lo assimili per superarlo, ma semmai mediante un “salto di qualità”, favorito da una “catastrofe”, che vincerà il male temporaneamente e parzialmente, permettendo alla Chiesa di trionfare sulle potenze delle tenebre.
L’autore conclude il suo saggio, rievocando una scena tratta dal celebre romanzo di Tolkien Il Signore degli Anelli: l’armata di morti-viventi, che un tempo aveva rinnegato la buona Causa, al richiamo del suo Re riconosce la propria colpa e si redime, scendendo in campo per salvare la Città sacra, minacciata dall’esercito dell’Oscuro Signore. Questa scena può essere attualizzata, applicandola alla massa di cristiani (scettici, indifferenti, “adulti” o adulterati che siano), che può ancora riscuotersi e tornare a militare per Cristo. Il saggio di Vignelli va insomma consigliato al lettore d’oggi, soprattutto per aiutarlo a ricuperare la fiducia nella vittoria della Chiesa e la forza di continuare a combattere in questi tempi bui, ma non privi di misteriosi segni di riscatto e di riscossa.
Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.
SALMO
Sal 95 Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: «Il Signore regna!». Egli giudica i popoli con rettitudine.
SECONDA LETTURA
1Cor 12,4-11 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
VANGELO
Gv 2,1-11 Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Fratelli, la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
SALMO
Sal 18 Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti.
Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore.
VANGELO
Mc 2,13-17 Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».