ALLORA... VEDIAMO SE UNENDO I PUNTINI RIUSCIAMO A CAPIRE COSA STA ACCADENDO, E NON SOLO IN ITALIA, DOVE SI STANNO VERIFICANDO SEMPRE PIU' FREQUENTI DECESSI PER LEUCEMIA FULMINANTE. UN ALTRO EFFETTO COLLATERALE DEI VACCINI O C'E' DELL'ALTRO? IL 5G AD ESEMPIO. IL GIOVANE CANTANTE MICHELE MERLO ERA VENETO DI VICENZA, UN RAGAZZO DI 28 ANNI SANO E FORTE. ERA ORIGINARIO DEL VENETO ANCHE UN ALTRO CASO RECENTE DI LEUCEMIA FULMINANTE: IL CULTURISTA E SPORTIVO SANDRO BROCCA. IN QUESTO ARTICOLO ANALIZZEREMO COME IL VENETO SIA TRA LE REGIONI PIU' IRRADIATE DAL 5G. L'INTERO PIANETA VIENE "BOMBARDATO" CONTINUAMENTE DAI 20.000 SATELLITI NELLO SPAZIO DEL MILIARDARIO, ALTRO FINTO FILANTROPO ALLA SOROS, ELON MUSK. RECENTEMENTE ANONYMOUS HA INDIRIZZATO A MUSK UN MESSAGGIO DI AVVERTIMENTO MOLTO CHIARO CHE POTETE VEDERE QUI:
Michele Merlo
Il body builder di Marghera
Il giovane cantante Michele Merlo era veneto del vicentino. Michele si sentiva male da giorni e mercoledì si era recato presso il pronto soccorso di un ospedale del bolognese che, probabilmente, scambiando i sintomi descritti per una diversa, banale forma virale, lo aveva rispedito a casa. Dopo aver accusato i primi sintomi della malattia che l'ha stroncato, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico d'urgenza all'ospedale Maggiore di Bologna. In seguito alla denuncia dei genitori del cantante, già concorrente di X Factor e di Amici, morto a causa di un'emorragia cerebrale scatenata da una leucemia fulminante, la Procura di Bologna ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di omicidio colposo. A farlo sapere è la stessa autorità giudiziaria, che spiega inoltre che l'apertura del fascicolo servirà per il "necessario svolgimento dell'autopsia e delle attività investigative connesse". I genitori di Michele Merlo hanno deciso di "chiedere alla magistratura di svolgere le necessarie indagini al fine di verificare se vi siano stati errori e/o omissioni antecedenti al ricovero al Maggiore che abbiano determinato irreversibilmente la sorte del proprio figlio". Michele Merlo era un ragazzo sano e forte di 28 anni. Quando si è sentito male Michele si trovava nel bolognese. Bologna è un'altra tra le città maggiormente irradiate dalle antenne 5G.
Anche il culturista di Mestre era originario del Veneto. Un “ragazzo” sano di 50 anni che aveva dedicato tutta la vita allo sport. Conosciuto e stimato da moltissime persone, all’interno della sua disciplina sportiva e non, nell’arco di tre settimane è scomparso. Sandro Brocca, residente a Marghera, se n’è andato in pochi giorni a causa di una malattia fulminante e spietata diagnosticata solo poco prima. Domenica l’atleta aveva partecipato ad una manifestazione accompagnando altri sportivi e chi gli è stato vicino dice che era quello di sempre, senza che nessun sintomo facesse pensare ad un problema di salute. Lunedì, però, si è sentito male ed è stato accompagnato in ospedale. In quell’ospedale da cui non è più uscito e da cui mercoledì ha lasciato questo mondo. Sandro Brocca era conosciuto e stimato da tutto il mondo della cultura fisica italiano. Campione riconosciuto ad alti livelli di questa disciplina, era stato anche campione del mondo. Lunedì il tracollo. Un malore, la corsa in ospedale, il ricovero in rianimazione. Mercoledì il decesso per un caso di leucemia fulminante.
Rete 5G a Bologna
A Bologna, dal 2019, sono già sei le antenne attive a Bologna. Il quadro di partenza è quello che vede la presenza sul territorio di 256 siti per un totale di 392 impianti di telefonia attivi: 132 di WindTre, 122 di Vodafone, 112 di Tim, 26 di Iliad. Le 28 richieste di parere (provenienti da due gestori) sono tutte riguardanti la riconfigurazione di impianti esistenti, attraverso l'inserimento di antenne 5G a 3.700 Mhz. per affrontare l'avvento del 5G il Comune ha aperto un tavolo permanente per coinvolgere operatori telefonici, comunità scientifica, mondo accademico e comitati dei cittadini: l'obiettivo è "prevenire da un lato la circolazione di informazioni non corrette che provocano nella cittadinanza un allarmismo non giustificato e, dall'altro, la minimizzazione dei possibili rischi connessi all'avvento della nuova tecnologia", sottolineano gli assessori Giuliano Barigazzi e Marco Lombardo, in una comunicazione scritta inviata alla commissione. La linea è quella della "concertazione con gestori e parti sociali", conferma il responsabile dell'area Salute e Tutela ambientale di Palazzo D'Accursio, Marco Farina. Questo sapendo che, di fronte ai due possibili approcci, uno "regolatorio" e l'altro "liberista", secondo Farina la normativa sta andando nella seconda direzione". Secondo Farina la situazione tecnologica è così in evoluzione che risulta impegnativo pensare ad un regolamentazione rigida, è necessaria una certa flessibilità per avere elementi di trattativa. Il messaggio per gli attivisti anti 5G è chiaro: arrangiatevi. La morte di qualche migliaio di persone è sacrificabile rispetto all'evoluzione tecnologica che avanza.
Rete 5G in Veneto
Il sindaco di Vicenza (Michele Merlo era vicentino), sentiti alcuni sindaci della provincia che hanno preso la stessa decisione, ha revocato l'ordinanza, firmata a maggio 2020, che stabiliva la sospensione della sperimentazione o attivazione di impianti 5G. Il provvedimento, nato allo scopo di comprendere se tali dispositivi potessero danneggiare la salute, è stato reso inefficace a seguito della pubblicazione del decreto legge numero 76 del 16 luglio 2020 ("Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale") con cui si stabilisce che i sindaci non possono vietare l'installazione di reti 5G sul proprio Comune. "Questa novità legislativa, afferma il sindaco, espone i comuni a sicuri contenziosi da parte delle compagnie telefoniche. Abbiamo solo la possibilità di intervenire, attraverso il Piano antenne già adottato da questa amministrazione, in merito ai luoghi in cui potrà essere previsto il posizionamento di antenne e ripetitori. In ogni caso proseguiremo il confronto con Arpav e Ulss per avere effettiva certezza che il 5G non provochi danni alla salute pubblica.
Rete 5G a Venezia
A Venezia hanno scelto di applicare tutta la tecnologia disponibile, dal 5G all’intelligenza artificiale, a una delle città più complesse da gestire. Gli ingegneri e i tecnici di Tim hanno lavorato per mesi fianco a fianco con i colleghi del consorzio Venis per trasformare Venezia nella prima smart city «5G ready». Per monitorare oltre 700.000 persone che utilizzano ogni giorno sistemi di trasporto su gomma, ferro e acqua, la città lagunare si è dotata di un’infrastruttura intelligente e di una Smart control room, ospitata all’Isola del Tronchetto, che permette di tenere sotto controllo l’intera città. Grazie all’adozione di intelligenza artificiale, sensori per l’Internet of Things, cloud computing, piattaforme per l’analisi dei dati e connettività 5G, i dati e i video raccolti da telecamere e sensori dislocati in città, vengono analizzati ed elaborati dai sistemi operativi della Smart control room e le informazioni trasmesse a chi deve prendere le decisioni. Che si tratti di interventi relativi alla sicurezza, o di deviare il traffico in seguito a un incidente, oppure variare i limiti di velocità per i mezzi in transito sui canali, può essere fatto tutto in tempo reale. In epoca di restrizioni anti-Covid, dalla Smart control room si possono anche individuare assembramenti in luoghi pubblici e chiedere ai vigili di intervenire. Venezia è il primo esempio di come la tecnologia potrà cambiare la città e la vita dei cittadini. La Smart control room sull’Isola del Tronchetto è la più moderna centrale operativa d’Europa.
Cellulari, 15 motivi per essere preoccupati
Dopo conferme e smentite e decine di studi, sembra ormai certa l’influenza negativa dei cellulari sulla nostra salute. A sostenerlo è ora un autorevole documento che raccoglie l’adesione di ricercatori e medici indipendenti di 12 stati. Il documento, dal titolo che lascia poco spazio a dubbi, “Cellulari e tumori cerebrali: 15 motivi per essere preoccupati”, anticipa le conclusioni di uno studio internazionale, Interphone, in cui è coinvolta anche l’Italia e che promette di dire una parola definitiva sull’argomento. Il documento firmato dai ricercatori di mezzo mondo fa le pulci a decine di studi apparsi sulle riviste scientifiche nel corso degli anni e dalle conclusioni opposte, dando vita a una sorta di meta-ricerca che conclude sostenendo che i tumori al cervello sono collegabili all’utilizzo del cellulare, in una misura quantificabile. Il danno maggiore riguarda le persone che hanno cominciato a utilizzare il telefonino fin dall’adolescenza. Le onde elettromagnetiche prodotte dai cellulari hanno effetti sul DNA e sulla fertilità maschile. Negli anni fra il 1986 e il 2005 si è registrato un aumento dei casi totali di tumori cerebrali collegabili all’uso dei telefonini come il glioma o il meningioma. Il panel indipendente intende quindi dimostrare la pericolosità dei cellulari al di là degli esiti dello studio Interphone, su cui pure l’Oms punta molto, ma che ha anche suscitato perplessità per non aver inserito fra le categorie analizzate i più giovani, proprio quelli che gli specialisti indicano come i soggetti maggiormente a rischio.
I ricercatori hanno tuttavia voluto suggerire alcune precauzioni per limitare gli eventuali danni. Sono dieci regole di buon senso utili a conservare la salute senza rinunciare alla tecnologia:
1) Preferire l’uso di un telefono con base fissa piuttosto che di un telefono dotato di bluetooth;
2) Tenere il cellulare lontano dal corpo, evitando di metterlo in tasca, o in alternativa acquistare una delle custodie schermanti disponibili sul mercato;
3) Limitare l’uso del telefono in assenza o con poco segnale; la sua ricerca provoca una maggior quantità di radiazioni;
4) Non usare il cellulare negli edifici, specialmente quelli costruiti con molto acciaio;
5) Spegnere il cellulare quando non necessario;
6) Quando possibile preferire l’uso del telefono fisso;
7) Ritardare quanto più possibile l’uso del cellulare per i più giovani. Molti paesi hanno già emanato norme a tal riguardo;
8) Non dormire con il cellulare sotto il cuscino o vicino al letto;
9) Verificare la sicurezza dei dispositivi wireless che si utilizzano;
10) Adottare il principio di precauzione per ridurre il rischio.
5G: saremo irradiati (anche) da onde elettromagnetiche provenienti da 20.000 satelliti. I governi ci imbrogliano?
Nel novembre del 2018, la Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti ha autorizzato la compagnia spaziale SpaceX, di proprietà dell'imprenditore Elon Musk, a lanciare una flotta di 7.518 satelliti per completare l'ambizioso programma di SpaceX di fornire servizi globali di banda larga satellitare in ogni angolo del Terra.
I satelliti opereranno ad un'altezza di circa 210 miglia e irradieranno la Terra con frequenze estremamente alte; tra 37,5 GHz e 42 GHz. Questa flotta si aggiungerà a una flotta SpaceX più piccola di 4.425 satelliti, già autorizzata all'inizio dell'anno dalla FCC, che orbiterà attorno alla Terra ad un'altezza di circa 750 miglia e che è destinata a irrorarci con frequenze tra 12 GHz e 30 GHz. Si prevede quindi che il totale complessivo dei satelliti SpaceX sarà di poco meno di 12.000.
Le nuove flotte SpaceX costituiranno un massiccio aumento del numero di satelliti nei cieli sopra di noi e un corrispondente aumento delle radiazioni che raggiungono la Terra. La flotta satellitare di SpaceX è, tuttavia, solo una delle tante che verranno lanciate nei prossimi anni, tutte allo stesso scopo: fornire servizi globali a banda larga. Altre società, tra cui Boeing, One Web e Spire Global, lanceranno ciascuna le proprie flotte più piccole, portando il numero totale di nuovi satelliti a banda larga proiettati nello spazio a circa 20.000, ognuno dedicato all'irradiazione della Terra con alte frequenze elettromagnetiche.
Ciò verso cui ci stanno dirigendo è la creazione delle condizioni entro le quali l'intelligenza elettronica o "artificiale" sarà in grado di assumere una presenza sempre maggiore nelle nostre vite. Perché c'è questa improvvisa raffica di attività? Le nuove flotte satellitari stanno contribuendo a uno sforzo globale concertato per "potenziare l'ambiente elettromagnetico della Terra”. Questo “aggiornamento” viene comunemente chiamato 5G o rete wireless di quinta generazione. Infatti è diventata consuetudine nei circoli tecnologici parlare dell'introduzione del 5G come la creazione di un nuovo "ecosistema elettronico" globale. Si tratta in effetti di geoingegneria su una scala mai tentata prima. Mentre questo viene venduto al pubblico come, ad esempio: un miglioramento della qualità dello streaming video per media e intrattenimento; per operazioni chirurgiche a distanza; per l’IOT; per le auto a guida autonoma; per Industry 4.0; ciò verso cui ci stanno dirigendo è, nella realtà, la creazione di condizioni in cui l'intelligenza elettronica o "artificiale" sarà in grado di assumere una presenza sempre maggiore nelle nostre vite.
Sarà un bene? Non lo sappiamo esattamente (anche perché di molte cose non ne sentiamo la mancanza…); ma ci sono alcuni che da anni si preoccupano, abbastanza inascoltati, del danno fisico da radiazioni.
Sappiamo già che l'introduzione del 5G richiederà centinaia di migliaia di nuove torri per telefoni cellulari (indicate anche come "stazioni base") nei centri urbani ed axtraurbani di tutta Italia e letteralmente milioni di nuove torri nelle città di tutto il resto del mondo. I 20.000 satelliti saranno un complemento necessario a questo sforzo terrestre, poiché garantiranno che anche le aree rurali, i laghi, le montagne, le foreste, gli oceani e le terre selvagge, saranno tutte zone incorporate nella nuova infrastruttura elettronica. Non un centimetro quadrato del globo sarà privo di radiazioni del 5G. Nulla e nessuno deve sfuggire a queste radiazioni; e per proteggerci non servirà l’auricolare.
Data la portata del progetto, è sorprendente come poche persone siano consapevoli dell'enormità di ciò che sta iniziando a svolgersi intorno a noi. Pochissime persone hanno persino sentito parlare dei 20.000 nuovi satelliti che dovrebbero trasformare il pianeta in un cosiddetto "pianeta intelligente", irradiandoci giorno e notte. Nei media nazionali non sentiamo voci che mettono in discussione la saggezza, per non parlare dell'etica, della geoingegneria di un nuovo ambiente elettromagnetico globale.
Ci sarà pericolo per la salute?
Ma la domanda che dovremmo porci è se vogliamo un'esposizione sempre più intensa dell'ambiente naturale e di tutte le creature viventi, inclusi noi stessi, a radiazioni elettromagnetiche sempre più numerose e a frequenze sempre più elevate. Cosa succede quando queste radiazioni incontrano i nostri corpi? Lo sappiamo con certezza? La risposta è “no” !
Allo stato attuale, telefoni cellulari, smartphone, tablet, la maggior parte dei Wi-Fi e così via funzionano tutti a meno di 3 GHz, in quella che viene chiamata la regione “a microonde” dello spettro elettromagnetico. Le loro lunghezze d’onda sono di vari centimetri. Uno smartphone che funziona a 800 MHz, ad esempio, invia e riceve segnali con lunghezze d'onda di 37,5 centimetri. Operando a 1,9 GHz, le lunghezze d'onda sono di 16 centimetri.
L'introduzione del 5G comporterà l'uso di frequenze considerevolmente più elevate di queste, con lunghezze d'onda corrispondenti più brevi. Al di sopra di 20 GHz, le lunghezze d'onda sono lunghe solo millimetri anziché centimetri. La banda d'onda millimetrica (da 30 GHz a 300 GHz) viene definita frequenza estremamente alta e le sue lunghezze d'onda sono comprese tra 10 mm e 1 millimetro. Fino ad oggi, la radiazione elettromagnetica ad altissima frequenza non è stata ampiamente propagata (viene usata per lo più nei radar) e la sua introduzione segna un cambiamento significativo nel tipo di energia elettromagnetica che diventerà presente nell'ambiente naturale.
Uno dei vantaggi dell’uso di queste frequenze è che viene ridotta ciò che viene chiamata "latenza", o ritardo, nel tempo di trasmissione/ricezione. Ma, poiché le onde che trasportano i dati sono così piccole, lunghe appunto solo pochi millimetri, sono meno in grado di attraversare barriere fisiche rispetto alle onde più lunghe di frequenze più basse. Questo è il motivo per cui è necessario disporre di tante altre nuove "stazioni di terra". Esse dovranno ad esempio essere distanziate a non più di 100 metri l’una dall’altra, nelle città.
Poiché le lunghezze d'onda sono molto più piccole, anche le antenne che le trasmettono e le ricevono saranno molto più piccole di quelle degli attuali telefoni e dispositivi elettronici. Un singolo trasmettitore / ricevitore 5G avrà un gran numero di piccole antenne, raggruppate in un'unica unità. Una serie di poco più di mille di tali antenne misura solo circa otto cm quadrati, quindi si adatterà facilmente in una piccola stazione base su un lampione, mentre lo smartphone in tasca ne avrà probabilmente sedici.
Fig 2. Il modulo-antenna 5G di Qualcom; ogni modulo ha 4 antenne, e ogni smartphone avrà 4 di queste antenne.
Sia i satelliti 5G che le torri terrestri 5G utilizzeranno sistemi di antenne disposte a gruppi disposti in "phased array"; questi gruppi sono coordinati per irradiare impulsi in varie direzioni e in una sequenza temporale specificata da un computer che le pilota. Ciò consente a fasci concentrati di onde radio di essere puntati contemporaneamente su vari obiettivi designati; il computer può, se richiesto, rapidamente cambiare orientamento del fascio.
Ciò significa anche che qualsiasi creatura vivente che si frapponga sul percorso di un raggio così concentrato sarà soggetta a una potente dose di radiazioni ad altissima frequenza. Uno studio ha dimostrato che alcuni insetti, a causa delle loro piccole dimensioni corporee, sono particolarmente vulnerabili alle onde millimetriche, alle frequenze più alte. Altri studi hanno dimostrato che anche i batteri e le piante sono vulnerabili.
Oltre alla sua capacità di concentrare la potenza in raggi focalizzati, la tecnologia phased array ha un ulteriore fattore complicante. Su entrambi i lati del raggio principale, gli intervalli di tempo tra gli impulsi sono diversi dagli intervalli di tempo tra quelli del raggio principale, ma possono sovrapporsi in modo tale da produrre cambiamenti estremamente rapidi nel campo elettromagnetico. Ciò può avere un effetto particolarmente dannoso sugli organismi viventi, perché le cariche in movimento che fluiscono nel corpo diventano effettivamente antenne che irradiano nuovamente il campo elettromagnetico e lo inviano più in profondità nell'organismo. Queste onde irradiate sono note come precursori di Brillouin, che prendono il nome dal fisico francese Leon Brillouin, che le descrisse per la prima volta nel 1914. Ricerche suggeriscono che possono avere un impatto significativo e altamente dannoso sulle cellule viventi.
C’è da fidarsi delle rassicuranti parole dei governi e dell'industria? Il caso inglese.
Un articolo di Repubblica del marzo 2019 afferma: "Ci si può chiedere poi se il 5G, usando nuove frequenze (vicine alle cosiddette "onde millimetriche") possa esporre a rischi diversi e maggiori per la salute". È appunto questo l'allarme lanciato da chi adesso chiede lo stop della tecnologia (già lanciata negli Stati Uniti e in arrivo in tutta Europa). Le nuove frequenze sono più elevate rispetto a quelle usate ora dai cellulari e serviranno tra l’altro a creare celle molto piccole e numerose nelle nostre città, per esempio per i servizi dell'internet delle cose (Iot). Il segnale su frequenze elevate penetra e si diffonde meno bene, ecco perché le celle devono essere più piccole e più capillari. Ma questo vuol dire anche, notano dall’Istituto Superiore della Sanità (ISS), che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle). Questo è ciò che afferma l’ISS; sarà vero? Facciamo un salto nel Regno Unito.
L'ente governativo incaricato di proteggere la salute pubblica, il Public Health England, nel Regno Unito, informò tempo fa che non ci sono prove convincenti che le radiazioni di radiofrequenze (radio, televisione, telefoni cellulari, smartphone, 5G…) abbiano effetti negativi sulla salute di adulti o bambini.
Questo parere si basava sulle raccomandazioni di un organismo apparentemente indipendente chiamato AGNIR (gruppo consultivo sulle radiazioni non ionizzanti), che nel 2012 produsse un rapporto sulla sicurezza delle radiazioni in radiofrequenza. Il rapporto affermava che mancavano prove "convincenti" e "conclusive" per eventuali effetti negativi sulla salute. Era quindi come dare un assegno in bianco al settore delle telecomunicazioni per passare alle frequenze più alte, senza tener conto delle conseguenze.
Si scoprì poi, nel 2017 che, lungi dall'essere indipendente, AGNIR aveva un'alta percentuale di membri con palesi conflitti di interesse, e che il loro rapporto aveva distorto o semplicemente tralasciato prove che avrebbero dovuto costringerlo a giungere alla conclusione opposta a quella a cui era arrivato. In un'analisi forense del rapporto, la ricercatrice per la salute ambientale, Sarah Starkey, chiarì che solo un volontario disprezzo delle prove scientifiche disponibili avrebbe potuto spiegare le contraddizioni interne e l'apparente incompetenza che traspariva dal rapporto.
Nonostante ciò, l'attuale politica del governo del Regno Unito consente a quest’ultimo di realizzare il 5G senza nemmeno un cenno alla necessità di una precedente profonda valutazione della salute e della sicurezza. La salute e la sicurezza semplicemente non figurano nel pensiero del governo, nonostante una vera e propria montagna di letteralmente migliaia di articoli di ricerca che dimostrano effetti negativi sulla salute: il numero di questi articoli e rapporti continua a crescere al ritmo di circa 350 all'anno, in media praticamente uno ogni giorno.
Uno dei motivi per ignorare queste prove circa i possibili danni causati dall'ecosistema elettronico 5G, è la convinzione negli ambienti governativi che, a meno che il 5G non venga introdotto al più presto, il Regno Unito verrà "lasciato indietro"; e la sua crescita economica e competitività sarà messa a rischio. Semplicemente non c'è tempo per considerare le possibili conseguenze sulla salute.
La National Infrastructure Commission, il cui rapporto del 2016, Connected Future, costituisce la base dell'attuale politica del governo inglese, ha spinto in avanti questa visione “terroristica” del Regno Unito (in ritardo rispetto ad altre nazioni), e ha esortato il governo a garantire che la nuova infrastruttura digitale sia pienamente operativa entro il 2025. Il rapporto della NIC sottolinea ripetutamente che i benefici del "futuro connesso" devono essere misurati in miliardi di sterline di entrate.
Infatti, parliamoci chiaro: il reale motivo che fa ignorare questi pericoli è relativo agli elevati interessi economici in ballo. Gli importi da capogiro coinvolti sono ben esemplificati in una recente stima secondo cui solo l'industria dei media globale guadagnerà $ 1,3 trilioni di dollari dal 5G entro il 2025, anche perché il 5G “sbloccherà il potenziale della realtà aumentata (AR) e della realtà virtuale (VR)”. Senza parlare dei ricavi dalla vendita delle frequenze e dagli interessi dei produttori e operatori relativi alla vendita di hardware, di software e di nuovi servizi.
Le somme in questione sono forse sufficienti per rendere plausibile il perché l'industria delle telecomunicazioni negli ultimi venticinque anni abbia fatto del suo meglio per garantire che la ricerca sugli effetti sulla salute delle tecnologie wireless produca risultati negativi o inconcludenti. Dal 1993, l'industria ha finanziato un gran numero di studi, risparmiando ai governi una grande spesa e allo stesso tempo preservando la comoda illusione che il giudizio sia ancora incerto sul fatto che l'esposizione alle radiazioni di radiofrequenza causi danni alla salute o meno.
Nel luglio 2018, The Guardian ha pubblicato un articolo che cita una ricerca che mostra che, mentre il 67% degli studi finanziati in modo indipendente ha riscontrato un effetto biologico dell'esposizione alle radiazioni di radiofrequenza, solo il 28% degli studi finanziati dall'industria ha trovato gli stessi riscontri. Gli studi finanziati dall'industria hanno una probabilità quasi due volte e mezza inferiore rispetto agli studi indipendenti di trovare effetti sulla salute. Gli autori dell'articolo del Guardian spiegano come l'industria delle telecomunicazioni non abbia bisogno di vincere l'argomentazione scientifica sulla sicurezza, ma semplicemente di continuare l'argomento a tempo indeterminato, producendo studi con risultati che non si possono verificare, o meglio contraddire, circa gli effetti negativi sulla salute.
Uno degli studi più noti è il gigantesco "Interphone Study" finanziato dall'industria, che è riuscito a concludere che tenere un telefono cellulare in testa protegge effettivamente l'utente dai tumori del cervello! Questo studio, che è pieno di contraddizioni e soffre di gravi difetti di progettazione, è spesso citato come il più autorevole fino ad oggi, mentre in realtà pare sia stato completamente screditato.
Nonostante tutto ciò, si ritiene che non vi sia consenso scientifico e quindi che non vi siano motivi sufficienti per intraprendere azioni. Inutile dire che questo faccia comodo sia al governo inglese che all'industria coinvolta.
Ovviamente questo vale per il Regno Unito. In Italia il nostro Istituto Superiore per la Sanità, come visto sopra, ci assicura che non ci sono pericoli.
Un commento finale: i governi si sperticano a condannare il riscaldamento globale, cercando di provare che è generato dall’Uomo e che bisogna combatterlo; e pochi politici (e attivisti al seguito) si premurano a cercare di capire come, e se è giusto, fermare l’inquinamento elettromagnetico. Che è generato, senza alcun dubbio, in questo caso, dall’Uomo. Non è strano? L'Uomo ha deciso di autodistruggersi oppure esiste una "forza" ostile che sta inducendo l'umanità avida ed egoista verso l'autoannientamento?
Cinzia Palmacci