Albert Bourla
QUANTO PUO' ESSERE RASSICURANTE UN VACCINO SPERIMENTALE USCITO DA UNA MULTINAZIONALE PLURI QUOTATA IN BORSA? E QUANTO POSSIAMO FIDARCI DI PERSONAGGI DI SPICCO DELL'ALTA FINANZA CHE HANNO PUNTATO TUTTO SUI VACCINI PER ACCRESCERE IL LORO PROFITTO? IN TUTTO QUESTO LA SCIENZA E LA CURA DELLA SALUTE UMANA SONO PROPRIO LE GRANDI ASSENTI. IL CEO DI PFIZER E' UN VETERINARIO, MA I VACCINI SONO DESTINATI ALL'UOMO NON AGLI ANIMALI....
Festa in casa Pfizer, la vera star di Big Pharma, la prima azienda farmaceutica al mondo.
Si stappa lo champagne per aver brevettato il vaccino anticovid numero uno, che batte sul filo di lana l’agguerrita concorrenza delle connazionali americane Johnson & Johnson e Moderna, e soprattutto dalla britannica (ma di origini svedesi) AstraZeneca, la quale aveva troppo presto suonato le trombe.
La società farmaceutica con i più stratosferici fatturati e profitti a livello globale, Pfizer. Ma anche la più condannata, la più multata, la più sanzionata a livello internazionale. Con non proprio incoraggianti livelli di affidabilità circa la qualità dei suoi prodotti.
Pensate che i suoi uffici ribollano di scienziati, ricercatori, guru, Nobel o prossimi Nobel? Neanche per sogno. Potere trovare, piuttosto, banchieri, finanzieri, titolari di fondi d’investimento, assicuratori. Basta leggere l’elenco dei suoi ‘prestigiosi’ azionisti per rendersene conto.
E chi sarà mai il suo presidente, amministratore delegato e direttore?
Un veterinario greco, laurea all’Università di Salonicco: Albert Bourla.
PRIMA MI ACCORDO, POI TESTO E PRODUCO
Partiamo dalla data dell’annuncio, giusto sei giorni dopo il voto presidenziale Usa, pur se la notizia circolava da almeno due settimane.
Come testimonia il report del 23 ottobre firmato da Niccolò Nesi. “Pfizer ha un asso nella manica che si chiama vaccino. Il 9 ottobre scrissi un articolo in cui Donald Trump dichiarava di avere già pronto il vaccino e di volerlo distribuire gratis a tutti gli americani. Oggi mi è giunta una notizia da un dirigente italiano di un’azienda molto importante che opera nel territorio americano. Cito testualmente il suo messaggio: "La Guardia Nazionale sta già stoccando i vaccini Covid della Pfizer in tutti gli Stati. Hanno già delle liste di precedenza per le somministrazioni. Aspettano solo l’ok per il vaccino che è già stato messo in produzione da più di un mese. Ovviamente i DEM stanno facendo una pressione fortissima perché il vaccino Pfizer non venga approvato e autorizzato prima delle elezioni".
E ci sono riusciti, perché adesso è festa per i bideniani!
Eppure sul sito di BioNTech, il partner tedesco di Pfizer nella corsa al vaccino, si può già leggere da giorni: “Pfizer e BioNTech hanno firmato contratti per fornire 200 milioni di dosi di un vaccino Sars-CoV-2 all’Unione Europea. 30 milioni di dosi per il Regno Unito. 100 milioni di dosi per gli Stati Uniti e 120 milioni di dosi per il Giappone”.
E allora, come funziona "O Sistema?" Prima si firmano gli ordini per i contratti miliardari e solo dopo si effettuano i test e si ottengono le autorizzazioni di rito? Siamo su Marte?
C’è una logica in tutto questo, se non quella del profitto alla faccia di ogni sicurezza e salvaguardia per la salute dei cittadini?
Passiamo ai numeri.
GLI AZIONISTI ECCELLENTI
Sede nel cuore di Manhattan, Pfizer ha una capitalizzazione da 220 miliardi di dollari, 52 miliardi di fatturato, 16 miliardi di profitti, 110 mila dipendenti sparsi in tutto il mondo.
Start per la partenza la produzione la storica produzione dell’acido citrico, ma la sua grande fortuna economica si è chiamata Viagra; nel suo pedigree prodotti come Feldene, Norvasc, Zoloft per citarne solo alcuni.
Lo shopping di altre big del settore è stato, nel corso degli anni, sontuoso: sono finite nella sua orbita, man mano, Warner-Lambert, Pharmacia, Hospire, Array BioPharama, Mylan. Sfiorato il colpaccio di “papparsi” perfino AstraZeneca, mentre con Glaxo SmithKline è stato prodotto in comune l’antidolorifico Advil.
Siamo ora al cuore della vicenda. Quali saranno mai i soci, gli azionisti di Pfizer?
Sembra di entrare a Wall Street, negli ovattati saloni della Borsa di New York, tante sono le stars che prendono parte alla torta griffata Pfizer.
Ben lontani i tempi quando due cugini-pionieri, l’americano Charles Pfizer e il tedesco Charles Ehrardt, fondavano nel 1849 la “Charles Pfizer and Company” nel cuore di Brooklyn, dove cominciarono a produrre un antiparassitario, la santonina.
Eccoli in perfetto ordine, quei super soci, in base alla percentuale di azioni possedute.
La sede di Blackrock
BLACKROCK – Possiede il 5,8 per cento delle quote. Si tratta della più grande società di investimenti al mondo, sede a New York. Gestisce un patrimonio di oltre 8.000 miliardi di dollari a tutto il 2020, dei quali un terzo in Europa. Ha clienti in un centinaio di paesi e 70 uffici in 30 paesi. Gli esperti la definiscono “la più grande banca ombra del mondo”: per fare un solo esempio di ‘voracità’, nel 2006 ha fatto un sol boccone di uno dei maggiori istituti al mondo, Merrill Linch. A sua volta, l’azionariato è nelle mani, al 25 per cento, di Servizi Finanziari PNC, del Gruppo Vanguard (6,2 per cento), di BlackRock Inc. (5,3), di Capital World Investment (5,1), e di Wellington Management Group (4,4).
BARCLAYS GLOBAL INVESTORS – Ha il 5,17 per cento delle quote. Fa capo al colosso del credito, ossia Barclays Bank.
STATE STREET CORPORATION – Detiene il 3,5 per cento delle azioni targate Pfizer. Nata a Boston nel lontano 1792, è al top internazionale per la gestione dei servizi finanziari. E presenta cifre da Guinness dei primati: 3 miliardi e 120 milioni di gestioni per il 2019 e la bellezza di 34 mila miliardi di dollari in custodia e amministrazione.
VANGUARD – Ha il 2,9 per cento azionario. Si tratta di una delle più potenti società di investimento a livello internazionale. Sede a Philadelphia, nella Pennsylvania di Joe Biden, gestisce asset per 5.100 miliardi di dollari. E, come abbiamo visto, è socia della stessa BlacKRock, come nei più perfetti mosaici societari.
AXA – Possiede una quota pari al 2,7 per cento. E’ una delle più splendenti star nell’universo delle assicurazioni. Quartier generale a Parigi, 105 milioni di clienti in 61 paesi del mondo, 171 dipendenti, fa registrare un fatturato di 104 miliardi di euro.
FRANKLIN RESOURCES – Si presenta con una percentuale di quote pari al 2,25 per cento. E’ uno dei più grandi gruppi al mondo di risparmio gestito, con oltre 750 miliardi di dollari di beni per conto di oltre 25 milioni di privati, investitori professionali e istituzionali. Fondata a New York nel 1947, insieme alle sue filiali viene chiamata Franklin Templeton Investments. Nel 1973 la sua sede viene trasferita a San Mateo, in California.
CAPITAL GROUP COMPANY – Ha in mano quote Pfizer per il 2,11 per cento. Anche stavolta siamo tra i colossi internazionali ‘storici’. E’ infatti una delle società d’investimenti più antiche non solo degli Stati Uniti, ma di tutto il mondo. Fondata nel 1931 a Los Angeles, dove ha ancora sede, conta su 7.500 dipendenti.
DEUTSCHE BANK – Ha il 2 per cento di azioni. Non ha bisogno di presentazioni. E’ il colosso tedesco del credito che domina la scena europea e non solo.
DODGE & COX – Detiene l’1,8 per cento di azioni. Si tratta dell’ennesima sigla che opera nello straricco settore dei fondi d’investimento. Costituita nel 1930, ha il suo quartier generale a San Francisco. Il suo patrimonio gestito ammonta a 327 miliardi di dollari.
MELLON FINANCIAL CORPORATION – Si trova con l’1,7 per cento delle azioni. Sede a Pittsbourgh, in Pennsylvania, anni fa si è fusa con la Bank of New York, dando vita a The Bank of New York Mellon.
LEGG MASON – Ultima in graduatoria con l’1,34 per cento azionario. Ma non ultima come ambizioni, visto che – manco a dirlo – si tratta di una delle principali società di gestione di investimenti al mondo. Fondata a Baltimora nel 1899, gestisce un patrimonio da quasi 700 miliardi di dollari ed ha sedi in 22 paesi al mondo.
Come si vede, nell’azionariato di Pfizer non fa capolino neanche l’ombra di una quota che non sia “finanziaria”, neanche di tipo economico. Pensate che anche uno solo di loro sia animato da spirito filantropico, alla stregua di un Bill Gates? Difficile…
E IN BIONTECH FA CAPOLINO BILL GATES
Ma – guarda caso – proprio Bill Gates fa capolino nella breve ma già succosa storia della tedesca BionTech, associata a Pfizer nella stramiliardaria corsa al vaccino.
Bill Gates
Ari-guarda caso, infatti, poco prima dello scoppio della pandemia, a settembre 2019, BioNTech firma un accordo con la Bill & Melinda Gates Foundation per sviluppare dei programmi anti tubercolosi e anti Hiv e per approntare vaccini ad hoc: programmi che, invece di risolvere i problemi, li hanno non poco complicati, visti i risultati non proprio brillanti conseguiti “ai danni” di tanti ammalati africani.
Solo un aperitivo per quanto riguarda i giganteschi danni, i risarcimenti, i contenziosi, i casi giudiziari, le incriminazioni e le indagini che contrassegnano il curriculum di Pfizer, da vero serial killer in guanti bianchi.
Partiamo dalla notizia più fresca, di appena un paio di giorni fa. Arriva dalla reporter statunitense Aditya Raghunath: il 9 novembre descrive un’operazione condotta dal Dipartimento di Giustizia Usa e dall’inflessibile SEC che stanno raccogliendo informazioni – fino ad ora top secret – in merito ad alcune operazioni estere di Pfizer. Secondo indiscrezioni si tratta di operazioni condotte nei paesi asiatici, soprattutto in India, ma anche in Cina. La giornalista rammenta ai lettori che “in passato Pfizer, insieme alla sua controllata Wyeth LLC (nota per la produzione del Tavor, ndr), hanno accettato un accordo di patteggiamento da 45 milioni di dollari dopo che le autorità regolatorie hanno accusato la società di corruzione in pratiche commerciali. La SEC, infatti, afferma che Pfizer, attraverso le sue conosciate, ha effettuato pagamenti illeciti nei confronti di funzionari stranieri di molti Paesi in Europa e in Eurasia allo scopo di ottenere una posizione di mercato favorevole. Anche la Cina è presente in questo elenco”.
Solo la punta dell’iceberg. Una speciale classifica internazionale, infatti, vede ampiamente in testa Pfizer nella hit della corruzione, avendo subito negli ultimi anni la bellezza di 47 condanne per un totale di 4 miliardi 421 milioni di dollari.
Al secondo posto, staccata di mezzo miliardo, con 3 miliardi e 967 milioni, è attestata Glaxo SmithKline; mentre terza è piazzata Johnson & Johnson, a quota 3 miliardi 370 milioni. Ammontano poi a 3 miliardi tondi le condanne in capo a Merck. Il totale per le prime nove, nel periodo dal 2000 al 2019, è di quasi 25 miliardi di dollari. Non proprio noccioline.
Vediamo alcune chicche griffate Pfizer.
Nel 2008 Pfizer chiude a botte da milioni di euro i suoi contenziosi legali per i farmaci antinfiammatori celecoxib e valdecobix distribuiti negli Stati Uniti.
Nel 2009 il botto: Pfizer Inc. e la sua controllata Pharmacia & Upjohn Company Inc. si auto-dichiarano colpevoli della “più grande truffa sanitaria nella storia della sanità degli Stati Uniti”. La frode è consistita nella commercializzazione illegale di quattro suoi farmaci nei dieci anni precedenti. La sanzione penale è la più alta di sempre, 2 miliardi e 300 milioni di dollari.
Tutto ciò, evidentemente, per evitare guai peggiori….
Pfizer sotto accusa anche per aver testato farmaci in Africa
Inoltre Pfizer è responsabile di aver effettuato test per farmaci molto pericolosi sulle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa; e alcuni suoi funzionari sono stati sospettati di essere i mandanti di omicidi ai danni di attivisti per i diritti umani. Ai confini della realtà.
Settembre 2010. Pfizer viene condannata dall’Antitrust dell’Indonesia a 10 milioni di dollari di multa per pratiche monopoliste su alcuni farmaci contro l’ipertensione.
Nello stesso anno la star di Big Pharma riceve una lettera di richiamo dalla Food and Drug Administration per la mancata segnalazione di eventi avversi per l’uso di suoi farmaci, tra cui l’Atorvastatina, noto prodotto anticolesterolo.
Nel 2011 il settimanale tedesco “Der Spiegel” denuncia Pfizer di frode fiscale.
Appena 784 mila dollari, nel 2016, la sanzione per “False Claim Act”. Il Dipartimento di Giustizia, stavolta, scopre che Pfizer e la solita servizievole Wyeth hanno accettato di pagare quella cifra per mettere a tacere le accuse sui prezzi taroccati di due farmaci inibitori della pompa protronica, Protonix Oral e Protonix IV.
Attualmente, sei suoi prodotti sono sotto stretta osservazioni da parte delle autorità statunitensi.
Eppure Pfizer oggi celebra il suo trionfo.
E a stappare lo champagne è il veterinario greco, il maggiordomo alla corte dei Bankster più grandi del mondo.
PFIZER – IL CEO VETERINARIO VA SUBITO ALL’INCASSO
Boom Pfizer, il CEO va subito all’incasso e in un baleno guadagna 5 milioni 600 mila dollari, vendendo un po’ di azioni della sua società.
Intanto, va in sceneggiata il tema bollente sull’efficacia del vaccino: cosa significa quel 90 per cento annunciato dalla stessa Pfizer?
Partiamo da quest’ultima notizia.
Il colosso di Big Pharma, Pfizer, annuncia al mondo intero il lancio del suo vaccino maximo. Le Borse s’infiammano, Wall Street sembra Fuorigrotta dopo lo scudetto di Maradona.
Poi la precisazione: la sua efficacia è del 90 per cento.
Cosa vuol dire? Che per 9 casi su 10 elimina il rischio coronavirus e in 1 caso non funziona? O che in quel caso può provocare effetti collaterali, anche pesanti, come sovente capita dopo l’assunzione di un vaccino?
A questo punto sorge un interrogativo alto come un grattacielo.
Come è possibile che l’Europa abbia deciso di ordinare il 12 novembre 300 milioni di dosi del vaccino, come ha appena dichiarato il commissario UE Ursula von der Leyen?
E sorge un altro interrogativo. Cosa se ne fa, a questo punto, l’Italia dell’accordo sottoscritto a luglio dal ministro della Salute Roberto Speranza per un acquisto di vaccini dall’altra star di Big Pharma, la britannica AstraZeneca, un acquisto da 400 milioni di euro?
Come stanno in piedi insieme le due cose? In che modo si conciliano?
Passiamo alla Russia di Vladimir Putin, che l’11 agosto annuncia la registrazione del suo vaccino Sputnik e ne deposita il brevetto presso l’Organizzazione Mondiale per la Sanità.
Vladimir Putin. In apertura Albert Bourla
L’11 novembre veniamo a sapere che l’efficacia di Sputnik è pari al 92 per cento. Lo comunicano il National Research Center for Epidemiology and Microbiology ‘Gamaley Center’ e il Russian Direct Investment Fund.
Sorgono alcuni altri interrogativi. Hanno utilizzato, i russi, gli stessi parametri di Pfizer, per ‘valutare’ l’efficacia del vaccino?
Se sì, a questo punto, come mai scegliere un vaccino che presenta un’efficacia minore, se pur di soli 2 punti percentuali?
E il domandone finale: possibile che a contare sia solo la “corsa” al primato per il vaccino e alle miliardate di ordini, e non l’efficacia (quella vera) del vaccino, la sua qualità, i suoi “non effetti” collaterali.
Insomma, che alla resa dei conti sia collocata in prima e sola fila la salute e la salvaguardia di tutti i cittadini, e non la montagna di dollari & euro che vogliono realizzare a tutti i costi le aziende farmaceutiche assetate solo di profitti?
Eccoci alla chicca, che la dice lunga sulla “tempistica” griffata Pfizer per il lancio del suo vaccino.
Non passano neanche 48 che il super CEO, il greco Albert Bourla, mette subito a segno un colpaccio. Ossia vende un grosso pacchetto azionario del quale è in possesso, quando le azioni sono in pieno boom, avendo fatto registrare un clamoroso + 16 per cento nel loro valore. La notizia arriva direttamente dalla SEC, la rigorosa Securities and Exchange Commission a stelle e strisce.
A quanto ammonta il ‘gruzzolo’ adesso nelle mani del veterinario di Salonicco miracolosamente asceso al vertice di Pfizer? La bella somma di 5 milioni 600 mila dollari. Non uno scherzo.