giovedì 20 agosto 2020

LE CONDIZIONI DELLA DEMOCRAZIA E IL CASO ITALIANO

Il senso dell'Italia per la democrazia: lo stato incompiuto e il ...

PRIMA DI VOTARE "SI" AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI DOVRESTE CHIARIRVI BENE IL CONCETTO DI "DEMOCRAZIA" E CHIEDERVI SE IN ITALIA ANCORA SI POSSA PARLARE DI "POTERE DEL POPOLO".....   




Forse in termini quantitativi ha ragione Edgar Morin, secondo cui “la democrazia è nata in modo marginale nella storia, al fianco di imperi dispotici, teocrazie, aristocrazie, sistemi di caste. Resta marginale, nonostante l’universalizzazione dell’aspirazione democratica”[1]. Ma in termini qualitativi no, come egli stesso riconosce, la democrazia resta “il sistema politico più civilizzato”[2]. In termini qualitativi ovunque la democrazia si è affermata, è stata egemonica. 


La democrazia ha sempre risolto al suo interno i problemi, non deve ricorrere a nessuno. Risolve i problemi al suo interno, da sola con i propri meccanismi. Non esiste un regime post-democratico. Oltre la democrazia non può esserci un’altra democrazia. Ci sarà una diversa forma di governo, che potrà essere in mille modi ma non potrà essere democratica. La democrazia è autopoietica o non è. 


Non è un caso allora che, in tutti i regimi democratici la crisi economica è stata salvata da decisione politiche; che, di fronte alla esigenza di rinnovare la democrazia, i partiti politici occidentali abbiano pensato di ricorrere alla democrazia; non è un caso che tutti, per cambiare un governo hanno deciso di rivolgersi al corpo elettorale. 


Tutti, tranne l’Italia. Solo l’Italia ha pensato di risolvere i problemi della sua democrazia sospendendo la democrazia. Solo in Italia, un parlamento di nominati nomina da sempre al Governo un suo rappresentante, talvolta ha appositamente nominato un senatore per far in modo che fosse nominato presidente del Consiglio. Solo in Italia, una crisi prevalentemente politica, anni fa è stata gestita da un tecnico dell’economia. Solo in Italia, i partiti popolari lasciano il potere alla tecnostruttura scientifico-burocratica che in gran parte ha prodotto e contrastato, nell’ambiguità radicale dell’era moderna, la crisi economica che imperversa, irrefrenabile. 


Eppure, uno degli elementi della degenerazione delle democrazie moderne, denunciato più volte da John Kennett Galbraith, e rimarcato ancora nel 1996 da Edgar Morin è proprio il potere degli econocrati, “capacissimi di adattare le persone al progresso tecnico, ma incapaci di adattare il progresso tecnico alle persone”[3]


Nati dentro meccanismi consolidati e conservativi delle economie moderne produttive e finanziare, privi della spinta dell’azione politica, “non possono immaginare nuove soluzioni di riorganizzazione del lavoro e di ripartizione della ricchezza”[4]. Tutto questo produce una regressione della democrazia, l’instaurarsi di “una società duale”[5], nella quale “i grandi problemi della civiltà restano concepiti come problemi privati invece di manifestarsi alla coscienza politica e al dibattito pubblico”[6]; “una società duale”[7] che determina “l’accentuazione della competizione economica fra le nazioni, soprattutto in una congiuntura di depressione economica, favorisca la riduzione della politica all’economia, e l’economia diventa il problema politico permanente”[8]; una regressione democratica che genera una società duale e, contemporaneamente una società duale che genera regressione democratica, in modo che, “qualora persistesse il deficit democratico, diverrà società normale”[9]. Morin ha dipinto, sedici anni prima, la situazione italiana di oggi. Un quadro ben descritto anche da Pasolini e dalla sua denuncia sui processi di omologazione della società capitalista che più di tutti ha svuotato le strutture di significato del sistema sociale e relazionale. Uno scenario di verità, molto più modestamente, indicato anche da me come condizione moderna dell’epipower, il potere epistemologico della società della comunicazione[10]


Il problema centrale resta comunque quello della regressione democratica che non permette la soluzione dei problemi che richiederebbe una progressione democratica, appunto perché “la democrazia dipende dalle condizioni che dipendono dal suo esercizio”[11]; ovvero “la democrazia dipende dalla civiltà che a sua volta dipende dalla democrazia”[12]


Che cosa ci insegna questa opera d’arte, questo profilo puntuale e previsionale sul destini politici dell’Occidente che, come ogni opera d’arte, racchiude e rappresenta tante elaborazioni di tanti? 


Ci insegna che la democrazia attuale è la soluzione finale di tutti i sistemi politici che l’hanno preceduta. Nella filosofia politica classica le forme di governo possibili sono 3 (se si considera la natura dei governi: monocratico, aristocratico, democratico). Sono 6 se si considerano anche le tre deviazioni possibili (tirannico, oligarchico, populista). Nella filosofia politica successiva alla teoria dell’azione di Hannah Arendt, sono due: il totalitarimo e la democrazia. 


Non esiste la postdemocrazia. La democrazia può essere soltanto regressiva o progressiva. 


Il termine, ideato nel 2003 da Colin Crouch[13], è fuorviante perché diffonde l’idea di un regime altro, esterno ed estraneo al nostro; quando invece la crisi è dentro di noi, in qualche modo siamo noi la crisi, siamo noi che svuotiamo di significato le procedure e le istituzioni della democrazia liberale: “ [...]anche se le elezioni continuano a svolgersi e condizionare i governi, il dibattito elettorale è uno spettacolo saldamente controllato, condotto da gruppi rivali di professionisti esperti nelle tecniche di persuasione e si esercita su un numero ristretto di questioni selezionate da questi gruppi. La massa dei cittadini svolge un ruolo passivo, acquiescente, persino apatico, limitandosi a reagire ai segnali che riceve. A parte lo spettacolo della lotta elettorale, la politica viene decisa in privato dall'integrazione tra i governi eletti e le élite che rappresentano quasi esclusivamente interessi economici”[14]. E invece la sindrome di Crouch che attanaglia le democrazie moderne è tutta dentro la democrazia e non produce un sistema nuovo ed altro, non crea uno stato postdemocratico. Se i regimi rappresentativi affrontano una profonda parabola discendente o regressiva, non vuol dire che noi stiamo entrando in un nuovo regime. 


E non è solo una questione di denominazione. 


È una questione concettuale. La crisi finanziaria contemporanea non permette la raffigurazione marxista di Crouch in cui la sovrastruttura politica è condizionata e condotta dall’azienda globale “istituzione chiave del mondo postdemocratico”[15]


Cambiano i contenuti, ma la logica è sempre la stessa. 


L’azienda non è più pesante ma leggera, il processo non è più internazionale ma globale, l’organizzazione non è più tayloristica ma decostruita[16], non è più rigida ma flessibile, non più invasiva ma “fantasma”[17]


La logica, però, è sempre la stessa, è sempre il sistema economico a conformare il sistema politico. Il modello istituzionale prevalente non è politico, come per la democrazia liberale di Crouch, ma aziendale, anche per il settore pubblico, come per la democrazia liberale di Marx. Quelle che erano classi dominanti tornano ad essere lobby al potere, sempre più sottoposte al rapporto mortale e asfissiante del potere economico sugli organi pubblici[18]. La tecnostruttura al potere, funzionale agli interessi assordanti degli apparati economici finanziari, diffonde la sua verità con una retorica globale e ossessionante, con l’obiettivo di ristrutturare gli enti pubblici e renderli più attraenti ai finanziatori privati. 


Non è che questa visione sia totalmente sbagliata. È soltanto parziale. Vede solo alcuni effetti della quarta cosmogonia, dell’avvento dell’epipower, il potere epistemologico della verità sulla realtà. 


La nuova condizione politica non ha bisogno di cambiare regime. Non ha bisogno di passare da uno stato di democrazia ad uno stato di post-democrazia. Può semplicemente modificare la morfologia del sistema in cui vive sia esso democratico, totalitario, tirannico, oligarchico o, con terminologia indefinita, postdemocratico. In qualsiasi sistema politico ciò che si afferma e che cambia, ciò che cambia e fa cambiare le cose è la connotazione del potere, nelle sue prevalenti espressioni economiche, politiche e/o sociali. In ogni sistema la connotazione del potere si definisce in base a 3 addensatori di energia: il meccanismo fiscale (potere economico), il meccanismo elettorale (potere politico), il meccanismo della comunicazione (potere sociale). La democrazia è progressiva o regressiva in funzione della struttura di questi 3 addensatori di energia: se sono semplici, comprensibili ed controllabili, allora possono essere riformati, e la democrazia diventa progressiva; viceversa, quando sono incomprensibili, complicati e incontrollabili, si determinano dei vuoti politici, degli autentici buchi neri che assorbono l’intera energia sociale e determinano una regressione involontaria della democrazia. 


In Italia abbiamo sempre avuto un tutti e tre gli addensatori di energia sempre incontrollabili, incomprensibili e complicati. In che cosa potevamo sperare? Si sono prodotti dei buchi neri in cui sono crollati tutti i tentativi di riforma. Se non riusciremo a rendere semplici, controllabili e comprensibili il meccanismo fiscale, quello elettorale e quello comunicativo, dalla crisi non usciremo. Ma guarda caso gli intenti riformatori del ceto politico nostrano non sono mai stati indirizzati verso questi tre connotati, in grado di rafforzare il consenso e la partecipazione di tutti i cittadini che devono essere sempre messi nella condizione di comprendere e controllare il meccanismo della tassazione, quello della elezione e quello della comunicazione. Ogni riforma tentata ha complicato, reso sempre meno comprensibile e certamente incontrollabile i meccanismi di reclutamento delle risorse, delle persone e delle idee. Come funzionano davvero nessuno lo sa, tranne un piccolo apparato di tecnici a cui dobbiamo credere per fede. Tutta la regressione democratica che in Italia (e fors’anche in Europa) stiamo vivendo, che ha per emblema un governo nominato da nominati, è tutta in questi buchi neri che assorbono la nostra energia, sorti a causa della complicazione (che produce burocrazia), della incomprensione (che produce delegittimazione) e della incontrollabilità (che produce corruzione) dei nostri tre addensatori di energia. Tutta la progressione democratica che l’America sta vivendo, nonostante la dirompenza della crisi, è tutta il prodotto del semplice, controllabile e comprensibile funzionamento del meccanismo fiscale, di quello elettorale e di quello della comunicazione. Il resto sono orpelli, faticose rincorse, decisioni inutili, stress quotidiano e privilegio individuale; comprese le insignificanti categorie postdemocratiche della filosofia politica. 


Ma il parlamento italiano, da anni, va in ferie senza aver fatto né proposto una riforma del meccanismo fiscale, o di quello politico o della comunicazione. Svendiamo i gioielli di famiglia e tiriamo a campare carichi di retorica pubblica sui mercati finanziari e sullo spread. Il fatto è che i tecnici mettono le mani sulle riforme che aiutano la retorica pubblica per aumentare la loro (e forse anche la nostra) credibilità internazionale. Sarà pure una operazione encomiabile, ma senza riforme vere resta soltanto una attività estetica per rendere più elegante la nostra dizione pubblica. 


[1] Morin Edgar, LA MIA SINISTRA, Erikson, Trento 2011 




[2] Morin E., cit., 2011 




[3] Morin E., cit., 2011 




[4] Morin E., cit., 2011 




[5] Morin E., cit., 2011 




[6] Morin E., cit., 2011 




[7] Morin E., cit., 2011 




[8] Morin E., cit., 2011 




[9] Morin E., cit., 2011 




[10] Ceci Alessandro, COSMOGONIE DEL POTERE, Ibiskos, Empoli 2012 




[11] Morin E., cit., 2011 




[12] Morin E., cit., 2011 




[13] Crouch Colin, Postdemocrazia, Laterza, Bari 2003, 




[14] Crouch C., cit., 2003 




[15] Crouch C., cit., 2003 




[16] La “capacità di decostruzione è la forma più estrema assunta dal predominio dell'azienda nella società contemporanea” , Crouch C., cit., 2003. 



[17] Crouch C., cit., 2003 



[18] “Oggi [...] a causa della crescente dipendenza dei governi dalle competenze e dai pareri di dirigenti delle multinazionali e grandi imprenditori e della dipendenza dei partiti dai loro finanziamenti, andiamo verso la formazione di una nuova classe dominante, politica ed economica, i cui componenti hanno non solo potere e ricchezza in aumento per loro conto via via che le società diventano sempre più diseguali, ma hanno anche acquisito il ruolo politico privilegiato che ha sempre contraddistinto l'autentica classe dominante. Questo è il fattore centrale di crisi della democrazia all'alba del XXI secolo”, Crouch C., cit., 2003.

mercoledì 19 agosto 2020

POCHI IMPIANTI E SPESE ELEVATE: QUANTO CI COSTANO I RIFIUTI SANITARI



Dai farmaci scaduti ai drenaggi, dai contenitori sterili ai materiali taglienti monouso come aghi, siringhe e bisturi, dai gessi alle piccole parti anatomiche. È lungo l’elenco delle tipologie di rifiuto che ricadono sotto il grande ombrello della categoria 18, quella degli scarti prodotti dal settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate. E sebbene l’intera categoria rappresenti poco più del 2% dei rifiuti speciali complessivamente generati dalle attività produttive dello Stivale, la sua gestione ha ricadute importanti sull’intera collettività. Sul piano economico, visto che la spesa per il trattamento ricade in buona parte sui costi del sistema sanitario nazionale, ma anche su quello ambientale. Due fronti delicatissimi, sui quali però non mancano ritardi e criticità.

Stando all’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sono 178.643 le tonnellate prodotte nel 2016 in Italia. Del totale dei rifiuti prodotti, circa il 90% (pari nel 2016 a 159.721 tonnellate) è classificato come pericoloso e dev’essere quindi gestito in sicurezza, senza arrecare danno alla salute umana o agli ecosistemi.

La gestione è tuttora disciplinata dal DPR 254 del 15 luglio 2003, che ripartisce i rifiuti sanitari in non pericolosi e pericolosi, distinguendo poi questi ultimi a seconda della presenza o meno di rischio infettivo. È stato calcolato che pur costituendo in realtà tra il 15 e il 25% di tutti gli scarti prodotti da un’azienda ospedaliera, quelli a rischio infettivo rappresentino l’80% circa del costo complessivo di gestione. Questo soprattutto perché i rifiuti contaminati non possono essere smaltiti ovunque, ma possono solo essere inceneriti in pochi impianti ad hoc sul territorio nazionale.

Lo stesso DPR però prevede che gli scarti a rischio infettivo possano essere sottoposti a “sterilizzazione”, ovvero un trattamento che, tramite triturazione ed essiccamento, consenta un abbattimento della carica microbica dei rifiuti oltre alla riduzione di peso e volume. Il che significa ridurre le quantità da movimentare e, soprattutto, disporre di più siti per lo smaltimento visto che i residui della sterilizzazione possono essere conferiti sia in impianti di incenerimento e discariche per rifiuti urbani, sia in impianti per la produzione di combustibile CSS.

Insomma, un notevole vantaggio logistico per le aziende ospedaliere, che potrebbero giovare anche dei risparmi determinati dalla riduzione dei costi di trasporto. “Mentre classicamente i rifiuti sanitari pericolosi vengono raccolti come tali ogni giorno o al massimo ogni 5 giorni e avviati prevalentemente a incenerimento, con la sterilizzazione on-site è possibile stoccare il materiale inertizzato fino a 3 mesi, riducendo trasporti, costi e impatti ambientali e migliorando pesature e conteggi”, spiega l’On. Alberto Zolezzi, membro della commissione ambiente della Camera e primo firmatario di una proposta di legge, presentata nell’ottobre 2017, per favorire una gestione più sostenibile dei rifiuti ospedalieri promuovendo, tra l’altro, proprio l’installazione di impianti di sterilizzazione all’interno delle singole strutture sanitarie.

“In Puglia – spiega Zolezzi – è stato calcolato che l’introduzione della sterilizzazione on-site dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo permette una sensibile riduzione dei costi di smaltimento dagli attuali 5 milioni 700mila euro all’anno a circa 1 milione 360mila, con un risparmio medio di circa il 75%. La prospettiva nazionale – aggiunge – potrebbe portare a un risparmio di circa 200 milioni di euro”. Il che significherebbe tagliare di quasi due terzi la spesa complessiva sostenuta ogni anno per gestire tutti i rifiuti prodotti, calcolata in circa 300 milioni. Un risparmio niente male, soprattutto per le già dissanguate casse della sanità pubblica.

Senza dimenticare che sotto l’ombrello dei rifiuti sanitari finiscono ogni giorno anche imballaggi, contenitori, scarti alimentari, rifiuti metallici e numerose altre tipologie di scarti né pericolosi né infettivi, che se raccolti in maniera separata possono essere avviate a riciclo. Con un vantaggio che è ambientale ma anche e soprattutto economico, dal momento che differenziarli significa evitare che possano finire tra i rifiuti pericolosi, il cui costo di smaltimento è decisamente più elevato: in media anche più di 1,30 euro al kg, rispetto agli 0,30 per i rifiuti urbani.

Ad ogni modo, in assenza di un impianto di sterilizzazione “di prossimità”, i rifiuti sanitari vanno raccolti presso l’azienda ospedaliera che li ha prodotti e conferiti altrove, presso centri di trattamento o di smaltimento. Gli impianti però sono pochi (vale sia per quelli di sterilizzazione che per quelli di incenerimento autorizzati a smaltire rifiuti sanitari), cosa che costringe gli scarti ospedalieri a compiere viaggi lunghi anche centinaia di chilometri, costosi e inquinanti. Stando ad un dossier realizzato sulla base dei dati raccolti presso le Camere di Commercio proprio dall’On. Zolezzi, la Campania produrrebbe ad esempio oltre 12mila tonnellate di rifiuti sanitari, esportandone quasi 9mila. Nelle Regioni dotate di impianti invece il flusso si inverte. L’Emilia Romagna, ad esempio, importerebbe più del doppio degli scarti sanitari prodotti sul suo territorio, 33mila tonnellate contro poco più di 15mila, mentre la Calabria, che ne genera 3.400 tonnellate, ne importa invece oltre 11mila. E i costi del trasporto gravano sul Servizio sanitario nazionale, quindi sulle tasche dei contribuenti.

E non è finita qui, perché i problemi non si limitano al “dove” trasportare gli scarti infettivi, ma si estendono anche al “come” e, nello specifico, investono il tipo di imballaggio da utilizzare. Tema sul quale negli ultimi anni si è scatenato un acceso dibattito. Fino ai primi anni 2000, infatti, per trasportare i rifiuti sanitari pericolosi dalle aziende ospedaliere verso gli impianti di smaltimento, le ditte appaltatrici del servizio di raccolta utilizzavano quasi esclusivamente contenitori monouso in cartone o polipropilene alveolare, che una volta giunti a destinazione venivano inceneriti insieme con il loro contenuto. Uno scenario rimasto invariato fino al 2003, quando l’entrata in vigore del DPR ha introdotto per la prima volta la possibilità di utilizzare un imballaggio rigido in polipropilene o polietilene “eventualmente riutilizzabile previa idonea disinfezione ad ogni ciclo d’uso”.

Una “eventualità” che con il passare degli anni ha però finito per somigliare sempre di più ad una autentica prassi. “Ad oggi – scrive la principale azienda di settore in una nota – possiamo orgogliosamente affermare che i nostri contenitori sono utilizzati con piena soddisfazione in gran parte delle strutture ospedaliere italiane. In particolare in tutte le strutture sanitarie pubbliche delle regioni Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo ed in gran parte di quelle di altre 13 regioni italiane. Ogni anno produciamo oltre 2 milioni di contenitori e ne trattiamo oltre 10 milioni”.

Ma non manca chi nutre forti dubbi su quanto questa soluzione sia realmente sostenibile. “In Italia negli ultimi 10/15 anni – spiega un operatore di settore, che preferisce restare anonimo – numerose stazioni appaltanti hanno imposto vincoli o parametri molto premianti a favore dei contenitori rigidi riutilizzabili, basandosi però su una serie di forzature. Su tutte la convinzione che il contenitore multiuso sia più sostenibile perchè recuperandolo si smaltiscono meno rifiuti. In realtà – chiarisce l’operatore – si tende ad ignorare il problema delle distanze che devono percorrere gli automezzi per raggiungere gli impianti dotati di sistemi di lavaggio e disinfezione e non si tiene conto dell’impatto ambientale dovuto alla sanificazione dei contenitori in tema di consumo di acqua, costi di depurazione delle acque usate, costi per la produzione ed il recupero della plastica”.

Un successo, quello dei contenitori riutilizzabili, che i produttori di contenitori rigidi riutilizzabili fanno risalire alla maggiore resistenza dei loro imballaggi a urti e agenti atmosferici, ma anche alla loro sostenibilità: riutilizzare significa produrre meno rifiuti, e anche quando alla fine l’imballaggio deteriorato diventa un rifiuto, può entrare nel circuito del riciclo. “La vita massima di ciascun contenitore è fissata in 12 cicli d’uso – prosegue l’azienda – ma raramente un contenitore è così longevo. I contenitori danneggiati sono scartati, avviati ai mulini di triturazione; la plastica recuperata è utilizzata per la produzione di un contenitore nuovo, secondo la filosofia del cradle to cradle per la quale un prodotto non esaurisce la propria vita utile nel momento in cui viene tolto dal ciclo di produzione, ma la materia viene recuperata per la stampa di un nuovo prodotto”.

Insomma, se ricorrere ai contenitori riutilizzabili è un modo per produrre meno rifiuti, non è detto però che sia anche un modo per contenere l’impatto ambientale della gestione degli scarti infettivi. Anche perché al momento su tutto il territorio nazionale gli impianti di trattamento attrezzati con sistemi di lavaggio e disinfezione dei contenitori multiuso sono solo 19 e solo in 11 Regioni (Piemonte e Lazio, ad esempio, ne sono totalmente sprovviste). Ciò significa che se l’azienda sanitaria decide di puntare sui contenitori multiuso, la ditta gestrice del servizio di raccolta e trasporto sarà costretta a portare i suoi rifiuti esclusivamente ad un impianto di trattamento dotato di sistema di sanificazione degli imballaggi, indipendentemente dai chilometri che dovrà coprire per effettuare il conferimento. E dal costo economico e ambientale del viaggio, che in alcuni casi rischia di essere tutt’altro che sostenibile.

Dpi, l’allarme di Assosistema: «Senza programmazione scorte a rischio»


LA PROTEZIONE CIVILE PREFERISCE PRODOTTI MONOUSO MA L'AMBIENTE NON SAREBBE D'ACCORDO....


Il presidente di Assosistema Marco Marchetti: «Dal governo non c’è nessuna indicazione sulle scorte o sulla necessità di mantenere qui o in Europa una certa quantità di Dispositivi di protezione». Poi chiede ai ministri della Salute e dell’Ambiente di spingere sui Dpi riutilizzabili



«In questi mesi le aziende di Assosistema hanno messo a disposizione 27 milioni di Dpi, la domanda è decuplicata. Purtroppo ad oggi non vediamo una programmazione seria e lungimirante da parte della Pubblica amministrazione in questo settore». Marco Marchetti, presidente di Assosistema (la sezione di Confindustria che raggruppa le imprese di produzione, distribuzione e manutenzione dei Dispositivi di protezione individuale) ha il pregio di parlare chiaro. Alla domanda “siamo pronti sotto il profilo dei Dpi per una nuova eventuale ondata pandemica?”, tira un lungo sospiro.

SCORTE DPI, ASSOSISTEMA: «DAL GOVERNO NESSUNA INDICAZIONE»

«Speriamo che qualcuno si stia adoperando allo scopo, però al momento non abbiamo segnali molto positivi – spiega Marchetti a Sanità Informazione -. Prendiamo spunto da quello che abbiamo fatto, sicuramente avremo una situazione italiana migliore dal punto di vista delle scorte. Le nostre aziende stanno producendo molto anche per altri mercati in questa fase: ad esempio una nostra associata multinazionale ha deciso di investire anche in Italia spostando quattro linee produttive nel nostro Paese, sfruttando gli incentivi. Solo che ora si trovano ad avere assunto 350 persone per una produzione mensile di tre milioni di Ffp2 – Ffp3, ma al momento dal governo non c’è nessuna indicazione sulle scorte o comunque sulla necessità di mantenere qui o in Europa una certa quantità di mascherine».

«Il rischio è che, se non si interviene con la programmazione, queste produzioni saranno destinate a rispostarsi in un altro Paese e, nella malaugurata eventualità di altre emergenze epidemiche, avere una situazione complicata. È fondamentale il piano anti-pandemia. Ed è chiaro che noi siamo uno Stato dell’Unione europea, quindi mi piacerebbe che ci fosse un piano europeo per alcuni prodotti strategici, poi dei piani nazionali e dei piani regionali».

PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE DI DPI IN ITALIA

Il settore vive, come ovvio, una stagione importante. Sono più di 30 le imprese associate ad Assosistema produttrici e distributrici di Dpi in Italia (in particolare camici, mascherine Ffp2 e Ffp3, ma non le mascherine chirurgiche). Si tratta di un settore che ormai in molti ritengono ‘strategico’ perché, come purtroppo accaduto nel picco della pandemia a febbraio e marzo, la carenza di Dpi è un fattore che può compromettere una risposta efficace a una qualsiasi pandemia.

«In Italia le imprese che producono e distribuiscono ci sono, ma a febbraio è mancata una puntuale pianificazione nella strategia di approvvigionamento – spiega ancora il presidente di Assosistema -. Non c’era assolutamente nulla di tutto questo. Dobbiamo capire cosa si intende per carenza: se essa è dovuta a una difficoltà di reperibilità o se invece dipende dalla programmazione, compresi i piani anti-pandemia».

«Siamo la seconda manifattura in Europa, ma siamo il quarto Paese in termini di produzione dei Dpi, il che significa che la cultura della sicurezza non è ancora così diffusa e la pandemia non ha fatto altro che enfatizzare la situazione. In ogni caso teniamo conto che in Italia ci sono le aziende che producono e distribuiscono, ma non sono tantissime, perché nel tempo per via del costo del lavoro, del prezzo degli appalti e dell’esigenza di avere prezzi sempre più bassi molti produttori italiani si sono trovati in difficoltà. Adesso la speranza è che vengano stabiliti quali siano i prodotti strategici. Questi Dpi sono strategici e vanno fatti dei piani di intervento seri».

DPI E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Il tema della programmazione non è l’unico su cui si sta battendo Assosistema. Sul tavolo c’è anche la sostenibilità ambientale: tutti abbiamo visto quanto i Dpi monouso possano essere difficili da smaltire.

«Siamo passati dal Green New Deal dell’autunno alla pandemia di Covid che ha ribaltato tutta una serie di avanzamenti sull’utilizzo massiccio di prodotti monouso che vengono prodotti nei Paesi del sud-est asiatico. Li usiamo una sola volta e poi li immettiamo nelle discariche o negli inceneritori, con tutti i problemi di classificazione di quel tipo di rifiuto» sottolinea Marchetti.

Per questo Assosistema ritiene che, a parità di prestazione, anche nei Dpi bisognerebbe preferire sempre il prodotto riutilizzabile: «Porta dei vantaggi dal punto di vista ambientale e sociale. Rendere riutilizzabile un prodotto vuol dire avere manodopera italiana che lavora e meno discarica, meno inceneritore. Purtroppo però l’amministratore di una struttura ospedaliera si approccia con il costo. Non tiene conto dell’impatto sociale e ambientale».

Per questo Marchetti chiede l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza e del ministro dell’Ambiente Sergio Costa: «Dovrebbero dare una indicazione di massima secondo cui, a parità di caratteristiche, gli acquisti della Pa e della sanità debbano privilegiare il riutilizzabile. Avremmo un risparmio di 300 tonnellate di CO2 e più posti di lavoro».

CAMICI RIUTILIZZABILI, IL TENTATIVO DI ASSOSISTEMA

Purtroppo il tentativo di Assosistema sui camici non ha prodotto i risultati sperati: «Abbiamo chiamato a raccolta i professionisti italiani della produzione di camici e siamo riusciti a capire se potevano riportare in Italia una parte della confezione di questi prodotti tessili che venivano fatti normalmente all’estero. Abbiamo creato due modelli di camici idonei alla protezione degli operatori sanitari dal Covid e abbiamo proposto questi due nuovi modelli alla Protezione civile e ad alcune regioni. Abbiamo garantito la presenza di lavanderie industriali specializzate nel poter ripristinare le condizioni d’uso di questi camici con delle schede idonee. La risposta della Protezione civile è stata “preferiamo il monouso perché lo diamo e poi non rispondiamo più noi, così il problema finisce lì”. Se questa visione delle cose non cambia saremo sempre dipendenti da questi prodotti monouso ma il lavoro, la manodopera e l’ambiente non saranno salvaguardati».

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Mercoledi 19 Agosto 2020
Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ppt video online scaricare

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 34,1-11)
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.


Dal libro del profeta Ezechièle

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.
Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Canto al Vangelo (Eb 4,12)
Alleluia, alleluia.
La parola di Dio è viva, efficace;
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Alleluia.

VANGELO (Mt 20,1-16)
Sei invidioso perché io sono buono?


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli carissimi, rivolgiamoci con riconoscenza a Dio padre che ci chiama a collaborare con lui nella sua vigna, dicendo:
Aiutaci, o Signore, a servirti con gioia.

Per il popolo santo di Dio, perché serva il Signore nell'umiltà, e rispetti tutti coloro che, per vari motivi, non si trovano a lavorare nel campo della Chiesa. Preghiamo:
Per tutti i cristiani, perché sappiano affrontare la fatica con fede e amore, senza lamentarsi come gli operai della prima ora. Preghiamo:
Per gli anziani, perché siano sempre pronti a rispondere alle ispirazioni del Signore che li chiama ogni giorno a rendersi utili, secondo le proprie possibilità. Preghiamo:
Per i disoccupati e cassintegrati, perché la società si senta impegnata a rivedere le attuali regole del lavoro e dell'economia. Preghiamo:
Per tutti noi, perché non ascoltiamo invano il Signore che ci passa accanto, invitandoci all'impegno. Preghiamo:
Per i sindacati.
Perché ringraziamo Dio della sua continua gratuità.

Ascolta, o Padre buono, queste preghiere e sostieni il nostro animo nelle fatiche e nell'arsura della nostra giornata terrena. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli i nostri doni, Signore,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà e la tua grandezza:
noi ti offriamo le cose che ci hai dato,
e tu donaci in cambio te stesso.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Presso il Signore è la misericordia,
e grande presso di lui la redenzione. (Sal 130,7)


Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questo sacramento
ci hai fatti partecipi della vita del Cristo,
trasformaci a immagine del tuo Figlio,
perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Questa parabola, raccontata solo da Matteo, sviluppa il tema dell’ultimo che sarà il primo, sullo sfondo familiare della vigna che è Israele, il “diletto” di Dio (Is 5,1).
Il padrone desidera tanto trovare operai per la sua vigna, che non manda un suo dipendente, ma va lui stesso in piazza a cercarne e anzi vi ritorna, nel corso della giornata, per assumerne altri.
Sia che si vedano nei “primi” e negli “ultimi” operai gli ebrei da una parte e i pagani dall’altra, sia che si vedano i popoli dell’oriente e dell’occidente (Mt 8,11), l’importante è capire che nessuno è escluso dalla misericordia di Dio. L’amore misericordioso di Dio, con la sua urgenza, raggiunge anche il più misero, per accogliere tutti, anche all’undicesima ora: non c’è ragione di lamentarsi della generosità di Dio.
Giona dovette imparare proprio questa lezione (Gn 4,11) riguardo gli abitanti di Ninive. Come dice il papa Giovanni Paolo II: “Rendere presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di Messia” (Dives in misericordia , 3).

martedì 18 agosto 2020

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Martedi 18 Agosto 2020
Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Commento al Vangelo del giorno: 21 Agosto 2018 – A Dio tutto è ...

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 28,1-10)
Mentre tu sei un uomo e non un dio, hai reso il tuo cuore come quello di Dio.


Dal libro del profeta Ezechièle

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, parla al principe di Tiro: Così dice il Signore Dio:
Poiché il tuo cuore si è insuperbito e hai detto:
“Io sono un dio,
siedo su un trono divino in mezzo ai mari”,
mentre tu sei un uomo e non un dio,
hai reso il tuo cuore come quello di Dio,
ecco, tu sei più saggio di Daniele,
nessun segreto ti è nascosto.
Con la tua saggezza e la tua intelligenza
hai creato la tua potenza
ammassato oro e argento nei tuoi scrigni;
con la tua grande sapienza e i tuoi traffici
hai accresciuto le tue ricchezze
e per le tue ricchezze si è inorgoglito il tuo cuore.
Perciò così dice il Signore Dio:
Poiché hai reso il tuo cuore come quello di Dio,
ecco, io manderò contro di te
i più feroci popoli stranieri;
snuderanno le spade contro la tua bella saggezza,
profaneranno il tuo splendore.
Ti precipiteranno nella fossa
e morirai della morte degli uccisi in mare.
Ripeterai ancora: “Io sono un dio”,
di fronte ai tuoi uccisori?
Ma sei un uomo e non un dio,
in balìa di chi ti uccide.
Per mano di stranieri morirai
della morte dei non circoncisi,
perché io ho parlato».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Dt 32,26-30.35-36)
Rit: Il Signore farà giustizia al suo popolo.

«Io ho detto: Li voglio disperdere,
cancellarne tra gli uomini il ricordo,
se non temessi l’arroganza del nemico.
Non si ingannino i loro avversari.

Non dicano: La nostra mano ha vinto,
non è il Signore che ha operato tutto questo!
Sono un popolo insensato
e in essi non c’è intelligenza.

Come può un uomo solo inseguirne mille
o due soli metterne in fuga diecimila?
Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti,
il Signore li ha consegnati?

Sì, vicino è il giorno della loro rovina
e il loro destino si affretta a venire».
Perché il Signore farà giustizia al suo popolo
e dei suoi servi avrà compassione.

Canto al Vangelo (2 Cor 8,9)
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Alleluia.

VANGELO (Mt 19,23-30)
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Supplichiamo Dio, nostro Padre, perché ci aiuti ad ascoltare la sua Parola, anche quando ci sembra difficile da attuare. Preghiamo insieme e diciamo:
Donaci, Signore, la povertà di spirito.

Per il Papa, i vescovi e i sacerdoti, perché siano modello di povertà e mostrino ai cristiani che è possibile vivere con gioia il distacco dalla ricchezza. Preghiamo:
Per tutti i cristiani, perché non si lascino assorbire completamente dagli interessi economici e non siano sedotti dall'avidità. Preghiamo:
Per i cristiani che seguono il Signore nella povertà volontaria, perché ricevano, come ha promesso Gesù, gioia cento volte maggiore di quanto hanno lasciato. Preghiamo:
Per i ricchi, perché ascoltino il grido dei poveri e aprano l'animo alle loro necessità. Preghiamo:
Per noi qui presenti, perché lasciamo che il Signore occupi sempre più il nostro animo e trasformi i nostri sentimenti. Preghiamo:
Perché i poveri siano profezia della Chiesa.
Per chi oggi è vero esempio di povertà evangelica.

O Padre, ricco di bontà, ascolta le nostre preghiere e fà che il nostro cuore sia capace di affidarsi completamente a te. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli i nostri doni, Signore,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà e la tua grandezza:
noi ti offriamo le cose che ci hai dato,
e tu donaci in cambio te stesso.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Presso il Signore è la misericordia,
e grande presso di lui la redenzione. (Sal 130,7)


Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questo sacramento
ci hai fatti partecipi della vita del Cristo,
trasformaci a immagine del tuo Figlio,
perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Questo insegnamento supplementare sul come essere discepoli fa da commento al precedente episodio del giovane ricco.
Un proverbio ebraico dice che nemmeno in sogno si può vedere un elefante passare attraverso la cruna di un ago. Gesù si diverte a riformulare il proverbio. I discepoli reagiscono come ci si poteva aspettare, e Gesù dice loro che le sue esigenze sono davvero al di là degli sforzi umani, ma non impossibili grazie all’aiuto di Dio, che ha mandato suo Figlio “per annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4,18).
Pietro, almeno secondo il brano del Vangelo di Matteo, dice: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?”. Gesù allora parla di un mondo rinnovato descritto secondo la visione di Daniele riguardo la venuta del Figlio dell’uomo (Dn 7,9). Agli apostoli sarà concessa parte dell’autorità che Gesù possedeva con il Padre, l’Antico dei giorni secondo la visione di Daniele. Ma mentre, secondo i rabbini, Israele avrebbe dovuto sempre precedere gli altri popoli, Matteo insiste qui sulla gratuità della scelta di Dio, di cui noi siamo indegni beneficiari.

lunedì 17 agosto 2020

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Lunedi 17 Agosto 2020
Lunedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Il Vangelo di lunedì 21 agosto 2017, riflessione e liturgia ...

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
O Dio, nostra difesa,
contempla il volto del tuo Cristo.
Per me un giorno nel tuo tempio,
è più che mille altrove. (Sal 84,10-11)

Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi in noi la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 24,15-24)
Ezechièle sarà per voi un segno: voi farete proprio come ha fatto lui.


Dal libro del profeta Ezechièle

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, ecco, io ti tolgo all’improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto».
La mattina avevo parlato al popolo e la sera mia moglie morì. La mattina dopo feci come mi era stato comandato e la gente mi domandava: «Non vuoi spiegarci che cosa significa quello che tu fai?».
Io risposi: «La parola del Signore mi è stata rivolta in questi termini: Annuncia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e anelito delle vostre anime. I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada. Voi farete come ho fatto io: non vi velerete fino alla bocca, non mangerete il pane del lutto. Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete, ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l’uno con l’altro. Ezechièle sarà per voi un segno: quando ciò avverrà, voi farete proprio come ha fatto lui e saprete che io sono il Signore».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Dt 32,18-21)
Rit: Hai dimenticato Dio che ti ha generato.

La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato;
hai dimenticato il Dio che ti ha procreato!
Ma il Signore ha visto e ha disdegnato
con ira i suoi figli e le sue figlie.

Ha detto: «Io nasconderò loro il mio volto;
vedrò quale sarà la loro fine.
Sono una generazione perfida,
sono figli infedeli.

Mi resero geloso con ciò che non è Dio,
mi irritarono con i loro idoli vani;
io li renderò gelosi con uno che non è popolo,
li irriterò con una nazione stolta».

Canto al Vangelo (Mt 5,3)
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

VANGELO (Mt 19,16-22)
Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli carissimi, nella certezza che il nostro Padre celeste è sommamente buono, rivolgiamo con fiducia a lui la nostra preghiera, dicendo:
Illumina le nostre scelte, o Signore.

Per la Chiesa santa di Dio, perché viva e annunci con chiarezza e semplicità i valori della legge di Dio. Preghiamo:
Per tutte le persone consacrate a Dio, perché sappiano mostrare la gioia della loro scelta e la libertà della loro rinuncia. Preghiamo:
Per tutti i cristiani, perché si sforzino di perseguire sempre più la perfezione evangelica nell'ambiente e nell'attività in cui vivono. Preghiamo:
Per i giovani, perché non abbiano paura di rispondere alla chiamata del Signore, nella certezza che la gioia da lui donata è maggiore della rinuncia richiesta. Preghiamo:
Per la nostra comunità parrocchiale, perché la fede vissuta e testimoniata sia sorgente di nuove vocazioni religiose. Preghiamo:
Perché ogni uomo si senta amato personalmente da Dio.
Perché i cristiani per primi sappiano rinunciare alla ricchezza.

Ascolta ed esaudisci, o Padre, le preghiere che noi ti rivolgiamo e fà che, dopo averti incontrato, non ci capiti mai di allontanarci tristi da te. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli i nostri doni, Signore,
in questo misterioso incontro
tra la nostra povertà e la tua grandezza:
noi ti offriamo le cose che ci hai dato,
e tu donaci in cambio te stesso.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Presso il Signore è la misericordia,
e grande presso di lui la redenzione. (Sal 130,7)


Preghiera dopo la comunione
O Dio, che in questo sacramento
ci hai fatti partecipi della vita del Cristo,
trasformaci a immagine del tuo Figlio,
perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
L’episodio narrato in questo brano del Vangelo secondo Matteo, presente in tutti i sinottici (cf. Mc 10,17-20; Lc 18,18-23), cerca di dare una risposta alle seguenti domande: Come essere veri discepoli? Quali ostacoli si incontrano?
Per i farisei, la vita eterna era la ricompensa per avere ben operato e, in particolare, per avere osservato la Legge (Sal 35,13-14). Il giovane ricco, che era forse un impiegato della sinagoga (Luca lo chiama “notabile”), chiede che cosa deve fare di più. Marco dice che Gesù, “fissatolo, lo amò” (Mc 10,21) e vide che l’ostacolo principale era la sua grande ricchezza. Il rabbinismo considerava le miserie della povertà peggiori di tutte quante le piaghe d’Egitto e chiedeva, al massimo, che ogni uomo consacrasse una parte dei propri beni a Dio (Mc 7,11). Ma Gesù desiderava suscitare una generosità più grande in risposta al suo più grande amore. Nel caso dello stesso Matteo, questa risposta vi fu (Mt 9,9). La tristezza del rifiuto del giovane ricco può essere capita solo da chi ha provato la stessa sconfitta e l’angoscia del rimorso.