Questo articolo, un'ampia recensione ad un libro sulla vita di Mao Tse-tung scritto nel 2006, è una rapida carrellata in ordine cronologico della carriera politico-militare del famoso dittatore cinese. Quel che ne emerge non è molto dissimile da quello che succedeva più o meno negli stessi anni nell'Unione Sovietica di Stalin: morte, terrore, esecuzioni in massa, carestia, fame e tutti i frutti bacati della fallimentare economia socialista. Unico neo dell'articolo: l'Autore, come del resto gli estensori dell'opera recensita, parlano di «accecamento» dell'Occidente di fronte al regime sanguinario di Mao Tse-tung. Gli americani - così come la stampa del cosiddetto mondo «libero» - non erano così ingenui e sprovveduti da non sapere cosa succedesse in Cina.
É assurda, dunque, l'ipotesi che vorrebbe un Occidente ingannato o con gli occhi foderati di prosciutto! Tutte le parti in causa sapevano e hanno volutamente taciuto per varie ragioni: i comunisti nostrani per mostrare la loro solidarietà al compagno di lotta Mao; e gli americani perché, come dimostra anche questo articolo, erano interessati all'«esperimento comunista», tant'è che, nonostante le apparenze, fin dagli anni '20 iniziarono a foraggiare abbondantemente con fiumi di denaro la Russia di Lenin e Stalin. Lo scopo di tale appoggio era la distruzione delle radici di un intero popolo per preparare la strada all'avvento di un
Nuovo Ordine Mondiale. A questo riguardo, rimandiamo alla lettura dell'articolo sulla disfatta programmata di
Pearl Harbor del 1941.
Premessa
Mao: the Unknown Story («Mao: la storia sconosciuta») è un'opera di 678 pagine di testo, ed è firmata da Jon Halliday, uno storico inglese, e da una certa Jung Chang. Quest'ultima, di nazionalità cinese, nata nel 1952, è stata per qualche tempo a quattordici anni una guardia rossa, ha lavorato nelle campagne e in seguito in fabbrica, prima di compiere degli studi di inglese. Essa ha lasciato la Cina per l'Inghilterra, dove insegna linguistica. L'epilogo del libro constata: «L'attuale regime comunista si dichiara erede di Mao e si prodiga sempre energicamente a perpetuare il suo mito»
2. Mao Tse-tung nacque nel 1893 nell'Hunan.
Suo padre era, per l'epoca, un contadino benestante. Egli ebbe due fratelli. Dotato di un egoismo furibondo, Mao non indietreggiava davanti a nulla pur di raggiungere i suoi scopi. Era assetato di potere: la sua ambizione non era solamente di diventare il padrone della Cina, ma era seriamente intenzionato anche a dominare il mondo! Comunista, più per ambizione che per convinzione, la sorte del popolo gli era indifferente. Se la guerra nucleare fosse stata necessaria per assicurare il suo potere, gli importava ben poco se avesse liquidato un terzo o la metà della popolazione cinese. Mao era gaudente, e che il suo popolo crepasse di fame lo lasciava di marmo; si nutriva sempre copiosamente.
Jon Halliday e Jung Chang mostrano orgogliosi il loro libro Mao: the Unknown Story.
Molto preoccupato per la sua sicurezza, egli moltiplicava i sistemi di guardia, gli alloggi, i passaggi e i rifugi segreti, le precauzioni più inverosimili, e non esitava mai ad eliminare anche i suoi più stretti collaboratori se sospettava che avessero potuto disturbarlo o fargli concorrenza. Sapendo che il popolo lo odiava, si impose mediante il terrore sotto forma di purghe periodiche dove le torture più varie erano sistematiche. Mao ebbe quattro mogli e un numero incalcolabile di amanti.
La vita di Mao illustra alla perfezione la massima di Lin Piao (1907-1971), per molto tempo suo complice prima di essere a sua volta una vittima: «Il potere politico è il potere di opprimere gli altri»
3. Fin dall'inizio dell'opera, gli autori affermano che Mao fu responsabile in tempo di pace della morte di almeno 70.000.000 di persone
4.
Teste mozzate di oppositori di Mao: ecco dove termina la strada che conduce al «paradiso comunista».
La lunga marcia (ottobre 1934-ottobre 1935)
Nell'ottobre 1934, la direzione del Partito Comunista cinese era accerchiata nello Jiangxi, al Centro-Sud della Cina, dalle truppe numericamente assai superiori di Chiang Kai-shek (1887-1975). Gli 80.000 dirigenti, soldati e portatori che formavano la truppa comunista riuscirono tuttavia a scappare da Yudu. Dopo un percorso di 10.000 km prima verso Ovest, poi verso Nord, i superstiti, affamati e a brandelli, giunsero, un anno dopo, nello Shaanxi. Mao, privo di qualsiasi comando militare, dovette imporsi per partire con essi. La leggenda vuole che i comunisti si siano aperti la strada con le armi. In realtà, Chiang Kai-shek li lasciò percorrere volontariamente tutto il loro periplo, tallonandoli senza attaccarli. Questo per due ragioni:
A quel tempo, suo figlio, Chiang Ching-kuo (1910-1988), era in Unione Sovietica per studi, ed era ostaggio di Stalin (1878-1953). Ora, il Partito Comunista cinese (e Mao in particolare) era il figlio prediletti del despota sovietico;
Chiang Kai-shek voleva soprattutto unificare l'intera Cina sotto la sua autorità, e numerose province importanti, tra cui il Sichuan, erano in mano ai signori della guerra che non volevano questa dipendenza: per evitare di far loro apertamente la guerra, Chiang Kai-shek spinse le orde comuniste sul loro territorio e, nell'inseguirle, si presentava loro come un liberatore.
Lin Piao
Chiang Kai-shek Chiang Ching-kuo
Nel 1933, Chiang Kai-shek aveva chiamato come governatore dello Shaanxi un dirigente nazionalista che sapeva essere una spia comunista. La base comunista della provincia ne sarebbe uscita rafforzata, attraendo le orde rosse; allo stesso tempo, Chiang Kai-shek cercò di far conoscere ai rossi i movimenti delle sue truppe. Ci furono pochi combattimenti tra le forze rosse e l'esercito nazionalista, eccetto quelli causati dai raggiri di Mao per assicurarsi il potere in seno al Partito Comunista cinese.
Le perdite furono tuttavia considerevoli: le condizioni di marcia erano estremamente dure, e molti uomini perirono per sfinimento, per malattia, per il freddo, per la fame o a causa delle ferite; altri disertarono o «furono liquidati»: «Quando Mao arrivò infine nella zona rossa a Nord dello Shaanxi [...] il suo esercito contava meno di 4.000 soldati»
5. Era ancora in uno stato penoso: «Ma ormai il Partito comunista gli apparteneva»
6. I comunisti vivevano sulle spalle degli abitanti. Nel 1945, Mao riconobbe davanti ai quadri dirigenti che uno degli errori del Partito era stato «di avere spogliato di ogni bene la popolazione durante la Lunga Marcia, ma, aggiunse subito, se non l'avessimo fatto non avremmo potuto sopravvivere»
7.
Mao e l'invasore giapponese
Nel 1931, il Giappone invase la Manciuria e, negli anni seguenti, si infiltrò poco a poco più a Sud, prima lungo la costa, e poi progressivamente nel centro della Cina. Le truppe di Chiang Kai-shek, meno equipaggiate e addestrate dei giapponesi, furono costrette sulla difensiva. Stalin, preoccupato per l'avanzata giapponese (l'occupazione della Manciuria dava ai giapponesi alcune migliaia di chilometri di frontiera in comune con l'Unione Sovietica) ordinò al Partito Comunista cinese di unirsi ai nazionalisti per combattere gli invasori nipponici: per il Cremlino si trattava di impedire ai giapponesi di attaccare la Siberia.
Mao giocò allora un doppio o triplice gioco per conservare l'appoggio di Stalin pur evitando di combattere i giapponesi: i suoi ordini alle truppe comuniste erano di occupare il massimo del terreno, evitando accuratamente di cozzare contro le truppe nipponiche, ma non esitando ad attaccare i nazionalisti. Alcuni combattimenti opposero tuttavia i comunisti cinesi ai giapponesi, per disobbedienza alle consegne di Mao (ad esempio, lo scontro di Pingxingguan nel 1936, o gli attacchi di Peng Dehuai contro le installazioni e le attrezzature giapponesi nel Nord della Cina nell'estate del 1940): di questi fatti Mao se ne servì in seguito per la sua propaganda.
Così, nacque una seconda leggenda comunista: quella del Partito Comunista cinese primo difensore della Cina contro i giapponesi. Dopo il patto nazi-sovietico di agosto del 1939,
«Mao diede inizio, nel settembre del 1939, ad una collaborazione prolungata, stretta e poco conosciuta con i servizi segreti giapponesi [...]. I rossi si servirono dei giapponesi per pugnalare i nazionalisti alle spalle
8. Questa informazione venne fornita dopo la guerra da Sima Lu, uno degli uomini del servizio di informazione del Partito Comunista cinese, corroborato dal principe Mikasa, fratello dell'imperatore del Giappone Hiro Hito, allora ufficiale dell'esercito giapponese in Cina».
Poiché Stalin non voleva scatenare una guerra civile contro Chiang Kai-shek, Mao non esitò a moltiplicare le provocazioni contro i nazionalisti, sacrificando deliberatamente le truppe rosse: egli voleva costringere Stalin a «soccorrerlo». Poi, a partire dall'attacco germanico contro la Russia e dall'attacco giapponese contro gli Stati Uniti, Mao fermò ogni offensiva contro le forze di Chiang Kai-shek: sapendo che Franklin Delano Roosevelt (1842-1945) gli era abbastanza favorevole, curò la sua immagine presso di lui.
Continuando a risparmiare i giapponesi, egli lanciò tra il 1942 e il 1944 un'ondata di terrore nel suo feudo di Yenan, affinché i numerosi giovani volontari che si presentavano diventassero degli automi nelle mani del Partito Comunista cinese, costringendo anche i quadri del Partito ad un'ubbidienza cieca ai suoi ordini. Fu mediante il terrore che Mao instaurò il culto della sua personalità. Così, all'inizio del 1945, Mao era pronto a convocare il VII Congresso del Partito, diciassette anni dopo il VI: i delegati, accuratamente selezionati, lo elessero presidente del Comitato Centrale, dell'Ufficio politico e della Segreteria del Partito: «Mao Tse-tung era diventato lo Stalin del Partito Comunista cinese»
9.
A Yenan (1937-1947)
Nella regione comunistizzata di Yenan, vasta pressappoco come la Francia, Mao viveva come un satrapo orientale, mentre «i contadini erano "spremuti a morte" dagli agenti delle tasse», come scrisse nel suo diario il 21 giugno 1939 il segretario del Partito di quella regione, Xie Juezai (1884-1971)
10. Inoltre, a partire dal 1941, essi furono sottoposti alla corvè del trasporto gratuito di sale, una pratica crudele secondo Xie; in quell'epoca, iniziò anche la cultura dell'oppio, chiamato «prodotto speciale»: nel 1943, i russi stimarono di 44.760 kg le vendite di oppio di Mao (per circa 640 milioni di dollari attuali)
11. Se si aggiungono le sovvenzioni versate dai nazionalisti durante i primi anni, e quelle provenienti da Mosca, fissate nel 1940 da Stalin a circa 45-50 milioni di dollari attuali all'anno, risulta evidente che al Partito Comunista cinese le risorse non mancavano. Nel 1944, «secondo Xie, i comunisti erano "molto ricchi"»
12. I contadini, osservava Xie, non avevano di che che «vestirsi, nutrirsi e alloggiare dignitosamente"; l'acqua era infetta ed essi non avevano medici»
13. «Secondo un amministratore altolocato, l'elevata mortalità dell'insieme della popolazione e del bestiame non ricevette mai l'attenzione che meritava»
14. Inoltre, l'oppio sviluppò un'inflazione galoppante particolarmente nefasta per i lavoratori, e, secondo Xie, il consumo imperversava con un tasso medio che andava dal 30 al 50% mensile
15. A partire da marzo del 1944, Mao smise di coltivare l'oppio, in sovrapproduzione, e si sforzò di lottare contro l'inflazione: non bisognava dare una cattiva impressione ai visitatori americani! Negli anni '50, tuttavia, «tutte le basi rosse continuarono di figurare tra le regioni più povere della Cina, perché erano state governate dai comunisti»
16.
Mao conquista la Cina (1945-1949)
Nell'agosto del 1945, le truppe sovietiche invasero la Manciuria. Mao si affrettò a spedire dei comunisti cinesi, ai quali i sovietici aprirono gli arsenali catturati ai giapponesi. Il Partito Comunista cinese reclutò una gran quantità di soldati tra le persone che avevano servito i giapponesi. Gli eserciti nazionalisti si trovavano ammassati nel Sud della Cina. Chiang Kai-shek aveva bisogno degli americani per trasportarli al Nord. Nel mese di settembre, egli dovette accettare un simulacro d'intesa tra lui e Mao sotto la supervisione degli americani. Subito dopo, Mao scatenò un'accanita guerra civile per la conquista di tutta la Cina.
All'inizio, gli eserciti comunisti erano molto inferiori a quelli di Chiang Kai-shek, numericamente e soprattutto qualitativamente: a forza di rifiutarsi di battersi contro i giapponesi, le forze di Mao non conoscevano il combattimento moderno, mentre quelle di Chiang Kai-shek erano agguerrite da sette anni di lotta armata. Inoltre, il morale dei soldati rossi era debole; essi chiedevano solamente di ritornare a casa e le diserzioni si moltiplicavano Quanto alla popolazione della Manciuria, essa considerava i rossi come gli ausiliari degli occupanti sovietici. Quando questi ultimi evacuarono la Manciuria nel maggio del 1946, i nazionalisti ripresero velocemente le città occupate dai comunisti.
Mao, quasi vinto, venne salvato dagli americani. Il presidente Harry Truman (1884-1972) inviò in Cina il Generale George Marshall (188-1959) per mettere fine alla guerra civile. Questo ultimo, già avvertito contro Chiang Kai-shek e il suo entourage, incontrò Mao a Yenan, nel marzo del 1946; per lui fu un gioco da bambini ingannare l'emissario americano al quale chiedeva solamente di credergli. Marshall giunse fino a dichiarare davanti al Congresso degli Stati Uniti nel febbraio 1948: «In Cina, non abbiamo alcuna prova concreta che (l'esercito rosso) sia sostenuto da comunisti stranieri»
17.
Harry Truman Il Generale Marshall
Nell'estate del 1946, Truman esercitò una tale pressione su Chiang Kai-shek che questi finì per accettare un cessate il fuoco che durò quattro mesi. Mao poté così controllare una zona di 1.000 chilometri sui circa 500 a Nord della Manciuria, nella quale ricostituì il suo esercito con l'aiuto massiccio dei sovietici, di numerosi prigionieri giapponesi e dei nordcoreani. Quando Chiang Kai-shek si decise ad attaccarlo, la sua base nel Nord, legata ai sovietici, era diventata inespugnabile.
Dalla fine del 1946 all'estate del 1949, le truppe di Chiang Kai-shek subirono una sconfitta dopo l'altra, e il 1º ottobre 1949 Mao proclamò ufficialmente a Pechino la nascita della Repubblica Popolare cinese, mentre Chiang Kai-shek e ciò che era rimasto del suo esercito si rifugiarono a Taiwan. Questo insuccesso dei nazionalisti, nonostante la popolazione era loro favorevole e il fatto che beneficiavano dell'appoggio americano, può essere spiegata da parecchie ragioni:
Il sostegno massiccio dei sovietici alle truppe di Mao;
Il carattere spietato di Mao, imitato dai suoi subordinati; fin dallo scoppio della guerra civile, essi ripresero nelle zone rosse il regime di terrore - sospeso durante la guerra cino-giapponese - sotto la denominazione ipocrita di «riforma agraria»;
L'accecamento americano, come indicato più sopra
18;
La corruzione dell'entourage di Chiang Kai-shek, e il giudizio negativo di quest'ultimo a riguardo dei suoi alleati e dei suoi subordinati;
Soprattutto il fatto che gli eserciti nazionalisti erano impregnati di agenti comunisti fino al più alti livelli.
Negli anni '20, i sovietici sostennero ufficialmente il Partito Nazionalista di Sun Yat-sen (1866-1925) e diedero ai comunisti cinesi l'ordine segreto di infiltrare questo partito; l'accademia militare di Huangpu, dove venivano formati i quadri dell'esercito nazionalista, era stata fondata ed era finanziata da Mosca, e gli istruttori erano sovietici; un quarto di secolo dopo, l'esercito di Chiang Kai-shek si trovò inevitabilmente infiltrato da agenti comunisti che tradirono continuamente su ordine del Partito. La stessa vedova di Sun Yat-sen, cognata di Chiang Kai-shek, era comunista e informava coscienziosamente il Partito Comunista cinese!
Le ambizioni di Mao Tse-tung, causa della miseria del popolo
Appena ebbe assicurato il suo potere su tutta la Cina, l'ambizione di Mao fu di fare di quest'ultima una superpotenza militare, qualunque ne fosse stato il prezzo. Egli si rivolse a Stalin per ottenere da lui attrezzature di ogni tipo e soprattutto fabbriche di armamenti. Stalin gli aveva fornito un aiuto enorme per la conquista della Cina, ma non aveva del tutto fiducia in lui e temeva un potere troppo forte sulla sua frontiera a Sud. La guerra di Corea (1950-1953) fu l'opportunità per Mao di ottenere in parte quello che desiderava. Alla morte di Stalin, nel 1953, l'ambizione di Mao non conobbe più limiti.
Nel frattempo, la guerra di Corea era costata la vita a più di 3.500.000 di vittime per la follia di Kim II-sung (1912-1994) e di Mao. Per non dipendere dallo straniero, il despota cinese volle pagare le attrezzature e le fabbriche di armamenti provenienti dall'Unione sovietica. E dunque, egli impose al suo popolo, mediante la violenza, un regime di requisizione generale di tutti gli alimenti vendibili: uno dei principali responsabili dell'economia, Bo Yibo (1908-2007), dovette riconoscere più tardi che, nel periodo degli espropri, la maggior parte di ciò che producevano i contadini era loro confiscata; l'impiego della «forza» era corrente, aggiunse, e le persone erano «spinte alla morte»
19.
Sun Yat-sen
Kim II-sung Bo Yibo
Nell'ottobre del 1953, «Mao dichiarò ai membri del bureau politico che essi erano "in guerra" con la popolazione tutt'intera: "Si tratta di una guerra contro coloro che producono il cibo e contro quelli che lo consumano", designando con queste parole la popolazione urbana»
20. Mao sapeva che fin dall'inizio del 1955, «le confische avevano provocato uno sconforto generale»
21. A partire dal 1955, il Partito Comunista cinese impose la collettivizzazione: «Passammo al socialismo e tutto scomparve», fece notare ironicamente Liu Shaoqi (1898-1969), uno dei principali collaboratori di Mao
22.
Ma i sequestri e la sorveglianza della popolazione furono facilitate da questo evento. A partire dal 1957, Mao fece bombardare regolarmente le isolette di Quemoy, Matsu, ecc..., in mano ai nazionalisti: si trattava di provocare gli americani, alleati dei nazionalisti, per ottenere da Nikita Kruscev (1894-1971), successore di Stalin, consegne sempre più importanti e soprattutto materiale per fabbricare la bomba atomica. Per pagarli, egli dissanguò sempre di più i contadini ridotti in schiavitù, provocando nel 1959 severe carestie in metà della Cina
23. Mao voleva aumentare anche la produzione agricola senza spendere un soldo: ne conseguì una serie di gigantesche opere di irrigazione lanciata nel 1958 - «il Grande Salto in Avanti» - per la realizzazione del quale in quattro anni cento milioni di contadini furono spogliati di ogni bene:
«La maggior parte di questi grandi lavori si chiusero con uno spreco sbalorditivo. Molte cose non furono portate a compimento e dovettero essere lasciati a metà. Su più di cinquecento riserve idriche previste [...], verso la fine del 1959, duecento erano già state abbandonate. Molto altre crollarono quando Mao era ancora vivente. Il peggior disastro [...] ebbe luogo nel 1975, nell'Henan [...] annegando probabilmente tra le 230.000 e le 240.000 persone»
24.
Altro fiasco spettacolare: la campagna per la fabbricazione dell'acciaio scatenata all'autunno del 1958: non solo le fabbriche dovettero aumentare la loro produzione in proporzioni irrealistiche (in alcuni mesi numerosi incidenti costarono la vita a più di 30.000 operai), ma «almeno 90.000.000 di persone "furono costrette", come la nota crudelmente lo stesso Mao, a fabbricare piccoli altiforni, detti altiforni da cortile, da cui usciva non acciaio, ma materiale fuso allo stato grezzo [...] nel migliore dei casi»
25. In questo modo furono perse migliaia di giornate di lavoro agricolo.
«La carestia che imperversò in tutta la Cina dal 1958 al 1961 raggiunse il suo punto culminante nel 1960. In quell'anno, le statistiche dello stesso regime indicarono che il consumo medio di calorie per giorno pro capite era precipitato a 1.534 calorie. Secondo una delle grandi apologhe del regime comunista, Han Suyin, nel 1960, le massaie nelle città non avevano diritto a di più 1.200 calorie al giorno A titolo di paragone, ad Auschwitz, i deportati destinati ai lavori forzati ricevevano quotidianamente tra le 1.300 e le 1.700 calorie»
26.
Liu Shaoqi
Nikita Kruscev
Han Suyin
Alla fine del 1962, pur allentando la morsa alimentare, Mao perseguiva ancora i suoi progetti, e in particolare la costruzione di satelliti, di sommergibili nucleari e di armi laser. Poiché la sua bomba nucleare prendeva forma, egli temeva degli attacchi aerei contro le sue installazioni: quindi ordinò lo spostamento delle istallazioni nelle regioni più interne del Paese con un'impresa che richiese l'edificazione di grandi infrastrutture.
Questo progetto, conosciuto con il nome di «terzo fronte», generò uno spreco che «oltrepassava l'insieme delle perdite materiali che aveva causato "il Grande Salto in Avanti"»
27. La sua prima bomba nucleare esplose nell'ottobre 1964: a causa della carestia provocata dal suo costo, ci furono 38.000.000 di vittime. «Cento volte più morti delle due bombe atomiche sganciate dagli americani sul Giappone»
28.
L'accecamento occidentale
Alla fine del 1959, Kruscev si recò in visita negli Stati Uniti mentre riduceva i suoi trasferimenti di tecnologia in Cina. Mao decise allora di «propagare nel mondo intero il pensiero Mao Tse-tung»
29. Fu l'ondata del «maoismo». I filtri attraverso cui gli stranieri erano autorizzati a vedere la Cina e ad ascoltare i suoi abitanti erano certamente assai efficaci, ma non sarebbero bastati ad assicurare il successo di questa propaganda se l'accecamento occidentale non fosse stato tanto stupefacente: «A partire da febbraio del 1959, "la stima preliminare" della stessa CIA concernente la produzione alimentare cinese parlava di incrementi "notevoli"»
30.
L'attivista femminista Simone de Beauvoir (1908-1986), François Mitterrand (1916-1996), il maresciallo inglese sir Bernard Law Montgomery (1887-1976), il Premio Nobel Lord John Boyd Orr (1880-1971), ex direttore del FAO (Organizzazione mondiale dell'alimentazione e dell'agricoltura, un organismo annesso all'ONU), tra tanti altri, si lasciarono ingannare. Inoltre, Mao accentuò la sua politica abituale di distribuzione di denaro, di viveri e di armi per consolidare la sua propaganda: il Vietnam del Nord, l'Africa (in particolare l'Algeria) e l'America Latina, beneficiarono delle sue prodigalità, mentre in Cina la carestia imperversava. La sua idea era di diventare il leader del mondo comunista, soprattutto dopo l'eliminazione di Kruscev nell'ottobre 1964; ma su questo piano subì un rovescio dopo l'altro, malgrado il suo potente impegno nella guerra d'Indocina a fianco dei vietnamiti comunisti.
Simone de Beauvoir
Bernard Montgomery John Boyd Orr
La Rivoluzione culturale
La carestia causata dalla politica di Mao finì per generare un'opposizione da parte di certi alti quadri. Pur diminuendo la pressione esercitata sui contadini, egli preparò progressivamente il campo per una grande purga. Iniziò dai libri dichiarando che bisognava leggere meno possibile, pur leggendo molto lui stesso. «La politica che ci occorre - disse a suoi collaboratori nel 1962 - è che il popolo resti ignorante»
31. Nel 1963, egli fece vietare l'insieme del repertorio teatrale tradizionale. L'anno seguente, la proibizione venne estesa a tutte le arti: gli artisti furono spediti nelle campagne per essere «seriamente rieducati»
32.
I monumenti e i segni visibili dell'antica civiltà cinese diventarono il bersaglio dei suoi attacchi. Simultaneamente, l'indottrinamento della popolazione e il culto della personalità furono sviluppati per fare di ogni essere umano un «piccolo ingranaggio» ubbidiente ciecamente a Mao. Dopo l'insuccesso delle sue mire planetarie, il despota cinese se la prese con i suoi avversari interni. Nell'aprile-maggio del 1966, insieme al suo complice Lin Piao, egli scatenò la vasta purga detta «Rivoluzione culturale». Jiang Qing (1914-1991), la quarta moglie di Mao, giocò in questa vicenda un ruolo centrale: il che gli valse, alla morte di suo marito, nel 1976, di subire a sua volta l'epurazione insieme alla «banda dei quattro». Nel giugno del 1966, tutti i corsi furono soppressi; alunni e studenti furono lanciati all'assalto dei professori.
Poi ci fu il saccheggio e la distruzione di tutto ciò che era vecchio o prezioso. Ci furono visite domiciliari in tutto il Paese corredate da arresti, torture ed esecuzioni... Tutto ciò diretto per la maggior parte del tempo dallo Stato. Grazie in buona parte a Jiang Qing, «la Cina era diventata un deserto culturale»
33, e lo restò fino alla morte di Mao. Nel settembre del 1966, il nuovo terrore che assicurò ulteriormente il potere di Mao cambiò obiettivo: furono presi di mira i quadri dirigenti del Partito Comunista cinese, sospettati di opporsi alla sua politica, tra cui Liu Shaoqi, allora presidente titolare della Repubblica della Cina, e Peng Dehuai (1898-1974), ex ministro della Difesa.
Jiang Qing
Peng Dehuai
Milioni di militanti del Partito Comunista cinese, dopo aver subito torture di ogni genere, ecc..., raggiunsero i «laogai» (i GULag cinesi); la stessa sorte venne riservata agli artisti e ai letterati. Questi quadri furono sostituiti per la maggiore parte dai militari. I massacri culminarono nel 1968. Dal 1966 al 1976, un minimo di 3.000.000 di persone perirono di morte violenta
34.
Sopra: esecuzione di dissidenti politici in un laogai ai tempi di Mao.
La fine del regno di Mao
Venticinque anni dopo la presa del potere da parte di Mao, la Cina era esangue:
«Si avrà un'idea di ciò che poteva essere la qualità della vita nella Cina di allora se si sa che tra il 1965 e il 1975 gli investimenti nei lavori pubblici e nelle attrezzature collettive (inclusi i trasporti, le fognature, l'acqua, l'elettricità, ecc...) rappresentavano meno del 4% di quelli di cui beneficiava l'industria degli armamenti. Quanto alla salute e all'educazione, gli investimenti erano inferiori della metà, già ridotti, di quelli che erano stati concessi all'inizio del regno di Mao. Nelle campagne, la maggior parte delle persone viveva sempre ai limiti della carestia»
35.
Mao lo sapeva; nel settembre del 1975, egli dichiarò a Le Duan (1907-1986), il capo del Partito Comunista vietnamita recatosi in visita in Cina: «In questo momento, la nazione più povera al mondo non siete voi; siamo noi»
36. Allo stesso momento, egli criticava Deng Xiaoping (1904-1997) di voler elevare il livello di vita. L'opposizione alla sua politica cominciò a manifestarsi apertamente, ma malato, Mao non aveva più la forza di imporre un nuovo terrore. Nel settembre del 1976, Mao Tse-tung spirò. «Un solo ed unico pensiero lo abitava: sé stesso e il suo potere»
37.
Le Duan
Deng Xiaoping
Sopra: il quotidiano di Eugenio Scalfari, del 10 settembre 1976, piange la
morte del «grande» Mao, uno dei più grandi assassini della Storia.
Sopra: i «patrioti» cinesi sfilano «volontariamente» davanti alla salma del grande dittatore.
Nota: Purtroppo questo libro non dice una sola parola sulla feroce persecuzione anticristiana messa in atto da Mao.
Note
1 Traduzione dall'originale francese Mao Tse Tung un suppôt de Satan, a cura di Paolo Baroni. Articolo estratto dalla rivista Action Familiale et Scolaire (nº 190, aprile 2007, pagg. 67-81).
2 Cfr. J. Halliday-J. Chang, Mao: the Unknow Story, Jonathan Cape, 2006, pag. 679.
3 Ibid., 4ª di copertina.
4 Ibid., pag. 14.
5 Ibid., pag. 188.
6 Ibid.
7 Ibid., pag. 309.
8 Ibid., pagg. 246-247.
9 Ibid., pag. 297.
10 Ibid., pag. 301.
11 Ibid., pag. 305.
12 Ibid.
13 Ibid., pag. 306.
14 Ibid., pag. 307.
15 Ibid., pag. 308.
16 Ibid., pag. 309.
17 Ibid., pag. 324.
18 Più che accecamento si dovrebbe parlare di appoggio degli americani, che, come avevano fatto con i sovietici durante la Seconda Guerra Mondiale, aiutarono i comunisti di Mao in vista dell'instaurazione di un Nuovo Ordine Mondiale (N.d.T.).
19 Ibid., pag. 429.
20 Ibid.
21 Ibid.
22 Ibid., pag. 431.
23 Ibid., pag. 467.
24 Ibid., pag. 468.
25 Ibid., pag. 471.
26 Ibid., pag. 477.
27 Ibid., pag. 524.
28 Ibid., pag. 527.
29 Ibid., pag. 500.
30 Ibid., pag. 501.
31 Ibid., pag. 528.
32 Ibid., pag. 529.
33 Ibid., pag. 565.
34 Ibid., pag. 590.
35 Ibid., pag. 667.
36 Ibid., pag. 668.
37 Ibid., pag. 678.