lunedì 30 marzo 2020

Sotto una cattiva stella


La cometa del marzo 2017

LA LOMBARDIA, LE COMETE E LE PESTILENZE....

Il 2017 è stato un anno decisamente particolare, anche dal punto di vista astronomico, con il passaggio di ben sette comete. Le prime due sono passate la scorsa primavera a breve distanza dalla terra, l'ultima invece sarà visibile solo alla fine del 2018. Lo scorso novembre abbiamo assistito al fenomeno della Superluna, quando il nostro satellite è apparso il 14 per cento più grande del solito ed il 30 per cento più luminoso del normale. I fenomeni celesti hanno da sempre affascinato l'uomo. L'apparire in cielo di una stella cometa ha sempre procurato paura e apprensione. Presagio funesto, la cometa annuncia morte, sventura, terremoti, guerre, pestilenze e carestie. Questa superstizione era così diffusa nei secoli scorsi che, quando un'epidemia o un fenomeno meteorologico inatteso colpivano una comunità senza essere annunciati dal passaggio di una cometa, questo fatto veniva registrato come un avvenimento eccezionale. Si credeva inoltre che le disgrazie fossero tanto più gravi quanto più lunga fosse la coda della cometa, e tanto più durature quanto più questa restasse visibile nel cielo. Qualche anno fa la geologa Dallas Abbott dell'osservatorio terrestre Lamont-Doherty della Columbia University, ha spiegato la credenza popolare con il fatto che verso il 530 d. C., un frammento della celeberrima cometa di Halley si sarebbe frantumato nella nostra atmosfera diffondendo un'enorme nube di polvere che provocò un improvviso abbassamento delle temperature. Il drastico cambiamento climatico determinò effetti devastanti: seguì un periodo di siccità che a sua volta innescò carestie e le popolazioni debilitate dalla fame vennero poi sterminate dalla "Peste di Giustiniano", che fece strage tra il 541 e il 542. Sta di fatto che ancora nel 1857 lo storico cremonese Angelo Grandi registra puntigliosamente nella sua “Descrizione dello stato fisico-politico...della Provincia e diocesi di Cremona” una serie impressionante di fenomeni tra cui aurore boreali, comete, eclissi di sole, pioggia di pietre e pioggia rossa, mettendoli in relazione a fatti storici eccezionali.
Ad esempio si registrano nel cremonese due aurore boreali che destano particolare impressione, la prima il 17 dicembre 1737 “in cui per tutta la notte apparve il cielo color di sangue, e con tanta luce come se fosse stata risplendente la luna” e la seconda il 7 gennaio 1831 quando “apparve un'aurora boreale, straordinaria per la sua intensità ed estensione". Alle comete, come detto, vengono sempre abbinati avvenimenti in qualche modo anomali, per non dire del tutto nnfausti. Nel 1223 “Il 21 aprile (Campi) si fece sentire altro tremuoto circa la mezzanotte con ispavento de' cittadini. Dalle croniche di Bergamo, giusta il Ronchetti, rilevasi che il primo di settembre apparve verso occidente una Cometa assai meravigliosa”. Qualche anno dopo “Apparve in luglio una grandissima Cometa che durò fino al principio d'ottobre, era il suo corso dall'oriente verso l'occidente (Campi)". Era l'anno 1265 e la Lombardia fu quasi tutta in armi per la calata dell'esercito francese, raccolto per ordine del conte Carlo D'Angois re di Sicilia”. Nel 1402 scoppia la peste che uccide anche Gian Galeazzo Visconti e “riferisce il Campi che avanti la resa di Bologna apparve una terribile cometa che si vedeva giorno e notte, e durò per quasi tutto il mese di maggio e di giugno, il che si credette (dal volgo) esser stato presagio della morte di quel principe". Altri passaggi di comete si verificarono nel giugno 1456 con una cometa “avente lunghissima coda" che seguì la nascita di Ascanio Maria Sforza avvenuta nel castello di Santa Croce il 23 marzo. Un piccola cometa sigillò nell'ottobre 1468 il matrimonio di Galeazzo Sforza con Bona di Savoja, dopo che Galeazzo aveva avvelenato la precedente moglie Dorotea Gonzaga, e per quasi un mese un'altra cometa stazionò nel cielo nel gennaio del 1472. Ed al passaggio di una cometa venne attribuita la grande siccità che colpì l'Itala nel 1500: “Apparve nel predetto anno 1500 una grande Cometa L'Italia fu travagliata da siccità. La state distinta da una grande quantità d'insetti e da singolari macchie ai corpi ed agli abiti degli uomini, cui susseguì una peste. - saremmo ciò non pertanto superstiziosi qualora volessimo ritenere come conseguenze della Cometa codesti fisici sconcerti. se nel volgo sono alquanto spenti (scrive Schumak) i pregiudizi che le Comete abbiano qualche influenza morale su di noi e sulle cose mondane, troviamo all'incontro vieppiù radicata la credenza che questi corpi celesti abbiano rimarchevole influenza sulle nostre stagioni e sul prosperare dei prodotti campestri. Non sarebbe qui difficile confutare tali opinioni con fatti dimostranti del tutto l'opposto. Così, per esempio, si ricorderanno molti della gran Cometa del 1811, che apportava una caldissima state ed una ricchissima raccolta, specialmente di un vino così eccellente che perfino anche oggidì in varie regioni viene appellato: Vino della Cometa".
Un'incisione tedesca con la cometa del 1556

Il Grandi accenna anche la passaggio di altre comete nel 1506 e nel 1510, quando il corpo celeste accompagnò l'ingresso del nuovo podestà francese seguito alla caduta della città dopo la battaglia di Agnadello tra i veneziani e la Lega di Cambrai. E due anni dopo sempre una cometa sancì l'imposizione di una nuova taglia da 15 mila ducati d'oro alla città e di una da due mila all'Università dei mercanti da parte di Massimiliano Sforza. Passano due anni e nel 1514 è sempre una cometa a preannunciare la resa della città a Teodoro Trivulzio ed altri anni infausti ed eventi straordinari: "Furono i nostri cittadini di molto contristati da tumulti bellici nel seguente 1516 (essendo podestà Guido Materono da Granopoli, che tenne la sua carica fino a tutto il 1521). Demolirono i Francesi i merli delle mura della città, atterrando pure alcune torri de' privati; e molte gravissime contribuzioni eziandio imposero. Anche in quest'anno apparve una Cometa. Asserisce il Campi che nel susseguente 1517 predicò nel mezzo della piazza maggiore un giovinetto dell'età di 11 anni, frate di San Francesco, con grande meraviglia degli uditori che in gran numero vi erano accorsi". Ed ancora nel 1522, "finalmente dopo varie vicende colle altre città del ducato venne Cremona ai 4 luglio 1522, trovandosi podestà Barnaba Pozzo piacentino, nelle mani dell'esercito imperiale, rimanendo ancora a' francesi il castello, che si arrese nel febbraio del 1524, essendo podestà Teodoro Ossio milanese. Si fa cenno che nel 1522 apparve una Cometa, e gli alberi fiorirono di nuovo in autunno, ed in ottobre si portarono fragole sul mercato". Nel 1530 apparve una cometa e “Il Po, che a que' tempi radeva le mura della città, fece cadere a' 23 di settembre per grande alluvione da 60 braccia delle dette mura, ed a' 27 stesso mese ne ruinò più di 80 braccia". E così via dicendo:appaiono le comete e subito è un seguito di omicidi, uccisioni, saccheggi, ma anche avvenimenti di grande rilievo, come la nomina di Gerolamo Vida a vescovo di Alba, preceduta, ovviamente, dall'apparizione della stella.

Si arriva al 1556. L’imperatore Carlo V e la sua reggia hanno osservato in maniera accurata il passaggio di una cometa, per questo anche chiamata “Cometa di Carlo V”. L’evento è avvenuto all’inizio di Febbraio, ma non è stato generalmente osservato fino alla metà della prima settimana di Marzo. Gli astronomi, a parte qualche eccezione, concordano nel definire il diametro della Cometa la metà di quello della Luna. La coda è stata descritta come la fiamma di un incendio o una fiaccola agitata dal vento. Cornelius Gemma, medico, astronomo e astrologo, professore di medicina presso l’Università cattolica di Lovanio, ha descritto la cometa grande come Giove e dal colore simile a quello di Marte. Paolo Fabrizio, astronomo di Vienna, matematico e fisico presso la corte di Carlo V d’Asburgo, l’ha definita ‘tortuosa e brillante’. Al dire della gente comune, l’evento ha costernato a tal punto l’imperatore, che ha preso subito la risoluzione di deporre lo scettro e di ritirarsi nel monastero di pace di San Juste in Estremadura ponendo fine alle numerose guerre contro i francesi, i turchi e i principi protestanti che negli ultimi decenni hanno portato morte e distruzione in tutta Europa. “Con questo segno di terrore il mio fato mi invoca”, queste sono le parole con le quali Carlo V si è ritirato dalla scena. A Costantinopoli nel frattempo avviene un terremoto.
Una cometa annuncia la battaglia di Hastings (1066) nell'arazzo di Bayeux

E a Cremona? Il Grandi attende che la cometa ricompaia nel 1856, trecento anni dopo, secondo quanto previsto dagli astronomi di quel tempo, ma non accade nulla."Correndo l'anno 1556 – scrive dunque il Grandi - l'imperatore Carlo V rinunziò gli Stati di Germania al fratel suo Ferdinando, i regni di Spagna e Sicilia con gli altri Stati all'unico figliol suo Filippo, che divenne il secondo di questo nome nella serie dei re spagnuoli. Comparve il 5 marzo una grande Cometa. La gran Cometa fu veduta sopra la Spiga, stella di prima grandezza, presso l'ala sinistra nella costellazione della Vergine, d'onde passò e fu veduta li 8 marzo sotto le ginocchia di Boòte (segno celeste settentrionale formato di 33 stelle), Il 9 stesso mese trovavasi presso Arturo (stella fissa situata nel segno del Carro), onde quasi nella circonferenza del massimo circolo cioè per la rettissima via sembrò accostarsi al polo boreale dello Zodiaco, ed allora lasciatolo a destra, si accostò con gran velocità al polo del mondo, indi quasi discendendo dal vertice si diresse verso Saturno che allora era nell'Ariete. E come prima si avanzò dalla Libbra contro l'ordine dei segni (secondo la longitudine) così dopo, imitando il moto di Saturno procedette secondo l'ordine dei segni da Andromeda fino al segno dei Pesci, ove si estinse. Allora tanto i raggi quanto il corpo di essa si cangiarono, ed i raggi che alla sera erano diretti a mezzodì, dopo la mezzanotte furono rivolti al tramonto; nè ebbe la chioma avversa al Sole finchè fu dal medesimo lontana almeno un quarto di circolo. Avvenne pure, che allontanatasi ancor più dallo Zodiaco,si potè scorgere la mattina e la sera fin quando si nascose sotto l'orizzonte. Questa Cometa venne in allora attentamente osservata da vari letterati, e fra questi specialmente da Paolo Fabricio dottore in medicina e matematico imperiale, il quale parlando in un suo scritto di questa Cometa, ne annunciava il ritorno per l'anno 1856, invitando chi bramasse maggior dilucidazione a leggere il suo opuscolo: Judicium de Cometa ecc, ove egli avrebbe registrato giornalmente le osservazioni fatte sulla Cometa in discorso. Ma questo stampato Judicium ecc di Fabricio non si è potuto oggi rinvenire, ed è stato l'oggetto di premurosa ricerca degli astronomi, e fu pur nel principio del detto scorso anno argomento d'un pubblico invito ai bibliotecari da parte del celebre astronomo K. L. Littrovv direttore dell'Osservatorio astronomico a Vienna (Schumah). La questione fattasi palese in diversi giornali sull'epoca di riapparizione di questa Cometa ha assunto la natura di una predizione o profezia vaghissima, come infatti abbiamo sperimentato non avendo veduto apparire la Cometa nè nel mese di luglio dell'anno andato, come pretesero alcuni articoli anonomi sparsi nei giornali francesi; nè in agosto, come vollero diversi giornali inglesi e belgici; nè nei mesi di settembre ed ottobre, come molti giornali han preteso. Dopo aver veduta fallita la lor profezia per le suddette epoche, ne aspettavano l'apparizione chi in gennaio, e chi nel giugno (e precisamente il dì 13, cadente in sabato), del presente anno 1857: ma di questa determinata comparsa del bell'astro nessuno degli assennati e circospetti astronomi ha pronunziato sentenza, nulla avendo trovato nè lor calcoli di positivo, perchè difettanti di base matematica. Non furono che vaghe e, puossi dire, stolte voci di taluni che, quasi volessero alle ombre dar forme di corpo o valore di realtà a mere e lontanissime conghietture, andavan qua e la disseminando dover veramente apparire la stella nel detto giorno 13; e per metter del torbido e preoccupar le menti del volgo (già ahi ! troppo proclive alla superstizione) dè più strani pregiudizi, scaltramente aggiunsero che l'infausto astro l'ultima ora segnava dell'esistenza dè mortali sulla terra, dovendo questa per lo intenso ardore o terribile scossa incenerita o subissata rimanere. Gran parte del volgo infatti al tetro pensiero dell'apparizione della stella, stava attendendo sbigottita il dì del gran cataclisma o dell'eccidio estremo del mondo. Per quanto gl'illuminati di tòr dalla lor mente la sognata chimera e di dispor gli animi a tranquillità si sieno studiati, non sonosi tuttavolta indotti a convinzione, se non nel dì stesso, che la terra e sè stessi vidersi illesi dalla fantasticata catastrofe, e per soprappiù nemanco la Cometa d'apparir si compiacque. Di quali tristi e fatali conseguenze non son mai causa l'ignoranza e la superstizione ! Tanto è stata sinistra la prevenzione di molti intra la plebe, e più tra il debil sesso, che non si andrà errato l'asserire, che se anche solo fosse apparsa la cometa (che il suo avvenimento, che può esser ad ogni istante nel successivo tempo, altro non sarebbe stato che un percorrere la sua orbita, giusta le leggi che Natura alle Comete ha imposto), alla semplice vista di essa soltanto si sarebber veduti cader tramortiti al suolo, come quegli che da folgore è percosso. Eppure a quest'istesso anno sono apparse due Comete (forse l'una o l'altra, giusta il parere d'alcuni, è quella stessa del 1556, attesochè le Comete attraversano gli spazi celesti in tutte le direzioni, e perciò aver preso un diverso corso, a differenza dei pianeti che si muovono d'occidente in oriente in una fascia sferica di circa 16 gradi di larghezza): la prima fu veduta in sull'iniziato gennaio all'estremità meridionale della California; la seconda al Capo di Buona Speranza sul declinar di giugno, e nè quella, nè questa non hanno fatto male, come s'esprimono i giornali, ad una mosca; giacchè, come abbiamo altra volta accennato, le Comete non sono messaggiere di strani o funesti eventi; e se non fosse lecito distruggere in esse alcun carattere eventizio, ne sia invece concesso considerarle quasi nostre amiche. "Il capolavoro della divina mente - dice il celebre Cagnoli - fu quello di collocare i corpi celesti a distanze reciproche distribuite in si giusta proporzione delle masse loro, che dalle attrazioni scambievoli, combinate con la prima spinta per linea retta, dovessero nascere que' maravigliosi moti orbicolari che osserviamo, e de' quali, non che delle eventuali e continue, ma piccole alterazioni loro, rende ragion puntualissima l'unica legge Newtoniana; senza che l'equilibrio delle reciproche azioni venga meno giammai, nè alcun corpo urti l'altro, od induca sconcerto nel venustissimo ordine universale". Ed il dottor Brevver riportato dal dottor Agostino Tozzi, scrive "Che la superstizione ha attribuito, senza una ragione, delle influenze cattive esercitate dalle Comete sopra la terra: e vi sono degli uomini pei quali la superstizione tien luogo della ragione: ma ognuno che abbia criterio deve abbandonare questi folli pregiudizi, e persuadersi che le Comete sono assolutamente estranee ai cambiamenti cui va soggetta la terra".
Ovviamente anche le apparizioni successive, che si susseguirono senza sosta, precedettero o seguirono fatti memorabili: ad esempio, nel 1572 annunciarono l'applicazione delle nuove leggi suntuarie, nel 1580 accompagnarono una malattia dell'uva, nel 1585 la richiesta di scacciare gli Ebrei dalla città “per le prevaricazioni de' cristiani” e nel 1590 l'elezione al soglio pontificio di Nicolò Sfondrati col nome di Gregorio XIV- Ovviamente anche l'avvenuta cacciata degli Ebrei a dieci anni dalle rimostranze ebbe la sua bella cometa, addirittura per due anni successivi. Nel 1652 la cometa apparsa nei cieli cremonesi “la cui grandezza era quasi eguale alla Luna”, qualche anno dopo, alla fine del 1665, un'altra stazionò nel cielo per quasi un mese. La cometa di Halley nel 1681 fece gelare le viti “e si ebbe penuria di vino”, mentre nel 1744 un'altra cometa fece fiorire gli alberi in febbraio e tornare il ghiaccio ad aprile “il che fu di sensibilissimo danno alle biade”. Nel 1819 le comete furono addirittura due “una delle quali visibile ad occhio nudo, raggiante di luce e fornita d'una lunga coda”, ma c'è una spiegazione: “A' 22 aprile 1819 arrivò in Cremona il granduca Michele, fratello d'Alessandro imperatore delle Russie, ed alloggiò all'albergo reale detto la Colombina”.

Yaravirus: cos’è il nuovo virus scoperto in Brasile

ALLARME CORONAVIRUS IN EUROPA, HANTAVIRUS DAI TOPI IN CINA E YARAVIRUS DALLE AMEBE IN BRASILE. CHE STA SUCCEDENDO? LA NATURA SI RIBELLA ALL'INQUINAMENTO?

Ecco lo Yaravirus, un nuovo virus appena scoperto in Brasile - Wired
Non solo coronavirus: in Brasile è stato scoperto lo Yaravirus, un nuovo virus misterioso, con geni mai visti prima in nessuna forma di vita. Cosa sappiamo finora.


Si chiama Yaravirus il nuovo misteriosissimo virus scoperto in Brasile con oltre il 90% di geni mai visti e descritti prima in nessuna forma.



In piena pandemia coronavirus, la notizia di un altro virus che arriva dal Sud America ha creato non poca preoccupazione, sollevando domande su origine, rischi, contagio nell’uomo e mortalità.

È più o meno pericoloso del coronavirus? Gli scienziati che hanno scoperto e stanno studiando il virus sono rimasti sconcertati davanti alla sua unicità e ne sanno ancora molto poco.
Cos’è Yaravirus, nuovo virus dal Brasile

I ricercatori lo hanno ribattezzato Yaravirus brasiliensis, da Yara, la dea dell’acqua nella mitologia delle tribù indigene Tupi-Guarani. Il nuovo misterioso agente patogeno è stato scoperto nel lago Pampulha, una laguna artificiale a Belo Horizonte in Brasile, stando a quanto riportato in uno studio pubblicato su BioRxiv ( https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2020.01.28.923185v1.full.pdf ).

Un paio di anni fa un team di scienziati ha raccolto campioni d’acqua dalle insenature del lago, alla ricerca di virus giganti che infettano organismi unicellulari chiamati amebe. Una volta in laboratorio, però, gli studiosi hanno fatto la strana scoperta, trovando un “intruso” molto ma molto più piccolo.

Yaravirus fa parte, come scrivono gli autori della ricerca, di un nuovo lignaggio di virus ameba con origine e filogenesi misteriose.

Analizzando il genoma dello Yaravirus è stato trovato che oltre il 90% dei suoi geni non è mai stato descritto prima. Ciò li classifica come geni orfani, noti anche come ORFans. “Utilizzando i protocolli standard, la nostra prima analisi genetica non è stata in grado di trovare sequenze riconoscibili di capside o altri geni virali classici nello Yaravirus”, scrivono. “Lo Yaravirus non sarebbe nemmeno riconosciuto come agente virale secondo gli attuali protocolli metagenomici per la rilevazione virale”.

Un fenomeno molto raro ma non del tutto insolito. A ottobre 2019 i ricercatori dell’Università di Agricoltura e Tecnologia di Tokyo hanno identificato un nuovo tipo di virus trovato nelle feci di maiale. Se in genere un virus è costituito da una particella con materiale genetico all’interno di un contenitore proteico protettivo che può infettare altre cellule e replicarsi, il virus trovato, che appartiene alla famiglia dei Picornaviridae, non ha invece proteine strutturali.

In pratica potremmo trovarci di fronte a un sistema completamente nuovo di evoluzione virale, in cui ci si chiede come nasce, come infetta le cellule e come sviluppa una particella virale. Il lavoro futuro degli scienziati sarà anche orientato alla risoluzione di questo mistero nell’evoluzione dei virus.
L’origine di Yaravirus, misterioso virus brasiliano

Questo nuovo virus, spiega l’autore della ricerca Jônatas Abrahão, professore associato nel dipartimento di microbiologia dell’Università Federale del Minas Gerais in Brasile, ha un diametro di soli 80 nm, mentre tutti i virus che infettano l’ameba sono in genere molto più grandi, di 200 nm circa. È stata una grande sorpresa, anche perché il team ha cercato la firma del gene dello Yaravirus in migliaia di dati genomici ambientali e non hanno trovato alcun indizio, il che indica «quanto sia raro questo virus», ha detto Abrahão. 

A infittire il mistero si aggiunge la non chiara origine ed evoluzione del virus. “Sarebbe necessario isolare nuovi virus simili allo Yaravirus per migliorare la nostra analisi e cercare di capire da dove arriva”, ha detto il biologo. “Sebbene sia stato isolato solo di recente, è possibile che questo virus circoli sulla Terra da secoli”.
Yaravirus è mortale? I rischi per l’uomo

Questo nuovo virus del Brasile è pericoloso per l’uomo? Come avviene il contagio e quali sintomi può provocare?

La risposta è che per il momento possiamo continuare a preoccuparci (solo) del coronavirus. Come affermato dagli scienziati, infatti, lo Yaravirus non infetta le cellule umane. “Se pensiamo a tutti i virus conosciuti, possiamo dire che la maggior parte di essi non rappresenta alcuna minaccia per la nostra salute”, ha detto Abrahão. “I virus sono estremamente importanti per l’ambiente, contribuendo al riciclo dei nutrienti o controllando i parassiti”.

Il gruppo spera di analizzare ulteriormente le caratteristiche del virus nel tentativo di capire come interagisce con le amebe e altri potenziali ospiti, e di capire l’origine del microbo e le modalità in cui si è evoluto. Questo studio dimostra che “conosciamo solo una minima parte di questa diversità di virus presenti sul nostro pianeta, e che c’è ancora molto da esplorare”, conclude lo studioso.

Yaravirus, nuovo virus scoperto in Brasile arriva una nuova minaccia. Sintomi e rischi che corre l’uomo

Non solo coronavirus ma anche Yaravirus. È questa la scoperta di un gruppo di ricercatori brasiliani e francesi, i quali pare siano arrivati a scoprire quella che potrebbe rivelarsi una nuova minaccia per l’umanità. Insomma in piena emergenza coronavirus, adesso sembra essere arrivata una nuova minaccia per la nostra salute.

Ma di che cosa si tratta? Secondo quanto riportato da The Independent, si tratterebbe dello Yaravirus una epidemia piuttosto misteriosa che da qualche giorno sta preoccupando tanto gli scienziati. Il motivo è puntualmente uno, ovvero circa il 90% dei geni risulta ad oggi del tutto sconosciuto e soltanto il 10% del genoma ha trovato delle affinità con degli agenti virali noti alle banche dati internazionali.
Dal Brasile arriva una nuova minaccia per la salute

Stando a quanto riferito, questo nuovo virus sarebbe stato scoperto e isolato in Brasile da un team di Scienziati dell’università Federale di Minas Gerais coordinato dal professor Jonatas S. Abrahao del Dipartimento di Microbiologia. Questi avrebbero lavorato con altri ricercatori dell’università francese di Aix-Marseille. A quanto pare questo team di ricercatori e scienziati avrebbe individuato il virus in alcuni ameba presenti nel lago artificiale di Pampulha. A questo tipo di virus è stato dato il nome di Yara, perché questo è il nome della sirena madre di tutte le acque. La cosa incredibile è che questo virus pare non appartenga alla famiglia dei virus giganti e questo renderebbe la situazione piuttosto misteriosa.

Ad ogni modo al momento non sembra essere stato lanciato alcune allarme, ma gli scienziati stanno vagliando bene la situazione. Non si sa ancora nulla di questo virus ne è possibile sapere quali siano i sintomi causati. La cosa più importante è che questo virus è stato rilevato dagli scienziati, ma nessun essere umano risulta essere stato contagiato. “Seguendo gli attuali protocolli metagenomici per la rilevazione virale, Yaravirus non sarebbe nemmeno riconosciuto come agente virale”.
Rischi per la salute?

E’ questo quanto spiegato a Science Magazine Jonatas Abrahao, ovvero uno dei ricercatori coinvolti nella scoperta. “Contrariamente a quanto osservato in altri virus dell’ameba già isolati, lo Yaravirus non è rappresentato da una particella gigante e da un genoma complesso, ma allo stesso tempo trasporta un numero importante di geni precedentemente non descritti”, scrivono i ricercatori. Ad ogni modo proseguono gli studi e nello specifico gli scienziati brasiliani e francesi hanno prelevato del materiale nel lago per cercare di capire che cosa potrebbe accadere e quali potrebbero essere le conseguenze. Fortunatamente per il momento nessun paese sembra essere a rischio.
Quanto rimane vivo sulle diverse superfici si attacca alle scarpe

Quanto può resistere il Sars-Cov2 sulle superfici? Sui social un audio suggerisce di utilizzare un solo paio di scarpe per uscire e di lasciarle fuori dalla porta al rientro perché il virus riuscirebbe a rimanere vivo 9 giorni sull’asfalto. Cosa c’è di vero? «Il virus può sopravvivere qualche giorno—spiega il virologo della Statale di Milano Fabrizio Pregliasco—ma con una carica virale irrisoria. Lo sporco, creando un biofilm, fa da barriera protettiva a virus e batteri: il grasso della sporcizia, quindi anche quella che troviamo per strada, crea l’ambiente ideale per i virus, compreso Sars-Cov2. Ma è molto improbabile che si calpestino droplets, le goccioline infette di qualcuno che ha tossito o starnutito per strada e che poi si tocchi con le mani la suola delle scarpe per mettersi infine le mani nel naso o in bocca. È più facile che una situazione del genere avvenga con superfici come maniglie, appigli della metropolitana, pulsanti degli ascensori. La parola d’ordine resta un’igiene delle mani e la pulizia degli ambienti perché così si neutralizzano i virus».

La disinfezione delle strade che molti comuni stanno attuando è utile? «La via del contagio principale rimane quella respiratoria e non da superfici contaminate — dice il responsabile delle Malattie infettive dell’Iss Giovanni Rezza. Il consiglio è non farsi prendere dalle “ansie da superfici” e mettere in atto il distanziamento sociale di almeno un metro e se non si ha un fazzoletto tossire nell’incavo del gomito piuttosto che mettersi la mano davanti alla bocca per evitare di contaminare le superfici toccandole con le mani infette».

Bisogna disinfettare le cose acquistate al supermercato? Se compro una busta di prosciutto devo lavarla per non rischiare di contaminarmi? «Intanto dovrei avere la sfortuna che qualcuno ci abbia tossito sopra — dice Pregliasco — quindi come su tutte le superfici vale sempre la stessa cosa: non devo mettermi le mani in bocca. Ma non ritengo necessario disinfettare la busta di plastica». 

E i vestiti? Un virus per vivere e replicarsi ha bisogno di cellule, da solo non ce la fa. «L’eventuale contagio attraverso superfici e abiti è assolutamente marginale rispetto a quello interumano, su questo va condotta la grande campagna di sensibilizzazione» dice Franco Locatelli presidente del Consiglio Superiore di Sanità. Uno studio in uscita sul «New England Journal of Medicine» confronta la sopravvivenza sulle superfici dei virus Sars e Sars-Cov2 ed evidenzia che mostrano un notevole calo della carica virale a distanza di qualche ora. Vale anche per i comportamenti del virus fuori dal laboratorio? «L’esperimento ha analizzato 4 superfici, rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica e verificato quanto cambia la capacità infettante del virus con il passare delle ore in un esperimento a temperatura ambiente. Sul rame la sua capacità infettiva si dimezza in meno di 2 ore e sparisce dopo 4; sul cartone si dimezza in 5 ore e sparisce in 24. Sull’acciaio si dimezza dopo circa 6 ore, sulla plastica dopo 7. Per osservare l’azzeramento dell’infettività ci vogliono 48 ore per l’acciaio e 72 per la plastica. Il rischio diminuisce con il passare delle ore, ma si annulla dopo qualche giorno. Come proteggerci? Stando isolati, lavando le mani e superfici, non toccandosi il viso».


2020: anno del ratto. Il mondo combatte il coronavirus, ma in Cina è già allarme per hantavirus

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"L'infestazione di roditori dentro e intorno alla casa rimane il rischio principale per l'esposizione all'hantavirus. Anche soggetti sani sono a rischio di infezione da Hps se esposti al virus".


Mentre il mondo sta ancora trovando una soluzione per combattere la pandemia di coronavirus, in Cina è già allarme per un altro virus mortale chiamato hantavirus. Secondo alcuni media, un uomo della provincia cinese dello Yunnan è risultato positivo al nuovo virus ed è morto poche ore dopo.


Secondo un rapporto del Global Times cinese, l’uomo stava tornando nella provincia di Shandong per lavorare su un autobus noleggiato quando è morto. Altre 32 persone sono state testate per lo stesso e sono in attesa dei risultati dei test.

Cos’è l’hantavirus? Come menzionato nel sito web del Center for Disease Control and Prevention, l’hantavirus è causato dai roditori. Può diffondersi negli umani che entrano in contatto con loro. “L’infestazione di roditori – si legge – dentro e intorno alla casa rimane il rischio principale per l’esposizione all’hantavirus. Anche soggetti sani sono a rischio di infezione da Hps se esposti al virus”.

Una persona può infettarsi se ha toccato gli occhi, il naso o la bocca dopo aver toccato escrementi di roditori, urina o materiali di nidificazione. I sintomi dell’hantavirus sono simili a quelli del coronavirus che include, tra gli altri, febbre, mal di testa, dolore addominale.

Antico calendario turco prevedeva disastri nel 2020, ma anche il Coronavirus



Bisogna sempre prestare attenzione quando si interpretano i simboli sui vecchi calendari, ma un ricercatore di storia afferma che un calendario di 2000 anni ha predetto i tempi difficili che stiamo affrontando ora, incluso l’epidemia di coronavirus.


Un antico calendario, chiamato “12 Hayvanli Türk Takvimi” (“Calendario turco di 12 animali”), fu creato e utilizzato dai Turchi dell’Asia centrale nel 209 a.C. Nel calendario, 12 diversi animali rappresentano ciascuno un anno. I nomi degli anni ruotano e includono: ratto, mucca, tigre, coniglio, pesce, serpente, cavallo, pecora, scimmia, pollo, cane e maiale. Nel calendario, 2020 è noto come l’anno del ratto.


Oğuzhan Türk, un ricercatore di storia della provincia turca orientale di Erzurum, afferma che le profezie dell’antico calendario usato dai turchi più di 2000 anni fa, potrebbero avverarsi. Per l’anno del topo nel 2020, queste profezie includono infestazioni di cavallette, incendi, terremoti ed epidemie.

Oğuzhan Türk, che ha studiato l’antico calendario, ha affermato che le profezie del calendario sono impressionanti, indicando che molte delle previsioni per l’anno 2020 si sono avverate, con sciami di locuste in Iran, gravi incendi in Australia, devastanti terremoti a Elazig e la pandemia di Coronavirus.

Il Daily Sabah riporta:

Il ricercatore ha sottolineato che, sebbene la maggior parte degli incidenti previsti per l’anno del ratto si siano verificati all’inizio del 2020, il calendario prevede che ci saranno spargimenti di sangue a causa di eventi che si verificheranno nell’Africa nord-occidentale e nei dintorni; molti luoghi saranno danneggiati da pioggia, grandine e saccheggi, e il saccheggio e il furto aumenteranno nella seconda metà dell’anno.


Una pianta sarebbe la soluzione per il coronavirus?

Secondo Türk, un’epidemia di tipo coronavirus, chiamata “zatülcenb” (pleurite) sul calendario, presenta sintomi che includono febbre, brividi, tosse, polso instabile e insufficienza respiratoria – che porta a una morte dolorosa. Ha anche osservato che il rimedio per la malattia è la pianta “udi hindi“, nota anche come kusti bahri. Ha aggiunto, sottolineando che il principio attivo di questa pianta potrebbe essere una risposta alla malattia:

L’anno 2020 in cui ci troviamo è chiamato l’anno del ratto nel vecchio calendario turco. Il coronavirus è menzionato come una delle profezie del calendario. La pianta hindi udi è indicata come soluzione per sconfiggere la malattia. Türk ha affermato che le informazioni incluse nel calendario sono un metodo per trasmettere le esperienze di coloro che vivevano in quel momento, sottolineando che questi calendari non sono in realtà profezie, divinazioni o previsioni del giorno del giudizio. Ha detto che consistono in informazioni ed esperienze ripetute in modo che le persone possano essere informate e prendere precauzioni.


Poi il ricercatore ha concluso: “Mentre la cultura della ricerca e della lettura di antiche fonti è diminuita nel nostro paese, quando qualcuno chiamato “divinatore” in Europa menziona questi incidenti, ciò che dice diventa un argomento di attualità all’ordine del giorno e le sue parole diventano una questione di curiosità. Tuttavia, le persone antiche hanno formato la loro vita secondo questi calendari per molto tempo.

Anche Nostradamus ci avrebbe avvisato dell’epidemia. Infatti nella quartina II 53, il presunto veggente nomina una “grande peste”. I teorici della cospirazione sono passati ai social media nelle scorse settimane per tracciare collegamenti tra le profezie del celebre profeta e la pandemia in corso. Una persona ha dichiarato su Twitter: “Nostradamus ha predetto nel 2020 il coronavirus”. Un altro utente di Twitter ha dichiarato: “Penso che Nostradamus abbia previsto tutto questo”.


Il Coronavirus e la mano di Dio – Intervista all’arcivescovo Carlo Maria Viganò



Pubblichiamo la versione italiana dell’importante intervista rilasciata da S.E. l’arcivescovo Carlo Maria Viganò a Michael Matt, e pubblicata su “The Remnant” il 30 marzo 2020

Eccellenza, con quale sguardo il cristiano deve valutare la pandemia del Covid-19?

La pandemia del Coronavirus, come tutte le malattie e la stessa morte, sono una conseguenza del Peccato Originale. La colpa di Adamo, capo del genere umano, ha privato lui e i suoi discendenti non solo della Grazia, ma anche di tutti quei doni che Dio gli aveva dato alla Creazione. Da quel momento la malattia e la morte sono entrate nel mondo, quale punizione per aver disobbedito a Dio. La Redenzione annunciata nel Protoevangelo (Genesi 3), profetizzata nell’Antico Testamento e portata a compimento con l’Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di Nostro Signore ha riscattato dalla dannazione eterna Adamo e la sua discendenza, ma ha lasciato che le sue conseguenze rimanessero come marchio dell’antica caduta, e fossero definitivamente ripristinate solo alla Resurrezione della carne, che noi professiamo nel Credo, e che avverrà prima del Giudizio universale. Questo va ricordato, specialmente in un momento in cui i principi basilari del Catechismo sono ignorati o negati.

Il Cattolico sa che la malattia, e quindi anche le epidemie, la sofferenza, la privazione dei propri cari, devono essere accettate con fede e umiltà anche in espiazione dei nostri peccati personali. Grazie alla Comunione dei Santi – tramite la quale i meriti di ogni battezzato si comunicano anche agli altri membri della Chiesa – possiamo offrire tali prove anche per il perdono dei peccati altrui, per la conversione di chi non crede, per abbreviare la purificazione delle anime sante del Purgatorio. Una sventura come il Covid-19 può anche essere occasione preziosa per crescere nella Fede e nella Carità operosa.

Come si vede, limitarsi all’aspetto meramente clinico della malattia – che ovviamente va combattuta e guarita – toglie ogni dimensione trascendente alla nostra vita, privandola di quello sguardo soprannaturale senza il quale è inevitabile chiudersi in un sordo egoismo senza speranza.

Alcuni esponenti della Gerarchia e sacerdoti hanno affermato che «Dio non punisce» e che considerare il Coronavirus come un flagello «è un’idea pagana». È d’accordo?

La prima punizione, come dicevo pocanzi, è stata inflitta al nostro Progenitore. Ma, come recita l’Exsultet che intoneremo la notte del Sabato Santo: O felix culpa, qui talem ac tantum meruit habere Redemptorem! Felice colpa, che ci ha meritato un tale Redentore!

Un padre che non punisce dimostra di non amare il figlio, ma di disinteressarsi di lui; un medico che osserva indifferente il malato peggiorare fino alla cancrena non vuole la sua guarigione. Il Signore è Padre amorevolissimo perché ci insegna come dobbiamo comportarci per meritare l’eternità beata del Cielo, e quando col peccato disobbediamo ai Suoi precetti, non ci lascia morire, ma ci viene a cercare, ci manda tanti segnali – talvolta anche severi, com’è giusto – perché ci ravvediamo, ci pentiamo, facciamo penitenza e riacquistiamo l’amicizia con Lui. Sarete miei amici, se farete quel che Io vi comando. Mi pare che le parole del Signore non diano adito ad equivoci.

Vorrei anche aggiungere che la verità di un Dio giusto che premia i buoni e punisce i malvagi fa parte di quell’eredità comune alla legge naturale che il Signore ha instillato in tutti gli uomini di tutte le epoche: un richiamo insopprimibile del Paradiso terrestre, che consente anche ai pagani di comprendere come la Fede Cattolica sia il necessario compimento di quel che loro suggerisce un cuore sincero e ben disposto. Mi stupisce che oggi, anziché evidenziare questa verità profondamente iscritta nel cuore di ogni uomo, proprio coloro che sembrano nutrire tanta simpatia per i culti pagani non accettino l’unica cosa che da sempre la Chiesa ha considerato importante per attrarli a Cristo.

Vostra Eccellenza ritiene che vi siano dei peccati che hanno suscitato lo sdegno di Dio in modo particolare?

I crimini di cui ognuno di noi si macchia davanti a Dio sono un colpo di martello sui chiodi che hanno trafitto le Mani del nostro Redentore, un colpo di frusta che ha strappato la carne del Suo santissimo Corpo, uno sputo sul Suo amorevole Volto. Se avessimo dinanzi agli occhi questo pensiero, nessuno di noi oserebbe peccare. E chi ha peccato, non finirebbe di piangere per tutto il resto dei suoi giorni. Eppure è questa la realtà: nella Sua Passione, il nostro divino Salvatore ha assunto su di Sé non solo il Peccato Originale, ma anche tutti i nostri peccati, di tutti i tempi e di tutti gli uomini. E la cosa mirabile è che Nostro Signore ha voluto affrontare la morte sulla Croce, quando una sola goccia del Suo preziosissimo Sangue sarebbe bastata per redimerci: Cujus una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere, come ci insegna San Tommaso.

Ma oltre ai peccati commessi dai singoli, vi sono anche i peccati commessi dalle società, dalle Nazioni. L’aborto, che anche durante la pandemia continua a uccidere bambini innocenti; il divorzio, l’eutanasia, l’orrore del cosiddetto matrimonio omosessuale, la celebrazione della sodomia e delle peggiori perversioni, la pornografia, la corruzione dei piccoli, la speculazione delle élites finanziare, la profanazione della domenica…

Posso chiederLe per quale motivo fa una distinzione tra colpe dei singoli e colpe delle Nazioni?

San Tommaso d’Aquino ci insegna che, come è dovere del singolo riconoscere, adorare e obbedire al vero Dio, così la società – che è appunto costituita da singoli – non può non riconoscere Dio e far sì che le proprie leggi consentano ai suoi membri di conseguire il bene spirituale cui sono destinate. Nazioni che non solo ignorano Dio, ma lo negano apertamente; che impongono ai sudditi di accettare leggi contrarie alla Morale naturale e alla Fede cattolica, quali il riconoscimento di diritti all’aborto, all’eutanasia e alla sodomia; che si adoperano per la corruzione dei fanciulli, profanando la loro innocenza; che consentono il diritto di bestemmiare la divina Maestà non possono considerarsi esenti dalla punizione di Dio. Così i peccati pubblici richiedono pubblica confessione e pubblica espiazione, se vogliono ottenere pubblico perdono. Non dimentichiamo che la comunità ecclesiale, in quanto società anch’essa, non è esente dalle punizioni celesti, laddove i suoi capi si rendano responsabili di offese collettive.

Vuol dire che ci sono anche colpe della Chiesa?

La Chiesa è in sé sempre, indefettibilmente santa, poiché essa è il Corpo Mistico di Nostro Signore, e sarebbe non solo temerario, ma blasfemo anche solo pensare che la divina istituzione che la Provvidenza ha posto in terra come dispensatrice della Grazia ed unica arca di salvezza possa anche minimamente essere imperfetta. Le lodi che attribuiamo alla Vergine Santissima – che è Mater Ecclesiae, appunto – si applicano anche alla Chiesa: essa è mediatrice delle grazie, tramite i Sacramenti; è Madre di Cristo, di Cui genera le membra; Arca dell’alleanza, ossia custode del Pane celeste e dei Comandamenti; la Chiesa è rifugio dei peccatori, cui concede il perdono nella Confessione; salute degli infermi, cui ha sempre prodigato le proprie cure; regina della pace, che promuove tra i popoli predicando il Vangelo. Ma è anche terribilis ut castrorum acies ordinata, perché il Signore ha dato ai suoi Ministri il potere di scacciare i demoni e l’autorità delle Sante Chiavi, grazie alle quali essa apre o chiude le porte del Cielo. E non dimentichiamo che la Chiesa non è solo quella Militante sulla terra, ma vi è quella Trionfante e quella Purgante, i cui membri sono tutti Santi.

Ma è pur vero che, se la Chiesa di Cristo è Santa, essa può essere però peccatrice nei suoi membri qui sulla terra, ed anche nella sua Gerarchia. In questi tempi travagliati abbiamo purtroppo numerosi esempi di ecclesiastici indegni, come gli scandali degli abusi da parte di chierici e addirittura di alti Prelati hanno purtroppo dimostrato. L’infedeltà dei Sacri Pastori è di scandalo per i loro confratelli e per molti fedeli, non solo quando riguarda la lussuria o la brama di potere, ma anche – e direi soprattutto – quando colpisce l’integrità della Fede, la purezza della dottrina e la santità della morale, sconfinando addirittura in episodi di inaudita gravità, come ad esempio nel caso dell’adorazione dell’idolo della pachamama in Vaticano. Credo anzi che il Signore sia particolarmente sdegnato per la moltitudine di peccati e scandali di coloro che dovrebbero essere d’esempio e modello, in quanto Pastori, per il gregge loro affidato.

Non dimentichiamo inoltre che l’esempio offerto da tanta parte della Gerarchia non è di scandalo solo per i Cattolici, ma anche per tante persone che, pur non avendo la grazia di appartenerle, guardano ad essa come ad un faro e ad un punto di riferimento. Non solo: questo flagello non può esimere la Chiesa, nella sua stessa Gerarchia, a compiere un severo esame di coscienza per essersi arresa al mondo; essa non può sottrarsi al dovere di condannare con fermezza gli errori che ha lasciato dilagare nel suo seno dal Vaticano II in poi, e che hanno attirato sulla Chiesa stessa e sul mondo giuste punizioni perché abbiamo a ravvederci e ritornare a Dio.

Mi duole notare che ancor oggi, quando tutti noi siamo testimoni della collera divina che si abbatte sul mondo, si continui ad offendere la Maestà di Dio parlando della «vendetta della madre terra che reclama rispetto», come ha affermato papa Bergoglio qualche giorno fa nella sua ennesima intervista. Urge invece chiedere perdono per il sacrilegio perpetrato nella Basilica di San Pietro, riconsacrandola secondo le norme canoniche prima di celebrarvi nuovamente il Santo Sacrificio. E si dovrebbe parimenti indire una solenne processione penitenziale – anche di soli Prelati, guidati dal Papa – che implorino la misericordia di Dio su loro stessi e sul popolo. Sarebbe un gesto di umiltà autentica, che molti fedeli attendono, in riparazione delle colpe commesse.

Come contenere lo sconcerto per le parole pronunciate a Santa Marta nel corso dell’omelia della Messa del 26 Marzo da papa Bergoglio? Il Papa ha detto: «Che il Signore non ci trovi, alla fine della vita, e dica di ognuno di noi: “Ti sei pervertito. Ti sei allontanato dalla via che io avevo indicato. Ti sei prostrato dinanzi a un idolo”». Si resta del tutto sconvolti e indignati nell’udire queste parole, considerando che egli stesso ha consumato davanti a tutto l’Orbe un vero e proprio sacrilegio, persino sull’Altare della Confessione di San Pietro, una profanazione, un atto di apostasia con l’idolo immondo e demoniaco della pachamama.

Nel giorno dell’Annunciazione di Maria Santissima, i Vescovi del Portogallo e della Spagna hanno consacrato al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria le loro Nazioni. L’Irlanda e la Gran Bretagna hanno fatto lo stesso. Molte Diocesi e città, nella persona dei loro Vescovi e delle Autorità pubbliche hanno posto le loro comunità sotto la protezione della Vergine. Come valuta questi eventi?

Questi sono gesti che lasciano ben sperare, ancorché insufficienti a riparare le nostre colpe e finora ignorati dai vertici della Chiesa, mentre il popolo cristiano invoca a gran voce un gesto solenne e collettivo ai suoi Pastori. Nostra Signora, a Fatima, ha chiesto che il Papa e tutti i Vescovi consacrassero la Russia al Suo Cuore Immacolato, preannunciando sciagure e guerre finché ciò non fosse avvenuto. I Suoi appelli sono rimasti inascoltati. I Pastori si ravvedano ed obbediscano alla Vergine Santissima! È vergognoso e scandaloso che la Chiesa in Italia non si sia unita a questa iniziativa!

Come giudica la sospensione delle celebrazioni che ha coinvolto quasi tutto il mondo?

Questa è una grande sofferenza, anzi direi la più grande che si sia imposta ai nostri fedeli, specialmente ai moribondi, privandoli del ricorso ai Sacramenti.

In questi frangenti è sembrato che la Gerarchia, ad eccezione di rari casi, non abbia avuto alcun scrupolo a chiudere le chiese e ad impedire la partecipazione dei fedeli al Santo Sacrificio della Messa. Ma questo atteggiamento da freddi burocrati, da esecutori della volontà del Principe, viene percepito ormai dalla maggior parte dei fedeli come un inquietante segnale di mancanza di Fede. E come dar loro torto?

Mi chiedo – e tremo a dirlo – se la chiusura delle chiese e la sospensione delle celebrazioni non sia una punizione che Dio ha aggiunto alla pandemia. Ut scirent quia per quae peccat quis, per haec et torquetur. Perché capissero che con le cose con cui uno pecca, con quelle viene punito (Sap XI, 17) Offeso dalla sciatteria e dalla mancanza di rispetto di tanti Suoi Ministri; oltraggiato dalle profanazioni del Santissimo Sacramento che quotidianamente si perpetrano con la sacrilega abitudine di amministrare la Comunione in mano; stanco di sopportare canzonette volgari e prediche eretiche, il Signore si compiace ancor oggi – nel silenzio di tanti altari – di sentir elevare a lui la lode austera e composta di tanti sacerdoti che celebrano la Messa di sempre, quella Messa che risale ai tempi apostolici, e che nel corso della storia rappresenta il cuore palpitante della Chiesa. Prendiamo molto seriamente questo monito: Deus non irridetur.

Comprendo e condivido, ovviamente, il doveroso rispetto dei basilari principi di protezione e sicurezza che l’Autorità civile stabilisce per la salute pubblica. Ma proprio come essa ha il diritto di intervenire sulle materie che riguardano il corpo, così l’Autorità ecclesiastica ha il diritto e il dovere di occuparsi della salute delle anime, e non può privare i suoi fedeli del nutrimento della Santissima Eucaristia, né tantomeno della Confessione, della Messa e del Santo Viatico.

Eppure, quando i negozi e i ristoranti erano ancora aperti, molte Conferenze Episcopali avevano già disposto la sospensione delle funzioni, senza che fosse stato loro richiesto dall’Autorità civile. Un atteggiamento, questo, che rivela la dolorosa situazione in cui si trova la Gerarchia, disposta a sacrificare il bene delle anime per compiacere il potere dello Stato o la dittatura del pensiero unico.

A proposito di ristoranti aperti: come valuta i pranzi per i poveri che si sono tenuti negli scorsi mesi all’interno di luoghi di culto?

Per il Cattolico, l’assistenza ai bisognosi ha il proprio motore nella virtù della Carità, ossia in Dio stesso: Deus caritas est. Egli ama il Signore sopra ogni cosa, ed il prossimo per amor Suo, perché ci permette – secondo le Beatitudini evangeliche – di vedere Cristo nel povero, nell’ammalato, nel carcerato, nell’orfano. La Chiesa è sempre stata, sin dai suoi primordi, un fulgido esempio in questo senso, al punto che gli stessi pagani ne erano edificati. La Storia testimonia le imponenti opere assistenziali istituite grazie alla munificenza dei suoi fedeli, anche in epoche di aperta ostilità dello Stato, il quale incamerò i beni delle fondazioni per l’odio che la Massoneria nutriva verso una così chiara testimonianza da parte dei Cattolici. L’attenzione ai poveri e agli emarginati non è quindi una novità del nuovo corso bergogliano, né appannaggio di organizzazioni ideologicamente schierate.

Ma è significativo che l’enfasi all’aiuto dei poveri si riveli non solo priva di qualsiasi riferimento soprannaturale, ma che si limiti alle opere di misericordia corporale, evitando meticolosamente quelle di misericordia spirituale. Non solo: quest’ultimo Pontificato ha sancito definitivamente la rinuncia all’apostolato, alla missionarietà della Chiesa anche in questo contesto, liquidandola con il termine spregiativo di proselitismo. Si pensa ad offrire nutrimento, ospitalità e cure sanitarie ma non ci si preoccupa di nutrire, accogliere e guarire nell’anima chi ne ha bisogno, riducendo così la Chiesa ad una ONG con finalità filantropiche. Ma la Carità non è una declinazione della filantropia di ispirazione massonica, appena ammantata di un vago spiritualismo, bensì il suo esatto opposto; perché la solidarietà oggi praticata nega che vi sia una sola Religione vera e che il suo messaggio salvifico vada quindi predicato a chi ancora non ne fa parte. Non solo: a causa delle deviazioni penetrate nella Chiesa con il Concilio in materia di libertà religiosa ed ecumenismo, gli enti assistenziali finiscono col confermare le persone loro affidate nell’errore del paganesimo o dell’ateismo, giungendo addirittura ad offrire luoghi di culto in cui esse possano pregare. Abbiamo anche visto casi deplorevoli di Messe durante le quali, su esplicita richiesta del sacerdote, al posto del Vangelo è stato proclamato il Corano o, per riprendere casi recenti, si è data la possibilità di praticare riti idolatrici in una chiesa cattolica.

Credo che la decisione di destinare le chiese a refettori o dormitori per accogliervi persone bisognose sia un fenomeno rivelatore di questa ipocrisia di fondo che, come nel caso dell’ecumenismo, utilizza un pretesto apparentemente lodevole – assistere i bisognosi, accogliere i rifugiati ecc. – come strumento per realizzare progressivamente il sogno massonico di una grande religione universale senza dogmi, senza riti, senza Dio. Usare una chiesa come un’osteria, alla presenza di compiaciuti Prelati che servono pizze o braciole in veste filettata e grembiule, vuol dire profanarla; specialmente quando chi si mette in mostra sorridendo ai fotografi si guarda bene dall’aprire le porte del Palazzo Vescovile a quelli che, in fondo, considera utili al perseguimento di altri scopi. Per tornare a quanto ho detto pocanzi, mi pare che anche questi sacrilegi siano all’origine della pandemia e della chiusura delle chiese.

Mi pare inoltre che troppo spesso si cerchi di spettacolarizzare la povertà o lo stato di bisogno di tanti sventurati – come nel caso degli sbarchi di clandestini traghettati da organizzazioni di veri e propri negrieri – col solo scopo di metter in moto l’industria dell’accoglienza, dietro la quale si nascondono non solo meschini interessi economici, ma anche una non confessata complicità con chi vuole la distruzione dell’Europa cristiana ad incominciare dall’Italia.

In alcuni casi – ad esempio in Italia, a Cerveteri – le forze dell’ordine hanno interrotto la celebrazione di una Messa. Come si pone l’Autorità Ecclesiastica davanti a questi episodi?

Il caso di Cerveteri è stato forse un eccesso di zelo da parte di due guardie municipali, certamente stressate dal clima di allarme che si è venuto a creare all’inizio dell’epidemia. Ma dev’essere chiaro che, specialmente in una nazione come l’Italia – in cui vige un Concordato tra la Chiesa Cattolica e lo Stato – all’Autorità ecclesiastica è riconosciuta l’esclusiva competenza sui luoghi di culto, e sarebbe quindi stato più che necessario che la Santa Sede e l’Ordinario del luogo protestassero fermamente per una violazione dei Patti Lateranensi, confermati nel 1984 e tuttora validi. Ancora una volta, l’esercizio dell’autorità da parte dei Pastori – che deriva loro direttamente da Dio – si dissolve come neve al sole, dimostrando una pusillanimità che potrebbe un giorno autorizzare abusi ben peggiori. Colgo questa occasione per sollecitare una fermissima condanna di queste intollerabili ingerenze dell’Autorità civile nelle questioni di immediata e diretta competenza dell’Autorità Ecclesiastica.


Papa Francesco ha invitato il 25 Marzo a recitare il Pater noster tutti i Cristiani, indipendentemente dal fatto che siano Cattolici, per chiedere a Dio la fine della pandemia, e ha lasciato intendere che anche chi professa altre religioni poteva unirsi alla sua preghiera.

Il relativismo religioso insinuato dal Concilio ha cancellato la persuasione che la Fede Cattolica sia l’unica via di salvezza e che il Dio Uno e Trino che adoriamo sia l’unico vero Dio.

Papa Bergoglio ha affermato, nella Dichiarazione di Abu Dhabi, che tutte le religioni sono volute da Dio: questa è non solo un’eresia, ma una forma di gravissima apostasia ed una bestemmia. Perché affermare che Dio accetta di esser adorato indipendentemente da come Egli si è rivelato, significa vanificare l’Incarnazione, la Passione, la Morte e la Resurrezione del nostro Salvatore. Significa rendere inutile lo scopo per cui esiste la Chiesa, la ragione per cui milioni di Martiri hanno offerto la loro vita, per cui esistono i Sacramenti, il Sacerdozio e lo stesso Papato.

Purtroppo, proprio quando si dovrebbe espiare l’oltraggio alla Maestà di Dio, vi è chi chiede di pregarLo assieme a chi rifiuta di onorare la Sua Santissima Madre proprio nel giorno della sua festa.

È questo il modo più appropriato per ottenere la fine della pestilenza?

Però è anche vero che la Penitenzieria Apostolica ha concesso particolari Indulgenze per chi è colpito dal contagio e per quanti assistono materialmente e spiritualmente i malati.

Anzitutto occorre ribadire con forza che non è possibile sostituire le Indulgenze ai Sacramenti. È necessario opporsi con la massima fermezza alle decisioni scellerate di alcuni Pastori, che sono recentemente giunti a proibire ai loro sacerdoti di ascoltare le Confessioni o di amministrare il Battesimo. Queste disposizioni – assieme alla mancata celebrazione della Messa ed alla sospensione delle Comunioni – sono contro il diritto divino e dimostrano che dietro tutto ciò vi è Satana. Solo il Nemico può ispirare provvedimenti che provocano la perdita spirituale di tante anime. È come se si ordinasse ai medici di non somministrare cure vitali a pazienti in pericolo di vita.

L’esempio dell’Episcopato polacco, che ha ordinato di moltiplicare le Messe per consentire la partecipazione dei fedeli senza rischio di contagio, dovrebbe essere assunta da tutta la Chiesa, se ancora la sua Gerarchia ha a cuore la salvezza eterna del popolo cristiano. Ed è significativo che, proprio in Polonia, l’impatto della pandemia sia inferiore a quello di altre nazioni.

La dottrina delle Indulgenze sopravvive agli attacchi dei novatori, e questa è comunque una buona cosa. Ma se il Romano Pontefice ha il potere di attingere a piene mani dal tesoro inesauribile della Grazia, è anche vero che le Indulgenze non possono esser banalizzate, né considerate quasi si trattasse di saldi di fine stagione. I fedeli hanno avuto un’impressione simile anche in occasione dell’ultimo Giubileo della Misericordia, per il quale l’Indulgenza Plenaria era accordata a condizioni tali, da attenuare in chi la lucrava la consapevolezza della sua importanza.

Si pone inoltre il problema della Confessione sacramentale e della Comunione eucaristica richieste per beneficiare delle Indulgenze, ma che nelle norme emanate dalla Sacra Penitenzieria slittano sine die con un generico «non appena sarà loro possibile».

Ritiene che le particolari dispense relative all’Assoluzione generale al posto dell’Assoluzione individuale possano applicarsi all’epidemia presente?

L’imminenza della morte legittima il ricorso a soluzioni che la Chiesa, nel suo zelo per la salvezza eterna delle anime a lei affidate, sempre ha generosamente concesso, come nel caso dell’Assoluzione generale che si imparte ai militari prima di un attacco, o a chi ad esempio si trova su una nave che affonda. Se l’emergenza di un reparto di terapia intensiva non consente l’accesso del Sacerdote che in momenti limitati, ed in questi frangenti non è possibile ascoltare le Confessioni individuali dei moribondi, credo che la soluzione prospettata sia legittima.

Ma se questa norma vuole creare un pericoloso precedente per estenderla poi all’uso comune, senza che vi sia alcun pericolo imminente per la vita del penitente, si dovrà vigilare con la massima attenzione perché ciò che la Chiesa magnanimamente concede per casi estremi non diventi una norma.

Ricordo inoltre che le Messe trasmesse in streaming o in televisione non assolvono dal precetto festivo. Esse sono un modo lodevole per santificare il giorno del Signore, quando è impossibile recarsi in chiesa. Ma deve essere chiaro che la pratica sacramentale non può esser sostituita alla virtualizzazione del sacro, così com’è evidente che nell’ordine naturale non si può nutrire il corpo guardando l’immagine di un alimento.

Qual è il messaggio di Vostra Eccellenza a quanti oggi hanno la responsabilità di difendere e guidare il gregge di Cristo?

È indispensabile e indifferibile una vera e propria conversione del Papa, della Gerarchia, dei Vescovi e di tutto il clero, così come dei Religiosi. I laici lo reclamano, mentre soffrono in balia della confusione per la mancanza di guide fedeli e sicure. Non possiamo permettere che il gregge che il divino Pastore ci ha affidato per governarlo, proteggerlo e condurlo alla salvezza eterna sia disperso da mercenari infedeli. Dobbiamo convertirci, tornare ad essere totalmente di Dio, senza compromessi col mondo.

I Vescovi devono riprendere coscienza della propria Autorità Apostolica, che è personale, che non può esser delegata a soggetti intermedi come le Conferenze Episcopali o i Sinodi, i quali hanno snaturato l’esercizio del ministero apostolico, recando gravi danni alla costituzione divina della Chiesa come Cristo l’ha voluta.

Basta sentieri sinodali, basta con una malintesa collegialità, basta con questo assurdo senso di inferiorità e cortigianeria verso il mondo; basta con l’uso ipocrita del dialogo al posto dell’annuncio intrepido del Vangelo; basta con gli insegnamenti di false dottrine e il timore di predicare la purezza e la santità di vita; basta con i silenzi pavidi davanti all’arroganza del Male. Basta con la copertura di ignobili scandali: basta con la menzogna, l’inganno e le vendette!

La vita cristiana è una milizia, non una spensierata passeggiata verso il baratro. A ciascuno di noi, in ragione dell’Ordine Sacro che abbiamo ricevuto, Cristo chiede conto delle anime che abbiamo salvato e di quelle che abbiamo perduto per non averle ammonite e soccorse. Torniamo all’integrità della Fede, alla santità dei costumi, al vero Culto gradito a Dio.

Conversione e penitenza, dunque, come ci esorta la Vergine Santissima, Madre della Chiesa. A Lei, tabernacolo dell’Altissimo, chiediamo di ispirare nei Pastori questo eroico slancio per la salvezza della Chiesa e per il trionfo del Suo Cuore Immacolato.

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Lunedi 30 Marzo 2020
Lunedì della V settimana di Quaresima (Anno A)

Vangelo della domenica (7 aprile) / L'amore di Gesù non giudica ma ...

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Viola

Antifona d'ingresso
Abbi pietà di me, Signore, perché mi calpestano;
tutto il giorno mi opprimono i miei nemici. (Sal 56,2)

Colletta
O Padre, che con il dono del tuo amore
ci riempi di ogni benedizione,
trasformaci in creature nuove,
per esser preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Io muoio innocente.


Dal libro del profeta Daniele

In quei giorni, abitava a Babilonia un uomo chiamato Ioakìm, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di rara bellezza e timorata di Dio. I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la legge di Mosè. Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa, ed essendo stimato più di ogni altro, i Giudei andavano da lui.
In quell’anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani; erano di quelli di cui il Signore ha detto: «L’iniquità è uscita da Babilonia per opera di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo». Questi frequentavano la casa di Ioakìm, e tutti quelli che avevano qualche lite da risolvere si recavano da loro. Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita recarsi a passeggiare nel giardino del marito. I due anziani, che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono presi da un’ardente passione per lei: persero il lume della ragione, distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
Mentre aspettavano l’occasione favorevole, Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il bagno, poiché faceva caldo. Non c’era nessun altro al di fuori dei due anziani, nascosti a spiarla. Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l’unguento e i profumi, poi chiudete la porta, perché voglio fare il bagno».
Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio, corsero da lei e le dissero: «Ecco, le porte del giardino sono chiuse, nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e concediti a noi. In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò hai fatto uscire le ancelle». Susanna, piangendo, esclamò: «Sono in difficoltà da ogni parte. Se cedo, è la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!». Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
I servi di casa, all’udire tale rumore in giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa le stava accadendo. Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
Il giorno dopo, quando il popolo si radunò nella casa di Ioakìm, suo marito, andarono là anche i due anziani, pieni di perverse intenzioni, per condannare a morte Susanna. Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna, figlia di Chelkìa, moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla ed ella venne con i genitori, i figli e tutti i suoi parenti. Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e posero le mani sulla sua testa. Ella piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore. Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è venuta con due ancelle, ha chiuso le porte del giardino e poi ha licenziato le ancelle. Quindi è entrato da lei un giovane, che era nascosto, e si è unito a lei. Noi, che eravamo in un angolo del giardino, vedendo quella iniquità ci siamo precipitati su di loro. Li abbiamo sorpresi insieme, ma non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto la porta ed è fuggito. Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non ce l’ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni». La moltitudine prestò loro fede, poiché erano anziani e giudici del popolo, e la condannò a morte.
Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.

Parola di Dio.

Forma breve (Dan 13,42-62):

Dal libro del profeta Daniele
In quei giorni, la moltitudine condannò Susanna a morte. Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che conosci le cose prima che accadano, tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». E il Signore ascoltò la sua voce.
Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele, il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!». Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che cosa vuoi dire con queste tue parole?». Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti, o figli d’Israele? Avete condannato a morte una figlia d’Israele senza indagare né appurare la verità! Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
Il popolo tornò subito indietro e gli anziani dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio ti ha concesso le prerogative dell’anzianità». Daniele esclamò: «Separàteli bene l’uno dall’altro e io li giudicherò».
Separàti che furono, Daniele disse al primo: «O uomo invecchiato nel male! Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce, quando davi sentenze ingiuste, opprimendo gli innocenti e assolvendo i malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l’innocente. Ora, dunque, se tu hai visto costei, di’: sotto quale albero tu li hai visti stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentìsco». Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Già l’angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti squarcerà in due».
Allontanato questi, fece venire l’altro e gli disse: «Stirpe di Canaan e non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore! Così facevate con le donne d’Israele ed esse per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la vostra iniquità. Dimmi dunque, sotto quale albero li hai sorpresi insieme?». Rispose: «Sotto un léccio». Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa. Ecco, l’angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano, per tagliarti in due e così farti morire».
Allora tutta l’assemblea proruppe in grida di gioia e benedisse Dio, che salva coloro che sperano in lui. Poi, insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto confessare con la loro bocca di avere deposto il falso, fece loro subire la medesima pena che avevano tramato contro il prossimo e, applicando la legge di Mosè, li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Con te, Signore, non temo alcun male.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Canto al Vangelo (Ez 33, 11)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Io non godo della morte del malvagio, dice il Signore,
ma che si converta dalla sua malvagità e viva.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

Oppure (nell’anno C): (Gv 8,12)
R. Lode

VANGELO (Gv 8,1-11)
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei.


+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Fratelli, Dio interviene con potenza per proteggere il povero e l'indifeso; egli è misericordioso con i peccatori. Confidiamo nel suo aiuto e invochiamolo dicendo:
Padre, riportaci nel tuo amore!

Quando ci sentiamo superiori ai nostri fratelli di fede e non ci tratteniamo dal giudicarli, ti preghiamo:
Quando ci sentiamo a posto di fronte ai carcerati, ai drogati e a quelli che hanno sbagliato, ti preghiamo:
Quando passiamo accanto a quelli che soffrono e non ci accorgiamo di loro, ti preghiamo:
Quando vogliamo applicare la giustizia senza la misericordia, ti preghiamo:
Quando non comprendiamo i tuoi giudizi o ci meravigliamo della tua pazienza, ti preghiamo:
Quando invochiamo giustizia da te in base ai nostri schemi e non secondo la tua misericordia, ti preghiamo:
Quando non abbiamo il coraggio di dire la verità a noi stessi e a te, ti preghiamo:
Quando il male compiuto ci lascia delusi e non sappiamo come uscirne, ti preghiamo:

Dio di infinita bontà e misericordiosa, il sangue del tuo Figlio ha cancellato tutti i nostri peccati: purificati dal tuo grande amore, donaci la gioia di celebrare questa eucaristia per renderti grazie a nome di tutta la Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Signore, concedi ai tuoi fedeli,
riuniti per celebrare i santi misteri,
di offrirti come frutto della penitenza
una coscienza pura e uno spirito rinnovato.
Per Cristo nostro Signore.

PREFAZIO DELLA PASSIONE DEL SIGNORE I
La potenza misteriosa della Croce

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Nella passione redentrice del tuo Figlio
tu rinnovi l’universo
e doni all’uomo il vero senso della tua gloria;
nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo
e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso.
Per questo mistero di salvezza,
uniti agli angeli e ai santi, eleviamo a te un inno di lode
ed esultanti cantiamo: Santo...


Antifona di comunione
“Donna, nessuno ti ha condannata?”.
“Nessuno, Signore”.
“Neppure io ti condanno:
d’ora in poi non peccare più”. (Gv 8,10-11)


Preghiera dopo la comunione
Padre di infinita misericordia,
la forza redentrice dei tuoi sacramenti
ci liberi da ogni male,
e ci avvii all’incontro con te come discepoli del Cristo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Gesù Cristo insegna sul monte degli Ulivi e, in seguito, nel tempio. Raduna attorno a sé persone diverse, alcune che lo ascoltano volentieri e attentamente, altre che tentano a loro modo di raggirare la legge e l’autorità. Gli uni e gli altri ricevono una lezione. Gli scribi tendono una trappola a Gesù conducendo da lui una donna sorpresa in adulterio, ma Cristo ribadisce il valore e l’immutabilità delle leggi e delle esigenze divine, mostra come ci si deve comportare col peccatore, di cui rispetta la dignità umana: “Neanch’io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più”. Ecco le premesse del Vangelo di oggi: il male è male, il peccato è peccato, ma l’uomo è chiamato costantemente alla santità. Deve continuamente operare in sé il passaggio dall’uomo vecchio, cioè dal peccatore, all’uomo nuovo, rigenerato dall’acqua e dallo Spirito. Non c’è nessuno al mondo che sia senza peccato. Dobbiamo tutti impegnarci in modo solidale sulla via del ritorno a Dio. Chi di noi è senza peccato, scagli per primo la pietra. Molte pietre vengono scagliate e non perché sono in molti ad essere senza peccato. Quante persone invece, incontrando la misericordia di Cristo, si allontanano per non peccare più? Impariamo ad ascoltare attentamente Cristo, senza nasconderci dietro le leggi. L’insegnamento da seguire è l’amore!