giovedì 19 marzo 2020

Capitolo 16 (Parte II): I fattori comunisti dietro l’Ambientalismo

Lo Spettro del Comunismo non è scomparso con la disintegrazione del Partito comunista nell'Europa dell'Est



The Epoch Times sta pubblicando la traduzione del libro Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo, dagli autori del libro Nove commentari sul Partito comunista.
Indice dei contenuti


2. Il mito del “consenso” sul cambiamento climatico (continua)
a. Gli scienziati disapprovano il consenso
b. Perché gli scienziati ambientalisti sostengono scenari catastrofici


3. Ambientalismo: un’altra forma di Comunismo
a. Spionaggio politico: costruire un governo mondiale
b. Accusare il capitalismo
c. Come i mass media zittiscono le voci contrarie
d. Gruppi ‘civili’ manipolati per portare la rivoluzione in piazza
e. La nuova religione dell’antiumanesimo

Conclusione: Per scongiurare le crisi ambientali, bisogna rispettare Dio e ripristinare le tradizioni

Note bibliografiche

2. Il mito del “consenso” sul cambiamento climatico (continua)

a. Gli scienziati non concordano sul “consenso”

Come accennato in precedenza, gli scienziati hanno opinioni diverse sul fatto che l’attività umana sia la principale causa dei cambiamenti climatici, nonché su che tipo di ruolo questi ultimi svolgeranno in futuro. Ci sono molte ragioni per questa varietà di opinioni. In primo luogo, il cambiamento climatico è un argomento estremamente vasto e complesso che coinvolge molti campi: l’astronomia, la meteorologia, l’ecologia, la fotochimica, la spettroscopia, l’oceanografia e altri ancora. Il clima coinvolge tanti sottosistemi che interagiscono tra loro: l’atmosfera terrestre, l’idrosfera, la biosfera e la litosfera. Ci sono molti processi fisici, chimici e biologici che sono ancora lontani dall’essere ben compresi.

Studiando la Storia della geologia si può osservare come la Terra non abbia mai smesso di subire cambiamenti climatici, inclusi frequenti episodi di riscaldamento globale. Più di 3.000 anni fa, durante la dinastia Shang in Cina, la Pianura centrale (una parte della pianura della Cina settentrionale) era un paesaggio subtropicale. La gente cacciava gli elefanti, come dimostrano le numerose incisioni su ossa divinatorie di quel periodo. Si stima che la temperatura media annuale fosse circa 2 gradi Celsius superiore a quella attuale. Durante la dinastia Tang (626-907), ci fu un altro periodo di riscaldamento. All’interno del palazzo imperiale di Chang’an, nell’odierna Cina nord-occidentale, coltivavano gli agrumi[1]. In Occidente, gli europei intrapresero la costruzione di raffinate cattedrali durante il Periodo caldo medievale, che durò dal 950 al 1250 circa[2].

Secondo i dati geologici, l’emisfero nord subì un rapido surriscaldamento circa 11.270 anni fa, quando la temperatura media aumentò rapidamente di circa 4° C in pochi anni. Un altro famoso surriscaldamento avvenne verso la fine del periodo chiamato Dryas recente, circa 11.550 anni fa, quando la temperatura aumentò di circa 10° C, per decenni[3]. Le cause di questi cambiamenti climatici sono tuttora oggetto di dibattito tra gli scienziati.


Naturalmente, se non siamo in grado di spiegare le ragioni dei cambiamenti climatici del passato, allora saremo in difficoltà a spiegare anche le cause dei cambiamenti climatici dei tempi moderni. Le cause storiche dei cambiamenti climatici passati potrebbero ancora essere al lavoro. Molti scienziati credono che dovremmo trattare il problema con umiltà ed essere disposti ad ammettere i limiti della nostra conoscenza.


Freeman Dyson un illustre scienziato, membro della National Academy of Sciences degli Stati Uniti e della Royal Society britannica, ritiene che la scienza moderna non sia in grado di comprendere i cambiamenti climatici:


«La più discutibile di queste credenze è l’idea che ci sia un accordo e una comprensione in comune sulla scienza del cambiamento climatico. I maggiori cambiamenti climatici sono avvenuti durante le ere glaciali, che hanno coperto metà del Nord America e dell’Europa con lastre di ghiaccio dallo spessore di chilometri. Le ere glaciali si sono verificate ripetutamente in passato e siamo in procinto di affrontarne un’altra. Una nuova era glaciale sarebbe un disastro molto più grave di qualsiasi cosa che il riscaldamento climatico possa causare. Ci sono molte teorie sulle glaciazioni, ma non siamo in grado di comprenderle appieno. Finché non avremo una buona conoscenza delle ere glaciali, non potremo capire i cambiamenti climatici[4]».

A causa della complessità di ciò che ruota attorno al clima, è impossibile condurre esperimenti e verificare teorie come se fossimo in laboratorio, un ambiente controllato. Gli scienziati che fanno ricerche sulla climatologia, fanno affidamento su modelli climatici digitali.

Le prove chiave fornite dal rapporto dell’IPCC [Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, ndr], che ritiene gli esseri umani la causa principale del riscaldamento globale, provengono da simulazioni sul cambiamento climatico. Anche le ipotesi sull’aumento delle temperature alla fine del XXI secolo sono il risultato uscito da tali simulazioni. Le presunte conseguenze catastrofiche, derivate dai cambiamenti climatici, si basano anch’esse su modelli computerizzati.


Questi modelli hanno dei limiti e molti scienziati hanno delle riserve sulla loro affidabilità. La professoressa Judith Curry ritiene che i fattori naturali, non considerati nella modellizzazione del cambiamento climatico, svolgano un ruolo importante. [5] In un articolo pubblicato sul Bulletin of American Meteorology Society, ha scritto che l’IPCC aveva in gran parte ignorato le incertezze presenti nei calcoli del modello[6].


Alcuni fatti non possono essere rappresentati realisticamente nei modelli climatici, sia a causa della mancanza di comprensione dei processi chiave nel cambiamento climatico, sia per una mancanza di potenza di calcolo. I ricercatori adottano la parametrizzazione, che semplifica il modello utilizzando dati incompleti, per processi quali la formazione di nubi (compresa la loro interazione con il vapore acqueo), i processi di precipitazione, le interazioni tra nuvole e radiazione solare e i processi chimici e fisici degli aerosol (i liquidi o le piccole particelle solide nell’atmosfera) e simili[7]. Tutto ciò si traduce in una significativa incertezza presente nel modello.

Il vapore acqueo è il gas serra più abbondante e importante nell’atmosfera, ma poiché varia notevolmente per periodo e posizione, anche l’incertezza corrispondente è ampia[8]. A diverse altitudini, l’effetto serra del vapore acqueo varia e l’errore di misurazione satellitare della distribuzione verticale del vapore acqueo può oscillare dal 15% al 40%[9].


Le nuvole presenti a quote più basse hanno un forte effetto di raffreddamento, causato dalla luce solare riflettente, mentre i cirri semitrasparenti a quote più elevate hanno un effetto riscaldante. Alcuni aerosol, come gli aerosol vulcanici, bloccano la luce solare e inducono il raffreddamento, mentre altri, come le particelle di fuliggine, assorbono le radiazioni e creano un surriscaldamento. Nel frattempo gli aerosol possono generare nuvole, causando un raffreddamento indiretto. Anche la distribuzione spaziale e geografica di aerosol e nuvole e le proprietà ottiche variano notevolmente in tutto il pianeta. Altri fattori influenzano anche i cambiamenti dell’albedo (riflettività solare della terra), come la crescita e morte della vegetazione terrestre.


Che sia a causa di dati insufficienti o per l’attuale comprensione limitata da parte degli scienziati, questi complessi processi danno modo di avere un ampio grado di libertà (cioè arbitrarietà) nella parametrizzazione dei modelli climatici, che aumenta notevolmente la loro incertezza. Queste incertezze alimentano gran parte dello scetticismo che circonda la validità dei modelli. Ad esempio, i gas serra come l’anidride carbonica conferiscono alla Terra un forzante radiativo diretto di circa 2,5 watt per metro quadrato[10], mentre la Terra riceve circa 1.366 watt[11] di energia solare radiante per metro quadrato. I 2 millesimi nel cambiamento di albedo causati dall’incertezza nella modellazione delle nuvole o dell’attività di aerosol, sono sufficienti a superare il ruolo dichiarato dei gas serra.


Willie Soon, uno scienziato dell’Università di Harvard, ritiene, così come altri suoi colleghi, che i modelli climatici non siano adatti per le previsioni del cambiamento climatico futuro[12]. Freeman Dyson, un fisico di Princeton, definì la parametrizzazione nel modello un elemento inserito ad hoc, perché può essere modificato artificialmente. Dyson ritiene che possiamo imparare dal modello, ma non possiamo usarlo per fare previsioni: «Abbiamo questa formula… Ma se la usiamo per un clima diverso, dov’è presente il doppio di anidride carbonica, non c’è alcuna garanzia che sia giusta. Non c’è modo di verificarla[13]». Dyson ha anche criticato l’IPCC per aver ignorato in larga misura il ruolo del sole sul sistema climatico. Considera il sole, non l’uomo, il principale fattore determinante del cambiamento climatico.

A partire dal 2002, lo scienziato israeliano Nir J. Shaviv ha scritto una serie di articoli nei quali sostiene come, sulla base della correlazione tra l’estensione della copertura nuvolosa osservata dai satelliti e la quantità di radiazione cosmica, le ere glaciali della Terra siano da collegare ai raggi cosmici. Shaviv conclude che siano stati questi ultimi a determinare il cambiamento climatico. Allo stesso tempo, ritiene che i cambiamenti nella radiazione solare abbiano avuto lo stesso (se non maggiore) ruolo delle attività umane per quanto riguarda l’aumento delle temperature medie globali nel XX secolo: i gas serra prodotti dall’uomo giocano un ruolo di secondo piano, rispetto a quanto generalmente accettato nell’ambito del riscaldamento globale[14].


Ci sono alcuni cambiamenti interni nel clima stesso che devono ancora essere pienamente compresi e quindi sfuggono a una corretta rappresentazione nei modelli climatici digitali. I modelli climatici esistenti non possono descrivere correttamente il fenomeno El Niño, né tanto meno prevederlo[15]. A partire dalle più alte temperature dell’Olocene, comprese tra 7.000 anni e 9.000 anni fa, la temperatura globale è scesa da 0,5 C a 1 C, ma i calcoli del modello mostrano che è aumentato da 0,5 a 1 grado negli ultimi 11.000 anni. Il fatto che il contenuto di biossido di carbonio sia aumentato tra i 6.000 e i 7.000 anni fa, mostra che il modello è sensibile solo agli effetti del riscaldamento dei gas serra[16]. In generale, tra i vari fattori che influenzano il cambiamento del sistema climatico, i modelli possono solo riflettere gli effetti del riscaldamento causato dai gas serra, mentre il raffreddamento causato da altri fattori non viene riflesso in modo accurato.


Inoltre, l’aumento della temperatura osservato tra il 1998 e il 2013 è stato quasi nullo. Hans von Storch, climatologo tedesco e Professore all’Università di Amburgo, nel 2013 ha dichiarato: «Siamo di fronte a un enigma. Le recenti emissioni di CO2 sono aumentate ancora più rapidamente di quanto temessimo. Di conseguenza, secondo la maggior parte dei modelli climatici, avremmo dovuto avere un aumento delle temperature di circa 0,25 gradi Celsius (0,45 gradi Fahrenheit) negli ultimi 10 anni. Questo non è successo. In effetti, l’aumento negli ultimi 15 anni è stato di soli 0,06 gradi Celsius (0,11 gradi Fahrenheit), un valore molto vicino allo zero.» Storch ritiene che il modello abbia probabilmente sovrastimato il ruolo del biossido di carbonio o abbia sottovalutato l’impatto dei cambiamenti naturali sul clima[17].


Ci sono anche differenze tra gli scienziati su come osservare i processi interni del sistema climatico. Richard Lindzen, membro dell’American Academy of Sciences (già menzionato nella Parte I di questo capitolo), crede che ci sia un meccanismo di autoregolazione nel sistema climatico che riduce notevolmente gli effetti del riscaldamento dei gas serra. Nel 2001 scrisse che, secondo le osservazioni effettuate, i cirri tropicali ad alta quota (che permettono alla luce solare di attraversare, ma bloccano i raggi infrarossi emessi dalla superficie e creano un effetto serra) sono negativamente correlati con la temperatura della superficie del mare; quando la temperatura aumenta, la copertura nuvolosa diminuisce. Ciò consente alla superficie della Terra di dissipare il calore nello spazio esterno senza venire ostacolato dalla radiazione infrarossa. Questo meccanismo di autoregolazione viene confrontato con la pupilla dell’occhio umano (che si regola in base all’esposizione alla luce) e compensa notevolmente l’effetto serra[18]. La teoria di Lindzen è ancora oggetto di discussione.

Roy Spencer è un ex scienziato della NASA dell’Università dell’Alabama; ha riassunto le osservazioni satellitari presentando diversi approfondimenti sul ruolo della copertura nuvolosa. Ha indicato che il modello climatico esistente tratta la formazione e la dissipazione delle nubi osservate in funzione dei cambiamenti di temperatura, ma la situazione reale è esattamente l’opposto. È il cambiamento nel volume delle nubi a causare cambiamenti di temperatura, da ciò si può concludere che l’effetto di riscaldamento dei gas serra è molto più piccolo di quello previsto dal modello climatico esistente[19].


Gli scienziati hanno opinioni diverse su come interpretare i dati meteorologici osservati e sulla loro affidabilità. John Christy, direttore del Earth Research Systems Center presso l’Università dell’Alabama, è una delle figure principali dell’IPCC. Ha analizzato la perturbazione dei giacimenti di gas di superficie urbani (strati limite atmosferici) vicino all’osservatorio meteorologico mediante l’espansione urbana e lo sviluppo di superficie (come per le attività agricole). Ritiene che la crescita dell’attività umana abbia aumentato la temperatura della superficie.


Le registrazioni effettuate negli ultimi cento anni mostrano un aumento della temperatura della superficie e che la temperatura minima notturna aumenta più rapidamente rispetto alla temperatura massima del giorno. Christy ritiene che si possa spiegare questo fenomeno con la crescita dell’attività umana sul terreno, piuttosto che l’aumento dei gas serra[20].


C’è polemica tra gli scienziati anche sugli effetti del riscaldamento climatico. Ad esempio, David Russell Legates, direttore del Center for Climate Studies presso l’Università di Delaware, ha testimoniato nel 2014 davanti al Senato degli Stati Uniti: «La mia conclusione è che la siccità negli Stati Uniti sia più frequente e più intensa durante i periodi più freddi. Pertanto, la documentazione storica non giustifica l’affermazione che il riscaldamento globale possa avere un impatto negativo sulle attività agricole[21]».

William Happer, ex vicecancelliere della Princeton University, ha testimoniato al Senato degli Stati Uniti, dicendo che l’attuale livello di anidride carbonica è ai minimi storici, e che livelli più elevati di anidride carbonica saranno di beneficio per le piante e per le colture agricole, un fatto ignorato dall’IPCC. Happer è stato il fondatore del modello climatico quando era a capo dell’Energy Research Office, presso il Dipartimento dell’energia americano, negli anni ’90. Ritiene che l’aumento della temperatura, previsto dai modelli climatici esistenti, sia molto più alto di quello osservato, perché il modello sovrastima la volatilità del sistema climatico[22].


b. Perché gli scienziati ambientalisti sostengono scenari catastrofici


Uno dei principali scienziati dell’IPCC ha dichiarato: «Se vogliamo una buona politica ambientale in futuro, abbiamo bisogno di un disastro. È come la sicurezza nei trasporti pubblici. La gente agisce solo dopo che c’è stato un incidente[23]». Nonostante lo scienziato abbia poi detto di non promuovere la falsificazione dei dati, il suo messaggio era chiaro: un disastro è quello che ci vuole affinchè qualcosa venga fatto, affinchè delle leggi vengano emanate.

Collegare il riscaldamento globale a casi di condizioni meteorologiche estreme è diventato un metodo diffuso per gonfiare la gravità dei problemi climatici. Ipotesi scientifiche, che concordano con questa tendenza popolare, appaiono continuamente. All’inizio del 2014, il Nord America ha avuto un inverno estremamente freddo.

Una delle teorie sulle cause di quel rigido inverno è che il riscaldamento globale ha comportato lo scioglimento del Polo nord, che a sua volta ha alterato il percorso della corrente atmosferica. Di conseguenza, la massa d’aria gelida proveniente dal Polo nord si è spostata a sud, creando frequentemente un clima freddo verso il meridione. Tale ipotesi, che appare paradossale, è stata sostenuta dai media e dagli ambientalisti: anche il freddo estremo è causato dal riscaldamento globale. I dati meteorologici, presi nel lungo periodo, mostrano invece che gli eventi climatici estremi del Nord America sono diminuiti, piuttosto che aumentare.


Nel 2014 cinque eminenti meteorologi hanno pubblicato una lettera congiunta sulla rivista Science per commentare questo fenomeno. I cinque sostengono che all’inizio degli anni ’60, alla fine degli anni ’70 (specialmente nel 1977) e nel 1983 lo strato di ghiaccio nel Polo nord fosse molto più spesso e largo di oggi: il freddo in quei periodi fu molto più intenso rispetto al 2014. Nel periodo di tempo compreso tra gli ultimi tra 50 e 100 anni fa, ciò che è certo è che gli episodi di freddo estremo sono diminuiti[24].


John Wallace, un professore di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia, ha dichiarato: «Stabilire un legame tra eventi meteorologici estremi e cambiamenti climatici non è così facile come potrebbe sembrare. Il potere dell’inferenza statistica è limitato dalla dimensione del campione… Anche quando il collegamento è statisticamente significativo, come nel caso delle ondate di calore, più l’evento è estremo, minore è il contributo relativo del riscaldamento globale all’anomalia osservata… I limiti imposti dalle dimensioni del campione non sarebbero un problema serio se i meccanismi che collegano gli eventi meteorologici estremi ai cambiamenti climatici fossero ben compresi, ma sfortunatamente non lo sono[25]».


Nel novembre 2017, Steve Koonin, ex Sottosegretario per la Scienza del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti e attuale Sottosegretario per la Scienza, ha pubblicato un editoriale su The Wall Street Journal intitolato: Il nuovo rapporto sul clima è ingannevole. Nell’articolo criticava il Rapporto speciale sulla scienza del clima, redatto dal governo degli Stati Uniti, accusando il documento di rafforzare la mentalità catastrofista attraverso una falsa rappresentazione dell’innalzamento del livello del mare[26].

Nel Rapporto speciale sulla scienza del clima si legge che dal 1993 il livello del mare è aumentato di due volte rispetto a quello registrato nel resto del XX secolo. Ma lo studio ignorava il fatto che questa recente velocità è paragonabile a quella del primo Novecento, quando l’attività umana aveva un impatto limitato sull’ambiente. Si tratta di una omissione fuorviante. Nel riassunto finale, le conclusioni sono che dalla metà degli anni ’60, le ondate di calore negli Stati Uniti sono diventate più frequenti. Tuttavia, alcuni dati, insabbiati dal rapporto, mostrano che la frequenza delle ondate di calore attuali non era superiore a quella del 1900.


Simili tattiche basate sulla paura sono comparse anche nel Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici dove si sottolinea l’aumento dell’intensità degli uragani dopo il 1980. Il rapporto però ignora i dati relativi a periodi di tempo più lunghi. La National Oceanic and Atmospheric Administration [Amministrazione nazionale oceanica ed atmosferica] ha recentemente dichiarato di non aver trovato prove che colleghino l’impatto dell’attività umana all’aumento della forza degli uragani[27].


In realtà, le ondate di calore si sono verificate più frequentemente negli anni ’30, non nel XXI secolo. I dati sulle di ondata di calore raccolti dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti, mostrano che quattro anni, nel decennio 1930, hanno registrato ondate di calore annuali dello 0,45. L’anno più caldo nel XXI secolo ha un indice di circa lo 0,3[28]. Le emissioni di gas serra negli anni ’30 erano il 10% del totale rispetto a quelle del XXI secolo[29].


Il professor Mike Hulme, direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research del Regno Unito, ha dichiarato: «Negli ultimi anni è arrivato in questo Paese un nuovo fenomeno ambientalista, il fenomeno dei cambiamenti climatici ‘catastrofici’. Sembra che un semplice ‘cambiamento climatico’ non sia abbastanza grave, deve essere ‘catastrofico’ per destare attenzione… Mi chiedo perché politici e scienziati, non solo gli attivisti, stiano mescolando apertamente il linguaggio della paura, del terrore e del disastro, con la realtà fisica osservabile dei cambiamenti climatici. Allo stesso tempo ignorano intenzionalmente le attività di mitigazione del rischio che fanno parte delle previsioni che la scienza è chiamata a produrre[30]».

Stephen H. Schneider è stato tra le altre cose un professore di biologia ambientale e cambiamento globale alla Stanford University, e uno dei principali sostenitori del ‘consenso’ riguardo alle teorie sul clima: ha infatti coordinato uno dei team al lavoro sul Terzo Rapporto di Valutazione dell’IPCC. Nell’affrontare le preoccupazioni di Hulme, ha ammesso: «Abbiamo bisogno di un ampio supporto per fare breccia nella mentalità del pubblico. Ovviamente abbiamo bisogno di un’ampia copertura mediatica, ed è per questo che dobbiamo offrire scenari spaventosi, rilasciare affermazioni semplificate ma drammatiche e menzionare i dubbi che potremmo avere». Schneider riteneva che gli scienziati dovessero scegliere tra «l’essere efficaci e l’essere onesti», anche se, ha aggiunto, «sarebbe stato meglio avere entrambe le cose»[31].


La crisi climatica ha suscitato molto clamore. Dietro di essa vi sono forze sinistre in azione che intendono non solo aprire la strada a un governo globale, ma anche distruggere l’etica della ricerca nella comunità scientifica. La climatologia è una materia giovane con solo pochi decenni di storia. Eppure, le ipotesi relative al riscaldamento globale sono state prematuramente prese come fatti. I media principali continuano a pubblicare articoli sul riscaldamento globale per coprire le inesattezze degli scienziati. I governi versano fondi nelle ricerche sul riscaldamento globale, emarginando di fatto il lavoro in altre direzioni. Nel processo di stabilire, consolidare e rafforzare il “consenso”, viene esposta la natura di lotta e di odio del Comunismo.


Mentre gli scienziati stanno costruendo il “consenso”, i media e i politici etichettano le potenziali catastrofi dovute dal cambiamento climatico come se fosero scientificamente provate’e le diffondono in tutto il mondo come fossero parte di una dottrina inattaccabile. Questo modo di pensare è ampiamente diffuso e ha inculcato un’idea contorta di bene e male nella mente delle persone.


I crimini commessi nelle azioni di eco-terrorismo da parte di Greenpeace in Gran Bretagna non sono stati puniti dai giudici, basandosi esattamente sul presunto consenso che i gas serra stiano causando una catastrofe climatica. La moltitudine di regolamenti e politiche basate su questa dottrina stanno per gettare il mondo nel caos. Distruggere il vecchio mondo con qualsiasi mezzo è una strategia di base del Comunismo. Queste misure stanno tutte aprendo la strada a una falsa soluzione — instaurare un governo globale — per risolvere una crisi inventata; lo scopo apparente è quello di salvare la Terra e l’umanità.


3. Ambientalismo: un’altra forma di Comunismo

Dopo la ritirata delle forze comuniste e l’esposizione dei problemi politici ed economici da loro causati nei decenni passati, il Comunismo si è avvicinato all’ambientalismo per promuovere la sua agenda.


a. Spionaggio politico: costruire un governo mondiale


Un metodo importante utilizzato dal Comunismo per mettere le mani sul potere, è usare il governo per privare le persone delle loro proprietà, delle loro libertà ed espandere infinitamente il potere dello Stato. È molto difficile mettere in pratica questo metodo nel mondo occidentale democratico. L’Ambientalismo, tuttavia, offre al Comunismo un’arma magica. Le persone sono private dei loro diritti in nome della “protezione ambientale”.


In primo luogo, le ideologie ambientaliste sono utilizzate per la ridistribuzione della ricchezza. Solitamente, negli Stati comunisti la ricchezza è stata riallocata attraverso la rivoluzione. Nel corso degli anni, tuttavia, questo approccio è diventato sempre più difficile. Pertanto, gli ambientalisti hanno adottato strategie indirette, costringendo le persone a rinunciare alle proprie libertà e proprietà in modo graduale, in nome di evitare una tragedia ambientale. Il gruppo Friends of the Earth afferma: «Una risposta al cambiamento climatico deve avere al centro una redistribuzione della ricchezza e delle risorse[32]». Mayer Hillman, un importante pensatore verde, ha affermato che «il razionamento è l’unico modo per prevenire un improvviso cambiamento climatico», e «[il razionamento del carbonio] deve essere imposto alle persone, che piaccia o meno», perché «mantenere la democrazia non è così importante come la protezione del pianeta, della morte di esseri viventi e della fine della vita nel nostro mondo[33]».


Nella “battaglia” contro il cambiamento climatico, la Gran Bretagna è stata la prima a proporre il concetto di compravendita di crediti di Co2. Uno scienziato britannico lo considerava al pari «dell’introduzione di una seconda moneta, con tutti gli stessi diritti: la ridistribuzione della ricchezza tramite l’acquisto di crediti di carbonio, da qualcuno meno abbiente[34]».


Coloro che hanno vissuto nell’Unione Sovietica o nella Cina comunista possono facilmente vedere come questo tipo di razionamento di emissioni di Co2 sia uno dei metodi per costruire un sistema totalitario. In Cina un tempo venivano usati buoni alimentari per comprare beni essenziali come olio da cucina, grano e vestiti. Da una parte il razionamento del cibo veniva redistribuita la ricchezza, dall’altra parte, al governo centrale ha preso il controllo totale sulle ricchezze e sulle libertà dei cittadini.


Le ideologie ambientaliste sono anche usate per ridurre la libertà individuale. Nei Paesi occidentali, che vantano una lunga tradizione di libertà personale, è estremamente difficile che le persone abbandonino automaticamente i loro diritti e accettino numerosi limiti della propria vita privata. Proporre una catastrofe ambientale è diventato il mezzo giusto per costringere le persone a rinunciare alla propria libertà e ai propri diritti. “Riscaldamento globale” e “Ultimi giorni sulla Terra” sono diventati gli slogan preferiti dagli ambientalisti. La Carbon Sense Coalition, con sede in Australia, ha consigliato una serie di proposte per costringere le persone a modificare il proprio comportamento, col pretesto di trovare una soluzione al riscaldamento globale:


• Divieto sulle lampadine a incandescenza
• Divieto sull’acqua in bottiglia
• Divieto alle auto private in alcune aree
• Divieto sulle TV al plasma
• Divieto di nuovi aeroporti
• Divieto di ingrandire gli aeroporti esistenti
• Divieto della modalità standby negli elettrodomestici
• Divieto di generare energia a carbone
• Divieto sui sistemi elettrici per scaldare l’acqua
• Divieto sulle vacanze in auto
• Divieto sui fine settimana di tre giorni
• Tasse sui bambini piccoli
• Tasse sulle automobili potenti
• Aree di parcheggio dei supermercati a pagamento
• Tasse sui rifiuti
• Tasse sulle seconde case
• Tasse sulle seconde auto
• Tasse sui voli aerei turistici
• Tasse sull’elettricità per sovvenzionare l’energia solare
• Tasse sugli autosaloni di grandi dimensioni
• Eco-tassa per le auto circolanti dentro le città
• Richiesta di un permesso per guidare l’auto oltre i limiti cittadini
• Limitare le scelte di elettrodomestici
• Distribuire crediti di Co2 ad ogni persona
• Dettare standard di efficienza per i carburanti
• Indagare come poter ridurre la produzione di metano delle alci norvegesi
• Rimuovere le strisce bianche stradali per aumentare l’attenzione di guida degli automobilisti [35]


Terzo, l’ambientalismo può essere usato, e viene usato, per espandere le dimensioni e l’autorità di un governo. Diversi Paesi occidentali non solo dispongono di enormi agenzie per la protezione ambientale, ma usano la protezione dell’ambiente per giustificare la creazione di nuove agenzie governative, e ampliare così l’autorità delle agenzie esistenti. Gli enti statali hanno una tendenza burocratica all’autoconservazione e all’espansione; quelli che si occupano dell’ambiente non fanno eccezione. Abusano del loro potere per diffondere storie su presunte catastrofi ambientali al fine di ottenere maggiori finanziamenti, e per essere sicuri di mantenere le loro posizioni all’interno della struttura governativa. Alla fine sono i contribuenti che pagano il conto.


La città di San Francisco ha creato il ruolo di Capo della commissione clima, con uno stipendio annuo di 160.000 dollari. Nel distretto più povero di Londra (Tower Hamlets) ci sono 58 posizioni ufficiali legate al cambiamento climatico[36]. La logica è la stessa di università e aziende che sono obbligate ad avere funzionari che si occupino delle “diversità”.


L’Ambientalismo può essere usato per dimostrare che la democrazia è obsoleta e per sostenere l’istituzione di un governo totalitario multinazionale, se non addirittura globale. Gli ambientalisti sostengono che la democrazia non sarà in grado di gestire la prossima crisi ambientale. La loro proposta, per superare le sfide future, è quella di adottare forme di governo totalitarie o autoritarie, o almeno avere alcuni di questi elementi in essere[37]. Janet Biehl, una scrittrice specializzata in ecologia sociale, ha sintetizzato accuratamente questo tipo di mentalità affermando che «è necessaria una eco-dittatura[38]». La ragione è che nessuna società libera imporrebbe a sé stessa ciò l’agenda verde richiede.

Paul Ehrlich, uno dei fondatori dell’Ambientalismo, ha scritto nel libro How to Be a Survivor: A Plan to Save Spaceship Earth [Come sopravvivere: il piano per salvare l’astronave Terra]: «1. Il controllo della popolazione deve essere introdotto sia nei Paesi in via di sviluppo sia nei Paesi sottosviluppati; 2. I Paesi sovrasviluppati devono essere de-sviluppati; 3. I Paesi sottosviluppati devono essere semi-sviluppati; 4. Devono essere stabilite procedure per monitorare e regolare il sistema mondiale in uno sforzo continuo per mantenere un equilibrio ottimale tra popolazione, risorse e ambiente[39]».


In pratica, ad eccezione di un governo totalitario globale, nessun governo o organizzazione potrebbe avere l’autorità di portare avanti un piano del genere. Ciò equivale a usare l’ambientalismo per sostenere un governo totalitario globale.


In definitiva, il programma ambientalista suggerisce che il sistema comunista sia superiore e per questo glorifica il totalitarismo comunista. Poiché la crescita della popolazione comporta un maggiore consumo di risorse, più emissioni di carbonio e più rifiuti, gli ambientalisti sostengono il controllo o persino la riduzione della popolazione. Ciò ha portato molti ambientalisti occidentali a promuovere il controllo demografico del Partito comunista cinese (PCC).


Un rapporto di Reuters stima che, grazie alla politica del figlio unico attuata negli anni ’80 dal PCC, il regime cinese sia riuscito a limitare la propria popolazione a 1,3 miliardi. Altrimenti sarebbero 1,6 miliardi. L’autore del rapporto osserva che la politica del PCC ha avuto l’effetto collaterale di contribuire alla riduzione delle emissioni globali di carbonio. Ciò che sembra essere stato ignorato è che centinaia di milioni di vite sono state soppresse, e che le famiglie colpite hanno dovuto affrontare immani sofferenze.

Uno dei maggiori problemi che riguardano l’ambiente è l’inquinamento, incluso quello dell’aria e dell’acqua. Il modello economico del PCC consuma energia a un ritmo vertiginoso, rendendo la Cina non solo il più grande inquinatore del mondo, ma anche il Paese con il più alto livello di inquinamento atmosferico delle grandi città, oltra alla preoccupante contaminazione dei corsi d’acqua: la maggior parte dell’acqua che scorre nei fiumi in Cina non è più potabile. Le tempeste di polvere provenienti dalla Cina attraversano i mari per raggiungere la Corea e il Giappone, attraversando persino l’Oceano Pacifico per spingersi a toccare la costa occidentale americana.


I veri ambientalisti dovrebbero fare della Cina comunista l’obiettivo principale delle loro critiche. È quantomeno curioso notare che molti di loro celebrino il PCC, considerandolo perfino come una sorta di faro della speranza per la protezione dell’ambiente. Il sito web del Partito comunista americano, People’s World, ha pubblicato negli anni numerose notizie sul tema dell’ambiente. Il focus principale che utilizzano è che le politiche ambientali dell’amministrazione Trump distruggeranno il Paese, e persino il mondo, mentre il PCC è la forza che porterà la salvezza[40].


L’economista Václav Klaus, ex presidente della Repubblica Ceca, nel suo libro Pianeta blu non verde. Cosa è in pericolo: il clima o la libertà? sostiene che «l’ambientalismo è un movimento che intende cambiare radicalmente il mondo a prescindere dalle conseguenze (al costo di vite umane e profonde restrizioni sulla libertà individuale). Intende cambiare l’umanità, il comportamento umano, la struttura della società, il sistema di valori: semplicemente tutto![41]».


Klaus crede che l’atteggiamento degli ambientalisti nei confronti della natura sia analogo all’approccio marxista verso l’economia: « L’obiettivo in entrambi i casi è di sostituire l’evoluzione libera e spontanea del mondo (e dell’umanità) con una pianificazione centralizzata, che in teoria appare ideale, o usando un aggettivo di moda oggi, globale. Proprio come nel caso del Comunismo, questo approccio è utopico e porterebbe a risultati completamente diversi da quelli previsti. Come altre utopie, questa non potrà mai materializzarsi e gli sforzi per attuarla possono essere realizzati solo attraverso restrizioni della libertà, attraverso i dettami di una piccola minoranza elitaria sulla stragrande maggioranza[42]».

«Questa ideologia è a sostegno della Terra e della natura. Utilizzando slogan volti alla loro protezione, in modo simile ai marxisti di un tempo, vuole sostituire l’evoluzione libera e spontanea dell’umanità con una sorta di pianificazione centrale (ora globale) del mondo intero[43]».


Per queste ragioni, Klaus si oppone fermamente ai tentativi di usare il movente della protezione ambientale per costruire un governo nazionale o globale, di modo da soggiogare le persone.


b. Accusare il Capitalismo


Uno degli obiettivi del Comunismo è rovesciare il Capitalismo. L’ambientalismo considera il Capitalismo come il nemico principale dell’ambiente; di conseguenza si trova sulla stessa lunghezza d’onda del Comunismo. Quando il Comunismo ha dovuto subire delle battute d’arresto nelle azioni svolte dai movimenti dei lavoratori nei Paesi occidentali sviluppati, ha cambiato argomento e si è appropriato della causa ambientalista. Il normale attivismo per la protezione ambientale si è quindi trasformato in una militanza volta a sconfiggere il Capitalismo.

La dottrina comunista originaria promette l’utopia di un “paradiso in Terra”, con lo scopo di incitare i poveri alla rivolta e rovesciare il sistema sociale esistente. Sotto la copertura dell’ambientalismo, il Comunismo ha adottato un approccio simile, ma la visione descritta è esattamente l’opposto: al posto di una meravigliosa utopia operaia abbiamo una spaventosa distopia, l’arrivo di un “inferno in Terra’. Secondo questo scenario tra cento anni la stessa sopravvivenza dell’umanità sarà a rischio. Le cause? Riscaldamento globale, frane, tsunami, siccità, inondazioni e ondate di calore.


Le reclute principali di questo movimento non sono più i poveri ma piuttosto i ricchi, ai quali verrebbe richiesto di abbandonare il loro attuale stile di vita. L’intervento del governo è perciò necessario per costringere le persone a rinunciare ai loro comfort. Ovviamente un solo governo potrebbe non essere abbastanza, quindi si rende necessario l’intervento delle Nazioni Unite, o di qualche altro governo globale. Quando il movimento non è in grado di decollare all’interno della popolazione, si fa strada un’imminente crisi ecologica. Amplificata dai media la crisi serve a scatenare la paura necessaria per influenzare il pubblico e i governi ad accettare forzatamente l’attuazione delle politiche ambientali. L’obiettivo ultimo è distruggere il Capitalismo e imporre il Comunismo.


Secondo le dottrine originali del Comunismo, una volta preso il potere, il primo passo è quello di mettere le mani sulle ricchezze della fascia sociale più alta. Sulla carta lo scopo è ridistribuire tali ricchezze tra i meno fortunati. In realtà, i poveri restano tali, mentre tutta la ricchezza finisce nelle mani dei burocrati corrotti. Il secondo passo prevede la creazione di un’economia controllata dallo Stato e l’abolizione della proprietà privata. Ciò distrugge l’economia nazionale e riduce la popolazione a una vita di stenti.


Diamo un’occhiata agli obiettivi dell’Ambientalismo. Innanzitutto, chiede ai Paesi più ricchi di fornire aiuti ai Paesi più poveri, cioè di ridistribuire la ricchezza su scala globale. In realtà, i Paesi poveri rimangono poveri, poiché il denaro destinato al loro sviluppo di solito va a finire nelle mani dei funzionari corrotti.

In secondo luogo, l’Ambientalismo sostiene l’espansione del governo e la sostituzione dei meccanismi di mercato con una economia di comando, usando ogni sorta di politiche ambientali draconiane per ostacolare il normale funzionamento del Capitalismo, costringendo le imprese a chiudere o trasferirsi all’estero, così da schiacciare l’economia del Paese. Attraverso questi metodi, che fanno leva sui meccanismi del mercato, il movimento ambientalista cerca di paralizzare il Capitalismo. In questo senso, l’ambientalismo condivide una netta somiglianza con le dottrine classiche del Comunismo. Per dirla chiaramente, l’ambientalismo è un altro appellativo del Comunismo: lo scopo è sempre quello di portare caos nel mondo.


L’Ambientalismo si focalizza sul diffondere la paura di un disastro futuro, così da tenere il pubblico e il governo in ostaggio di questa paura. Tra coloro che promuovono attivamente l’allarme che il giorno del giudizio stia arrivando, molti hanno uno stile di vita lussuoso, utilizzano grandi quantità di energia e la loro impronta ecologica è alta. Chiaramente non ritengono che un disastro sia imminente.


L’Ambientalismo continua a gridare al lupo, al lupo! facendo leva su un “nemico comune”, ossia il “riscaldamento globale”. L’obiettivo è unire movimenti diversi per opporsi al Capitalismo; l’imperativo è quindi enfatizzare e gonfiare la natura della presunta crisi ambientale.


Il modo più semplice è creare una diffusa preoccupazione sull’utilizzo delle fonti di energia più economiche, ovvero i combustibili fossili — carbone, petrolio, gas naturale — e l’energia nucleare. Gli ambientalisti sono riusciti a rendere il pubblico inquieto riguardo all’energia nucleare nei decenni passati, adesso puntano allo stesso risultato per quanto riguarda i combustibili fossili, sostenendo che il loro utilizzo stia provocando un riscaldamento globale catastrofico.

Le rigorose norme ambientali sono diventate strumenti rilevanti, usati per contrastare le attività dei Paesi con un’economia capitalista: sono quindi diventate note per aver distrutto posti di lavoro. Programmi per stimolare l’economia “verde” e l’energia pulita; nuovi regolamenti alle centrali elettriche e controlli più severi sui veicoli; l’Accordo di Parigi e così via: vengono tutti promossi con il pretesto di evitare il riscaldamento globale.


In realtà, la scienza del clima non ha stabilito con certezza che il riscaldamento globale sia causato dall’attività umana o che il riscaldamento globale causerà una catastrofe. Se invece le cause cambiamento climatico fossero naturali, tutte queste politiche governative servirebbero solo a impedire lo sviluppo economico, senza portare alcun beneficio all’umanità.


Sotto l’influenza dell’ambientalismo, alcune norme vengono inasprite alla cieca, come gli standard sulle emissioni delle automobili e le regole che vietano varie sostanze e prodotti chimici, senza però che vi sia alcuna base scientifica. Ciò significa costi di produzione più elevati e minori profitti, seguiti da un aumento della disoccupazione e aziende costrette a esternalizzare verso Paesi in via di sviluppo, dove i costi sono inferiori. Persino i sostenitori della protezione ambientale devono ammettere che portare il consumo di carburante di tutte le auto a circa 4.3 litri per 100 km [54.5 miglia per gallone, proposta dall’amministrazione Obama nel 2012, NdT] entro il 2025 ridurrebbe l’entità del riscaldamento globale a un massimo di 0,02 °C entro il 2100[44].


Questa azione non contribuirebbe a ridurre il riscaldamento globale. Altre restrizioni legislativa dalla dubbia efficacia sono costate il posto di lavoro a milioni di persone, e hanno inferto un duro colpo alle industrie manifatturiere, alle università di ricerca, allo studio di energie innovative e alla competitività internazionale dei Paesi occidentali.




I settori produttivi nati in seguito alle esigenze di protezione ambientale sono fondamentalmente sostenuti da sussidi governativi e non seguono la domanda di mercato. Avviare la produzione di massa di un prodotto, prima che ci siano stati progressi nella ricerca è irrealizzabile. Queste aziende “verdi” riescono a malapena a rimanere a galla, per non parlare di stimolare il mercato del lavoro. Con la globalizzazione, molte aziende si spostano all’estero, causando perdite occupazionali nei loro Paesi di origine.


I sostenitori della protezione ambientale promuovono con entusiasmo la produzione di energia sostenibile, come quella solare ed eolica. Eppure l’inquinamento causato dalla generazione di energia “verde” viene sottovalutato o semplicemente tenuto nascosto. Nel processo di produzione di pannelli solari si crea, come sottoprodotto, il tetracloruro di silicio, un veleno mortale. Una inchiesta del Washington Post cita Ren Bingyan, un professore della Scuola di Scienze dei Materiali all’Università Industriale di Hebei: «La terra in cui scarichi o seppellisci [il tetracloruro di silicio] è destinata a diventare sterile. Non ci crescerà più niente, né un filo d’erba, né tantomeno un albero… È come la dinamite. È un veleno. Gli esseri umani non possono toccare quella roba[45]». La produzione di pannelli solari consuma enormi quantità di energia tradizionale, tra cui carbone e petrolio. È più corretto dire che l’energia rinnovabile, in questi casi, inquina la Terra piuttosto che renderla “verde”.


Secondo l’Accordo di Parigi, entro il 2025 i Paesi sviluppati dovranno fornire 100 miliardi di dollari l’anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a migliorare la propria struttura energetica e la tecnologia industriale. Gli Stati Uniti da soli, devono versare il 75% dei finanziamenti tra gli oltre 100 Paesi firmatari. Allo stesso tempo, entro il 2025, gli Stati Uniti sono tenuti a ridurre le emissioni di gas serra tra il 26 e il 28%, rispetto ai livelli del 2005. Ciò significa che ogni anno gli Stati Uniti dovrebbero tagliare 1,6 miliardi tonnellate di emissioni.


Per quanto riguarda la Cina, che ha superato gli Stati Uniti diventando il più grande inquinatore del mondo, l’Accordo di Parigi consente di raggiungere un picco nelle emissioni di anidride carbonica entro il 2030[46].




In una dichiarazione sull’accordo sul Clima di Parigi, tenutosi nel dicembre 2015, il presidente USA Trump ha dichiarato: «Il rispetto dei termini dell’Accordo di Parigi e delle pesanti restrizioni energetiche che ha posto sugli Stati Uniti potrebbe costare all’America fino a 2,7 milioni di posti di lavoro fino al 2025, secondo la National Economic Research Associates[…]».


Secondo quello stesso studio, entro il 2040, il rispetto degli impegni assunti dalla precedente amministrazione taglierebbe la produzione nei seguenti settori: carta (meno 12%); cemento (meno 23%); ferro e acciaio (meno 38%); carbone (meno 86%); gas naturale (meno 31%). Il costo per l’economia in questo momento sarebbe vicino a 3 trilioni di dollari di PIL perduto e 6,5 milioni di posti di lavoro perduti; in media le famiglie perderebbero circa 7.000 dollari, ma in molti casi sarebbe molto peggio[47].


Con l’avvento del movimento ambientalista, sembra che i Paesi comunisti abbiano preso una pausa nella loro lotta contro l’Occidente. Regolamenti e accordi internazionali irragionevoli soffocano interi settori industriali, le economie e le tecnologie nei Paesi capitalisti occidentali. Ciò ha ostacolato l’America nello svolgere il suo ruolo di forza di sicurezza mondiale e di roccaforte dell’Occidente nella lotta contro il Comunismo.


Non neghiamo che l’ambiente abbia bisogno di protezione. Tuttavia, l’obiettivo della protezione ambientale dovrebbe servire l’umanità, la forma più elevata di vita. La necessità di proteggere l’ambiente dovrebbe essere bilanciata con le esigenze dell’umanità. La protezione ambientale fine a sé stessa è eccessiva e avvilisce l’umanità; allo stesso tempo è inglobata dal Comunismo. L’ambientalismo di oggi non si preoccupa di raggiungere un equilibrio [tra ambiente ed esseri umani] ed è diventato un’ideologia estremista. Senza dubbio, molti ambientalisti hanno buone intenzioni, ma nella loro ricerca a mobilitare e concentrare le risorse dello Stato per la loro causa, si stanno schierando dalla parte del Comunismo.




c. Come i mezzi di comunicazione zittiscono le voci contrarie


Nel giugno 2008, il programma televisivo Good Morning America della ABC ha mandato in onda un episodio speciale: si immaginava il futuro da qui a un secolo, dove il riscaldamento globale aveva colpito la Terra e l’umanità. Durante il programma un ‘esperto’ spiegava come nel 2015 il livello del mare sarebbe aumentato rapidamente: New York sarebbe stata inghiottita dalle acque. Tra gli intervistati c’è chi sosteneva che ci sarebbe stato «un incendio gigantesco, con un’estensione di centinaia di chilometri», e che beni di primo consumo come il latte e la benzina sarebbero quadruplicati di prezzo. I punti di vista presentati durante la trasmissione erano così esagerati che un ospite in studio non potè fare a meno di chiedersi se tutto ciò fosse davvero possibile.


In realtà questo non sarebbe il punto principale che i media dovrebbero prendere in considerazione. L’ambientalismo usa la cosiddetta “consapevolezza della crisi” per guidare il pubblico, ma questo concetto e quello di “incertezza” sono diversi. Come possono le cose non ancora confermate dalla scienza giustificare questo senso di crisi? L’ambientalismo sventola la bandiera di protettore dell’umanità per zittire le voci contrarie e raggiungere un consenso pubblico, mentendo sul fatto che il mondo scientifico sia d’accordo.


Bjørn Lomborg è un economista danese, autore del libro The Skeptical Environmentalist: Measuring the Real State of the World [L’ambientalista scettico: la vera situazione del mondo] Nonostante la convinzione che il riscaldamento climatico sia causato dall’attività umana, ritiene che la capacità di adattamento e il progresso tecnologico avrebbero scongiurato disastri e catastrofi. Non essendo conforme al dogma ambientalista — il cambiamento climatico è provocato dall’uomo e ci saranno disastri — Lomborg è stato fortemente criticato.

Il Presidente del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni unite ha paragonato Lomborg a Hitler. Il Comitato danese per la disonestà scientifica, dopo aver concluso un’indagine, ha annunciato che Lomborg aveva commesso ‘disonestà scientifica’. Successive indagini governative hanno dimostrato l’innocenza di Lomborg. I suoi oppositori hanno tentato di utilizzare la decisione del Comitato per destituirlo dalla posizione di Direttore dell’Istituto di valutazione ambientale danese. Anche nella vita di tutti i giorni Lomborg ha affrontato dure critiche: in una stazione ferroviaria la gente non era disposta a accanto a lui. Si è preso una torta in faccia, lanciata da un ambientalista[48].


Roy Spencer è un climatologo e un esperto di satelliti NASA, autore del libro The Great Global Warming Blunder: How Mother Nature Fooled the World’s Top Climate Scientists, [Il granda abbaglio del riscaldamento globale: come Madre natura ha raggirato i più grandi scienziati del clima]. Nel testo Spencer elenca quattordici tecniche di propaganda usate dagli ambientalisti; tra queste troviamo: provocare il panico, appellarsi alle autorità, sfruttare l’effetto gregge, esaltare la certezza della vittoria, sferrare attacchi personali, alimentare il sensazionalismo e i pettegolezzi[49].


Nel 2006, il giornalista britannico Brendan O’Neill ha scritto un articolo dal titolo A Climate of Censorship [Un clima di censura], nel quale descrive la soppressione di diversi punti di vista e l’uso della retorica per ridicolizzare chi osi mettere in dubbio la teoria del cambiamento climatico. [50] Ad esempio un diplomatico britannico durante un evento pubblico ha dichiarato che coloro che dubitano del cambiamento climatico dovrebbero essere trattati dai mezzi di comunicazione come dei terroristi, e per questo non dovrebbero avere una piazza a disposizione.


O’Neill sottolinea che chi si è dimostrato scettico sulla teoria del cambiamento climatico, è stato etichettato come negazionista. In questo gruppo finiscono una gamma di persone, da chi riconosce l’esistenza del riscaldamento globale pur sostenendo che si possa gestire, fino a coloro che lo negano completamente. Le conseguenze di avere questa nomea sono notevoli. Charles Jones, un professore inglese in pensione dell’Università di Edimburgo, ha affermato che il termine negazionista è utilizzato per mettere gli scettici sullo stesso piano di depravazione morale dei negazionisti dell’Olocausto. Secondo O’Neill, alcune persone sostengono addirittura che gli scettici della teoria del cambiamento climatico siano complici di un futuro Olocausto ecologico, e potrebbero affrontare un processo simile a quello di Norimberga.

Un famoso scrittore ambientalista ha scritto: «Dovremmo intentare processi di guerra contro gli scettici della teoria del riscaldamento climatico, una versione climatica del processo di Norimberga» . Un altro autore ha commentato questo approccio: «Solo nei Paesi autoritari ho visto una condanna del pensiero come questa. … Demonizzare un gruppo, e descrivere quello che dicono come tossico e pericoloso, è un passo in avanti verso una condizione di censura sempre più oppressiva[51]». Limitare il diritto di pensiero è uno dei modi usati dal Comunismo per far sì che le persone non riescano a distinguere il concetto di bene e di male, basandosi su valori universali.

Un Professore di astronomia di Harvard ha pubblicato un articolo sul il ruolo del Sole nel cambiamento climatico, basandosi sulle registrazioni storiche della temperatura sulla Terra. L’articolo sfidava il dogma che vede gli umani come i colpevoli del cambiamento climatico; per questo un sito web ambientalista ha etichettato il professore come un «aspirante omicida di massa» e tutti gli altri dissidenti come «criminali»[52].


Esempi simili sono troppo numerosi per essere contati. Un dirigente di un grande gruppo ambientalista ha esortato i media a pensarci due volte, prima di diffondere le opinioni degli scettici sul cambiamento climatico, perché «propagare questo tipo di disinformazione causa danni[53]».


Un Segretario agli Esteri britannico, ha detto in un discorso che, dato che ai terroristi non è concessa presenza sui media, anche gli scettici del riscaldamento globale non dovrebbero avere il diritto di rendere pubbliche le loro idee. [54] In Australia i giornalisti più noti stanno prendendo in considerazione di poter citare in giudizio i negazionisti del cambiamento climatico. L’accusa sarebbe di ‘crimini contro l’umanità’. In un summit a cui hanno partecipato importanti politici australiani, incluso il Primo Ministro, è stata avanzata una proposta per togliere la cittadinanza a tali “trasgressori”. Un’altra proposta è stata quella di esaminare i cittadini australiani e rilasciare la cittadinanza solo a coloro che hanno dimostrato di essere “amici dell’ambiente”[55].

C’è chi ha provato a intraprendere azioni legali per zittire le voci contrarie alle ipotesi di riscaldamento climatico. Nel 2015, venti accademici hanno inviato una lettera al Presidente degli Stati Uniti e al Procuratore Generale, chiedendo che la legge Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act [conosciuta come RICO, è una legge emanata negli anni 70 negli Stati Uniti per combattere il crimine organizzato] venisse utilizzata per indagare sulle società e sulle organizzazioni con opinioni non allineate ai cambiamenti climatici. Ciò equivale a tentare di usare la legge per inibire la libertà di parola[56].


Nel 2016, i Procuratori Generali di diversi Stati americani hanno formato una coalizione per indagare se le industrie energetiche tradizionali avessero ingannato gli investitori e il pubblico «sull’impatto dei cambiamenti climatici». In caso affermativo il passo successivo sarebbe stato di portarle in tribunale. Come sottolineato dalla Heritage Foundation, lanciare accuse e far partire indagini su coloro che hanno opinioni diverse sono azioni che violano il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, e soffocano il dibattito su importanti politiche pubbliche[57].


d. Gruppi civili manipolati per portare la rivoluzione in piazza


I movimenti di massa sono una delle strategie usate dal Comunismo per diffondere la sua influenza all’interno delle Nazioni e nel mondo. Molte organizzazioni ambientaliste mobilitano un gran numero di persone per portare avanti le loro campagne di protezione ambientale.

La pressione esercitata sulle istituzioni governative e sulle organizzazioni delle Nazioni Unite è volta a far promulgare accordi e regolamenti insensati che poi dovranno essere rispettati. Le organizzazioni ambientaliste hanno anche creato incidenti violenti per mettere a tacere il pubblico.


Saul Alinsky, un rappresentante dell’estrema sinistra americana, era convinto della necessità di nascondere i veri scopi di un movimento, e che si dovesse mobilitare le persone su larga scala per farle agire a sostegno di obiettivi locali, temporanei, plausibili o innocui. Una volta che le persone si abituano a queste forme relativamente moderate di attivismo, è relativamente facile convincerle ad agire per raggiungere scopi più radicali. «Ricorda: una volta che organizzi le persone attorno a qualcosa come l’inquinamento, che è un aspetto comunemente accettato, riesci a mobilitarle per agire. Da qui in poi, dirigere il gruppo verso concetti come inquinamento della politica, inquinamento del Pentagono, è un passaggio veloce e naturale», ha affermato Alinsky[58].


Durante la prima Giornata mondiale della Terra, nel 1970, più di 20 milioni di americani parteciparono alle proteste che si tennero in strada. Il controllo della popolazione è diventato il metodo preferito dalle organizzazioni ambientaliste per far fronte al peggioramento dell’ambiente. Durante gli anni 70 molte organizzazioni di sinistra negli Stati Uniti decisero di far parte del movimento ambientalista, considerando il largo seguito. Il Socialismo venne presentato come un mezzo per limitare la crescita della popolazione.


Diversi gruppi di sinistra usano l’ambientalismo come un involucro ideologico per compiere azioni che invocano alla rivoluzione. Ad esempio, nel momento in cui nasce un “movimento del popolo per il clima” negli Stati Uniti, si può essere certi che sia un prodotto realizzato dalle realtà comuniste. Le organizzazioni coinvolte sono il Partito comunista degli Stati Uniti, il Socialismo in azione, il Partito comunista rivoluzionario americano maoista, la Società ecologica, i Lavoratori socialisti, il Socialismo alternativo, il Socialismo democratico americano, il Socialismo libero e così via. Queste organizzazioni sono dietro manifestazioni come la Marcia per il clima. Slogan urlati durante le proteste includevano: «Sì alle riforma istituzionali, no ai cambiamenti climatici», «Il Capitalismo sta uccidendo gli Stati Uniti», «Il Capitalismo sta distruggendo l’ambiente», «Il Capitalismo sta distruggendo il pianeta» e «Combattiamo per un futuro socialista»[59].




Questi gruppi, con un mare di bandiere rosse, hanno marciato in molte grandi città degli Stati Uniti, tra cui Washington DC[60]. Gli elementi comunisti e socialisti a sostegno dell’ambientalismo sono sempre più presenti: il “pacifismo verde” ha compiuto una transizione completa verso la rivoluzione rossa.


e. Una nuova religione contro l’umanità


Oltre a dirottare l’Ambientalismo in un movimento politico, le influenze comuniste lo hanno trasformato in un culto contro l’umanità.


Michael Crichton, autore del libro Jurassic Park, affermò che l’Ambientalismo è una delle religioni più potenti presenti nel mondo occidentale. Descrisse le caratteristiche tipiche di una religione presenti nell’Ambientalismo: «C’è un Eden iniziale, un paradiso… uno stato di grazia e di unità con la natura; poi abbiamo la caduta e ci troviamo in un mondo sporco e inquinato: è la conseguenza dell’essersi nutriti dall’albero della conoscenza. In futuro tutto questo ci porterà al giorno del giudizio. Siamo tutti peccatori nel nostro consumare le fonti energetiche e per questo condannati a morire. A meno che non cerchiamo la salvezza, che ora viene chiamata sostenibilità. La sostenibilità è la chiave per la salvezza, all’interno della chiesa dell’ambientalismo[61]».

Crichton riteneva che tutte le convinzioni dell’Ambientalismo siano una questione di fede. «Si tratta di capire se sarai un peccatore o se sarai salvato. Se farai parte delle persone che verranno salvate o dei condannati. Se sarai uno di noi o uno di loro[62]»

Questa opinione è stata riconosciuta da un certo numero di studiosi. William Cronon, un influente storico ambientale americano, ritiene che l’ambientalismo sia una nuova religione perché propone un complesso insieme di requisiti etici, da utilizzare per giudicare il comportamento umano[63].


Freeman Dyson, scienziato e fisico quantistico, è stato citato in un articolo della New York Book Review nel 2008: «la religione laica mondiale» dell’ambientalismo ha «rimpiazzato il Socialismo come principale religione laica». Questa religione sostiene che «depredare il pianeta per mantenere il nostro stile di vita lussuoso sia un peccato. Il sentiero della rettitudine è quello di vivere il più frugalmente possibile». L’etica di questa nuova religione viene insegnata ai bambini negli asili, così come nelle scuole e nelle università di tutto il mondo[64].


Molti ambientalisti non si tirano indietro dell’affrontare questo argomento. Rajendra Pachauri, ex capo dell’IPCC, costretto a dimettersi in seguito a uno scandalo di molestie sessuali, ha dichiarato nella sua lettera di dimissioni che l’Ambientalismo «è la mia religione[65]».

Poiché l’ambientalismo sta diventando sempre più ideologico e religioso, è anche diventato sempre più intollerante nei confronti di chi abbia un punto di vista diverso. L’ex Presidente della Repubblica ceca Václav Klaus ritiene che il movimento ambientalista sia ora guidato più dall’ideologia che dalla scienza: è una quasi-religione, volta a distruggere la società esistente. Questa nuova religione, come il Comunismo, dipinge un meraviglioso quadro utopico nel quale la saggezza umana riesce a tenere in ordine l’ambiente naturale e per questo salvare il mondo. Questa “salvezza” si basa su una opposizione alla civiltà esistente. Ad esempio, il Presidente del Comitato consultivo dell’Università per la Pace delle Nazioni unite e le menti dietro il Protocollo di Kyoto hanno dichiarato: «Non è forse vero che il crollo delle civiltà industrializzate rappresenti l’unica speranza per il pianeta?[66]».


Klaus ha riassunto il suo punto di vista: «Se analizziamo seriamente il ragionamento degli ambientalisti, scopriamo che la loro è un’ideologia che si pone contro l’umanità». Klaus si è detto d’accordo con il biologo Ivan Brezina: l’Ambientalismo non è una risposta razionale e scientifica alla crisi ecologica, ma si riduce a una negazione generale della civiltà[67].


L’Ambientalismo fomenta l’odio tra le persone, attaccando persone di opinioni diverse, il tutto nel nome della protezione ambientale. All’interno di questo odio ed estremismo si evidenzia un anti-umanesimo radicale. Mark Steyn, autore e commentatore politico, ha dichiarato che secondo gli ambientalisti: «Noi siamo l’inquinamento; la sterilizzazione è la soluzione. Il modo migliore per lasciare un ambiente più sostenibile ai nostri figli è non farne neanche uno». Steyn Riporta l’esempio di Toni Vernelli, una donna britannica che ha abortito e si è fatta sterilizzare perché credeva che avere figli fosse dannoso per l’ambiente[68].


Questa mentalità considera gli esseri umani come i principali colpevoli della distruzione della natura. Collocando l’ambiente naturale nella posizione di suprema priorità, ben oltre la posizione sacra dell’essere umano, auspica il controllo della fertilità umana e la privazione del diritto di esistenza delle persone. Questa visione non è diversa da quella del Comunismo: il suo nucleo è quello di andare contro l’umanità. Questa nuova religione sostituisce la tradizionale credenza, che vede l’uomo come il signore della Terra. Questa combinazione di religiosità, totalitarismo, imposizione coercitiva delle ideologie e di una rivoluzione anticapitalista, non può garantire la protezione della natura da parte degli esseri umani. Al contrario, distruggerà la civiltà, le libertà e l’ordine esistenti creando un panico e un caos senza precedenti, portando l’umanità su una strada sbagliata. Questo è il vero motivo dietro l’influenza comunista all’interno dell’ambientalismo.

Conclusione: Per scongiurare i disastri ambientali, bisogna rispettare Dio e ripristinare le tradizioni

Dio ha creato l’umanità e la nostra Terra, meravigliosa e prospera. In questo ambiente cui gli esseri umani vivono e si moltiplicano. Le persone hanno il diritto di usare le risorse della natura e, allo stesso tempo, hanno l’obbligo di custodire le risorse naturali e di prendersi cura dell’ambiente. Per migliaia di anni, gli esseri umani hanno ascoltato gli avvertimenti lasciati da Dio nei tempi antichi, vivendo in armonia con la natura.

I problemi ambientali emersi nei tempi moderni sono in definitiva il risultato del deterioramento del cuore umano. Questo decadimento morale è stato ulteriormente amplificato dal potere della scienza e della tecnologia. L’inquinamento dell’ambiente naturale non è altro che una manifestazione esterna dell’inquinamento morale interiore dell’umanità. Per purificare l’ambiente, bisogna iniziare purificando il cuore umano.

L’ascesa della consapevolezza ambientale deriva dall’istinto umano di autoconservazione, e questo è qualcosa di naturale e comprensibile. Per lo spettro comunista è un appiglio da sfruttare. Il Comunismo si è mobilitato per lanciare il panico su vasta scala, sostenere una serie di valori distorti, privare le persone della loro libertà, tentare di espandere il governo e persino imporre un governo mondiale. Abbracciare questa forma alternativa di Comunismo, nel tentativo di salvare l’ambiente, è in effetti abbracciare il pericolo di una schiavitù per l’umanità, per facilitarne la distruzione.

Un programma politico obbligatorio non è la risposta ai problemi ambientali che dobbiamo affrontare, come nemmeno la dipendenza dalla tecnologia moderna è una via d’uscita. Per risolvere la crisi, dobbiamo acquisire una più profonda comprensione dell’universo e della natura, così come la relazione tra l’umanità e la natura, mantenendo allo stesso tempo uno stato morale retto. L’umanità deve ristabilire le sue tradizioni, migliorare la moralità e ritrovare la strada del sentiero tracciato da Dio. In tal modo, le persone riceveranno naturalmente saggezza e benedizioni divine, e verrà ripristinato un meraviglioso mondo, pieno di vita. La luminosità e la prosperità del Cielo e della Terra accompagneranno l’umanità per sempre.


Capitolo 17: Le radici comuniste della globalizzazione

Lo Spettro del Comunismo non è scomparso con la disintegrazione del Partito comunista nell'Europa dell'Est


The Epoch Times sta pubblicando la traduzione del libro Come lo Spettro del Comunismo controlla il nostro mondo, dagli autori del libro Nove commentari sul Partito comunista.
Indice dei contenuti

Introduzione

1. Globalizzazione e Comunismo

2. La globalizzazione economica
a. La globalizzazione genera economie di stampo comunista
b. La globalizzazione promuove il Comunismo nei Paesi in via di sviluppo
c. La globalizzazione porta alla polarizzazione della ricchezza, favorendo così la presenza dell’ideologia comunista
d. L’opposizione alla globalizzazione promuove l’ideologia comunista
e. Il Capitalismo occidentale ha rafforzato il Partito comunista cinese


3. La globalizzazione politica
a. L’ONU ha ampliato il potere politico del Comunismo
b. L’ideologia comunista ha sovvertito gli ideali dell’ONU sui diritti umani
c. La globalizzazione promuove la idee politiche comuniste
d. L’idea di un governo mondiale conduce al Totalitarismo

4. La globalizzazione culturale: un mezzo per corrompere l’umanità
a. La globalizzazione culturale distrugge le tradizioni
b. I Paesi occidentali sviluppati esportano una cultura contraria alla tradizione
c. Le multinazionali diffondono una cultura degenerata
d. L’ONU diffonde valori distorti

Conclusione

Note bibliografiche

Introduzione

A partire dal Rinascimento, la storia umana è entrata in un periodo di grandi cambiamenti. La rivoluzione industriale, iniziata alla fine del XVIII secolo, ha portato a un aumento notevole della produttività, la situazione di ogni Paese ha subito enormi cambiamenti e la struttura dell’ordine globale ha attraversato trasformazioni radicali. Allo stesso tempo, anche le strutture sociali, il pensiero e le tradizioni religiose sono cambiate in modo drammatico. È stato allora che le fedi tradizionali sono andate in declino, la morale umana ha cominciato a deteriorarsi, le società sono scivolate nel caos e si sono persi gli standard universalmente condivisi per giudicare i comportamenti. Queste sono le condizioni storiche che hanno messo le basi per la nascita del Comunismo.

Dopo la rivoluzione bolscevica in Russia nel 1917, l’Internazionale Comunista, conosciuta come la Terza Internazionale, ha tentato di esportare la rivoluzione nel mondo. Il Partito Comunista degli Stati Uniti è stato fondato nel 1919, mentre il Partito Comunista Cinese (PCC) nel 1921. Alla fine degli anni Venti e all’inizio degli anni Trenta, una depressione economica globale ha dato un’ulteriore spinta agli ideologi comunisti: le idee politiche ed economiche nel mondo hanno iniziato a spostarsi a Sinistra, l’Unione Sovietica ha raggiunto una certa stabilità e il PCC ha colto l’opportunità per svilupparsi.

Oltre dieci anni più tardi, nel 1949, il PCC ha preso il potere con la forza in Cina, portando alla ribalta il Comunismo violento. L’Unione Sovietica e il PCC governavano allora decine di Paesi e un terzo della popolazione mondiale: il confronto con il mondo occidentale era iniziato e a guerra fredda che ne è seguita è durata mezzo secolo.

La violenza del Comunismo minaccia in modo evidente tutta l’umanità, ma la maggior parte delle persone nel mondo libero occidentale sottovaluta la minaccia rappresentata dagli elementi non violenti del Comunismo, che si sviluppano in modo silenzioso all’interno delle loro società. Oltre alle infiltrazioni dell’Unione Sovietica, ogni sorta di ideologie e movimenti paracomunisti — tra cui la società fabiana e i socialdemocratici — si sono inseriti, in Occidente, all’interno dei governi, del mondo degli affari, dell’educazione e della cultura.


Il movimento di controcultura diffusosi in Occidente durante gli anni ’60, così come la Rivoluzione culturale cinese, sono entrambi conseguenza degli elementi comunisti in azione. Dopo gli anni ’70, le giovani generazioni di contestatori in Occidente hanno lanciato la ‘lunga marcia attraverso le istituzioni’, un tentativo di erodere la cultura tradizionale dall’interno, così da conquistare la leadership sociale e culturale. Dopo poco più di un decennio hanno raggiunto un successo spaventoso.

In seguito alla caduta del muro di Berlino e alla disintegrazione dell’Unione Sovietica, alcune persone hanno festeggiato la fine di quella fase storica e dell’ideologia comunista, mentre altri erano preoccupati per lo scontro di civiltà. Tuttavia, in pochi si sono resi conto che il Comunismo stava assumendo nuove forme e sembianze, nel tentativo di controllare il mondo. La sua nuova bandiera sventolante è diventata quella della globalizzazione.

Con la rivoluzione industriale e lo sviluppo della scienza e della tecnologia, i movimenti delle persone e i cambiamenti nell’economia, nella politica, nella scienza,nella tecnologia e nella cultura, sono diventati molto più frequenti. Le moderne telecomunicazioni, i trasporti, i computer e le reti digitali hanno ridotto le distanze geografiche e annullato i confini che erano rimasti in piedi per migliaia di anni. Il mondo sembra essere diventato piccolo e le interazioni e gli scambi tra i Paesi sono a livelli senza precedenti. Il mondo è diventato sempre più unito. Il rafforzamento della collaborazione globale è una conseguenza naturale degli sviluppi tecnologici, dell’espansione della produzione e delle migrazioni. Questo tipo di globalizzazione è il risultato di un processo storico naturale.

Esiste però un altro tipo di globalizzazione: è il frutto di ideologie comuniste che hanno fatto deviare il naturale processo storico della globalizzazione, per danneggiare l’umanità. Questa seconda forma di globalizzazione è l’oggetto di questo capitolo.


L’essenza della globalizzazione di stampo comunista si trova nella rapida e ampia diffusione di tutti i peggiori aspetti dei regimi comunisti e non comunisti. I mezzi utilizzati comprendono operazioni politiche, economiche, finanziarie e culturali su larga scala, che cancellano rapidamente i confini tra nazioni e popoli: l’obiettivo è quello di distruggere la fede, la morale e le culture tradizionali, elementi dai quali l’umanità dipende per la sopravvivenza e per la propria redenzione. Tutte queste misure mirano a distruggere l’umanità.

In questo libro viene sottolineato come il Comunismo non sia solo una teoria, ma uno spettro malvagio. È qualcosa di vivo, e il suo scopo finale è distruggere l’umanità. Lo spettro non si attiene ad una sola ideologia politica, bensì, quando le condizioni lo permettono, tende a utilizzare anche teorie politiche ed economiche che appaiono essere contrarie alla normale ideologia comunista. Dagli anni ’90 in poi, la globalizzazione ha affermato di promuovere la democrazia, l’economia di mercato e il libero scambio; è stata quindi contestata da diversi gruppi di Sinistra. Tuttavia, questi gruppi di Sinistra non si rendono conto che lo spettro comunista sta operando a un livello superiore. La globalizzazione economica, la politica globale, l’Agenda 21 e varie convenzioni ambientali e internazionali sono tutti diventati strumenti per controllare e distruggere l’umanità.

La globalizzazione, nota anche come globalismo, manipolata dallo spettro comunista ha fatto progressi sorprendenti in diversi settori, utilizzando una varietà di mezzi in tutto il mondo. Questo capitolo discute gli aspetti economici, politici e culturali di questa forma di globalizzazione.

I tre aspetti della globalizzazione appena enunciati si sono fusi nell’ideologia secolare del globalismo. Questa ideologia si presenta in modi diversi in tempi diversi e talvolta utilizza contenuti contraddittori. Nella pratica, però, le sue caratteristiche sono molto simili al Comunismo. Fondato sull’ateismo e sul materialismo, il globalismo promette una splendida utopia, un regno dei Cieli sulla terra, ricco, egalitario e libero dallo sfruttamento, dall’oppressione e dalla discriminazione: un regno gestito da un benevolo governo globale.


Questa ideologia esclude la cultura tradizionale di qualsiasi gruppo etnico, basata sulla fede in Dio e sull’insegnamento della virtù. Negli ultimi anni è divenuto sempre più evidente come questa ideologia si basi sulla ‘correttezza politica’, sulla ‘giustizia sociale’, sulla ‘neutralità dei valori’ e sull’’egalitarismo assoluto’ della Sinistra. Questa è la globalizzazione dell’ideologia. Ogni Paese ha la propria cultura, anche se, tradizionalmente, ognuna di esse era basata su valori universali. La sovranità nazionale e le tradizioni culturali di ogni gruppo etnico svolgono un ruolo importante nel patrimonio nazionale e nell’autodeterminazione e offrono protezione a tutti i gruppi etnici dall’infiltrazione di forze esterne, compreso il Comunismo.

Una volta formato un supergoverno globale, il Comunismo raggiungerà facilmente il suo obiettivo di eliminare la proprietà privata, le nazioni, le etnie e la cultura tradizionale di ogni nazione. La globalizzazione e il globalismo stanno svolgendo un ruolo distruttivo: stanno minando le tradizioni e l’etica umana e stanno portando alla diffusione delle ideologie del Comunismo e della Sinistra. Rivelare le radici comuniste della globalizzazione e le somiglianze tra globalismo e Comunismo è un compito spinoso ma estremamente importante e urgente.
1. Globalizzazione e Comunismo

Marx non usò il concetto di globalizzazione nei suoi scritti, bensì quello di ìstoria universale’, dalle connotazioni molto simili. Nel Manifesto del Partito Comunista, Marx sostiene che l’espansione globale del Capitalismo avrebbe inevitabilmente prodotto un gran numero di proletari, portando poi a una rivoluzione proletaria in tutto il globo, che avrebbe rovesciato il Capitalismo e realizzato il “paradiso” del Comunismo[1]. Marx scrisse: «Il proletariato può dunque esistere soltanto sul piano della storia universale, così come il Comunismo, che è la sua azione, non può affatto esistere se non come esistenza “storica universale”[2]». Il senso è che la realizzazione del Comunismo dipende dall’azione congiunta del proletariato in tutto il mondo: la rivoluzione comunista deve essere un movimento globale.

Lenin in seguito modificò la dottrina di Marx, proponendo che la rivoluzione potesse essere iniziata dall’anello debole del Capitalismo (la Russia), ma nonostante questo i comunisti non rinunciarono mai all’obiettivo di una rivoluzione mondiale. Già nel 1919, i comunisti sovietici fondarono l’Internazionale comunista a Mosca, con filiali sparse in più di sessanta Paesi. Lenin disse allora che l’obiettivo dell’Internazionale Comunista era quello di fondare la Repubblica sovietica mondiale [3].


Il pensatore americano G. Edward Griffin riassume i cinque obiettivi della rivoluzione globale comunista proposta da Stalin nel suo libro Marxismo ed etnie:
Confondere, disorganizzare e distruggere le forze del Capitalismo in tutto il mondo.
Riunire tutte le nazioni in un unico sistema mondiale di economia.
Forzare i Paesi avanzati a versare aiuti finanziari prolungati a beneficio dei Paesi sottosviluppati.
Dividere il mondo in gruppi regionali come fase di transizione al governo mondiale totale. Le popolazioni abbandoneranno più facilmente la loro lealtà nazionale per una vaga lealtà regionale di quanto non lo faranno per un’autorità mondiale. Più tardi, le realtà regionali [come la NATO, SEATO e l’Organizzazione degli Stati americani, ndr] potranno creare un’unica dittatura mondiale del proletariato[4].

William Z. Foster, ex presidente del Partito Comunista Americano, ha scritto: «Un mondo comunista sarà un mondo unificato e organizzato. Il sistema economico sarà una grande organizzazione, basata sul principio di pianificazione che sta nascendo in URSS. Il governo sovietico americano sarà una sezione importante in questo governo mondiale[5]».

Da Marx, Lenin, Stalin e Foster alla ‘comunità dal futuro condiviso’ proposta dal Partito Comunista Cinese, si può notare chiaramente come il Comunismo non sia soddisfatto del potere che esercita in alcuni singoli Paesi: l’ideologia del Comunismo, dal suo inizio alla sua fine, include l’ambizione di conquistare tutta l’umanità.

La rivoluzione mondiale proletaria predetta da Marx non ha avuto luogo. Quello che riteneva essere un Capitalismo disperato e morente, si è invece rivelato trionfante, prospero e fiorente. Rimasto vivo solo in Cina e in pochi altri Paesi, dopo il crollo del Comunismo sovietico e in Europa orientale, il Comunismo sembrava andare incontro alla sua fine. In apparenza il mondo libero aveva vinto.


Eppure, mentre l’Occidente si illudeva che il Comunismo sarebbe stato cestinato nella discarica della storia, la tendenza al Socialismo (la fase primaria del Comunismo) rimaneva fiorente. Il fantasma comunista non era e non è morto. Si nasconde dietro varie dottrine e movimenti mentre corrode ogni angolo del mondo libero e vi si infiltra. Si tratta forse di un caso? Certo che no. La globalizzazione appare come un processo formatosi naturalmente, ma il ruolo del Comunismo sta diventando sempre più evidente nella sua evoluzione. Il Comunismo è infatti una delle ideologie guida della globalizzazione.

Dopo la Seconda guerra mondiale, le forze di Sinistra dei Paesi europei hanno continuato a crescere.
L’Internazionale socialista, che ha sostenuto il Socialismo democratico, comprendeva partiti politici di oltre cento Paesi. Questi partiti erano al potere in vari Paesi, e si sono perfino diffusi in gran parte dell’Europa. Quello che ne è seguito, ovvero un alto livello di sussidi pubblici, tasse elevate e nazionalizzazioni, ha interessato l’Europa nel suo complesso.

La globalizzazione ha svuotato l’industria americana, ridotto la classe media, portato alla stagnazionei redditi, polarizzato ricchezza e povertà, indotto spaccature sociali. Tutto ciò ha fortemente promosso la crescita della Sinistra e del Socialismo negli Stati Uniti, spostando bruscamente le tendenze politiche globali dell’ultimo decennio o giù di lì. Le forze di Sinistra in tutto il mondo sostengono che la globalizzazione abbia causato disuguaglianza di reddito e polarizzazione tra ricchi e poveri. In parallelo a queste tesi, il sentimento anti-globalizzazione è cresciuto rapidamente, diventando una nuova forza che intende resistere al Capitalismo e che chiede il Socialismo.

Dopo la Guerra fredda, gli ideali comunisti si sono infiltrati all’interno della globalizzazione economica. L’obiettivo era di smantellare le economie nazionali e rendere instabile la sovranità economica di ogni Paese. Lo scopo ultimo era arricchire il Partito comunista cinese, sfruttando l’avidità umana e le potenze finanziarie occidentali, che hanno spostato in Cina la propria ricchezza accumulata nel corso di diverse centinaia di anni. Il PCC ha poi utilizzato questa ricchezza per incatenare moralmente altri Paesi e trascinarli verso il basso.


Come capo delle forze comuniste nel mondo di oggi, il PCC rafforza costantemente la sua crescita economica; allo stesso tempo dispensa aiuti ai partiti di Sinistra e comunisti di tutto il mondo per mantenerli in forze. Il PCC usa il suo dominio totalitario per destabilizzare le regole del commercio mondiale e usa la ricchezza che ha ottenuto dal Capitalismo globale per rafforzare il Socialismo. La forza economica del PCC ha anche stimolato le sue ambizioni politiche e militari di esportazione del modello comunista in tutto il mondo.

Da una prospettiva globale, sia la Sinistra anti-globalizzazione che il PCC, che ha beneficiato della globalizzazione, sono cresciuti in nome della globalizzazione stessa. Infatti, lo statu quo del mondo di oggi è molto vicino all’obiettivo che Stalin aveva proposto in passato.
2. La globalizzazione economica

La globalizzazione economica si riferisce all’integrazione del capitale, della produzione e del commercio a livello globale: ha avuto inizio negli anni ’40 e ’50, si è sviluppata negli anni ’70 e ’80, e si è affermata come prassi negli anni ’90. In questo processo, le organizzazioni internazionali e le aziende multinazionali sono state le forze trainanti che hanno condotto, con le loro pressioni, all’allentamento delle regolamentazioni e dei controlli, per consentire il libero flusso di capitali. In superficie, la globalizzazione economica è stata promossa dai Paesi occidentali allo scopo di diffondere il Capitalismo in tutto il mondo.In realtà, la globalizzazione è poi diventata un veicolo per diffondere il Comunismo. In particolare, ha portato i Paesi occidentali a fornire sostegno finanziario al regime cinese, determinando una dipendenza reciproca tra l’economia di mercato capitalista e l’economia totalitaria socialista del PCC. In cambio di benefici economici, l’Occidente ha sacrificato la propria coscienza e i valori universali, mentre il regime comunista ha espanso il proprio potere sugli altri Paesi attraverso la coercizione economica, portando a una situazione in cui il Comunismo sembrava destinato a conquistare il dominio globale.

a. La globalizzazione genera economie di stampo comunista


La globalizzazione ha trasformato l’economia globale in un’unica grande entità economica. Tramite questo processo abbiamo oggi organizzazioni internazionali, trattati internazionali e regolamenti internazionali. In apparenza sembra che si tratti dell’espansione del Capitalismo e del libero mercato. La realtà è che è stato formato un sistema di controllo economico unificato, in grado di emettere ordini che determinano il destino delle aziende di molti Paesi. Questo equivale a formare un sistema economico totalitario centralizzato: qualcosa di altamente in linea con l’obiettivo di Stalin di unire tutti i Paesi per formare un unico sistema economico. In seguito alla costituzione di questo ordine finanziario internazionale, si è venuta a creare una situazione in cui gli aiuti economici dai Paesi sviluppati ai Paesi in via di sviluppo diventano una realtà costante per un lungo periodo. Questo era esattamente il terzo obiettivo di Stalin.

Per quanto riguarda il sostegno finanziario, le organizzazioni finanziarie internazionali di solito attuano interventi macroeconomici all’interno dell’economia del Paese che riceve assistenza. Il metodo utilizzato è dittatoriale: non solo viene imposto forzatamente, ma tende a ignorare anche le condizioni sociali, culturali e storiche del Paese beneficiario. Il risultato è una restrizione delle libertà e un controllo più centralizzato. Lo studioso americano James Bovard ha scritto che la Banca Mondiale «ha fortemente promosso la nazionalizzazione delle economie del Terzo Mondo e ha intensificato il controllo politico e burocratico sulla vita dei più poveri tra i poveri[6]».

D’altra parte, la globalizzazione economica ha creato un’economia globale omogenea, portando a maggiori conformità nelle tendenze dei consumatori, assieme a meccanismi unificati di produzione e consumo. Le piccole imprese, in particolare i negozi tradizionali di arti e mestieri, hanno sempre meno spazio per riuscire a sopravvivere. Molte piccole imprese, assieme a quelle associate a gruppi etnici locali, sono state semplicemente spazzate via. Sempre più persone hanno perso l’ambiente adatto e quindi la possibilità di impegnarsi liberamente nel commercio all’interno dei propri confini nazionali.

I Paesi in via di sviluppo diventano parte di una catena di produzione globale, cosa che indebolisce la sovranità economica delle singole nazioni e in alcuni casi porta al fallimento dello Stato. Alcuni Paesi sono gravati dal debito e dalla necessità di ripagare i prestiti, il che mina le fondamenta di una libera economia capitalistica.


b. La globalizzazione promuove il Comunismo nei Paesi in via di sviluppo

All’inizio degli anni 2000, la Giamaica ha aperto i suoi mercati, iniziando a importare grandi quantità di latte vaccino a basso costo. Il latte è diventato quindi un bene a buon mercato, con la conseguenza di mandare in bancarotta gli allevatori locali, incapaci di sopravvivere alla marea di importazioni a basso costo. Il Messico aveva numerosi impianti di produzione industriale leggera, ma dopo l’ingresso della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) la maggior parte di quei posti di lavoro sono scomparsi, trasferiti proprio in Cina. Il Messico ha accusato il colpo in quanto non aveva capacità produttive di alto livello. L’Africa è ricca di minerali, ma con l’arrivo degli investimenti stranieri, i minerali africani sono stati estratti ed esportati all’estero, con un guadagno economico molto basso per i residenti locali.

Gli investimenti esteri portano inoltre alla corruzione che influenza i governi. La globalizzazione dovrebbe portare la democrazia’ in quei Paesi, ma in realtà ha consegnato il potere a dittature corrotte. In molti luoghi, la povertà è aumentata. Secondo quanto affermava la Banca Mondiale nel 2015, «oltre la metà di chi vive in condizione di povertà estrema si trova nell’Africa subsahariana». Inoltre, «il numero dei poveri presenti nella regione è aumentato di 9 milioni, con 413 milioni di persone che nel 2015 vivevano con meno di 1,90 dollari al giorno… [7]».

Durante la recente crisi economica asiatica, la Thailandia ha aperto il suo debole sistema finanziario agli investimenti internazionali: il risultato è stato una prosperità temporanea. Tuttavia, una volta che gli investimenti stranieri sono spariti, l’economia tailandese si è bloccata, influenzando negativamente i Paesi vicini.


Con lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione e dei trasporti, la Terra è diventata un unico villaggio. La globalizzazione prometteva di portare prosperità finanziaria e valori democratici all’interno di questo villaggio globale; tuttavia, come ha dichiarato il professor Dani Rodrik della John F. Kennedy School of Government di Harvard, c’è un “trilemma” presente nella globalizzazione: «Non possiamo contemporaneamente perseguire la democrazia, la determinazione nazionale e la globalizzazione economica[8]». Si tratta di una lacuna nascosta della globalizzazione, qualcosa che il Comunismo ha sfruttato.

I benefici e le opportunità offerte dalla globalizzazione sono limitati a un numero ristretto di persone. La globalizzazione ha artificialmente aggravato le disuguaglianze e non è in grado di risolvere i problemi a lungo termine causati dalla povertà. La globalizzazione ha eroso la sovranità nazionale, esacerbato le turbolenze regionali e generato conflitti tra “oppressore” e “oppresso”. Le nozioni di oppressione, sfruttamento, disuguaglianza e povertà sono infatti armi che la Sinistra usa per combattere il Capitalismo, poiché il concetto della resistenza degli oppressi nei confronti dell’oppressore è tipico del Comunismo. L’ideologia comunista dell’egualitarismo e l’ethos della lotta si sono quindi diffusi in tutto il mondo insieme alla globalizzazione.

c. La globalizzazione porta alla polarizzazione della ricchezza, favorendo così la presenza dell’ideologia comunista

Il gigantesco deflusso di industrie e posti di lavoro ha portato la classe operaia e la classe media dei Paesi occidentali a diventare vittime della globalizzazione. Prendiamo l’America, come esempio: con l’enorme fuga di capitali e tecnologia verso la Cina, sono andati persi numerosi posti di lavoro nel settore manifatturiero, con conseguente perdita di industrie e aumento del tasso di disoccupazione. Dal 2000 al 2011, circa 5 milioni e 700 mila lavoratori del settore manifatturiero hanno perso il loro posto di lavoro e circa 65 mila fabbriche hanno chiuso i battenti[9]. Il divario tra ricchi e poveri è in costante aumento negli Stati Uniti e, negli ultimi trent’anni, la crescita del salario medio (corretto in base all’inflazione) ha subito un rallentamento, portando all’emergere dei cosiddetti ‘lavoratori poveri’: coloro che lavorano o cercano lavoro per ventisette settimane all’anno, ma il cui reddito è inferiore al livello ufficiale di povertà. Nel 2016 circa 7 milioni e 600 mila americani sono stati annoverati tra i lavoratori poveri[10].


La polarizzazione tra ricchi e poveri è il terreno in cui il Comunismo può germogliare. I problemi economici non si limitano al solo ambito economico, ma continuano ad espandersi. La richiesta di ‘giustizia sociale’ e di una soluzione all’ingiusta distribuzione del reddito è proprio il fattore che porta all’arrivo di un’ondata di ideologia socialista. Nel frattempo, anche la domanda di assistenza sociale aumenta, cosa che crea a sua volta famiglie più povere e, in ultima istanza, forma un circolo vizioso.

A partire dal 2000, il raggio di azione della politica degli Stati Uniti si è sempre più aperto all’influenza di Sinistra. Durante le elezioni del 2016, la richiesta di Socialismo era in crescita, così come la polarizzazione politica. In larga misura, l’impatto della globalizzazione è da considerarsi alla base di questi cambiamenti. Da un punto di vista storico, maggiore è il disagio in cui si trovano le società democratiche occidentali, più forte il Comunismo si presenta sul palcoscenico mondiale.

d. L’opposizione alla globalizzazione promuove l’ideologia comunista

Con l’avanzata della globalizzazione sono arrivate anche le campagne anti-globalizzazione, segnate dale violente proteste avvenute il 30 novembre 1999 a Seattle, contro la Conferenza ministeriale dell’OMC. In seguito, tre grandi conferenze internazionali tenutesi nel 2001 (il vertice delle Americhe in Quebec, Canada; il vertice dell’Unione Europea a Göteborg, Svezia; e il vertice del G8 a Genova) hanno visto esplodere manifestazioni violente. Nel 2002 a Firenze si è tenuta una manifestazione anti-globalizzazione su larga scala senza precedenti, con circa un milione di partecipanti.


Le campagne anti-globalizzazione in tutto il mondo attirano partecipanti provenienti da diversi contesti. La stragrande maggioranza di loro sono di Sinistra e oppositori del Capitalismo, come i sindacati, le organizzazioni ambientaliste (anch’esse infiltrate da elementi comunisti), le vittime della globalizzazione e il ceto sociale degli svantaggiati. Il risultato è che il pubblico, contando sia i sostenitori che gli oppositori della globalizzazione, collabora inavvertitamente ai fini del Comunismo.

e. Il Capitalismo occidentale ha rafforzato il Partito Comunista Cinese

Nel valutare i successi o i fallimenti della globalizzazione, gli studiosi citano spesso la Cina come esempio di successo. La Cina sembrava aver tratto grandi benefici dalla globalizzazione e si è imposta rapidamente come seconda economia mondiale. Molti prevedevano che la Cina avrebbe infine preso il posto degli Stati Uniti.

A differenza del modello messicano della manodopera a bassissimo costo, il PCC cerca di mettere le mani sulla tecnologia più avanzata dall’Occidente, per poi superare i concorrenti. In cambio della vendita sul mercato cinese, il PCC richiede alle imprese dei Paesi sviluppati di creare joint venture, che poi utilizza per ottenere informazioni sulle tecnologie più importanti. Il PCC ha adottato numerosi metodi a tal fine, dai trasferimenti di tecnologia a veri e propri furti, avvenuti mediante operazioni di pirateria informatica. Una volta conseguite queste tecnologie avanzate, il PCC ha bombardato il mercato mondiale con prodotti a basso prezzo. Inoltre, grazie a sconti e sovvenzioni all’esportazione, il PCC ha sconfitto i concorrenti proponendo di fatto prezzi inferiori a quelli di mercato e portando a uno sconvolgimento dei mercati liberi.


In più, a differenza di altri Paesi non sviluppati che hanno aperto i loro mercati interni, il PCC ha creato molteplici barriere commerciali. Dopo l’adesione all’OMC, il PCC ha approfittato sia delle regole dell’organizzazione, sia del processo della globalizzazione, per attuare un dumping sui prodotti all’estero. Calpestando le regole dell’OMC, il regime ha portato a casa notevoli vantaggi economici. Il Partito, del resto, non ha aperto i propri settori chiave — tra i quali telecomunicazioni, banche e energia — il che, a sua volta, ha permesso alla Cina di trarre vantaggio dall’economia globale, pur rinnegando gli impegni presi.

I profitti economici hanno portato il mondo occidentale a farsi comprare dalla Cina e, come conseguenza, a non vedere e non sentire tutto quello che ruota attorno alle violazioni dei diritti umani. Infatti, mentre il PCC continua a violare i diritti umani, la comunità internazionale continua ad accordare generosi trattamenti di favore al regime.

Nel bel mezzo della globalizzazione, il PCC è un’entità potente; aggiungendo poi la bancarotta morale in cui si trova la società cinese, l’economia di mercato e le regole del commercio in Occidente hanno ricevuto un colpo tremendo. Il PCC ha demolito le regole e ha raccolto tutti i frutti della globalizzazione. In un certo senso, la globalizzazione è stata come una trasfusione di sangue fresco per il PCC, che ha permesso a uno Stato comunista in via di estinzione di tornare in vita. Dietro la manipolazione della globalizzazione c’è lo scopo nascosto di sostenere il PCC attraverso la riallocazione della ricchezza. Nel frattempo, il PCC è stato in grado di accumulare profitti in modo illecito, mentre compie tuttora le peggiori violazioni dei diritti umani.

La globalizzazione è stata un processo che ha portato non solo al salvataggio del PCC, ma anche alla legittimazione del regime comunista cinese. Mentre il Partito ha messo su nuovi “muscoli” socialisti grazie alle “sostanze nutritive” capitaliste, l’Occidente è caduto in relativo declino, cosa che ha incrementato la convinzione del PCC nel perseguire il Totalitarismo comunista e le sue ambizioni globali. L’ascesa della Cina ha infatti entusiasmato molti socialisti e membri della Sinistra in tutto il mondo.


Con la crescita della sua economia, il PCC ha intensificato gli sforzi per infiltrarsi nelle organizzazioni economiche globali, tra cui l’OMC, il FMI, la Banca Mondiale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale e altre ancora. Quando i funzionari del Partito ottengono una posizione importante all’interno di queste organizzazioni, possono sostenere le strategie del PCC e a difenderne le politiche.

Il PCC si avvale di organizzazioni economiche internazionali per portare avanti i propri interessi economici e il proprio modello corporatista. Se le sue ambizioni non verranno fermate, non c’è dubbio che il regime porterà disastri alla politica e all’economia globale.

Quanto sopra sono solo alcuni esempi di come la globalizzazione economica sia stata usata per promuovere e diffondere il Comunismo. Con i progressi nelle telecomunicazioni e nei trasporti, le attività economiche si estendono ora oltre i confini nazionali. Questo può anche essere considerato un processo naturale, ma in questo caso si è trasformato in un’opportunità per il PCC di incamminarsi sul sentiero del dominio globale. È giunto il momento per la comunità internazionale di fare attenzione a ciò che sta accadendo e di liberare la globalizzazione dagli elementi comunisti. In questo modo, la sovranità dei singoli Stati e il benessere di ciascun popolo avranno la possibilità di divenire realtà.
3. La globalizzazione politica

A livello politico, la globalizzazione si manifesta con l’aumento della cooperazione tra i Paesi, l’emergere di organizzazioni internazionali, la creazione di programmi politici e di trattati internazionali, la restrizione della sovranità nazionale e un graduale trasferimento di potere dagli Stati sovrani alle organizzazioni internazionali. A seguito della creazione delle istituzioni internazionali e di norme e regolamenti che trascendono i confini nazionali, queste istituzioni hanno iniziato a violare la vita politica, culturale e sociale dei singoli Paesi. Il potere politico inizia infatti a concentrarsi in un’istituzione internazionale simile a un governo globale, che erode la sovranità nazionale, indebolisce le credenze tradizionali e le basi morali di società fino ad allora distinte e mina la cultura tradizionale, sovvertendo le regole di condotta convenzionali a livello internazionale. Tutto questo fa parte del graduale avanzamento del programma comunista.


Durante questo processo, il Comunismo promuove e usa le organizzazioni internazionali per rafforzare gli elementi comunisti, diffondendo al contempo la propria filosofia di lotta e le sue ideedistorte in merito ai diritti umani e alle libertà; sostiene così le idee socialiste su scala globale, ridistribuisce la ricchezza e cerca di costruire un governo globale che porti l’umanità sulla via del Totalitarismo.

a. L’ONU ha ampliato il potere politico del Comunismo

L’Organizzazione delle Nazioni Unite, istituita dopo la fine della Seconda guerra mondiale, è la più grande organizzazione internazionale al mondo, inizialmente creata per rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra i Paesi. Come entità sovranazionale, le Nazioni Unite sono in armonia con l’obiettivo del Comunismo di eliminare i singoli Stati e sono state utilizzate per aumentare il potere del Comunismo. Fin dagli inizi, le Nazioni Unite sono diventate uno strumento utilizzato dal Comunismo sovietico: un palcoscenico del Partito Comunista su cui auto promuoversi e promuovere l’idea comunista di un governo mondiale.

In occasione dell’istituzione dell’ONU venne redatto lo Statuto (o Carta) delle Nazioni Unite. L’allora Unione Sovietica era uno dei Paesi promotori e un membro permanente del Consiglio di Sicurezza: svolgeva un ruolo di primo piano. Alger Hiss, redattore della Carta e segretario generale della Conferenza della Carta delle Nazioni Unite, nonché funzionario del Dipartimento di Stato americano e importante consigliere di Roosevelt, fu in seguito accusato di essere una spia sovietica e infine condannato per falsa testimonianza nel contesto delle accuse a lui rivolte [11]. I punti di debolezza presenti nella Carta e nelle convenzioni delle Nazioni Unite costituiscono elementi vantaggiosi per i regimi comunisti e probabilmente hanno molto a che fare con l’operato di Hiss.


A capo di molte importanti agenzie delle Nazioni Unite vi sono comunisti o simpatizzanti del Comunismo. Molti segretari generali delle Nazioni Unite sono stati socialisti e marxisti. Trygve Lie, il primo segretario generale, era un socialista norvegese, fortemente sostenuto dall’Unione Sovietica. Il suo compito più importante è stato quello di far entrare il Partito Comunista Cinese nelle Nazioni Unite. Il suo successore, Dag Hammarskjöld, era un socialista favorevole a una rivoluzione comunista globale; si è adoperato spesso per adulare Zhou Enlai, funzionario di alto livello del PCC[12]. Il terzo segretario generale, U Thant, proveniva dal Myanmar (ex Birmania): era un marxista che credeva che gli ideali di Lenin fossero coerenti con la Carta delle Nazioni Unite[13]. Il sesto segretario generale, Boutros Boutros Boutros-Ghali, era al tempo vicepresidente dell’Internazionale Socialista. Non è quindi difficile capire perché i leader dei regimi comunisti ricevano regolarmente trattamenti di cortesia dalle Nazioni Unite. Molte convenzioni delle Nazioni Unite sono di fatto diventate strumenti per promuovere, direttamente o indirettamente, le idee comuniste ed espandere il potere comunista.

La più alta missione delle Nazioni Unite è quella di mantenere la pace e la sicurezza nel mondo. Le forze di pace delle Nazioni Unite sono sotto la responsabilità del Dipartimento per gli Affari Politici. Quattordici persone hanno diretto il dipartimento dal 1946 al 1992 e di queste tredici erano cittadini sovietici. Il regime comunista sovietico ha continuato a cercare di espandere il potere comunista, senza avere alcun interesse reale nel contribuire alla pace nel mondo. Pertanto, anche se il dipartimento ha utilizzato slogan come «salvaguardare la pace nel mondo», l’obiettivo centrale era la promozione degli interessi del Comunismo. Semplicemente, sostenere un’organizzazione filosocialista si conformava ai suoi obiettivi.

A quel tempo, degli agenti comunisti si erano infiltrati negli Stati Uniti. Il direttore dell’FBI J. Edgar Hoover dichiarò nel 1963 che i diplomatici comunisti assegnati alle Nazioni Unite «rappresentano la spina dorsale delle operazioni di intelligence russa in questo Paese[14]». Dopo il crollo dell’ex regime comunista sovietico, la sua ‘eredità’ aleggiava ancora nelle Nazioni Unite: «Gli occidentali che lavoravano alle Nazioni Unite […] si sono trovati circondati da quella che molti hanno definito una mafia comunista[15]».

Il PCC utilizza le Nazioni Unite come strumento di propaganda. Ognuno dei cinque Stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza ha un sottosegretario generale delle Nazioni Unite. Sebbene il sottosegretario generale delle Nazioni Unite non possa più rappresentare gli interessi di un singolo Paese, il segretario generale, nel momento in cui rappresenta gli interessi sociali ed economici del PCC, sostiene di fatto l’ideologia del PCC. I più alti funzionari delle Nazioni Unite, compreso il segretario generale stesso, hanno promosso infatti l’iniziativa One Belt, One Road [chiamata anche Nuova Via della Seta, NdT] del PCC presentandola come uno strumento per affrontare la povertà nei Paesi in via di sviluppo.


Il progetto One Belt, One Road è considerato da molti Paesi come un’arma che mira ad espandere l’egemonia del PCC e ha lasciato molti Paesi in una profonda crisi del debito. Ad esempio lo Sri Lanka ha dovuto prestare un importante porto al PCC per novantanove anni, allo scopo di saldare il proprio debito. Per lo stesso motivo, il Pakistan ha dovuto chiedere aiuto al Fondo Monetario Internazionale. Questa Nuova Via della Seta porta al controllo, da parte del PCC, delle realtà politiche e dell’economia dei Paesi che vi partecipano, oltre ad entrare in conflitto con i diritti umani e la democrazia; per questo motivo molti Paesi stanno schiacciando il freno. Nonostante questo, a causa dell’influenza politica del PCC, gli alti funzionari delle Nazioni Unite hanno promosso attivamente il progetto[16].

b. L’ideologia comunista ha sovvertito gli ideali dell’ONU sui diritti umani

Uno degli obiettivi delle Nazioni Unite è quello di promuovere le libertà e i diritti umani , riconosciuti come universali. Il PCC, insieme ad altri regimi corrotti, nega l’universalità dei diritti umani. Al contrario, sostiene che i diritti umani siano “affari interni”, in modo tale da poter nascondere la sua storia, costellata di persecuzioni e abusi. Arriva persino a elogiare sé stesso per aver garantito il diritto alla sussistenza al popolo cinese. Il PCC ha usato la piattaforma delle Nazioni Unite per attaccare i valori democratici dell’Occidente, facendo leva sulle alleanze con i Paesi in via di sviluppo, così da sovvertire gli sforzi delle nazioni libere nel promuovere i valori universali. A causa della manipolazione attuata dai fattori comunisti, l’ONU non solo ha fatto poco per migliorare i diritti umani, ma spesso è stato usato dai regimi comunisti per mascherare gli scarsi risultati in questo campo.

Molti ricercatori hanno documentato come l’ONU abbia tradito i propri ideali. Nate all’ombra dell’Olocausto, le Nazioni Unite non fanno nulla di fronte ai genocidi. Lo scopo originario delle Nazioni Unite era quello di opporsi agli aggressori e proteggere i diritti umani. Per agire in tal senso, l’esercizio del giudizio morale doveva essere una premessa necessaria; eppure le Nazioni Unite attuali rifiutano di esprimere giudizi morali[17].


Dore Gold, ex ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite e autore di Tower of Babble: How the United Nations Has Fueled Global Chaos, [La Torre di Babele: come le Nazioni unite hanno fomentato il disordine globale] ha affermato: «L’ONU non è una entità benigna che opera a livello mondiale, bensì qualcosa di inefficace. Ha effettivamente accelerato e diffuso il caos nel mondo». Gold ha fornito numerose prove, tra cui la «neutralità dei valori» dell’ONU, l’immoralità dell’«equivalenza morale» e del «relativismo morale», la corruzione, i Paesi con scarsi risultati in materia di diritti umani ma che svolgono ruoli principali nella Commissione per i diritti umani, i Paesi non democratici che hanno la maggioranza dei voti e i regimi comunisti che esercitano il controllo[19]. Secondo Gold, le Nazioni Unite sono un «abietto fallimento» e sono «dominate da forze anti-occidentali, dittature, Stati che sponsorizzano il terrorismo, e dai peggiori nemici dell’America, […]tradendo così i nobili ideali dei fondatori dell’ONU[20]».

La Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato la politica del voto a maggioranza. Tuttavia, i Paesi che non hanno una buona reputazione in materia di diritti umani possono diventare Stati membri e persino sovrintendere al Consiglio per i Diritti Umani, rendendo quindi inutile le sue analisi. Il PCC ha poi di fatto comprato molti Paesi in via di sviluppo, facendo sì che le critiche verso lo stato dei diritti umani in Cina — portate avanti dagli Stati Uniti attraverso le Nazioni Unite — venissero ripetutamente accantonate. La tirannia democratica intrinseca alle Nazioni Unite ha permesso che le votazioni siano oggi uno strumento usato dalle forze comuniste per opporsi alle nazioni libere su molte questioni. Questo ha portato gli Stati Uniti a ritirarsi più volte dal Consiglio dei Diritti Umani. L’Occidente vuole promuovere la libertà e i diritti umani, ma è stato ripetutamente bloccato dai Paesi comunisti. Il Consiglio per i Diritti Umani è andato fuori strada, guidato da regimi corrotti, mentre le cosiddette convenzioni internazionali, sebbene adottate, non hanno fatto nulla per vincolare i Paesi totalitari. Questi Paesi si limitano a ripetere degli slogan, ma non attuano le politiche necessarie.

Non è quindi difficile capire come la Carta delle Nazioni Unite sia molto simile alla Costituzione sovietica e in diretta opposizione alla Costituzione degli Stati Uniti. Il suo scopo non è quello di proteggere i diritti delle persone, ma di servire i bisogni dei governanti. Ad esempio, alcune disposizioni della Costituzione sovietica includevano, subito dopo aver elencato i diritti dei cittadini, espressioni come «nell’ambito del campo di applicazione della legge». In apparenza, la Costituzione sovietica portò ai cittadini alcuni diritti, ma in realtà, in seguito sono state stipulate molte leggi specifiche «nell’ambito del campo di applicazione della legge». Tutto questo ha permesso al governo sovietico di privare arbitrariamente i cittadini dei loro diritti, secondo le interpretazioni che rientravano «nell’ambito del campo di applicazione della legge».

Questo è anche il modo in cui la Carta delle Nazioni Unite e vari contratti e convenzioni definiscono i diritti delle persone. Per esempio, nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, dichiarazioni come «ognuno ne ha diritto» sono allegate a disposizioni come «i suddetti diritti non saranno soggetti ad alcuna restrizione, eccetto quelle previste dalla legge». Questa non è solo una scelta di arbitraria o casuale, ma una porta di servizio creata e lasciata aperta di proposito dal Comunismo.


Il problema si ha nel momento in cui, quando i politici lo ritengono necessario, ogni diritto presente nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani può essere legalmente sospeso. «Non c’è una scusa migliore per un dittatore», afferma Edward Griffin. «La maggior parte delle guerre e dei crimini a livello nazionale sono commessi in nome di una di queste [disposizioni, NdT][21]». È difficile per i Paesi liberi privare arbitrariamente i cittadini delle loro libertà, ma i regimi comunisti possono approfittare apertamente delle scappatoie presenti nella Dichiarazione dei diritti umani.

c. La globalizzazione promuove la idee politiche comuniste

Il Comunismo, attraverso i suoi agenti, crea ripetutamente problemi a livello globale; allo stesso tempo, però, sostiene che la soluzione sia da ricercare in una maggiore collaborazione internazionale e nelle strutture di potere: il fine è quello di stabilire un governo mondiale. Di conseguenza, vari Paesi si ritrovano sempre più vincolati da un numero crescente di trattati internazionali. A questo consegue che la loro sovranità nazionale viene indebolita.

Molti gruppi sostengono strutture di potere internazionali di questo tipo e, sebbene tali gruppi non siano necessariamente comunisti, le loro rivendicazioni sono coerenti con gli obiettivi comunisti di eliminare le singole nazioni e stabilire un governo mondiale.


Durante la Giornata della Terra nel 1970, una personalità del mondo delle comunicazioni disse: «L’umanità ha bisogno di un ordine mondiale. La nazione pienamente sovrana è incapace di affrontare l’avvelenamento dell’ambiente. […] La gestione del pianeta, che si tratti della necessità di prevenire le guerre o prevenire i danni alle condizioni di vita, richiede un governo mondiale[22]». Nel Secondo manifesto umanista del 1973 si può leggere: «Abbiamo raggiunto un punto di svolta nella storia dell’umanità; la migliore opzione è quella di superare i limiti della sovranità nazionale e di procedere verso la costruzione di una comunità mondiale […] Così guardiamo allo sviluppo di un sistema di diritto mondiale e di un ordine mondiale, basato su un governo federale transnazionale[23]».

In effetti, l’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente avvenne dopo che, nel 1972, un’associazione che sosteneva una confederazione globale richiese lo sviluppo di soluzioni ambientali globali e l’istituzione di un’agenzia globale per la protezione dell’ambiente. Il suo primo direttore fu Maurice Strong, un canadese con forti tendenze socialiste.

Al Vertice della Terra delle Nazioni Unite, tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992 (noto anche come Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo), 178 governi hanno votato a favore dell’adozione dell’Agenda 21. Il progetto, presentato in un testo di ottocento pagine, includeva contenuti sull’ambiente, i diritti delle donne, l’assistenza medica e così via. Un influente ricercatore presso un istituto di ricerca ambientale e successivamente funzionario del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, aveva in quell’occasione commentato: «La sovranità nazionale, cioè il potere di un Paese di controllare gli eventi all’interno del suo territorio, ha perso molto del suo significato nel mondo di oggi, dove i confini vengono regolarmente violati dall’inquinamento, dal commercio internazionale, dai flussi finanziari e dai rifugiati. […] Le nazioni stanno in effetti cedendo parti della loro sovranità alla comunità internazionale e cominciando a creare un nuovo sistema di governance ambientale internazionale come mezzo per risolvere problemi altrimenti ingestibili[24]».

Superficialmente le motivazioni dietro un governo mondiale sembrano nobili, ma il vero scopo è la promozione del Comunismo per dominare il mondo. Nel sedicesimo capitolo abbiamo descritto in dettaglio come il Comunismo utilizzi anche la pretesa di proteggere l’ambiente per portare avanti i suoi obiettivi.


Durante il mandato di Boutros-Ghali come segretario generale delle Nazioni Unite nel periodo 1992-1996, sono stati compiuti rapidi passi nella marcia delle Nazioni Unite verso un governo mondiale. Boutros-Ghali ha preteso la formazione di un esercito permanente delle Nazioni Unite e invocato anche il diritto di riscuotere tasse[25]. A causa dell’opposizione degli Stati Uniti, Ghali non è stato in grado di servire un secondo mandato. Altrimenti, la situazione che si sarebbe creata nelle Nazioni Unite sarebbe stata difficile da prevedere. Sebbene i regimi comunisti rifiutino sempre di interferire negli affari interni di altri Paesi, essi partecipano attivamente a varie organizzazioni internazionali, sostengono l’espansione delle funzioni delle Nazioni Unite e promuovono il concetto di governance globale.

Nel 2005, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha affermato: «Nell’era dell’interdipendenza, la cittadinanza globale è un pilastro cruciale del progresso». Robert Chandler, un intellettuale strategico che ha lavorato per l’aviazione americana, la Casa Bianca e vari dipartimenti governativi degli Usa, ritiene che il cosiddetto progresso proposto da Annan distruggerebbe la sovranità nazionale e aprirebbe la strada a una società civile globale senza frontiere. Il programma dell’ONU ‘Per una cultura di pace’ è in realtà organizzato e guidato da appartenenti all’ultra Sinistra, che Chandler ritiene siano intenzionati a distruggere la sovranità nazionale e a creare un governo mondiale totalitario senza frontiere[27].

Il libro The Naked Communist [Il comunista nudo] venne pubblicato nel 1958 con l’intento di denunciare il Comunismo. Il testo elenca i quarantacinque obiettivi dei comunisti, tra i quali: «Promuovere le Nazioni Unite come unica speranza per l’umanità. Se il loro statuto dovesse essere riscritto, esigere che venga costituito un governo mondiale che possieda proprie forze armate indipendenti[28]». Molti si rendono conto che l’istituzione di un governo mondiale non può essere raggiunta a breve termine; è per questo che comunisti e globalisti usano varie argomentazioni per sostenere l’esigenza di creare istituzioni internazionali in vari campi, poi promuovono l’unità di queste istituzioni e continuano a sostenere la dipendenza dalle Nazioni Unite, con lo scopo ultimo di istituire un governo mondiale.

Sostenere un governo mondiale, gonfiando deliberatamente il ruolo delle Nazioni Unite e presentandole come una panacea per tutti i problemi attuali, è parte di un tentativo di giocare a fare Dio, pianificando il futuro dell’umanità attraverso la manipolazione del potere. Si tratta in effetti dell’utopia comunista: una religione che le persone stabiliscono per sé stesse e il cui risultato è devastante.


d. L’idea di un governo mondiale conduce al Totalitarismo

Non c’è niente di sbagliato nell’immaginare un mondo o un futuro migliore, ma cercare di stabilire un governo mondiale per risolvere tutti i problemi dell’umanità significa correre dietro a un’utopia dell’età moderna: il pericolo è di cadere nel Totalitarismo.

Un problema inevitabile, per un governo mondiale che intenda affrontare veramente i problemi globali, è come attuare effettivamente le proprie politiche, siano esse militari, economiche o di altro tipo. Per far passare le sue politiche su scala globale, un governo di questo tipo non prenderebbe sicuramente la forma di una democrazia libera come quella degli Stati Uniti, ma sarebbe invece un grande governo totalitario come l’ex Unione Sovietica o il regime comunista cinese.

Per attirare i vari Paesi ad aderirvi, un governo mondiale dovrebbe offrire allettanti benefici, promettere di portare il benessere e avere un progetto utopistico globale per l’umanità. La proposta sarebbe simile a quella del Comunismo, che si presenta come la panacea dei mali di ogni Paese. Per realizzare gli ideali utopici di un così vasto numero di Paesi e risolvere complesse questioni globali, che si tratti di proteggere l’ambiente o di fornire sicurezza e benessere su scala globale, un tale governo mondiale cercherebbe inevitabilmente di centralizzare il potere. Questa centralizzazione incrementerebbe il potere del governo fino a un livello ineguagliabile, così che il suo controllo sulla società raggiungerebbe un livello senza precedenti. In questa fase, un tale governo mondiale non si preoccuperebbe di raggiungere il consenso tra i Paesi membri o di rispettare gli impegni presi nei loro confronti, ma si concentrerebbe unicamente sull’attuazione delle sue politiche.


Nel mondo di oggi, esistono grandi differenze tra i Paesi. Molti non hanno né una fede ortodossa né le basilari libertà, per non parlare del rispetto dei diritti umani o del mantenimento di elevati standard morali. Se i Paesi si riunissero per formare un governo mondiale, un tale governo adotterebbe gli standard più bassi presenti, eliminando qualsiasi requisito relativo alla fede e alle credenze, alla morale e ai diritti umani. In altre parole, i Paesi si sentirebbero liberi di gestire queste tematiche utilizzando il concetto di cosiddetta neutralità nella religione, nella morale e nei diritti umani. Un governo mondiale promuoverebbe inevitabilmente una sola cultura principale, così da unificare il mondo. Tuttavia, il problema è che ogni Paese ha le proprie tradizioni culturali e credenze religiose.

La maggior parte degli esperti, degli studiosi e dei governi che sostengono attivamente la creazione di un governo mondiale sono atei o hanno opinioni progressiste in merito alle credenze religiose. Appare chiaro che un governo mondiale avrebbe l’ateismo come valore fondamentale: sarebbe una conseguenza inevitabile, dato che il Comunismo è la forza dietro di esso. Per mantenere il suo dominio, il governo mondiale dovrebbe attuare con la forza un processo di rieducazione ideologica, ricorrendo a mezzi coercitivi. Al fine di prevenire la frammentazione o i movimenti indipendentisti dei Paesi membri, un governo mondiale rafforzerebbe notevolmente le sue forze militari e la polizia, così come il controllo sulla libertà di parola e di espressione.

Il governo di un Paese il cui popolo non abbia né fede e né cultura condivise potrà fare affidamento solo su un potere autoritario, cioè sul dominio totalitario, per rimanere al potere. Il risultato sarà una riduzione delle libertà individuali. Un governo mondiale sarebbe inevitabilmente un governo totalitario, in quanto utilizzerebbe il proprio potere autoritario per sostenersi.

In conclusione, il cammino verso un governo mondiale è il cammino verso un Totalitarismo comunista sotto un’altra veste: il risultato non sarebbe diverso dai regimi comunisti di oggi, nei modi in cui schiavizzano e abusano dei loro popoli. L’unica differenza sarebbe che invece di essere confinato in un solo Paese, questo Totalitarismo si estenderebbe al mondo intero, pur essendo controllato da un unico governo, cosa che renderebbe ancora più facile la corruzione e la distruzione dell’umanità. Nel processo di mantenimento del suo dominio, questo gigantesco governo utilizzerebbe progressivamente tutti i metodi malvagi usati dai regimi comunisti. Il cammino verso l’autoritarismo sarebbe anche un processo di distruzione delle culture tradizionali e dei valori morali dell’umanità, che è precisamente quello che il Comunismo mira a realizzare.

4. La globalizzazione culturale: un mezzo per corrompere l’umanità

Gli scambi culturali e i flussi di capitali si espandono in tutto il mondo; allo stesso tempo, anche le varie forme culturali deviate che il Comunismo ha stabilito in quasi cento anni — nell’arte moderna, nella letteratura, nel cinema e nella televisione, negli stili di vita, nell’utilitarismo, nel materialismo e nel consumismo — vengono trasmesse a livello globale. Durante questo processo, le tradizioni culturali dei vari gruppi etnici vengono private delle loro forme esterne e separate dal loro significato originale, dando luogo a culture mutate e devianti, che raggiungono l’obiettivo di corrompere rapidamente i valori morali delle persone, ovunque si diffondano.

Nel mondo, gli Stati Uniti sono il Paese leader a livello politico, economico e militare. Questa leadership porta con sé la cultura americana, che è prontamente accettata e adottata da altri Paesi e regioni. Dopo la Rivoluzione Industriale, con il declino della fede religiosa e l’aumento del materialismo causato dal progresso tecnologico, la gente ha naturalmente tracciato un legame diretto tra la prosperità materiale e la forza di una civiltà. Approfittando di questa tendenza, il Comunismo ha concentrato le sue risorse nel distruggere gli Stati Uniti con mezzi non violenti. Dopo aver influenzato (e corrotto) l’unità familiare, la politica, l’economia, il diritto, le arti, i media e la cultura popolare in tutti gli aspetti della vita quotidiana negli Stati Uniti, e dopo aver distrutto i valori morali tradizionali, il Comunismo ha utilizzato la globalizzazione culturale per esportare la cultura risultante da questa corruzione. Promossa come la cultura avanzata dagli Stati Uniti, si è diffusa in tutto il mondo.

In un batter d’occhio, il movimento Occupy Wall Street di New York è apparso sugli schermi televisivi dei remoti villaggi in India. Attraverso i film di Hollywood, gli abitanti dei villaggi conservatori di confine nello Yunnan in Cina hanno potuto vedere madri single, relazioni extraconiugali e la liberazione sessuale come se fossero tutti aspetti ‘normali’ della vita. L’ideologia alla base del programma di studi Common Core, creato da esponenti del marxismo culturale, si riflette nei libri di testo delle scuole di Taiwan. L’Africa, considerata la regione più arretrata del mondo, si è rivelata la più colpita dall’epidemia di Aids. Dall’Ecuador in Sud America, alla Malesia nel Sud-Est asiatico e alle Fiji nel Pacifico, il rock-and-roll è diventato estremamente popolare.

Willi Münzenberg, attivista comunista tedesco e uno dei fondatori della Scuola di Francoforte, ha affermato: «Dobbiamo organizzare gli intellettuali e usarli per far sì che la civiltà occidentale diventi ripugnante. Solo allora, dopo che avranno corrotto tutti i suoi valori e reso impossibile viverci, potremmo imporre la dittatura del proletariato[29]».


Dal punto di vista della Sinistra, «far sì che la civiltà occidentale diventi ripugnante» è il cammino verso il Comunismo. Per il Comunismo, che ne è la forza motrice, l’obiettivo è corrompere la cultura tradizionale che Dio ha lasciato all’uomo e fare sì che l’uomo abbandoni il divino: tutto allo scopo di distruggere l’umanità.

Se si paragonano la cultura deviata dell’Occidente e la cultura partitica dei regimi totalitari comunisti alla spazzatura, allora la globalizzazione culturale è simile a una tormenta che diffonde la spazzatura su tutto il mond, travolgendo senza pietà i valori tradizionali tramandati all’umanità. Qui ci siamo concentrati sulla spiegazione dell’influenza che la cultura deviata dell’Occidente ha sul mondo. Nel prossimo capitolo analizzeremo come invece la cultura comunista si sia diffusa in tutto il globo.

a. La globalizzazione culturale distrugge le tradizioni

La cultura di ogni etnia presente del mondo ha caratteristiche uniche e porta con sé profonde influenze derivanti da eventi storici remoti. Nonostante le differenze tra le culture etniche, tutte mostrano gli stessi valori universali nelle loro tradizioni, conferiti dal Cielo. Dopo la Rivoluzione industriale, lo sviluppo tecnologico si è fatto portatore di una serie di comodità. A causa dell’influenza del progressismo, gli aspetti tradizionali sono stati considerati generalmente arretrati. Al giorno d’oggi, qualsiasi cosa viene valutata in base a quanto sia moderno, nuovo, parte del ‘progresso’ o in base al suo valore commerciale.


I cosiddetti valori comuni, formatisi dallo scambio culturale nel processo di globalizzazione, non appartengono a una particolare tradizione: sono valori moderni. Gli elementi e i principi adottati nella globalizzazione si discostano dalle tradizioni:includono solo gli elementi più grossolani del patrimonio culturale esistente, così come gli aspetti che possono essere commercializzati. Le idee relative al ‘destino comune dell’umanità’ e al ‘nostro futuro comune’ sono il risultato di tali valori deviati. Il Comunismo promuove valori che appaiono nobili, ma in realtà mirano a far sì che l’umanità abbandoni i valori tradizionali, sostituendoli con valori moderni omogenei e deviati.

Tra le cose piùbasse che si manifestano a livello globale, durante la globalizzazione culturale, vi è la cultura del consumismo. Spinti da interessi economici, i prodotti culturali vengono progettati e commercializzati incentrandosi completamente sul richiamare i bassi istinti dei consumatori. L’obiettivo è quello di controllare l’umanità seducendo, assecondando e soddisfacendo i desideri superficiali delle persone.

Una cultura globale improntata al consumismo si rivolge ai desideri dell’umanità e viene usata per corrompere la tradizione in molteplici modi. In primo luogo, per attirare il massimo numero di consumatori, i prodotti culturali non devono poter offendere nessun gruppo etnico, dalla produzione alla distribuzione. Di conseguenza, le caratteristiche e i significati unici di una certa cultura etnica verranno rimossi da tali prodotti. In altre parole, la tradizione viene eliminata attraverso la deculturalizzazione, o la standardizzazione. Le popolazioni che hanno un più basso livello di istruzione, assieme a un minor potere di consumo, sono quelle più suscettibili a un modello di consumo semplificato, poiché il costo di fabbricazione di tali prodotti è inferiore. A causa della globalizzazione, queste popolazioni rimangono limitate a una cultura commerciale, dai costi di produzione più bassi.

In secondo luogo, la globalizzazione del settore mediatico ha portato alla creazione di monopoli. Il risultato è che gli elementi comunisti possono facilmente utilizzare le idee degenerate dei produttori, per pubblicizzare l’aspetto culturale superficiale dei prodotti e introdurre l’ideologia marxista durante la promozione: l’ibridazione delle culture attraverso la globalizzazione diventa un altro canale di promozione dell’ideologia comunista.


In terzo luogo, una cultura globale rende il consumismo la tendenza dominante della società. Gli spot pubblicitari, i film, i programmi televisivi e i social media bombardano costantemente i consumatori con l’idea di non stare vivendo in modo reale se non consumano, se non possiedono determinati prodotti o non si svagano in un certo modo. Il Comunismo usa mezzi e diversivi per spingere le persone a perseguire l’obiettivo di soddisfare i propri desideri. A causa di questo, le persone si allontanano sempre più dal piano spirituale e, prima che possano rendersene conto, si sono distaccate dalle credenze nel divino e nei valori tradizionali.

Il Comunismo diffonde rapidamente la sua ideologia degradante sullo sfondo della globalizzazione. Fa leva anche sull’effetto gregge: tramite la frequente esposizione a social media, spot pubblicitari, spettacoli televisivi, film e notizie, la gente è bombardata da varie ideologie antitradizionali e innaturali. Questo crea l’illusione che tali ideologie degenerate siano accettate a livello globale. Si diventa gradualmente insensibili ai danni che queste ideologie recano alle tradizioni. I comportamenti distorti sono considerati alla moda e la gente viene anche spinta ad andarne orgogliosa. L’abuso di sostanze, l’omosessualità, il rock-and-roll, l’arte astratta, e molto altro ancora, sono fenomeni che si sono diffusi in questo modo.

L’arte moderna è degenerata e viola tutte le definizioni tradizionali di estetica. Alcune persone sono state in grado di comprendere questo aspetto fin da subito. Quello che succede è che le opere d’arte moderne vengono costantemente esposte nelle città più importanti e vendute a prezzi elevati e i mezzi di comunicazione pubblicano spesso pezzi su queste strane e tetre opere. Il risultato è che buona parte della gente inizia credere di non essere in grado di comprendere le mode e che il proprio gusto artistico debba essere aggiornato. Le persone cominciano a negare il senso della bellezza e a favorire forme di espressione degenerate.

Il Comunismo è in grado di utilizzare l’effetto gregge a causa del fatto che molte persone non hanno una forte volontà. Una volta che l’umanità si discosta dalle tradizioni impartite dal Cielo, tutto diventa relativo e può cambiare nel tempo. La situazione è quindi adatta ad essere sfruttata.


b. I Paesi occidentali sviluppati esportano una cultura contraria alla tradizione

I Paesi occidentali sviluppati svolgono un ruolo decisivo nelle questioni economiche e militari a livello globale. Di conseguenza, la cultura occidentale ha potuto diffondersi rapidamente nei Paesi in via di sviluppo, in quanto è stata considerata la corrente principale della civiltà moderna e la direzione da seguire per lo sviluppo futuro. Sfruttando questa tendenza, è stato possibile diffondere in tutto il mondo la cultura moderna deviata presente negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali. La conseguenza è un danno enorme alle tradizioni di altri gruppi etnici. La musica rock and roll, le droghe e la liberazione sessuale sono state mascherate e proposte come parte della cultura occidentale e si sono rapidamente diffuse. Come sottolineato in questo libro, lo spettro comunista è alla base dello sviluppo di queste culture degenerate, che non hanno nulla a che fare con i valori tradizionali, derivanti dalla fede spirituale.

Attualmente, nel mondo si stanno diffondendo ogni sorta di culture degenerate, che vengono fatte passare come parte della cultura occidentale. Hollywood, in particolare, è diventato uno dei principali corrieri in grado di diffondere le varie ideologie che derivano dal marxismo culturale. Le caratteristiche speciali dell’industria cinematografica permettono di far accettare inconsciamente, agli spettatori, i valori proposti nei film.

Inoltre, a causa della loro forza economica, i Paesi occidentali attirano un gran numero di studenti stranieri. In questo libro abbiamo discusso di come il marxismo culturale abbia preso il controllo dell’educazione occidentale, il che espone allo stesso tempo gli studenti stranieri a varie ideologie di Sinistra. Una volta rientrati nei loro Paesi, gli studenti diffonderanno queste ideologie. Nei loro Paesi, queste ideologie degenerate sono considerate attraenti, a causa del fatto che i Paesi occidentali sono tecnologicamente più avanzati ed economicamente più sviluppati. Così, queste ideologie incontrano scarsa resistenza mentre si diffondono e distruggono le culture tradizionali locali.


Ad esempio, il primo Paese asiatico ad aver riconosciuto il matrimonio omosessuale ha delle tradizioni molto profonde. La globalizzazione è la causa di questo cambiamento: dopo aver studiato in Occidente, un gran numero di studenti ha accettato il matrimonio omosessuale, facendo poi pressione per un cambiamento nel proprio Paese. Per la maggior parte, i politici progressisti che incoraggiano la legalizzazione del matrimonio omosessuale hanno sviluppato la loro visione progressista durante i loro studi all’estero.

c. Le multinazionali diffondono una cultura degenerata

Durante la globalizzazione, il rispetto reciproco e la tolleranza nei confronti di diverse culture nazionali sono diventati un fenomeno di massa. Il Comunismo ne ha approfittato per ampliare arbitrariamente il concetto di tolleranza, rendendo di fatto la neutralità dei valori un ‘consenso globale’ sostenendo così delle ideologie degenerate. In particolare, l’omosessualità e la liberazione sessuale si sono sviluppate rapidamente attraverso la globalizzazione, corrodendo seriamente i valori morali della società tradizionale.

Nel 2016, una multinazionale di negozi al dettaglio ha annunciato che gli spogliatoi e i bagni dei negozi sarebbero stati «friendly to transgender people» [Attenti ai bisogni delle persone transgender, NdT]. Nel pratico, significa che qualsiasi uomo sarebbe potuto entrare nei bagni o negli spogliatoi delle donne a suo piacimento se avesse sostenuto di sentirsi una donna. L’American Family Association ha invitato i consumatori a boicottare l’azienda, a causa dei danni che la politica della multinazionale avrebbe potuto causare a donne e bambini[30]. Per esempio, nel 2018 un uomo è entrato nel bagno delle donne in uno dei negozi e si è denudato davanti a una ragazzina[31].


Da una parte, i consumatori che si rifanno a valori tradizionali si schierano mettendo in atto una resistenza; dall’altra, i giornalisti hanno scoperto che sono centinaia le multinazionali che hanno ottenuto punteggio pieno nell’Indice di uguaglianza aziendale (che misura i comportamenti aziendali nei confronti della comunità LGBT). I giornalisti hanno scoperto che i prodotti e servizi di queste aziende racchiudono tutti gli aspetti della vita quotidiana, cosa che rende irrealistico un qualsiasi tipo di boicottaggio. Le multinazionali in questione rappresentano quasi tutte le principali compagnie aeree, case automobilistiche, catene di fast-food, caffetterie, tutti i principali grandi magazzini, banche, aziende di produzione cinematografica, aziende di telefonia mobile e computer e così via[32]. Questi valori sono diventati onnipresenti e mainstream mediante la globalizzazione e passando per la cultura aziendale di ciascuna multinazionale.

d. L’ONU diffonde valori distorti

Nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che l’omosessualità non doveva più essere considerata una malattia mentale, con la conseguenza di spronare fortemente il movimento omosessuale in tutto il mondo. Con la globalizzazione, l’AIDS si è diffuso in tutto il mondo. Il gruppo più a rischio di contrarre l’AIDS sono gli omosessuali, che a tutt’oggi continuano a essere oggetto di interesse e di discussioni in ambito pubblico; e l’espansione del movimento omosessuale è stata promossa dal Comunismo.Quando gli operatori sanitari incoraggiano i malati di AIDS omosessuali a non vergognarsi e a cercare cure mediche, di fatto promuovono, allo stesso tempo, il riconoscimento morale della condotta omosessuale. In Africa, Asia e America Latina, i finanziamenti della comunità internazionale per combattere l’AIDS hanno avuto l’effetto di promuovere il movimento omosessuale[33].

Il Sudafrica è stato il primo Paese a presentare una nuova convenzione al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che richiedeva di utilizzare il riconoscimento dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere come indicatori del livello dei diritti umani in un Paese. La convenzione è stata poi adottata ed è divenuta la prima risoluzione delle Nazioni Unite che riguardasse direttamente l’orientamento sessuale e l’identità di genere[34]. La realtà è che quel documento normalizza quelle che un tempo erano considerate mentalità degenerate, attribuendo loro la stessa importanza dei diritti umani naturali.


L’articolo 13 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia afferma: «Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo[35]».

Alcuni ricercatori si sono chiesti: se i genitori non permettono ai loro figli di indossare magliette con simboli satanici, si tratta di una violazione dei diritti dei bambini? I bambini hanno il diritto di scegliere il modo in cui desiderano parlare con i loro genitori?[36] I bambini possono non essere in grado di valutare le cose. Quando commettono atti violenti o infrangono norme etiche, i genitori possono disciplinare i loro figli? Queste preoccupazioni non sono ingiustificate. Nel 2018 la Provincia dell’Ontario, in Canada, ha approvato una legge per la quale i genitori non dovrebbero contraddire il desiderio del bambino di esprimere il proprio genere (in altre parole, per la legge i bambini possono scegliere da soli il loro genere, quindi i maschi possono dire di essere femmine e viceversa). I genitori che non accettano l’identità di genere scelta dai loro figli possono essere ritenuti colpevoli di maltrattamenti sui minori: lo Stato può quindi togliere ai genitori la custodia dei loro figli[37].

Il Comunismo usa quindi la globalizzazione per alterare e distruggere la cultura tradizionale e i valori morali in modo totale. Ciò include servirsi dei Paesi sviluppati, delle imprese multinazionali e delle istituzioni internazionali. Le persone sono immerse nelle comodità superficiali presenti nel villaggio globale, ma non sono consapevoli del fatto che i loro modelli di pensiero e le loro coscienze stanno rapidamente cambiando. In pochi decenni, queste ideologie, completamente nuove, hanno inghiottito molte parti del mondo, come se provenissero da uno tsunami. Ovunque queste ideologie fanno breccia, la cultura cambia, le civiltà svaniscono: anche i Paesi più antichi e più chiusi non hanno modo di sfuggirne.

La cultura tradizionale è la radice dell’esistenza umana, un’importante garanzia per gli esseri umani di mantenere degli standard morali. È la chiave che gli esseri umani possono usare per essere salvati dal Creatore. Nel processo della globalizzazione, questi elementi sono stati modificati o addirittura distrutti dalle predisposizioni dello spettro comunista. La civiltà umana affronta una crisi senza precedenti.


Conclusione

Da millenni, nazioni e Paesi diversi tra loro sono coesistiti. Sebbene si trovino in regioni differenti, abbiano forme sociali e sistemi politici differenti, usino lingue differenti, presentino qualità culturali e psicologiche differenti, tutti condividono valori universali comuni. Questi valori universali sono il nucleo della cultura tradizionale di ogni gruppo etnico.

In un breve periodo, poco più di cento anni dopo l’emergere del Comunismo sulla scena mondiale, l’umanità si è trovata ad essere in grave pericolo, poiché le culture tradizionali sono state indebolite, danneggiate e distrutte su larga scala.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre, i comunisti hanno preso il potere in Russia e in Cina, le grandi potenze dell’Est, uccidendo le élite culturali tradizionali di quei Paesi e distruggendo la cultura tradizionale con la violenza. Dopo la Seconda guerra mondiale, i Paesi comunisti si sono infiltrati nelle Nazioni Unite e in altre organizzazioni internazionali per controllarle, abusando inoltre delle procedure democratiche per far sì che la maggioranza potesse conquistare la minoranza; hanno inoltre impiegato il loro denaro allo scopo di persuadere i Paesi più piccoli, nel tentativo di usare l’ONU per spingere il mondo intero verso la corruzione.


In tutto il mondo, specialmente dopo la fine della Guerra Fredda, il Comunismo ha usato gli scambi e la cooperazione politica, economica e culturale a livello internazionale per espandere e controllare la globalizzazione, promuovendo i valori degenerati in tutto il mondo. I valori e le tradizioni universali sono stati distrutti e vengono distrutti sistematicamente. Al giorno d’oggi lo spettro del Comunismo domina il mondo intero.

I gruppi politici ed economici transnazionali di oggi hanno enormi risorse e la loro influenza è arrivata a essere presente in ogni aspetto della società umana. Da importanti questioni come l’ambiente, l’economia, il commercio, gli affari militari, la diplomazia, la scienza e la tecnologia, l’istruzione, l’energia, la guerra e l’immigrazione, fino alle questioni più piccole come il divertimento, la moda e lo stile di vita, tutti questi campi sono sempre più manipolati dai globalisti. Una volta formato un governo globale, diventerà facile trasformare o distruggere tutta l’umanità con un solo comando.

Usando la globalizzazione, assieme ad altri mezzi, lo spettro comunista ha rovinato la società umana in poche centinaia di anni: sia l’Oriente che l’Occidente rischiano di essere distrutti. Solo ritornando alla tradizione, gli esseri umani potranno reintrodurre i valori universali e le culture tradizionali nelle proprie nazioni sovrane e durante gli scambi internazionali. Tutto questo permetterà all’umanità, sotto la protezione e la grazia di Dio, di allontanare lo spettro comunista e di andare verso un futuro luminoso.