LA SCUSA DI VATICANO E CINA COMUNISTA PER "ANNIENTARE" IL CATTOLICESIMO CON LA SCUSA DEL CORONAVIRUS. SARA' LA STELLA ROSSA A DETTARE LEGGE ANCHE IN EUROPA IN MATERIA DI RELIGIONE? ECCO IL TEMPO DELLA PROVA: LA FEDE AUTENTICA E CORAGGIOSA DI SACERDOTI E FEDELI VERRA' MESSA AL VAGLIO DA DIO....
E' di questi giorni l’invito che per voce del vicario generale monsignor Franco Agnesi, l’arcidiocesi di Milano rivolge ai fedeli. «In considerazione delle circostanze che si stanno creando e in evoluzione, dovute al contagio da COVID-19 (Coronavirus) presente anche nel nostro territorio – recita il comunicato – si suggerisce che la Comunione eucaristica possa essere distribuita sulla mano, secondo le norme liturgiche vigenti». Questo per evitare che la saliva, come potrebbe accadere nel caso della particola ricevuta in bocca diventi strumento di diffusione dell’infezione.
Sulla stessa linea ma più ferme le misure del vescovo di Piacenza-Bobbio monsignor Gianni Ambrosio che ha disposto «la sospensione delle attività di catechismo, di gruppo e altre occasioni aggregative (attività di oratorio, feste …)», aggiungendo, per la Messa, che «la Comunione sia distribuita solo sulla mano e si eviti lo scambio di pace». Misura, quest’ultima, presa per evitare la diffusione del virus tramite il sudore.
Dall’Emilia al Veneto dove il pastore di Vicenza monsignor Beniamino Pizziol d’intesa con il prefetto e l’Ulss berica, ha deciso di sospendere l’amministrazione delle Cresima prevista oggi in Duomo mentre il patriarcato di Venezia, nell’attesa «di eventuali indicazioni dalla prefettura» suggerisce di lavarsi accuratamente le mani evitando contatti inutili, come lo scambio della pace. Gesto che, si ricorda, è facoltativo.
A tal proposito, corre l'obbligo di ricordare che durante l'epidemia di SARS nel 2003, nessuna misura estrema era stata adottata dalla Chiesa benché fu un virus assai più letale del coronavirus. Del resto, nel 2003 il papa in carica era Giovanni Paolo II, il papa santo che non aveva ritenuto opportuno porre limitazioni alla liturgia cattolica essendo la sua Fede autentica e fervente. Giovanni Paolo II si spense due anni dopo nel 2005 (ma non a causa della SARS).
Miracolo eucaristico davanti a Papa Giovanni Paolo II
«POSSIAMO ANCORA CHIAMARCI CHIESA CATTOLICA?»
L’1 febbraio sono entrati in vigore i nuovi regolamenti: prevedono che la Chiesa locale sia guidata da un’assemblea nominata dallo Stato e indipendente dal Vaticano.
L’1 febbraio sono entrati in vigore in Cina nuovi regolamenti cui tutte le religioni dovranno attenersi per non diventare fuorilegge. Come già scritto, si tratta di un ulteriore inasprimento del controllo che lo Stato eserciterà su tutte le organizzazioni religiose. Queste non potranno più fare nulla (celebrazioni, raduni, progetti) senza l’esplicita approvazione del dipartimento per gli Affari religiosi del governo e saranno costrette ad «aderire alla leadership del Partito comunista cinese, aderire al principio di indipendenza e di auto-governo», che per la Chiesa cattolica significa obbedire a Pechino invece che al Papa, e «attuare i valori del socialismo».
C’è però anche un’altra norma che rischia di minare alla base l’identità della Chiesa cattolica. Ogni religione, infatti, dovrà essere guidata al massimo vertice da un’assemblea nominata dallo Stato. Il principio è chiaramente in contraddizione con la dottrina cattolica, come nota padre Li, sacerdote dell’Hebei intervistato da Ucanews: «Così non si abolisce forse il tradizionale modello della Chiesa guidata dai vescovi? Se la Chiesa non ha una guida cattolica, si può ancora chiamare Chiesa cattolica?».
L’obiettivo del Partito comunista è «chiaro», continua il sacerdote: «Trasformare la Chiesa cattolica in un gruppo che appartiene al Partito. Questi nuovi regolamenti mettono in serio pericolo la Chiesa cinese e da quando sono stati introdotti non abbiamo avuto che persecuzione, chiese demolite, il divieto di vendere Bibbie online, oltre all’arresto di centinaia di cristiani per incitamento alla sovversione del potere statale».
«SIAMO SUORE, NON SEGUIREMO QUESTE REGOLE»
Hau Baolu, che gestisce una parrocchia nello Shaanxi, reagisce allo stesso modo: «Ora sono gli atei a gestire la Chiesa. Mi chiedo come il governo possa pretendere di essere più importante di Dio e del Vaticano in materia di fede e morale». Secondo Wang Baoen, cristiano dello Shaanxi, «i nuovi regolamenti intendono privare i vescovi e i preti della loro autorità e portare la Chiesa sotto il controllo totale dello Stato, che non esiterà a sopprimerla».
Una suora cattolica, che guida un convento nell’Hebei, ha dichiarato sempre ad Ucanews che non rispetterà le norme appena entrate in vigore: «Noi abbiamo le nostre regole e la nostra gestione del convento. Se seguissimo quelle del governo, non saremmo più un gruppo di suore cattoliche. Non possiamo cambiare la nostra natura».
IGNORATO L’ACCORDO CINA-VATICANO
I nuovi regolamenti sono in netto contrasto anche con l’accordo provvisorio tra Cina e Vaticano firmato nel settembre 2018. Per quanto il testo sia segreto, la Santa Sede ha più volte ribadito che il governo comunista ha riconosciuto il ruolo di papa Francesco come capo della Chiesa cattolica in Cina. Come si concilia questo riconoscimento con la nascita di un’assemblea nominata dallo Stato, e che sicuramente non includerà i vescovi ancora non riconosciuti dal governo, che avrà il compito di decidere tutto riguardo alla vita e agli insegnamenti della Chiesa? Come stanno insieme l’autorità del Papa e il riconoscimento del «principio di indipendenza e di auto-governo» della Chiesa cinese? Queste domande, per ora, rimangono senza risposta.