ISIS SCONFITTO IN SIRIA, PIU’ PERICOLOSO IN EUROPA
IN FRANCIA 273 ARRESTI NEL 2018, IN ITALIA 40
PAURA PER I MINORI INDOTTRINATI ALLA JIHAD
MA ANCHE PER GLI INFILTRATI TRA I MIGRANTI
Allarme estrema sinistra: 19 attacchi in un anno
di cui la metà soltano nella penisola italica
__di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
«Nel 2018, il terrorismo ha continuato a costituire un maggiore minaccia alla sicurezza negli Stati membri dell’UE. Orribile attacchi perpetrati da jihadisti come quelli di Trèbes, Parigi, Liegi e Strasburgo hanno ucciso in totale tredici persone e ne hanno ferite molte di più. Inoltre, un attacco terroristico da parte di un estremista di destra in Italia e numerosi arresti di sospetti terroristi di destra per la pianificazione degli attacchi in tutta l’Unione Europea (UE), indicano che gli estremisti di divergenti orientamenti considerano sempre più la violenza come uno strumento giustificato di confronto. I terroristi non mirano solo a uccidere e mutilare ma anche a dividere la nostra società e a diffondere l’odio. Dobbiamo rimaneri vigile se vogliamo proteggere i nostri cittadini e i nostri valori di fronte ai tentativi di usare la violenza per scopi politici».
A scrivere queste parole è Catherine De Bolle, già commissario generale della polizia belga e dal 2018 direttore esecutivo dell’Europol, nel dossier The Sat 2019, il rapporto annuale sul terrorismo elaborato dagli investigatori di tutte le forze dell’ordine dell’Unione Europea denominato Terrorism Situation and Trend Report. E’ appena stato pubblicato dall’Europol e perciò non è ancora stato diffuso dai media internazionali. Il dato più eclatante delle statistiche è quello sugli arresti: 1.056 sospetti terroristi finiti in manette nel 2018, 511 dei quali perché sostenitori della Jihad nel nome di Allah.
IL TERRORISMO NAZIONALISTA E DI ESTREMA SINISTRA
In esso emergono tre sostanziali gravi emergenze: il terrorismo di matrice etnica-nazionalista soprattutto in Gran Bretagna (Irlanda del Nord), che detiene il record di 83 attacchi (tra effettuati e progettati ma smascherati dai poliziotti dei vari paesi), quello di ispirazione jihadista particolarmente grave in Francia, dove si sono registrati la metà dei 24 attentati (8 realizzati e 16 tentati) da radicali islamici, ed infine quello di estremisti di sinistra: 19 casi in tutta Europa a fronte di 1 soltanto di ispirazione di destra. Quest’ultimo si riferisce della nota sparatoria contro gli immigrati dello pseudo-leghista Luca Traini a Macerata in reazione al brutale squartamento di Pamela Mastropietro, la diciannovenne drogata, violentata, uccisa e fatta a pezzi da un nigeriano in odore di mafia nera.
Siccome però l’orientamento politico dell’Unione Europea è da sempre socialista-democratico la direttrice dell’Europol si concentra sui pericoli dei terroristi di ultra-destra omettendo completamente di degnare di analoga preoccupazione quelli compiuti dall’ultra-sinistra che proprio in Italia ha portato a segno 10 attacchi nel 2018 con l’arresto di 8 persone mentre in tutta l’Unione Europea gli arrestati di sinistra sono stati 34 contro i 44 di destra, a conferma che l’azione preventiva è molto più concentrata nei confronti dei gruppi neonazisti piuttosto che degli eredi delle famigerate Brigate Rosse comuniste, nonostante il numero di attacchi assai differente.
LA MINACCIA JIHADISTA IN EUROPA OCCULTATA DAL REGNO UNITO
Ma l’allarme più grave per l’Europa e per la penisola italica è rappresentato dai jihadisti. Se nello scorso anno nella multietnica Francia, emblema di libertà, uguaglianza e fratellanza, sono stati arrestati 273 sospettati di terrorismo islamico, in Olanda 45 ed in Germania 43, in Italia 40 musulmani sono finiti dietro le sbarre per cospirazioni finalizzate ad attentati riusciti soprattutto nel territorio francese (10) ed in quelli olandesi e britannici (4) a fronte di due soltanto nello stato tedesco e un in quello italiano.
Da un attenta analisi del documento emerge anche il grossolano tentativo di copertura sull’allarme jihadista in Gran Bretagna: mentre in tutte le altre nazioni è bene evidente il numero dei terroristi islamici radicali, nel regno della Regina Elisabetta II, dove le Corti della Sharia sono attive e riconosciute da anni per la risoluzione dei contenziosi civili nelle problematiche familiari, i servizi di intelligence e polizia hanno preferito non diffondere i dati reali degli arrestati di matrice musulmana.
Nella lotta al terrorismo «il Regno Unito ha contribuito con 273 arresti non disaggregati per tipo di terrorismo e non includono 148 arresti effettuati in Irlanda del Nord» scrive una nota del dossier The Sat da cui emerge che Londra, guardacaso amministrata da un sindaco musulmano, non ha voluto specificare il numero dei fanatici della Jihad finiti dietro le sbarre, nonostante l’allarme della NCA (National Crime Agency, l’agenzia britannica omologa alla FBI americana) per gli stupri seriali ai danni di ragazze minorenni compiuti dalle bande di musulmani in varie contee, come riportato da Gospa News in altri reportage.
Ecco quindi che il rapporto dell’Europol nasce già in parte “falsato” sebbene la stessa direttrice De Bolle sia la prima ad evidenziare il grave pericolo della minaccia jihadista nell’Unione Europea sempre più benevola per l’accoglienza indiscriminata dei migranti africani nonostante proprio in tale continente ci sia il fermento e la proliferazione dell’Islam radicale.
«Mentre nel 2017 i jihadisti hanno perpetrato dieci attacchi terroristici nella UE, l’anno scorso abbiamo subito sette attacchi terroristici jihadisti. Allo stesso tempo, tuttavia, il numero di interruzioni di complotti terroristici jihadisti è aumentato sostanzialmente. Quest’ultimo includeva tentativi di produrre e diffondere prodotti chimici e sostanze biologiche, un fatto che illustra il livello di impegno di individui, cellule e reti per usare tattiche terroristiche per danneggiare il società in cui vivono – scrive la direttrice Europol lanciando un nuovo gravissimo allarme – Il livello della minaccia del terrorismo, quindi, non è diminuito, nonostante la sconfitta militare dell’Isis nell’anno precedente. Semmai, la situazione è diventata più complessa. All’interno del ambiente jihadista, attori multipli di motivazione e fedeltà divergenti stanno complottando da soli o cospirando altri; e estremisti di destra, in un tentativo di giustificare la violenza, preda del percezione di una minaccia dall’Islam, che alcune persone facilmente alimentano interpretando la propaganda terroristica e comportamento criminale come rappresentante di una religione mondiale».
GLI ATTACCHI JIHADISTI NEL 2018
Quanto segue è una panoramica degli attacchi terroristici jihadist completati nel 2018, quattro dei quali sono stati rivendicati dal cosiddetto Stato Islamico (IS).
Il 23 marzo, un uomo marocchino di 26 anni ha dirottato un’auto a Carcassonne (Francia), uccidendo il passeggero e ferendo il conducente. Più tardi, ha sparato e ferito quattro agenti di polizia nelle vicinanze delle caserme e ha attaccato un supermercato a Trèbes, dove ha ucciso due civili, ferendone altre e tenendo in ostaggio i clienti. Un tenente colonnello della Gendarmeria Nazionale Francese, che si è scambiato per un ostaggio, è stato colpito e pugnalato dall’attentatore e morì in seguito alle ferite. La speciale task force della gendarmeria nazionale francese ha ucciso l’aggressore. Un comunicato di Amaq News ha affermato che era “un soldato di IS”;
Il 5 maggio un uomo ha pugnalato e ferito gravemente tre persone all’Aia (Paesi Bassi) prima di essere ferito con un colpo di fucule e arrestato dalla polizia. Le autorità in seguito hanno valutato che aveva un movente terroristico;
Il 12 maggio, un cittadino francese di 20 anni di origine cecena armato con a coltello ha ucciso una persona ferendone molte altre a Parigi (Francia), prima essere colpito a morte dalla polizia. È rivendicata la responsabilità dell’attacco attraverso Amaq News la quale ha affermato che l’attentatore era “un soldato di IS” e ha rilasciato a video dell’attaccante che si dichiara fedele a IS;
Il 29 maggio, un uomo di 31 anni che era stato rilasciato dal carcere in libertà vigilata il giorno prima, ha pugnalato due agenti di polizia e ha preso una delle loro armi a Liegi (Belgio). Ha usato la pistola per sparare e uccidere entrambi gli ufficiali e il passeggero di un’auto, e ferire altri quattro agenti di polizia all’uscita dall’edificio scolastico dove aveva brevemente tenuto una donna in ostaggio. L’aggressore è stato ucciso dalla polizia e il giorno seguente è stato rivendicata la responsabilità dell’attacco tramite Amaq News. L’autore aveva convertito all’Islam ed era stato radicalizzato alla violenza mentre scontava una condanna per reati di droga;
Il 31 agosto, un cittadino afgano di 19 anni che aveva presentato domanda di asilo in Germania pugnalò e ferì gravemente due turisti americani nella stazione centrale di Amsterdam (Paesi Bassi), prima di essere ferito da un colpo d’arma da fuoco e arrestato dalla polizia. Successivamente le autorità hanno valutato che aveva un motivo terroristico;
L’11 dicembre, un cittadino francese di 29 anni di origine algerina armato con una pistola e un coltello ha ucciso cinque persone e ferito altri in un attacco vicino al mercatino di Natale di Strasburgo (Francia). È stato ferito dalla polizia prima di fuggire dalla scena. Dopo una ricerca di due giorni, è stato ucciso a Strasburgo e IS ha affermato che l’attentatore era un “soldato IS” attraverso una dichiarazione di Amaq News del 13 dicembre. Diverse persone sono state arrestate in connessione con l’attacco, compreso l’individuo che presumibilmente ha fornito l’attaccante con un’arma da fuoco;
Il 31 dicembre, un uomo di 25 anni di origine somala armato con a coltello da cucina pugnalato e ferito tre persone tra cui un ufficiale di polizia alla stazione Victoria di Manchester (Regno Unito). L’aggressore è stato arrestato, e in seguito le autorità hanno valutato che aveva un movente terroristico.
L’IMPATTO SULL’UE DELLA JIHAD NEL SAHEL E IN MEDIORIENTE
«L’uguaglianza e la libertà possono prosperano solo dove i i cittadini possono essere fiduciosi di poter esercitare i loro diritti e partecipare alla vita pubblica senza intimidazione o paura della violenza. Purtroppo, in un numero crescente di luoghi al di fuori dell’Europa, la violenza è diventato prevalente – aggiunge la dottoressa De Bolle – Nei paesi come la Siria, la Libia, il Mali, l’Afghanistan, tra l’altro, i gruppi terroristici hanno acquisito influenza in misura tale da rivaleggiare lo stato, la cui autorità in molti casi sono minate da faziosità politiche, strutture deboli e corruzione. I cittadini di questi paesi sono esposti a esistenziali minacce alle loro vite e proprietà basate sulla loro appartenenza a particolari comunità o aderendo a particolari pratiche o credenze. La perpetuazione di queste crisi ha dimostrato di avere un impatto sull’Europa, sia attraverso la creazione di nuove lamentele o pregiudizi tra diversi comunità in Europa, screditando gli sforzi internazionali per risolvere la crisi attraverso la diplomazia o fornendo spazio ad ideologie distruttive ed alla prosperazione di reti terroristiche».
Più che un’analisi sui dati investigativi internazionali l’introduzione della numero uno dell’Europol pare un trattato di politica mondialista che omettendo di citare le persecuzioni cristiane nei paesi musslmani del Medio Oriente asiatico e del Sahel africano segnala invece un pericolo inevitabile: «la polarizzazione e l’aumento delle opinioni estremiste è una preoccupazione per gli Stati membri dell’UE. Il dibattito pubblico su fenomeni sensibili come il terrorismo, quindi, deve essere basato sui fatti prima di giungere a conclusioni – precisa la direttrice Europol – Sono orgogliosa di dire che Ue Terrorism Situation and Trend Report (TESAT) ha fornito fatti verificati sul terrorismo in Europa dal 2006. Il rapporto è stato accolto come un punto di riferimento nelle discussioni sulle Politiche antiterrorismo dell’UE e sugli studi accademici. Il lavoro dei membri dell’Advisory Board, costituito dalla “troika” (Presidenze del Consiglio UE, vale a dire Austria, Romania e Finlandia); Francia; Spagna; Eurojust; il Centro di intelligence e situazione dell’UE (INTCEN) e l’Ufficio dell’UE per il coordinamento antiterrorismo ha stato indispensabile per la realizzazione del The Sat 2019»
Richiederebbe un articolo intero l’analisi degli innumerevoli interessanti aspetti del dossier. Pertanto ci concentriamo solo sulle più significative novità tralasciando volutamente la lunga parte sulla minaccia jihadista in Asia ed Africa già ampiamente testimoniata da molteplici reportage di Gospa News.
GLI ATTACCHI MORTALI DEI TERRORISTI ISLAMICI NEGLI ULTIMI ANNI
Con la sconfitta dell’Isis in Iraq ed in Siria «il numero di Foreign Terrorist Fighters europei che viaggiano o tentano di recarsi in zone di conflitto è stato molto basso» ma l’obiettivo delle reti jihadiste è ora nell’UE: «i membri degli stati si sono indirizzati verso la realizzazione di attività nell’Unione Europea».
«Nel 2018, tutti gli attentati mortali del terrorismo sono la conseguenza di attacchi jihadisti: 13 persone hanno perso la vita, inoltre 46 sono state ferite. Questa è una diminuzione considerevole rispetto al 2017, quando dieci attentati hanno ucciso 62 persone». Evidenzia la sintesi del dossier rimarcando che negli Stati membri Ue sono stati ben 16 i complotti sventati e 7 quelli compiuti: «un fatto che indica sia la continua alta attività terroristica ma illustra l’efficacia degli sforzi antiterrorismo».
Tutti gli attacchi terroristici jihadisti sono stati commessi da persone che hanno agito da sole per colpire simboli di autorità ma spesso «il movente dell’autore e il collegamento con altri individui o gruppi radicalizzati è rimasto poco chiaro». Armi da fuoco e coltelli sono stati gli strumenti utilizzati denotando una «diminuita sofisticazione nella preparazione e nell’esecuzione degli attacchi terrorisitici» che ha determinato «un numero inferiore di vittime».
LA MINACCIA AL QAEDA E L’USO DI ORDIGNI ESPLOSIVI IMPROVVISATI
Ma «c’è stato anche un aumento nell’uso di miscele pirotecniche per produrre ordigni esplosivi improvvisati (IED) nelle trame jihadiste. Tre complotti terroristici con l’uso di materiali CBRN (chimici, biologici, radioattivi o nucleari)». Dopo la sconfittà dell’Isis in Siria, eliminato anche dalla roccaforte di Baghouz dalle milize curde SDF, c’è stato un calo degli affiliati al di fuori dell’Unione Europea ma ciò non deve creare troppo ottimismo. L’Europol ritiene infatti «probabile che venga sostituito con l’aumento degli sforzi di al-Qaeda per rivendicare potere e influenza nell’area. La strategia di Al-Qaeda si regge sulla costruzione di alleanze con tribù locali per appofittare delle rimostranze politiche locali ed internazionali anche in Europa».
Ecco perché fenomeni come la strage nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, ordita dall’autraliano Brenton Tarrant, di origini israeliane ed addestrato da Isis e Mossad come riportato da Gospa News, piuttosto che i massacri di Pasqua nelle chiese cristiane dello Sri Lanka, progettati da un imam istruito dall’Isis in Siria, rappresentano i fenomeni ideali per creare quella strategia del terrore capace di far proliferare gli estremismi e giustificare l’Islam radicale ed i suoi antagonisti.
PROPAGANDA ISIS SUL WEB E INDOTTRINAMENTO DEI MINORI
«La sconfitta militare dell’IS in Iraq e la Siria ha avuto un significativo impatto sulla funzionalità numerica del gruppo» e «la coerenza narrativa è stata compromessa dall’incapacità unificare internamente le sue posizioni ideologiche. Tuttavia, IS è riuscito a mantenere una presenza online in gran parte grazie a reti non ufficiali di sostenitori e organi di stampa. Sia IS sia al-Qaeda hanno continuato a cercare nuovi vettori online per la loro propaganda». Ma se l’uso di piattaforme e open source tecnologiche è avanzato come uello di strumenti di comunicazione crittofragata «le capacità di attacco informatico del gruppo sono rimaste rudimentali.
Ma il pericolo del proselitismo radicale resta alto: «C’è un rischio continuo che gli individui con background criminale, compresi quelli attualmenti imprigionati, siano vulnerabili all’indottrinamento e potrebbero impegnarsi nel terrorismo». Mentre è drasticamente calato il numero dei cosiddetti Foreign Terrorist Fighters, i combattenti europei in Medio Oriente: «Piuttosto che tentare il viaggio nella zona del conflitto, il focus delle reti jihadiste degli Stati membri UE si è indirizzato allo svolgimento di attività nell’Unione Europea, sia online che offline.
Il numero di individu di ritorno nell’UE è rimasto molto basso: centinaia di europei i cittadini rimangono in detenzione in Iraq e in Siria. Tutti gli uomini e alcune donne si preputa che abbiano ricevuto addestramento per le armi, anche acquisendo esperienza di combattimento.
Mentre i minori sono essenzialmente vittime, ci sono preoccupazioni tra i membri dell’UE che possano essere stati esposti all’indottrinamento e alla formazione in ex territori IS, e ciò potrebbe rappresentare un potenziale minaccia in futuro. L’abuso dei flussi di migrazione da parte di terroristi per entrare nell’UE non sembra essere sistematico». Ma pur non essendo tale finalmente il dossier Europol ammette che anche questa emergenza rappresenta una drammatica certezza.
IL TERRORISMO ETNICO-NAZIONALISTA IN IRLANDA DEL NORD
Come è acclarato l’allarme per le minacce terroristiche di matrice etnico-nazionalista. Se nel 2018, nessun attacco terroristico è stato attribuito al Partiya Karkeren Kurdistan (PKK, Partito dei lavoratori del Kurdistan), a conferma che la minaccia era tale in risposta alle persecuzioni dei Curdi nell’Iraq di Saddam Hussein e nella Turchia, dove il partito HDP è entrato per la prima volta in Parlamento nel 2018, resta altissime le tensioni in Irlanda del Nord ed in Spagna per i partiti separatisti.
«Nel 2018, i gruppi Dissident Republican (DR) hanno continuato a rappresentare un significativo minaccia alla sicurezza nell’Irlanda del Nord – riporta il dossier Europol – La minaccia è principalmente rappresentata dal Nuovo Esercito Repubblicano Irlandese (NIRA), la Continuità Repubblicano Irlandese Esercito (CIRA), Arm na Poblachta (ANP, Esercito della Repubblica) e Óglaigh na hÉireann (ONH, Guerrieri d’Irlanda) che si dividono in due fazioni». Gli attacchi hanno quasi sempre come obiettivo la polizia britannica e sono stati condotti con molotov, esplosivi e armi da fuoco da invidui collegati con la criminalità organizzata.
In Spagna, invece, la minaccia terroristica l’anno scorso è rimasta molto contenuta dopo che l’Eta Euskadi ta Askatasuna (Basque Fatherland and Liberty) ha sospeso gli attacchi dal 2009 annunciando proprio nel maggio 2018 lo smantellamento della rete. Gli unicici episodi di violenza, con attentati a infrastrutture pubbliche della comunicazione o dei trasporti, sono avvenuti ad opera di pochi estremisti di tale organizzazione confluiti nell’Ernai group, collegato ai partiti di estrema sinistra Baschi. Ma non hanno causato gravi danni o vittime.
Proprio l’estrema sinistra, come detto all’inizio, rimane una delle componenti terroristiche più attive in Europa sebbene le reminiscenze del periodo Nazista inducano la politica e le forze dell’ordine ad evidenziare le preoccupazioni per la minaccia di destra. Ciò non è altro che la conseguenza della solita propaganda dei media del mainstream in gran parte sostenuti da editori di area democratica come il gruppo Gedi in Italia, di proprietà della finanziaria di Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Partito Democratico.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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