Nuovo braccio di ferro all'orizzonte con i talebani dell'accoglienza tedeschi, che hanno recuperato 40 migranti al largo della Libia.
E vogliono puntare su Lampedusa considerata da Gordon Isler, portavoce della Ong tedesca Sea eye «geograficamente il porto (sicuro) più vicino» anche se in mezzo, a 60 miglia, c'è la Tunisia. Si profila il solito copione con il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che firma il divieto di ingresso nelle acque italiane. La nuova sfida scatta, guarda caso, il giorno che dalla nave della Guardia costiera Gregoretti, attraccata ad Augusta, sbarcano i 116 migranti a bordo dalla scorsa settimana.
I furbetti di Sea eye avevano piazzato la nave Alan Kurdi da lunedì davanti alla Tripolitania fra Sabrata e Zwara, due hub dei trafficanti di uomini, in attesa che arrivi il primo gommone. Ieri mattina sono stati recuperate 40 africani provenienti da Nigeria, Costa d'Avorio, Ghana, Mali, Congo e Camerun, in gran parte migranti economici. A bordo del gommone c'erano anche un neonato e due bimbi piccoli. Il recupero è avvenuto ad una trentina di miglia in una posizione che dista appositamente 171 miglia da Malta e 127 da Lampedusa, ma è vicina ai porti sicuri tunisini. «Se la Ong ha davvero a cuore la salute degli immigrati può fare rotta verso la Tunisia. Se invece pensa di venire in Italia come se niente fosse ha sbagliato ministro» dichiara Salvini. L'Alan Kurdi, che batte bandiera tedesca, ha comunicato che deve sbarcare i migranti in cinque stati compresa l'Italia.
In zona, diretta verso la Tripolitania, c'è pure la spagnola Open arms. L'ammiraglia Ocean Vicking di Msf e Sos Mediterranee è in sosta a Marsiglia prima di salpare verso la Libia.
Ieri in serata sono sbarcati i rimanenti 116 migranti da nave Gregoretti, che verranno accolti dai vescovi e distribuiti in cinque Paesi europei (Germania, Portogallo, Francia, Lussemburgo e Irlanda), come aveva anticipato il Giornale. Una cinquantina di migranti sono diretti presso la struttura «Mondo Migliore» di Rocca di Papa vicino a Roma grazie all'intervento della Conferenza episcopale e della Caritas. Probabilmente dopo un po' spariranno come era capitato nel caso di nave Diciotti, ma Forza nuova ha già annunciato battaglia dopo gli scontri dell'ultima volta.
Una trentina di migranti sarà accolta dalla Francia, come ha annunciato via twitter il presidente Emmanuel Macron. Dalla Germania, pure disponibile alla ridistribuzione, il ministro dell'Interno Horst Seehofer invita Salvini ad aprire i porti alle Ong. A bordo di nave Gregoretti c'erano anche 29 persone con tubercolosi e scabbia. «Problema risolto - ha detto Salvini - Autorizzo lo sbarco perché abbiamo avuto la certezza che non rimarranno a carico dei cittadini italiani che già hanno i loro problemi» ha dichiarato Salvini. In contemporanea Legambiente Sicilia ha denunciato il ministro per sequestro di persona. «Non so se mi costerà un altro tentato processo - ha replicato il vice premier - Mi domando cosa c'entri la difesa sacrosanta dell'ambiente con la politica migratoria». Ieri sbarcavano anche 66 migranti curdi e pachistani in due località diverse del Salento. La rotta fa pensare che arrivano dalla Grecia.
Ebola, il Ruanda chiude le frontiere con il Congo dopo nuovi casi di contagio
Due persone morte nella città di Goma. Riesplode l’epidemia dopo un anno
In questa foto, scattata il 4 novembre 2018, gli operatori sanitari trasferiscono un paziente in ospedale dopo che gli è stato diagnosticato il virus Ebola a Butembo, Repubblica Democratica del Congo.
Il Ruanda ha chiuso la frontiera con la Repubblica democratica del Congo in seguito alla nuova esplosione dell'epidemia di ebola. A riferirlo è la stessa presidenza congolese, la quale si è però lamentata di quella che definisce una decisione "unilaterale". La chiusura della frontiera arriva dopo l'annuncio di un terzo caso di ebola a Goma, metropoli a vocazione commerciale da 2 milioni di persone situato al confine con il Ruanda, e due pazienti già deceduti per il contagio.
«Per decisione unilaterale delle autorità ruandesi, i cittadini ruandesi non possono partire per Goma, mentre i congolesi possono lasciare Gisenyi (la citta' di confine ruandese), ma è vietato entrarvi. Questa misura pregiudica l'attività di molti congolesi ed espatriati che vivono a Gisenyi ma lavorano a Goma», afferma una dichiarazione della presidenza congolese.
Nelle ultime 24 ore c’è da registrare la morte del secondo paziente affetto da Ebola della città di Goma. L'uomo, ricoverato nella notte tra martedì e mercoledì, è morto per la malattia che era già in fase avanzata al momento dell'arrivo in ospedale. Lo ha confermato l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha tenuto una conferenza stampa per fare il punto ad un anno dall'inizio dell'epidemia nel paese, l'1 agosto del 2018. L'uomo, ha spiegato Michael Ryan, coordinatore per le emergenze dell'Oms, aveva 40 anni, ed era arrivato a Goma dalla provincia di Ituri, a 350 chilometri di distanza, anche se la zona mineraria dove aveva soggiornato non fa parte di quelle colpite dall'epidemia. «Potrebbe essere stato esposto ovunque tra Komanda, nella provincia di Ituri, e Goma - sottolinea Ryan -, avendo preso diversi mototaxi per molti giorni attraversando la regione al centro dell'epidemia».
Il ritorno del virus nella città, dopo il primo caso risalente alla metà di luglio, aumenta le preoccupazioni per l'epidemia, che la settimana scorsa è stata dichiarata emergenza internazionale di salute pubblica. Goma infatti, oltre ad essere densamente popolata, è vicina al confine con il Ruanda, e ha un aeroporto internazionale. Dall'inizio dell'epidemia sono stati registrati quasi 2700 casi, con 1803 morti, ha ricordato durante la conferenza stampa Matshidiso Moeti, direttore dell'ufficio africano dell'Oms.
«Dal primo caso 175mila persone in Congo e 10mila nei paesi vicini sono state vaccinate - ha sottolineato -. Sono stati creati quattordici centri di trattamento e più di 140mila contatti sono stati identificati e monitorati. Inoltre 77 milioni di persone hanno avuto uno screening per Ebola in centinaia di punti sul confine».
Proprio oggi si ricorda un anno dall'inizio dell'epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo: è un campanello d'allarme, non deve esserci un secondo anno. Al 28 luglio c'erano 2.671 casi confermati, fra cui oltre 700 bambini, più della metà dei quali (57%) sotto i 5 anni. Una percentuale così alta di bambini colpiti durante un'epidemia di ebola è senza precedenti. A ricordarlo è l'Unicef. «Il giorno in cui ho lasciato la Repubblica Democratica del Congo - ha affermato Jerome Pfaffmann, Senior Health Specialist dell'Unicef - sono stati segnalati altri 12 nuovi casi confermati; 5 erano vivi e hanno potuto accedere alle cure, ma 7 sono morti nella comunità. Così non va bene».