venerdì 28 giugno 2019

UNA STORIA NEL...CORTILE Emanuela Orlandi? Forse ha ragione padre Amorth


Si fa un gran parlare in questi giorni di colui che è divenuto il quinto indagato per la scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana sequestrata nel 1983. Oltre ai quattro della banda della Magliana, infatti, nelle indagini figura un insospettabile. Un ecclesiastico: è monsignor Piero Vergari, rettore di Sant’Apollinare all’epoca dei fatti, rimosso dall’incarico nel 1991, un anno dopo aver perorato la causa dell’”indegna sepoltura” in Sant’Apollinare del boss “Renatino” De Pedis con una lettera al cardinal Poletti in cui descrisse il gangster romano come “grande benefattore”.

Ne “L’ultimo esorcista“, il libro che padre Gabriele Amorth ha scritto con Paolo Rodari (in libreria dallo scorso gennaio) Amorth conferma la pista vaticana, così:
NOTA SUL CASO ORLANDI
di padre Gabriele Amorth

Non ci sono prove per dire che in Vaticano ci sia Satana, nel senso che non ci sono prove per dire che ci sono persone che in Vaticano svolgono riti satanici. Persone che sono volutamente schiave di Satana e che lavorano per instaurare il suo regno di buio, morte e distruzione in questo mondo. Io, almeno, non ho prove.
Però voglio dire due cose. La prima riguarda papa Paolo VI. È il 29 giugno 1972. È l’omelia per la festa dei santi Pietro e Paolo. Paolo VI se ne esce con questa terribile denuncia. Dice: «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida della Chiesa… Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. È venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza… Crediamo in qualche cosa di preternaturale (il Diavolo) venuto nel mondo proprio a turbare, per soffocare, i frutti del Concilio ecumenico e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno di gioia di aver riavuto in pienezza la coscienza di sé». E ancora, ecco cosa disse il 15 novembre 1972 durante l’udienza generale: «Uno dei bisogni maggiori della Chiesa è la difesa da quel male che chiamiamo demonio. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa… Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente… È il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero e con proditoria astuzia agisce ancora: è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana».

Infine il 3 febbraio 1977, ancora durante l’udienza generale: «Non è meraviglia se la scrittura acerbamente ci ammonisce che “tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno”».
Paolo VI parla spesso del demonio. E spesso lega la sua figura alla Chiesa. Perché? Forse perché vuole semplicemente ammonire la Chiesa, chiederle di essere prudente, di fuggire le tentazioni di Satana. Ma, a mio avviso, c’è di più. Paolo VI in qualche modo si accorge che Satana è dentro la Chiesa, forse addirittura dentro il Vaticano. E lancia l’allarme.
La seconda cosa che voglio dire riguarda un libro. Nel 1999 è uscito un libro che s’intitola Via col vento in Vaticano. L’autore, anonimo, era un monsignore della curia romana. Presto tutti seppero il suo nome, Luigi Marinelli. Prima della pubblicazione del libro Marinelli venne più volte a confi darsi con me. Era indeciso se pubblicare il libro o meno. Perché questa indecisione? Perché il libro è una collezione di aneddoti piccanti. Storie di carriere, arrivismi, avventure amorose. E anche riti e pratiche poco chiare, che si avvicinano al satanismo.
Certo, non tutto quello che c’è scritto in quel libro è vero, ma in gran parte lo è. Questo è il mio parere. Ora, questo libro, appena uscito, sparì dai banchi delle librerie. Il Vaticano fece comperare tutte le copie. E poi, cosa ancora più curiosa, l’uscita fece pochissimo chiasso sui giornali. Perché? Come fu possibile che rivelazioni così esplosive non scatenassero
il solito can-can dei media? Difficile rispondere. Di certo c’è un fatto: questo libro conferma che quando Paolo VI parlava in qualche modo della presenza del demonio nella Chiesa non aveva tutti i torti. Doveva essere un allarme per la Chiesa, ma non lo fu.

Vorrei, in proposito, fare un esempio. Parlare di una vicenda relativamente recente nella quale, a mio avviso, quella parte minoritaria che dentro le sacre mura lavora per il male e non per il bene può aver preso il sopravvento. È la vicenda che prende il nome di Emanuela Orlandi.
Emanuela Orlandi è una ragazza di quindici anni, figlia di un dipendente del Vaticano, precisamente di un dipendente che lavora nella prefettura della casa pontificia, uno insomma che nel suo lavoro ha occasione spesso di vedere da vicino il Papa. Emanuela è una ragazza solare e vivace.
Improvvisamente il 22 giugno del 1983 scompare. Ancora oggi non è stata trovata. Scompare dopo essere andata a lezione di musica. Emanuela, infatti, suona il fl auto presso la chiesa di Sant’Apollinare in Classe dove c’è una sorta di conservatorio. Secondo le ultime informazioni raccolte prima della sua scomparsa, Emanuela sale su una macchina nera. Ma non è certo. È sicuro che alle 19.15 è stata vista per l’ultima volta da due compagne di scuola, in corso Rinascimento. Dopo di che di Emanuela non si sa più nulla, sparisce.

Pochi giorni dopo appaiono molti manifesti con l’immagine di Emanuela per tutta Roma e con l’appello perché chiunque l’abbia vista nelle ore precedenti o successive alla sua sparizione si faccia avanti.
Nei giorni successivi, e ancora nei mesi e negli anni successivi, si dice di tutto riguardo a questo rapimento.
Le tesi sulla scomparsa della povera Emanuela restano molteplici. Non voglio elencarle. Voglio soltanto dire cosa penso io. Premetto però che non parlo perché sono a conoscenza di fatti, ma parlo riportando quelle che sono le mie sensazioni. Le sensazioni che da subito ho provato quando ho saputo della scomparsa della giovane Emanuela.
Io penso che una ragazza di quindici anni non sale su una macchina se non conosce bene la persona che le chiede di salire. Credo che occorrerebbe indagare dentro il Vaticano e non fuori. O comunque indagare intorno alle persone che in qualche modo conoscevano Emanuela. Perché secondo me solo qualcuno che Emanuela conosce bene può averla indotta a salire su una macchina. Spesso le sette sataniche agiscono così: fanno salire su una macchina una ragazza e poi la fanno sparire.
Il gioco è facile purtroppo. Fanno salire in macchina la loro preda, la narcotizzano con una siringa e poi fanno di questa ragazza ciò che vogliono.
Beninteso, mi auguro che le cose non stiano in questo modo. Mi auguro che se davvero, come penso, di setta satanica si tratta, almeno questa setta non abbia nulla a che vedere con il Vaticano. Mi auguro che questa storia che sembra non finire mai finisca presto. Ma non mi esimo dal dire che spesso in tutto il mondo scompaiono giovani donne in questo modo. Può sparire una ragazza così vicina a un luogo che dovrebbe essere santo come è il Vaticano? Purtroppo sì. Perché Satana è ovunque.

PAPA FRANCESCO (BORGIA) PEDOFILIA, INFANTICIDI E RITI SATANICI VATICANI




RITUALI SATANICI DEL NONO CERCHIO



DOSSIER SUL PAPA JOSEPH RATZINGER E IL GESUITA PAPA FRANCESCO (BORGIA)




L’articolo è basato su intervista esclusiva conKevin Annett del ITCCS (Tribunale Internazionale Crimini Chiesa e Stato) circa un contenzioso dibattuto a Bruxelles: 5 giudici e 27 membri della giuria, provenienti da sei paesi tra cui gli Stati Uniti, hanno considerato la prova su più di 50.000 bambini dispersi, americani, argentini, europei e canadesi, vittime di un culto sacrificale internazionale denominato il Nono Cerchio.

Due donne adolescenti, sostengono che Papa Francesco, le violentava mentre partecipavano a riti sacrificali di bambini. Otto testimoni oculari hanno confermato le accuse in base alle prove presentate questa settimana presso l’ITCCS. I riti satanici del Nono Cerchio, si tenevano nella primavera del 2009 e del 2010 nelle zone rurali d’Olanda e Belgio. http://www.salem-news.com/articles/march222014/itccs-case-proceeds.php
Un altro testimone ha rivelato che durante la cosi detta Guerra Sporca del 1970 in argentina, Papa Francesco era presente durante le riunioni con la giunta militare. Secondo il testimone, Papa Francesco ha aiutato il traffico di bambini in un anello internazionale di sfruttamento minorile, gestito da un ufficio Vaticano.

Un documento Gesuita chiamato il “Magisterial Privilege”, è stato presentato in tribunale dal procuratore capo. Il documento con data 25/12/1967, dimostra che ad ogni nuovo papa è stato richiesto di partecipare al culto satanico del Nono Cerchio,attraverso il quale vengono sacrificati bambini appena nati, e di cui viene bevuto il sangue.

“I documenti dell’Archivio Segreto Vaticano, presentati in tribunale, indicano chiaramente che per secoli i gesuiti hanno avuto un piano premeditato per uccidere ritualmente neonati rapiti e poi consumare il loro sangue”, ha detto il procuratore capo dei 5 giudici internazionali e 27 membri della giuria. “Il progetto è nato da una idea contorta per ricavare energia spirituale dalla linfa vitale degli innocenti, assicurando così la stabilità politica del papato di Roma. Questi atti non sono solo di natura genocida, ma sistematici e istituzionalizzati. È almeno dal 1773, che vengono eseguiti dalla chiesa cattolica romana, cioè dai gesuiti e da ogni Papa”.
Due testimoni hanno affermato che da bambini erano presenti a sacrifici di bambini insieme con l’ex Papa Joseph Ratzinger.

Testimone oculare rivela: “Ho visto Benedetto XVI uccidere una bambina”

È almeno dal 1962 che Ratzinger partecipa a sacrifici di bambini come membro dei Cavalieri delle Tenebre, secondo i registri vaticani presentati alla corte del ITCCS. Ratzinger è stato assistente di un Cappellano delle SS presso il campo tedesco di Ravensbruck durante la Seconda Guerra Mondiale. La divisione nazista dei Cavalieri delle Tenebre, fu fondata da Hitler nel 1933 e abbracciava antiche credenze pagane occulte sui sacrifici umani.

La sopravvissuta olandese Toos Nijenhuis, ha testimoniato: “I neonati venivano tagliati a pezzi sugli altari di pietra e i loro resti consumati dai partecipanti. I superstiti erano costretti a stuprare e mutilare altri bambini e poi tagliare loro la gola con pugnali cerimoniali”.
Secondo i testimoni, Papa Francesco, l’ex Papa Joseph Ratzinger, il Superiore Generale dei Gesuiti Adolfo Pachon e l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby, hanno partecipato ai sacrifici satanici, allo stupro e l’uccisione dei bambini nel culto del Nono Cerchio.

Sono collegati alle cerimonie del culto, i membri della famiglia reale inglese, tra cui il principe Filippo, il cardinale olandese Alfrink, la regina olandese Wilhemina, la sua famiglia e consorte re Hendrick, il reale belga e fondatore del Bilderberg, il principe ereditario Bernhard.
[...]


Il 15 settembre 2012, il Tribunale Internazionale per i Crimini della Chiesa e dello Stato, emise un mandato pubblico di comparizione, nei confronti di alte autorità politiche e della Chiesa cattolica, relativo ad un genocidio di bambini indiani in Canada. Scaduto il termine, iniziò il processo.

[...]

Padre Villa morì il 18 novembre 2012; l’edizione speciale di “Chiesa viva”, di ben 128 pagine, dal titolo “Benedetto XVI? ”, uscì con la data di febbraio e fu spedita agli abbonati e a tutto il clero d’Italia, il 25 gennaio 2013. Pochi giorni dopo, fu inviata anche l’edizione in spagnolo a tutto il Clero delle nazioni di questa lingua.


L’11 febbraio, Benedetto XVI dava le sue dimissioni. Il 25 febbraio 2013, perveniva in Vaticano una condanna di Benedetto XVI a venticinque anni di prigione e Francesco rispondeva con un decreto col quale si rifiutava di consegnare il “Papa emerito” alla giustizia.


Nel maggio 2013, Toos Nijenhuis, una donna olandese, obbligata per anni da suo padre a partecipare a rituali satanici, testimoniò di aver visto il card. Ratzinger uccidere una bambina, in un castello in Francia.


L’ottobre seguente, un altro testimone oculare confermò quanto detto da Toos Nijenhuis, dichiarando anche lui di aver visto il card. Joseph Ratzinger uccidere una bambina, nell’autunno del 1987.

[...]

La testimonianza di Toos Nijenhuis sulla partecipazione del card. Joseph Ratzinger a questi sacrifici umani:


«Ho visto il card. Ratzinger uccidere una bambina, in un castello francese, nell’agosto 1987».



Vaticano e pedofilia: 600 denunce ogni anno all'ex Sant'Uffizio
Gli abusi sui minori da parte di esponenti del clero rappresentano uno degli scandali più pesanti per la Chiesa Cattolica che hanno coinvolto le comunità ecclesiali di tutto il mondo colpendo duramente l'immagine e il prestigio di esponenti di spicco della gerarchia, anche cardinali, spesso accusati, se non direttamente, almeno di non aver contrastato con efficacia gli abusi. I numeri, forniti dal Vaticano a inizio 2013, non lasciano dubbi: il picco delle denunce di abusi ricevuti dalla Congregazione per la dottrina della fede, è stato nel 2004, di 800 denunce, mentre negli ultimi tre anni ci si è attestati sui 600 casi all'anno, che in maggioranza riguardano abusi commessi dal 1965 al 1985, come ha spiegato don Robert Oliver, da meno di un anno promotore di giustizia della Congregazione. Denunce di tipo "canonico", perché poi esistono le denunce alle autorità giudiziaria.

Un “tornado” di denunce - Gli abusi sui bambini da parte dei prelati hanno rappresentato un vero e proprio "tornado" fin dall'inizio del pontificato di Benedetto XVI, sconvolgendo intere Chiese nazionali, in particolare negli Stati Uniti, ma anche in Irlanda, Olanda, nella stessa Germania. Rivelazioni da parte di uomini della Chiesa, soprattutto negli Stati Uniti, erano partite già prima dell'arrivo di Ratzinger, nell'aprile del 2005, al soglio pontificio, ma è negli anni successivi che lo scandalo si è allargato anche in America Latina e in Europa, soprattutto in Irlanda, dove sono emersi i crimini commessi da sacerdoti troppo spesso coperti dalla gerarchia.

Primi incontri con le vittime degli abusi

Le denunce delle vittime sono stata sempre più frequenti, aiutate da associazioni, sostenute da avvocati che spesso hanno chiesto risarcimenti milionari, in particolare negli Stati Uniti. E gli attacchi da parte della stampa di tutto il mondo sono stati all'ordine del giorno. Una pressione sempre più forte, tanto che nell'ottobre del 2006 Benedetto XVI reagì parlando degli abusi sessuali commessi dal clero come di "crimini enormi", raccomandando di "stabilire sempre la verità" e di "portare sostegno alle vittime". Inoltre, nel 2008 nel corso del suo viaggio negli Stati Uniti, Ratzinger aveva deciso di incontrare personalmente alcune vittime, chiedendo loro scusa a nome della Chiesa. Altrettanto accadde nei suoi viaggi in Australia, Malta, Regno Unito e Germania, come hanno raccontato gli stessi protagonisti piangendo per l'emozione.

La commissione creata da Bergoglio - Il giro di vite impresso da Benedetto XVI si è tradotto anche, a livello di Congregazione per la Dottrina della fede, in processi canonici che hanno portato, nel biennio 2011-2012, alla riduzione allo stato laicale di 400 sacerdoti accusati di molestie a minori. E lo scandalo pedofilia ha pesato anche sull'ultimo conclave: oltre al caso del porporato scozzese O'Brien, che non ha partecipato all'elezione di Bergoglio dopo le rivelazioni su suoi approcci sessuali nei confronti di seminaristi, lo Snap, la rete americana dei sopravvissuti agli abusi dei preti, aveva stilato una lista di 12 cardinali da non eleggere "per rispetto alle vittime di abusi sessuali, soprattutto bambini, da parte di esponenti del clero, per le omissioni che hanno fatto nel denunciare i responsabili e per le giustificazioni che hanno dato nonostante le prove documentate". Ora tutta la vicenda pedofilia passerà al vaglio della commissione voluta da Bergoglio, creata con lo scopo primario della protezione dei minori.


Pedofilia: «cardinal Levada, 4.000 casi 
denunciati in Vaticano in 10 anni».

Considerazioni

(ASCA) – Roma, 6 feb. 2012 – ”Nel corso dell’ultimo decennio sono arrivati all’attenzione della Congregazione per la Dottrina della Fede oltre 4.000 casi di abusi sessuali compiuti da ecclesiastici su minori”. A fornire i dati e’ stato oggi pomeriggio il cardinal Joseph William Levada, prefetto della Congregazione della dottrina della fede, aprendo il simposio internazionale all’Università Gregoriana sugli abusi sessuali su minori nella Chiesa riservato a vescovi e superiori religiosi. 

Per il porporato, i casi di abusi sessuali su minori ”hanno rivelato, da un lato, l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o di diritto canonico) a questa tragedia e, dall’altro, la necessita’ di una risposta più complessa”. Levada ha anche ribadito che ”la collaborazione della Chiesa con le autorità civili in questi casi riconosce la verità fondamentale che l’abuso sessuale di minori non e’ solo un crimine in diritto canonico, ma e’ anche un crimine che viola le leggi penali nella maggior parte delle giurisdizioni civili”. Esiste un ”obbligo per la Chiesa di ascoltare e comprendere la gravita’ di quanto le vittime hanno sofferto”, ha aggiunto. 

Il prefetto dell’ex-Sant’Uffizio ha esortato i vescovi a ‘prevenire’ la crisi invece di aspettare che siano i media a portare alla luce gli scandali costringendoli a intervenire, e ha proposto loro di seguire l’esempio del papa che nei suoi viaggi ha incontrato e ascoltato le vittime.

A questo proposito, ha detto Levada, ”voglio esprimere la mia personale gratitudine a papa Benedetto che come prefetto, fu determinante” nell’implementare ”nuove norme per il bene della Chiesa”. ”Ma il Papa – ha aggiunto – ha dovuto subire attacchi da parte dei media in questi ultimi anni in varie parti del mondo, quando invece avrebbe dovuto ricevere la gratitudine di tutti noi, nella Chiesa e fuori”. Per il porporato, ”coloro che hanno abusato sono una piccola minoranza. Tuttavia, questa piccola minoranza ha provocato un gran danno alle vittime e alla missione della Chiesa”.




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L'Onu: Vaticano responsabile degli abusi 
sessuali sui bambini

Preti pedofili, Santa Sede sotto accusa.

La fonte : www.lettera43.it

Le scelte del Vaticano hanno permesso abusi sessuali su decine di migliaia di bambini, violando la convenzione per i diritti dei minori.
Lo ha detto l'Onu in un rapporto in cui sottolinea le responsabilità della Chiesa nello scandalo dei preti pedofili (leggi il pdf).
Il pesante atto d'accusa è arrivato dalla commissione delle Nazioni Unite per i diritti dei minori, che ha denunciato le politiche della Santa Sede che hanno permesso a religiosi di abusare sessualmente di decine di migliaia di bambini e ragazzi. Nel mirino sono finite anche le posizioni del Vaticano su omosessualità e aborto.
La Santa Sede ha replicato vedendo in alcune di queste critiche un «tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell'esercizio della libertà religiosa».
«RIMUOVERE I RESPONSABILI».
L'organismo dell'Onu ha chiesto «l'immediata rimozione» dei responsabili di abusi sui minori, che dovrebbero essere «consegnati» alle autorità civili, oltre all'apertura degli archivi sui pedofili e sugli uomini di Chiesa che hanno coperto i loro crimini.
«LA CHIESA NON HA RICONOSCIUTO I CRIMINI».
Il Comitato si è detto «seriamente preoccupato» dal fatto che la Santa Sede «non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi e non abbia adottato le misure necessarie per affrontare i casi di abusi sessuali su minori e per proteggere i bambini».
POLITICHE E PRATICHE SOTTO ACCUSA. Inoltre il Vaticano «ha adottato politiche e pratiche» che hanno portato alla prosecuzione di abusi e all'impunità degli autori.
Le osservazioni finali sono state stilate in seguito all'esame del rapporto della Santa Sede dello scorso gennaio sul rispetto della Convenzione sui diritti del fanciullo.
SANTA SEDE: «LINEA IDEOLOGICA».
La replica del Vaticano è stata piccata. «L'aspetto negativo del documento che l'Onu ha prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell'incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede», ha detto monsignor Tomasi, osservatore vaticano all'Onu di Ginevra, che ha parlato di «linea ideologica».
Successivamente il segretario di Stato Pietro Parolin ha fatto sapere che «la Santa Sede si riserva di rispondere dopo aver preso conoscenza e aver approfondito i rilievi fatti» dal rapporto.

«Codice del silenzio per coprire i crimini»

L'organismo ONU garante dei diritti dei minori ha ricordato in particolare lo scandalo irlandese delle 'case Magdalene', istituti gestiti da suore in cui le ragazze facevano le lavandaie, in condizioni di semi-schiavitù.
Nel rapporto si ricorda che i responsabili degli abusi sono stati spostati di parrocchia in parrocchia «in un tentativo di coprire questi crimini», difficilmente riferibili alle autorità giudiziarie nei Paesi in cui sono stati commessi «a causa di un codice del silenzio imposto su tutti i membri del clero sotto la pena della scomunica».
«QUANTI SONO I FIGLI DEI PRETI?». Il Comitato dell'Onu ha esortato la Santa Sede a «valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere tutte le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini a conoscere e ad essere curati dai loro padri», ponendo fine alla pratica degli «accordi di riservatezza» nell'ambito dei piani di sostegno finanziario per le madri.
«DEPENALIZZARE L'OMOSESSUALITÀ». Al Vaticano è stato chiesto poi di «condannare tutte le forme di molestia, discriminazione o violenza contro bambini sulla base del loro orientamento sessuale o quello dei loro genitori e di sostenere gli sforzi a livello internazionale per la depenalizzazione dell'omosessualità».
CRITICHE SULL'ABORTO. Infine l'Onu ha invitato la Chiesa a «rivedere la propria posizione sull'aborto» quando è a rischio la vita e la salute delle donne incinte e a «identificare circostanze in cui l'accesso ai servizi di aborto possa essere ammesso» modificando il canone 1398 in materia. Il Comitato ha citato con «profonda preoccupazione» le sanzioni decise dalla Chiesa nel 2009 in Brasile contro una madre e un medico che praticò l'aborto per salvare la vita a una bimba di nove anni, rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno.


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IL VATICANO HA INVASO L’ITALIA
di Ennio Montesi - Termidoro Edizioni - PDE Distribuzione
"4.392 
SONO I CRIMINALI PRETI PEDOFILI INCULABAMBINI 
DELLA CRIMINALE SETTA FONDAMENTALISTA
DELLA CHIESA CATTOLICA"


Ecco le fotografie dei visi dei criminali preti pedofili inculabambini, i loro nomi, i cognomi e le diocesi di appartenenza dei preti pedofili inculabambini della setta fondamentalista della Chiesa cattolica riconducibili allo Stato dittatoriale e oltranzista del Vaticano e al dittatore Joseph Ratzinger: 4.392 (quattromilatrecentonovantadue) sono i sacerdoti accusati di abusi sessuali e di violenza sui bambini dal 1950 al 2002. Nei soli Stati Uniti d’America sono 4.392 i sacerdoti accusati di violenza sui minori. E in Italia? Quanti sono i preti pedofili? Chi sono? Che faccia hanno? Come si chiamano i criminali preti pedofili? In quali città e paesi italiani vivono? Perché la magistratura italiana non pubblica le foto e i nomi dei criminali preti pedofili?
In un database della Polizia degli Stati Uniti d’America sono disponibili a chiunque in tempo reale e raccolte tutte le informazioni pubblicate sui casi dei preti pedofili. Eccolo, vai a vedere le loro belle facce, apprendi dei loro nomi e dove “operano” o dove mettevano in atto i loro crimini aberranti sui bambini:


Diffondete il messaggio con il link a più persone possibili, specie tra coloro i quali sono convinti che quello del criminale prete pedofilo sia solo un luogo comune.

“Uccidi la tua religione prima che la religione uccida te.” Ennio Montesi

“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”. Joseph Pulitzer, Fondatore Premio Pulitzer


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Riferimenti:

IL LIBRO DOSSIER DI LUCA POLLINI



Sprea Books – 168 pagine. 7.90 € Una valanga di scandali continua ad abbattersi sul trono papale. La Chiesa di Roma sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia: in pochi mesi ha perso credibilità e autorevolezza. Gli abusi sessuali commessi da sacerdoti nei confronti di minori gettano un marchio infamante sulla Santa Sede. Persino la figura del Papa è messa in discussione: dopo l’accusa di aver insabbiato molti episodi denunciati, non manca l’ipotesi di dimissioni.
Perché questo attacco al Papa? Un Golpe o un regolamento di conti tra porporati?
Questo libro racconta i fatti, raccoglie le carte e gli articoli che hanno spinto la Chiesa cattolica a confessare le proprie colpe.

IL LIBRO DOSSIER




I peccati del Vaticano. Superbia, avarizia, lussuria, pedofilia: gli scandali e i segreti della Chiesa cattolica

Nei suoi duemila anni di vita la Chiesa cattolica si è prodigata nel combattere il vizio e nel punire con la scomunica e in molti casi con la morte chiunque fosse accusato di non attenersi alla morale cristiana. Ma coloro che tuonano contro i peccatori e continuano a emettere giudizi tranciarti, sono uomini immacolati e irreprensibili? I dubbi sono tanti. Claudio Rendina ripercorre la storia della Chiesa e ne esamina tutti i peccati iniziando con la superbia, l'invidia, l'avarizia, la gola, la lussuria, l'ira, l'accidia: vizi capitali che hanno determinato, tra l'altro, la strage dei musulmani e degli Albigesi nelle sante crociate, la persecuzione degli ebrei, la caccia alle streghe e agli eretici.

Satanisti in Vaticano


Presentazione

Salvare il seme !


Sulle riflessioni di Francesco Lamendola


A chi gli chiedeva cosa fare di fronte al declino inarrestabile della Chiesa Cattolica, Alessandro Gnocchi, dalle colonne della sua rubrica “Fuori Moda” (sul sito Riscossa Cristiana)  rispondeva “Salvare il seme!”,  affinché possa nuovamente germogliare in futuro e ridare rinnovato vigore alla Santa Madre Chiesa, quella Una, Santa, Cattolica, Apostolica,  all’infuori della quale non c’è salvezza (Extra Ecclesiae Nulla Salus).

Ebbene, a questo compito ben assolvono, a nostro avviso,  gli articoli del professor Francesco Lamendola, pubblicati su alcuni siti internet e da noi ripresi per offrirli alla considerazione dei lettori del nostro sito.

A noi sembra che dagli scritti di Lamendola  emergano chiaramente le cause della crisi che attanaglia la Chiesa di Cristo da oltre un cinquantennio, il suo attuale “motus in fine velocior”, nonché i disastri che si prospettano all’orizzonte nell’immediato futuro; e tutto questo accompagnato e sostenuto dalla retta dottrina bimillenaria della Chiesa, quel “depoisitum fidei” affidato da Nostro Signore Gesù Cristo ai suoi discepoli affinché lo custodissero gelosamente, senza stravolgerlo o manipolarlo, come fatto negli ultimi 50 anni, dando ad intendere che si trattasse solo di un “aggiornamento pastorale”.
In questi tempi di oscurità, se il clero, divenuto sale insipido, non fa più germogliare il seme, essendo divenuto relativista, sincretista, immanentista e antropocentrico, a volte perfino apostata, allora diventa inevitabile che spetti ai laici difendere l’ultimo bastione della cattolicità dagli assalti furiosi del dragone infernale (il pensiero qui corre al libro “L’ultima battaglia del diavolo”, del reverendo  Paul Kramer), e se possibile, con l’aiuto di Dio, assolvere l’arduo compito di “salvare il seme”.



Inquietante l’ipotesi avanzata in quest’articolo da Francesco Lamendola: l’esistenza di una setta satanica in Vaticano, ciò che non farebbe altro che confermare le profezie lasciate dalla Madonna a La Salette, a Fatima, a don Stefano Gobbi. Oltre che dalle parole della Madonna, afferma il Nostro, l’esistenza di altri prelati dediti al satanismo in Vaticano sarebbe confermata dalle stesse parole pronunciare dal diavolo nel corso di numerosi esorcismi, come dichiarato dal decano degli esorcisti italiani, Padre Gabriele Amorth,   ancora nel 2010. Inoltre, poiché agli alti livelli, “i riti satanici abbisognano, fra le altre cose, di sacrifici umani” di giovani fanciulli/e, si potrebbero formulare agghiaccianti ipotesi, ad esempio, sulla scomparsa della giovane Emanuela Orlandi, aggiunge Lamendola. Ma come è possibile, si chiede, “che i sommi pontefici, informati di ciò, non siano in grado di fare nulla, assolutamente nulla?”; forse perché, conclude , “sono ormai in molti a pensare e a dichiarare che l’elezione di papa Francesco sia stata orchestrata” (ad es. il vescovo emerito di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri e il teologo Antonio Livi). 




FRF








Il più grande sacerdote esorcista italiano della seconda metà del Novecento, padre Gabriele Amorth (Modena, 1° maggio 1925 - Roma, 16 settembre 2016) lo aveva detto e lo aveva scritto, o meglio, ne aveva parlato in diverse interviste che sono poi confluite nelle numerose pubblicazioni relative alla sua attività di esorcista e di esperto di demonologia: Satana si è insediato nel cuore della Chiesa, nella Curia romana; in Vaticano vi sono dei satanisti, che agiscono in maniera organizzata; e non si tratta solo di laici o di sacerdoti, ma anche di vescovi, arcivescovi e cardinali. In altre parole, il diavolo è riuscito a penetrare nel cuore della cittadella cristiana; il Vaticano è stato infiltrato, ai suoi più alti livelli, dagli adepti del satanismo: come attestato anche da altre testimonianze, ad esempio dal libro-scandalo Via col vento in Vaticano, del 1998, che sollevò un clamore immenso, e il cui autore è risultato essere monsignor Luigi Marinelli, al quale fu intentato un processo per calunnia ma che morì nel 2000, non senza aver subito fortissime censure, perché la Chiesa ha sempre seguito la politica di lavare i panni sporchi in casa. Don Marinelli, però, che ebbe la stima e il sostegno di padre Amorth, a un certo punto dovette disperare che certi panni sarebbero mai stati lavati e fu per questo, cioè per amore della Chiesa che aveva servito per oltre mezzo secolo (aveva 77 anni quando scoppiò il “caso” del suo libro, e aveva ricoperto incarichi di un certo prestigio) si decise a rivelare quelle cose. E come ignorare che, durante la Messa di Pasqua del 2013, un inno “sacro” è stato cantato a Lucifero? 

Del resto, fin dal 1972 Paolo VI aveva parlato del fumo di Satana nella Chiesa; e, anche se alcuni pensano che si sia trattato di una manovra proprio per distrarre l’attenzione da sé e dalla sua cerchia (nessuno lo ha mai accusato di satanismo, però voci sulla sua aderenza massonica sono sempre circolate, allora e anche dopo; voci alimentate anche dalle scomode e pericolose ricerche di un sacerdote assolutamente degno e rispettabile, don Luigi Villa), sta di fatto che dai primi anni Settanta del Novecento - noi eravamo solo dei ragazzini, ma lo ricordiamo benissimo – l’argomento tabù era stato toccato e proprio ai massimi livelli: la Chiesa è infiltrata dal satanismo e prelati della più alta gerarchia sono i suoi seguaci. La cosa suscitò un’ondata di accese discussioni, ma si esaurì in pochissimo tempo, come un fuoco che non trova alimento per rimanere acceso; del resto, non pochi cattolici, oltre al coro uniforme dei media non cattolici, avevano trovato a dir poco discutibili le affermazioni di Paolo VI, anche nel loro significato più generale, perché, in tempi di “rinnovamento post-conciliare”, anche solo evocare la realtà del demonio, anche solo affermare che il diavolo esiste e che la sua presenza costituisce una realtà misteriosa, ma indubitabile, cui ogni cattolico è tenuto a credere, parve, ai progressisti e ai fautori del dialogo con il mondo moderno, un errore o peggio, nel senso che quel discorso, ai loro occhi, sospingeva indietro le posizioni del Magistero verso il passato, invece di accompagnarlo verso il futuro. Dimenticando, evidentemente, che l’esistenza del diavolo ha sempre fatto parte del Magisteroche negarla o metterla in dubbio è, semplicemente, estraneo alla dottrina cattolica; e che il Vangelo stesso è pieno di episodi che si riferiscono al diavolo, e di azioni e parole di Gesù Cristo nelle quali si parla di lui e si mettono in guardia gli uomini contro la sua disastrosa influenza.



La “sospetta” Sala Nervi: tempio per celebrazioni dell’esoterismo massonico?


Esistono poi due altre fonti per avere la conferma della presenza del satanismo in Vaticano, cioè nei gangli vitali della Chiesa cattolica. Una viene direttamente dalle rivelazioni mariane, in particolare da quella diLa Salette, del 19 settembre 1846, dove ai due pastorelli Maximin Giraud e Mélanie Calvat fu detto che Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo. La seconda fonte è il diavolo stesso: il quale, nel corso di numerosi esorcismi, come ha riferito anche padre Amorth, e mentre si trova sotto l’obbligo di rispondere senza mentire (chi non sa cosa sia un esorcismo potrebbe immaginarsi che il diavolo possa ingannare facilmente il sacerdote, essendo mentitore per natura; ma non è così: quando il sacerdote gli ordina di rispondere alle domande nel nome di Gesù Cristo, il diavolo è costretto a dire la verità, sia pure soffrendo e digrignando i denti, come è stato osservato moltissime volte), ha ammesso che i suoi adoratori sono annidati, fra l’altro, proprio al vertice della Chiesa, e che da lì si impegnano al massimo per arrecarle tutto il male possibile, ovviamente facendo in modo di restare nell’ombra. 
Non si può fare a meno di chiedersi, forse con una certa dose d’ingenuità, in quali abissi tenebrosi di dissimulazione e di perversità siano capaci di spingersi dei cardinali o dei vescovi, i quali, se non altro per questioni di età, hanno servito la Chiesa, o hanno finto di servirla, per chissà quanti anni, indossando la maschera dei bravi pastori e, senza dubbio, celebrando empiamente la santa Messa, o assistendovi, magari per sottrarre le Ostie consacrate necessarie ai loro nefandi riti, nel corso dei quali essa viene profanata in maniera abominevole. 
Inoltre, anche i meno informati sanno che i riti satanici abbisognano, fra le altre cose, di sacrifici umani; e se dei ragazzi drogati e sbandati, che s’immaginano di essere dei seguaci di Satana, mentre sono soltanto dei poveri mentecatti, possono forse accontentarsi di uccidere qualche animale e di spruzzarsi con il suo sangue, ai massimi livelli del culto satanico, come certamente avviene fra questi perversi monsignori, non ci si può accontentare di cani o gatti, ma si sacrificano realmente delle creature umane, probabilmente dei bambini, perché il sangue di una creatura innocente è ritenuto particolarmente efficace per ottenere dal diavolo i poteri infami che i suoi sacerdoti gli chiedono di ricevere. 
Fra parentesi, considerate da questa particolare prospettiva, assumono un aspetto diverso anche vicende altrimenti misteriose e quasi inspiegabili, come, per dirne una, quella del rapimento della povera EmanuelaOrlandi, figlia di un funzionario vaticano, avvenuto nel cuore di Roma e mai risolto. 
Cardinali e vescovi sono persone colte, persone in età e (fino a prova contraria) dalle abitudini specchiate, abituati a un certo decoro esteriore: se decidono di entrare in un circolo satanico, senza dubbio lo fanno sin da giovani e non a titolo personale, ma come pedine di una vastissima congiura, che parte da lontano e che ha dei disegni veramente globali. 
Impadronirsi del vertice della Chiesa cattolica, infatti, equivale a impadronirsi di un potere spirituale immenso, che essi, nelle loro infernali macchinazioni, pensano di poter rivolgere dal culto di Dio al culto del diavolo, ma facendo in modo che la massa dei fedeli e del clero stesso non se ne renda neppure conto. Sappiamo, ad esempio che simboli satanici e simboli massonici sono presenti in molte chiese cattoliche; che perfino nella basilica di San Pietro, a Roma, esistono e sono stati osservati e fotografati (ne abbiamo parlato, a suo tempo, in un apposito articolo; ma rimandiamo soprattutto alle specifiche ricerche fatte dall’ingegner Franco Adessa, amico ed estimatore del defunto don Luigi Villa, il quale ne ha parlato più volte dalle pagine della rivista Chiesa viva); che alcune chiese, in Italia e nel mondo, sono state concepite, fin dall’inizio, dal punto di vista architettonico – forti indizi esistono per la Sala Nervi, voluta da Paolo VI nel 1964 - come altrettante celebrazioni dell’esoterismo massonico; e che una cosa del genere è stata fatta, in modo particolare, per il grande santuario di San Giovanni Rotondo, ove giacciono i resti mortali di san Pio da Pietrelcina, colui che tanto mise in guardia contro l‘azione del diavolo ai danni della Chiesa, oltre che delle singole anime, e contro la presenza massonica in essa insinuatasi (fu anche lui in rapporti di amicizia con don Villa, al quale aveva affidato la missione di smascherare la massoneria ecclesiastica e le sue occulte trame).

Leggiamo, dunque, nel libro di Padre Amorth “Memorie di un esorcista”, questo sconcertante passaggio, che parrebbe tratto da un romanzo dell’orrore (intervistato da Marco Tosatti; Milano, Piemme Edizioni, 2010, pp. 85-86):
D. In precedenza, don Gabriele, mi ha detto che alcune sette sono meno serie, mentre altre sono assai più terribili…
R. Certamente, alcune sono terribilmente serie. E purtroppo ce ne sono dappertutto. Ritengo anche in Vaticano.
D. Anche un Vaticano?
R: Sì, anche in Vaticano ci sono membri di sette sataniche.
D: E chi vi è coinvolto? Si tratta di preti o di semplici laici?
R. Ci sono preti, monsignori e anche cardinali!
D. Mi perdoni, don Gabriele, ma Lei… come lo sa?
R. Lo so dalle persone che me l’hanno potuto riferire perché hanno avuto modo di saperlo direttamente. Ed è una cosa “confessata” più volte dal demonio stesso sotto obbedienza durante gli esorcismi…
D. Il Papa ne è stato infornato?
R. Certo che ne è stato infornato! Ma fa quello che può... È una cosa agghiacciante. Tenga presente poi che Benedetto è un Papa tedesco , che viene da una nazione decisamente avversa a credere a queste cose… In Germania infatti praticamente non ci sono esorcisti… Eppure il Papa ci crede: ho avuto occasione di parlare con lui tre volte, quando ancora era prefetto alla Congregazione per la Dottrina delle Fede. Altroché se ci crede! E ne ha anche parlato esplicitamente in pubblico parecchie volte. Ci ha ricevuto, come associazione degli esorcisti, ha fatto anche un bel discorso, incoraggiandoci ed elogiando il nostro apostolato. E non dimentichiamo che del diavolo e dell’esorcismo moltissimo ne ha parlato Giovanni Paolo II…
D. Allora è vero quello che diceva Paolo VI: che il fumo di Satana è entrato nella Chiesa…
R. È vero, purtroppo, perché anche nella Chiesa ci sono adepti alle sette sataniche. Questo particolare del “fumo di Satana” lo riferì Paolo VI il 29 giugno 1972. Poi, siccome questa frase ha creato uno scandalo enorme, il 15 novembre dello stesso 1972 ha dedicato tutto un discorso del mercoledì al demonio, con frasi fortissime. Però non ha avuto conseguenze pratiche, questo suo discorso. Certo, ha rotto il ghiaccio, sollevando un velo di silenzio e censura che durava da troppo tempo, però non ha avuto conseguenze pratiche. Ci voleva uno come me, che non valeva niente, che non era niente, per spargere l’allarme, per ottenere conseguenze pratiche...



I tasselli dell’inquietante mosaico vanno al loro posto, se si considera come sia andato a finire il pontificato di Benedetto XVI



Dunque: nel 2010, un rispettato sacerdote esorcista, noto in tutto il mondo, dichiarava che il Vaticano è pieno di satanisti; che costoro occupano posizioni eminenti nella gerarchia ecclesiastica; che il culto satanico da essi praticato è una cosa terribilmente seria, una cosa al cui pensiero ci si sente agghiacciare dalla paura (e lui non era uomo che si spaventasse facilmente: il diavolo, l’aveva affrontato innumerevoli volte, nelle persone dei posseduti che gli venivano condotti affinché li liberasse, nel nome e con l’aiuto di Dio). 

Si diceva certo, inoltre, che di ciò il papa, Benedetto XVI, fosse stato pienamente informato: quello stesso papa che, al momento della sua elezione, aveva detto, rivolgendosi ai fedeli: Pregate per me, affinché io non fugga per paura davanti ai lupi…, cosa che poi, purtroppo, è avvenuta: ed è rimasta come una ferita dolorosissima nel corpo vivo della Chiesa, che molti hanno dimenticato incredibilmente in fretta, ma che impiegherà chissà quanto tempo per rimarginarsi, e che segna una cesura nella storia della Chiesa. 
Ma Ratzinger viveva da anni in Vaticano, e doveva ben conoscere anche questo pauroso cono d’ombra della Curia romana, ben prima di essere eletto papa: come dubitare che quel suo timore, espresso con tanta chiarezza sin dall’inizio, non avesse a che fare con la chiara coscienza di quanto il pericolo fosse incombente, sia in senso fisico che spirituale? 
Eppure, né le parole scioccanti di Paolo VI, né quelle di Giovanni Paolo II, e neppure la ferma convinzione di Benedetto XVI sulla pericolosità del demonio e sulla presenza dei suoi seguaci all’interno del Vaticano, hanno sortito, come dice padre Amorth, delle conseguenze pratiche. La vera domanda è questa: come mai? Come è possibile che accada una cosa del genere: che dei vescovi e dei cardinali giungano a praticare il satanismo nel cuore della cristianità, all’ombra della Basilica di San Pietro; e che i sommi pontefici, informati di ciò, non siano in grado di fare nulla, assolutamente nulla? Purtroppo, tutti i tasselli dell’inquietante mosaico vanno al loro posto, se si considera come sia andato a finire il pontificato di Benedetto XVI. Sono ormai in molti, dal vescovo emerito di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, al teologo Antonio Livi, a pensare e a dichiarare che l’elezione di papa Francesco sia stata orchestrata; e, se si riflette sulle modalità con le quali il suo predecessore ha abbandonato la responsabilità pontificale, qualche domanda è inevitabile farsela. Domande che ben difficilmente potranno mai trovare delle risposte assolutamente certe e irrefutabili sul piano della ricerca storica rigorosa; alle quali, però, è possibile rispondere, fin da ora, sul piano della coscienza morale, osservando la piega che sta prendendo la vita della Chiesa negli ultimi anni. 

Questo, almeno, si può dire: che se qualcuno si sta rallegrando di come si è sviluppato l’attuale pontificato, dubitiamo che si tratti del nostro Signore Gesù Cristo…

Vedi anche i video di padre Amorth sul diavolo: VIDEO DI PADRE AMORTH

Possiamo veramente dirci cristiani finché esisterà la teocrazia papale?

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Il SECONDO fulmine mentre colpisce San Pietro
L’Ebreo Gesù non appartiene alla casta sacerdotale. Non esercita funzioni sacrali, né lui né i suoi discepoli. Il laico Gesù annuncia alla donna samaritana l’approssimarsi del tempo in cui Dio sarà adorato in spirito e verità, e non più negli spazi sacri di questa o quella religione. Si sente libero persino di fronte alla intangibilità della legge mosaico, scardinando la tradizionale sudditanza leguleia alle tradizioni etiche e rituali: “Non l’uomo è fatto per il sabato, ma il sabato per l’uomo”. Non si allea al potere religioso né a quello politico, ma lascerà come unica direttiva quell’inaudito comando: “date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”. Inaudito perché ponendo la distinzione fra Stato e religione, Gesù pone fine, in un colpo solo, sia alle teocrazie (il sacro come strumento del potere), sia alle idolatrie politiche (il potere assolutizzato come sacro). Gesù libera l’uomo dalla soggezione allo Stato e costringe nel contempo lo Stato a sfatare la sua pretesa assolutezza. Gesù scuote alla radice il sistema politico-religioso, libera le coscienze da una concezione etico-religiosa erronea e alienante, stabilisce la priorità di alcuni valori che oggi diremmo specificamente laici, quali il rispetto per la libertà di coscienza individuale, l’eguaglianza dei diritti fra tutti gli uomini, compresi gli emarginati e gli stranieri, la eliminazione di ogni menomazione umana.
Flavio Pajer, La laicità post-secolare, un luogo teologico, p. 63
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Perché chiamare Sua Santità il Papa, se anche lui è un peccatore e deve chiedere la misericordia di Dio? Perché definire «sacre» le Congregazioni del Vaticano che agiscono come ministeri di una monarchia assoluta?…Il velo della virtù si è strappato dinanzi agli scandali di pedofilia e in questi giorni con la rivelazione della rete di prostituzione che opera a Roma e fornisce servizi sessuali da parte di seminaristi… È ora che il Papa indossi le scarpe del pescatore, rinunci ai titoli onorifici ereditati dall’impero romano e assuma, collegialmente con i cardinali di tutto il mondo, il più evangelico di tutti i titoli: servo dei servi di Dio.
La Chiesa, in verità, e non da oggi, appare assai più una potenza temporale che spirituale…, un colosso economico e finanziario (un patrimonio immobiliare che supera i 2mila miliardi di euro, un numero di ospedali, università e scuole eguale a quello di un Paese come gli Stati Uniti, oltre 1 milioni e 200mila dipendenti, solo per dare qualche numero)… Al fondo di tutto, infatti, c’è un gigantesco conflitto di ordine finanziario. E se nel passato la gestione degli interessi di parte cercava di accontentare le esigenze di tutti, oggi questo non sarebbe più possibile. Movimenti ecclesiali con solidissimi interessi economici e finanziari, come Opus Dei, Legionari di Cristo, Comunione e Liberazione, movimenti carismatici, neocatecumenali, sono stati in passato fortemente sostenuti da Giovanni Paolo II, ricevendone in cambio copiose e continue offerte (di cui hanno beneficiato dicasteri di Curia ed ecclesiastici), una obbedienza assoluta al papa, una lotta intransigente e senza quartiere contro tutto ciò che aveva anche il vago sentore di modernismo o progressismo, l’opposizione radicale (specie in Centro America ed in America Latina) contro il comunismo, la Teologia della Liberazione, la Iglesia popularQueste realtà ecclesiali sono oggi troppo potenti per non entrare in conflitto tra di loro per ottenere l’egemonia, lottando su piani molto complessi e differenti, da quello delle alleanze politiche a quello dei rapporti con i banchieri ed il mondo industriale; dalla speculazione finanziaria alla presenza nel campo dell’assistenza, dell’editoria, della cultura, dell’istruzione; fino all’occupazione dei posti chiave nell’organigramma vaticano alle nomine episcopali…Il nuovo pontificato non segnerà quindi la fine della crisi, e nemmeno quella delle lotte intestine alla Chiesa. Semmai una tappa nel tentativo di ricomposizione dei conflitti interni. O l’avvio di un redde rationem nella corsa ad una difficile egemonia.
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Le cronache di questi giorni hanno dell’incredibile che rasentano l’assurdo. Ormai è di dominio pubblico: l’aria mefitica della corruzione, dei giochi di potere, di pratiche persino criminali, di degrado morale, di malcostume appesta i palazzi vaticani e richiede urgente un’opera di disinfestazione e di pulizia generale, nella presa di coscienza e nella trasparenza generale. Aprire le finestre e cambiare aria!
E invece cosa succede? Ci si chiude a riccio: si pone sotto secreto la relazione dei tre saggi, si schermano i telefoni, si oscurano perfino le finestre della Cappella Sistina, si perquisiscono i Cardinali, e si minaccia addirittura la scomunica a chi volesse twittare con l’esterno.
La “città posta sul monte”, perché sia visibile a tutti e a tutti faccia luce, diventa un bunker sotterraneo più adatto ai topi che a persone libere e risorte.
I “Pastori” che dovrebbero guidare il popolo in un cammino di crescita e di responsabilità vengono rinchiusi, chiavi stellati (“cum-clave” da cui la parola “Conclave”), come scolaretti indisciplinati e incapaci, da tenere a bada…. Siamo agli antipodi di quella chiesa-comunità cui il Maestro aveva ordinato il linguaggio della schiettezza: «Sia il vostro linguaggio: sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno» (Matteo 5,37).
E’ stato censurato anche il Vangelo dalla sue narrazioni scomode che nessuno più ricorda ed è stato messo sotto silenzio perfino il suo Maestro: «Non abbiate paura. Nulla v’è di coperto che non debba essere svelato e nulla di nascosto che non debba essere conosciuto. Ciò che dico a voi nelle tenebre, proclamatelo nella luce; ciò che udite nell’orecchio, annunciatelo sui tetti» (Matteo 10, 26-27).
«C’è un tragico paradosso in cui si dibatte la coscienza cattolica: l’istituzione per merito della quale ancora oggi nel mondo continua a risuonare il messaggio di liberazione di Gesù è governata nel suo vertice da una logica che rispecchia proprio quel potere contro cui Gesù lottò fino ad essere ucciso. Questa è la condizione paradossale e a volte tragica dell’essere oggi, e non solo oggi, un cattolico». Così scriveva il teologo Vito Mancuso nel suo ultimo libro Obbedienza e Libertà.
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Mauro Pesce su “Edificherò la mia chiesa” (Matteo 16, 18)
Ci si può domandare come mai il vangelo di Matteoattribuisca a Gesù la celebre frase rivolta a Simon Pietro: «Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa (ekklêsia)» (Mt 16,18). Questa frase è stata infinite volte utilizzata per sostenere che Gesù voleva fondare la chiesa, una realtà religiosa ben distinta e autonoma. Bisogna, però, anzitutto rendersi conto che buona parte dell’esegesi riconosce che questa frase non è di Gesù, ma è stato l’autore del Vangelo di Matteo che gliela ha attribuita circa cinquant’anni dopo la sua morte. Bisogna attribuire questa frase e il breve brano in cui è inserita (Mt 16,16-19) all’iniziativa di Matteo (che del resto è il solo a riportarla). La frase difficilmente può essere stata pronunciata da GesùIl Vangelo di Marco, quello di Luca e quello di Giovanni citano ben più di un centinaio di frasi, parabole, e discorsi di Gesù, ma la parola «chiesa» (ekklêsia) non vi appare mai. Anche il Vangelo di Matteo cita una quantità notevole di frasi di Gesù e non mette mai sulla sua bocca questa parola, salvo in due casi (Mt 16,16-19; 18,15-17).Il primo è quello appena citato. Il secondo è molto più articolato ed eloquente: «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla chiesa (ekklêsia); e se non ascolterà neanche la chiesa, sia per te come un Gentile e un pubblicano» (Mt 18,15-17). In questo secondo brano Matteo si riferisce a un’organizzazione comunitaria che non esisteva quando Gesù era vivo. Sta immaginando una situazione tipica del suo tempo, l’ultimo quarto del I secolo. All’epoca di Matteo la parola «chiesa» era ormai molto usata. Appare, difatti, massicciamente negli scritti canonici del Nuovo Testamento che parlano della vita delle comunità dei seguaci di Gesù, alcuni decenni dopo la sua morte. La troviamo ad esempio nelle lettere attribuite a Paolo (circa 40 volte nelle lettere sicuramente autentiche e un po meno di 20 volte nelle altre) e negli Atti degli Apostoli (più di 20 volte). È nel clima storico della seconda metà del I secolo che le diverse comunità cominciano a porsi il problema della propria legittimità e del proprio collegamento con l’autorità di Gesù.[1]
La prospettiva di Gesù era dunque singolare: egli non pensava all’organizzazione di un proprio organismo autonomo, ma al rinnovamento di tutto il popolo di Israele in attesa della nuova realtà che Dio avrebbe di lì a poco instaurato. D’altra parte il Vangelo di Matteo gli mette in bocca un futuro e non un passato o un presente. Gesù non dice «ho edificato», né «edifico» ora, ma «edificherò» (oikodomêsô) la mia ekklêsiaMatteo era quindi consapevole che Gesù non aveva costruito una ekklêsia durante la sua attività. Poteva attribuire a Gesù l’idea di una ekklêsia solo come una prospettiva futura. L’esistenza e la costruzione di una ekklêsia non faceva parte della pratica di vita di Gesù.
Gesù non fonda una chiesa nel senso che non forma un centro di potere (normativo e stabilizzato, fondativo) al quale siano attribuite appunto le funzioni di legiferare, di ordinare, condannare, punire e garantire la salvezza (anche per il Vangelo di Giovanni è solo il Gesù risorto che attribuisce ai discepoli il potere di rimettere i peccati, Gv 20,23). In Matteo, le frasi attribuite a Gesù sulle chiavi del regno (Mt 16,19) riguardano chiaramente solo il futuro dopo la sua morte.
Il fatto che Gesù non fondi una comunità significa che egli non ha bisogno di assegnare funzioni e compiti che la strutturino. Gesù non organizza neppure nuovi luoghi di culto. Frequenta le sinagoghe e in esse agisce in modo inconsueto, ma non crea, per i suoi adepti, occasioni e luoghi di culto diversi, delle nuove sinagoghe alternative.
LA CHIESA SI RIFORMI, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
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