lunedì 24 giugno 2019

Sionismo, Immigrazione, Mondialismo: l’assassinio dell’ Europa Estratti da La figura mostruosa di Cristo




La conquista mondiale ebraica, programmata con la Prima Guerra Mondiale (se ne è già parlato) non funzionò come conseguenza dell’insorgere dei fascismi, né l’effetto dell’insorgere dei fascismi poté essere cancellato completamente dopo il 1945. La ‘guerra fredda’ fu un intermezzo che permise a certi avvoltoi di guadagnare a dismisura con il commercio delle armi e che, a vantaggio dei medesimi, permise una ristrutturazione della fisionomia geopolitica mondiale con la decolonizzazione. Ma già negli anni Trenta una cosa dovette risultare del tutto chiara a ‘chi di dovere’: fino a che fossero rimasti degli stati etnicamente/razzialmente ancora validi e più o meno omogenei, il programma talmudico di conquista mondiale (attraverso interposti lenoni/ruffiani/cristiani) sarebbe sempre stato in pericolo.





Già dall’inizio degli anni Cinquanta, un rabbino ungherese poté fare una significativa dichiarazione, non certo sua personale, ma che rifletteva l’indirizzo di tutto il ‘popolo eletto’ (1) “Vi posso assicurare che l’ultima generazione di bambini bianchi, o se no la penultima, sta nascendo adesso: le nostre commissioni di controllo favoriranno, nell’interesse della pace, il meticciato di bianchi con altre razze. La razza bianca scomparirà, perché la mescolanza di bianchi con negri significa la fine dell’uomo bianco, per cui il nostro più pericoloso nemico non sarà più altro che un ricordo. Entreremo così in un’era di mille anni di pace e prosperità, la pax judaica, e la nostra razza dominerà indiscutibilmente il mondo. La nostra superiore intelligenza ci permetterà, sicuramente, di conservare il nostro dominio su di un mondo di razze di colore.”


(Dei ‘precursori’ di questo tipo di idee non erano mancati. Il celebre massone Richard Coudenhove-Kalergi (2) proponevanegli anni Venti una futura Europa di mulatti sotto egida ebraica, mentre Werner Sombart (3) prevedeva, per il secolo XXI, che gli Stati Uniti d’America sarebbero stati popolati quasi esclusivamente da schiavi negri sotto la sferza di padroni ebrei – qualcosa di analogo, ma fuori dall’Europa.)

Ecco dunque il nuovo piano ebraico – assecondato, è chiaro, dai loro inservienti cristiani: quello del meticciato totale – ‘facciamo del mondo una sola famiglia’ si vede spesso negli striscioni appesi all’entrata delle chiese. (Vale l’osservazione che gli ebrei, che vivono di parassitismo a carico di chi lavora e produce, perderebbero in ricchezza qualora chi lavora e produce non esistesse più; ma essendo la ricchezza/finanza per loro soltanto un mezzo verso lo scopo della dominazione totale, quando dovessero essere i padroni assoluti, non darebbero grande importanza a una perdita di introiti.) Questo piano è portato avanti dalle istituzioni giuridiche internazionali post-1945, nonché dalle chiese cristiane con esse in relazione di sudditanza e collaborazione. (Sergio Viera de Mello, amministratore delle Nazioni Unite nel Kosovo, ebbe a dichiarare il 4 agosto 1999: “… i popoli razzialmente puri sono un concetto nazista. Proprio contro questo concetto hanno combattuto gli alleati nella seconda guerra mondiale… È per lo stesso motivo che la OTAN/NATO ha combattuto in Kosovo… per impedire l’insorgere di un sistema di purezza etnica” (4)).

Il crollo dell’Europa per disfacimento razziale è certo una decisione definitiva presa dall’establishment puritanese-ebraico americano e di riflesso a Bruxelles, capitale dell’ Europa/UE. Starà agli Europei, fino a che Europei in piedi ce ne saranno ancora, opporsi a questo piano (5). – Naturalmente, il fatto del meticciato in Europa è strettamente legato a quello dell’immigrazione extracomunitaria e con la denatalità europea (vedi la prossima sottosezione). Molto recentemente, l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa, un organo dell’UE) ha dichiarato che bisogna incrementare l’immigrazione, perché i nuovi immigrati saranno necessari come forza-lavoro dopo la ripresa dell’economia, raccomandando intanto che si dia assistenza a quelli che, già presenti in Europa, sono rimasti senza lavoro (6). Secondo tale Nick Farage (7) esiste una manovra per fare entrare 50 milioni di immigrati africani nell’Unione Europea e all’uopo un ufficio collocamento è stato aperto nel Mali a fine 2008. Secondo gli ‘economisti’ di Bruxelles, questi immigrati ci vogliono, entro il 2050, “per compensare il crollo demografico europeo dovuto alla denatalità”. Inoltre, in Europa ci sarebbero circa 8 milioni di clandestini, che secondo l’OCSE dovrebbero essere visti con un occhio di riguardo e certamente non espulsi.
Anche se inizialmente furono pochi quelli che seppero identificare ciò che stava dietro le quinte dei movimenti migratori verso l’Europa provenienti dal Terzo Mondo (8), adesso non ci dovrebbero essere misteri di alcun genere, su questo argomento, per alcuno che non sia obnubilato dalla mediologia giudeo-cristiana. In riguardo, il lettore sia riferito all’ottima sintesi di Gianantonio Valli (9), dove è dato il migliore resoconto possibile degli ‘argomenti’ con cui gli immigrazionisti riescono ancora a ingannare parecchi sprovveduti, soprattutto se frequentatori di parrocchie. Qui ne siano menzionati tre, fra i più rappresentativi, almeno a parere dello scrivente: (a) “bisogna mantenere il livello numerico della popolazione europea che rischia di diminuire come conseguenza della denatalità” – non si vede proprio perché quel livello numerico deva essere mantenuto, soprattutto a costo di falsificare la popolazione dell’Europa; (b) “anche gli europei sono emigrati nel passato, adesso è doveroso aprire le nostre porte chi vuole emigrare” – chi è rimasto in Europa anche in tempi difficili non ha alcun dovere verso coloro che ‘accolsero’ (e qui ci si potrebbe dilungare) gli emigrati europei di altri tempi; (c) il più falso e sfacciato: “saranno gli immigrati terzomondiali a pagare le pensioni dei nostri vecchi, in mancanza di giovani autoctoni pagatori di tasse in numero sufficiente” – i versamenti al fisco di una esigua frazione degli extracomunitari non compensa il vuoto lasciato dagli autoctoni non nati, senza contare i mastodontici costi sociali e sanitari causati dalla presenza degli allogeni extracomunitari.

(Intanto, il traffico clandestino di migranti è divenuto un affare criminoso che, a livello mondiale, ha un gettito superiore a quello delle armi o della droga (10).)

Ma, osservato pure che i pessimisti non hanno mai fatto la storia, aggiungiamo una nota ‘ottimista’ – in verità, realista.A chi viene a dirci che la società ‘multirazziale e multietnica’, cioè: la globalizzazione– quindi, il ‘facciamo di tutto il mondo una famiglia’ come spesso si sente proclamare dai preti – è un fatto ‘ineluttabile’ e che chi dica il contrario ‘si pone fuori dalla storia’ (così il presidente dello ‘stato italiano’, Giorgio Napolitano) si può rispondere con tutta certezza che la storia non è teleologica e a farla sono sempre gli uomini, finché ci saranno ancora uomini in piedi. Inoltre, ancora più importante, anche se gli europei (e/o gli est-asiatici) fossero ridotti ad affrontare la marea di colore con uno svantaggio numerico di 1 contro 10, la vittoria arriderebbe loro in ogni caso, in quanto essi, se liberi da complessi castranti monoteisti, sono e saranno sempre e comunque gli unici a valere qualcosa. E, in ogni caso, al giorno d’oggi i mezzi tecnici per liberarsi dagli allogeni e rispedirli indietro non mancherebbero – bisognerebbe soltanto avere la volontà di usarli.
Il lato più pratico e tangibile della collaborazione, da parte della Chiesa Cattolica postconciliare, con la volontà ebraica di globalismo e meticciato, è stato anche, forse, il più ‘naturale’ da parte vaticana e monoteista in generale; quandola teologia mette mano alla zoologia per decidere a chi è il caso di ’salvare l’anima’ (11). Questo è stato recentemente confermato dall’ultima enciclica vaticana (12), nella quale si sollecita una ‘vera autorità politica mondiale’, sussidiaria a un governo della globalizzazioneconcorde con quanto prospettato dalle Nazioni Unite; mentre all’ebreo Giuseppe Montini/Paolo VI viene riconosciuto il merito di avere accolto l’ideale cristianodi ‘un’unica famiglia dei popoli’ (‘facciamo di tutto il mondo una famiglia’). I cristiani devono favorire il processo di integrazione planetaria, rendendola prefiguratrice della città vera, senza barriere, di dio (popperiana ‘società aperta’). Più espliciti non si potrebbe essere, ma questo ha degli antecedenti: per esempio, il giubileo dell’anno 2000 fu chiuso da Karol Wojtyła/Giovanni Paolo II con un appello per fare dell’Europa un continente multietnico e multiculturale (13). – Anche il Vaticano ha adottato la retorica immigrazionista (‘gli immigrati terzomondiali pagheranno le nostre pensioni’, ecc.) (14); mentre la propaganda irenista usa la diffusione ecclesiatica per suggerire che in un mondo di meticci non ci saranno più ‘tensioni’ (15).
I partiti di sinistra, in Europa, sopravvivono soltanto per inerzia, usufruendo del voto di vecchi habitué e di qualche nuova leva di giovani ‘colti’, putrefatti/rimbecilliti dallo ‘studio’. Ma in ogni caso la loro situazione è instabile; essi sono dei residuati, ‘intellettuali’ e burocratici del dopoguerra. La loro unica possibilità di sopravvivenza (cioè: di prolungamento del possesso di posti burocratici da parte delle corrispondenti nomenklature), a medio-lunga scadenza, è quella di scatenare una nuova ‘lotta di classe’ nella quale il ‘proletariato’ sarà costituito dagli immigrati di colore (proletariato per sempre, fino a tanto che ci sarà ancora della popolazione di razza bianca, in quanto incapace per ragioni biologiche/razziali di migliorare la propria condizione o di superare il proprio risentimento) e la ‘borghesia’/’nemico teologico’ sarà l’europeo di razza bianca, per quanto povero egli possa essere. Perciò la sinistra politica attuale è lanciata a testa bassa verso uno sfrenato immigrazionismo terzomondiale (16). Dopo i gravi disordini avvenuti nel gennaio 2010 a Rosarno, in Calabria, a opera degli africani là utilizzati come lavoratori agricoli, il capo del partito neocomunista italiano Pier Luigi Bersani ebbe a dire che se in Italia abbiamo quattro milioni di immigrati, ce ne servono otto. Ciò le sinistre portano avanti in parallelo con l’attacco contro la piccola e media industria e a favore dei dinosauri megaindustriali in via di anchilosi ma che, nella loro Weltanschauung di tipo ‘rivoluzione industriale’, rappresentano il passo intermedio fra la realtà fattuale e il Paese dei Balocchi di pinocchiesca qualità. Secondo l’appena menzionato Pier Luigi Bersani, l’industria (italiana) soffre di ‘familismo’ e di ‘nanismo’, mentre è proprio vero che la piccola industria, spesso familiare, manda avanti, al 70%, l’economia (17).

In termini generali, la differenza fra sinistra/marxismo e ‘non-sinistra’, adesso come adesso, si riduce fondamentalmente al campo dell’immigrazione: la sinistra vorrebbe una valanga di immigrati di colore, indipendentemente dagli effetti sociali che questo fenomeno potrebbe avere per le genti autoctone; la ‘non-sinistra’ vorrebbe fermare o per lo meno limitare quella valanga.

In questo contesto la sinistra fa letteralmente tutt’uno con il pretume neocattolico – l’antico anticlericalismodi sinistra è completamente scomparso. Un esponente di punta della sinistra, che si autodichiara cattolico, autore di un libro nel quale fa il punto di quale sia, secondo lui, il posto giusto dei cattolici (18) (e non gli si saprebbe dare torto) ha recentemente affermato che “bisogna rafforzare l’alleanza trasversale di chi ha il compito di mantenere l’identità dei valori cristiani” (19). E la presidentessa del partito neocomunista italiano, Rosy Bindi, è unafondamentalista cristiana.

Ci si può immaginare una futura fusione fra quella che adesso è la sinistra politica e i residui di quelle che ancora si autoqualificano chiese cristiane, per dare origine, nel campo del politico, a una ‘nuova sinistra’/’nuovo cristianesimo’. Intanto la sinistra in Europa continua la sua missione di sempre come fattore destabilizzante a favore dell’ ‘Usrael’.
Nell’anno 2000, l’ambasciatrice americana (quindi: di un paese di analfabeti), tale Kathryn Walt Hall, in Austria (la terra di Wolfgang Amadeus Mozart) ebbe la sfacciataggine di dichiarare, durante una sua conferenza all’università di Klagenfurt, che l’America ‘non era d’accordo’ con le politiche di Jörg Haider e che l’Europa dovrà‘cambiare la sua cultura’ per accomodarsi al globalismo e al multiculturalismo (20).


Note:
1. Emmanuel Rabinovič al congresso rabbinico paneuropeo di Budapest, 12 gennaio 1952. Citato da Joaquín Bochaca, Historia, cit.
2. Citato da Dieter Schwarz, cit.; cfr. anche Gerd Honsik, Der Juden III. Reich?Halt den Kalergi-Plan!, Bright Rainbow-Verlag, La Mancha, 2003.
3. Werner Sombart, Judíos, cit.
4. Cfr. Manfred Roeder, circolare mensile Deutsche Bürgerinitiative (Schwarzenborn/Hessen),maggio 2001.
5. Cfr., per esempio, Andreas Thierry nel bimensile Volk in Bewegung und der Reishsbote(Ellwangen), dicembre 2009.
6. Cfr. il quotidiano La Padania (Milano), 14 luglio 2010.
7. Nick Farage nel quotidiano Daily express (London, Inghilterra), 20 ottobre 2008; su internet in quella stessa data.
8. Per esempio, AA.VV. Warum Völkermischung?, Hugin, Wetter, 1979.
9. Gianantonio Valli, Complici, cit., vol. IV.
10. Cfr. il quotidiano Die Welt (Berlin), 29 luglio 2004.
11. Cfr. anche Silvio Waldner, cit.
12. Caritas in veritate, 29 giugno 2009.
13. Cfr. Ángel García Fuente de la Ojeda, cit.
14. Cfr., per esempio, il quotidiano La Padania (Milano), 9 ottobre 2008.
15. Per esempio, Jacques Audinet, ed. it. Il Tempo del meticciato, Queriniana, Roma, 2001: “Il cosmopolitismo è profondamente ancorato nel monoteismo, allo stesso modo del messaggio ugualitario. Dare vita a meticci è un coraggioso atto di benvenuto al mondo nuovo, un mondo di nuovi individui tagliati dal proprio passato, sradicati e tutti uguali (che faranno) l’alba di un nuovo mondo libero dai pregiudizi di oggi”.
16. Cfr., per esempio, il quotidiano La Padania (Milano), 28 gennaio 2001. Un fatto del genere si diede nell’isola inglese nel 2005, quando le sinistre di quell’isola, allora al governo, concessero una valanga di permessi facili di soggiorno a extracomunitari con l’idea di procacciarsi voti – cfr. il quotidiano Il Giornale (Milano), 9 novembre 2009.
17. Cfr. il quotidiano La Padania (Milano), 9 marzo 2010.
18. Luigi Bobba, Il Posto dei cattolici, Einaudi, Torino, 2009.
19. Cfr. il quotidiano La Padania (Milano), 11 marzo 2010.
20. Cfr. il quotidiano Kärntner Tageszeitung (Klagenfurt), 1° luglio 2000.








Il padre del deputato tedesco Gregor Gysi, che finanzia la ONG “Sea Watch” fu agente Stasi, ministro della cultura ed ambasciatore in Italia della DDR durante il rapimento Moro.

La polizia segreta tedesca dell’est, la temutissima e violentissima Stasi, fu l’erede della Gestapo nazista, ebbe l’ardire di metastatizzare le istituzioni straniere di mezzo mondo. Anche Angela Merkel lavorava nella sezione agitazione e propaganda (Aghiprop) di fatto parte dello stesso ministero da cui dipendeva la polizia segreta. La Stasi si macchiò di delitti efferati e fece del ricatto la sua prima arma.


Oggi vediamo la ONG Sea Watch supportata da membri dell’establishment tedesco, portare ripetutamente i migranti in Italia dalla Libya sfidando le istituzioni italiane. Si sappia che quello dei migranti è un grand-piano, che può essere riassunto come di seguito schematizzato.
Infatti, come tutti i servizi segreti, la Stasi nel caso difendeva/difende un progetto, che è il progetto tedesco del III millennio ossia del paese dove sono concentrate le elites più ricche del mondo, assieme alla Svezia; guarda caso i due paesi più profondamente nazisti, nelle generazioni passate ovvero dove il seme nazista si è mantenuto integro (e naturalmente anche nelle generazioni attuali, in gran parte). Dunque oggi il piano è favorire l’immigrazione nei paesi “obiettivo”, ossia nei paesi da conquistare, paesi ricchi, e/o alleati del loro nemico da 100 anni, gli USA. In breve il trucco è semplice:

oggi chi ha accumulato enormi ricchezze e/o come Stato vive di asimmetrie di ricchezza (ad es. la Germania vs. Italia e Grecia) non vuole pagare il conto, sebbene l’accumulo sia avvenuto sulle spalle della classe media/dei paesi più deboli, soprattutto negli ultimi 15 anni dunque per destabilizzare si fanno arrivare migranti, a cui dare il voto (i servizi segreti tedeschi favoriscono tale progetti di afflusso, ad es. come Gysi ex Stasi) poi i migranti votano quelli che li hanno fatti arrivare, ossia i Dem, che sono associati come progetto all’EU, ovvero alla Germania perseguendo gli stessi obiettivi i migranti sono politicamente NON consci dei loro diritti sociali e civili dunque si fa carne di porco del paese dove i migranti arrivano a frotte, destabilizzandolo, visto che così facendo il voto di protesta viene diluito e dunque il cambiamento annegato grazie al voto dei migranti, impedendo ancora per 20 anni che i locali chiedano conto agli “accumulatori di ricchezza”.
Non a caso oggi l’accumulo di ricchezza in mano di pochi nell’occidente è a livello – se non peggio – della Bella Epoque, soprattutto in EU.

In tutto questo oggi scopriamo che un deputato della Linke, Gregor Gysi, ex politico della DDR, figlio del ministro della cultura della DDR (Klaus Gisy) e vicinissimo ad Honecker, ossia di un membro dichiarato della temutissima Stasi, finanzia – secondo Il Giornale – la ONG tedesca Sea Watch con il compito di portare migranti in Italia sfidando le istituzioni italiane! Nella Sea Watch scopriamo oggi lavorare persone italiane, che bisognerebbe capire di che estrazione sono (…).


il padre di Gregor Gysi, Klaus Gysi, successivamente responsabile nella DDR del comitato per la sicurezza Europea lato DDR (Generalsekretär des offiziösen DDR-Komitees für Europäische Sicherheit und Zusammenarbeit, ossia un pezzo grossissimo della Stasi) fu agente della Stasi di alto livello, con il nome di “Kurt”. E fu anche ambasciatore in Italia, Malta e Vaticano addirittura a cavallo del sequestro Moro.



Insomma il figlio di un soggetto apicale della Stasi come Klaus Gysi, che sembra sappia molto sul delitto Moro e forse su molto altro che riguarda l’Italia (fu ambasciatore ed agente in Italia durante il periodo delle Brigate Rosse), una spia della Stasi a tutto tondo, è oggi attivo in Italia per destabilizzare il governo gialloverde coi migranti con l’evidente supporto di soggetti italiani,che di fatto aiutano tale deriva destabilizzante per l’Italia. La domanda viene spontanea: non è che la Stasi fosse molto attiva in Italia?Molti ex dipendenti sono in Italia….


E che forse soggetti che oggi aiutano la Sea Watch sono in qualche modo legati a tali servizi di spionaggio stranieri oggi confluiti nel BND, l’attuale servizio segreto tedesco? Ossia che oggi lavorano a favore della Germania, ossia a favore dell’EU per destabilizzare l’Italia? Con magari dei basisti italiani, magari oggi vicini all Sea Watch?

Domandatelo a chi di dovere

Mitt Dolcino

(Aggiungo:
Migranti: Pia Klemp, ex capitano delle navi Iuventa e Sea Watch, rischia 20 anni di carcere

…L’inchiesta che ha portato all’attuale processo deve quindi determinare se il capitano Pia Klemp abbia “collaborato” con i contrabbandieri libici per salvare i migranti presi in mare con la sua nave: questa “complicità”, se fosse dimostrata dalla giustizia italiana, trasformerebbe lo status dell’ex capitano della Sea Watch da “soccorritore umanitario di migliaia di persone in mare” a “complice dell’immigrazione clandestina”.

….Dopo il sequestro, è risultato che lo stesso equipaggio era monitorato da mesi dalle forze dell’ordine italiane. Il ponte radio è stato intercettato, come anche i telefoni satellitari.

Fino ad allora, tuttavia, non era noto che le indagini fossero indirizzate nei confronti dei singoli membri dell’equipaggio. Pertanto, poco tempo dopo, nel settembre 2017, la Klemp aveva assunto il comando della “Sea-Watch 3”. Circa nove mesi dopo, è venuta a conoscenza delle indagini ed è rientrata in Germania dietro consiglio del suo avvocato.



Ha molti amici in Italia

La kapitana ha molti amici in Italia:
#LiberiamoPia. Anche Moni Ovadia e De Falco firmano l’appello per l’ex capitano della Iuventa
La petizione lanciata da Sauro Pari su Change.org ha raccolto oltre 250mila firme: “Immunità per chi salva vite umane nel Mediterraneo”

#LiberiamoPia. Più di 250.000 persone hanno firmato la petizione lanciata su Change.org da Sauro Pari, presidente della Fondazione Cetacea, per chiedere l’impunità a favore di Pia Klemp e dei 9 membri dell’equipaggio della nave Iuventa. La storia di Pia l’avevamo già raccontata qui: 35 anni, tedesca, ex capitano delle navi Iuventa e Sea Watch-3, Pia è indagata in Italia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il processo dovrebbe iniziare a breve e la condanna rischia di essere pesante: fino a 20 anni di carcere. Dopo il successo della petizione #FreePia, la mobilitazione è arrivata anche in Italia: alla petizione lanciata da Sauro Pari hanno aderito 30mila persone in 48 ore, facendo notizia nel mondo.

….Moni Ovadia, il vicepresidente della Commissione Istruzione e Cultura al Senato Francesco Verducci (Pd) e il senatore ex M5S Gregorio De Falco, noto per le sue battaglie a favore dei diritti dei migranti. E ancora: il giornalista Sandro Ruotolo, il senatore dem Roberto Rampi e il giornalista e scrittore Paolo Borrometi….


Anche lei è di Die Linke, dove sono rifugiati molti degli ex STASI


L’ENORME POTERE DI BLACKROCK, LA FINANZIARIA AMATA DA BERGOGLIO




FU DAVVERO BLACKROCK A ISPIRARE IL “CAMBIO DI SCENA” DEL 2011 IN ITALIA ?

La RocciaNera negli opachi intrecci fra fondi di investimento e megabanche che si stanno comprando tutto.

Il nuovo Limes su Chi ha paura del Califfo? è in edicola, puntualissimo e subito ripreso da tv e social media. Meno attenzione è stata data al numero precedente dedicato a Moneta e Impero (l’impero del dollaro, naturalmente) che proponeva, fra gli altri, un pregevole pezzo su “BlackRock, il Moloch della finanza globale”: un “fondo di fondi” americano con 30mila portafogli e $4,100 miliardi di asset ($4,652 secondo l’ultimo dato SEC, dic 2014) che non solo non ha rivali al mondo, ma è una delle 4-5 ‘istituzioni’ che ricorrono tra i maggiori azionisti delle principali megabanche americane, come vedremo.

E non solo di queste: era anche il maggior azionista di DeutscheBank – la banca tedesca che nel 2011 ritirò per prima i suoi capitali investiti in titoli italiani, spingendo il nostro paese sull’orlo del ‘baratro’ e nelle braccia del governo Monti – rivela Limes – nonché grande azionista delle prime banche italiane, e di altre imprese. Sull’ influenza politica della RocciaNera non solo a Wall Street ma nella stessa politica di Washington insiste del resto l’articolo di Germano Dottori, (cultore di studi strategici alla Luiss).

Ma chi è, cos’è BlackRock, a cui l'Economist ha dedicato una copertina? Come si colloca nel paesaggio finanziario globale?

IL CONTESTO. E’ quello della finanziarizzazione e globalizzazione dell’economia.

Il valore complessivo delle attività finanziarie internazionali primarie è passato dal 50% al 350% del Pil globale dal 1970 al 2010, raggiungendo i $280mila miliardi – solo il 25% del quale legato agli scambi di merci. Mentre il valore nozionale dei ‘derivati’ negoziati fuori dalle Borse ( Over The Counter) a fine giugno 2013 aveva raggiunto i 693mila miliardi di dollari. Una gran parte sono legati al mercato delle valute. E al Foreign Exchange Market o Forex, si scambiano mediamente 1.900 miliardi di dollari al giorno. Fin qui Limes.

La deregolamentazione galoppa, cominciata con Margaret Thatcher e Ronald Reagan, spinta dalle megabanche che inventano nuovi prodotti finanziari e puntano a eliminare ogni barriera così da rafforzare il loro primato e dilatare il loro dominio sul mondo, dove nuovi paesi stanno velocemente emergendo. Nascono e prosperano gli hedge fund, i fondi a rischio speculativi, società di investimento, spesso collegati alle banche, innanzitutto anglosassoni. Nel 1986 la City londinese è del tutto deregolamentata.

Due gli atti fondamentali, entrambi sotto la presidenza del Democratico Bill Clinton alla fine degli anni ’90 che portano a compimento la deregolamentazione neoliberista della finanza. Il secondo meno noto del primo.

A. L’abolizione del Glass -Steagall Act che dagli anni ’30 separava le banche commerciali dalle banche d’affari, voluto dal presidente F.D.Roosevelt per ridimensionare lo strapotere di Wall Street all’origine della Grande Crisi del 1929. La sua abolizione “Fu come sostituire i forzieri delle banche con delle roulettes”, ironizza il giornalista investigativo Greg Palast.

B. La cancellazione simultanea da parte del WTO delle norme che in ogni paese potevano ostacolare il trading dei derivati, il nuovo gioco ad alto rischio a cui le megabanche volevano assolutamente giocare, la gallina dalle uova d’oro. L’abolizione di ogni controllo sui derivati che aprì i mercati a quei prodotti contrattati ‘fuori Borsa’, compresi gli asset tossici, la decise per tutti il World Tradig Organization– egemonizzata dagli Usa, che di solito si occupa di scambi di merci – su impulso dell’allora segretario al Tesoro Larry Summers e delle principali megabanche, che vennero persino invitate a fare lobby in vista del voto decisivo ( qui Palast con l’appunto dell’assistente di Summers, il futuro segretario al Tesoro Tim Geithner).

BLACKROCK NASCE E CRESCE in questo clima. (Torniamo a Limes). Basata a New York comincia a operare nel 1988, autonoma nel 1992, subito protagonista nella finanza internazionale. Passo dopo passo. Con “una sapiente strategia di dilatazione delle attività che l’ha portata ad acquisire posizioni ovunque le interessasse, comprando piccoli quantitativi di azioni in banche e imprese”. Piccoli ma crescenti. “Entrando nel mercato sia dei venditori di assets sia degli acquirenti di attività, fino a gestire $4100 miliardi – $4652 è l’ultima cifra ufficiale – di azioni, obbligazioni, titoli pubblici, proprietà: pari al Pil di Francia+Spagna”. Più del doppio del Pil italiano.

E ‘fa politica’.

A. Entra nel capitale di due delle maggiori agenzie di rating, Standard & Poors (5,44%) e Moodys (6,6%), ottenendo la possibilità di influire sulla determinazione di titoli sovrani, azioni, e obbligazioni private e di poter incidere su prezzo e valore delle attività che essa stessa acquista o vende.

B. Comincia a operare nell’analisi del rischio, la vendita di ‘soluzioni informatiche’ per la gestione di dati economici e finanziari diventa il comparto n. 1 del suo business, elaborando dati che – a differenza di quelli delle agenzie di rating – “incorporano anche pesanti elementi politici”, scrive Limes.

C. Sfrutta la crisi del 2007-8 sia per rafforzarsi sia per accreditarsi presso il potere politico americano. Nel 2009 il Segretario al Tesoro Geithner prima consulta la Roccia Nera, poi le chiede di valutare e prezzare gli asset tossici di una serie di istituti come Bear Stearns, AIG, Morgan Stanley. Compiti che BlackRock esegue, “agendo alla stregua di una sorta di Iri privato”. Nel 2009 fa anche un colpo grosso, acquistando Barclays Investment Group, col suo carico immenso di partecipazioni azionarie nelle principali multinazionali, vedi oltre.

D. “ Sviluppa la capacità di informare, formare e se nel caso manipolare i propri clienti, utilizzando tecniche e software non diversi da quelli impiegati da Google (di cui ha il 5,8%) o dalla NSA per sondare gli umori della gente”. Si serve della piattaforma Aladdin, almeno 6000

computer in 12 siti più o meno segreti, 4 dei quali di nuova concezioni, ai quali si rapportano 20.000 investitori sparsi per il mondo”.

E. Crea un centro studi d’eccellenza, il BlackRock Investment Institute, che elabora analisi qualitative che tengono in considerazione anche variabili politico-strategiche (esempi). Sempre più “grande fondo di investimento interessato al profitto ma anche alla stabilità, sicurezza e prosperità degli Stati Uniti”, sottolinea Limes. Spende in lobbying $1milione l’anno, aggiungiamo.

Il fondatore e leader Larry Fink “non fa mistero di essere un fervente democratico” e in buoni rapporti col presidente Obama, scrive il post, ma secondo altre fonti in realtà Fink frequenterebbe’ circoli prediletti da repubblicani neoconservatori. E’ ‘Il più importante personaggio della finanza mondiale’ ma, nonostante questo, ‘virtualmente uno sconosciuto a Manhattan’ “( Vanity Fair citato da Europa quotidiano).PARTECIPAZIONI IN iTALIA (2014)

BLACKROCK E GLI EVENTI ITALIANI DEL 2011. Il super-fondo “svolse probabilmente un ruolo molto importante nel precipitare la crisi del debito sovrano italiano che travolse nel 2011 il governo presieduto dal governo Berlusconi. Lo spread fra Bund tedeschi e i nostri Btp iniziò infatti a dilatarsi non appena il Financial Times rese noto che nei primi sei mesi di quell’anno Deutsche Bank aveva venduto l’88% dei titoli che possedeva, per 7 miliardi di euro”. Così Limes.“Molti videro un attacco al nostro paese ispirato da Berlino e dai poteri forti di Francoforte, aggiunge”, citando articoli di allora.

Probabilmente non era così.

L’articolo rivela infatti che il potente istituto di credito tedesco aveva allora un azionariato diffuso, il 48% del capitale sociale era detenuto fuori dalla Repubblica Federale, e il suo azionista più importante era proprio BlackRock con il 5,1% .

(Peraltro oggi la Roccia Nera detiene in Deutsche Bank una quota ancor maggiore, il 6,62% – è il maggior azionista seguito da Paramount Service Holdings, basato alle Isole Vergini Britanniche, al 5,8% – dati ufficiali dic.2014 Alla pari con una fondazione di Panama e l’ex primo ministro del Qatar riferiva la SEC americana ma a giugno vedi qui. E qui un quadro più aggiornato e articolato ma che sembra coincidere solo in parte).

“Si può escludere che il fondo non abbia avuto alcuna parte in una decisione tanto strategica come quella di dismettere in pochi mesi quasi tutti i titoli del debito sovrano di un paese dell’UE? Se attacco c’è stato non è detto che sia stato perpetrato dalle autorità politiche ed economiche della Germania” sostiene il post, sottolineando l’opacità dei mercati finanziari.

“E’ un fatto – continua – che a picchiare più duramente contro i nostri titoli a partire dall’autunno 2011 siano proprio Standard& Poors e Moodys, piuttosto che Fitch (la terza agenzia di rating)”.

Un’ipotesi interessante, quella di Limes. Che getta una luce nuova su tanta parte della narrazione di questi anni sulla Germania, l’Europa e i PIIGS, a partire dalle polemiche di quell’agosto bollente, con Merkel e Sarkozy fustigati da Giuliano Amato sul Sole24Ore – Amato che in quel 2011 era fra l’altro senior advisor proprio di Deutsche Bank (e chissà che senza la decisione di Deutsche Bank di vendere i titoli di Stato di Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna, la tempesta finanziaria non sarebbe iniziata).

Un’ipotesi realistica, che apre altri interrogativi, sugli intrecci fra potere finanziario e politico, sul “potere sovrano” degli stati, anche della potente Germania. E sulla composizione azionaria di questi istituti – banche varie, fondi, superfondi: di chi sono? Chi decide che cosa, al di là dei luoghi comuni ripetuti delle narrative ufficiali? Proviamo solo ad aprire qualche spiraglio qua e là. Cominciando dalla banca tedesca.

L’ANGLO-AMERICANIZZAZIONE DI DEUTSCHE BANK e la trasformazione dell’ istituto nato nel 1870, da banca che storicamente ha per missione il finanziamento dell’industria a banca che genera metà dei suoi profitti dal trading di derivati, valute, titoli, cartolarizzazioni, è storia non troppo lontana. Risale a quando, col crollo dell’URSS, l’attenzione della finanza angloamericana si concentra sull’Europa. E avviene a seguito di misteriosi omicidi.

Alfred Herrhausen, presidente della banca e consigliere fidato del cancelliere Khol aveva in mente uno sviluppo della mission tradizionale e stilò addirittura un progetto di rinascita delle industrie ex comuniste, in Germania, Polonia e Russia. Andò persino parlarne a Wall Street. Venne improvvisamente freddato fuori dalla sua villa, a fine 1989. Si disse dalla RAF, magari invece dalla Stasi, come qualcuno scrisse, o da altri.

Stessa sorte tocca al suo successore, un altro economista che si era opposto alla svendita delle imprese ex comuniste elaborando piani industriali alternativi alla privatizzazione. Ucciso nel 1991 da un tiratore scelto.

Dopo di lui a Deutsche Bank – alla sua sede londinese – arriva uno squadrone di ex Merril Linch, compreso il capo che diventa presidente, riorganizzando tutto in senso ‘moderno’, anche troppo? La banca che deve portare sfortuna, perché anch’egli muore, a soli 47 anni in uno strano incidente del suo aereo privato. Va meglio al suo giovane braccio destro, Anshu Jain, un indiano, jainista, passaporto britannico, cresciuto professionalmente a New York, tutt’oggi presidente della banca diventata prima al mondo per quantità di derivati, spodestando JPMorgan: è esposta per 55.000 miliardi, 20 volte il Pil tedesco, a fronte di depositi per 522 miliardi.

LO SCONTRO COL POTERE POLITICO. “Quanto è pericoloso il potere di mercato delle maggiori banche di investimento?” Se lo chiedeva due anni fa lo Spiegelriportando un durissimo scontro fra Deutsche Bank e il ministro tedesco dell’ Economia Wolfgang Schauble. Scriveva il settimanale: “Un pugno di società finanziarie domina il trading di valute, risorse naturali, prodotti a interesse. Migliaiaia di investitori comprano, vendono, scommettono. Ma le transazioni sono in mano a un club di istituti globali come Deutsche Bank, JP Morgan, Goldman Sachs. Quattro banche maneggiano la metà delle transazioni di valute: Deutsche Bank, Citigroup, Barclays e UBS.

BLACKROCK COMPRA IN ITALIA (o l’Italia?) “Un’altra ragione che dovrebbe farci prestare attenzione alla Roccia Nera è che ha messo radici in molte realtà imprenditoriali nel nostro paese”, scrive Limes. “Che si sta comprando l’Italia”,titolava più spiccio Europa quotidiano , quando un certo allarme si spargeva nel Bel Paese ( qui l’Espresso).

A fine 2011 la Roccia aveva il 5,7% di Mediaset, il 3,9% di Unicredit, il 3,5% di Enel e del Banco Popolare, il 2,7% di Fiat e Telecom Italia, il 2,5% di Eni e Generali, il 2,2% di Finmeccanica, il 2,1% di Atlantia(che controlla Autostrade) eTerna, il 2% della Banca Popolare di Milano, Fonsai, Intesa San Paolo, Mediobanca e Ubi.

E oggi? Molte di queste quote sono cresciute e BlackRock è ormai il primo azionista di Unicredit col 5,2%, il secondo azionista di Intesa-SanPaolo, col 5%. Al 5% anche la partecipazione di Atlantia, al 9,4% sarebbe quella di Telecom. “Presidi strategici che permetteranno a BlackRock di posizionarsi al meglio in vista delle privatizzazioni prossime venture invocate da molti ‘per far scendere il debito’” scrive Limes.

La nuova ondata, dopo quella del 1992-93 a prezzi di saldo, seguita alla brutale speculazione sulla lira che ne aveva tagliato il valore del 30%? La Grecia c’è già dentro, ma resiste. La crisi dei PIIGS a che altro serve se no?

NON E’ IL SOLO. Aggiungiamo che State Street Corporations, un altro colosso americano, non un fondo di investimenti ma una storica ‘banca di custodia’ basata a Boston che nel 2003 aveva acquistato la divisione Securities di Deutsche Bank, nel 2010 ha comprato l’ attività di “banca depositaria” di Intesa SanPaolo(custodia globale, controllo di regolarità delle operazioni, calcoli, amministrazione delle quote dei fondi e di servizi ausiliari come gestione dei cambi e del prestito di titoli, qui Sole24Ore ).

BLACKROCK E GLI INTRECCI CON LE MEGABANCHE. La Roccia Nera di chi è, chi sono i suoi azionisti principali? Cercando nel web ci si ritrova in un labirinto di scatole cinesi, un terreno opaco e cangiante.

Azionista n. 1 di BlackRock, nel prospetto di Yahoo finanza (il più chiaro, dic.2014) col 21,7% è PNC Financial Services Group Inc. , antica banca di Pittsburg, la 5°per grandezza negli Usa, pur meno nota. PNC era proprietaria della RocciaNera fino al 1999, racconta Bloomberg (nov 2010, parla di PNC e Bank of America che ne vendono quote). Azionisti n. 2 e 3 sono Norges Bank, la Banca Centrale di Norvegia, e Wellington ManagementCo., altro fondo di investimenti, di Boston (2100 investitori istituzionali in 50 paesi, $869 miliardi di asset, investimento minimo $5 milioni, per dire).

Poi però tra gli azionisti ‘istituzionali’ – i più rilevanti – troviamo State Street Corporation, FMR-Fidelitye Vanguard Group (ancora una società di investimenti, gestisce $3000 miliardi di assets), fondata nel 1977 dal presidente di quella Wellington a cui appare legata in varie combinazioni. Le stesse quattro società Vanguard, BlackRock, State Street e FMR-Fidelity con Wellington sono gli unici azionisti istituzionali di PNC! Non solo.

I magnifici quattro. Queste quattro società si ritrovano con varie quote fra gli azionisti delle principali megabanche. I “Big Four” li chiamava un post in cui ci siamo imbattuti tempo fa, riproposto negli ultimi anni da vari blog. Un titolo di sapore complottista (“Le grandi famiglie che governano il mondo”) e la scoperta che era apparso nel 2011 anche su Pravda.ru, induceva ai peggiori sospetti. Scansando i pregiudizi abbiamo fatto delle verifiche.

Ebbene, i Big Four effettivamente costituiscono un nucleosempre presente nelle maggiori banche ‘sistemiche’. Non solo le prime quattro – JP Morgan, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo – ma anche in banche d’affari come Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of NY Mellon.

Le stesse State Street, Vanguard e BlackRock, FMR-Fidelity che non sono propriamente banche tranne la prima, sembrano possedersi a vicenda.

A ricorrere nell’azionariato istituzionale di questi istituti ci sono anche altre società e banche, ma i magnifici quattro non mancano mai. Neppure nella compagine azionaria di Moodys e di Standard& Poors ( del gruppo Mc GrawHill che la controlla, dove tra i 4 spicca FMR-Fidelity, vedi anche qui).

In America e anche in Europa, a quanto pare.

BARCLAYS, PER ESEMPIO. Prendiamo Barclays, la megabanca britannica che risale al 1690.

( trai suoi azionisti, accanto ai soliti BlackRock, Vanguard, e a Capital Research & Management ce n’è uno speciale, col 6,18%, : Qatar Holding LLC, sussidiaria del fondo sovrano qatarino specializzata in investimenti strategici . La stessa holding qatarina è anche maggior azionista di Credit Suisse, seguita dall’ Olayan Groupdell’ Arabia Saudita che ha partecipazioni in una caterva di società di ogni genere, mentre nell’altra megabanca elvetica, UBS , si ritrova BlackRock, una sussidiaria di JPMorgan, una di Singapore e la Banca di Norvegia di cui sopra, ma non divaghiamo troppo).

Ebbene Barclays Investment Group compariva tra i grandi azionisti di BlackRock, e viceversa, ma PRIMA della crisidel 2008. Dopo, non più, almeno in apparenza. Così racconta un post di Global Research (di Matthias Chang), che propone tabelle interessanti che mostrano come nel 2006 ‘Barclays Octopus’- come la chiamava il post – fosse davvero la piovra che allarga i suoi tentacoli ovunque . Insieme alla sua alleata State Street.

Barclays IG era tra i maggiori azionisti di 10 grandi banche (n.1 di Bank of America, n.2 di Wells Fargo, n.3 di Wachovia, e poi JP Morgan Bank of New York Mellon ecc), mentre State Street era in buona posizione in 7 di queste). Presente poi nell’azionariato di banche d’affari (da Goldman Sachs a Merril Linch, Morgan Stanley, più Lehman e Bear Sterns poi stritolate dalla crisi). Nonché presente in un lungo elenco di multinazionali di ogni genere americane ed europee, compresi i grandi contractors della Difesa , senza dimenticare le miniere, di ogni genere.

DOPO la crisi, che ha parecchio rimescolato le carte dell’élite finanziaria dell’1%, concentrandola ulteriormente, il paesaggio muta. Barclays Global Investors, comprata nel 2009 da BlackRock (questo post indica la RocciaNera come salvatore di un fondo in fallimento -SIV- dietro il quale allude ci fosse BGI ) sparisce dalle tabelle.

Ricorrono invece i “Magnifici Quattro”- come abbiamo verificato anche noi. In ascesa in particolare State Street – segnala il post – che ha scalzato l’alleato con $19.000 miliardi di assets in custodia e amministrati, e $1,9 in gestione. BlackRock che nel 2006 aveva appena svoltato il trilione di $ di assets, dal 2010 al 2014 cresce ancora fino a $4600 miliardi. In ascesa anche Vanguard Group (anche in Deutsche Bank).

E’ solo un pezzetto del mosaico, la punta dell’iceberg, avvisa il post. E invita a riflettere sugli spostamenti, a “seguire i soldi”, come si dice in gergo poliziesco, e a “esaminare i giocatori”. Chi c’è dietro? “Scopritelo voi, se lo scrivessi io passerei per un cospirazionista”.

PRIVATIZZARE/ACQUISIRE I BENI DEGLI INDEBITATI. Senza dilungarci ulteriormente, segnaliamo che attraverso il crescente indebitamento degli Stati queste megabanche e/o superfondi collegati già azionisti di multinazionali stanno entrando nel capitale di controllo di un numero crescente di banche, imprese strategiche, porti, aeroporti, centrali e reti energetiche.

Solo per bilanciare l’espansione dei Cinesi?

Un processo che va avanti da anni, accelerato molto dalla “crisi” del 2007-8 e dalle politiche controproducenti come l’austerità, che sempre più si rivela una scelta politica. Evidentissimo nei paesi del Sud Europa, Grecia in testa, ma presente anche altrove e negli stessi Stati Uniti, come segnalato a varie riprese dal blogger Matt Taibbi ( esqui) e dall’economista americano (‘di sinistra’) Michael Hudson – titolo di un post/intervista del 2011 “Greece now, US soon”, ultimoGreece: Austerity for the bankers”, un’intervista.
(“Non è la Germania contro la Grecia. E’ la guerra delle banche nei confronti del lavoro. La continuazione del Thatcherismo e del neoliberismo”)

Del resto nel 2011 l a rivista scientifica New Scientisttraendo spunto da un vasto e serissimo studio svizzero sulla concentrazione dell’economia globale (con dati del 2007 però) raccontava che 147 corporations controllano il 40% dell’economia globale ed elencava le prime 50, la maggioranza delle 20 al top erano banche.



Padre Amorth confermò: Putin voleva la Madonna di Fatima a Mosca

(Un lettore): 

Rispondo al suo ultimo pezzo Ex Oriente Lux nel quale chiede conferme alle affermazioni di P. Kramer al netto rifiuto di Bergoglio opposto a Putin circa la consacrazione della Russia.
Ebbene il defunto P.Gabriele Amorth, il noto esorcista, era informato di questi fatti.
Le mando la scansione due pagine tratta dall’ultimo libro, “Maria e Satana” intervista a P.Amorth curata da Padre Slawomir H. Sznurkowski (polacco) sac. della Soc.S.Paolo e edito da Ediz. San Paolo srl 2018.



Secondo Amorth, Putin a Roma voleva intavolare una trattativa per la consacrazione della Russia con Bergoglio, ma è rimasto così profondamente deluso dal colloquio che non ha consegnato una lettera che il patriarca di Mosca gli aveva incaricato di dare al papa.

“Quando gli si era proposto di fare andare la Madonna di Fatima a Mosca, Lui (V.Putin) aveva anche detto al gruppo di cui facevo parte anch’io, che voleva fare andare la Madonna a Mosca: Si si io (Putin) lo proporrò al patriarca di Mosca, ma se lui non la vuole, allora la voglio io.”

“Sai, l’ultima volta che è venuto a Roma per incontrare il Papa, voleva parlargli di cose spirituali; il Papa gli ha subito avviato discorsi di cose politiche; è scappato via.
“Aveva in tasca la lettera del Patriarca di Mosca. Non gliel’ha data, disgustato. Disgustato, è scappato via.
Lui penso che sia proprio un convertito. Però deve tenere conto della gente che c’è con lui, perché la Russia si converta.
“Io pensavo a questa frase: “La Russia si convertirà” ; …forse anche facevo parte (avrei fatto parte) di questo piccolo comitato per portare la Madonna di Fatima a Mosca, di cui c’era un responsabile, un sacerdote del Canadà, che è andato + volte a parlare con Putin. E’ morto di un colpo al cuore….”.



Benedetto XVI: “Esiste il diritto a non emigrare”

Sono passati sei anni da quando, il 28 febbraio 2013, Papa Benedetto XVI rinunciava al suo pontificato. Le sue idee in tema migranti si sposano bene con il clima politico di questi giorni.



Joseph Aloisius Ratzinger, meglio conosciuto come papa Benedetto XVI, oggi ha 91 anni e vive nel monastero Mater Ecclesiae. Dopo il suo addio alle scene, il 28 febbraio del 2013, sei anni fa, Ratzinger rinunciava all’ufficio di romano pontefice. A sostituirlo, nella carica, il 13 marzo 2013 – tredici giorni dopo il suo l’abbandono – fu il vescovo Jorge Mario Bergoglio, anche lui meglio noto come papa Francesco, attualmente in carica. A Benedetto XVI restava il titolo di “sommo pontefice emerito” mentre Bergoglio cominciava a muovere i passi, nel suo nuovo ruolo, come rappresentante della Chiesa Cattolica.

La rinuncia al ministero petrino è cosa rara e fa storcere il naso. Anche nel caso di papa Ratzinger – l’ottavo pontefice nella storia ad abbandonare la carica, dopo Celestino V, Gregorio XII, Clemente I ed altri di cui abbiamo fonti poco note e tutte abbastanza discutibili – si accesero le polemiche. Alcuni, come l’allora arcivescovo uscente di Ferrara Luigi Negri, avvalorarono l’idea di un complotto: dietro la rinuncia di Benedetto XVI ci sarebbero stati ricatti e pressioni, tesi secondo la quale Benedetto XVI sarebbe stato solo un burattino nelle mani dei più forti, e avrebbe mollato non certo per sua spontanea volontà. C’è chi poi ha fatto riferimento a un giro losco di soldi e di conti occulti della banca del Vaticano, lo IOR. Ma anche ai problemi di gestire un ambiente, quello del papato, tutt’altro che limpido: un buco nero dove girano interessi, scandali e pedofilia. E le condanne degli ultimi giorni sembrano confermare il tutto.

Anni fa, l’ex pontefice si soffermò a parlare del rapporto con il suo successore papa Bergoglio. Un’unione “di comunione profonda e di amicizia“, ma anche di “indiscussa obbedienza”. Eppure, i due, pare abbiano avuto idee diverse su alcune faccende. Tornano alla mente, in questi giorni – dopo l’approvazione, al Senato, della mozione presentata da Fratelli d’Italia sulla revisione del “Global Compact” – le sue parole in tema migranti, che sembrano ora più che mai calzare a pennello. Sarebbe stato d’accordo con Giorgia Meloni, Ratzinger, visto che anche lui, come il leader di FDI, sosteneva che non esiste “il diritto ad emigrare”. E se il Global compact stabilisce l’esistenza, per tutti, di un diritto ad andare dove si vuole, obbligando tutti ad accogliere, questo principio non sarebbe mai stato ritenuto valido, per Ratzinger.

In un messaggio di Benedetto XVI, per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato, nel 2013, l’ex pontefice scrisse: “Certo, ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana”. Non a caso, la riduzione degli sbarchi dell’80% dallo scorso anno, pare assicurare ora maggior rispetto della dignità delle persone, riducendo criminalità e anche numero di decessi in mare. “Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”, sostenevano Ratzinger e Giovanni Paolo II. Il diritto primario dell’uomo dovrebbe essere, infatti, quello di poter vivere nella propria patria.

Un indirizzo comunicativo diverso rispetto a quanto emerso dalle dichiarazioni di Papa Francesco sulla questione. Ratzinger valutava – con maggiore concretezza rispetto a Bergoglio – gli effetti negativi di un’immigrazione incontrollata, ribadendo la necessità di una gestione regolata dei flussi migratori. Allo stesso modo c’era bisogno, nei paesi d’origine, di garantire condizioni strutturali valide che assicurassero una vita dignitosa, per mantenere valido, nella vita di ciascuno, “il diritto a non emigrare“, ritenuto più importante di quello ad emigrare.

E se l’immagine della Chiesa che emerge oggi, con papa Bergoglio, appare quella di essere sostenitrice di una realtà illusoria, quella che ne uscì dalle dimissioni di Joseph Ratzinger fu la fotografia di una Chiesa decomposta e frantumata. Fu lo stesso Ratzinger, per smorzare tutte le polemiche, a spiegare i motivi del suo abbandono, parlando di una “grande stanchezza“, manifestatasi durante il viaggio del 2012 in Messico e a Cuba, quando si rese conto di non essere più in grado di sopportare trasferte transoceaniche, troppo faticose per un uomo anziano. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”, con queste parole, a conferma di quanto ha sempre sostenuto, il pontefice si congedava dall’incarico.

E chi, oltre tutto, parlava di una malattia dell’allora Papa – prevedendone di lì a poco la morte – ha dovuto poi fare dei passi indietro. Visto che oggi, la sua vita, appare tranquilla. Nelle ultime sue foto, che risalgono a novembre scorso, Ratzinger appare sì stanco e malandato, ma ha del resto anche la sua età. Fonti certe, tra l’altro, riferiscono che “la sua mente è lucidissima”: parla, commenta e ragiona. Forse, si sarà ben ripreso dalla stanchezza accumulata nel suo pontificato. Del resto, tenere in mano le redini di un apparato tanto grande quanto complesso, non deve essere facile. A quanto pare, oltre al diritto a non emigrare, esiste anche quello al licenziamento. Anche se sei il Papa.

Il Cardinale Robert Sarah: “Fermate l’immigrazione o per voi sarà la fine”

E SE IL PROSSIMO PAPA FOSSE NERO? AVREMMO PIU' CHANCES DI FERMARE L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA? A GIUDICARE DALLE PAROLE DEL CARDINALE SARAH, ORIGINARIO DELLA GUINEA, PARREBBE DI SI. MA ANCHE LA RINASCITA DELL'AFRICA NON SAREBBE PIU' UN'UTOPIA.... 


Robert Sarah, cardinale e arcivescovo cattolico nato in Guinea, è tornato sulla questione immigrazione nel suo terzo libro di interviste. Il suo pensiero si distacca notevolmente da quello di Papa Francesco.


Bisogna fare di tutto perché gli uomini possano restare nel Paese nel quale sono nati”. Questo il contenuto di un tweet di Robert Sarah, cardinale e arcivescovo cattolico nato in Guinea. Un messaggio che suona come una risposta alle parole di Papa Bergoglio che proprio in questi giorni – di ritorno da Rabat dove ha incontrato esponenti del mondo islamico – ha lanciato un nuovo invito ad accogliere i migranti e a non costruire i muri. “Il Vaticano non può prenderli tutti, ma c’è l’Europa“, ha ribadito il Vescovo di Roma. Ma la linea del Pontefice al riguardo è sempre stata chiara e netta, tanto da scagliarsi contro le misure in materia immigrazione volute dal Vicepremier Matteo Salvini.
L’appello di Robert Sarah, invece, vuole affermare esattamente il contrario e suona come un chiaro messaggio a bloccare l’immigrazione. Nel suo terzo libro di interviste – “Le soir approche et déjà le jour baisse” – il cardinale della Guinea prospetta un disastroso collasso dell’Occidente, conseguente ad una crisi culturale ed identitaria dovuta ai processi migratori. Un fenomeno incontrollato che porta l’Europa ad autodistruggersi: uno scenario apocalittico che si intravede già nel titolo che, se tradotto: “La sera arriva e già il giorno volge”.
“L’Europa vuole essere aperta a tutte le culture e tutte le religioni del mondo, promette una migrazione sicura, ordinata e giusta”, sostiene nel libro, l’autore, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Eppure, il risultato è rovesciato e quello che si produce è il contrario: timori, squilibrio, situazioni incontrollate. Una visione che contrasta con quella di Papa Francesco ma che potrebbe trovare seguaci in quanti piangono l’assenza di Ratzinger, che si espresse sulla necessità di riconoscere un diritto, prima che all’emigrazione, a restare nel proprio luogo di nascita.
Il Papa deve aver accolto di cattivo grado le idee di Robert Sarah, già diffuse in svariate occasioni. I rapporti tra i due sono tesi fin da quando il primo gli inviò una sfiducia pubblica, che potrebbe portare ad un mancato rinnovo del mandato quinquennale. La decisione è recente ma i fatti risalgono allo scorso settembre quando il Papa aveva promulgato il motu proprio Magnum Principium, che affidava alle Conferenze Episcopali nazionali tutti i poteri circa la traduzione dei testi liturgici. Sarah, qualche settimana più tardi, aveva inviato a Bergoglio un suo parere sulla questione, sostenendo che non cambiava granché e che la Congregazione per il Culto Divino da lui presieduta avrebbe avuto ugualmente voce in capitolo. Con la sfiducia, in sostanza, Bergoglio ha richiesto di fare mea culpa pubblico su questioni che attengono al culto e, soprattutto, per averlo contraddetto. Ma le scuse non sono mai arrivate.

Il libro di Robert Sarah

Nel prossimo futuro, sappiamo che ci sarà uno squilibrio in Europa di una rara pericolosa situazione demografica, culturale e religiosa”, si legge nel libro. La Chiesa farà appello all’idea di carità universale secondo la quale aiutare gli altri incondizionatamente è un dovere morale. “L’impresa multiculturale europea sfrutta un ideale incompreso di carità universale”: ma la carità, sostiene Sarah, non vuol dire negare se stessi, anzi offrire agli altri ciò che è meglio. E non sempre accogliere può essere la soluzione migliore.
“Perché la morte, la schiavitù e lo sfruttamento sono così spesso il vero risultato dei viaggi dei miei fratelli africani verso un eldorado sognato?”, si chiede non a caso l’africano. E, non a caso, secondo le stime, la riduzione degli sbarchi salva più vite umane. Il sacerdote fa notare come l’Occidente, per gli africani, sia un paradiso terrestre. Ma né fame, né violenza, né guerra possono far correre il rischio di mettere a repentaglio la vita, tentando la sorte in mare. “Ma come si svilupperanno queste nazioni se così tanti lavoratori sceglieranno l’esilio? Quali sono queste strane organizzazioni umanitarie che attraversano l’Africa per spingere i giovani a fuggire promettendo loro una vita migliore in Europa?”, si chiede Sarah. E ha ragione. Le domande e le considerazioni sono legittime, mentre sbagliata è l’idea che abolire i confini sia cosa giusta e saggia, così come abolire la natura sia cosa moderna e innovativa.
Nel caso del pericolo dell’Islamismo radicale, dice ancora il Cardinale, bisognerebbe stabilire con fermezza le condizioni entro le quali condividere il mondo con gli altri,  se gli altri mettono in pericolo vita e civiltà. Tirando le somme, l’obiettivo deve essere fare in modo che le persone possano restare nel paese in cui sono nate, in quanto “lo sradicamento culturale e religioso degli africani proiettato nei paesi occidentali che stanno vivendo una crisi senza precedenti è un terreno fertile”. L’unica soluzione duratura, per il sacerdote, è lo sviluppo economico in Africa.

PROPONIMENTO DI OGGI


Oggi sarò sempre sorridente, e cercherò di spargere serenità.


LITURGIA DEL GIORNO



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




  PRIMA LETTURA 

Is 49,1-6
Dal libro del profeta Isaìa

Ascoltatemi, o isole,
udite attentamente, nazioni lontane;
il Signore dal seno materno mi ha chiamato,
fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome.
Ha reso la mia bocca come spada affilata,
mi ha nascosto all’ombra della sua mano,
mi ha reso freccia appuntita,
mi ha riposto nella sua faretra.
Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Io ho risposto: «Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze.
Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza –
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».


  SALMO  

Sal 138
Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.


  SECONDA LETTURA  

At 13,22-26
Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, [nella sinagoga di Antiochia di Pisìdia,] Paolo diceva:
«Dio suscitò per i nostri padri Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele.
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”.
Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza».

LITURGIA DEL CORPUS DOMINI



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -






 PRIMA LETTURA 

Gen 14,18-20
Dal libro della Gènesi

In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».
E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.

 SALMO 

Sal 109
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».


 SECONDA LETTURA 

1Cor 11,23-26
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.


 VANGELO 

Lc 9,11-17
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.