La conquista mondiale ebraica, programmata con la Prima Guerra Mondiale (se ne è già parlato) non funzionò come conseguenza dell’insorgere dei fascismi, né l’effetto dell’insorgere dei fascismi poté essere cancellato completamente dopo il 1945. La ‘guerra fredda’ fu un intermezzo che permise a certi avvoltoi di guadagnare a dismisura con il commercio delle armi e che, a vantaggio dei medesimi, permise una ristrutturazione della fisionomia geopolitica mondiale con la decolonizzazione. Ma già negli anni Trenta una cosa dovette risultare del tutto chiara a ‘chi di dovere’: fino a che fossero rimasti degli stati etnicamente/razzialmente ancora validi e più o meno omogenei, il programma talmudico di conquista mondiale (attraverso interposti lenoni/ruffiani/cristiani) sarebbe sempre stato in pericolo.
Già dall’inizio degli anni Cinquanta, un rabbino ungherese poté fare una significativa dichiarazione, non certo sua personale, ma che rifletteva l’indirizzo di tutto il ‘popolo eletto’ (1) “Vi posso assicurare che l’ultima generazione di bambini bianchi, o se no la penultima, sta nascendo adesso: le nostre commissioni di controllo favoriranno, nell’interesse della pace, il meticciato di bianchi con altre razze. La razza bianca scomparirà, perché la mescolanza di bianchi con negri significa la fine dell’uomo bianco, per cui il nostro più pericoloso nemico non sarà più altro che un ricordo. Entreremo così in un’era di mille anni di pace e prosperità, la pax judaica, e la nostra razza dominerà indiscutibilmente il mondo. La nostra superiore intelligenza ci permetterà, sicuramente, di conservare il nostro dominio su di un mondo di razze di colore.”
(Dei ‘precursori’ di questo tipo di idee non erano mancati. Il celebre massone Richard Coudenhove-Kalergi (2) proponevanegli anni Venti una futura Europa di mulatti sotto egida ebraica, mentre Werner Sombart (3) prevedeva, per il secolo XXI, che gli Stati Uniti d’America sarebbero stati popolati quasi esclusivamente da schiavi negri sotto la sferza di padroni ebrei – qualcosa di analogo, ma fuori dall’Europa.)
Ecco dunque il nuovo piano ebraico – assecondato, è chiaro, dai loro inservienti cristiani: quello del meticciato totale – ‘facciamo del mondo una sola famiglia’ si vede spesso negli striscioni appesi all’entrata delle chiese. (Vale l’osservazione che gli ebrei, che vivono di parassitismo a carico di chi lavora e produce, perderebbero in ricchezza qualora chi lavora e produce non esistesse più; ma essendo la ricchezza/finanza per loro soltanto un mezzo verso lo scopo della dominazione totale, quando dovessero essere i padroni assoluti, non darebbero grande importanza a una perdita di introiti.) Questo piano è portato avanti dalle istituzioni giuridiche internazionali post-1945, nonché dalle chiese cristiane con esse in relazione di sudditanza e collaborazione. (Sergio Viera de Mello, amministratore delle Nazioni Unite nel Kosovo, ebbe a dichiarare il 4 agosto 1999: “… i popoli razzialmente puri sono un concetto nazista. Proprio contro questo concetto hanno combattuto gli alleati nella seconda guerra mondiale… È per lo stesso motivo che la OTAN/NATO ha combattuto in Kosovo… per impedire l’insorgere di un sistema di purezza etnica” (4)).
Il crollo dell’Europa per disfacimento razziale è certo una decisione definitiva presa dall’establishment puritanese-ebraico americano e di riflesso a Bruxelles, capitale dell’ Europa/UE. Starà agli Europei, fino a che Europei in piedi ce ne saranno ancora, opporsi a questo piano (5). – Naturalmente, il fatto del meticciato in Europa è strettamente legato a quello dell’immigrazione extracomunitaria e con la denatalità europea (vedi la prossima sottosezione). Molto recentemente, l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa, un organo dell’UE) ha dichiarato che bisogna incrementare l’immigrazione, perché i nuovi immigrati saranno necessari come forza-lavoro dopo la ripresa dell’economia, raccomandando intanto che si dia assistenza a quelli che, già presenti in Europa, sono rimasti senza lavoro (6). Secondo tale Nick Farage (7) esiste una manovra per fare entrare 50 milioni di immigrati africani nell’Unione Europea e all’uopo un ufficio collocamento è stato aperto nel Mali a fine 2008. Secondo gli ‘economisti’ di Bruxelles, questi immigrati ci vogliono, entro il 2050, “per compensare il crollo demografico europeo dovuto alla denatalità”. Inoltre, in Europa ci sarebbero circa 8 milioni di clandestini, che secondo l’OCSE dovrebbero essere visti con un occhio di riguardo e certamente non espulsi.
Anche se inizialmente furono pochi quelli che seppero identificare ciò che stava dietro le quinte dei movimenti migratori verso l’Europa provenienti dal Terzo Mondo (8), adesso non ci dovrebbero essere misteri di alcun genere, su questo argomento, per alcuno che non sia obnubilato dalla mediologia giudeo-cristiana. In riguardo, il lettore sia riferito all’ottima sintesi di Gianantonio Valli (9), dove è dato il migliore resoconto possibile degli ‘argomenti’ con cui gli immigrazionisti riescono ancora a ingannare parecchi sprovveduti, soprattutto se frequentatori di parrocchie. Qui ne siano menzionati tre, fra i più rappresentativi, almeno a parere dello scrivente: (a) “bisogna mantenere il livello numerico della popolazione europea che rischia di diminuire come conseguenza della denatalità” – non si vede proprio perché quel livello numerico deva essere mantenuto, soprattutto a costo di falsificare la popolazione dell’Europa; (b) “anche gli europei sono emigrati nel passato, adesso è doveroso aprire le nostre porte chi vuole emigrare” – chi è rimasto in Europa anche in tempi difficili non ha alcun dovere verso coloro che ‘accolsero’ (e qui ci si potrebbe dilungare) gli emigrati europei di altri tempi; (c) il più falso e sfacciato: “saranno gli immigrati terzomondiali a pagare le pensioni dei nostri vecchi, in mancanza di giovani autoctoni pagatori di tasse in numero sufficiente” – i versamenti al fisco di una esigua frazione degli extracomunitari non compensa il vuoto lasciato dagli autoctoni non nati, senza contare i mastodontici costi sociali e sanitari causati dalla presenza degli allogeni extracomunitari.
(Intanto, il traffico clandestino di migranti è divenuto un affare criminoso che, a livello mondiale, ha un gettito superiore a quello delle armi o della droga (10).)
Ma, osservato pure che i pessimisti non hanno mai fatto la storia, aggiungiamo una nota ‘ottimista’ – in verità, realista.A chi viene a dirci che la società ‘multirazziale e multietnica’, cioè: la globalizzazione– quindi, il ‘facciamo di tutto il mondo una famiglia’ come spesso si sente proclamare dai preti – è un fatto ‘ineluttabile’ e che chi dica il contrario ‘si pone fuori dalla storia’ (così il presidente dello ‘stato italiano’, Giorgio Napolitano) si può rispondere con tutta certezza che la storia non è teleologica e a farla sono sempre gli uomini, finché ci saranno ancora uomini in piedi. Inoltre, ancora più importante, anche se gli europei (e/o gli est-asiatici) fossero ridotti ad affrontare la marea di colore con uno svantaggio numerico di 1 contro 10, la vittoria arriderebbe loro in ogni caso, in quanto essi, se liberi da complessi castranti monoteisti, sono e saranno sempre e comunque gli unici a valere qualcosa. E, in ogni caso, al giorno d’oggi i mezzi tecnici per liberarsi dagli allogeni e rispedirli indietro non mancherebbero – bisognerebbe soltanto avere la volontà di usarli.
Il lato più pratico e tangibile della collaborazione, da parte della Chiesa Cattolica postconciliare, con la volontà ebraica di globalismo e meticciato, è stato anche, forse, il più ‘naturale’ da parte vaticana e monoteista in generale; quandola teologia mette mano alla zoologia per decidere a chi è il caso di ’salvare l’anima’ (11). Questo è stato recentemente confermato dall’ultima enciclica vaticana (12), nella quale si sollecita una ‘vera autorità politica mondiale’, sussidiaria a un governo della globalizzazioneconcorde con quanto prospettato dalle Nazioni Unite; mentre all’ebreo Giuseppe Montini/Paolo VI viene riconosciuto il merito di avere accolto l’ideale cristianodi ‘un’unica famiglia dei popoli’ (‘facciamo di tutto il mondo una famiglia’). I cristiani devono favorire il processo di integrazione planetaria, rendendola prefiguratrice della città vera, senza barriere, di dio (popperiana ‘società aperta’). Più espliciti non si potrebbe essere, ma questo ha degli antecedenti: per esempio, il giubileo dell’anno 2000 fu chiuso da Karol Wojtyła/Giovanni Paolo II con un appello per fare dell’Europa un continente multietnico e multiculturale (13). – Anche il Vaticano ha adottato la retorica immigrazionista (‘gli immigrati terzomondiali pagheranno le nostre pensioni’, ecc.) (14); mentre la propaganda irenista usa la diffusione ecclesiatica per suggerire che in un mondo di meticci non ci saranno più ‘tensioni’ (15).
I partiti di sinistra, in Europa, sopravvivono soltanto per inerzia, usufruendo del voto di vecchi habitué e di qualche nuova leva di giovani ‘colti’, putrefatti/rimbecilliti dallo ‘studio’. Ma in ogni caso la loro situazione è instabile; essi sono dei residuati, ‘intellettuali’ e burocratici del dopoguerra. La loro unica possibilità di sopravvivenza (cioè: di prolungamento del possesso di posti burocratici da parte delle corrispondenti nomenklature), a medio-lunga scadenza, è quella di scatenare una nuova ‘lotta di classe’ nella quale il ‘proletariato’ sarà costituito dagli immigrati di colore (proletariato per sempre, fino a tanto che ci sarà ancora della popolazione di razza bianca, in quanto incapace per ragioni biologiche/razziali di migliorare la propria condizione o di superare il proprio risentimento) e la ‘borghesia’/’nemico teologico’ sarà l’europeo di razza bianca, per quanto povero egli possa essere. Perciò la sinistra politica attuale è lanciata a testa bassa verso uno sfrenato immigrazionismo terzomondiale (16). Dopo i gravi disordini avvenuti nel gennaio 2010 a Rosarno, in Calabria, a opera degli africani là utilizzati come lavoratori agricoli, il capo del partito neocomunista italiano Pier Luigi Bersani ebbe a dire che se in Italia abbiamo quattro milioni di immigrati, ce ne servono otto. Ciò le sinistre portano avanti in parallelo con l’attacco contro la piccola e media industria e a favore dei dinosauri megaindustriali in via di anchilosi ma che, nella loro Weltanschauung di tipo ‘rivoluzione industriale’, rappresentano il passo intermedio fra la realtà fattuale e il Paese dei Balocchi di pinocchiesca qualità. Secondo l’appena menzionato Pier Luigi Bersani, l’industria (italiana) soffre di ‘familismo’ e di ‘nanismo’, mentre è proprio vero che la piccola industria, spesso familiare, manda avanti, al 70%, l’economia (17).
In termini generali, la differenza fra sinistra/marxismo e ‘non-sinistra’, adesso come adesso, si riduce fondamentalmente al campo dell’immigrazione: la sinistra vorrebbe una valanga di immigrati di colore, indipendentemente dagli effetti sociali che questo fenomeno potrebbe avere per le genti autoctone; la ‘non-sinistra’ vorrebbe fermare o per lo meno limitare quella valanga.
In questo contesto la sinistra fa letteralmente tutt’uno con il pretume neocattolico – l’antico anticlericalismodi sinistra è completamente scomparso. Un esponente di punta della sinistra, che si autodichiara cattolico, autore di un libro nel quale fa il punto di quale sia, secondo lui, il posto giusto dei cattolici (18) (e non gli si saprebbe dare torto) ha recentemente affermato che “bisogna rafforzare l’alleanza trasversale di chi ha il compito di mantenere l’identità dei valori cristiani” (19). E la presidentessa del partito neocomunista italiano, Rosy Bindi, è unafondamentalista cristiana.
Ci si può immaginare una futura fusione fra quella che adesso è la sinistra politica e i residui di quelle che ancora si autoqualificano chiese cristiane, per dare origine, nel campo del politico, a una ‘nuova sinistra’/’nuovo cristianesimo’. Intanto la sinistra in Europa continua la sua missione di sempre come fattore destabilizzante a favore dell’ ‘Usrael’.
Nell’anno 2000, l’ambasciatrice americana (quindi: di un paese di analfabeti), tale Kathryn Walt Hall, in Austria (la terra di Wolfgang Amadeus Mozart) ebbe la sfacciataggine di dichiarare, durante una sua conferenza all’università di Klagenfurt, che l’America ‘non era d’accordo’ con le politiche di Jörg Haider e che l’Europa dovrà‘cambiare la sua cultura’ per accomodarsi al globalismo e al multiculturalismo (20).
Note:
1. Emmanuel Rabinovič al congresso rabbinico paneuropeo di Budapest, 12 gennaio 1952. Citato da Joaquín Bochaca, Historia, cit.
2. Citato da Dieter Schwarz, cit.; cfr. anche Gerd Honsik, Der Juden III. Reich?Halt den Kalergi-Plan!, Bright Rainbow-Verlag, La Mancha, 2003.
3. Werner Sombart, Judíos, cit.
4. Cfr. Manfred Roeder, circolare mensile Deutsche Bürgerinitiative (Schwarzenborn/Hessen),maggio 2001.
5. Cfr., per esempio, Andreas Thierry nel bimensile Volk in Bewegung und der Reishsbote(Ellwangen), dicembre 2009.
6. Cfr. il quotidiano La Padania (Milano), 14 luglio 2010.
7. Nick Farage nel quotidiano Daily express (London, Inghilterra), 20 ottobre 2008; su internet in quella stessa data.
8. Per esempio, AA.VV. Warum Völkermischung?, Hugin, Wetter, 1979.
9. Gianantonio Valli, Complici, cit., vol. IV.
10. Cfr. il quotidiano Die Welt (Berlin), 29 luglio 2004.
11. Cfr. anche Silvio Waldner, cit.
12. Caritas in veritate, 29 giugno 2009.
13. Cfr. Ángel García Fuente de la Ojeda, cit.
14. Cfr., per esempio, il quotidiano La Padania (Milano), 9 ottobre 2008.
15. Per esempio, Jacques Audinet, ed. it. Il Tempo del meticciato, Queriniana, Roma, 2001: “Il cosmopolitismo è profondamente ancorato nel monoteismo, allo stesso modo del messaggio ugualitario. Dare vita a meticci è un coraggioso atto di benvenuto al mondo nuovo, un mondo di nuovi individui tagliati dal proprio passato, sradicati e tutti uguali (che faranno) l’alba di un nuovo mondo libero dai pregiudizi di oggi”.
16. Cfr., per esempio, il quotidiano La Padania (Milano), 28 gennaio 2001. Un fatto del genere si diede nell’isola inglese nel 2005, quando le sinistre di quell’isola, allora al governo, concessero una valanga di permessi facili di soggiorno a extracomunitari con l’idea di procacciarsi voti – cfr. il quotidiano Il Giornale (Milano), 9 novembre 2009.
17. Cfr. il quotidiano La Padania (Milano), 9 marzo 2010.
18. Luigi Bobba, Il Posto dei cattolici, Einaudi, Torino, 2009.
19. Cfr. il quotidiano La Padania (Milano), 11 marzo 2010.
20. Cfr. il quotidiano Kärntner Tageszeitung (Klagenfurt), 1° luglio 2000.