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venerdì 21 giugno 2019
PROPONIMENTO DI OGGI
LITURGIA DEL GIORNO
LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -
PRIMA LETTURA
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Un vaticanista accusa: “Benedetto XVI ha lasciato perchè minacciato di avvelenamento”
L'OMBRA DELLA MAFIA DI SAN GALLO DIETRO LE DIMISSIONI DI RATZINGER. QUESTO FATTO GRAVE RICHIAMA ALLA MEMORIA L'OSCURA FINE DI PAPA LUCIANI, ANCHE LUI SCOMODO AI PIANI DI DISTRUZIONE DELLA CHIESA?
MAFIA SAN GALLO - 1 PARTE - RIUNIONE MASSONICA PER DISTRUGGERE LA CHIESA?
Bergoglio e la Mafia di S Gallo. (La congiura contro Ratzinger)
La 'mafia' di San Gallo ha dato 5 anni al Papa per distruggere la Chiesa e la Fede Cattolica.
Un noto vaticanista, molto popolare in Messico e in America Latina, ha provato a ricostruire i motivi della rinuncia di Papa Benedetto XVI al soglio petrino. Alberto Villasana, affermato studioso di affari vaticani specie in Messico e nei Paesi del Sud America, nel corso di una lunga intervista ad una tv della Colombia, Teleamiga e in una conferenza stampa tenutasi nel Messico, ha addebitato le dimissioni di Benedetto XVI ad una seria minaccia di avvelenamento e a quella di scisma di massa annunciatogli da cardinali tedeschi.
Dice Villasana che il maggiordomo Paolo Gabriele, accusato e poi condannato come il corvo di Vatileaks, in realtà non trafugò alcun documento. Ma che il vero corvo fu “il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio e personaggio sinistro”. Tra i documenti trafugati vi era una lettera, scritta in tedesco e fatta arrivare a Papa Benedetto XVI, che diceva
”Entro un anno ti avveleneranno”.
Secondo il vaticanista, questa lettera sarebbe stata fatta pervenire: ” Da un monsignore di Palermo, l’arcivescovo Paolo Romeo”. Dice ancora Villasana: “Il Papa la prese sul serio tanto da fare nominare una commissione di tre cardinali. I tre cardinali il 17 dicembre 2012 gli consegnarono una relazione nella quale si diceva: ” La minaccia è seria, ti ammazzeranno entro un anno”. Ma vi è anche un altro motivo che avrebbe spinto Benedetto XVI alla rinuncia: una minaccia di cardinali tedeschi che annunciavano contro di lui uno scisma di massa. E questa fu una ragione, dice ancora Villasana, ancora più determinante della prima. La vicenda ha tutti i contorni della spy story da prendere certamente con la pinze.
LE CLAMOROSE RIVELAZIONI DI DANNEELS, MORTO A MARZO DI QUEST'ANNO
Dopo più di quattro anni di Papa Francesco Bergoglio, si dice con più frequenza e sempre più apertamente, che la strana situazione odierna del Vaticano assomiglia a niente di meno che a un romanzo di Dan Brown, in cui si intrecciano cospirazioni di eminenti prelati, scandali sessuali e finanziari, e loschi interessi bancari internazionali. Mentre molti si augurano che Papa Francesco ammorbidisca gli insegnamenti e le pratiche tradizionali della Chiesa, è stata data sorprendentemente poca attenzione a un commento di uno dei prelati più importanti e influenti del mondo occidentale, e cioè che Bergoglio è stato eletto dalla “mafia” liberale, un gruppo di vescovi e di cardinali progressisti che per anni ha agito per centrare proprio questo obbiettivo.
Lungi dall’essere un’accusa mossa dai conservatori della Chiesa, il termine è stato usato per la prima volta in un’intervista televisiva 1 nel settembre 2015 dal Cardinal Godfried Danneels, arcivescovo emerito, ma ancora molto influente, di Bruxelles-Mechelen. Danneels ha affermato di aver fatto per anni parte di questo gruppo che si era opposto a papa Benedetto XVI durante tutto il suo pontificato. Il gruppo ha lavorato, egli ha detto, per favorire la formazione di una Chiesa Cattolica “molto più moderna” e per far eleggere papa l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. Un esame degli antefatti di queste straordinarie dichiarazioni può dare un’idea della natura dell’attuale politica ecclesiastica, in particolare dei gruppi episcopali europei liberali
La Mafia di San Gallo: cos’è, quando si è formata, per opera di chi e perché
“Il gruppo di San Gallo è un modo di dire elegante”, ha dichiarato Danneels, gradendo le risate del pubblico dal vivo. “Ma in realtà chiamavamo noi stessi e quel gruppo: ‘la mafia’”. Il cardinale parlava in un programma televisivo belga. Nel breve video caricato su Internet contenente le dichiarazioni di Danneels, una voce fuori dal campo ha sintetizzato la natura del gruppo che “si incontrava ogni anno dal 1996” a San Gallo, in Svizzera, originariamente su invito del vescovo della città, Ivo Fürer, e del famoso Gesuita italiano e accademico, l’arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini.
“Insieme hanno organizzato la ‘resistenza’ segreta contro il Cardinale Ratzinger, che a quel tempo era il braccio destro di Giovanni Paolo II” , come capo della Congregazione per la Dottrina della Fede. “Quando papa Giovanni Paolo II è morto nel 2005, il gruppo aveva già spinto alla ribalta l’attuale papa [Francesco]” , anche se questo primo tentativo di mettere Jorge Mario Bergoglio sul soglio è fallito. Quando ha dovuto fare i conti con l’elezione di Ratzinger come Papa Benedetto XVI, “Danneels non ha potuto nascondere la sua delusione” , dice il narratore.
Danneels aveva rilasciato l’intervista per promuovere la sua biografia autorizzata e ha aggiunto che il gruppo San Gallo vantava vescovi e cardinali, “troppi da elencare”. Ma tutti avevano lo stesso obiettivo comune: l’attuazione di un programma “liberale/progressista” in opposizione a Papa Benedetto e all’orientamento di un moderato conservatorismo dottrinale. Sebbene più tardi si sia negato che il gruppo fosse segreto, Danneels aveva detto: “si discuteva molto liberamente; non si faceva mai nessuna relazione di modo che tutti potessero sfogarsi”. Il programma ha intervistato il biografo di Danneels,Jurgen Mettepenningen, il quale ha affermato che nel 2013, con l’abdicazione di Benedetto, “si può dire che grazie alla sua partecipazione a quel gruppo, il cardinale Danneels sia stato uno dei pionieri della scelta di Papa Francesco”.
Gli autori della biografia di Danneels hanno classificato le preoccupazioni del gruppo in “la situazione della Chiesa” , “il primato del Papa” , “la collegialità” e “la successione di Giovanni Paolo II”. Il vaticanista inglese Edward Pentin scrive [nostra traduzione qui] che essi “hanno anche dibattuto del centralismo nella Chiesa, della funzione delle conferenze episcopali, dello sviluppo del sacerdozio, della morale sessuale [e] della nomina dei vescovi”. Uno schema più o meno identico a quello che doveva essere pubblicato per i due Sinodi sulla Famiglia convocati da Papa Francesco nel 2014 e nel 2015.
La biografia autorizzata del cardinale è stata scritta da Mettepenningen insieme a Karim Schelkens. Poiché si tratta di uno dei più influenti prelati cattolici in Europa e di una delle voci più importanti del dominante fronte liberale dell’episcopato europeo, la biografia di Danneels rivestiva un grande interesse pubblico. Affinché non si pensasse che il cardinale stesse scherzando, l’esistenza e gli scopi generali della “mafia” di San Gallo sono stati confermati il giorno successivo da Schelkens in un’intervista a una stazione radio locale di San Gallo.
Pentin ha sintetizzato sulle pagine del National Catholic Register: “Le personalità e le idee teologiche dei membri talvolta differivano, ma una cosa li univa: la loro opposizione all’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger”.
Pentin ha scritto: “Il gruppo voleva una drastica riforma della Chiesa, molto più moderna e aggiornata, con Jorge Bergoglio, Papa Francesco, come capo. Hanno ottenuto quello che volevano”. Pentin ha aggiunto in un articolo successivo che anche se il gruppo di San Gallo ha ufficialmente terminato le sue riunioni nel 2006, non c’è dubbio che la sua influenza sia continuata nel 2013. “Si può asserire con sicurezza che esso ha contribuito a formare una rete che ha spianato la strada, quanto meno favorendolo, al Cardinale Bergoglio nel conclave sette anni dopo”. Nel 2015, Paul Badde scrittore tedesco ed esperto delle questioni concernenti il Vaticano ha confermato tutto ciò, sostenendo di aver ricevuto “informazioni attendibili” che tre giorni dopo la sepoltura del papa Giovanni Paolo II, i cardinali Martini, Lehmann e Kasper dalla Germania,Bačkis dalla Lituania, van Luyn da Paesi Bassi, Danneels da Bruxelles e Murphy O’Connor da Londra “si sono incontrati nella cosiddetta Villa Nazareth a Roma, casa del cardinale Silvestrini, il quale ormai non era più eleggibile; hanno poi discusso in segreto una tattica per evitare l’elezione di Joseph Ratzinger”.
Seguendo le rivelazioni di Danneels, dalla diocesi di San Gallo è saltata fuori una lettera piuttosto confusa che ha parzialmente ritrattato l’affermazione secondo cui il gruppo avrebbe influenzato l’abdicazione di Papa Benedetto. La lettera ha confermato che l’elezione di Jorge Bergoglio come Papa Francesco nel 2013 “corrispondeva all’obiettivo perseguito a San Gallo”, rilevando che queste informazioni provenivano dalla biografia del cardinale Danneels. “Questo è confermato dal vescovo Ivo Fürer”, continuava la lettera, il quale ha dichiarato che la sua “gioia per la scelta dell’Argentino non è mai stata un segreto”…
Don Giorgio De Capitani: “Papa Francesco è fumoso e ingannevole”
DON GIORGIO DE CAPITANI, IL PRETE CHE INSULTA SALVINI, ORA SE LA PRENDE PURE CON IL PAPA. CI CHIEDIAMO COSA PENSINO I FEDELI DELLA SUA PARROCCHIA. HANNO ALTRO DA FARE CHE PRENDERE POSIZIONE DIMOSTRANDOSI VERI CATTOLICI? E' TEMPO DI PRENDERE POSIZIONI DECISE DI FRONTE ALLO SMANTELLAMENTO DELLA FEDE CATTOLICA!
Da Don Giorgio De Capitani riceviamo e pubblichiamo.
Da parte dei mass media, di destra, di centro e di sinistra, in particolare quelli italiani, c’è una generale e supina adulazione nei riguardi di “questo” Papa. Anche i telegiornali fanno coro. Difficilmente leggo una critica. Ogni pretesto è buono (anche l’ovvietà più ovvia) per presentarlo come il Papa aperto, rivoluzionario, anticonformista, vicino alla gente, contro il potere, ecc. ecc. Ciò che ritengo paradossale è la devozione viscerale da parte di quanti, fino all’altro ieri, non facevano altro che denigrare la Chiesa, parlar male del Papa, dei vescovi, dei preti, della religione, ecc. Ogni giorno compero l’Unità, e solo dopo qualche settimana che era di nuovo apparsa nelle edicole (dopo un lungo periodo di assenza) ho inviato una critica al giornale, perché non faceva che adulare questo Papa in modo servile. Tutti sanno la tendenza politica de L’Unità, anche se ultimamente ha perso lo smalto iniziale, quando era il giornale comunista dei lavoratori, ideologicamente lontani dalla Chiesa.
In realtà, il consenso generale per questo Papa, anche da parte della massa, credente e non credente, mi sembra particolarmente pericoloso: è la persona in quanto tale, ovvero il personaggio, che incanta, indipendentemente dalla Chiesa nelle sue strutture, che continua ad avere poca credibilità tra la gente.
Un fenomeno impressionante, almeno qui al Nord, è lo svuotamento delle chiese, con il paradosso – lo definirei “osceno” – che si continui ad usare gli ambienti parrocchiali, ma solo per fare feste e baldorie varie. Nella Diocesi milanese, in parte anche per colpa dell’attuale cardinale Angelo Scola (una scelta sbagliata di Papa Ratzinger), c’è stato ultimamente un rilassamento pauroso, per cui la fede si è svuotata del suo senso più profondo.
Ma credo che sia un fenomeno generale della Chiesa, e fa specie che ciò stia succedendo proprio durante il pontificato di Papa Francesco. Ed ecco il paradosso: da una parte, assistiamo ad un generale consenso per la “persona” del Papa, e dall’altra ad un abbandono altrettanto generale dei valori cristiani.
Che poi questo momento storico sia uno dei più drammatici sulla scena internazionale (dopo l’ultimo conflitto mondiale), beh, lo vediamo tutti: certo, ciò non significa che sia colpa di questo Papa, ma ritengo che in questi anni sia venuta meno la “vis” evangelica, nella sua novità più radicale.
Ecco perché, dopo un iniziale entusiasmo, via via che il tempo passava, ho iniziato ad allontanarmi dal consenso generale, e ho intuito la pericolosità di questo Papa, troppo fumoso e ingannevole.
Sì, più il tempo passava, più mi rendevo conto che Papa Bergoglio fosse lui stesso vittima del consenso generale, e non prendesse il coraggio di essere chiaro. Sembra moderno e progressista, ma solo perché fa battute (per me superficiali, ma accattivanti) sui gay o su altri problemi scottanti, e poi non ha il coraggio di prendere posizioni: illude la gente, lasciando le cose come stanno. Basterebbe pensare al caso della comunione ai divorziati risposati o ai conviventi, ecc. o al caso della teoria gender, sulla quale da più parti si è detto che non si tratta di una ideologia (non si mette in discussione la distinzione dei sessi, ma il ruolo sociale che è stato attribuito al maschio o alla femmina). Il Papa con delle battute talora infelici vuole risolvere i problemi, richiamando la coscienza che solo Dio può giudicare, ma li complica, anche per una certa sua deformazione ideologica o per ignoranza dei problemi (e anche consigliato male).
Mi ritengo uno spirito libero e tanti conoscono le mie aperture, ma non è questo il problema di oggi: essere cioè tradizionalisti oppure progressisti. Il vero problema è su che cosa puntare veramente. La vera domanda da porsi è questa: che cosa è essenziale, che cos’è l’Essenziale per il bene della società e dell’essere umano?
Figlio del ’68, ho creduto anch’io ad una rivoluzione strutturale, poi man mano ho capito che le strutture non cambiano o, meglio cambiano sì ma per lasciare il posto ad altre, magari peggiori. Il cardinale di Milano, Giovanni Colombo, all’epoca degli anni della contestazione accusava noi preti giovani di essere “orizzontali”, ovvero di pensare troppo alle cose sociali, e di essere poco “verticali”, ovvero di pensare poco alle realtà divine. Aveva ragione, e aveva torto. Aveva ragione nel dire che eravamo “orizzontali”, ovvero all’esterno del nostro essere interiore, ma aveva torto perché intendeva per “verticale” il verticalismo puramente religioso, ovvero legato ad una specifica religione, dimenticando che il cristianesimo non è una religione, ma qualcosa di completamente “altro”, di meglio, di essenzialmente interiore.
Ultimamente, da quando nel 2013 Angelo Scola ha pensato bene di “farmi fuori” (dopo aver convissuto pure dialetticamente con Carlo Maria Martini, che per anni mi aveva preso sotto le sue ali, e con Dionigi Tettamanzi, sempre pronto a dialogare), emarginandomi (da più di tre anni vivo in casa privata, con la possibilità di celebrare una sola Messa la Domenica in una parrocchia vicina) ho fatto una grande scoperta, ed è la Mistica: una scoperta rivoluzionaria e sconvolgente. Ho cominciato a capire la differenza tra “sacro” e “religioso” (il profano/laico non esiste, se non come ideologia): il sacro è la natura stessa dell’essere umano, mentre il religioso appartiene alla struttura di una religione, perciò è qualcosa di esteriore.
Sì, ho iniziato a capire l’essenziale, ed è il mondo interiore dell’essere umano, dove lo spirito s’incontra con il Divino, senza bisogno di alcuna mediazione o, meglio, senza quelle mediazioni strutturali che vietano o interrompono il dialogo: spirito umano/Spirito divino.
Figlio del ’68, sembrerebbe assurdo che sia diventato “mistico”, ma è proprio questa scoperta che mi ha reso ancor più “dissidente” verso una Chiesa-strutturalmente esteriore, alla ricerca di un consenso puramente esteriore.
Vorrei che fosse chiaro il mio pensiero. Se per un verso sogno una Chiesa più aperta (verso le unioni civili, verso anche il matrimonio dei gay, verso il matrimonio dei preti, verso il diaconato e anche, perché no, il sacerdozio femminile, verso una Chiesa meno monarchico-papale, ma a più larga partecipazione di potere, coinvolgendo i vescovi, ecc.), per l’altro verso vorrei una Chiesa sempre più radicalmente mistica, al di fuori di un recinto religioso: una Chiesa che educhi la gente, oggi così distratta e alienata, all’essenzialità dell’essere umano, che è il regno dello spirito. Sia chiaro: non si tratta di una forma di spiritualismo o di interiorismo o di misticismo (gli -ismi fanno sempre paura!), ma di far scoprire ad ogni essere umano che la conversione parte dal di dentro: non lo ha detto Gesù Cristo? Qui, dentro di noi, non c’è un dio determinato, schematizzato, dogmatizzato, ma c’è quella Divinità (così preferivano chiamarla i grandi Mistici), che è puro Spirito di libertà e di verità.
Si può discutere su questo, ma almeno mi si permetta di sognare che il futuro si costruirà solo se l’essere umano scoprirà la propria identità divina.
Fra poco, Milano avrà un nuovo vescovo. Ho già fatto sapere ai miei superiori che la nostra Diocesi avrebbe bisogno di un vescovo “mistico”, non per una sua vocazione personale, ma nel senso che risvegli nella gente ambrosiana il segreto della sua dignità interiore. Il più grave difetto della Diocesi milanese è il suo pragmatismo, che si riflette ovunque: anche i preti ambrosiani ne sono vittime. Non si tratterà allora di ri-organizzare la Diocesi nelle sue forme strutturali o di fare opera di proselitismo per riagganciare i lontani. La vera scommessa consisterà nel risvegliare nei milanesi la loro sete d’Infinito, riportandoli nel loro mondo interiore, e da lì partire per rifare il tessuto religioso, sociale e politico.
Così sogno un Papa, magari il prossimo, che dia una svolta “mistica” alla Chiesa, con una parola autorevole e non autoritaria, anche con gesti profetici provocatori, senza badare al consenso, ma con l’unico intento di “risvegliare” nell’essere umano quel mondo interiore assopito e narcotizzato, anche per colpa di una Chiesa-struttura che ha fatto del cristianesimo una religione vuota d’anima vitale.
Non posso concludere senza dire una mia preoccupazione: questo Papa ha distrutto il dissenso nella Chiesa, quel dissenso profetico e mistico che punta al mondo interiore. Certo, ha scatenato le ire dei fondamentalisti, tipo Antonio Socci, che conosco molto bene. Papa Bergoglio si è conquistato anche il consenso delle “comunità di base”, che una volta erano come il sale sulle ferite della Chiesa. È perciò rimasto solo il dissenso fondamentalista.
Oggi sembra sparito anche quel piccolo “resto d’Israele”, che negli anni più bui del cristianesimo era come un faro, una voce, talora un grido.
Don Giorgio De Capitani
VEDI PURE:
Immigrazione clandestina, favoreggiamento alla tratta di minori
SE IL PAPA VUOLE VERAMENTE COMBATTERE LA PEDOFILIA NELLA CHIESA E LA TRATTA DI ESSERI UMANI, PONGA FINE A TUTTO QUESTO PRONUNCIANDOSI CONTRO L'ACCOGLIENZA INDISCRIMINATA E APPOGGIANDO LE POLITICHE DI PREVENZIONE DEL GOVERNO ITALIANO. COMINCI DA PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI A CARICO DI QUEI SACERDOTI CATTOLICI CHE SI RIVOLGONO AL MINISTRO DELL'INTERNO SALVINI CON UN LINGUAGGIO POCO EDIFICANTE SIA MORALMENTE CHE SPIRITUALMENTE: (http://www.ilgiornale.it/news/cronache/prete-anti-salvini-insulta-ancora-pezzo-m-1713607.html)
IMMIGRAZIONISMO non vuol dire solo sostituzione etnica, ma anche traffico di bambini, di organi, significa manodopera minorile, sfruttamento, accattonaggio, pedofilia, pedopornografia.
In Italia, grazie al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, grazie al traghettamento delle nostre navi militari che, con l’aiuto delle navi straniere, scaricano persone come carne da macello, sono stati traghettati dall’altra sponda del cimiterraneo a questa, oltre 13 mila bambini. Un numero pari agli abitanti di migliaia di cittadine italiane. Di questi, oltre 8 mila sono non accompagnati. Gli altri, oltre 5 mila risultano IRREPERIBILI, ovvero, bambini che si sono o sono stati, allontanati dalle sedicenti strutture si accoglienza e dalle cosiddette case famiglia.
Come è possibile definire ‘strutture di accoglienza’ o peggio, ‘case famiglia’ le location che perdono, si lasciano sfuggire o peggio ancora si lasciano portare via i bambini che dovrebbero tutelare?
13 mila bambini sono il 10% di 130 mila clandestini che in pochi mesi sono stati prelevati dalle coste libiche e imbarcati su ‘navette’, gommoni e imbarcazioni fatiscenti e che, dopo nemmeno un miglio, sono stati raggiunti dai “salvatori dei poveri migranti in fuga dalle guerre”. Una grande presa per il culo per i babbei e gli utili idioti che ancora foraggiano i politicanti criminali che da un lato attuano una vera e propria DEPORTAZIONE e dall’altra, dalla nostra, compiono un vero e proprio GENOCIDIO culturale e sociale. In tutto questo il popolo di pedofili, i porci malati mentali di pedopornografia, la ‘medicina alternativa’ che attende organi vitali, o coppie che non possono avere figli, la criminalità organizzata, hanno la possibilità di esaudire i loro bisogni.
13 mila bambini. In un solo anno, da maggio 2014 a maggio 2015, si sono fatti fuori 13 mila bambini e la cosa che deve far riflettere, e non poco, è che il 95% di loro sono maschi e il 92% ha tra i 15 e i 17 anni.
Ora, questi dati non ce li siamo sognati, ma provengono dal quel governo criminale, dal ministero del lavoro che non c’è, che attraverso l’asservimento ai criminali della Troika, attua determinate politiche e decisioni unilaterali. Ma se questi sono i dati ufficiali, avete idea di quanti altri sfuggono a questi censimenti?
Armando Manocchia @mail
I peccati degli uomini di Chiesa e quella sovversione che arriva da lontano
- Il prete che auspicava il mio assassinio prosegue con gli insulti, dicendo che sono “un pezzo di merda”. Avete sentito sollevarsi voci indignate? No, quelle solo se oso mostrare il rosario e ricordare con orgoglio le nostre radici...
"Uccidete Salvini!" - L' incredibile appello di un prete!
Continua l'invettiva di una parte della Chiesa cattolica contro Salvini e i respingimenti dei migranti clandestini. Il linguaggio offensivo e volgare non è degno di sacerdoti che poi, all'occorrenza, sfoggiano striscioni e slogan di frasi tratte dal Vangelo. Viene il dubbio che si tratti di tutt'altro che di veri sacerdoti per vocazione. Del resto, la dirigente comunista Bella Dodd nel suo saggio "School of darkness" parla di comunisti infiltrati nei seminari per minare la Chiesa dalle basi. L'opera di infiltrazione continua indisturbata da allora? Dopo il CSM è arrivato il tempo di un ventata d'aria fresca anche nella Chiesa cattolica? Vediamo come in questo interessante articolo di Aldo Maria Valli viene spiegata la difficile situazione in cui versa la Chiesa dai tempi del comunismo sovietico.
La crisi degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica, tornata di scottante attualità dopo le conclusioni del gran giurì della Pennsylvania e la pubblicazione del memoriale dell’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò, fa sorgere una domanda che si ripropone in continuazione: com’è possibile? Com’è possibile che nella Chiesa si sia arrivati a un tale abisso di depravazione?
Le risposte, lo sappiamo, sono moltissime. Fra le tante, merita di essere presa in considerazione quella di cui si occupa Iben Thranholm nell’articolo Catholic abuse crisis is likely no accident, but a strategy to destroy Church from within
nel quale le cause della situazione attuale vengono fatte risalire anche a una “sovversione ideologica” operata da decenni a danno della Chiesa cattolica per distruggerla dall’interno.
La giornalista e teologa danese racconta di essersi imbattuta su Youtube in un video nel quale l’ex propagandista del KGB sovietico Yuri Bezmenov, alias Tomas Schuman, che lavorò per l’agenzia stampa Novosti dell’Urss fino alla sua diserzione, nel 1970, spiega che l’Occidente sarebbe stato lentamente convertito al marxismo con i metodi della “sovversione ideologica”, una forma di guerra abitualmente usata dai servizi sovietici in America.
Nel video, che risale al 1983, Bezmenov spiega che lo sforzo principale del KGB non era riconducibile all’attività convenzionale di intelligence. Solo il 15 per cento delle risorse veniva speso per lo spionaggio in “stile James Bond”, mentre l’85 per cento era dedicato a un processo lento chiamato appunto “sovversione ideologica”.
I principali strumenti usati in questa strategia, rivela Bezmenov, erano “corrompere i giovani, farli interessare al sesso, allontanarli dalla religione, renderli superficiali e moralmente deboli”. Si trattava inoltre di minare l’autorità dei leader, in modo che i giovani li disprezzassero e li trovassero ridicoli, e di cancellare le vecchie virtù morali, come l’onestà, la sobrietà, l’autocontrollo, la fiducia nella parola data.
La sovversione, per sua natura, doveva essere realizzata principalmente in tutti quei luoghi e quelle istituzioni che si occupano di educazione, come scuole, chiese, centri culturali, mass media.
Giustamente Bezmenov sottolinea che, benché tutto lasci pensare che durante la guerra fredda l’America abbia respinto il comunismo sovietico, in realtà, proprio in virtù della sovversione ideologica, nella maggior parte delle università, nel mondo culturale e nei mass media lungo tutti gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso l’indottrinamento marxista-leninista fece passi da gigante, senza mai essere adeguatamente controbilanciato da analoghe strategie attuate in nome dei valori americani tradizionali.
Nel video l’agente sovietico sosteneva che già all’epoca, nel 1983, il processo di indebolimento morale contro gli Stati Uniti era andato oltre ogni più rosea previsione fatta dal Cremlino. E tutto il lavoro era stato compiuto dagli americani stessi, grazie soprattutto all’opera delle élites intellettuali (mass media, università, musica, arte, letteratura), abbondantemente influenzate dal marxismo.
E la Chiesa cattolica?
Bezmenov nel video non ne parla esplicitamente. Tuttavia è chiaro che la strategia di sovversione colpì anche la Chiesa, come spiegò l’ex comunista Bella Dodd, membro del Partito comunista d’America poi fuoriuscita dall’organizzazione e convertita al cattolicesimo, quando rivelò che uno dei suoi principali compiti quale attivista comunista era quello di infiltrare giovani di fede marxista nei seminari cattolici.
L’infiltrazione comunista nella Chiesa, rivelò Bella Dodd, era così ampia che in futuro sarebbe stato impossibile riconoscere la Chiesa cattolica. “Fin dagli anni Trenta – disse – facemmo in modo che più di mille dei nostri uomini diventassero sacerdoti, per distruggere la Chiesa dall’interno. L’idea era che questi uomini, una volta ordinati, salissero nella scala gerarchica, come monsignori e vescovi”.
La filosofa e teologa Alice von Hildebrand, amica di Bella Dodd, ha riferito che l’ex attivista le rivelò di aver trattato con non meno di quattro cardinali che all’interno del Vaticano lavoravano per gli interessi dell’Urss e del comunismo.
Secondo La Dodd, le direttive inviate da Mosca erano chiare: immettere membri del partito nei seminari e nelle organizzazioni diocesane, così da distruggere la Chiesa cattolica utilizzando le sue stesse istituzioni.
Quando Bella Dodd, nel 1952, tornò alla fede cattolica grazie al rapporto con l’arcivescovo Fulton Sheen, fu a lungo torturata dal senso di colpa. Consapevole di aver arrecato un danno enorme alla Chiesa, disse di voler entrare in un ordine monastico per cercare di pagare il suo debito, ma Sheen le chiese di restare nel mondo e anzi di parlare, così da spiegare quali furono le strategie adottate da Mosca.
Ora, commenta Iben Thranholm, ciò a cui stiamo assistendo nella Chiesa potrebbe benissimo essere il risultato, fra le altre cose, anche di quella lunga infiltrazione. Se consideriamo che la maggior parte degli abusi che stanno venendo a galla risale agli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, i conti tornano. Aver immesso nei seminari, per decenni, uomini lontani dalla retta morale cattolica ha evidentemente dato i suoi risultati.
A chi obietta che qui si rischia di cadere nel complottismo, Alice von Hildebrand già due anni fa replicava: “La realtà dell’infiltrazione ha lo scopo non di negare che alcuni vescovi, capi di ordini religiosi e sacerdoti siano caduti nel grave peccato di aver chiuso gli occhi sugli orribili peccati commessi da persone sottoposte alla loro autorità, ma di renderci consapevoli del fatto che un fattore chiave, sia pure quasi mai menzionato, è che molti dei colpevoli di abusi e coperture non erano preti cattolici caduti in preda alla sfrenatezza morale, bensì infiltrati che avevano ottenuto falsi certificati di battesimo ed erano agenti del comunismo impegnati nell’opera di infiacchimento morale. (…) Ho sentito da Bella Dodd che questi malvagi si erano infiltrati persino in Vaticano, perché la Chiesa cattolica è l’acerrima nemica del comunismo: e loro lo sanno”.
Se ci pensiamo, l’abuso sessuale commesso da sacerdoti è l’arma più potente per squalificare la Chiesa e farle perdere ogni tipo di autorità morale agli occhi dell’opinione pubblica, così da indurre le persone ad abbandonare la fede. E forse non riusciamo neppure a immaginare quanto male abbia fatto alla Chiesa, oltre che alle vittime, ogni singolo caso di abuso.
Occorre anche ricordare che il piano di sovversione non aveva obiettivi immediati, ma si proponeva di ottenere risultati a lunga scadenza. Con una Chiesa moralmente indebolita e priva di credibilità, il comunismo avrebbe eliminato il suo avversario più ostinato e pericoloso. E certamente l’opera di indebolimento dall’interno è stata fatta propria anche da altri avversari della Chiesa, sicuri così di ottenere i risultati più efficaci anche se non immediati.
Se guardiamo al panorama attuale, dominato dal politicamente corretto e dalla fine sostanziale di tutte le idee sostenute dalla Chiesa cattolica circa i valori un tempo detti “non negoziabili”, non è difficile vedere che la sovversione può dire di aver raggiunto gran parte dei suoi obiettivi.
Di fronte a certi peccati e crimini commessi da “uomini di Chiesa”, i cattolici restano spesso increduli e si rifugiano nella spiegazione (che in realtà non spiega nulla) secondo la quale “in fondo è sempre stato così”. È un modo di infilare la testa sotto la sabbia. Comprensibile, forse, ma non per questo giusto. Se si riflettesse sul fatto che tanti preti, vescovi e cardinali colpevoli di abusi, connivenza e coperture non sono semplicemente caduti in tentazione e non sono stati semplicemente paurosi e pusillanimi, ma hanno partecipato a un piano prestabilito, voluto per distruggere la Chiesa e impedirle di risollevarsi, forse i laici cattolici troverebbero la forza di reagire e di esigere lo spurgo totale degli impostori. Procedimento che può prendere avvio soltanto battendosi perché sia fatta piena luce su ciò che è accaduto.
Aldo Maria Valli
giovedì 20 giugno 2019
Ora la Germania suona l'allarme: "Così dall'euro si arriva alla lira"
I TIMORI DELLA GERMANIA SULL'ITALEXIT
Quando nel 2018 il quotidiano tedesco Die Welt accusava il governo: "Cerca una prova di forza con Bruxelles". E accusava: "Anche così si arriva dall'euro alla lira"
L'audace piano del debito italiano per l'Europa". La Germania accende il faro sull'Italia e lancia l'allarme.
In un editoriale pubblicato in prima pagina il quotidiano conservatore Die Welt spiega che approvando una manovra economica, che sposta il rapporto deficit/Pil al 2,4%, il governo gialloverde ha di fatto innescato una "gara finale" con l'Unione europea. "Anche così si arriva dall'euro alla lira".
Secondo il columnist del Welt il governo gialloverde starebbe cercando di fare arretrare Bruxelles. "E anche così è la conclusione del quotidiano tedesco - dall'Euro si arriva alla Lira". L'attenzione della Germania per le tensioni sui conti pubblici italiani, subito rimbalzata sull'Huffington Post, la dice lunga sulle preoccupazioni che si stanno impossessando dei principali Stati membri dell'Unione europea. "La coalizione fa esattamente quello che si aspettano gli elettori: una prova di forza con Bruxelles - si legge nell'editoriale - i populisti hanno presentato l'Europa come capro espiatorio della miseria italiana e molti elettori ci credono".
Secondo l'analisi di Die Welt, mentre la Spagna e l'Irlanda hanno "usato il tempo concesso dalla Bce per le riforme e sono da tempo di nuovo sulla strada della crescita", l'Italia "si rifiuta di affrontare la cura da cavallo e cerca una strada indolore". "La baruffa con la Commissione sul bilancio per il prossimo anno è solo l'inizio di una lite permanente sul futuro dell'unione valutaria - si legge poi nell'editoriale - se Bruxelles cede di nuovo scompaiono le chance che l'Italia tenti seriamente di demolire il debito o di risolvere autonomamente la sua acuta crisi bancaria". In conclusione Die Welt riporta all'attenzione il "piano B" del ministro agli Affari comunitari, Paolo Savona, e il dibattito sull'uscita dell'Italia dalla moneta unica. "In campagna elettorale i partiti avevano messo in gioco l'uscita dall'euro - si legge alla fine - ora il governo specula pubblicamente sul fatto invece che i partner europei retrocedano. Anche così si arriva dall'euro alla lira".
E' DOVERE DELL'ITALIA RIACQUISTARE LA SOVRANITA' MONETARIA - DI ROBERTO BIZZARRI
L'intervento del docente di Economia al convegno del 21 aprile 2015 a Roma "verso una Lega Nazionale"
L'Italia con l'adesione all'euro e con la sottoscrizione dei trattati europei che ne regolano l'attuazione, ha rinunciato alla propria sovranità monetaria.
Questo significa che non possiamo stampare moneta "autonomamente" e che per avere euro a disposizione per pagare i propri debiti e finanziare le proprie attività istituzionali lo Stato – visto che il gettito fiscale non è sufficiente a ciò – deve ricorrere alla BCE ed al sistema bancario internazionale che acquista i titoli emessi.
Tali istituzioni (che hanno natura privata, compresa la BCE in quanto controllata dalle banche centrali dei paesi UE, a loro volta controllate da banche private) ben volentieri ci riforniscono di euro, perché tale rifornimento non è "al costo della carta" ma ad un tasso di interesse determinato dal mercato (il famigerato "spread"): tanto più le aspettative sull'Italia sono favorevoli tanto meno costa il rifornimento e viceversa. Inoltre l’acquisto dei nostri titoli è fatto, ad un costo piuttosto che ad un altro, anche sulla base dello “standing” della nazione: e qui stiamo messi maluccio, a giudicare dal “rating” che le famigerate agenzie internazionali hanno attribuito alla qualità del nostro debito, giudicato poco sopra il debito spazzatura! Ma, incredibilmente le ultime emissioni vanno a gonfie vele e la domanda di titoli italiani è sempre molto superiore all’offerta....
Il nostro debito pubblico accumulato “costa” in termini di interessi passivi da pagare, circa 80/90 miliardi di euro all’anno e nel triennio 2015/2018 non diminuirà.
Per Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone e BRICS non è così! USA e Giappone, per esempio, hanno debiti pubblici stratosferici e per onorarli stampano quintali di "banco note" che le loro banche centrali comprano immettendo contemporaneamente liquidità sul mercato. Da noi in Europa è un po’ diverso: troppa liquidità fa aumentare l'inflazione. Questa è la paura atavica e genetica di tutti i tedeschi che la Merkel ben percepisce e rappresenta alla BCE con ferrea disciplina. Ne sanno qualcosa i Greci... Obiettivo primario della BCE, checché ne dicano in molti non è lo sviluppo dei consociati ma non far crescere l’inflazione. A costo della deflazione, della recessione e dell’abbattimento costante, inesorabile, dello stato sociale e dei diritti “costosi” per le finanze pubbliche, quelli delle classi più deboli.
Il punto resta irrisolto. La UE non è una economia chiusa e se ricordiamo la genesi del default USA del 2007/2008 e del mondo intero a seguire, da cui non ci siamo ancora ripresi, come si modifica la ricetta? Non si modifica. Nein. Crepare. Questa è la globalizzazione finanziaria.
Conseguentemente come UE possiamo mai essere competitivi con USA e Giappone, che battono moneta e se ne fottono dell’inflazione? Spread/debito contro costo della carta: teniamolo a mente!
Torniamo nel Belpaese. A fine 2011 la speculazione internazionale fece lievitare lo spread a livelli critici, fecero fuori Berlusconi (ultimo governo eletto “regolarmente”) e il resto lo abbiamo visto e lo vediamo tutti i giorni. Non entro nei meandri politici e non credo ai complottisti vari. Vero è che, però, saltato Berlusconi, come d’incanto, la speculazione internazionale ha smesso di perseguitare le nostre emissioni, fino ad arrivare alle ultime vendite che addirittura vedono tassi “negativi”.
Ma la necessità (e l’obbligo) di onorare il debito pubblico resta. E per farlo servono sempre i soliti 80/90 miliardi di euro annui, che, al contrario, potrebbero (anche solo in parte) essere utilizzati per sviluppo, welfare ed opere pubbliche. Ma per farlo si torna al problema di partenza: se non c’è sovranità monetaria saremo sempre al punto di dover subire l’obbligo di pagare uno spread/rimborso al posto del “costo della carta”.
E nessuno pensa, comunque, di non onorare il debito pubblico esistente con una sorta di “autoriduzione” o “spalmatura” in più anni del medesimo, così da alleviare le finanze pubbliche.
Non siamo l’Argentina. Non ce lo possiamo permettere. E tutto sommato non sarebbe neanche una grande idea. Dobbiamo recuperare la sovranità monetaria per far crescere di nuovo l’economia interna, le esportazioni, le opere pubbliche utili: in tal modo avere, in termini di gettito fiscale, maggiori entrate e, conseguentemente, maggiori capacità non solo di pagare il servizio del debito (oltre alle spese correnti senza fare macelleria sociale come la Fornero) ma, finalmente, iniziare anche a rimborsarne la quota capitale (oltre 2.000 miliardi di euro....).
Adesso, se l’idea di recuperare la sovranità monetaria verrà condivisa da chi ci rappresenterà nei prossimi anni, il problema è: come fare? Ricordiamoci che tale funzione – battere moneta – è essenziale per uno stato che si definisca tale.
Intanto togliamoci dalla testa di poter uscire dall'euro sic et simpliciter (magari con un semplice referendum abrogativo) - la costituzione non lo consente - ovvero con una legge di iniziativa popolare: idem con questi attuali equilibri politici e comunque si arriverebbe sempre prima alle elezioni.
I trattati, se legittimamente sottoscritti vanno rispettati; qui si potrebbe aprire un dibattito infinito sulla legittimazione di chi li ha sottoscritti e se tale procedura è stata rispettosa del dettato costituzionale e se, ancora, i cittadini ne siano stati debitamente messi al corrente PRIMA di tale sottoscrizione... Non mi avventuro in questa analisi. Onestamente, però, penso che più di una forzatura ci sia stata e che la disinformazione (ovvero l’informazione non obiettiva, che è pure peggio) siano state elevate.
Anche volendo fare un ... colpo di testa, come la breve storia di questa nazione (non uso la maiuscola volutamente) insegna, non andremmo troppo fuori dal seminato!
Dall'unità (e qui con questo termine rido amaramente) in poi, non siamo stati molto coerenti nelle alleanze, politiche, militari (!!!) e diplomatiche: ergo una conversione ad U in più o una in meno adesso, rottamando unilateralmente i trattati farebbe – a livello di considerazione internazionale goduta dagli italiani – poca differenza. Al massimo qualche tedesco potrebbe dire: “...i soliti italianen tratitoren..." . Onestamente, come dargli torto? Ed i mercati, lo spauracchio dei più, a mio modesto parere, reagirebbero, viceversa, con moderazione.....
Ma qui si tratta di sopravvivere....mantenendo buoni rapporti col mondo finanziario globalizzato, da cui non possiamo, anche volendo, autoescluderci.
Quindi serve/servirà la legittimazione elettorale del partito/movimento, che uscirà vincitore dalle prossime elezioni. Tale governo dovrebbe ridiscutere con i partner UE la nostra adesione ed in particolare: sovranità monetaria e gestione dei tassi d’interesse interni, regole del famigerato rapporto del 3% debito/PIL, la chimera distruttiva del fiscal compact, l’assurdità filosofica del pareggio di bilancio. Discutere a muso duro e vedere cosa succede.
Tale auspicabile governo - se deciso, serio e coerente con il mandato preso dagli elettori - avrebbe un'unica cosa da dire agli spocchiosi tedeschi, francesi, olandesi e via europeggiando (dove tali regole, per loro sono sempre in deroga, non dimentichiamolo!!): cari amici senza l'Italia l'euro crolla, quindi vediamo di venirci incontro, perché noi non siamo - con tutto il rispetto - la bellissima Grecia. Senza di noi va tutto a puttane......(sempre con rispetto parlando..)
Nel frattempo si possono ipotizzare scenari balenanti intelligenza finanziaria, doppi corsi monetari, e via discorrendo: ma il problema vero è solo uno: ridiscutere, tramite governo e non tramite talk show o twitter, le condizioni di adesione alla Ue, all'euro ed ai trattati sottostanti.
Altrimenti ognuno a casa sua!
Roberto Bizzarri
docente di Economia
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