giovedì 28 marzo 2019

IL B’NAÏ B’RITH IN ITALIA

Origini, natura, statuto dell'associazione massonica





“In Europa il B’naï B’rith opera in Inghilterra ed in Irlanda, che formano un distretto a sé, mentre il distretto dell’Europa continentale raggruppa la Francia, Svizzera, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Norvegia, Germania, Austria e Grecia, con sezioni in tutte le principali città, di cui ovunque fanno parte le persone più rappresentative e qualificate delle collettività ebraiche locali” (1).


In Italia il B’naï B’rith nasce nell’aprile 1954 a Milano, per estendersi poi rapidamente a Roma nel luglio 1955, quando viene fondata l’influente loggia Elia Benamozegh, a Firenze nel febbraio 1958, ed infine a Livorno (1). Esso si uniforma a quelli che sono il carattere e “gli ideali dell’ordine internazionale dei Bené Berith al quale aderisce e del quale fa parte (2), mantenendo inalterato il carattere di società massonica e segreta. Queste caratteristiche sono evidenti nello statuto della loggia n. 2035 Elia Benamozegh all’art. 7, dove tra i doveri degli associati è incluso quello “di osservare la massima discrezione sulle questioni in esse [nelle riunioni e assemblee n.d.r.] trattate”; e al titolo X, “ammissione all’Associazione”, notiamo che “l’ammissione definitiva all’Associazione è conseguita dal candidato solo dopo che è avvenuta la cerimonia della sua iniziazione” regolata, quest’ultima, dai precedenti articoli 101 e 102 (3). Dall’articolo 86 risulta che l’ammissione è riservata esclusivamente agli ebrei, poiché “possono essere ammessi all’Associazione gli ebrei residenti (anche temporaneamente) in Italia, che possiedano in modo particolarmente spiccato le doti e le qualità previste dall’art. 5 del presente statuto” (4).


Come scriveva, nel 1962, Settimio Sorani presidente della sezione di Firenze dell’Associazione Bené Berith: “Dal punto di vista storico il B. B. trova le sue radici nella tradizione essenziale dell’ebraismo” (5) e tra i suoi compiti annovera quello di “preparare l’élite ebraica per l’avvenire” (6) e “preservare la gioventù dall’assimilazione” (7); dunque “sono gli ebrei coscienti in tutto il mondo che si raccolgono sotto la bandiera del B. B. (1), per dar vita ad una associazione la cui influenza non è solo di ordine morale e filantropico ma anche di ordine sociale e… politico”.


Sorani prosegue dicendo che: “occorre sperare che questa influenza crescerà ancora poiché la forza potenziale dell’ebraismo, in quanto religione pura, è ricca di un brillante avvenire” (7).

Vediamo ora come questa «certa élite [che] riconosce che l’uomo è “il grande fratello di tutto ciò che ha vita”» (8) ha “illuminato” con la luce della Menoràh lo stivale italiano.

Il B’naï B’rith e la scuola

Nel numero del II trimestre 1992 del “B’naï B’rith journal”, il trimestrale del XIX distretto del B’naï B’rith Europa continentale, Charles Hoffman, presidente della “C tre I” (Commissione Interlogge degli interessi intellettuali, regione di Parigi) scrive: «Viviamo in una società che si pretende giudeo cristiana, ma nella quale il primo termine della locuzione ha perso il suo senso». E la società cristiana «invece di riconoscere l’apporto essenziale [del giudaismo] si è sostituita alla sorgente giudaica, pretendendo essere nella retta linea del pensiero giudaici e marginalizzando il giudaismo autentico. Questo si chiama captazione di eredità e volontà deliberata di sostituzione. Inutile riparlare dell’occultazione cristiana di tutto ciò che concerne il giudaismo, sia nella storia che nell’insegnamento, né sull’antisemitismo cristiano che ne scaturisce, concepito come un’arma per diminuire la capacità di resistenza e di reazione del gruppo giudaico, in un grande spirito di combattimento e di concorrenza inespiabile. Una conseguenza secondaria di questo comportamento cristiano, prende un’importanza del tutto primordiale: i nostri figli, educati in un insegnamento che viene da quella fonte [cristiana] (…) non riescono a capire chiaramente ciò che fa la loro specificità ed originalità, altrimenti che come un “vissuto subito”». Hoffman aggiunge: “La volontà dichiarata dell’insegnamento pubblico, presentato come scuola della Repubblica, di ridurre le differenze, di appianare le diversità, per creare un cittadino unidimensionale, occulta nello spirito dei nostri ragazzi tutta la dimensione giudaica della loro personalità” e conclude dicendo: “E quindi urgente ristabilire l’apporto giudaico alla civiltà giudeo cristiana. Tutto ciò che può consentire di mettere in rilievo l’apporto essenziale della nostra filosofia, della nostra religione nella storia dell’umanità deve essere sistematicamente favorito, (…) bisogna riabilitare la fierezza e la dignità giudaiche. Che questi tornino ad essere degli attributi invidiati e desiderati”.


A queste parole di C. Hoffman (“deve essere sistematicamente favorito”) è seguita un’azione a livello internazionale, sia diretta che indiretta, da parte dell’A.D.L. del B’naï B’rith, perché il suddetto messaggio fosse rece¬pito nei vari centri di potere deputati all’educazione scolastica e non. Così negli U.S.A. “più di 101.000 professori delle scuole elementari e secondarie, con un’influenza su più di dieci milioni di studenti, sono stati addestrati a combattere atteggiamenti discriminatori, ed ad imparare a conoscere la diversità” (9) Il programma è stato adottato anche dal dipartimento di polizia di Huston ed è stato scelto per sostenere il Diversity Training Program dell’F.B.I. Questo programma di educazione è attuato da un organo specifico dell’A.D.L. l’“A world of difference institute” che nell’ottobre 1993 è andato in Germania, su invito del governo, per sottoporre ad un corso di rieducazione lavoratori, insegnanti e studenti di Berlino, Rostock e Brema, già “teatro di attacchi di neonazisti contro gli stranieri” (9).


«In uno sforzo per affiancare e sostenere le forze democratiche in Germania, laddove gli incidenti antisemiti e contro gli stranieri sono particolarmente virulenti, l’A.D.L. ha iniziato ad avere dei contatti di lavoro con l’ufficio federale tedesco per l’educazione civica, una agenzia chiave per diffondere i valori democratici e combattere l’estremismo. La collaborazione rafforzerà l’A.D.L. “A world of difference institute” e fornirà all’ufficio federale le testimonianze e la documentazione per combattere il neonazismo» (10).


Contemporaneamente in Italia, pur non essendosi instaurato ufficialmente un rapporto di stretta collaborazione tra pubbliche istituzioni e B’naï B’rith, risultano evidenti le assonanze tra le indicazioni di quest’ultimo e la politica del governo italiano. Giuliano Amato (P.S.I.), quando era a capo del governo invitava a studiare “meno Manzoni e più Primo Levi”, mentre il ministro della pubblica istruzione Rosa Russo Jervolino (11) decise “di introdurre nell’ordinamento scolastico lo studio della storia contemporanea ed in particolare quella relativa alla tragedia ebraica” (12). La presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, Lea di Noia Bassan esortava a “preparare gli insegnanti” a combattere “l’antisemitismo religioso”.


Aggiungeva Clotilde Pontecorvo: “Stiamo realizzando con il Ministero della pubblica istruzione del materiale video registrato su chi sono gli ebrei, che il Ministero si impegna a diffondere nelle scuole medie e secondarie accompagnato da una guida didattica e soprattutto da una attività di formazione specifica degli insegnanti” (13). Recentemente è stato realizzato da Micaela Procaccia un documentario, “Fernichtung baby”, che con l’ausilio di musica rock si propone di far conoscere la cultura ebraica agli studenti italiani nonché “gli orrori della shoà”. Inoltre apprendiamo da un comunicato stampa (Roma 30/09/1994) del portavoce del Governo Berlusconi (Giuliano Ferrara) la notizia che in seguito ad “un incontro tra una delegazione della Anti Defamation League, guidata dal presidente nazionale David Strassler e dal direttore nazionale Abraham Foxman, alla presenza di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e una delegazione governativa, in rappresentanza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, composta dal ministro portavoce del Governo Giuliano Ferrara e dal Ministro della Pubblica Istruzione Francesco D’Onofrio”, nella quale “sono stati affrontati i temi cruciali della lotta ad ogni forma di intolleranza e di antisemitismo”. “L’Anti Defamation League… invierà materiale documentario d’appoggio per una campagna di sensibilizzazione sulle radici anche linguistiche dell’odio antisemita, al Ministro della Pubblica Istruzione il quale, da parte sua, ha consegnato alla delegazione alcuni materiali audiovisivi che sono parte della campagna per la tolleranza in atto nelle scuole italiane”.


Da questo possiamo desumere che la campagna internazionale dell’A.D.L. del B’naï B’rith dopo i successi ottenuti nel 1993 ha continuato a fare dei progressi, incurante dei cambiamento politico avvenuto in Italia; anche il governo di centro destra si è dimostrato apertamente disponibile verso gli interessi di parte ebraica riguardo all’educazione. Infatti Silvio Berlusconi ancor prima delle elezioni, il 9 marzo 1994, di fronte ad una delegazione di commercianti romani, per lo più ebrei, disse: “Io ammiro veramente il vostro popolo. Il primo libro che ho regalato a mia figlia è stato il diario di Anna Frank, che andrebbe adottato come testo nelle scuole, perché fa capire anche ai più piccoli che cosa sia il razzismo”. In tal modo il Cavaliere risulta convincente di fronte alla platea e lo è ancor di più quando conferma che ha messo gratuitamente le sue sale a disposizione per proiettare l’ultimo film di Steven Spielberg “Schindler’s list” (14).


Non c’è quindi da stupirsi della calorosa accoglienza riservata alla delegazione del B’naï B’rith, come riportato dal comunicato stampa del portavoce del governo, e della collaborazione avviata dall’allora ministro dell’educazione, Francesco D’Onofrio.

Il B’naï B’rith e il Vaticano

All’indomani del Concilio Vaticano II e della “promulgazione” della dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, Nostra Aetate (soprattutto il § 4 che riguarda la religione ebraica), il Card. Agostino Bea, il quale ancora prima del Concilio aveva tenuto contatti informali con il mondo ebraico (B’naï B’rith, World Jewish Congress, ambasciata d’Israele in Italia) ed era presidente del Segretariato per l’Unione dei cristiani (S.P.U.C.), crea all’interno di questo una commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici [B.R.J.C.] (Roma 1966). A capo di questa commissione fu chiamato, non a caso, il P. Cornelis Adrian Rijk che si era dedicato al “dialogo” fin dagli anni ’50 e dal 1960 era assiduo frequentatore del B’naï B’rith (15). Nel 1970 Rijk organizza il primo incontro misto ebraico cattolico a livello mondiale, dal quale nasce il Liaison Comitee (costituito da una parte di esperti rappresentanti della S. Sede e dall’altra dal comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose I. J. C. I. C.) di cui fanno parte Gerhart Riegner, segretario generale del congresso mondiale ebraico, e Joseph Lichten per il B’naï B’rith A.D.L. Dal 1974 su iniziativa di Paolo VI (16), il presidente dello S.P.U.C. è anche presidente della commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.) che pubblica nel 1975 “Orientamenti e suggerimenti per l’applicazione di Nostra Aetate, n. 4”. Questo documento stabilisce, tra le altre cose, come condizione del dialogo, “il rispetto dell’altro così come esso è, e soprattutto rispetto della sua fede e delle sue convinzioni religiose” riconoscendo che il dialogo deve essere visto “come comunicazione tra eguali, che esclude necessariamente il proselitismo” (17). Nel 1985 la C.R.R.J. pubblica “Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica”, documento nel quale si afferma che «l’insegnamento religioso, la catechesi e la predicazione debbono forma¬re (…) al dialogo». Di che natura sia questo dialogo lo si deduce dalle parole di Mons. Jorge Mejia, segretario della C.R.R.J, che hegelianamente afferma: “Ambedue le parti si devono impegnare in una ricerca della verità che supera entrambi e che insieme dobbiamo ancora scoprire” (18).


Nel medesimo documento si può leggere: «La storia di Israele non si conclude nel 70. Essa continuerà, in particolare nella vasta diaspora che permetterà ad Israele di portare in tutto il mondo la testimonianza, spesso eroica, della sua fedeltà all’unico Dio e di “esaltarlo di fronte a tutti i viventi” (Tb. XIII, 4), conservando sempre nel cuore delle sue speranze il ricordo della terra degli avi. I cristiani sono invitati a comprendere questo vincolo religioso che affonda le sue radici nella tradizione biblica, pur non dovendo far propria una interpretazione religiosa particolare di tale relazione (19). Per quanto si riferisce all’esistenza dello stato di Israele e alle sue scelte politiche, esse vanno viste in un’ottica che non è di per sé religiosa, ma che si richiama ai principi comuni del diritto internazionale. Il permanere di Israele (laddove tanti antichi popoli sono scomparsi senza lasciare traccia) è un fatto storico e segno da interpretare nel piano di Dio. Occorre in ogni modo abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come argomento vivente per l’apologetica cristiana. Esso resta il popolo prescelto, “l’olivo buono sul quale sono stati innestati i rami dell’olivo selvatico che sono i gentili” (Rom. II, 17 24)».


Questa esplicita ammissione dei legami tra il popolo ebraico e la sua terra da parte della “Chiesa postconcilare” ha aperto la strada al riconoscimento dello Stato di Israele. Il 20 novembre 1992 infatti (20) si è tenuta a Gerusalemme una riunione informale sull’argomento, che ha visto tra i partecipanti oltre al viceministro degli esteri israeliano Yossi Beilin e Mons. Claudio Maria Celi, sottosegretario Vaticano per i rapporti tra gli stati (accompagnato per l’occasione da Mons. Cordero Lanza di Montezemolo, delegato apostolico in Terra Santa), anche il rabbino David Rosen (21) dell’A.D.L. Insieme al suo collega il rabbino Leon Klenicki di New York egli cura i rapporti col Vaticano tramite il rappresentante in Italia dell’A.D.L., con ufficio presso la S. Sede, Lisa Palmieri Billig (22). Tra i partecipanti c’era anche Zwi Werblosky (presidente del Jewish Council for religious consultations in Israel) membro del Liaison Comitee fin dalla sua fondazione.


All’epoca il giurista della parte vaticana, padre David Maria Yagher (23) dichiarò: “Questo non è certo un negoziato tra parti nemiche, anzi c’è pochissimo contenzioso e stiamo andando avanti molto rapidamente” (24). Così rapidamente che solo sei mesi dopo verrà siglato a Roma un accordo di base ratificato definitivamente ii 30/12/1993 a Gerusalemme. Nel settembre 1994 una delegazione del B’naï B’rith passa l’oceano per una visita in Europa; Roma è una tappa obbligata. «Il primo frutto della normalizzazione dei rapporti tra la S. Sede e lo stato ebraico è un’iniziativa presa (…) dall’A.D.L. of B’naï B’rith, [che] a sue spese, ha curato la traduzione in lingua ebraica () del libro di Gianfranco Svidercoschi “Lettera ad un amico ebreo”. La stessa organizzazione [ha curato] la distribuzione dell’opera negli ambienti del giudaismo ortodosso. Il lancio [è iniziato il 29 settembre] quando lo “stato maggiore” (ben 18 persone) della Lega antidiffamazione [è stato] ricevuto in Vaticano da Giovanni Paolo II.


La Lettera ad un amico ebreo racconta i fraterni rapporti che Jerzy Kluger, un ingegnere ebreo di Cracovia, ha intrattenuto sin dall’infanzia con il coetaneo e amico Karol Wojtyla. Il giovane Jerzy poté sottrarsi alla deportazione perché fu nascosto da Karol, rimasto orfano e senza parenti, nella sua casa paterna. Il libro è (…) stato diffuso a cura dei rabbinati locali in Ungheria e in Romania. Come è stato dichiarato dai responsabili dell’A.D.L. la storia del giovane Wojtyla è raccontata per tentare di arginare, nei cattolici che militano in quei movimenti, l’onda antisemita che si sta diffondendo nelle organizzazioni nazionaliste. Ma se l’episcopato cattolico romeno e quello ungherese hanno incoraggiato gli sforzi dei rabbini capi di Bucarest e di Budapest quello croato ha fatto orecchie da mercante. E di fronte alla larvata ostilità degli ambienti cattolici, l’editore di Zagabria non ha ancora avuto il coraggio di pubblicare il libro, pur disponendo della sua traduzione croata già da dieci mesi.


Di altro “segno” è invece, la traduzione israeliana. Per una volta, la “diffamazione” che il B’naï B’rith intende contrastare riguarda un “gentile”. Anzi: l’A.D.L. tenta di porre rimedio alla valanga di disinformazione e di calunnie che il Papato ed il Pontefice hanno subito negli ultimi trent’anni, a causa della politica vaticana. Infatti il ritardo nel riconoscere lo Stato d’Israele e l’appoggio costante che la S. Sede ha accordato alle rivendicazioni palestinesi (un popolo con una importante minoranza arabo cattolica) hanno avuto una notevole e negativa “ricaduta” psicologica sull’opinione pubblica israeliana. Anche in occasione della ventilata visita del Papa a Sarajevo, nel generale apprezzamento della stampa mondiale, solo il Jerusalem Post ha cantato fuori dal coro ed ha irriso alla “fallibilità papale”. (…) Durante il pontificato di Giovanni Paolo II i dirigenti dell’A.D.L. sono già stati ricevuti, nel 1985 e nel 1986, dal Papa. Ed anche questo nuovo incontro sembra sancire un’operazione congiunta. La traduzione ebraica del libro di Svidercoschi ha infatti la supervisione di Mons. Pierre Duprey, vicepresidente della Commissione pontificia per i rapporti con l’ebraismo» (26).


David Strassier, national president dell’A.D.L., accompagnato per l’occasione da Abrham Foxman, national director dell’A.D.L., nel suo discorso tenuto a Giovanni Paolo II durante l’incontro a Castelgandolfo ricorda come “questo riconoscimento tra la S. Sede e lo stato d’Israele, non riguarderà solo il popolo di Israele. È un patto il cui scopo è globale”, a cui fa eco Giovanni Paolo II nel suo discorso pronunciato nella medesima occasione, dicendo, “siamo chiamati ad essere una benedizione per il mondo. Questo è il compito comune che ci attende” (27). Questo sembra essere appunto lo scopo del dialogo ebraico cristiano cioè, come dice David Strassler “il nostro è un pellegrinaggio di giustizia e di pace (…) un pellegrinaggio da capi ebraici dedicato al rafforzamento e all’espansione delle relazioni tra ebrei e cristiani”.


A ben vedere, però, questo dialogo tra uguali che non ha come fine la conversione degli ebrei ma solo, apparentemente, quello di instaurare cordiali rapporti tra le parti, è invece inteso da parte ebraica come una “potente forma di educazione” e come una “strategia” (20) che, secondo la testimonianza dei documenti pubblicati, ha già ampiamente raggiunto il suo obbiettivo. Infatti a fianco di quello che è il rapporto ufficiale tra l’istituzione ecclesiastica e il mondo ebraico (Liaison Comitee) si sviluppa nell’ombra una fitta rete di rapporti informali tra l’A.D.L., il B’naï B’rith e influenti membri della gerarchia ecclesiastica.


«La comunità di S. Egidio ed il movimento “Focolare” sono importanti associazioni cattoliche con le quali l’A.D.L. ha lavorato strettamente negli anni passati. Questi legami dovrebbero essere mantenuti e rafforzati» (29).


Non tutti sanno che esiste un accordo informale secondo il quale il dottor Giacomo Terracina dell’A.D.L di Roma, ha il compito di esaminare preventivamente gli atti di Giovanni Paolo II per segnalare al Card. E. I. Cassidy (presidente della C.R.R.J.) eventuali espressioni da correggere secondo lo spirito del documento conciliare Nostra Aetate.


Il Card. E. I. Cassidy è infatti il punto di riferimento dell’A.D.L. per portare avanti e far approvare le proprie istanze. Si veda a tal proposito la lettera del Card. Cassidy al rabbino Leon Kienicki (14/6/1994), direttore del Dipartimento Interfaith Affairs dell’A.D.L. of B’naï B’rith, nella quale lo ringrazia per avergli inviato il primo numero di Interfaith Focus (30), la rivista dell’omonimo Istituto, su cui scrivono sia il dottor E. J. Fisher (31) sia Padraic O’Hare (32). Leon Klenicki scrive ancora in una news letter del 16/6/1994: “Noi critichiamo adesso il nuovo catechismo [della Chiesa cattolica], nella speranza che i futuri editori eliminino quei passi che possono perpetuare un antigiudaismo che ispira l’antisemitismo”.


Un altro caso interessante e più recente, è quello di una Bibbia edita in Francia e poi stampata in tutto il Sud America, nelle cui note veniva riproposta l’accusa di deicidio.



Il presidente dell’A.D.L. commission B’naï B’rith Continental Europe David Levy Bentolila dopo averne parlato al Card. E. I. Cassidy, in occasione della conferenza europea del B’naï Brith tenutasi a Roma il 26/03/1995 alla quale il porporato aveva partecipato, gli ha inviato la nota (da noi pubblicata), relativa ai vescovi che avevano dato l’Imprimatur per la stampa della Bibbia in Sud America, sollecitando tra l’altro l’intervento del prelato. In Francia, invece, su pressione della L.I.C.R.A., è intervenuta la giustizia stessa che ha querelato gli editori. Nell’udienza del 4 aprile 1995 agli editori sono stati dati quindici giorni per rivedere il loro testo e già il 6 marzo precedente il Vescovo di Versailles, Mons. Thomas, si era affrettato a togliere l’Imprimatur prima concesso. Il tribunale laico di Parigi dopo aver dichiarato la propria incompetenza ad “immischiarsi in un dibattito teologico” ed aver anche affermato che il ritiro di un Imprimatur da parte di un vescovo non poteva costituire un prova d’accusa, ha poi finito per condannare questa edizione della Bibbia riguardo a due passaggi commentati dai curatori dell’opera.





Una vignetta satirica del giornale francese “Le Monde” (13/04/95) riguardante la Bibbia condannata dal Tribunale francese.




Nel primo passaggio tratto dall’epistola di S. Paolo ai Galati (“Nessuno impose la circoncisione a Tito che mi accompagnava, poiché era gentile” Gal. II, 3) i commentatori parlavano della circoncisione come costume “folkloristico” e perciò il Tribunale lo ritenne derisorio verso la religione ebraica. Il secondo passaggio del Vangelo di S. Marco in cui la “folla ebrea chiese la morte di Gesù” (cf. Mc. XV, 11 e seg.) venne condannato poiché, secondo la querela della L.I.C.R.A., alimentava l’accusa di deicidio verso gli ebrei, accusa che per secoli era stata alla base delle persecuzioni antigiudaiche nel corso storia, quando la Chiesa cattolica stessa aveva ormai abbandonato questa posizione con il Concilio Vaticano II (33).



7.4





Il B’naï Brith e la politica.




L’Italia, dopo essere stata negli anni settanta, e in buona parte degli ottanta il paese europeo meno favorevole ad Israele, ha radicalmente mutato il proprio atteggiamento, come lo ricorda Avi Pazner (ex ambasciatore israeliano in Italia).


Grazie a “Tangentopoli” “sono uscite nuove forze politiche, più favorevoli a Israele. Tra queste in primo luogo il PDS e Forza Italia. Ma si può dire che oggi non esista più alcuna ostilità preconcetta nei confronti d’Israele. Con Massimo D’Alema anche i miei rapporti personali sono ottimi: il leader del PDS non manca di venire in Ambasciata a portare la sua solidarietà e quella del suo partito ogni volta che in Israele c’è un attentato. E purtroppo, per questi motivi negli ultimi tempi è venuto spesso. Ma, ripeto, è il clima generale che è cambiato totalmente. Ed anche Berlusconi ed altri esponenti politici del centro si sono fatti vivi dopo ogni sviluppo positivo o negativo della situazione in Medio Oriente” (34). Un breve sguardo al parlamento ci dimostra che Avi Pazner ha ragione.


L’on. Gianfranco Fini, ad esempio, si è recato negli USA ben due volte “per incontrare… gli esponenti della comunità ebraica americana” ed in entrambi i casi l’organizzazione dei viaggi e delle visite è spettata a Ugo Martinat (esponente di AN e questore della camera) ed al membro del B’naï Brith, Maxwell Raab, ex ambasciatore di Reagan in Italia per otto anni, il quale ha fatto conoscere il noto politico italiano all’élite mondialista.


E così Gianfranco Fini ha incontrato David Rockfeller, Zachary Fisher, Felix Rohatyn (presidente della Lazard Bank), in somma il gotha della finanza ebraica conservatrice.


“Mentre sul versante degli incontri politico diplomatici, Fini si è intrattenuto in un cordialissimo colloquio con l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger”, rassicurando i suoi interlocutori sulle sue intenzioni più che mai amichevoli nei confronti della Comunità ebraica.


Essendo un membro del B’naï Brith il regista occulto di queste traversate atlantiche, non poteva mancare una visita in loggia e così, il 15 ottobre 1995, troviamo il coordinatore di AN ospite d’onore della loggia di New York dei “Figli d’Italia” (35). “Affratellata alla A.D.L. del B’naï Brith”, le due associazioni organizzano congiuntamente ogni anno un meeting della solidarietà italo ebraica alla presenza, quest’anno, di Max Goldweber e Kurt Goldberger (rispettivamente presidente e amministratore della loggia newyorkese) accompagnati per l’occasione dal rabbino Bonnie Steimberg (36).


Un’altro esempio è quello, rilevato da Pazner, di Forza Italia, che gode ormai della stima indiscussa della comunità ebraica internazionale tanto che Shimon Peres (ministro degli esteri israeliano) dopo un incontro con il suo omologo italiano Antonio Martino dichiarò: “Abbiamo avuto un buon incontro… molto fruttuoso, molto aperto. Con l’Italia abbiamo relazioni amichevoli e le due parti hanno interesse a proseguire in questo spirito. Non abbiamo dubbi che in questo governo ci siano molti amici di Israele, tra cui il primo Ministro [Berlusconil ed il ministro degli esteri”. Quest’ultimo rispose dicendo: “Saremo il governo italiano che più appoggia Israele da trent’anni a questa parte” (37). Sul fatto che il governo Berlusconi e lo stesso presidente del Consiglio fossero dichiaratamente filoisraeliani non vi sono dubbi e ancora non ve ne sono in relazione ai buoni rapporti esistenti tra Silvio Berlusconi ed il B’naï B’rith.


Nell’agosto ’94 Clemente Mastella, l’allora ministro del lavoro di quel governo, affermò in un’intervista che la caduta della Lira sui mercati internazionali era dovuta alle reazioni della lobby ebraica americana, preoccupata per la presenza, in Italia, di un partito quale A.N. ai vertici del potere. In seguito a questa dichiarazione, Silvio Berlusconi fu invitato da Abraham H. Foxman a condannare pubblicamente, nella maniera più forte possibile, il suo ministro ed a prendere iniziative concrete per combattere il pregiudizio e l’intolleranza in Italia. La risposta del governo non si fece attendere. Con una lettera del 30/09/94 allo stesso Foxman, l’on. Berlusconi dichiarò: “Voglio davvero assicurarLa, egregio signor Foxman, che il giusto allarme espressso dall’Anti Defamation League, quest’antica organizzazione di difesa dei diritti civili dei grandi valori di umanità in cui dovrebbe riconoscersi unanimamente il mondo moderno, trova in noi ascoltatori attenti ed ammirati”.


Poiché i “valori di umanità” del B’naï B’rith coincidono con quelli della “tradizione essenziale dell’ebraismo” (5), dobbiamo concluderne che il governo Berlusconi, se fosse durato, avrebbe favorito le iniziative del B’naï B’rith anche nel campo scolastico [si ricordi il proposito di far adottare il diario di Anna Frank come libro di testo (3)]. La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (…) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. Riferendosi invece alla Lega Nord, il partito dell’ex “antisemita” Irene Pivetti: «La crescita delle “Leghe” nel nord è un fenomeno che dev’essere attentamente tenuta sotto controllo» (40).


Dal 27 marzo 1994 si è aperta una nuova era e, pur non ammettendolo ufficialmente, non si teme più il “pericolo fascista”. Secondo Giacomo Terracina: “il grande capitale non ha più bisogno del fascismo… è significativo che la stampa italiana più influente (cioè posseduta dal grande capitale) è favorevole ad una soluzione di centro sinistra” (41).


Il rischio di un ritorno fascista non sussiste più; anzi, una soluzione di centro destra “sarà per lo più favorevole ad Israele. Lo spirito nazionalistico della destra contiene germi di intolleranza negli affari interni, ma a livello internazionale, si trasforma in ammirazione per l’efficienza e la potenza militare di Israele” (42).


Se con la destra del “Polo della Libertà” si sono chiusi definitivamente i conflitti, per il B’naï Brith si è aperto un altro fronte, quello con il radicalprogressista Francesco Rutelli, sindaco di Roma. Egli ha avuto la malaugurata idea, nel settembre del 1995, preso da un impeto di pacificazione nazionale, di voler intitolare una strada della capitale, all’ex gerarca fascista Giuseppe Bottai (43). Questo fronte però si chiude subito come scrive Dino Martirano sul Corriere della Sera, (19/09/1995): «Stop a “Largo Giuseppe Bottai”. Ieri Francesco Rutelli ha annunciato a sorpresa di voler fare una temporanea marcia indietro dopo le tanta pressioni e proteste ricevute in questi ultimi giorni. È successo tutto in una notte. Sono le 21 di domenica quando il sindaco entra nell’istituto “Pitigliani”: lì, a Trastevere, ci sono ad attenderlo gli aderenti al Bené Berith, la potente associazione ebraica che in mezzo mondo si batte per il rispetto dei diritti umani. Rutelli ha davanti a sé professori universitari, avvocati, ingegneri, imprenditori, che senza usare mezze parole gli ricordano il dolore e la vergogna delle leggi razziali del ’38 applicate da Bottai nelle scuole: in sala ci sono anche l’architetto Bruno Zevi [figlio di Tullia Zevi] ed il medico personale del primo cittadino Massimo Finzi, che lo conosce bene da molti anni. È la svolta. Quando il sindaco abbandona la riunione, è teso, e si limita a dire: “Ci penserò attentamente”. Ma ha già in tasca il testo della dichiarazione con la quale, 12 ore dopo, congelerà lo slargo di Valle Giulia intitolata appena cinque giorni fa al ministro dell’Educazione Nazionale. (…) Così Rutelli invita in Campidoglio l’ambasciatore Bruno Bottai, il figlio del Gerarca, e lo riceve nel suo studio insieme con Guido Di Veroli, presidente del XIX distretto Europeo del “Bene Berith” (44). L’incontro a tre davanti telecamere e cronisti è brevissimo. Il sindaco misura le parole e dice di aver fretta, Di Veroli si rallegra per il rinvio e annuncia che comunicherà la “felice soluzione” alla sede centrale di Washington». Proprio da Washington era partito il Fax (che pubblichiamo) firmato da Abraham Foxman che, come già per Berlusconi, pungolava il primo cittadino della città eterna consigliandogli di tornare sui suoi passi, tanto più che “sicuramente ci saranno altre persone, nella storia di Roma, più degne di tale onore”.



7.5





Il council Janner




Quando si debbono analizzare delle forze pre politiche come il B’naï Brith (forze operanti ad un livello che non implica il dibattito palese ma solo un’influenza occulta verso i centri di potere del sistema), si rischia di deformare la realtà se ci si limita ad un’analisi settoriale della vita politica. Quindi, dopo aver visto come tutti i partiti politici più importanti, hanno, più o meno, buoni rapporti con il B’naï B’rith, sarà necessario seguire il processo inverso analizzando quali siano i rapporti diretti che legano il mondo politico ed il B’naï Brith.


Nel novembre 1990, Greville Janner, un anziano parlamentare labourista britannico e buon amico dell’A.D.L. molto preoccupato per il riemergente estremismo di destra in Francia, Germania, Belgio e nei paesi excomunisti (45), decise di creare un’organizzazione parlamentare internazionale denominata: “The Inter Parliamentary Council Against Antisemi¬tism” (I.P.C.A.A.). Questa associazione ufficialmente ha come fine quello di “contrastare l’antisemitismo nel mondo”. Ma, come apprendiamo da un rapporto inviato dallo stesso Janner, tramite il giornalista Maurizio Molinari (46) a Guido Di Veroli, i propositi del Council sono i seguenti: «1) Tenere sotto controllo le manifestazioni di antisemitismo in ogni forma e in ogni paese. 2) Informare i parlamentari e per mezzo loro, il pubblico, nelle manifestazioni di antigiudaismo. 3) Reagire agli attacchi antisemiti in ogni modo, sempre in accordo con (e con il consenso e) la cooperazione dei colleghi del Parlamento in questione. 4) Promuovere l’educazione che riguarda l’Olocausto così da prevenire attacchi antigiudaici nel futuro. 5) Promuovere contatti interreligiosi, dialogo e cooperazione. 6) Lavorare congiuntamente ad altre organizzazioni per la preparazione di inchieste sull’antisemitismo. 7) Scambiare informazioni tra parlamentari e promuovere un’azione immediata, energica e congiunta dove necessario, per combattere le manifestazioni di antisemitismo. 8) Instaurare rapporti tra Parlamenti e altre autorità e organizzazioni non governative [O.N.G.]. 9) Organizzare conferenze, seminari, visite e tutte le attività che potrebbero essere necessarie all’organizzazione per la realizzazione dei suoi propositi”. Questi scopi l’I.P.C.A.A. vorrebbe realizzarli attraverso una rete che coinvolge più di 1100 parlamentari in 88 Parlamenti (compreso quello europeo) sparsi in tutto il mondo (47). Ogni ramo dell’organizzazione è gestito in maniera differente a seconda delle circostanze: la cosa essenziale è che ciascun ramo dell’I.P.C.A.A. si serve del supporto e dell’assistenza di un membro dello staff (48) affinché l’attività proceda in maniera scorrevole ed efficiente, fatto che ha permesso di costitutire un gruppo anche all’interno del Parlamento Europeo.


Questi sono i risultati della loro attività internazionale:


Gennaio 1991: il presidente della Polonia sotto pressione di 17 paesi è spinto a condannare il nazionalismo insorgente. Walesa, in seguito condanna pubblicamente l’antisemitismo.


Agosto 1991: a Zagabria in Croazia una bomba colpisce il centro della Comunità ebraica, il Council invita il presidente Tudjman a proteggere la comunità ebraica ed egli risponde dichiarando che il governo croato avrebbe ricostruito l’edificio.


Ottobre 1991: Iliescu presidente della Romania, sollecitato dal Council promette che il suo governo combatterà e perseguirà penalmente l’antisemitismo.


Luglio 1992: il ministro degli interni argentino Manzano discute con i membri del Council le tattiche investigative e le misure legali da adottare nel suo paese.


Ottobre 1992: il governo tedesco chiede al Council di suggerire meto¬di ed iniziative per combattere il movimento neonazista (49).


Giugno 1993: in Svizzera alcuni membri del Council si sono impegnati per far approvare una legge antirazzista che penalizzi chiunque inciti all’odio ed alla discriminazione.


Novembre 1993: membri della sezione australiana hanno avuto un ruolo essenziale nel proporre al parlamento una legge sulla diffamazione razziale.


Novembre 1993: membri del Council in Francia si sono impegnati affinché l’Assemblea Nazionale approvasse una legge che punisca coloro che provocano odio e violenza in previsione delle attività dei neonazisti durante la coppa del mondo del 1998.


Dicembre 1993: in Svezia membri del Council hanno fatto in modo che l’Olocausto diventasse parte integrante del programma di studi nazionale. La sezione svedese ha proposto una mozione al Parlamento che invitava ad una maggior vigilanza contro la divulgazione di materiale revisionista sull’Olocausto.


Marzo 1994: A Parigi si è tenuta una conferenza internazionale dell’I.P.C.A.A. che ha visto partecipare membri australiani, statunitensi e britannici.


Maggio 1994: il governo britannico ha organizzato per conto del Council, una cena in onore di Re Hassan di Giordania, alla quale hanno partecipato membri del governo parlamentari e ambasciatori. Re Hassan si è congratulato con il Council per i suoi sforzi per combattre la discriminazione augurando che nasca un’organizzazione similare per combattere l’islamofobia.


L’I.P.C.A.A. sta lavorando ad alcune proposte per combattere l’odio razziale, la violenza e la discriminazione nei parlamenti italiano, ungherese ed europeo. Sempre il Council sta compilando un rapporto internazionale sulla legislazione antirazzista.



L’I.P.C.A.A. diffonde un regolare bollettino per controllare le manifestazioni di antisemitismo e le misure prese dai vari parlamenti per contrastarle.





Principali esponenti dell’I.P.C.A.A. a livello internazionale





President of Senate J. HENRY BOSTWICK (Bahamas)





President of Senate SENATOR MARCUS JORDAN (Barbados)




Premier SIR JOHN SWAN KBE JP MP (Bermuda)




President of Bulgaria PRESIDENT ZHELEV (Bulgaria)




Speaker of the Legislative Assembly SYBIL I MCLAUGHLIN (Cayman Islands)




President of House of Representatives JOSE ANTONIO VIERAGALLO (Chile)




Vice President of Croatia DR ZARKO DOMLJAN (Croatia) President of Cyprus GLAFCOS CLERIDES (Cyprus) Speaker of Parliament RITA SUSSMUTH (Germany) Speaker of House of Assembly HON ROBERT J. PELIZA (Gibraltar) Speaker of Georgia VAKHTANG GOGUADZE (Georgia) Speaker of Parliament DR GYORGY SZABAD (Hungary) Speaker of Knesset SHEVA WEISS (Israel)




President of Italy OSCAR LUIGI SCALFARO (Italy) 


Crown Prince of Jordan HRH CROWN PRINCE HASSAN BIN TALAL (Jordan) 


Chairmanof Supreme Soviet SERIKBOLSYN ABDILDIN (Kazakhstan) 


Speaker of House of Assembly BERETITARA NEETI QPM (Kiribati) 


President of Latvia GUNTIS ULMANIS (Latvia) 


Chairman of the Latvian Parliament ANATOLYS GORBUNOVS (Latvia) 


Presidentof Lithuania ALGIRDAS BRAZAUSKAS (Lithuania) 


Prime Minister of Malta EDWARD FENECH ADAMI (Malta) 


Speaker of Parliament HON DR TJITENDERO MP (Namibia) 


Speaker of Parliament DAMAN NATH DHUNGA (Nepal) 


President of House of Representatives DR FELIPE OSTERLING PARODI (Perù) 


President of House of Deputies ROBERTO RAMIREZ DEL VILLA (Perù) 


President of the Senate EDGARDO J. ANGARA (Philippines) 


Prime Minister of Poland WALDEMAR PAWLAK (Poland) 


Chairman Consultative Council HE ALI BIN KHALIFA AL HITMI (Qatar) 


Speaker WILFRED ST CLAIR DANIEL (SaintLucia) 


President of Sri Lanka J. R. JAYEWARDENE (Sri Lanka) 


Speaker of the Legislative Council HON HARRY B LEGG OBE MLC (St Helena) 


Speaker of Parliament INGEGARD TROEDSSON (Sweden) 


Prime Minister of United Kingdom JOHN MAJOR (United Kingdom) 


Speaker of House of BETTY BOOTHROYD (United Commons Kingdom) 


President of Uruguay LUIS LACALLE (Uruguay) 


President of Uzbekistan PRESIDENT KARIMOV (Uzbekistan) 


Vice Presidentof Zambia H.E. GODFREYMIYANDA (Zambia) 





7.6





La legge Mancino




Maggio 1993: in Italia alcuni parlamentari membri del Council sono stati lo strumento per proporre al parlamento una legge per combattere l’antisemitismo ed il razzismo (legge Mancino).


*


…La destra italiana non è più un problema per il B’naï B’rith; sono passati gli anni (1992) in cui Lisa Palmieri Billig, in un A.D.L. International Report scriveva, riferendosi al Movimento Politico Occidentale (M.P.O.), un movimento neofascista contro il quale fu fatta una legge al limite della costituzionalità (39): “Mettere fuori legge questo movimento sarebbe un buon passo avanti (…) svastiche, stelle gialle, e slogan antisemiti non possono essere permessi ed ogni associazione che li usi deve essere dichiarata illegale”. …


39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12.



*





La legge Mancino non è qualcosa di isolato nel panorama europeo. Purtroppo per noi, Obama non viene a fare in Europa i suoi discorsi sulla “libertà di parola”, che da noi non esiste in obbedienza servile alla stessa America e a Israele, che nelle loro case tutelano e mantengono quella libertà di parola che a noi non è concessa. Così in Israele, recentemente, su un canale televisivo nazionale si è potuto irridere e vilipendere i dogmi fondamentali della fede cattolica, mentre gli stessi israeliani pretendono non solo a Williamson venga tolta la parola, ma che sia nuovamente scomunicato per “leso Olocausto”. Il B’naï B’rith è un’organizzazione internazionale e sovranazionale che si avvale di suoi agenti dislocati nei parlamenti nazionali ed in tutti i centri di potere nazionale. Una legislazione che è passata con successo in un determinato paese verrà facilmente introdotta in un’altro: è questa l’Unione Europea! La legge Fabius-Gayssot precede di qualche anno quella Mancino. Il contenuto è ancora diverso, ma si procede verso la uniformità legislativa, come si è tentato da Mastella nel gennaio 2008, ministro della giustizia e non più del lavoro, di intesa con la sua collega tedesca. Riporto qui di seguito la pagina di Ratier sulla legge Fabius-Gayssot, la cui storia legislativa è quanto mai eloquente. Farla conoscere serve a far capire quali sono le tendenze in atto e le forze occulte che minano le nostre libertà in un crescendo il cui sbocco finale è un regime di terrore vero e proprio: ognuno dovrà temere di dire le cose più innocenti.




Il B’naï B’rith all’origine della legge Fabius-Gayssot



Il B’naI B’rith ha pure largamente contribuito all’adozione della legge Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990 che istituisce ii delitto di opinione revisionista (vale a dire la proibizione di ogni ricerca storica che voglia mettere in discussione, interamente o solo in parte, il giudizio del Tribunale di Norimberga ed in particolare l’esistenza di camere a gas durante la Seconda Guerra mondiale nei Paesi dell’Est): «Esso (il B’naï B’rith) si è distinto in questi ultimi anni per le azioni senza sosta contro i revisionisti ed il loro lavoro di disinformazione sulla Shoah (24). Il revisionismo storico è stato sempre seguito, a livello mondiale, dal B’naï B’rith e dall’A.D.L. Per esempio, Abraham Foxman, direttore dell’A.D.L., si era preoccupato di spedire dagli Stati Uniti una lettera di protesta al Rettore dell’Università di Nantes ed al ministro dell’Educazione, Alain Devaquet, per chiedere che fosse tolto il titolo di dottore allo storico Henri Roques “che nel suo lavoro nega lo sterminio degli ebrei per mano dei Nazisti” (25). La Loggia Mazeltov del B‘naï B’rith di Parigi domandava ugualmente “con estrema fermezza” la condanna di questa tesi, e l’Unione Francese delle Associazioni del B’naI B’rith (U.E.A.B.B.) partecipava alla manifestazione di protesta organizzata davanti al Memorial dei martire ebreo ignoto a Parigi. Nel settembre 1987 il B’naï B’rith, soddisfatto di vedere “la classe politica francese ed europea” condannare quello che definiva “le dichiarazioni calunniose di Le Pen sulla Shoah” chiedeva la promulgazione di una legge speciale che condannasse ogni ricerca storica critica indipendente su certi episodi ed avvenimenti della Seconda Guerra mondiale, in particolare sulle camere a gas: “Noi invitiamo il nostro governo a presentare all’Assemblea Nazionale una legge che preveda la condanna di ogni pubblicazione e di ogni discorso discriminatorio di carattere razzista o antisemita. Questa legge comporterà in specie una severa condanna dì ogni negazione dello sterminio del popolo ebraico o la banalizzazione della storia di quell’epoca”. Il B’naI B’rith sarebbe stato esaudito qualche mese dopo grazie al duo Fabius-Gayssot a alla sua legge Faurissonia.





Note originali al testo:




(24) Il testo di Henri Roques non nega mai l’esistenza delle camere a gas. La tesi di letteratura comparata è in realta consacrata allo studio critico delle diverse versioni del ‘documento Gerstein’, un rapporto redatto da un ufficiale delle S.S., Kurt Gerstein, che descrive l’uccisione con il gas nel campo di Belzec nell’agosto 1942. Annullata da allora per “irregolarità amministrative”, la tesi, dal titolo Le confessioni di Kurt Gerstein, studio comparato di diverse versioni, è stato pubblicato integralmente in La Thèse de Nantes et l’affaire Roques, di André Chelain (Edizioni Polémiques), opera che non ha mai subito denuncie legali. [Questo annullamento di una tesi di laurea per “irregolarità amministrative” è un unicum di cui non ho mai sentito parlare in tutta la mia vita universitaria, da quando faccio parte di commissioni di laurea. Tecnicamente, sarebbe per me interessante sapere e capire quali mai possano essere siffatte “irregololarità amministrative”. Mi è capitato di conoscere un solo caso strano: per un banale errore nel calcolo dei voti di base ad un laureando di una facoltà di giurisprudenza italiana fu abbassato il numero dei voti che aveva già acquisito con gli esami. Di norma a questo voto di base, ottenuto dalle media dei voti di profitto moltiplicata per 11, si aggiungue un certo numero di punti a seconda di come viene valutata la tesi. Non so come andò a finire la cosa sotto il profilo amministrativo, ma il parere del preside era che la commissione dovesse riunirsi di nuovo per sanare il banale errore, ossia l’«irregolarità amministrativa». Si trattava comunque di qualcosa di sanabile. Come stessero le cose per il dottotando Roque non è detto nel libro di Rathier, giudicando fondatamente questo aspetto pretestuoso di interesse unicamente per gli addetti ai lavori – N. di A.C.]




(25) Vedi Capitolo sull’A.D.L. e lo spionaggio, pag. 208 e segg.




(in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione reperibile sulla legge Mancino, sui suoi ispiratori e agenti italiani e tutto quanto altro utile sapere)



7.7





L’IPCAA in Italia




E abbastanza chiaro che questa organizzazione svolge un’attivita complementare e strettamente connessa con il B’naï Brith. In Italia infatti l’instaurazione di una sezione vera propria dell’I.P.C.A.A. sta avvenendo per mezzo della loggia di Roma del B’naï Brith e grazie all’opera di un suo membro: il giornalista Maurizio Molinari. Attualmente ne sono membri in Italia solo Oscar Luigi Scalfaro (5») e Susanna Agnelli (5). Più precisamente l’Ing. Guido Di Veroli, dopo aver ottenuto il consenso del comitato esecutivo della loggia di cui è presidente ha avviato un’azione di contatto nei confronti di quei membri del parlamento che sono più sensibili ai problemi dell’antisemitismo. Tra di essi troviamo elencati in una lista riservata del B’naï Brith, compilata da Maurizio Molinari e Giacomo Terracina i nomi di: Alfredo Biondi (El.) (), Elio Vito (EI.), Pierferdinando Casini (CCD), Ombretta Fumagalli Carulli (CCD), Massimo D’Alema (PDS), Filippo Cavazzuti (PDS), Umberto Ranieri (PDS), Franco Bassanini (PDS), Fabio Perinei (PDS), Mario Bonato (Lega Nord), Edda Fagni (R.C.), Carmine Mancuso (Verdi Rete), Gianni Mattioli (Progr.), Carmine Nardone (Progr.), Lorenzo Aquarone (PPI), Romualdo Coviello (PPI), Bruno Ferrari (PPI), Giuseppe Ayala (PRI), Cesare Dujani (Valle d’Aosta), Stefano Passigli (sin. democratica PSI), J. Widman (Sud Tirolo).


(in questo spazio sarà raccolta ogni altra documentazione , aggiornata rispetta alla data di uscita del libro di Ratier, nel 1993, reperibile sull’IPCAA operante in Italia. )



7.8





Note di Ratier





1) SETTIMIO SORANI, Che cos’è il Bené Berith, a cura della Sezione di Roma del Bené Berith, Roma 1962 pag. 8.





2) Statuto del Bené Berith Elia Benamozegh, n. 2035 Roma, pag. 3.




3) Ibidem, pag. 4 e 19.




4) Ibidem, pag. 17. L’art. 5, pag. 4, recita: “Possono far parte dell’Associazione gli ebrei che godano di indiscussa reputazione, che abbiano superato il venticinquesimo anno di età, che intendano seguire i principi dell’Ordine Internazionale dei Bené Berith, che desiderino adempiere con piena coscienza alle finalità che l’Associazione si prefigge e con disciplina alle norme che essa si è data. Essi debbono, altresì, essere in condizioni economiche da poter corrispondere alle obbligazioni finanziarie previste dalle norme statutarie e regolamentari”. Dall’articolo è chiaro quindi che il Bené Berith deve essere costituito da una élite intellettuale ed economica.




Commento: non ha chiaramente quello che si dice un carattere “democratico”, o forse lo ha nel senso abituale in Israele «l’unica democrazia del Medio Oriente» (Nota di A.C.)




5) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 2.




6) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 5.




7) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 6 7. 


8) SETTIMIO SORANI, op. cit. pag. 1. 


9) The Anti Defamation League annual report 1993. pag. 13. 


10) Ibidem pag. 21. 


11) La madre della Jervolino era una cara amica di Sofia Cavalletti [che fu a sua volta allieva dell’ex Rabbino capo di Roma E. Zolli] esperta di giudaismo e catechesi, nonché membro del Liaison Comitee, la commissione per i rapporti ufficiali tra Vaticano e mondo ebraico, fondata dal sacerdote amico del B’naï B’rith, Padre Cornelis Adrian Rijk. 


12) Shalom, n. I pag. I del 31/01/93. 


13) Ibidem pag. 13. Sempre su questo argomento leggiamo: «Inoltre è importante il nuovo progetto audio visivo sulla storia ebraica fatto per le scuole italiane dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane. Sono significativi gli sforzi compiuti dalla Comunità di S. Egidio per persuadere la C.E.I. ad includere materiale didattico sull’ebraismo nei corsi di religione della scuola pubblica» A.D.L. International report Europe: Anti Semitism in Italy di Lisa Palmieri Billig, nov. 1992 New York, pag. 5. 


14) La Stampa, giovedì 10 marzo 1994, pag. 2. 


15) II P. Cornelis Adrian Rijk nato nel 1921 in Olanda «dottore in studi biblici, professore di Antico Testamento al seminario di Warmond (…) collaborò con Myriam Rookmakervan Leer nel “consiglio cattolico per Israele” fondato ad Amsterdam nel 1951 e con Henri Praag, fondatore della “Leerhuis” (Casa Leer) ed animò con la sua presenza, le sue conferenze e i suoi scritti il dialogo tra ebrei e cristiani in tutta l’Olanda. Organizzò anche viaggi di studio a Gerusalemme che furono molto apprezzati. All’inizio del 1960 il prof. Rijk (…) cominciò a viaggiare attraverso il mondo per partecipare a degli incontri tra ebrei e cristiani e stabilì dei contatti con le grandi organizzazioni ebree internazionali: il Jewish Congress, il B’naï B’rith e l’American World Jewish Congress». Dal 1966 al 1972 è chiamato dal Card. Bea a dirigere la commissione per le relazioni tra ebrei e cattolici, dal 1972 al 1979 anno della sua morte, dirige il S.I.D.I.C (Centro internazionale di documentazione ebraico cristiana). (Una prospettiva nuova sugli ebrei e sull’ebraismo, S.I.D.I.C. Roma sine data, pagg. 9 10). 


16) In realtà la decisione era già stata presa un anno prima nel terzo incontro del Liaison Comitee, tenutosi ad Anversa tra il 4 e il 6 dicembre 1973, i cui partecipanti avevano deciso di sostituire il B.R.J.C. del P. Rijk con la commissione per le relazioni religiose con l’ebraismo (C.R.R.J.). 


17) Is interreligious dialogue good for religion? A glance at the jewish christian paradigm, di Lisa Palmieri Billig Varsavia 28/05/1995. 


18) Il dialogo ebraico cristiano in “Ebrei e cristiani”. Un cammino di speranza per l’umanità. Contributo del gruppo SeFeR e del centro Pro Unione. 


19) Questo passo in particolare è stato ripreso dalla dichiarazione della Conferenza dei Vescovi cattolici degli Stati Uniti del 20/11/75. Questa conferenza episcopale si distingue per la sua stretta collaborazione con il B’naï B’rith. Vedi anche nota 30. 


20) Il Giornale 21/11/1992, pag. 10. 


21) David Rosen, collega israeliano del rabbino Leon Klenicki direttore del dipartimento Interfaith affairs per l’A.D.L. of B’naï B’rith “è membro del concilio bilaterale permanente della S. Sede e dello Stato d’Israele, il Forum nel quale, nei diciotto mesi precedenti, è stato negoziato l’accordo Israele Vaticano” (The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 14). 


22) Lisa Palmieri Billig nasce a Vienna il 3/9/1935, e per sfuggire alle persecuzione naziste si trasferisce ancora bambina negli U.S.A. per poi tornare in Europa nel 1961 al seguito di Nahum Goldmann (presidente del Congresso mondiale ebraico), e lavorare nel suo ufficio romano. Goldmann si stabilì in Italia allo scopo di avere contatti informali con i Padri conciliari e fornire loro eventuali “suggerimenti” sulla questione ebraica. La Palmieri succede all’interno del Liaison Comitee a Joseph Lichten come osservatore del B’naï B’rith A.D.L. Nel 1982 è tra i fondatori, e primo presidente dell’amicizia ebraico cristiana di Roma, insieme ad Annie Cagiati, la quale, in seguito formerà l’associazione Cristiani contro l’antisemitismo. La Palmieri oltre ad essere rappresentante ufficiale in Italia dell’A.D.L. of B’naï B’rith svolge attualmente anche i seguenti compiti: è Vicepresidente europeo della Conferenza mondiale sulle religioni e la pace (W.C.R.P.), corrispondente dall’Italia per il Jerusalem Post, scrive inoltre sul mensile dell’Opus Dei Studi Cattolici della cui redazione romana il marito è segretario. 


23) Alberto Stabile scrive di lui ne La Repubblica del 18/12/1993: «L’uomo chiave della trattativa segreta, da parte israeliana, è stato padre David Yagher, un ebreo convertito di 39 anni, giurista, ex allievo del liceo religioso “Zeitlin” di Tel Aviv, poi approdato al cattolicesimo, ed oggi presidente del Tribunale ecclesiastico di Aushin Texas». 


24) Il Giornale 21/11/1992. pag. 10. 


25) Sono state pubblicate 3.000 copie in ebraico, distribuite in Israele a centri importanti di informazione, mass media, biblioteche, scuole ecc. e 5.000 copie in inglese parimenti divulgate negli U.S.A. 


26) Il Messaggero 21/09/1994. 


27) L’Osservatore Romano, 30/09/1994. 


28) The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 14. 


29) A.D.L. International report Europe: Anti Semitism in Italy di Lisa Palmieri Billig, nov. 1992 New York, pag. 5. 


30) L’A.D.L. pubblica inoltre In Dialogue “una rivista dedicata alla mutua comprensione e conoscenza ebraico cristiana” e i libri della serie Within Context editi congiuntamente dalla Conferenza Episcopale Cattolica degli USA. Fra i quali vale la pena di ricordare: Guidelines for the Catechetical Presentation of Jews and Judaism in the New Testament, scritto da Eugene J. Fischer e finalizzato a fornire una sorta di guida ai catechisti ai quali si raccomanda di sottolineare l’inattendibilità storica della narrazione della Passione fatta dai Vangeli, di esaltare l’ebraicità di Gesù e degli Apostoli e di mettere in luce i punti di contatto tra la dottrina farisaica e quella di Gesù piuttosto che i punti di contrasto. Il tutto per evitare di provocare antisemitismo (cfr. pagg. 3 7 8). 31) Membro del Liaison Comitee, dal 1970, segretario del Segretariato della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per le relazioni tra ebrei e cristiani e membro del Segretariato per gli affari ecumenici ed interreligiosi della medesima Conferenza episcopale. 


32) Segretario del Comitato ebraico cattolico di Boston, editore del giornale Approcci professio¬nali per educatori cristiani (PACE.) 


33) Cfr. La Bible “antijuive” interdite par la justice, in Le Monde 13/04/1995, pag. 12. 


34) Shalom 30/09/1995, pag. 3. 


35) La stessa Loggia che incontrò la presidente della camera, Irene Pivetti, la quale dopo un iniziale periodo di polemica con la comunità ebraica italiana è tornata sui suoi passi, tanto da assere definita da Avi Pazner: “una persona deliziosa, molto intelligente [che] mi ha assicurato di essere stata travisata”, cf. La Stampa 13/09/1995, pag. 2. 


36) Cfr.: L’Indipendente 05/07/1994 pag. 6; Il Giornale 15/10/1995 pag. 9; Il Messaggero 16/10/1995; La Stampa 16/10/1995 pag. 4; Il Secolo d’Italia 17/10/1995 pag. 2; Il Secolo d’Italia 18/10/1995 pag. 2. 


37) La Stampa, 14/06/1994, pag. 7. 


38) Cfr. nota 14. 


39) Si tratta della “Legge Mancino” del 26/04/1993, nella cui preparazione fu attivo in modo particolare l’on. Enrico Modigliani (PRI), di origine ebraica, all’epoca presidente dell’intergruppo parlamentare che si occupò della legge. Cfr. Shalom n. 4 aprile 1993 pag. 12. 


40)A.D.L. International report Europe: Anti Seinitism in Italy di LISA PALMIERI BiLi.IG, nov. 1992 New York, pagg. 3 7. 


41) Giacomo Terracina in Fascism and Italy: rapporto alla conferenza europea del B’naï Brith svoltasi a Roma il 26/03/1995. 


42) The Italian elections and jewish concerns by LISA PALMIERI BILLIG, un memorandum della National Jewish Coinniunity Advisory Council 9 maggio 1994. 


43) Questo avvenimento ha prodotto un certo malumore anche in ambienti di sinistra, teoricamente più filosemiti, ed in genere nell’opinione pubblica. Luciano Tass, direttore di Shalom, l’influente mensile della Comunità ebraica romana, ha pubblicato sul numero del 30/09/1995 uno speciale di sette pagine sull’“affaire Bottai” teso a dimostrare, lamentando la cosa, come la marcia indietro di Rutelli fosse dovuta più all’iniziativa del P.D.S. piuttosto che a quella del B’naï Brith. Il sindaco di Roma invece nel suo comunicato stampa attribuiva alle proteste di autorevoli esponenti della comunità ebraica l’impossibilità di procedere nella sua iniziativa. 


44) In realtà il giornalista si sbaglia poiché Di Veroli è soltanto presidente della Loggia di Roma Elia Benamozegh, mentre il presidente del XIX distretto europeo è il rabbino svedese Melchior. 45) Cfr. The Anti Defamation League annual report 1993, pag. 8. 





46) Maurizio Molinari nasce a Roma nel 1964, studia all’università ebraica di Gerusalemme ed all’Oxford Center of Jewish Studies, per poi laurearsi in scienze politiche e lettere a Roma. E stato redattore diplomatico de il Tempo e de La Voce repubblicana, nonché caporedazione de L’indipendente a Roma. Ha scritto il libro “La sinistra e gli ebrei in Italia” (Corbaccio 1995) dirige “Hananu” l’organo ufficiale della associazione per il rimboschimento di Israele.





47) Esattamente l’I.P.C.A.A. è presente nei seguenti paesi: Albania, Argentina, Australia, Austria, Bahamas, Barbados, Bielorussia, Belgio, Bermuda, Bosnia Erzegovina, Botswana, Brasile, Bulgaria, Cameroon, Canada, Cayman Islands, Cile, Cina, Croazia, Costarica, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, El Salvador, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gibilterra, Georgia, Grecia, Guatemala, Ungheria, Hong Kong, India, Irlanda, Israele, Italia, Giamaica, Giappone, Giordania, Kazakhstan, Kiribati, Kuwait, Latvia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Mauritius, Messico, Namibia, Nepal, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Oman, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Portogallo, Qatar, Romania, Russia, Santa Lucia, Sant’Elena, Slovacchia, Spagna, Sri Lanka, St Vincent e Grenadine, Svezia, Svizzera, Tanzania, Trinidad e Tobago, Turchia, Ucraina, Regno Unito, Stati Uniti d’America, Uruguay, Uzbekistan, Venezuela, Zambia, Zimbawe.




48) Lo staff è così composto: Comitato esecutivo, Greville Janner (Presidente), Stephen Rubin (Chairman), John Allen, Keith Edelman, Un David, Basil Hyman, Abe Jaffe, Ervin Landau, Sir Ivan Lawrence, Daniel Levj, David Lewis, Johnathan Metliss, Alan Morgenthau, Sidney Samuelson, Martin Sorrell, Shirley Spitz. Comitato consultivo internazionale: S.A.R. il Duca di Devonshire, Isi Leibler, Jak V. Kamhi, Donald Spector, Lord Weidenfeld, Haward Weiss. Direttore: Jon Mendelsohn. Direttore delegato: Craig Leviton, Direttore amministrativo: Olivia Ambrose.




49) È da notare che l’A.D.L. ha fatto esattamente la medesima cosa: cfr. The Anti Defamation-League annual report 1993, pag. 13.




50) Scalfaro nel 1975 è stato a sua volta l’ideatore ed il primo presidente dell’associazione parlamentare d’amicizia Italia Israele.




51) Tutte le informazioni riguardanti l’I.P.C.A.A. sono state tratte da Briefing on inter parlainen¬tary Council against Antisemitism spedito da A. Janner a Guido Di Veroli l’11 maggio 1995.



L’ ADL E IL B'NAI B'RITH NON RAPPRESENTANO GLI EBREI

DI HENRY MAKOW Ph.D.
Nonostante affermi di rappresentare “gli interessi della comunità ebraica nel mondo” il B’nai B’rith è in realtà un ordine massonico che rappresenta la massoneria britannica, e a causa dei suoi progetti luciferiani per un “governo mondiale” porta a pensare che il popolo ebraico in generale ne sia responsabile. Facendo finta di combattere l’antisemitismo, di fatto invece mette in pericolo gli ebrei. 
Il B’nai B’rith non ha un mandato per rappresentare il popolo ebraico, ma mettendo sullo stesso piano l’opposizione al disegno di un governo mondiale e l’antisemitismo riesce contemporaneamente a disarmare le critiche e ad assicurare che gli ebrei siano accusati per l’emergente Nuovo Ordine Mondiale.
Recentemente per esempio, è stato postato in un forum un articolo sul supporto del B’nai B’rith alle “Hate laws” (ndt. Lett. “leggi dell’odio”, sono leggi che riconoscono e puniscono crimini motivati da odio) e alla censura su internet. Un membro del forum ha risposto, “Questi ebrei stanno mettendosi nelle condizioni di essere sterminati un’altra volta.”
Per cui gli “ebrei” diventano il capro espiatorio dei progetti massonici, nonostante la metà degli ebrei americani non abbia nulla a che fare né con con le organizzazioni ebraiche, né con la religione, e in realtà spesso fanno matrimoni misti.
Certo, molti altri ebrei che non sono a conoscenza del piano massonico aderiscono inconsapevoli al sionismo e alla falsa “guerra al terrorismo”. Rimarrebbero sorpresi se sapessero che la stella di Davide che compare sulla bandiera israeliana è un simbolo occulto che non viene mai menzionato nell’Antico Testamento. Potrebbero rimanere sorpresi se sapessero che la maggior parte dei leader israeliani, così come i presidenti americani, sono massoni e che la nuova corte suprema israeliana è piena di simboli massonici ed è situata lungo linee “di flusso” sataniche.
È stata finanziata e progettata dai Rothschild per diventare il tribunale del Nuovo Ordine Mondiale.
La Anti Diffamation League (ADL, Lega contro la diffamazione) del B’nai B’rith probabilmente è attiva anche nella tua città. Si rivolge alle scuole locali, società private e associazioni professionali offrendo indottrinamento sulla “diversità” e sui “crimini dettati dall’odio” e prepara la polizia locale ad affrontare questo genere di crimini politici. “L’odio” viene identificato con qualsiasi cosa o chiunque interferisca con il progetto di governo mondiale, e i crimini in parte sono elencati sul sito dell’ADL (il link giustamente sulla colonna sinistra).
Il B’nai B’rith fa parte dell’ordine massonico di rito scozzese fondato nel 1843 e il suo braccio militante, la “Anti Defamation League” (ADL), è nata nel 1913, lo stesso anno in cui è stata creata la Riserva Federale americana.
Secondo il libro The Ugly Truth About the ADL (L’orribile verità sull’ADL) (1992) pubblicato dall’ Executive Intelligence Review, il B’nai B’rith ha sempre svolto un ruolo cruciale nel riportare gli Stati Uniti sotto il controllo massonico della ”Corona” britannica (conosciuta anche come Nuovo Ordine Mondiale.)
“In ogni caso l’ADL non è assolutamente una lobby per i diritti civili ebraici, e inoltre, insieme al suo ente superiore B’nai B’rith, sono stati fin dal loro inizio anche un’emanazione dei servizi segreti e delle società segrete che sono nemici giurati degli Stati Uniti. Il B’nai B’rith e l’ ADL hanno usato il loro titolo ebraico per celare la loro attuale obbedienza e i loro piani.” (Ugly Truth,p.3)
Il B’nai B’rith/ rito scozzese ha contribuito alla creazione del Ku Klux Klan e a causare la guerra civile americana, che ha distrutto il fior fiore degli uomini americani. Un leader del B’nai B’rith, Simon Wolf, era una spia confederata ed era implicato nell’omicidio di Abraham Lincoln, il primo di molti colpi di stato del genere (p.es. l’assassinio dei presidenti Garfield, McKinley, Kennedy.)
Il libro continua con una descrizione dettagliata dei rapporti dell’ ADL con il crimine organizzato, la droga e la prostituzione, spionaggio interno, la corruzione del Congresso degli Stati Uniti e l’eliminazione della cristianità dalle istituzioni pubbliche. Aggiunge che l’ ADL ha combattuto la legislazione texana che perseguiva i rituali satanici e ha mosso numerose istanze d’accusa contro critiche diffamanti in quanto “antisemite”.
STRATAGEMMI DELL’ADL PER UN PIANO EGEMONICO
Come ho detto, il movente principale del Nuovo Ordine Mondiale è la necessità dei banchieri centrali di trasferire il loro potere finanziario illimitato, derivato dal loro controllo del credito dei governi, ad istituzioni permanenti mondiali di controllo politico e sociale.
Milioni di persone, sia non ebrei che uno sproporzionato numero di ebrei, hanno venduto le loro anime a questi banchieri amanti di Lucifero. Il cartello bancario, guidato dai Rothschild e dai Rockefeller, ha mosso i fili degli attacchi dell’11 settembre, della guerra in Iraq e della falsa “Guerra al Terrorismo”. Si nascondono dietro l’ADL del B’nai B’rith.
Oggi non si può lavorare per una grossa società o per un governo senza ricevere la loro educazione alla “Diversità”, un ingiurioso indottrinamento politico di stampo stalinista. Il livello di controllo massonico della società occidentale è tale che la “Diversità” non è mai stata discussa né messa ai voti ed è diventata come per magia l’ideologia ufficiale.
È particolarmente disgustosa poi la “early childhood initiative (iniziativa per la prima infanzia)” dell’ ADL, che mira all’indottrinamento dei bambini dai 3 ai 5 anni. Si nascondono dietro una cortina di fumo di banalità, ma l’effetto finale è che i più giovani di origine europea non imparano a sentirsi orgogliosi delle loro radici. L’ ADL si vanta del fatto che 375.000 insegnanti e 12 milioni di studenti hanno partecipato a questi programmi.
Sul posto di lavoro, la “Diversità” discrimina gli europei e soprattutto gli uomini eterosessuali bianchi, a favore delle donne, delle persone di colore e degli omosessuali. Le persone vengono scelte in base a questo profilo politico invece che per le loro competenze, che sarebbe davvero non discriminante e giusto, per non dire efficiente.
Lo scopo è di frammentare la società e di destabilizzare la famiglia, in modo che non ci sia una base compatta per la resistenza al governo mondiale. Allo stesso tempo l’ ADL promuove attivamente l’educazione e la consapevolezza sioniste, compresi viaggi gratis in Israele per i giovani ebrei. Quindi gli ebrei vengono indottrinati per promuovere il piano massonico e prendersi la responsabilità.
CONCLUSIONE: LA TRAPPOLA
Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha detto recentemente ad un’assemblea di studenti che “Israele deve essere cancellato dalla carta geografica.” Dopodiché si è unito ad una manifestazione di un milione di persone gridando “Morte a Israele, Morte all’America” ed ha richiamato tre ambasciatori che si erano scusati per la sua affermazione originale.
Non è pensabile che con questa sparata faccia proprio il gioco dei sionisti, a meno che non sia controllato anche lui dagli Illuminati (cioè il rango più potente della massoneria.)
L’obiettivo dichiarato degli Illuminati è di fomentare una Terza Guerra Mondiale tra i “sionisti politici e i leader del mondo islamico.” Presumibilmente l’Iran appoggiato da Russia e Cina affronterebbe Israele, gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Albert Pike, gran maestro del rito scozzese nel 19esimo secolo, continuava: “La [terza] guerra deve essere condotta in modo che l’Islam (il mondo arabo musulmano) e il sionismo politico (lo stato di Israele) si distruggano reciprocamente.”
Il resto del mondo verrà risucchiato. “Intanto gli altri paesi, divisi ulteriormente su questa questione, saranno costretti a combattere fino al completo esaurimento fisico, morale, spirituale ed economico…”
A questo punto saranno costretti ad accettare il governo unico mondiale di Lucifero. Vedi “Countdown to World War Three“.
Quindi siamo tutte pedine di un gioco diabolico dal quale nessuno, e certamente né gli ebrei né gli israeliani usciranno vittoriosi. Dobbiamo unirci per resistere a coloro che vogliono spingerci in questa trappola mortale.
L’ADL del B’nai B’rith non rappresenta gli ebrei. Rappresenta la massoneria Britannica che esercita un subdolo controllo sulla classe dirigente angloamericana e cospira per far cadere la civiltà occidentale.
Henry Makow, è l’inventore del gioco da tavolo Scruples, e autore di http://alongwaytogoforadate.netfirms.com/ A Long Way to go for a Date. Ha svolto un dottorato in letteratura inglese all’Università di Toronto. Sono graditi commenti ed idee scrivendo a henry@savethemales.ca.

COINCIDENZE DAVVERO POCO CASUALI. LA MORTE DEL BANCHIERE ANTI SIGNORAGGIO

Il 31 luglio 2005 è deceduto Wim Duisenberg, primo governatore della Banca Centrale Europea. Per la cronaca una sola cosa è certa: la data del decesso. Le cause rimangono ancora oscure e nessuno, a quanto pare, si è preoccupato di indagare.
Secondo fonti ufficiali, il banchiere sarebbe stato trovato morto ai bordi della piscina della sua villa nel sud della Francia e la morte sarebbe da attribuirsi, genericamente, ad un malore. Secondo le dichiarazioni, imminenti all’accaduto, della gendarmeria francese, le cause della morte non sono state invece precisate. Secondo altri, Duisenberg sarebbe morto nel salotto e poi, chissà perché, trasportato fino ai bordi della piscina.
La poco chiara vicenda, degna di una trama da libro giallo, ci porta a far luce sulla figura del banchiere olandese.
Duisenberg inizia la sua carriera nel Fondo Monetario Internazionale, per poi ricoprire il ruolo di Ministro delle Finanze olandese, governatore della Banca Centrale olandese, molto vicino ad Hans Tietmeyer, presidente della potentissima Bundesbank tedesca. Proprio la sua posizione filo-tedesca, volta al rigore monetario, gli comporta molti avversari Oltremanica; in particolar modo in ambienti molto influenti negli Stati Uniti, poiché, dal momento del varo dell’euro, è in atto nel mondo una serie di guerre di apparente basso profilo che motivano la minaccia nei confronti del dollaro. Da governatore della BCE, lo stesso Duisenberg si è permesso di parlare pubblicamente di argomenti che non devono pervenire all’opinione pubblica: ci riferiamo esplicitamente alla risposta che lo stesso governatore fornì al Ministro Tremonti sulla possibilità di adozione di banconote da 1 e 2 euro. Duisenberg osò pronunciare una parola che, unitamente ad altre posizioni assunte, gli risultò fatale: osò parlare di signoraggio. La risposta data alla richiesta proveniente dall’Italia fu infatti questa: Spero che Mr. Tremonti si renda conto che se tale banconota dovesse essere introdotta, egli perderebbe il diritto di signoraggio che si accompagna ad essa. Dunque se egli, come ministro dell’Economia, ne sarebbe contento non lo so. Duisenberg ha osato tuonare contro i grandi sacerdoti del tempio.
Altro fatto curioso è che la morte improvvisa di Wim Duisenberg è avvenuta a meno di 48 ore dalle sentenze di rinvio a giudizio pronunciate a Milano contro filiali UBS, Deutsche Bank, Citygroup e Morgan Stanley che parte dai procuratori che stanno indagando sul crac della Parmalat. Non dimentichiamo che il banchiere olandese venne eletto primo presidente della BCE beneficiando proprio del sostegno della grande banca tedesca. In concomitanza, nelle stesse ore, un ex membro del consiglio della Citybank, Arthur Zankel, anche lui coinvolto nel caso Parmalat, precipitava da una finestra del suo appartamento da un grattacielo di New York.
Casuali coincidenze?
E’ però evidente che oltre alla Banca d’Italia, anche la Banca Centrale Europea poteva avere informazioni e responsabilità sul crac Parmalat. E l’ex presidente Duisenberg e il manager americano avrebbero potuto essere chiamati a testimoniare sui flussi internazionali di denaro connessi con quella vicenda. E ciò poteva diventare enormemente sgradito a certi circoli molto potenti. Inizia così a delinearsi un quadro nitido, con indizi ben precisi a cui si va ad aggiungere il ruolo della moglie, la signora Gretta Duisenberg, fervente sostenitrice della causa palestinese e protagonista di un incontro ufficiale con Yasser Arafat. Il suo sostegno alla causa palestinese l’ha portata, secondo un aneddoto trapelato, ad esibire la bandiera palestinese dal suo balcone di casa ad Amsterdam. La bandiera, a quanto pare, è stata esposta per circa tre settimane e vista come una spina nell’occhio dai suoi vicini, una famiglia ebrea, che le ha telefonato chiedendole di levarla. Al diniego della signora Gretta, il vicino ha fatto presente la vicenda al capo di una delle comunità ebraiche della capitale, il quale ha sporto denuncia contro la signora Duisenberg per antisemitismo.
Successivamente, siccome lo sporgere denuncia non sembrava un’azione sufficiente per colpire la signora Duisenberg, si è creduto necessario coinvolgere direttamente il marito. L’incidente tra vicini è stato poi riportato alla comunità ebraica americana per chiedere che venissero prese misure politiche atte a fare dichiarare Wim Duisenberg, direttore della Banca Centrale Europea, persona non gradita negli Stati Uniti. Nel frattempo, la signora Duisenberg è stata minacciata di morte e poi alloggiata presso altro indirizzo dai servizi segreti, mentre la bandiera non sventola più dal balcone. Troppi nemici e troppo potenti. Possiamo così credere che Duisenberg è affogato nel suo salotto e poi portato ai bordi della piscina. E non è cinematografia.

Piero Puschiavo
31.01.06



PROSSIMO LO SDOGANAMENTO DELLA PEDOFILIA TRAMITE IL GRUPPO "ISRAELI CHILD LOVER"?

Cari amici,
mentre in Francia la polizia carica i manifestanti che difendono la famiglia naturale:



in Israele avanza la pedofilia tramite il gruppo “Israeli Child Lover”. Di seguito il testo-articolo della pubblica denuncia sull’argomento come già sostenuta anche dall’associazione “Meter” di don Fortunato.
http://www.associazionelatorre.com/2013/07/pedofilia-in-israele-attivo-il-gruppo-israeli-child-lover/ (questa pagina è stata fatta "sapientemente" sparire). Anche l'interessante articolo di Andrea Giovanazzi dal titolo "Prossimo lo sdoganamento della pedofilia tramite il gruppo “Israeli Child Lover”? su agerecontra.it è introvabile.
 
Da anni nessun media locale, nazionale e internazionale tratta la questione. Sarà prossimo lo “sdoganamento” della pedofilia? Si prega di diffondere ai propri contatti, grazie.