Siamo certamente alla “fine di un mondo”, ma non alla “fine del mondo”, prevista dall’Apocalisse. Attraverso una mirabile antologia degli scritti di studiosi, santi, mistici, veggenti, Papi, Guido Vignelli affronta il problema dell’attuale crisi globale, specificando le differenze tra “segni dei tempi”, “fine dei tempi” e “tempi ultimi” e ponendosi una domanda: la crisi ci porterà ad una evoluzione o ad una involuzione? Attenendosi alle autentiche profezie cristiane (dall’Apocalisse a Fatima), Vignelli evita ogni sensazionalismo e ogni disfattismo: secondo lui, anzi, la sana teologia della Storia prospetta l’imminenza di una nuova vittoria della Chiesa sul mondo. Infatti, l’autore ricorda che le autentiche profezie hanno previsto un trionfo storico della Regalità sociale di Cristo, «non solo spirituale e individuale, ma anche temporale e sociale» (p. 103), prima che arrivi la finale apostasia anticristica. In più, le rivelazioni di Fatima prospettano la matrice mariana di tale trionfo: «Infine il mio Cuore Immacolato vincerà».
«A scanso di equivoci – spiega l’Autore – bisogna chiarire che questa era di “nuova evangelizzazione” (o meglio di rievangelizzazione) non sarà in contrasto-rottura con quella cristiana passata, né un suo “superamento” in senso evolutivo-rivoluzionarìo; essa ne sarà piuttosto un armonico e omogeneo sviluppo in senso riformatore-restauratore. Pertanto la nuova era non sarà quella antropocentrica sognata dagli umanisti del XV secolo fino ai comunisti del XX secolo, tantomeno quella cosmocentrica in stile new age sognata dagli odierni ecologisti neopagani, né una sintesi di entrambe; la nuova era sarà invece teocentrica e anzi cristocentrica e perfino mariana. Paragonando lo sviluppo storico della società cristiana a quello della formazione individuale, possiamo dire che l’età “medioevale” corrispose all’infanzia, col suo spirito ingenuo, generoso e contraddittorio; l’età “moderna” corrisponde all’adolescenza, con il suo spirito inquieto, ribelle e conquistatore; l’età futura corrisponderà alla maturità, la quale armonizzerà le virtù delle due fasi precedenti temperandone i vizi» (p. 53).
Né antropocentrismo, né cosmocentrismo, quindi, ma teocentrismo in prospettiva mariana: ciò che non si realizzò pienamente nello splendido (e calunniato) Medioevo, si compirà nel prossimo futuro, dopo aver superato questi tempi di follia in cui l’ordine razionale e quello soprannaturale sembrano negati.
Non si tratta di un nuovo millenarismo: questo era (ed è) di origine gnostica e pretende di realizzare la felicità sulla terra, annientandone i mali, mentre l’attesa cristiana obietta che un necessario progresso storicistico verso il meglio non è possibile, per cui la concreta lotta tra Bene e Male non finirà mai e ogni vittoria è solo una rivincita momentanea e parziale. Pertanto, la crisi attuale si risolverà non mediante una rivoluzione che annienti il male, tantomeno mediante una evoluzione che lo assimili per superarlo, ma semmai mediante un “salto di qualità”, favorito da una “catastrofe”, che vincerà il male temporaneamente e parzialmente, permettendo alla Chiesa di trionfare sulle potenze delle tenebre.
L’autore conclude il suo saggio, rievocando una scena tratta dal celebre romanzo di Tolkien Il Signore degli Anelli: l’armata di morti-viventi, che un tempo aveva rinnegato la buona Causa, al richiamo del suo Re riconosce la propria colpa e si redime, scendendo in campo per salvare la Città sacra, minacciata dall’esercito dell’Oscuro Signore. Questa scena può essere attualizzata, applicandola alla massa di cristiani (scettici, indifferenti, “adulti” o adulterati che siano), che può ancora riscuotersi e tornare a militare per Cristo. Il saggio di Vignelli va insomma consigliato al lettore d’oggi, soprattutto per aiutarlo a ricuperare la fiducia nella vittoria della Chiesa e la forza di continuare a combattere in questi tempi bui, ma non privi di misteriosi segni di riscatto e di riscossa.