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"Vorrei che tutti leggessero,
non per diventare letterati o poeti,
ma perché nessuno sia più schiavo"
Gianni Rodari
"Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare"
Socrate
martedì 8 gennaio 2019
La fiction di Russia, Ucraina e gli Accordi di Minsk – Esclusiva!
Rostislav Ishchenko è probabilmente il principale analista al mondo specializzato sulle straordinariamente turbolente relazioni tra Russia e Ucraina. Pubblica regolarmente su ukraina.ru [in russo] e frequentemente qui [in russo] sono disponibili le traduzioni in lingua inglese.
A differenza della continua campagna di demonizzazione che parla di “aggressione russa”, in essere in ogni angolo di Washington e diffusa in specifiche capitali europee, l’analisi di Ishchenko (per esempio, sulla guerra mediatica [in inglese]messa in atto su tutti i fronti in relazione alla saga Russia-Ucraina), rappresenta una boccata di aria fresca.
Sebbene non siamo riusciti ad incontrarci durante la mia recente visita a Mosca per indisponibilità di agenda (ci incontreremo più avanti durante l’inverno), Ischenko ha gentilmente accettato di rispondere alle mie domande più urgenti in merito a ciò che potrebbe accadere sul fronte russo-ucraino. La traduzione è a cura di Scott Humor.
Le risposte di Ischenko sulla situazione in Donbass si potrebbero applicare anche alla Crimea, dopo che il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha rivelato di avere informazioni sulla pianificazione di una provocazione armata da parte del presidente ucraino Petro Poroshenko al confine con la Crimea nell’ultima decade di dicembre.
Tenendo conto che in inverno il terreno è solitamente favorevole per una avanzata dei carri armati, potrebbe Poroshenko, come mossa disperata, attuare una più consistente provocazione in Donbass, magari tra Natale e Capodanno?
In primo luogo, l’inverno in corso è troppo mite e l’area non è ancora ottimale per una offensiva. Secondo, se anche dovesse gelare rendendo un attacco possibile, è troppo rischioso per Poroshenko. Non ha abbastanza forza militare per sconfiggere le forze della DPR/LPR, per non parlare del fatto che sono ancora possibili delle sorprese, come nell’agosto 2008 in Ossezia del Sud. Dopo tutto, non è stato ancora cancellato l’accordo di pace di Minsk, ed è improbabile che l’Occidente si contrapponga alla Russia in maniera compatta nel momento in cui la Russia sta conducendo una coercizione pacifica del cioccolataio, che è già fuori di testa per la paura, e che ormai l’Occidente considera irrecuperabile. L’Occidente chiede in maniera mandatoria di svolgere le elezioni, e ogni guerra significherebbe cancellare le elezioni. Se la guerra fosse agevolata da Poroshenko, sarebbe accusato di aver cancellato le elezioni e non ci sarebbe più bisogno di proteggerlo.
Esiste una qualche possibilità che gli accordi di Minsk siano rispettati nel caso a Kiev si insediasse un governo leggermente meno anti-russo dopo le elezioni?
No, non è possibile. Kiev non è in grado di attuare gli accordi di Minsk perché ciò implicherebbe la federalizzazione dell’Ucraina, mentre le elite di Kiev sono in grado di governare solo attraverso la rigida linea verticale di uno Stato unitario. Fondamentalmente, non immaginano un diverso sistema di relazioni. A partire dal 2014, sono state consumate le risorse interne che potevano soddisfare gli appetiti dei gruppi oligarchici, e quindi non c’è la base materiale per un compromesso. Sono perciò condannati a combattersi l’un l’altro per il predominio. Anche se scomparissero improvvisamente Russia, Crimea, Donbass e tutto il mondo, la guerra civile in Ucraina, non più controllata dall’esterno, potrebbe solo intensificarsi.
Kiev è consapevole del fatto che, in caso di attacco militare in Donbass, la risposta russa sarebbe devastante? E che a Bruxelles, come mi è stato confermato da molte fonti diplomatiche, a nessuno davvero importa più del destino di Poroshenko?
Io penso che lo sappia molto bene. Proprio per questo ha organizzato la provocazione nello Stretto di Kerch e a Kiev (attaccando la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca), ma non in Donbass.
http://sakeritalia.it/ucraina/la-fiction-di-russia-ucraina-e-gli-accordi-di-minsk-esclusiva/
Maga Circe | Mito e Leggenda
Dall’Odissea sappiamo che Ulisse, scampato con pochi compagni ai Lestrigoni, prende il largo e arriva all’isola di Eea “nel favoloso Oriente”, sede di Circe.
Sappiamo che l’isola di Ponza contende al Circeo l’onore di essere stata dimora della maga, ma negli ultimi anni gli studiosi hanno tentato d’identificare sul promontorio del Circeo i luoghi più o meno minuziosamente ed esattamente descritti da Ulisse quando racconta, alla corte di re Alcinoo, la storia delle sue peregrinazioni.
Sappiamo che l’isola di Ponza contende al Circeo l’onore di essere stata dimora della maga, ma negli ultimi anni gli studiosi hanno tentato d’identificare sul promontorio del Circeo i luoghi più o meno minuziosamente ed esattamente descritti da Ulisse quando racconta, alla corte di re Alcinoo, la storia delle sue peregrinazioni.
Circe e Ishtar: la leggenda
Vediamo, dunque, chi potrebbe essere questa bellissima incantatrice. Ovviamente una divinità cosmica, secondo gli antichi figlia di Helios, il dio del Sole, giunta sulla Terra sul cocchio del padre, proprio come Ishtar, nella leggenda romanzata da Tucker, piombata da un’astronave sul nostro pianeta.
Ma con Circe e Ishtar possiamo stabilire molti altri paralleli. I navigatori ellenici cercano di sedurre la splendida maga, che pare dar loro corda fino alle soglie dell’amplesso, quando, con il tocco di una verga d’oro, li trasforma in porci. Possiamo cominciare ad accostare Circe ad Ishtar, comunque, facendo leva su argomenti ben solidi.
L’immagine della spietata dea mesopotamica è incisa su gioielli minoici risalenti ad almeno un millennio prima dell’età omerica come “signora delle bestie”: e nel mito babilonese, quando Ishtar si stanca dei suoi innumerevoli amanti li uccide o li muta in animali.
Troviamo vicende analoghe nelle tradizioni popolari eschimesi, lapponi, siberiane, mongole. Tra queste vive ancora la favola di Urga (o Yurga), dove una bellissima incantatrice sembra reprimere i tentativi di libero amore attirando dapprima gli spasimanti per poi cambiarli in bestie.
Anche Elena, figlia di Leda e Giove, ha molti corrispondenti, da Ishtar a Tammuz (divinità babilonese della vegetazione), dall’Hator egizia, alla siriana Atargis. Ishtar era rappresentata con le “corna” venusiane o lunari: ma anche Elena è caratterizzata dal medesimo simbolo. E la ritroviamo vicinissima a Ishtar e a Circe negli accenni concernenti le gite agli inferi, proprie anche a innumerevoli tradizioni messicane, colombiane, peruviane.
Giraldus Cambrensis, nei suoi annali Annals of the 19 Century, ci dice che in Irlanda vivevano “donne capaci di mutare, per arti magiche, uomini in grossi porci”.
Di nuovo… nell’Odissea
Riandiamo all’Odissea: il poema omerico ci dice come soltanto Euriloco, cognato e “vice” dell’eroe, si salvi dalla penosa metamorfosi dei compagni per aver rifiutato la bevanda magica offerta da Circe. Di che cosa si trattava? “Del cacio, della farina d’orzo e del miele del vino di Pramno mischiò”, leggiamo nell’opera. “Ma univa nel vaso farmaci tristi, perché del tutto scordassero la terra paterna. E appena ne diede loro e ne bevvero, ecco che subito, con la bacchetta battendoli, nei porcili li chiuse”. Può essere che al vino Circe avesse mescolato qualche stupefacente. Se così fosse, riandremmo al motivo dei Lotofagi e ancora ad Elena, che, secondo la Telemachia, “versa agli ospiti una droga che ha ricevuto da una donna in Egitto, e questa droga dà l’oblio da ogni male”. Le comparazioni che ci propongono o, meglio, ci impongono l’idea dell’orgine comune di moltissime tradizioni, non finiscono certo qui. Circe “riconosce” l’eroe (“…tu sei Odisseo, l’accorto che doveva venire”), allo stesso modo in cui Ishtar riconosce Gilgamesh. Due naufraghi spaziali s’incontrano molti, molti anni dopo il loro fortunoso arrivo sulla Terra: sono cambiati, ma infine ricordano. E sanno che non c’è da scherzare con chi possiede le stesse conoscenze e gli stessi poteri.
Deus Ex Machina
Potrebbe essere una divagazione fantascientifica, d’accordo. Ma, ammessa l’ipotesi delle visite sul nostro globo compiute da astronauti di altri mondi in tempi immemorabili, ci fa riflettere. In fondo, che cosa sarebbe il famoso “deus ex machina” il “dio dalla macchina” degli antichi Greci, se non una divinità uscita da uno strano congegno usato per spostarsi nel tempo e nello spazio?
di Cinzia Palmacci
Fonti bibilografiche:
• Poesia e Magia di Anita Seppilli – Einaudi Torino 1962
• Guida all’Italia leggendaria, misteriosa, insolita, fantastica – Sugar Milano 1967
• Terra senza tempo di Peter Kolosimo – Sugar Milano 1996
• L’Odissea di Glystra (trad. Brinis) Collezione Urania 11-5-1958
• Guida all’Italia leggendaria, misteriosa, insolita, fantastica – Sugar Milano 1967
• Terra senza tempo di Peter Kolosimo – Sugar Milano 1996
• L’Odissea di Glystra (trad. Brinis) Collezione Urania 11-5-1958
Il misterioso stemma di Via Panicale
Alla scoperta della formula di un antico esorcismo
Firenze
Sulla facciata di un edificio adiacente all’ex-convento di Sant’Orsola ed ex-manifattura tabacchi a Firenze in via Panicale, si può ammirare uno stemma antichissimo e misterioso non supportato da alcuna cartellonistica o segnalazione che ne spieghi l’origine e il significato.
La Basilica di San Lorenzo e via Panicale
Il complesso edilizio, compreso fra le attuali via Panicale, Guelfa, Sant’Orsola, Taddea, nasce nel 1309 come appendice della basilica di San Lorenzo ed ospita primariamente, in qualità di monastero, le suore benedettine dal 1327 al 1435. Il loro fondatore San Benedetto da Norcia (480-547 circa) è patrono degli esorcisti, oltre che dell’ Europa. Alla medaglia, che porta il suo nome, sono attribuiti effetti prodigiosi contro le insidie del demonio. Ogni lettera dell’iscrizione presente sulla medaglia è parte integrante di un esorcismo antichissimo, apparso in un manoscritto del XIV secolo, a testimonianza della fede nella potenza di Dio e di San Benedetto. Il monastero nasce in un periodo storico che decreta la fine dei Templari ed esalta l’esorcismo. Sobillato dal re di Francia Filippo il Bello, il papa Clemente V aveva inviato ordini segreti sigillati che dovevano essere aperti contemporaneamente dai suoi soldati in tutta Europa il venerdì 13 ottobre del 1307. All’alba del giorno 13, i documenti vennero aperti ed il loro stupefacente contenuto fu rivelato.
Clemente V, al secolo Bertrand de Got, originario della Guascogna, fu arcivescovo di Bordeaux e divenne papa nel 1305 col sostegno di Filippo il Bello re di Francia. Fu lui a trasferire la sede papale ad Avignone e fu ricordato dai cronisti come pontefice avido e simoniaco, dedito alla lussuria; si oppose al tentativo di restaurazione imperiale in Italia operato da Arrigo VII di Lussemburgo (1310-1313). Morì nel 1314. Dante ne profetizza la dannazione per simonia in Inf., XIX, 79 ss. Difficile stabilire chi tra Clemente V e i Templari fosse più meritevole di tortura e morte.
Clemente V passò alla storia anche per una presunta visione di Dio, che pare lo avesse avvertito che i Templari erano eretici, colpevoli di adorazione del diavolo, omosessualità, vilipendio della croce, sodomia ed altri comportamenti blasfemi. Clemente V si sentì incaricato da Dio stesso di ripulire la terra catturando tutti i Templari e facendo confessare con la tortura i loro crimini contro Dio. Quel giorno innumerevoli cavalieri furono catturati, torturati spietatamente ed infine bruciati come eretici.
Filippo IV e i Templari
Dunque Filippo IV tramò insieme al Papa Clemente V per distruggere l’ordine. Il 13 Ottobre del 1307, Filippo IV fece arrestare il Gran Maestro Jacques de Molay ed altri 140 cavalieri nel tempio di Parigi. Seguirono poi molti altri arresti in tutta la Francia. I Templari furono torturati. La Chiesa Cattolica insieme ai suoi inquisitori li accusò di essere adoratori del Diavolo, di blasfemia, sodomia e idolatria. I loro incontri erano segreti e si diffusero voci riguardo a bizzarri riti di iniziazione, che contribuirono moltissimo a diffondere sospettosità da parte del pubblico verso l’ordine. In effetti, sotto tortura, i membri dell’ordine ammisero di aver rinunciato al nazareno, sputando e urinando sul crocifisso, e di essersi messi in contatto con i demoni, di essersi lasciati andare a “perversione sessuale” e di aver adorato l’idolo del Bafometto. Molti dei Templari vennero bruciati e massacrati dall’Inquisizione, di tutti loro il più noto era il Gran Maestro Jacques de Molay. Dopo essere stato imprigionato e torturato per sette anni, venne bruciato vivo in pubblico.
L’Ordine fu soppresso con la bolla “Vox in excelso” del 3 aprile 1312 ed i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri il 2 maggio seguente con la bolla “Ad providam”. Jacques de Molay, l’ultimo gran maestro dell’Ordine, fu arso sul rogo il 18 marzo 1314, davanti alla cattedrale “Notre Dame” di Parigi, sull’isola della Senna detta “dei giudei”. Lo stemma di via Panicale riscontrato sulla facciata dell’edificio, tondo e bipartito da un diametro verticale, rappresenta due croci benedettine, caratterizzate dalla presenza di tre gemme ad ogni estremità, che simboleggiano Cristo con i dodici apostoli. Da un punto di vista generale i simboli hanno significati diversi a seconda della loro collocazione, la duplicazione di un simbolo è il modo più semplice per rafforzarne il significato e il cerchio è ritenuto un simbolo femminile di protezione.
Lo stemma di via Panicale, unico per tutto il complesso immobiliare, indica che il sottostante portone rappresentava l’ingresso al monastero, la duplicazione della croce serve a rafforzarne e a completarne il significato e la forma di cerchio vuole sottolineare la presenza femminile nel monastero. In alto sono incise le lettere “I” e “N”, perchè si riferiscono ad entrambe le croci, mentre negli angoli della prima croce sono incise le lettere “S-C-R-D” e della seconda croce le lettere “C-O-I-A”.
Complessivamente le iscrizioni dovrebbero significare: In Nomine Sanctae Crucis Rejecta Daemonum e In Nominae Crucis Observationis Induce Amorem, cioè “In Nome della Santa Croce Ripudia il Demonio” e “In Nome dell’Osservanza della Croce Induci l’Amore”, quindi si tratta di un invito a rifiutare il Male e a perseguire il Bene, dunque un esorcismo in piena regola.
di Cinzia Palmacci
Fonte: gonews.it
Papa Mago | Mito e Leggenda
Silvestro II, al secolo Gerberto D’Aurillac
Papa Silvestro II (conosciuto con l’appellativo di Papa Mago, ndr) è nato in Alvernia (Francia) intorno al 945, ricevette un’ottima educazione nell’abbazia benedettina di Aurillac. Era un vero e proprio genio: eccelleva in tutte le arti del trivium (grammatica, dialettica e retorica) e del quadrivium (aritmetica, musica, geometria ed astronomia). Nel 972 andò a studiare a Reims.
Il Papa Mago: dalla storia…
L’Arcivescovo della Diocesi lo nominò presto magister della scuola. Si diffuse la sua fama di maestro dotato di una grande personalità. L’imperatore Ottone II (973-983), su consiglio del Papa, lo nominò abate dei monaci colombaniani di Bobbio. Qui Gerberto nel 983 aprì una scuola che divenne subito famosa. Poi fece ritorno a Reims. Anche qui rinnovò la scuola, che divenne un focolare di cultura aperta alla geometria, alla storia, all’astronomia, alla fisica, alla logica, alla poesia, ottenendo un successo europeo. A Reims Gerberto, dopo varie vicende, fu nominato arcivescovo di Ravenna.
… alle gesta…
Successivamente l’imperatore Ottone III (996-1002) nominò come successore alla sede pontificia il suo amico e tutore Gerberto. Come primo papa francese, assunse il nome di Silvestro II (314-335) per simboleggiare la collaborazione tra papato e impero. Primo papa della storia a lanciare un appello per la liberazione del Santo Sepolcro dai musulmani. «Lavorò sempre nel più stretto accordo con Ottone, al quale faceva balenare la possibilità concreta di un ripristinato Impero romano cristiano… Tra i successi ottenuti dall’opera compiuta insieme, il più notevole è l’organizzazione della Chiesa in Polonia e in Ungheria».
Ma la fama di Papa Silvestro detto il Papa Mago non è tanto dovuta al suo operato come uomo di Chiesa, quanto al suo intelletto, alla sua intelligenza, alla sua genialità e soprattutto alla sua fama di mago ed esoterista. Silvestro II fu il personaggio più misterioso della storia di Roma e probabilmente anche della Chiesa. Silvestro II, al secolo Gerberto D’Aurillac divenne papa il 2 aprile 999 grazie all’influenza di Ottone III. La sua conoscenza era tanto strabiliante che molti credettero derivasse dalla magia o da qualche diavolo. Comunque Gerberto divenne Vescovo di Reims.
Nel 996 però fu scomunicato e gli fu tolta la mitra. Silvestro II fu anche il primo Papa a richiedere una crociata (ma la prima sarebbe partita anni dopo) e sostenne la cristianità durante la grande paura dell’ anno mille, quando fu il primo a cospargersi il capo di cenere proprio nella notte di San Silvestro del 31-11-999 invocando la pietà divina temendo la fine del mondo.
… alla leggenda
Si dice che Gerberto il Papa Mago fosse in tresca con una strega, che avesse incatenato un demone in una maschera d’oro, che avesse un libro magico e un Djinn al suo servizio…In ogni caso tutte le leggende cercano di spiegare la salita al potere di Gerberto come risultato di un potere esoterico. Mentre Gerberto era a Reims, incontrò una donna, Meridiana. Meridiana era una fata o più prosaicamente un’adepta di riti esoterici. Non ci è dato di sapere se il Papa Mago si innamorò di lei o della sua scienza, ma rimase ammaliato da Meridiana. Per conquistarla si indebitò e perse tutto, inutilmente (e fu pure scomunicato!?!). Un giorno però, mentre Gerberto ormai fallito si aggirava per un bosco, Meridiana gli venne incontro e gli propose in cambio della fedeltà e del segreto, conoscenza e potere (chi non avrebbe accettato?).
Grazie a Meridiana, Gerberto si riprese economicamente e moralmente ed ottenne il successo. Per esempio sembra che Meridiana gli avesse predetto che sarebbe divenuto papa entro la fine del secolo, nonostante l’ elezione nel 996 di Gregorio V.
Questa leggenda ha dei riscontri tipici della favola medievale: la donna che corrompe l’uomo giusto. Il protagonista che degrada moralmente e l’amore passionale e struggente che distrugge l’animo umano. Gerberto era venuto in pellegrinaggio a Roma. Al tempo nel campo Marzio (quella zona attorno al parlamento) c’era una statua molto malridotta. Un dito di quella statua indicava un punto e sul basamento era inciso in latino “Percuoti qui”. Il dito e la testa della statua erano stati colpiti da numerosi colpi di maglio, sferrati da improbabili cercatori di tesori. Silvestro vi passò davanti e si fermò ad osservare.
12 sedili
Aspettò mezzogiorno e segnò il punto raggiunto dall’ombra del dito della statua. Vi tornò nottetempo con un servo ed iniziò a scavare nel punto segnato. In poco tempo scoprirono un passaggio scuro con una scala che scendeva in profondità. In fondo alla scala c’era una stanza con un trono in fondo e 12 sedili attorno. Sui sedili erano seduti 12 statue con una maschera d’argento. Sul trono, invece, c’era una statua con una maschera d’oro.
Al centro della sala vi era il tesoro di Augusto. Ma nulla si poteva prendere perché non appena si toccava qualcosa le statue si animavano. Gerberto scoprì che l’unica cosa che poteva toccare era un libro nero.
Tentò allora di aprire il libro e gli apparve un uomo dal nulla, vestito come un turco. Si presentò come il guardiano del libro e disse al monaco che poteva tenersi il tomo. Questo a patto che non lo avrebbe mai letto senza la sua presenza. Gerberto acconsentì e il guardiano tornò nel libro.
Ivi era scritto tutto il sapere ma Gerberto non poteva leggerlo liberamente perché il guardiano lo costringeva a vederne solo alcune parti. Il guardiano disse anche che se avesse cercato di prendere il libro lo avrebbe cercato ovunque per terra e per mare. Ma un giorno il nostro Gerberto rubò il libro e scappò. Il guardiano volò alla sua ricerca, ma il monaco si era appeso con una corda sotto il ponte Sant’Angelo in modo da non trovarsi né in terra né in mare.
Il Guardiano
Dopo un’ infruttuosa ricerca il guardiano sparì e non si fece (quasi) più rivedere. Questa leggenda è di chiaro sapore orientale. Il Guardiano sembra un Djinn arabo, mentre l’astuzia dell’uomo che lo intrappola, il libro e le statue sono tipiche delle favole islamiche e mediorientali.
È molto interessante notare come le due leggende riassumano questo personaggio a metà tra le due culture. Silvestro II, si fece costruire una maschera d’Oro che rispondeva alle domande e prevedeva il futuro. Sembra che molte persone avessero visto questa maschera all’opera. Secondo alcuni Gerberto avrebbe incatenato un diavolo dentro la maschera. Lo avrebbe poi costretto a rispondere senza menzogne.
È molto interessante notare come le due leggende riassumano questo personaggio a metà tra le due culture. Silvestro II, si fece costruire una maschera d’Oro che rispondeva alle domande e prevedeva il futuro. Sembra che molte persone avessero visto questa maschera all’opera. Secondo alcuni Gerberto avrebbe incatenato un diavolo dentro la maschera. Lo avrebbe poi costretto a rispondere senza menzogne.
Il Migne nella mitologia latina scrisse: “Possedeva (Gerberto) nel suo palazzo, una testa di bronzo che rispondeva “si” o “no” alle domande che egli le rivolgeva sulla politica e sulla situazione della cristianità. Secondo Silvestro II questo procedimento era molto semplice e corrispondeva al calcolo con due cifre. Possibile che Gerberto potesse costruire una macchina analitica in codice binario? Dai cronisti dell’epoca apprendiamo che egli inventò un “globo celeste in cui tutti gli astri avevano proprie orbite e propri movimenti e compivano in tempi proporzionati le proprie rivoluzioni”. Si tratta, evidentemente, di un planetario: un’invenzione che fu ripresa solo nel XIX secolo.
Inventò anche un orologio meccanico e un organo a vapore. Di tutte queste invenzioni e di altre ancora non si hanno notizie certe. Pare infatti che alla sua morte tutto fu distrutto. Sembra che Silvestro fosse un gran conoscitore anche dell’esoterismo e della demonologia.
La maschera del Papa Mago
Probabilmente la sua sete di sapere lo aveva portato ad esplorare anche queste dottrine. Per Gerberto non si trattava di abiurare una fede, ma probabilmente pensava di dover conoscere tutto per esercitare al meglio i suoi doveri. Cercò vari libri di occultismo in Europa e si dimostrò un grande conoscitore della materia. Un giorno Silvestro chiese alla sua maschera quando sarebbe morto. La maschera rispose “tu morirai officiando messa a Gerusalemme.” Gerberto rimase perplesso: aveva da poco richiesto ai Regni Cristiani di liberare Gerusalemme dagli arabi! Ma poi pensò che sarebbe bastato non recarsi in Terra Santa.
Ma un giorno, mentreil Papa Mago officiava messa a S. Croce in Gerusalemme, chiesa così chiamata per le reliquie portate da Sant’Elena, si sentì male e vide per l’ultima volta il turco. Capì allora che era giunto il suo momento. Chiamò i prelati e i cardinali. Ordinò loro che d’ora in poi la consacrazione delle ostie fosse fatta di fronte ai fedeli e non di spalle. Poi confessò di essersi dedicato alla demonologia, alle arti proibite e alla magia. Si raccomandò di distruggere le sue invenzioni e chiese perdono a Dio.
Infine come ultima volontà volle che il suo feretro fosse attaccato ad un carro di buoi e lasciato andare liberamente, sarebbe stato seppellito lì dove i buoi si sarebbero fermati. Ma i buoi seguirono precisamente il percorso funebre tradizionale e si fermarono solo dentro la cattedrale di San Giovanni, seguiti dal corteo inorridito e stupefatto! Questo forse fu un segno divino avesse voluto riabilitare il povero Gerberto.
La tomba di Gerberto
Si dice che la tomba originale, erettagli da papa Sergio IV, si inumidiva quando si avvicinava la morte di un cardinale. Trasudava acqua, invece, quando un papa veniva a morte. Questo fino al 1684, quando, per volere di Papa Innocenzo XI, venne aperta per un’ispezione. Le spoglie del papa, trovate intatte, si dissolsero al contatto con l’aria.
Una parte dell’iscrizione sulla tomba del Papa Mago recita: Iste locus Silvestris membra sepulti venturo Domino conferet ad sonitum (“Questo luogo, all’arrivo del Signore, renderà al suono dell’ultima tromba i resti sepolti di Silvestro II“). La traduzione erronea di conferet ad sonitum con “emetterà un suono” diede adito alla curiosa leggenda. Quella in cui si narra che le sue ossa sbatacchino subito prima della morte di un papa. Silvestro II, mago, scienziato, papa in mezzo alla lotta per le investiture e alle sette millenaristiche, scomunicato, apostata, mussulmano, diviene il simbolo di un momento storico come forse nessun altro.
di Cinzia Palmacci
Maschera di El Dorado
El Dorado: fantasia o realtà?
Simulacri di navi cosmiche, astri, simboli felini: ecco questa splendida fantasmagoria anche fra le impenetrabili giungle dell’Amazzonia, con una leggenda che da secoli affascina gli spiriti più irrequieti del globo: quella di El Dorado, che da più di trecento anni ha spinto settantadue spedizioni (il numero emerge dagli archivi ufficiali di Siviglia, Barcellona, Buenos Aires, ma si pensa debba essere almeno quintuplicato) ad affrontare pericoli senza fine e, molto spesso, la morte.
Le prime notizie sulla Maschera di El Dorado
Le prime notizie circa l’esistenza di El Dorado risalgono al 1509 e provengono da un luogotenente di Francisco Pizarro, Pedro de Orellana. C’è chi afferma che costui, invece di compiere una missione affidatagli dal conquistador, preferì vagabondare per conto proprio, in cerca di facili bottini, per poi giustificarsi narrando, al fine di non incorrere in spiacevoli complicazioni, una stupefacente storia d’incontri con amazzoni, guerrieri “senza testa” e abitanti “di un paese chiamato Manoa, dove tutto è d’oro, dai rivestimenti delle strade ai tetti delle case”, allo stesso regnante, un principe detto El hombre dorado: appunto quello ricordato successivamente come El Dorado.
Pure fantasie? In gran parte è senza dubbio così. Non si tratta, però, di parti della mente del signor de Orellana, ma dell’esposizione di leggende diffuse in tutte le regioni da lui attraversate. Lo conferma un altro luogotenente di Pizarro, Belalcazar, il quale non si attribuì le favolose imprese del suo collega, limitandosi a riferire i racconti uditi dagli indios stanziati a est di Quito.
Costoro narrarono a lui, come a molti europei, la storia di un “re di origine divina” dimorante in una “casa d’oro“, in cui neppure la luce esterna poteva penetrare. Questo sovrano sarebbe stato considerato “il figlio del Sole e il Sole stesso”: una specie di maschera d’oro gli avrebbe celato la parte inferiore del volto, e nemmeno ai suoi domestici sarebbe stato concesso vederlo, obbligati ad accostarsi a lui volgendogli le spalle. Solo una volta all’anno egli si sarebbe mostrato ai suoi sudditi, coperto di polvere d’oro, per andare a gettare nelle acque di un lago offerte di monili e pietre preziose destinate ad un “demone delle profondità”.
Maschera di El Dorado
“Non è mai esistito nessuno, dunque, che potesse affermare d’aver visto El Dorado“, leggiamo in una corrispondenza del quotidiano milanese “Il Giorno”: “eppure, ancora nel 1700, un commentatore spagnolo dei diari di Belalcazar era capace di descrivere il palazzo del “figlio del Sole” come se ne avesse sotto gli occhi una fotografia: “Dal centro del lago si alza il palazzo dell’imperatore Moxo; le porte del palazzo sono difese da puma legati con catene d’oro.
Anche le mense e il vasellame sono d’oro. L’isola abbonda di alberi, giardini e fontane artificiali dove l’acqua sgorga da grandi grifi d’oro in bacili d’argento. L’immagine della luna si alza sopra una colonna d’argento alta dieci metri ed è così tersa e corrusca che, colpita dal sole, proietta sopra il lago, con bella rifrazione, chiarissimi raggi”.
Ipotesi spaziali
Nella relazione di Belalcazar c’è tutto quanto può colpire i sostenitori delle affascinanti “ipotesi spaziali” legate al remoto passato del nostro pianeta: dal palazzo ermeticamente chiuso a rappresentare un’astronave, alla “maschera di El Dorado” del misterioso signore, che potrebbe essere la raffigurazione di un “respiratore”; dai sacrifici compiuti al dominatore di una profondità alla quale non sarebbe forse azzardato attribuire un significato, ai grifi che ci ricordano sia l'”uccello di fuoco” che i “dragoni celesti”; dai puma presi a ricordare la fisionomia degli “uomini-gatto” all’idillico panorama dell’isola, immagine di tempi e terre lontane;
dagli attributi di El Dorado, personificazione del “figlio del Sole e del Sole stesso”, al monumento lunare, qualcosa a cui ben difficilmente la fantasia di un uomo vissuto nella prima metà del Cinquecento sarebbe potuta giungere.
di Cinzia Palmacci
MARTEDÌ 8 GENNAIO 2019 Cinque ebrei razzisti arrestati per aver ucciso a pietrate Aisha Aravi!
Una donna, moglie, madre, ammazzata a pietrate da un branco di esagitati razzisti, fanatizzati dalla propaganda sionista del regime dell'Apartheid.
Era Aisha Mohammed Aravi, di 47anni, vittima dell'attacco degli Ebrei degli "insediamenti" lo scorso 12 ottobre.
Adesso SEMBRA che cinque giovinastri di questa "eletta" schiera siano stati arrestati per tale omicidio.
Verranno processati? Forse.
Verranno condannati? Lo dubitiamo fortissimamente.
Seguite comunque il nostro blog e il nostro Canale Youtube, per tutti gli aggiornamenti e i chiarimenti correlati.
La 'guerra civile tra tagliagole' dà l'ENNESIMA dimostrazione che NON E' MAI ESISTITA una "opposizione siriana"!
"Opposizione al regime", "Primavera Siriana", "Rivoluzione"...chi si ricorda di queste parole?
Erano pronunciate da certi 'sorosiani' forforosi e dimessi, da certe megere Bonino-style, da certi fumatori di "sigarette drogate" diversi anni fa.
Poi sono arrivate le foto degli sgozzatori sauditi, ceceni, uiguri, turchestani...ed é stato EVIDENTE a tutti che non é MAI ESISTITO NIENTE DI SIMILE.
Infatti a causa della notevole resilienza dell'apparato statale siriano a tentativi di corruzione, fin dalle prime settimane dell'attacco alla Siria fu necessario per Sauditi, Turchi, Qatarioti (allora tutti alleati e complici) iniziare a "importare" in Siria gli estremisti islamici, perché quelli locali non erano sufficienti a creare terrore e Caos a sufficienza.
Ma queste fazioni straniere, questi gruppi rivali, sono andati d'accordo finché le cose andavano 'bene'...dopo anni di continue sconfitte sono ormai ridotte col coltello l'una alla gola delle altre, come abbiamo testimoniato in tanti nostri scoop e servizi dal "Pianeta delle Scimmie".
Pensate che se ci fossero 'disertori siriani' a Idlib Al Nusra e Nour al-Din al-Zinki si sarebbero combattute come hanno fatto? Con tanta ferocia?
Riflettete e datevi una risposta.
Nuove rivelazioni sull'attacco aereo sionista di Natale!
Sul fallito tentativo sionista di bombardamento della Siria avvenuto sotto Natale abbiamo già scritto diversi articoli e postato video rilevanti sul nostro Canale Youtube.
Adesso però abbiamo ricevuto conferma da fonte assolutamente affidabile che per tale attentato piratesco il regime di Tel Aviv non solo (come al solito) abbia cercato di 'schermare' i suoi jet dietro due voli civili (uno diretto a Beirut, l'altro a Damasco), ma abbia impiegato i suoi aerei più avanzati, F-35 ed F-15, lasciando a terra gli F-16.
Tuttavia nemmeno questo è servito visto che, mentre ridirigevano il volo diretto a Damasco verso una pista secondaria di Hymemim, radaristi e missilisti siriani sono riusciti a concentrare i loro tiri solo sulle 'bombe guidate a piccolo diametro' (di fabbricazione Usa), centrandole praticamente tutte.
Un'ulteriore prova della grandissima abilità dei militari di Damasco.
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