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mercoledì 28 novembre 2018
PUTIN ACCUSA DIRETTAMENTE POROSHENKO DI AVER ORGANIZZATO LA PROVOCAZIONE NEL CANALE DELLO STRETTO DI KERCH
MOSCA, Federazione Russa - Con un'audace mossa diplomatica, che senza dubbio porterà conseguenze, il presidente russo Vladimir Putin accusa il leader ucraino Petro Poroshenko di aver organizzato una provocazione nello Stretto di Kerch.
"Ci sono chiari segni di una provocazione preparata in anticipo, progettata per usare questo come pretesto per imporre la legge marziale nel paese. Non ha nulla a che fare con i tentativi di regolare le relazioni tra Russia e Ucraina. Questo è un gioco dell'esasperazione ", ha detto il presidente, parlando al forum VTB Capital" La Russia chiama! ”.
Ha ricordato che le navi ucraine sono entrate nelle acque territoriali russe, che erano tali anche prima dell'annessione della Crimea.
"Senza rispondere alle richieste delle nostre guardie di frontiera, sono andati direttamente verso il ponte. Non hanno reagito alle richieste di aspettare nell'area di attesa, gli è stato ordinato di tornare nell'area di attesa - anche dopo aver violato il nostro confine di stato, ma, sono rimasti in silenzio, e non hanno risposto ", ha aggiunto il presidente.
Le guardie di frontiera russe, come ha osservato dal capo dello stato, stavano facendo il loro dovere. "E come dovrebbero agire le guardie di frontiera? Quando navi militari invadono le acque territoriali della Federazione Russa e non rispondono, non è chiaro che cosa vogliono fare. Come dovrebbero agire? Se avessero agito in modo diverso, [le guardie di frontiera] sarebbero stati consegnati tutti alla giustizia ", ha detto Putin.
Gli esperti concordano ampiamente sul fatto che la provocazione di Poroshenko avesse lo scopo di provocare proprio la reazione russa che gli avrebbe dato il capitale politico per chiedere lo stato di legge marziale. È stato in grado di ottenere questo risultato dopo un combattimento con la Rada, arrivando a una condizione di compromesso la legge marziale per 30 giorni, e limitata a determinate regioni.
L'immagine riguarda la provocazione messa in atto dalla Marina Militare ucraina nello stretto di Kerch vicino al nuovo ponte che collega la Russia alla penisola della Crimea
Medvedev: "È Ovvio" - Poroshenko Non Ha alcuna Possibilità Di vincere le Elezioni
fort-russ MOSCA, Russia - Il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha detto oggi che il presidente ucraino Petro Poroshenko non ha alcuna possibilità di vincere le elezioni in Ucraina il prossimo anno. E accade che quando il presidente ucraino ha imposto alla Rada la condizione di legge marziale "limitata" di 30 giorni, che sia gli analisti che i critici sono d'accordo nel dire che serva per migliorare le probabilità di restare al potere, tramite qualsiasi meccanismo utile da giocare.
"È ovvio che l'attuale presidente Poroshenko non ha possibilità di vincere le elezioni da come stanno le cose al momento, e potrebbe non avere la possibilità di passare al secondo turno", ha detto Medvedev ai giornalisti.
Medvedev ritiene che le provocazioni dell'incidente nello stretto di Kerch siano state motivate per avere quei vantaggi politici che servono a Poroshenko per vincere.
Il primo ministro russo ha anche detto che l'incidente potrebbe portare a problemi economici per l'Ucraina.
"Ovviamente, questo incidente è un'ulteriore complicazione dei procedimenti in corso in Ucraina", ha affermato. "Ciò creerà seri problemi per l'economia ucraina", aggiunge, ed è ovvio che sia dannoso per le relazioni tra Russia e Ucraina.
Domenica, tre navi ucraine - Berdyansk, Nikopol e Yany Kapu - sono entrate illegalmente nel confine marittimo della Russia e sono state arrestate dalla marina russa.
In seguito, il servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha dichiarato che le navi, che hanno tentato di utilizzare lo stretto di Kerch come ingresso al Mar d'Azov, dove le navi sono state messe in stato di detenzione dalla Russia, perché non hanno risposto ai requisiti legali di Stop.
Per il ministero degli Esteri russo, le azioni delle navi ucraine erano una provocazione e una violazione del diritto internazionale.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato durante un'intervista che potrebbe annullare il suo incontro con il presidente russo Vladimir Putin, programmato per la riunione del G20 in Argentina a causa dell'incidente navale che ha coinvolto Russia e Ucraina nello stretto di Kerch.
Trump ha anche detto di aver richiesto un rapporto completo dalla sua squadra di sicurezza nazionale che dettagli le azioni di domenica della Russia nel Mar Nero.
Il martedì precedente, la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha detto in una conferenza stampa che Trumpprevede di tenere diversi incontri bilaterali durante il vertice del G20. Nel suo discorso ha citato, tra gli altri, l'incontro con il presidente Putin.
http://sadefenza.blogspot.com/2018/11/putin-accusa-direttamente-poroshenko-di.html |
Morte Alessandra Madonna, niente omicidio volontario: 4 anni e 8 mesi per Varriale
RICORDATE IL CASO DI QUESTA RAGAZZA MORTA, SECONDO LA PROCURA, PER MANO DEL SUO FIDANZATO? EBBENE, PER IL TRIBUNALE DI NAPOLI NON E' STATO OMICIDIO VOLONTARIO. 4 ANNI E 8 MESI SONO POCHI PERFINO PER CHI UCCIDE UN ANIMALE!
Era molto attesa la sentenza su Giuseppe Varriale, il 28 enne di Mugnano di Napoli responsabile, secondo la procura, della morte dell’ex fidanzata, Alessandra Madonna.Varriale (difeso dagli gli Avv. Pomponio e Chiummariello) ha incassato una condanna a 4 e 8 mesi di reclusione dal gip Santoro del Tribunale di Napoli nord. Il giudice ha accolto la tesi della difesa che aveva battuto la tesi della colpa cosciente e non del dolo. Dunque respinta la tesi della procura che aveva chiesto 30 anni di reclusione per omicidio volontario. Varriale resta ai domiciliari.
Della colpevolezza del giovane erano fermamente convinti i genitori della il padre della vittima Madonna Vincenzo, il fratello minorenne Gennaro e la madre Olimpia Cacace, costituitisi, durante l’iter processuale, parte civile e rispettivamente rappresentati dagli avvocati Celestino Gentile, Alessandro Caserta e Giovanbattista Vignola.
Grande delusione alla lettura della sentenza da parte dei familiari di Alessandra Madonna.
Una sentenza, con il rito abbreviato, definita «scandalosa» dalla famiglia Madonna. «L’hanno uccisa due volte», hanno accusato i familiari. La mamma di Alessandra, la signora Olimpia, ha minacciato il suicidio.
COSE STRANE ACCADONO IN QUESTI GIORNI. SEGRETI DECLASSIFICATI E BUGIE
STRANEZZE DAL WEB ACCADUTE IN QUESTI GIORNI.
L'ELITE MONDIALE HA COLONIE SULLA LUNA E SU MARTE ALMENO DAL 1962-66. PAROLA DI UN PILOTA IN PENSIONE DELLA CIA. LA VERITA' SULLO SCOPO DELLE SCIE CHIMICHE.
Il dilemma del governo Conte: modificare la manovra senza…cambiarla
MEGLIO DIRE CHIARAMENTE ALL'UE CHE L'ITALIA NON SI PIEGA AL RICATTO, E CHE SARA' PRONTA A UNIRE LE FORZE CON I "GILET GIALLI" DELLA FRANCIA PER ESTENDERE LA PROTESTA
L’esecutivo Conte di fronte al bivio: modificare la manovra senza perdere il consenso. Il pressing di Mattarella per ricucire con Bruxelles.
Roma – Trovare il modo. L’imperativo del governo italiano è quello di cambiare la manovra senza cambiarla, rassicurare l’Europa senza perdere la faccia dopo mesi di contrapposizioni, ammainare (almeno per qualche tempo) le bandiere del reddito di cittadinanza e della quota 100 senza indispettire gli elettori con le Europee alle viste.
Trovare il modo di rompere, quindi, ma senza spaccare. Ancora oggi il ministro dell’Interno e vicepremier e segretario politico della Lega Matteo Salvini rispedisce al mittente ogni ipotesi di modifiche delle cifre dei saldi contenuti nella manovra. Eppure, quel suo ‘non ci impicchiamo ai decimali’ la dice lunga sull’atteggiamento che si sta facendo largo nell’Esecutivo. Un ripensamento forse è dire troppo, un’inversione a U è certamente esagerata ma una riflessione su numeri, cifre e saldi il governo Conte l’ha iniziata.
E non è un caso se prima della cena tra il presidente del Consiglio Conte e quello della Commissione Juncker un invito accorato ad ammorbidire la linea con Bruxelles, a trovare il dialogo nell’unico interesse dell’Italia e della sua economia, sia arrivato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha ricevuto riservatamente al Colle lo stesso Conte, i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i ministri dell’Economia e degli Esteri Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi. Un gran consulto – svoltosi nella massima riservatezza, nel bene dell’Italia e che sembra che abbia sortito l’effetto sperato: i toni verso Bruxelles si sono distesi e appunto una riflessione approfondita sulla manovra è partita. Fatti che certamente sono stati accolti positivamente dal presidente della Repubblica. Mattarella ha sempre chiesto di non interrompere il dialogo con l’Unione europea senza lesinare i propri sforzi: continue sono infatti anche le telefonate che partono dal governo verso il Colle più alto.
Per ora il più risoluto e ostile alla ‘riflessione’ sui conti è proprio Matteo Salvini che afferma: non ci sarà nessun nuovo documento che il governo invierà alla Ue sulla manovra: “Ci sarà – dice – una manovra che spetta al Parlamento approvare e sarebbe quantomeno ingeneroso che qualcuno dall’Europa prendesse provvedimenti sanzionatori prima ancora che la manovra esista. Non siamo una monarchia, ma una Repubblica parlamentare, ci sono centinaia di proposte di parlamentari e finché non passa dal Parlamento la manovra non esiste”.
Esiste invece il lavoro preparatorio che la commissione ha messo in campo per valutare la manovra italiana. Bruxelles ha cominciato a passare sotto la lente d’ingrandimento il testo presentato da Conte a Juncker e pur continuando a benedire il dialogo è lo stesso Pier Moscovici, commissario agli Affari economici, a far capire l’aria che tira. La procedura d’infrazione contro l’Italia? “Allo stato attuale, per quanto riguarda il debito, sarebbe necessaria…”. Ma “non siamo ancora a questo punto”, il dialogo con le autorità italiane “continuerà” fino all’ultimo. Moscovici ha quindi ricordato che gli Stati membri hanno ora una settimana “per decidere se avviare o meno” le raccomandazioni dell’esecutivo Ue sulla manovra italiana, anche se “non ho dubbi sul fatto che la confermerebbero”.
I giorni passano e bisognerà trovare un modo per modificare senza cambiare auspicando che il monito di ieri di Mario Draghi (“L’Italia deve ridurre il debito”) trovi orecchie attente a Roma.
La Germania sta costruendo un esercito europeo sotto il suo comando
LA UE VUOLE UN ESERCITO PROPRIO ATTRAVERSO L'INTEGRAZIONE DELLE FORZE ARMATE DEI PAESI MEMBRI, MA QUALCUNO NON SEMBRA D'ACCORDO, SOPRATTUTTO SE ALLA GUIDA VI SARA' LA GERMANIA. LE COSE FATTE "SILENZIOSAMENTE" DALLA GERMANIA INSOSPETTISCONO SEMPRE. UN NUOVO TERZO REICH?
[di Elisabeth Braw] La Germania sta silenziosamente costruendo il potenziale nucleo di una futura forza armata dell’Unione Europea, ovviamente sotto il suo comando.
Ogni pochi anni, l’idea di un esercito dell’UE torna a farsi strada tra le notizie, facendo molto rumore. Per alcuni è un’idea fantastica, per altri un incubo: per ogni federalista di Bruxelles convinto che una forza di difesa comune sia ciò che serve all’Europa per rilanciare la sua posizione nel mondo, ci sono quelli, a Londra e altrove, che inorridiscono all’idea di un potenziale rivale della NATO.
Ma quest’anno, lontano dall’attenzione dei media, la Germania e due dei suoi alleati europei, la Repubblica Ceca e la Romania, hanno silenziosamente fatto un passo avanti radicale verso un qualcosa che assomiglia ad un esercito UE, evitando le complicazioni politiche che questo passo comporta: hanno annunciato l’integrazione delle loro forze armate.
L’intero esercito della Romania non si unirà alla Bundeswehr, né le forze armate ceche diventeranno una semplice divisione tedesca. Ma nei prossimi mesi, ciascun paese integrerà una brigata nelle forze armate tedesche: l’81esima Brigata meccanizzata della Romania si unirà alla Divisione delle forze di risposta rapida della Bundeswehr, mentre la 4a Brigata di dispiegamento rapido della Repubblica Ceca, che ha servito in Afghanistan e in Kosovo ed è considerata la punta di lancia dell’esercito ceco, diventerà parte della Decima divisione blindata tedesca. Così facendo, seguiranno le orme di due brigate olandesi, una delle quali è già entrata a far parte della Divisione delle forze di risposta rapida, mentre l’altra è stata integrata nella Prima divisione blindata della Bundeswehr.
Secondo Carlo Masala, professore di politica internazionale presso l’Università della Bundeswehr a Monaco di Baviera, “il governo tedesco si sta dimostrando disposto a procedere verso l’integrazione militare europea” – anche se altri paesi del continente ancora non lo sono.
Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha ripetutamente ventilato l’idea di un esercito dell’Unione europea, solo per ricevere in risposta derisione o un imbarazzato silenzio. È così anche adesso che l’UK, eterno nemico dell’idea, sta uscendo dall’unione. C’è poco accordo tra i rimanenti Stati membri su come dovrebbe essere organizzata esattamente una simile forza ed a quali competenze le forze armate nazionali dovrebbero conseguentemente rinunciare. E così il progresso è stato lento.
A marzo di quest’anno, l’Unione europea ha creato un quartier generale militare congiunto – ma ha soltanto la responsabilità dell’addestramento delle missioni in Somalia, Mali e Repubblica Centrafricana e ha un magro personale di 30 unità. Sono state progettate anche altre forze multinazionali, come il Gruppo da battaglia del nord, una piccola forza di reazione rapida di 2.400 militari formata dagli Stati baltici, da diversi paesi nordici e dai Paesi Bassi, e la Forza Congiunta di Spedizione della Gran Bretagna, una “mini NATO” i cui membri includono gli Stati baltici, la Svezia e la Finlandia. Ma in assenza di adeguate opportunità di schieramento, questi gruppi operativi potrebbero anche non esistere.
Tuttavia sotto la blanda etichetta del Framework Nations Concept, la Germania ha lavorato a qualcosa di molto più ambizioso: la creazione di quella che sostanzialmente è una rete di mini-eserciti europei, guidata dalla Bundeswehr. “L’iniziativa è scaturita dalla debolezza della Bundeswehr”, ha dichiarato Justyna Gotkowska, analista di sicurezza dell’Europa settentrionale presso il think tank polacco Centro per gli studi orientali. “I tedeschi hanno capito che la Bundeswehrdoveva colmare le lacune delle sue forze terrestri… per guadagnare influenza politica e militare all’interno della NATO”. Un aiuto da parte dei partner potrebbe essere la carta migliore a disposizione della Germania per rinforzare rapidamente il suo esercito – e i mini-eserciti a guida tedesca potrebbero essere l’opzione più realistica per l’Europa, se deve considerare seriamente la sicurezza comune. “È un tentativo per impedire che la sicurezza comune europea fallisca completamente”, ha detto Masala.
“Lacune” della Bundeswehr è un eufemismo. Nel 1989, il governo della Germania Occidentale spendeva il 2,7% del PIL per la difesa, ma nel 2000 questa spesa era scesa all’1,4%, dove è rimasta per anni. Infatti, tra il 2013 e il 2016, la spesa per la difesa è rimasta bloccata all’1,2% – lontano dal livello di riferimento del 2% della NATO. In un rapporto del 2014 al Bundestag, il Parlamento tedesco, gli ispettori generali della Bundeswehr hanno presentato un quadro imbarazzante: la maggior parte degli elicotteri della Marina non funzionava e dei 64 elicotteri dell’esercito solo 18 erano utilizzabili. E mentre la Bundeswehr della guerra fredda era composta da 370.000 soldati, la scorsa estate era forte soltanto di 176.015 tra uomini e donne.
Da allora la Bundeswehr è cresciuta a più di 178.000 soldati attivi; l’anno scorso il governo ha aumentato i finanziamenti del 4,2%, e quest’anno la spesa per la difesa crescerà dell’8%. Ma la Germania è ancora molto lontana dalla Francia e dall’UK come forza militare. E l’aumento della spesa per la difesa non è immune da polemiche in Germania, dato che il paese è consapevole della propria storia come potenza militare. Il ministro degli esteri Sigmar Gabriel ha recentemente affermato che è “completamente irrealistico” pensare che la Germania raggiunga il riferimento di spesa per la difesa della NATO del 2% del PIL – anche se quasi tutti gli alleati della Germania, dai più piccoli paesi europei agli Stati Uniti, la stanno sollecitando ad avere un ruolo militare più importante nel mondo.
La Germania può non avere ancora la volontà politica di espandere le sue forze militari alle dimensioni che molti sperano – ma ciò che ha avuto dal 2013 è il Framework Nations Concept. Per la Germania, l’idea è di condividere le sue risorse con i paesi più piccoli in cambio dell’uso delle loro truppe. Per questi paesi più piccoli, l’iniziativa è un modo per far sì che la Germania sia più coinvolta nella sicurezza europea, evitando la difficile politica dell’espansione militare tedesca. “È un passo verso una maggiore indipendenza militare europea”, ha detto Masala. “L’UK e la Francia non sono disposte a prendere la guida della sicurezza europea” – l’UK è in via di collisione con i suoi alleati dell’UE, mentre la Francia, un peso massimo militare, ha spesso mostrato riluttanza verso le operazioni multinazionali della NATO. “Resta solo la Germana”, ha detto. Operativamente, le risultanti unità bi-nazionali sono maggiormente dispiegabili perché sono permanenti (la maggior parte delle unità multinazionali fino ad ora sono state temporanee). Questo amplifica in modo determinante il potere militare dei paesi partner. E se la Germania decidesse di schierare un’unità integrata, potrebbe farlo solo con il consenso del partner minoritario.
Naturalmente, dal 1945 la Germania è stata straordinariamente riluttante a dispiegare il suo esercito all’estero, addirittura fino al 1990 ha vietato alla Bundeswehr di schierarsi fuori dai confini. In effetti, i partner minoritari – e quelli potenziali – sperano che il Framework Nations Concept farà assumere alla Germania più responsabilità nella sicurezza europea. Finora, la Germania e i suoi mini-eserciti multinazionali non sono altro che delle iniziative su piccola scala, ben lontane da un vero esercito europeo. Ma è probabile che l’iniziativa cresca. I partner della Germania hanno sfruttato i vantaggi pratici dell’integrazione: per la Romania e la Repubblica Ceca, significa portare le proprie truppe allo stesso livello di addestramento delle forze tedesche; per i Paesi Bassi, ha significato riconquistare competenze coi carri armati (gli olandesi avevano venduto l’ultimo dei loro carri armati nel 2011, ma le truppe della 43esima Brigata meccanizzata, che sono in parte acquartierate con la Prima divisione blindata nella città tedesca occidentale di Oldenburg, ora guidano i carri armati tedeschi e potrebbero utilizzarli se schierati con il resto dell’esercito olandese).
Il colonnello Anthony Leuvering, comandante della 43esima Meccanizzata di base a Oldenburg, mi ha detto che l’integrazione ha avuto veramente pochi intoppi: “La Bundeswehr ha circa 180.000 unità, ma i tedeschi non ci trattano come l’ultima ruota del carro”. Si aspetta che altri paesi si uniscano all’iniziativa: “Molti, molti paesi vogliono collaborare con la Bundeswehr”. La Bundeswehr, a sua volta, ha in mente un elenco di partner secondari, ha dichiarato Robin Allers, un professore tedesco, associato presso l’Istituto norvegese per gli studi sulla difesa, che ha visto l’elenco dell’esercito tedesco. Secondo Masala, i paesi scandinavi, che già utilizzano una grande quantità di apparecchiature tedesche, sarebbero i migliori candidati per il prossimo ciclo di integrazione nella Bundeswehr.
Finora, l’approccio empirico di basso profilo del Framework Nations Concept è andato a vantaggio della Germania; poche persone in Europa hanno obiettato all’integrazione di unità olandesi o rumene con le divisioni tedesche, in parte perché potrebbero non averla notata. È meno chiaro se ci saranno ripercussioni politiche nel caso in cui più nazioni dovessero unirsi all’iniziativa.
Al di fuori della politica, il vero test sul valore del Framework Nations Concept sarà il successo in combattimento delle unità integrate. Ma la parte più complessa dell’integrazione, sul campo di battaglia e fuori, potrebbe rivelarsi la ricerca di una lingua franca. Le truppe dovrebbero imparare le lingue gli uni degli altri? O il partner minoritario dovrebbe parlare tedesco? Il Colonello Leuvering, olandese di lingua tedesca, riferisce che la divisione bi-nazionale di Oldenburg si sta orientando verso l’uso dell’inglese.
Pubblicato su Foreign Policy il 22 maggio 2017. Traduzione di Voci dall’Estero.
Don Patriciello: ci sono industriali più criminali dei camorristi. E non si pentono
“Ci sono industriali più criminali dei camorristi: se hanno potuto stabilire un rapporto con i camorristi è perchè essi stessi lo erano. Ma ci sono dei camorristi pentiti, mentre non abbiamo ancora degli industriali pentiti”. *Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, ha affidato questa denuncia alla trasmissione di Rai Uno (in collaborazione con la Cei) “A Sua Immagine”, dedicata all’odierna Giornata di preghiera per la cura del creato.
Il sacerdote ha esortato a parlare ormai di “Terre dei fuochi” al plurale, perché “c’è un sistema consolidato”, ha spiegato ricordando la natura dei #rifiuti che vengono incendiati nei cosiddetti roghi tossici. Infatti non si tratta, come spesso si pensa, di rifiuti urbani ma di #rifiuti sversati dalle industrie che lavorano a nero le quali, non sapendo dove poterli smaltire, li gettano nelle discariche a cielo aperto. “In questa terra di nessuno, tale scempio uccide la nostra gente. Questi non sono rifiuti urbani, gli industriali disonesti hanno condannato a morte la nostra terra”, ha dichiarato il parroco amareggiato.
“Nella mia zona – ha affermato don Patriciello al settimanale L’Arborense – abbiamo le stesse malattie che hanno nelle zone a più alta densità industriale… con una piccola differenza, qui non ci sono industrie… ma solo gli scarti e le immondizie prodotte da esse”. “Ciò che fa più male non è sapere che dietro gli sversamenti c’è la camorra… purtroppo la camorra fa il suo mestiere… ma sapere che signori industriali, specie del Nord d’Italia, in giacca e cravatta per anni hanno fatto affari con la camorra avvelenando di fatto il nostro ambiente: questo ci fa arrabbiare. Ora che non ci sono più sversamenti nella nostra zona dove continueranno a scaricare? Credo che questa sia la preoccupazione generale, perché gli scarti esistono ancora ma anche voi non sapete dove vengano deposti”. Don Maurizio non ha paura di fare nomi e cognomi: complici la camorra, gli industriali criminali e i politici corrotti le campagne, rese fertili dal Vesuvio, sono diventate fabbriche di morte.
Come parroco ha celebrato tanti funerali: “I funerali dei ragazzi che ho visto crescere, affacciarsi alla vita. A ogni nuovo battesimo non posso non pensare alla sorte che attende queste nuove generazioni. La gente ha paura, ma non della camorra: ha paura di perdere un figlio, se non ne ha già perso uno. Di vederlo morire, se è morto quello dei suoi amici. Paura che non si salvi se è in ospedale”. Lo dice con la voce incrinata anche se lui, di morti e malattie, ne ha viste tante negli anni in cui era caporeparto in ospedale, prima di entrare, a 29 anni, in Seminario per diventare prete: perché quella di don Maurizio Patriciello è una vocazione adulta, nata dopo anni di dubbio e poi di allontanamento.
“Mi sono iscritto a teologia e, un anno dopo, ho lasciato l’ospedale. Era il 1984 e avevo 29 anni. Parroco di una terra devastata dai veleni in superficie e nel sottosuolo che stanno inquinando le falde acquifere, i terreni, l’aria e che, secondo le inchieste in corso, raggiungerebbero il loro apice di contaminazione nel 2064. Tante denunce degli ambientalisti ma, lo scrive anche Legambiente nel suo ultimo Rapporto, ‘nessun intervento concreto fino al grido di dolore di un prete della gente che ha saputo raccogliere la voce di un terra avvelenata’”.
Qualche mese fa don Maurizio ha perso anche suo fratello Franco come conseguenza di questi comportamenti irresponsabili. “Ancora una volta, il male che affligge la nostra terra ha mietuto la sua vittima”, ha detto commosso il parroco di Caivano, che ha annunciato su Facebook il suo lutto comunicando anche “la gioia, immensa, di saperlo con Gesù”.
*Don Maurizio Patriciello si batte da anni contro la piaga dei rifiuti tossici nella martoriata terra dei fuochi. Aiutiamolo attraverso le sue interessanti iniziative informandoci sul sito: https://www.noigenitoriditutti.it/come-aiutarci/
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