«Che cos’è la verità?»
Il quesito ironico «che cos’è la verità?», oggi non risuona più nel pretorio di Ponzio Pilato, purtroppo risuona da anni all’interno della Chiesa visibile, dove si rischia di smarrire la verità per correre dietro alle nostre egocentriche voglie fatte di individualistiche favole.
Laudetur Jesus Christus !
icona bizantina raffigurante Cristo Re dell’Universo
In questa XXXIV domenica del tempo ordinario, con la narrazione del Beato Evangelista Giovanni il Santo Vangelo ci dona il dialogo tra Cristo Signore ed il Governatore della Giudea Ponzio Pilato [cf. Gv 18, 33-37], incentrato sulla regalità e sulla verità [vedere testo della Liturgia della Parola, QUI].
La festa di Cristo Re fu istituita dal Sommo Pontefice Pio XI nel 1925 con l’intento di manifestare la signoria di Dio sul mondo in antitesi alle forme di moderno ateismo ed a tutti gli “ismi“ sorti a tra l’Ottocento ed il Novecento. Degli“ismi“ che l’umanità si è trascinata dietro sino all’alba del Terzo Millennio senza averli ancora elaborati, ma soprattutto senza averli risolti. Merita precisare che mi riferisco agli illuminismi, ai liberalismi, ai socialismi, ai comunismi, ai fascismi, ai materialismi, ai capitalismi, agli edonismi, ai relativismi ed ai religiosi sincretismi, per proseguire con i falsi ecumenismi sino ad arrivare ai pauperismi ed ai misericordismi …
Se il Beato Pio IX intuì le conseguenze del liberal-capitalismo indifferentista e del marxismo in fase di gestazione, il Sommo Pontefice Pio XI toccò i frutti concreti dell’uno e dell’altro. Per questo volle riproporre all’umanità il mistero di fede del cristocentrismo cosmico: Cristo unico re dell’universo.
Ecco quindi che il Sommo Pontefice Pio XI cerca di porre nuovamente Cristo sul trono dal quale si era tentato di spodestarlo prima, durante e dopo la Rivoluzione Francese, la quale esaltò in modo truffaldino tre principi ben lungi dall’essere inventati dagli illuministi, perché da sempre sono pilastri sui quali si regge il messaggio cristiano: libertà, uguaglianza e fraternità. Se però alla libertà, che è dono supremo di Dio all’uomo e che è un suffisso portante del mistero stesso della creazione [cf. Gen 1, 26-31]; se all’uguaglianza, che prende vita dal nostro essere creature libere create a immagine e somiglianza di Dio; se alla fraternità, che ci rende figli in comunione con Dio; togliamo però il fondamento eterno e immutabile che è il Creatore, non nascerà alcuna Èra dei Lumi, ma solo il buio della presunta ragione. E questo buio della presunta ragione si fonderà sulla più satanica delle umane presunzioni: poter fare a meno di Dio ed eliminare Dio dalla storia dell’umanità.
Per noi cristiani la ragione risiede nel Cristo vero Re dell’Universo che ricapitola in sé tutte le cose, come esprime il Beato Apostolo Paolo nella lettera indirizzata ai fedeli della Chiesa di Efeso [Ef 1, 10]. Dinanzi a questa lirica che racchiude l’intero deposito della fede, siamo chiamati a penetrare ed a lasciarci penetrare dal mistero del Cristo incarnato, morto e risorto. Il Cristo non è una parte della nostra vita, è la totalità del nostro essere ed esistere, o come amava definirlo Sant’Agostino Vescovo d’Ippona e dottore della Chiesa: il Christus Totus.
Nella narrazione del Vangelo del Beato Evangelista Giovanni, è contenuto il colloquio tra Gesù Cristo e Ponzio Pilato incentrato sul concetto di regalità. Un colloquio che si svolge dopo che le autorità giudaiche avevano giudicato Gesù Cristo passibile di morte e lo condussero nel pretorio dinanzi al Governatore della Giudea affinché questi ratificasse il loro giudizio traducendolo in sentenza di morte. Così, Ponzio Pilato, entrato nel pretorio domanda a Gesù Cristo se egli è realmente il re dei Giudei. Risponde Cristo Signore: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?» [Gv 18, 34]. E qui va fatto notare che mentre nei tre Vangeli sinottici Cristo Signore risponde in modo indefinibile «tu lo dici», nel Vangelo del Beato Evangelista Giovanni Egli risponde in modo molto chiaro facendo uso del termine greco βασιλεία, basileia, che significa appunto regalità [nei Santi Vangeli con: ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν, si indica il regno dei cieli]. A quel punto, il Divino Re dell’Universo, cerca di far capire al proprio interlocutore che questa sua regalità non è di questo mondo. Ponzio Pilato, che però è un militare pratico, a suo modo un materialista, prosegue a interloquire domandando: «Dunque tu sei re?». Al ché Cristo Signore risponde: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Che la regalità del Cristo non sia di questo mondo, non deve però indurci a credere ch’essa sia solo ed unicamente oltre il terreno, altrimenti perché mai, il Verbo di Dio, si sarebbe incarnato nascendo su questa terra? Quella di Cristo Dio Re dell’Universo è infatti una regalità divina, che però si inserisce pienamente nel mondo terreno per essere esercitata sull’umanità, benché in modi e forme del tutto diverse da quelle che caratterizzano i regni della terra.
Ponzio Pilato, militare pratico e materialista, non riesce a seguire quei discorsi. Ciò che a lui interessa è solo di sapere se Gesù il Cristo è il re dei giudei; dunque in parte non vuole, ed in parte non è neppure capace di seguire il discorso di Gesù Cristo, perché da buon romano vuole conoscere i fatti e sapere se quell’uomo è il re dei Giudei.
Il Beato Evangelista Giovanni, nel presentare la domanda chiave di Ponzio Pilato, la formula così: «Tu sei re?» [Gv 1,37]. Con questa formulazione del tutto diversa dal quesito «sei tu il re dei giudei?» che affiora invece nei Santi Vangeli sinottici [Mt 27, 11; Mc 15, 2; Lc 23, 3] la regalità del Cristo valica di molto il riduttivo concetto di «re dei giudei», infatti Egli non è re di una piccola regione di questa terra, ma di tutto l’universo, colui che — come scrive il Beato Apostolo Paolo —, per divino volere, una volta risuscitato dai morti fu fatto sedere alla destra di Dio Padre nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione [cf. Ef 1, 20-21].
La regalità di Cristo Dio ha quindi una estensione molto più vasta rispetto a ciò che pensa o che cerca di capire Ponzio Pilato: essa si colloca in una dimensione universale nella quale la regalità del Redentore ha portata ben più ampia. Cristo Signore è re perché mediante il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio nel ventre della Beata Vergine Maria, è venuto nel mondo «per rendere testimonianza alla verità» [Gv 18, 37]. Non a caso, proseguendo nel suo interrogatorio, il Governatore della Giudea esordisce con la domanda: «Τί ἐστιν ἀλήθεια», nel testo latino «quid est veritas?», che tradotto significa «che cos’è la verità?» [Gv 18, 38]. Domanda nella quale si potrebbe cogliere ed interpretare un desiderio di capire, quindi di sapere, mentre invece è solo una domanda retorica formulata in modo puramente ironico.
Questa la riflessione che vi lascio nella solennità di Cristo Re dell’Universo e che purtroppo risuona da anni all’interno della Chiesa visibile, dove si rischia di smarrire la verità per correre dietro alle nostre egocentriche voglie fatte di individualistiche favole. E anche questo, due millenni or sono, ce lo aveva detto e profetato il Beato Apostolo Paolo nella Lettera indirizzata al discepolo Timoteo:
«Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [II Tm 4, 3-4].
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Il modo in cui salvarsi e salvare la Chiesa visibile da questo pericolo distruttivo, ce lo indica quindi l’Apostolo stesso:
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«Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un Vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàthema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un Vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàthema».
Ecco, che cos’è la verità: il trono sul quale è assiso Cristo Signore, il Re dell’Universo, colui che ricapitola in sé tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra [cf. Ef 1, 10]. E se qualcuno, chiunque esso sia, dovesse predicarvi un Vangelo diverso: sia anàthema!