Tutti i nomi, le storie e i casi di sparizioni e omicidi, con foto inedite di particolari segreti in un incalzare di orrore e casi ancora insoluti. Perchè? Quali sono i misteri dietro queste pagine nere? Una mappa ragionata del crimine femminile, dal femminicidio al complottismo, dai delitti di genere alle pratiche oscure esoteriche e rituali. Chi sono gli assassini e perchè?
Lo chiamano “femminicidio”, ma questo termine è diventato riduttivo rispetto all’ampiezza e alla gravità del fenomeno. Tra le prime ad usarlo nel 1992 è stata la criminologa Diana Russel nel libro scritto insieme a
Jill Radford da titolo “Femicide: The Politics of woman killing”. Dopodichè la definizione si è diffusa nella sociologia, psicologia e sui mass media per indicare la “violenza di genere”, cioè del maschio contro la donna. Secondo le statistiche i femminicidi sarebbero in crescita, nonostante un decreto ad hoc che ha inasprito le pene, le campagne di prevenzione, l’apertura di centri anti-violenza e dopo la faticosa definizione nel maggio 2011 della Convenzione di Istanbul, che tuttavia entrerà in vigore quando sarà ratificata da 10 Paesi membri, che a tutt’oggi sono solo 5 compresa l’Italia insieme con l’Albania, il Montenegro, il Portogallo e la Turchia.
Jill Radford da titolo “Femicide: The Politics of woman killing”. Dopodichè la definizione si è diffusa nella sociologia, psicologia e sui mass media per indicare la “violenza di genere”, cioè del maschio contro la donna. Secondo le statistiche i femminicidi sarebbero in crescita, nonostante un decreto ad hoc che ha inasprito le pene, le campagne di prevenzione, l’apertura di centri anti-violenza e dopo la faticosa definizione nel maggio 2011 della Convenzione di Istanbul, che tuttavia entrerà in vigore quando sarà ratificata da 10 Paesi membri, che a tutt’oggi sono solo 5 compresa l’Italia insieme con l’Albania, il Montenegro, il Portogallo e la Turchia.
Intanto i casi di omicidi e violenze di cui sono vittime le donne sono passati dai 93 casi del 2012 ai 123 del 2013. E solo nel primo trimestre del 2014 sono stati 68. Dal 1975, anno tristemente noto per il delitto del Circeo, in Italia si è sviluppata una forte corrente di pensiero che ha classificato questa tipologia del crimine come una specifica violenza “di genere” da parte del maschio contro la donna con le caratteristiche tipiche già individuate per stabilire la disparità tra i sessi e l’inferiorità in cui la donna gravita negli universi maschili fino agli estremi di restare vittima di abusi e uccisioni.
Una spiegazione che però non ha risolto né la prevenzione né ha prodotto forti politiche positive, sicuramente non ha favorito i progetti di riabilitazione se non che formare una quota di nuovi lombrosiani secondo i quali esisterebbe un tipo d’uomo massacratore che non può fare altro che uccidere. Mi pare la rassegnazione della criminologia quando non si riesce a fare nulla di buono se non che alimentare un giustizialismo-spettacolo che si nutre di mostri e serial killer. Inoltre il femminicidio è stato un terreno di battaglia prettamente ideologico e si è logorato dietro alle teorie femministe degli anni Settanta.
Per tutte queste ragioni si sono fatte strada altre ipotesi e io stessa propendo per altre piste per spiegare “la strage delle donne”. L’altra pista parte da una ricognizione logica dei casi e da una classificazione per tipologie dei reati.
L’ipotesi è che il filo di sangue che da circa mezzo secolo riguarda il femminile non segue solo la barbarie maschile, ma ne prende spunto per dare luogo a una costante “crimonosa-rituale” in cui contano il genere, ma soprattutto le modalità e il perché dei fatti.
Premetto subito, però, che dicendo questo non intendo neppure scadere nella pista massonica per cui le morti sarebbero in gran parte ordite da sette ed ordini oscuri che flagellano innocenti e vergini secondo cabale, numeri e simboli. E’ piuttosto una terza via, che porta dritto dentro la natura specifica di un tipo di crimine che ha molte caratteristiche generiche, aspetti oscuri e sfugge facilmente ad investigatori, detective e magistrati per il suo complesso intreccio di modalità ad uso di una particolare criminalità stabilita tra poteri e generi sociali, che ricava da questi atti un dominio utile a posizioni dominanti e perfino economiche.
Cercherò di spiegare sia pure in modo sintetico cosa si intende.
Le principali tipologie del “delitto femminile criminoso-rituale” sono di tre specie: le sparizioni, gli omicidi violenti, le stragi.
1. La prima tipologia riguarda “le sparizioni”. Mi ha colpito che mentre l’attenzione mediatica si sofferma
molto sugli abusi e le violenze il vero fenomeno in preoccupante aumento riguarda invece le persone scomparse, e tra queste le donne. Pensate che dal 1975 a oggi gli scomparsi sono più di 23 mila, di cui circa 9 mila donne e di queste quasi la metà minorenni. Dal 2012 il fenomeno ha subito un fortissimo incremento: spariscono circa due donne al giorno, cioè ogni giorno due persone di sesso femminile, soprattutto giovanissime, scompaiono e il ritrovarle vive è rarissimo (a parte i casi di allontanamento volontario) come altrettanto non scontato è il ritrovamento del corpo.
molto sugli abusi e le violenze il vero fenomeno in preoccupante aumento riguarda invece le persone scomparse, e tra queste le donne. Pensate che dal 1975 a oggi gli scomparsi sono più di 23 mila, di cui circa 9 mila donne e di queste quasi la metà minorenni. Dal 2012 il fenomeno ha subito un fortissimo incremento: spariscono circa due donne al giorno, cioè ogni giorno due persone di sesso femminile, soprattutto giovanissime, scompaiono e il ritrovarle vive è rarissimo (a parte i casi di allontanamento volontario) come altrettanto non scontato è il ritrovamento del corpo.
Cosa succede in quella parte di società al femminile al cospetto dei cambiamenti e della crisi?
Leggerete anche i voi i disperati appelli appesi nelle stazioni, nei bar, quei volti di adolescenti, di bambine, di mamme, di ragazze che lasciano senza fiato per l’incubo in cui ci precipitano di mistero e terrore. Oppure sarete degli affezionati spettatori di “Chi l’ha visto?”, la trasmissione di Raitre condotta da Federica Sciarelli oramai diventata un genere seguitissimo al cardiopalma. E non vi sarà sfuggito che i casi disperati che fanno audience si susseguono. Al giallo di Roberta Ragusa, la bella signora pisana svanita nel nulla tra il 13 e 14 gennaio 2012, per cui il maggiore sospettato è il marito che rischia la condanna per omicidio volontario e occultamento o distruzione di cadavere e il quale si fa vedere in giro con la giovane ex baby sitter, è seguito il caso di Elena Ceste, la casalinga insoddisfatta mamma di quattro figli di Costigliole d’Asti, sparita il 24 gennaio scorso dopo il rebus della sua attività sui social network e lo strano ritrovamento la mattina della sparizione di alcuni suoi indumenti accanto al cancello, occhiali compresi da cui era inseparabile. Anche in questo caso secondo l’opinione pubblica il principale sospettato è il marito, Michele, visto che la moglie attraversava un momento di smarrimento sentimentale e aveva preso a chattare con qualche ex o “consolatore” da cui però si era sentita braccata e ricattata prima di sparire nel nulla con i cani molecolari che hanno fiutato le ultime tracce davanti alla chiesa del piccolo paese. Una vicenda tormentata, angosciante, fitta di nebbie e nella quale per ultimo è entrato l’enigmatico parroco con cui Elena si era confidata circa i suoi malumori.
Le sparizioni di donne non sono casi isolati. Spariscono a raffica ragazze, mogli e anche signore sui cinquanta. A Varese in cinque giorni sono svanite nel nulla dal 20 al 25 maggio tre donne, di cui una minorenne: Isabel G., 17 anni, Luciana Vismara, 44, Orsola Paganini, 56. Dove sono finite? Esiste un legame tra le tre storie?
Quanti nomi potrei fare di casi noti e meno noti…migliaia! Vi pare un dato casuale dovuto al conflitto tra sessi, alla vita difficile, alla violenza che si insinua nei rapporti, alla droga, alle attività illecite di alcuni, al fatto che magari una moglie decide di sparire e rifarsi una vita altrove, al marito geloso che ha l’amante e sotterra la consorte, allo stupratore o al serial killer che fanno sparire il corpo del reato, oppure c’è chi fa fare a un numero impressionante di persone di sesso femminile non certo una bella fine? E quale mistero si nasconde dietro a questi fantasmi?
Avete mai sentito parlare di Ciudad Juàrez? E’ una cittadina messicana al confine con la texana El Paso tristemente nota per l’elevatissimo numero di omicidi: 2.500 solo nel 2009, causa bande armate, guerra del narcotraffico e delinquenza d’importazione. Dal 1993 questa città ha anche il tragico primato di una violenta strage di donne: quasi 4.500. Tutte umili, emarginate, giovani impiegate delle maquilladoras, le industrie di montaggio delle imprese americane ubicate lungo la frontiera, che sono svanite all’improvviso. Le modalità con cui queste sfortunate ragazze sono state uccise sono quasi sempre le stesse: tirate in agguati, fatte scomparire e poi ritrovare torturate e sfigurate. Si è parlato di tutto: riti satanici, tratta di organi, violenza comune di genere. Nel 2006 è stato tratto anche un film con Jennifer Lopez e Antonio Banderas, in cui veniva mostrato l’alto grado di corruzione a livello istituzionale per coprire questa mattanza al femminile.
Solo criminalità, oppure dietro l’omertà si nasconde una particolare attività che coinvolge anche colletti bianchi e potenti appartenenti a gruppi religiosi? Quello che viene chiamato “femminicidio” e identificato con la violenza insita nel maschio contro il sesso debole non rappresenta la facciata di una categoria delittuosa che sfrutta la cultura “di genere” per compiere in modo impunito una catena incredibile di sangue e morte?
Credo che in Italia si sia sviluppato un intreccio tra delinquenza, violenza sadica, tratta umana ed inoltre delitti e sparizioni a scopo di strategia della tensione che vengono attribuiti spesso a mariti, fidanzati, uomini descritti col tratto psicopatico per sollevare conflitti e generare paure al fine di disorientare le masse sulla forte instabilità politica e sociale e il coinvolgimento di classi alte e insospettabili in gravi reati come la Chiesa, i quali non vengono percepiti per la loro gravità e dunque non si producono reazioni. Ciò che colpisce sono le “coperture” che questo genere di crimini ottiene ad alti livelli, il disorientamento dei magistrati e degli inquirenti nelle indagini e di fronte ai presunti responsabili, la difficoltà di reperire indizi seri e credibili e la forte spettacolarizzazione delle vicende e dei processi che diventano puntate infinite di horror mediatico, in cui il giornalismo ha la responsabilità di aver abdicato alla terzietà dal potere a favore di carriere, potere e immagine, di aver esautorato e isolato i giornalisti onesti e d’assalto e invece di indagare si fa portavoce e complice indiretto dei poteri criminali.
Parlando di “sparizioni” dobbiamo partire dai casi più eclatanti e ancora irrisolti diEmanuela Orlandi e Mirella Gregori, due giovanissime poco più che sedicenni, la prima cittadina vaticana e la seconda sparita qualche mese prima, mai ritrovate e intorno alle quali si è sviluppato un vero e proprio “giallo d’azione” da manuale criminologico, che mobilita masse di presunti e falsi testimoni, piste internazionali che vanno dal Vaticano alle grandi lobby del crimine internazionale, bande che si contendono il controllo dei poteri in un gioco di ricatti e pressioni, magistrati e procure che da trentuno anni si alternano intorno a rivelazioni e presunti testimoni, perfino una produzione letteraria e giornalistica che alimenta un business di scoop e uscite editoriali, a mio parere continuando a diffondere messaggi occulti insiti nelle trame che parlano di misteri e simboli. Il prossimo passo sarà un film, c’è da metterlo in cantiere. Ma nulla che porti alla verità, come le famiglie chiedono da anni mentre la Santa Sede, investita dei peggiori sospetti, usa questo caravanserraglio di ipotesi tra le più suggestive e fantasiose per allontanare probabilmente veri sospetti e forse implicazioni molto probabilmente al prezzo di vantaggiosi silenzi e lucrosi depistaggi.
2. La seconda categoria riguarda gli “omicidi di donne ” in un crescendo di delitti al ritmo di due al mese negli ultimi tempi, senza contare i casi storici come quello di Simonetta Cesaroni, la giovane impiegata trovata morta nell’ufficio di via Poma nell’agosto del 1990, per cui vi fu un lungo iter giudiziario che vide coinvolto il fidanzato Raniero Busco, recentemente definitivamente scagionato.
Le vicende di sangue che hanno come protagonisti bruti, orchi, mostri e serial killer riguardano un crescendo di donne e giovanissime che a metterle in fila disegnano la mappa di una “criminologia di genere” da manuale, ma a mio parere nascondono una strategia criminosa che andrebbe indagata all’interno del circuito dei poteri e di alcuni gruppi sociali, che al riparo di apparati e attività deviate producono eventi delittuosi in grado di suggestionare e orientare le masse facendo leva sull’orrore e la rabbia con una particolare capacità di mettere a segno un tipo efferato di omicidi. Come è il caso del delitto di Garlasco.
Il 13 agosto del 2007 viene uccisa a Garlasco, in provincia di Pavia, Chiara Poggi, una ventiseienne con laurea in informatica massacrata nella sua abitazione il mattino mentre è ancora in pigiama. A compiere l’omicidio appare subito possa essere stato qualcuno a cui, con ogni probabilità, Chiara ha aperto la porta di casa. Qualcuno che lei conosceva. La ragazza era sola in quel periodo nella villetta di famiglia: i genitori erano partiti per le vacanze e chi ha uccisa lo sapeva bene. A dare l’allarme nel primo pomeriggio di quel giorno sarà il fidanzato di Chiara, lo studente bocconiano Alberto Stasi. Agli investigatori il 24enne racconta che dopo non essere riuscito a contattare Chiara al telefono per tutta la mattinata, si era recato presso casa sua, trovandola in un lago di sangue. Interrogato dagli inquirenti Stasi non convince, il suo alibi che ripete in aula “ho studiato tutta la mattina a casa al Pc” non sembra verificabile e si arriva alla richiesta di rinvio a giudizio, ma al processo Stasi viene assolto in primo grado, sentenza poi confermata in appello. Il 18 aprile 2013 la Corte di Cassazione però ha annullato la sentenza di assoluzione e dunque tra nuovi colpi di scena il processo a Stasi è ripartito.
Poco dopo, il 2 novembre del 2007, Perugia diventa il teatro di un agghiacciante scena del crimine: nella notte di Halloween viene strangolata Meredith Kerker, studentessa inglese in Italia nell'ambito del progetto Erasmus, ritrovata priva di vita per dissanguamento con la gola tagliata nella propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri studenti. Per l'omicidio viene condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede e, in primo grado, come concorrenti nell'omicidio, la statunitense Amanda Knox, e l'italiano Raffaele Sollecito, successivamente assolti in appello per non avere commesso il fatto (relativamente all'omicidio), mentre Amanda Knox viene condannata a tre anni di carcere per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (accusato da lei dell'omicidio ma risultato completamente estraneo).
Con un colpo di scena però la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 annulla la sentenza assolutoria d'appello e rinvia gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze. E il 30 gennaio di quest’anno la Corte d'Assise d'Appello di Firenze conferma la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione applicando a quest'ultimo la misura cautelare del divieto di espatrio con ritiro del passaporto. Nel giallo insomma non è ancora scritta l’ultima puntata.
Bisogna dire che tra il 2010 e il 2011 si verifica un crescendo di omicidi misteriosi che fanno parlare le cronache a tutte le ore. Il 26 agosto 2010 si perdono le tracce di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana ritrovata dallo zio, Michele Misseri, in un pozzo il quale in un primo tempo si accusa dell’atroce delitto confessando di aver perfino violentato il cadavere della nipotina. Ma gli inquirenti non gli credono e indagano la cugina Sabrina col movente della gelosia, la quale viene accusata e condannata per concorso in omicidio doloso insieme con la madre, Cosima Serrano, all’ergastolo. Una vicenda con un fortissimo impatto mediatico che trasforma la tranquilla cittadina di Avetrana nel Salento in una sorta di set con tanto di ritrovamento del corpicino in diretta tv a “Chi l’ha visto?”, che dà la notizia alla mamma della giovanissima vittima davanti alle telecamere. Un fatto mai accaduto, di una spietatezza che meriterebbe riflessioni e che invece moltiplica ascolti e trasmissioni dedicate al crimine.
Stesso crescendo mediatico avviene il 26 novembre 2010, e dura fino ad oggi, per la scomparsa di un’altra ragazzina: Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di Brembate che esce alle 17 circa per andare in palestra e non fa più ritorno a casa. Viene ritrovata dopo tre mesi di indagini e fiato sospeso abbandonata in un campo incolto non lontano da Brembate Sopra colpita con numerosi colpi di arma da taglio in modo tale da prefigurare una sorta di croce o messaggio esoterico, particolare che colpisce gli inquirenti visto che nei pressi tempo prima era stato ritrovato il corpo di un domenicano. La caccia al presunto colpevole è di immani proporzioni: si preleva il dna a migliaia di abitanti della zona e solo dopo tre anni si arriva all’arresto di Massimo Bossetti, un muratore di Mapello che sarebbe anche il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni di Gorno, il cui dna sarebbe lo stesso ritrovatato sul corpo di Yara. Il muratore tutt’ora agli arresti nega decisamente attraverso i suoi avvocati ogni responsabilità e dice che spiegherà al processo come le sue tracce siano potute finire sul corpo della vittima.
A distanza di un anno dal caso di Yara, il 18 aprile 2011 un’altra donna finisce uccisa in una sorta di rito satanico. Si chiama Carmela Melania Rea, 29 anni, scompare sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dov'era andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore Parolisi, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l’unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si sarebbe allontanata per andare in bagno in uno chalet, dove però nessuno l’avrebbe mai vista entrare. E’ lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l’allarme. Il corpo viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul corpo, soprattutto una strana croce sulla caviglia che in un primo tempo desta l'attenzione degli inquirenti e poi il particolare viene come "secretato", ma di cui pubblico una rara foto. L'autopsia appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Viene accusato del delitto il marito, condannato all’ergastolo anche dopo che sul suo conto emergono particolari scabrosi relativi a presunti film hard e avventure erotiche con le soldatesse della caserma e una relazione extraconiugale con una di esse. Nella morte di Melania Rea entra anche un magistrato della Procura di Roma, già protagonista di denunce eclatanti contro un giro deviato dentro gli apparati militari, che dice di aver visto la donna pochi giorni prima uscire dall’ufficio di un collega. Ma il magistrato finisce sospeso dopo addirittura una richiesta di Tso per disturbi mentali.
Nella serie delle donne uccise bisogna citare altri due casi noti: quello di Elena Claps e Serena Mollicone. Il copione è quasi sempre lo stesso anche se lo scenario appare diverso e distante. Serena Mollicone, 18 anni, esce di casa il 1 giugno del 2001 per recarsi all’ospedale di Isola di Liri a fare una orto panoramica ma non fa più ritorno a casa. Il ritrovamento del corpo lascia gli investigatori sconvolti: tra la sterpaglia, testa imbustata, braccia legate dietro la schiena con nastro adesivo e filo metallico, anche le gambe e i piedi sono legati con filo metallico. La bocca e il naso sono tappati con carta assorbente. Nei pressi del corpo ci sono libri, fogli e un paio di forbici. Spariti un mazzo di chiavi, lo zaino e il portafogli. Accusato del delitto è Carmine Belli, un carrozziere del luogo nella cui officina vengono trovati alcuni indizi e l’ipotesi è che abbia dato una passaggio alla ragazza, l’abbia portata nel bosco e al rifiuto di una prestazione sessuale l’abbia legata e uccisa. Ma al processo dopo 17 mesi di carcere viene assolto e di nuovo assolto in appello. La
vicenda si alimenta di particolari quando un brigadiere del posto, Santino Tuzi, si suicida ufficialmente per ragioni sentimentali, ma si verrà a sapere che il brigadiere aveva indicato che Serena il giorno della sparizione era stata vista entrare nella caserma dei carabinieri e il padre di Serena da anni sostiene che la figlia volesse accusare di traffico di droga alcuni ragazzi di Arce tra cui probabilmente qualche nome in alto. Anche in questo caso il Ris ha eseguito una massiccia campionatura di dna ritrovato sul sacchetto, ma dopo un decennio le indagini ancora non sono arrivate al colpevole o ai responsabili.
vicenda si alimenta di particolari quando un brigadiere del posto, Santino Tuzi, si suicida ufficialmente per ragioni sentimentali, ma si verrà a sapere che il brigadiere aveva indicato che Serena il giorno della sparizione era stata vista entrare nella caserma dei carabinieri e il padre di Serena da anni sostiene che la figlia volesse accusare di traffico di droga alcuni ragazzi di Arce tra cui probabilmente qualche nome in alto. Anche in questo caso il Ris ha eseguito una massiccia campionatura di dna ritrovato sul sacchetto, ma dopo un decennio le indagini ancora non sono arrivate al colpevole o ai responsabili.
Invece per l’uccisione di Elisa Claps il colpevole c’è e si chiama Danilo Restivo, già accusato nel 2002 dell’uccisione di una donna nel Regno Unito. Restivo viene prima accusato della sparizione della ragazza, che aveva incontrato il giorno della scomparsa e poi si era fatto medicare una mano per ferita da arma da taglio e tracce di sangue erano state rinvenute sui suoi abiti, ma si era rifugiato in Inghilterra. A riaprire il caso è però intervenuto dopo sedici anni il ritrovamento il 17 marzo 2010 dei resti di Elisa occultati in fondo al sottotetto della chiesa potentina della Santissima Trinità (la stessa dove Elisa si era recata il giorno della scomparsa), sembrerebbe scoperti per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d'acqua; oltre ai resti umani, vengono trovati anche un orologio, gli occhiali, gli orecchini, i sandali e quel che resta dei vestiti della giovane. Il reggipetto appare tagliato ed i jeans sono aperti, suggerendo che la ragazza abbia subito un'aggressione a sfondo sessuale prima di essere uccisa. Viene rinvenuto anche un bottone rosso come quelli delle vesti dei cardinali, i sospetti che il parroco sapesse da tempo dell’occultamento del cadavere si infittiscono, ma scendono in pista Don Ciotti di Libera e altri sacerdoti che si prodigano con manifestazioni per dare la caccia all’assassino. Gliallo nel giallo la poliziotta che aveva indagato sulla scomparsa di Elisa, Anna Esposito, viene ritrovata impiccata alla porta di casa e il caso derubricato come suicidio, anche se la Esposito aveva telefonato pochi giorni prima al fratello di Elisa, Gildo, per annunciargli importanti novità.
Il 30 giugno 2011 Danilo Restivo viene condannato all'ergastolo dalla Crown Court di Winchester per l'assassinio di Heather Barnett, uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio del Dorset nei pressi di Bournemouth . Nel pronunciare la sentenza si afferma che senza ombra di dubbio Restivo ha ucciso anche Elisa. L'8 novembre 2011, presso il Tribunale di Salerno, ha inizio il processo di primo grado con rito abbreviato e l’'11 novembre 2011 Restivo viene condannato a 30 anni di carcere, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di € 700.000 alla famiglia Claps a titolo di risarcimento.
A questo tipo di delitti con caratteristiche marcatamente “rituali” per mano di psicopatici manifesti bisognerebbe aggiungerne molti altri per finire col caso della prostituta straniera crocifissa a maggio di quest’anno per mano di Riccardo Viti, un idraulico fiorentino di 55 anni, sospettato di aver commesso altri reati simili. Un caso che ha riportato alla memoria gli otto barbari duplici omicidi del “mostro di Firenze”, avvenuti tra il ’68 e l’’85 e attribuiti ad alcuni cosiddetti “compagni di merende”: Mario Vanni e Giancarlo Lotti, mentre il terzo Pietro Pacciani condannato in primo grado a più ergastoli morì in carcere. In questo caso le procure di Firenze e Perugia citarono espressamente la pista esoterica e gli investigatori ingaggiarono una vera e propria indagine dai contorni misteriosi e noir dando vita a un genere letterario e nuovi scrittori come il super investigatore Michele Giuttari oggi scrittore di gialli di successo.
Dobbiamo segnalare in questa categoria anche una serie di omicidi di ragazze che secondo alcuni sarebbero state uccise dai loro “fidanzatini”, come è il caso di Federica Mangiapelo, sedici anni, che il 1 novembre 2012 viene ritrovata annegata lungo le sponde di Vigna di Valle nel lago di Bracciano e per cui viene indagato Marco Di Muro, 24 anni, cameriere di Formello, il fidanzato. E poi un numero alto di donne sconosciute, mogli, madri, compagne, vittime dei loro uomini e di rapporti violenti che in genere di fronte alla gelosia, al diniego o alla fine di un rapporto passano alle mani e da lì spesso alla morte.
3.La terza categoria è quella relativa alle “stragi femminile familiari”. Riguarda quegli eventi delittuosi di cui sono vittime non solo donne, ma anche i loro figli, amici, parenti e che costituiscono un terrificante scenario di sangue ed efferatezza compiuto per lo più da parenti (mariti, padri, fidanzati) ma anche da estranei.
L’11 dicembre 2006 ad Erba, in un appartamento di una corte ristrutturata nel centro della cittadina, furono uccisi a colpi di coltello e spranghe Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Suo marito Mario Frigerio, presente sul luogo, si è salvato perché creduto morto dagli assalitori. Dopo la strage, l'appartamento fu incendiato.
Il 3 maggio 2011, la Suprema corte di Cassazione di Roma ha definitivamente riconosciuto come autori della strage i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, vicini di casa delle vittime, condannati all'ergastolo.
Le stragi sono caratterizzate dall’uso di armi bianche e dal tipo di aggressione che implica lo stordimento e gli accoltellamenti. Resta nella memoria la vicenda insoluta della strage di via Caravaggio, avvenuta il 30 ottobre del 1975 nella parte alta del quartiere Fuorigrotta, a Napoli, dove furono uccisi colpiti prima alla testa con un oggetto contundente e successivamente alla gola con un coltello da cucina tutti i componenti di un nucleo familiare compreso il cagnolino Dick. Sospettato fu un nipote della vittima che avrebbe reagito in preda a un raptus e a causa di un mancato prestito di denaro. Dopo circa quarant’anni, nel maggio 2013, la Procura di Napoli ha riaperto le indagini compiendo alcuni esami su alcuni reperti, ma evidentemente è stato identificato il dna di un soggetto nel frattempo deceduto oppure un soggetto non più imputabile perché il nome non è stato rivelato.
Motivi di denaro e raptus pare siano dietro anche alla mattanza compiuta a Santhià, in provincia di Venezia, il 15 maggio scorso da Lorenzo Manavella, un giovane che finisce il nonno di 85 anni, la nonna di 76 e la zia di 56 con un martello o un oggetto contundente. Ritrovato sporco di sangue e arrestato confessa di essere stato lui, e forse lo ha fatto per un rifiuto di denaro, ma sono agghiaccianti le foto pubblicate qualche giorno prima su internet in cui eleggeva i nonni e la zia a suoi amatissimi familiari.
Menti sconvolte, droga, follia? Secondo gli inquirenti sono spesso “lucidi ma spietati assassini” come Carlo Lissi che a Motta Visconti, in provincia di Milano, qualche giorno dopo finisce la moglie Cristina Omes, di qualche anno più grande, e i due figli Giulia di 10 anni e Gabriele di 20 mesi in modo atroce: un colpo di coltello alla schiena alla moglie poi sgozzata come i figlioletti mentre dormivano. E per un futile motivo: voleva separarsi e rifarsi una vita.
Casi di spietata e orribile efferatezza che rimandano a Erika e Omar i fidanzatini di Novi Ligure che il 21 febbraio del 2001 uccidono in modo premeditato la madre Susy Cassini con numerosi colpi e il fratellino di 13 anni Gianluca con 57 coltellate e dopo aver tentato di affogarlo e fargli ingerire del topicida. Una strage che scava un orrore in tutto il paese. Il Tribunale di Torino condanna i giovani a 16 anni per lei e 14 per lui, sentenza confermata in Cassazione. Il padre di Erika, Francesco De Nardo, nonostante l’immane tragedia non abbandona la figlia che dopo anni in carcere passa un lungo periodo nella comunità di Don Mazzi. La storia dei due ragazzi dannati ispira un numero impressionante di canzoni: "Venerdì 17", "Cuore di latta" e in parte "Questa vita" di Fabri Fibra, la canzone dei Subsonica "Gente tranquilla", la canzone dei Truceboys Il dramma, la canzone "300 Days To Consciousness" dei Motherstone contenuta in "Biolence" del 2008 e lo spettacolo teatrale "Le mani forti". Omar ed Erika vengono citati anche nel brano S.E.N.I.C.A.R. di Marracash e nel brano "Hip hop bang bang" dei Club Dogo e nella canzone "Killer Star" di Immanuel Casto. Il numero 404 del fumetto Alan Ford ha per titolo Enrika colpisce ancora ed è ispirato a questa strage.
Casi di spietata e orribile efferatezza che rimandano a Erika e Omar i fidanzatini di Novi Ligure che il 21 febbraio del 2001 uccidono in modo premeditato la madre Susy Cassini con numerosi colpi e il fratellino di 13 anni Gianluca con 57 coltellate e dopo aver tentato di affogarlo e fargli ingerire del topicida. Una strage che scava un orrore in tutto il paese. Il Tribunale di Torino condanna i giovani a 16 anni per lei e 14 per lui, sentenza confermata in Cassazione. Il padre di Erika, Francesco De Nardo, nonostante l’immane tragedia non abbandona la figlia che dopo anni in carcere passa un lungo periodo nella comunità di Don Mazzi. La storia dei due ragazzi dannati ispira un numero impressionante di canzoni: "Venerdì 17", "Cuore di latta" e in parte "Questa vita" di Fabri Fibra, la canzone dei Subsonica "Gente tranquilla", la canzone dei Truceboys Il dramma, la canzone "300 Days To Consciousness" dei Motherstone contenuta in "Biolence" del 2008 e lo spettacolo teatrale "Le mani forti". Omar ed Erika vengono citati anche nel brano S.E.N.I.C.A.R. di Marracash e nel brano "Hip hop bang bang" dei Club Dogo e nella canzone "Killer Star" di Immanuel Casto. Il numero 404 del fumetto Alan Ford ha per titolo Enrika colpisce ancora ed è ispirato a questa strage.
Questo elenco ragionato di casi, che non sono tutti ma sono quelli che hanno maggiormente interessato le cronache, consente di fare una mappatura per stabilire una casistica.
Cosa determina queste furiose e spietate eliminazioni femminili?
Secondo gli esperti sono tre le ragioni principali che possono determinare simili atroci crimini:
1. il femminicidio;
2. sociopatie e parafilie dei soggetti con la caratteristica dei serial killer;
3. ritualità magiche ed esoteriche di sette e gruppi segreti.
Nel primo caso la maggior parte degli esperti e dell’opinione pubblica è convinta che la strage delle donne,in relazione soprattutto ad abusi e violenza, sia determinata da concezioni disparitarie della donna considerata inferiore, oggetto e dunque al primo diniego o sintomo di emancipazione si scatena in alcuni uomini una sopraffazione violenta che determina abusi e percosse e si spinge sino all’omicidio. Riguarda tutti quei casi di donne, mogli, ex mogli e fidanzate che di fronte ad abbandoni sono malmenate, aggredite e ridotte in fin di vita o uccise dai partner siano essi anche giovani fidanzati.
Il femminicidio, come abbiamo detto, si fonda sull’idea che vi sia una violenza “di genere” che colpisce il mondo femminile e che richiede campagne di informazione, prevenzione, misure speciali e pene esemplari poiché le donne spesso non denunciano gli aggressori oppure sotto pressione e minacce ritirano le denunce. Per facilitare una difesa è stato varato ad ottobre 2013 un decreto che stabilisce la perseguibilità d’ufficio dello stalker, del molestatore, l’irrevocabilità della querela per gravi minacce, misure che riguardano anche mariti, ex coniugi e fidanzati, norme per la protezione e il sostegno delle vittime.
La seconda teoria, che riguarda i casi di sparizioni ed omicidi, propende per identificare nella società un numero di uomini con l’indole e la caratteristica delle pulsioni criminose, i quali in seguito ad esperienze e vissuti giovanili o semplicemente istinti indomabili soffrono di parafilie che li spingono a diventare assassini seriali, e cioè a uccidere donne deboli e facilmente preda e a ripetere nel tempo gli omicidi. Questi casi sono diversi dal femminicidio, caratterizzato da una concezione disparitaria delle donna che spinge l’uomo a commettere il reato, perché individua una quota di essere umani “malati incurabili” di violenza omicida, in quanto secondo alcuni criminologi questi individui non cambiano. Sarebbero i casi di Izzo, Restivo, il caporal maggiore Parolisi, l’assassino di Yara, come sostiene una new age di criminologi come Massimo Picozzi e Ruben De Luca.
A partire da molte stragi e per tanti di questi casi un gruppo di “complottisti” è convinto invece che questi delitti corrispondano ad attività ispirate a singoli o più individui da pratiche esoteriche, che corrispondono a un insieme di numeri, simboli e altri indizi che rimandano alle conoscenze rituali e farebbero capo in particolare a una setta denominata “la Rosa Rossa” e a una internazionale pedofilia che eseguirebbe gli omicidi in un intreccio di magia ed apparati massonici deviati, come sostiene Paolo Franceschetti, un avvocato che è il difensore di alcuni imputati del processo alle Bestie di Satana, quel gruppo di assassini seriali della provincia di Varese ritenuto responsabile di induzione al suicidio e vari omicidi di matrice satanista. Secondo questo genere di “complottisti” i tanti delitti sarebbero una catena di morte eseguita secondo modalità occulte e magiche da poteri e insospettabili aderenti a ordini massonici deviati e poi attribuiti a poveri cristi come sono quasi tutti gli imputati e cioè muratori, operai, ragazzini, umili e anche casalinghe che finiscono in questa rete e sono costretti ad addossarsi le colpe. Per fare un esempio
questi studiosi di esoterismo sono convinti che vi siano legami tra indizi cabalistici e fatti delittuosi, tra il potere magico di alcuni numeri (per esempio il 26 sarebbe la somma di Yahvè, YHWH) oppure di alcune parole come “rosa”, oppure di alcuni riferimenti biblici o storici di autori collegati a celebri società e affiliazioni segrete. Allo stesso modo secondo costoro dal mostro di Firenze, al delitto di Erba, di Cogne e lo stesso caso Orlandi-Gregori celerebbero la partecipazione invisibile di apparati che scelgono le vittime anche in base a particolari sconosciuti alle masse per cui molti sono testimoni scomodi a conoscenza di segreti. Secondo questi fantasiosi visionari il padre di Meredith non solo lavora per BBC ma sarebbe collegato ai servizi segreti inglesi. Come Stefano Lorenzi, il padre di Samuele a Cogne, era collegato alle indagini della Uno Bianca, avrebbe fatto parte parte della gladio militare oltre al fatto che la moglie Annamaria Franzoni sarebbe una parente di Romano Prodi. Oppure il particolare omesso per cui Chiara Poggi a Garlasco avrebbe lavorato per una ditta dei servizi segreti, come Simonetta Cesaroni sarebbe stata uccisa in un appartamento di proprietà dei servizi. Insomma ipotesi fantomatiche ma inquietanti.
questi studiosi di esoterismo sono convinti che vi siano legami tra indizi cabalistici e fatti delittuosi, tra il potere magico di alcuni numeri (per esempio il 26 sarebbe la somma di Yahvè, YHWH) oppure di alcune parole come “rosa”, oppure di alcuni riferimenti biblici o storici di autori collegati a celebri società e affiliazioni segrete. Allo stesso modo secondo costoro dal mostro di Firenze, al delitto di Erba, di Cogne e lo stesso caso Orlandi-Gregori celerebbero la partecipazione invisibile di apparati che scelgono le vittime anche in base a particolari sconosciuti alle masse per cui molti sono testimoni scomodi a conoscenza di segreti. Secondo questi fantasiosi visionari il padre di Meredith non solo lavora per BBC ma sarebbe collegato ai servizi segreti inglesi. Come Stefano Lorenzi, il padre di Samuele a Cogne, era collegato alle indagini della Uno Bianca, avrebbe fatto parte parte della gladio militare oltre al fatto che la moglie Annamaria Franzoni sarebbe una parente di Romano Prodi. Oppure il particolare omesso per cui Chiara Poggi a Garlasco avrebbe lavorato per una ditta dei servizi segreti, come Simonetta Cesaroni sarebbe stata uccisa in un appartamento di proprietà dei servizi. Insomma ipotesi fantomatiche ma inquietanti.
In questa categoria occorre citare anche la particolare attività di un magistrato della Procura di Roma, Paolo Ferraro, che sostiene anche egli l’esistenza di una “cupola criminale massonica” fatta di poteri neri e occulti. Così è descritta la sua esperienza nel suo blog da un utente: “Era il 24 novembre del 2008 quando il magistrato Paolo Ferraro denunciò episodi avvenuti tra l’8 ed il 18 novembre nell’appartamento situato nella città militare della Cecchignola dove conviveva dal maggio dello stesso anno con donna, moglie separata di sottoufficale dell'esercito impiegato allo stato maggiore della difesa.
Per mezzo di registrazioni audio condotte privatamente dallo stesso Paolo Ferraro (allertato infine da esplicita richiesta di aiuto da parte del figlio minore della signora) si evince che quando egli non era presente nell’abitazione della Cecchignola entrava in azione un gruppo composto da sottoufficiali militari abitanti nel palazzo e nel quartiere, con lo svolgimento di attività anomale coinvolgenti donne, bambini e la particolare presenza di bambini Rom.
La procura ottenne la archiviazione della denuncia esattamente tre mesi dopo mentre nel frattempo il dott. Ferraro veniva circondato dalla cordata dei magistrati avversi e nemici (la quinta colonna tavistockiana) che con varie pressioni più o meno violente lo invitavano a non approfondire la vicenda scoperta.
Il 23 maggio del 2009, sette mesi dopo la denuncia depositata e archiviata dalla Procura di Roma, il magistrato Paolo Ferraro che invece stava approfondendo i fatti e si apprestava ad una denuncia subisce un sequestro di persona da una squadra composta da una psichiatra, un medico, due agenti di polizia municipale e un’autista di ambulanza con tanto di infermieri, in un vero e proprio agguato concertato e in assenza non solo di qualsiasi presupposto ma altresì di qualsiasi provvedimento formale”.
Il magistrato Ferraro è oggetto di una battaglia con punte di gravità inaudite: come racconta lui stesso, ha subito un sequestro di persona e la minaccia di un Tso con una serie di tentativi di coercizione. E' stato sospeso dalla sua attività dal Csm, ma continua a diffondere con denunce su denunce l’esistenza di un gruppo di "psichiatri" in forza a poteri militari deviati che praticano programmi di controllo di massa, noti come Monarch o MKUltra, che corrisponderebbero a comandi vocali per costruire individui, manipolare le menti, impartire ordini e focalizzare emozioni, opinioni e visioni. A questo tipo di persone corrisponderebbero imputati come Donato Bilancia, oppure Danilo Restivo o lo stesso Angelo Izzo secondo alcuni, e il magistrato è convinto che simili scenari siano dietro anche vicende come quella di Melania Rea, che egli dice di essere convinto di aver visto entrare nell’ufficio di un suo collega forse per testimoniare qualcosa poco prima di essere uccisa in quel modo spietato.
Ma le indagini di Paolo Ferraro riguardano anche livelli superiori. Partendo dall’esame del progetto Tavistock, che sarebbe una metodologia di attività militare in uso fin dal 1950, l’obiettivo sarebbe arrivare alla manipolazione delle classi mediche e della magistratura negli altri strati. Insomma, un terrificante golpe scientifico. E Ferraro ricostruisce tutte una serie di strani morti d’infarto di molti magistrati a suo parere sicuramente non cardiopatici. “Il 10 gennaio 2012 muore di infarto Pietro Saviotti, procuratore aggiunto a Roma. Era a capo del pool anti-terrorismo. Un infarto stronca Pio Avecone, procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. Il 25 luglio 2012 un camion si scontra frontalmente con una Land Cruiser che si dirige verso Otijwarongo in Namibia. I tre occupanti dell’auto muoiono sul colpo, tra loro c’e’ il giudice Michele Barillaro. Qualche settimana prima, il 9 luglio, il ministero dell’Interno aveva tolto la scorta a Barillaro, gip presso il tribunale di Firenze. In seguito, il 16 luglio, Barillaro aveva ricevuto delle minacce contenute in una lettera recapitata all’Adnkronos. Il giudice Barillaro si occupo’ tra l’altro del processo Borsellino ter. Il giorno successivo (26 Luglio 2012) moriva Loris D’Ambrosio di infarto fulminante senza che ne fosse disposta l’autopsia. Spariva così il custode delle suppliche di Mancino, imputato al processo di Palermo per i collegamenti mafia-Stato. Ed infine il 13 ottobre del 2012 il procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna muore a 61 anni per attacco cardiaco. Caperna era il responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione ed in questa veste coordinava le indagini relative a fatti su corruzione, peculato ed altri. Era titolare dei casi Fiorito e Maruccio. Caperna si è anche occupato dal caso Lusi, della vicenda della casa dell’ex ministro Scajola, dell’appalto nell’ambito dell’inchieste sul G8 della scuola Marescialli di Firenze, dell’indagine Parentopoli romana, del filone romano dell’inchiesta Parmalat, della presunta compravendita di senatori e forse era scomodo anche perché conosceva bene l'esistenza dell’indagine Fiori nel Fango 2, sapeva bene del contesto in cui erano state portate a termine iniziative contro Paolo Ferraro”.
Dunque, parlare di femminicidio è poco e riduttivo, anche se le donne sono il sesso debole ed esiste nell’uomo una forma di sopraffazione che va governata, ma certamente la componente femminista e quella dei sostenitori spesso ostinati e rabbiosi dei delitti di genere con i loro "complici" mediatici sono attraversati da infiltrazioni che sfruttano queste energie e movimenti per manipolare le masse, la politica e la società. Come alcuni “complottisti” anche io sostengo che i colpevoli spesso condannati sono coperture di fatti più gravi e più ampi e che i fatti stessi seguono una regia che si iscrive all’interno di una strategia eversiva passata dal terrorismo e all’eversione a una mattanza di individui che sono donne, minori e persone manovrabili. Però sulla centrale criminosa fatta
risalire a lobby pedofile, poteri occulti e massonerie deviate attraverso modalità rituali o programmi di controllo di massa, io ho i miei dubbi. Non perché non ci sia del vero, ma anche questo è un modo per diffondere messaggi e usare le persone facendo leva spesso sulla facile vanità e la venalità di chi scrive libri e articoli, tiene seminari, conduce programmi, assume ruoli, visibilità e immagine, oppure è titolare di teorie psichiatriche e tecniche e non si accorge che mentre cerca di spiegare i fatti si presta a veicolare proprio quel materiale che intenzionalmente vorrebbe denunciare. I manipolatori insomma manipolano e usano anche chi li vorrebbe indagare e rivelare. Questo è terribile e messo in atto da un potere astuto, scaltro e capace e per questo occorre rispetto a questa ampia mappatura individuare fattori comuni, particolari sfuggiti, correlazioni e fili che legano gli oscuri manovratori di un potere criminale nascosto e segreto, che agisce utilizzando modalità indecifrate e canali oscuri attraverso una abile infiltrazione mediatica per fermare la “strage delle donne". Spiegherò dove voglio arrivare per parlare in concreto di responsabili e criminali.
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