Il viaggio di Salvini a Mosca della scorsa settimana, seguito da quello del presidente Conte ieri ha aperto un capitolo inedito nella storia delle relazioni internazionali.
Un tempo, erano i leader del PCI a recarsi a Mosca in pellegrinaggio per coordinare la strategia di opposizione al blocco atlantico.
Era il tempo della guerra fredda, delle opposte visioni del mondo dove l’Italia aveva un ruolo chiave per spostare l’ago della bilancia verso una delle due superpotenze che si contrapponevano per affermarsi sulla scena mondiale.
Oggi l’Italia riveste un altro ruolo, diverso ma forse ancora più importante. L’Italia oggi è al centro di un’alleanza che vuole arrestare il progetto globalista, e riportare al centro della scena gli stati nazionali, piuttosto che le organizzazioni sovranazionali dominate dalle élite.
Questa alleanza si fonda sull’asse Washington-Roma-Mosca, dove l’Italia ha un ruolo chiave per spostare gli equilibri a favore dell’uno o dell’altro blocco globalista rappresentato da Bruxelles e Pechino.
Per raggiungere il suo obbiettivo, la de-globalizzazione deve necessariamente mirare ad uno smembramento dell’Unione europea, e ad un ritorno alla sovranità degli stati nazionali europei.
L’elezione di Trump: il colpo decisivo contro il globalismo
Il punto di svolta si è avuto nel 2016, quando alla Casa Bianca si è insediato Donald Trump.
Se ci fosse stata Hillary Clinton a Washington, oggi per il governo giallo-verde sarebbe stato praticamente impossibile costruire un qualche tipo di sponda con gli Stati Uniti contro l’UE , né tantomeno rivolgersi al Cremlino per un eventuale sostegno, considerata la totale ostilità dei democratici americani nei confronti della Russia.
La Clinton era sicuramente la garante migliore per continuare verso la realizzazione del nuovo ordine mondiale.
Il nuovo ordine mondiale vede la preminenza delle organizzazioni sovranazionali sugli stati nazionali, fino alla completa esautorazione dei secondi rispetto ai primi.
I no borders e l’immigrazione illimitata rientrano in questa strategia di creare un melting pot indistinto che si sostituisca alle identità nazionali dei popoli, per assoggettare meglio le masse a questo disegno.
Questo progetto sembra essere andato incontro ad una brusca frenata nel 2016, all’alba delle presidenziali americane.
Per la prima volta, dopo molti anni, alla Casa Bianca si è insediato un presidente contrario alla visione globalista, e decisamente convinto di riportare al centro le prerogative dello stato nazionale.
Il naturale interlocutore per Trump è sembrato subito essere Putin, e il presidente USA, seppur tra molte difficoltà, è riuscito ad aprire parzialmente il canale con il Cremlino.
In questa strategia che vuole una fine della globalizzazione, l’Italia assume un ruolo decisivo, un elemento naturale geografico e geopolitico di comunicazione tra due mondi, tra Ovest ed Est.
La posizione di frontiera del Paese ha sempre rappresentato un elemento strategico chiave già dai tempi del dopoguerra al margine della contrapposizione tra la NATO e il blocco sovietico.
Oggi l’Italia invece riveste un ruolo nuovo. Non più un elemento di divisione tra due blocchi, ma un elemento di unione, un ponte tra Washington e Mosca che può aprire un corso nuovo nelle relazioni internazionali.
In questo senso, il viaggio di Conte a Mosca può essere letto come il tentativo di fortificare questo nuovo asse contro il blocco globalista sostenuto dall’UE e dalla Cina.
La strategia dell’UE al momento è quella di provocare una crisi dello spread contro l’Italia per costringerla a capitolare come accaduto nel 2011.
La partita con Bruxelles si gioca quindi con equilibri del tutto diversi da quelli di 7 anni fa. La fase storica attuale delle relazioni internazionali sembra volgere verso una fine del processo di globalizzazione che ha subito una decisa accelerazione negli anni’90, dopo il crollo del muro di Berlino.
Ma come può un’Europa debole e divisa portare avanti un progetto simile alla luce di quanto sta accadendo ora?
Se Bruxelles metterà all’angolo l’Italia, Roma potrebbe staccare la spina all’euro, e il progetto sovranazionale europeo crollare irrimediabilmente.
E’ senz’altro un momento decisivo per la storia delle relazioni internazionali, e l’Italia non è mai stata così importante in questo senso.
Nei prossimi mesi, si deciderà tutto. In qualsiasi caso, e qualsiasi visione geopolitica si imponga, tutto dipende dalla Penisola. Il destino dell’Italia deciderà il destino dell’Europa e del mondo.