Così ora, con la scusa dei ‘poveri’, ecco l’idea. Invece di vendere le case, che servono ad ospitare gli immigrati che importano con i famigerati corridoi umanitari:
Ecco l’idea di smobilitare e vendere le chiese. Che tutti sappiamo che fine faranno: diventeranno moschee.
Bergoglio ha voluto ‘rassicurare’ che il ricavato delle cessioni dovrà essere impiegato “al servizio dei poveri”.
Il fenomeno delle chiese in vendita è più forte all’estero in Paesi come Germania, Francia, Olanda, Svizzera e Gran Bretagna (gli anglicani, troppo progressisti, dal 1969 ad oggi hanno venduto 1.600 chiese, il 10% di tutte quelle in loro possesso) e quasi tutte sono diventate moschee:
Un fenomeno chiaro anche in Francia e, in parte, in Germania.
Gli organi della Cei e i superiori dei vari ordini religiosi, si sono riuniti in una due giorni alla Gregoriana per studiare nuove regole per evitare che, una volta vendute, sempre più chiese si trasformino in pizzerie, discoteche, banche, sporting club, persino garage. Ma non moschee!
Bergoglio ha dettato la linea: vendere le chiese si può “ma in caso di necessità devono servire al maggior bene dell’essere umano e specialmente al servizio dei poveri”.
In Italia una stima esaustiva del numero totale di chiese è pressoché impossibile ma solo quelle di proprietà delle parrocchie sono 65mila e si arriva a 100mila se si considerano anche i privati, le Regioni e i Comuni. Di queste tra le 600 e le 700 sono state dismesse.
Emblematico il caso della moschea Al – Nour di Amburgo, ex chiesa luterana (Kapernaum Kirche) venduta nel 2012 alla comunità islamica. “Modesti – si felicita Albert Gerhards al convegno sulle chiese dismesse, – i cambiamenti architettonici esterni” e, ciò che è importante, “durante il processo di trasformazione le due comunità sono entrate in dialogo”.
Pazzesco: secondo loro è tutta una questione di lento assorbimento architettonico…basta sia lento.
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